Una casa di versi

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Festa di primavera leggendo

poesie in tante lingue In occasione della Giornata Mondiale della Poesia

edizioni officina


indice 

Intro

La storia del re

da «Il canto del cavallo» da Odissea. Il viaggio del poeta con Ulisse di Tonino Guerra

Una poesia da «Quattru Sbrizzi» di Salvo Basso

Due poesie di Peppino Impastato

Bon dieu de bon dieu di Raymond Queneau

Giorno dopo giorno di Salvatore Quasimodo

Viellir di Raymond Queneau

Escrito con tinta verde di Octavio Paz

Fisches Nachtgesang di Christian Morgenstern

«Um galo sozinho não tece uma manhã» di João Cabral De Melo Neto

Versi di notte

Piove di Pierluigi Cappello

Верёвочка (Verevoc’ka) di Agnia Bartò

Una poesia di Li Po

Ласточка (Lastoc’ka) di Aleksej Plesheev 

Due haiku di Bashô

«O For a Voice Like Thunder» da Poetical Sketches di William Blake

Map of the New World - Archipelagoes I di Derek Walcott

Love After Love di Derek Walcott

Chega de Saudade di Vinicius de Moraes

Palmeras di Juan Vicente Piqueras

Il Fiume di Bruno Tognolini

E l’acqua di Roberto Piumini

Promesse dalla tempesta di Mahmoud Darwish

Pour faire le portrait d’un oiseau di Jacques  Prévert

«The Burial of the Dead» da The Waste Land di T.S.Eliot

Due haiku di Issa Kobayashi

LXIX - Da Gitanjali di Tagore «No man is an Island» di John Donne

Ninna nanna di Trilussa

La felicità di Trilussa

«i carry your heart with me» di e.e.cummings

Masa da masaymişha di Edip Cansever

«La mia pelle. Ancora» di Giusi Quarenghi

My first love di Antwone Quenton Fisher

Τα Ελληνάκια di Odysseus Elytis

Versi sparsi

Spanish Love Affair di Antwone Quenton Fisher

«Quanta strada» di Ignazio Buttitta

credits

Lingua e dialettu di Ignazio Buttitta

«Inno a Venere» da De Rerum Naturae di Lucrezio

Cib marí di Šemso Avdić


intro Il 21 marzo, primo giorno di Primavera nell’emisfero nord, è stato scelto dall’UNESCO come Giornata Mondiale della Poesia. Abbiamo accolto questa occasione e abbiamo pensato di trasformarla in una festa presso la nostra Casa-officina, vicino al castello della Zisa di Palermo. Come in ogni vera festa, i partecipanti si sono scambiati doni preziosi: i loro versi preferiti, nella loro lingua preferita, sia essa quella materna o quella di elezione. Di alcuni brani è stato possibile rintracciare la traduzione italiana e il nome del traduttore, ci scusiamo per quelli che non siamo riusciti a tradurre, e per quelli il cui traduttore è sconosciuto (ah! Benedetto il lavoro dei traduttori!).

Abbiamo pensato di raccogliere le poesie donate, anche quelle pervenute da amici assenti, e di lasciare traccia di questa giornata memorabile con questo libretto. Alcune di queste poesie sono anche canzoni, e di alcune potrete trovare link per ascoltare audio e vedere le clip. Potrete trovare informazioni sugli autori cliccando sul loro nome. Grazie a tutti i partecipanti e a tutti coloro che hanno accolto il nostro invito con gioia!

Enjoy!


La storia del re C’era una volta un re che disse alla sua amata raccontami una storia l’amata cominciò.

Viveva lì da sempre senza più memoria senza dispiaceri ma senza vera gioia.

Il vento così prese la bolla e la sua amata e con un soffio le portò a Città dell’Est.

La storia dell’amata che al suo re rispose raccontando quella storia e l’amata raccontò.

Leggera trasportata come luna intorno al mondo l’amico vento le cantava le canzoni del ritorno.

«È il posto più lontano che abbia mai soffiato la mia voce a stento arriva e nel mare si allontana.

E fu così per mille giorni il re ascoltava l’amata che narrava di quel re che l’ascoltava.

Di giorno si guardava nell’acqua del mare di notte sognava di un re e di raccontare.

Non vivono che sogni sognati da altre parti di certo troverai il re che or non sai.»

Ma il re volle fermare quella storia che girava come luna intorno al mondo, ed il re incominciò.

Ma al risveglio non sapeva chi fosse quel re quale il senso del sognare e della nostalgia di sé.

Troppi re e troppe storie ce n’erano un milione, di sogni fatti altrove di facce tutte nuove.

C’era quella amata senza volta e senza re che viveva in una bolla e non si sa perché.

Chiese allora al vento buono e molto saggio di aiutarla a ritrovare quel segreto messaggio.

Una bolla che volava tra i sogni della gente ma di quel re e di quella storia non trovava niente.


Il pianto e lo sconforto riempirono la bolla, che sgocciolando si fermò su un fiore bordeaux. [...]

Il re tutto contento saltò sul pavimento, e arrivati quei disegni volle andare regni regni.

Quando vide la sua amata la magia fu spezzata, e della bolla trasparente non rimase quasi più niente.

Non più chiuso in un castello diede sfogo al suo cervello, e con la mano nella mano partirono lontano lontano.

Era quello il lungo inganno che dava tanto affanno, ma uno sguardo gli è bastato a ricordare ciò che è stato. Il re e la sua regina uniti come prima e di quel sogno sai che c’è un’altra storia qui per te.

Il racconto appena nato è di un cuore innamorato, sullo sfondo ci sei tu un sorriso e nulla più.


Il canto del cavallo da Odissea. Il viaggio del poeta con Ulisse Tonino Guerra Dòp a dis an che la guèra la n finèvva mai, una bèla matóina i Truièn ch’i stévva sémpra sla tèsta spandlèun dal murai, i vaid che al bèrchi Gréchi agli à al vaili gònfi par turnè a chèsa e sla spiagia i à las un cavalòun ad lègn grand cumè un palaz sa dal patachi d’ór sòura la scóina che a l parèvva fati ad lózzli. “Purtémmal dróinta ch’lè un reghèl ch’i s’à las!” I gévva guèsi tótt senza savài che tla pènza de cavàl u i érra Ulisse sa di suldè ch’i stévva zétt ccumè al muntagni sòtta la nàiva. I piò fanatich i érva e’ purtòun ch’l’érra inciudéd da la rózzna e i zóvvan e pu ènca i vécc i s’è avsiné ma ste sacramént ch’l’évva dal gambi cumè al culònni ad San Pitar e la pènza una nóvvla ch’la cruvévva e’ soul.


Dopo dieci anni di una guerra che non finiva mai, una bella mattina i Troiani che stavano sempre con la testa penzoloni dalle mura, vedono che le barche greche hanno le vele gonfie per tornare a casa e sulla spiaggia è rimasto un cavallone di legno grande come un palazzo, con delle placche d’oro sulla schiena che parevano fatte di lucciole. “Portiamolo dentro che è un regalo che ci hanno lasciato!” Dicevano quasi tutti senza sapere che nella pancia del cavallo c’erano Ulisse con dei soldati che stavano zitti come le montagne sotto la neve. I più fanatici aprono il portone che era inchiodato dalla ruggine e i giovani e anche i vecchi si avvicinano a questo colosso che aveva le gambe come le colonne di San Pietro e la pancia come una nuvola che copriva il sole.


Map of the New World - Archipelagoes Derek Walcott

At the end of this sentence, rain will begin. At the rain's edge, a sail. Slowly the sail will lose sight of islands; into a mist will go the belief in harbours of an entire race. The ten-years war is finished. Helen's hair, a grey cloud. Troy, a white ashpit by the drizzling sea.ďťż The drizzle tighten like the strings of a harp. A man with clouded eyes picks up the rain and plucks the first line of the Odyssey.


Love After Love Derek Walcott Amore dopo amore

Tempo verrà in cui, con esultanza, saluterai te stesso arrivato alla tua porta, nel tuo proprio specchio, e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro,

The time will come when, with elation you will greet yourself arriving at your own door, in your own mirror and each will smile at the other's welcome,

e dirà: Siedi qui. Mangia. Amerai di nuovo lo straniero, che era il tuo Io. Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore a se stesso, allo straniero che ti ha amato

and say, sit here. Eat. You will love again the stranger who was your self. Give wine. Give bread. Give back your heart to itself, to the stranger who has loved you

per tutta la tua vita, che hai ignorato per un altro e che ti sa a memoria. Dallo scaffale tira giù le lettere d’amore, le fotografie, le note disperate, sbuccia via dallo specchio la tua immagine. Siediti. E’ festa: la tua vita è in tavola

all your life, whom you ignored for another, who knows you by heart. Take down the love letters from the bookshelf,

Trad. Barbara Bianchi

the photographs, the desperate notes, peel your own image from the mirror. Sit. Feast on your life.


Chega de saudade Vinicius de Moraes Vai, minha tristeza E diz a ela Que sem ela não pode ser Diz-lhe numa prece Que ela regresse Porque eu não posso mais sofrer. Chega de saudade A realidade é que sem ela Não há paz, não há beleza É só tristeza, e a melanconia Que não sai de mim, não sai de mim Não sai. Mas se ela voltar Se ela voltar, que coisa linda Que coisa louca Poi há menos peixinhos a nadar no mar Do que os beijinhos que eu darei Na sua boca… Dentro dos meus braços

Os abraços hão de ser Milhões de abraços apertado assim, Colado assim, calado assim Abraços e beijinhos e carinhos Sem ter fim Que é pra acabar com esse negócio De viver longe de mim.


Basta nostalgia Va’, tristezza mia E dille Che senza di lei è impossibile Dille in una preghiera Che ritorni Perché non ce la faccio più a soffrire. Basta nostalgia La realtà è che senza di lei Non c’è pace, non c’è bellezza È tutto tristezza e malinconia Che non esce da me, non esce da me Non esce.

Ma se lei ritornasse Se lei ritornasse, che cosa bella Che cosa folle Ci sono meno pescetti che nuotano nel mare Dei bacetti che le darei Sulla bocca… Nelle mie braccia Gli abbracci saranno Milioni di abbracci, stretto così Appiccicato così, zitto così Abbracci e bacetti e carezze Senza fine Per finirla con questa storia Che tu viva lontano da me.


Palmeras Juan-Vicente Piqueras

Nacemos de la sed. Somos palmeras que van creciendo a fuerza de perder sus ramas. Y sus troncos son heridas, cicatrices que el viento y la luz cierran, cuando el tiempo, el que hace y el que pasa, ocupa el corazón y lo hace nido de pérdidas, erige en él su templo, su áspera columna. Por eso las palmeras son alegres como los que han sabido sufrir en soledad y se mecen al aire, barren nubes y entregan en sus copas salomas a la luz, fuentes de fuego, abanicos a dios, adiós a todo. Tiemblan como testigos de un milagro que sólo ellas conocen.

Somos como la sed de las palmeras, y cada herida abierta hacia la luz nos va haciendo más altos, más alegres. Nuestros troncos son pérdidas. Es trono nuestro dolor. Es malo sufrir pero es preciso haber sufrido para sentir, como un íntimo nido, el asombro de los supervivientes al aire agradecidos y estallar de alta alegría en medio del desierto.


Nasciamo dalla sete. Siamo palme che crescono a forza di perdere i propri rami. I tronchi sono ferite, cicatrici rimarginate dal vento e dalla luce, quando il tempo, quello che fa e quello che trascorre, occupa il cuore e lo trasforma in nido di perdite, ne erige la sua aspra colonna.

E per questo le palme sono allegre come coloro che hanno saputo soffrire in solitudine e ora si cullano nell’aria, spazzano nubi e dalle loro chiome consegnano inni alla luce, fonti di fuoco, ventagli a dio, addio a tutto. Tremano, testimoni di un miracolo che conoscono soltanto loro. Siamo come la sete delle palme e ogni ferita aperta verso la luce ci fa sempre più alti, più felici. Perdite sono i nostri tronchi. È trono il nostro dolore. Non è bello soffrire ma bisogna aver sofferto per sentire, come un intimo nido, la meraviglia dei sopravissuti che ringraziano l’aria, e poi scoppiano per l’alta gioia in mezzo al deserto.

Palme tradotta dall’Autore


Il Fiume da Gocce di Voce Bruno Tognolini Nasce un bambino, il mondo lo accoglie Trova la pelle e perde le piume Trova le mani e perde le foglie Diventa uomo e trova il suo FIUME

Ed ora il Fiume ha una bella CORRENTE Che porta cose, che corre, che viene La mamma mostra quel flusso potente Si chiama mondo, e ci appartiene

Fiume che nasce nella SORGENTE Gocce di voce nel buio profondo Bocche di mamme che cantano lente Chiamano i figli, che vengano al mondo

Il Fiume cresce, accoglie AFFLUENTI Le mamme escono, vanno al lavoro Altri mi portano i loro torrenti Io… tu… noi… loro

Si fa TORRENTE il Fiume bambino Scalpita i piedi e frulla le mani La mamma gioca con quel pesciolino Il circo magico dei corpi umani

Ed è la FOCE, ma non può finire I figli vanno nel mare del mondo Perché ogni Fiume che sembra sparire Diventa solo più largo e profondo

Poi il Fiume cade nella CASCATA Salto del cuore in un gran scintillio Ora la mamma si è un po' allontanata Lei è più bella, se io son più io


E l’acqua Roberto Piumini E l’acqua fresca nasce fa ruscelli scende casca sui sassi scroscia e frusciando fa il fiume. E l’acqua sciolta nuota nelle valli e lunga e lenta larga silenziosa luminosa fa il lago.

E l’acqua a onde muore non muore mai e muore non muore mai e muore mentre immensa fa il mare.


Promesse dalla Tempesta Mahmoud Darwish

Quadro dalle mille luci nelle nostre tristi notti: tu mi proteggi dall'ombra e dagli sguardi odiosi, quando la via si chiude al mio avvicinarsi. Canterò la gioia dietro palpebre d'occhi spauriti: la tempesta già si leva sulla mia terra: mi ha promesso vino e gli arcobaleni. Così sia! Devo rifiutare la morte: bruciare le lacrime delle sanguinose canzoni e rendere nudi gli ulivi dei falsi rami.

Se io canto la gioia dietro le palpebre d'occhi spauriti è perché la tempesta mi ha promesso del vino ed arcobaleni: è perché la tempesta ha spazzato via il canto dei pigri uccelli e smascherato nell'albero dritto i falsi rami. i falsi rami. Così sia! Sarò fiero di te, piaga della città. Trad. di Daniele Sicari


‫‪Promesse dalla Tempesta‬‬ ‫‪Mahmoud Darwish‬‬

‫و ليكن ‪..‬‬

‫و الغصون المستعارة‬

‫ال ب ّد لي أن أرفض الموت‬ ‫و أن أحرق دمع األغنيات الراعفه‬ ‫و أعرّي شجر الزيتون من كل الغصون الزائفة‬ ‫فإذا كنت أغني للفرح‬ ‫خلف أجفان العيون الخائفة‬ ‫فألنّ العاصفة‬ ‫وعدتني بنبيذ‪ ..‬و بأنخاب جديده‬ ‫و بأقواس قزح‬ ‫و ألن العاصفة‬ ‫كنست صوت العصافير البليده‬

‫عن جذوع الشجرات الواقفه‪.‬‬ ‫و ليكن‪..‬‬ ‫ال ب ّد لي أن أتباهى‪ ،‬بك‪ ،‬يا جرح المدينة‬ ‫أنت يا لوحة برق في ليالينا الحزينة‬ ‫يعبس الشارع في وجهي‬ ‫فتحميني من الظل و نظرات الضغينة‬ ‫سأغني للفرح‬

‫خلف أجفان العيون الخائفة‬ ‫منذ هبت‪ ،‬في بالدي‪ ،‬العاصفة‬

‫وعدتني بنبيذ‪،‬وبأقواس قزح‬


i carry your heart with me e.e. cummings

i carry your heart with me (i carry it in my heart) i am never without it (anywhere i go you go,my dear;and whatever is done by only me is your doing,my darling) i fear no fate(for you are my fate,my sweet) i want no world (for beautiful you are my world,my true) and it’s you are whatever a moon has always meant and whatever a sun will always sing is you here is the deepest secret nobody knows (here is the root of the root and the bud of the bud and the sky of the sky of a tree called life ;which grows higher than soul can hope or mind can hide) and this is the wonder that's keeping the stars apart i carry your heart(i carry it in my heart)


io porto il tuo cuore in me e.e. cummings io porto il tuo cuore in me (lo porto nel mio cuore)non lo lascio mai (ovunque vado tu vai, cara;e quel che faccio io da solo lo fai tu, tesoro mio) non temo fato(tu sei il mio fato,mia dolce) né voglio il mondo (bella, mio mondo,mia fedele) tu sei quel luna sempre fu e quel che un sole sempre canterà sei tu

Qui sta il più grande segreto che nessuno sa (qui l’intima radice e bocciolo e cielo di un albero chiamato vita;che cresce più alto di quanto anima speri e mente celi) e questa meraviglia regge le stelle io porto il tuo cuore (lo porto nel mio cuore) Trad. Mary de Rachewiltz


My first love Antwone Quenton Fisher

My indelible first love you remain as the memory of April… You touched me forever, I’ll embrace the memories of our young days of innocence. My darling first love still… You are very much a part of me those eyes, your scent… I know the feelings that have lived in me until now will always remain… forever.


Spanish Love Affair Antwone Quenton Fisher

Many years ago in the country of Mexico, a city was built in order to show true lovers a place to go. A place where they could dream, and assure each other’s heart, while some would lie with loving eyes and promise to never part. But some would be as children, and as children a child’s heart, some would love as love was meant and explore true lovers’ park. I loved a señorita in this city some years ago, with a love so strong, what could go wrong with love I’d never know. What seemed to be unending, that Spanish love affair, my dreams in Encinada… now no longer there.


Inno a Venere da De Rerum Natura di Lucrezio (vv. 1-9) Aeneadum genetrix, hominum divomque voluptas, alma Venus, caeli subter labentia signa quae mare navigerum, quae terras frugiferentis concelebras, per te quoniam genus omne animantum concipitur visitque exortum lumina solis: te, dea, te fugiunt venti, te nubila caeli Madre degli Eneadi, adventumque tuum, tibi suavis daedala tellus gioia piena di uomini e dèi, summittit flores, tibi rident aequora ponti alma Venere, sotto gli astri che scorrono in cielo placatumque nitet diffuso lumine caelum. popoli il mare ricco di navi, e la terra che arreca le messi: attraverso di te infatti ogni stirpe di viventi è concepita, e scorge, nata, la luce del sole: te, o dea, te fuggono i venti, e le nubi del cielo il tuo giungere: per te la terra creatrice sparge il suolo di fiori, per te sorride la piana del mare e, tornato sereno, brilla il cielo di luce uniforme. Trad. di Giulio Messinese


ÂŤMa satimi dincodduÂť da Quattru Sbrizzi Salvo Basso Ma satimi dincoddu. Mmazzimi e stramazzimi.

Ma npaci, Ma saltami addosso. Ammazzami e massacrami

Ma in pace, nella pace degli sciocchi nella pace dei morti non mi ci lasciare. Trad. di Antonio Arcidiacono

na paci de babbi na paci de morti, nun miccilassari.


Vieillir Raymond Queneau Ma jeunesse est finie Ma jeunesse est partie Je reste sur le cul avec quarante ans d’âge J’ai pris le pucelage de la maturité Me voilà qui grisonne me voilà qui bedonne je tousse et je déconne dejà dejà dejà Ah quand j’étais jeun homme que j’étais heureux! comme un lézard au soleil regardant mes orteils brunir au bord de l’eau et mon abencérage dresser son chapiteau Les années comptaient peu le jpurs étaient légers et toutes les nuites douces le ciel était bien bleu les lunes étaient rondes

la neige était bien tiède les blondes étaient blondes J’avais une cravate en soi-e naturelle le mollet fort agreste le pied bon comme l’œil Oui oui mais maintenant c’est bien bien différent suis suis à bout de course je dévale la pente dies irae dies illa sic ibo ad astra mais comme ce farceur tombant d’un ascenseur disait aux spectateurs des différents étages qui le regardaient choir «jusqu’à présent ma foi ça ne va pas trop mal j’espère fermement que ça continuera encore un peu comme ça» ainsi malgré les ans

la ride et l’urinal le bide et l’emphysème la toux et un moral tant soit peu nostalgique philosophiquement je vieillis essayant de jouïr de mon reste Sans feu et sans charbon sans lard et sans lardons sans œufs sans cinéma sans ouisqui sans soda sans beurre sans taksi sans thé ni chocolat j’écris quelques poèmes qui valent je l’espère ceux que j’élaborais lorsque j’avais vingt ans je les signais d’ailleur de la même façon q-u-e-n-e-au-r-a-i- grec mond


Bon dieu de bon dieu Raymond Queneau

Bon dieu de bon dieu que j’ai envie d’écrire un petit poème Tiens en voilà justement un qui passe Petit petit petit viens ici que je t’enfile sur le fil du collier de mes autres poèmes viens ici que je t’entube dans le comprimé de mes œuvres complètes viens ici que je t’enpapouète et que je t’enrime et que je t’enrythme et que je t’enlyre et que je t’enpégase et que je t’enverse et que je t’enprose

La vache il a foutu le camp


Fisches Nachtgesang Canto notturno del pesce Christian Morgenstern


Paesaggio

Versi di notte

Ci sarà la luna. Ce ne sta già un po’. Ecco che pende piena nell’aria. È Dio, probabilmente, che con un meraviglioso cucchiaio d’argento rimesta la zuppa di pesce delle stelle. Notturno Vladimir Majakovskij trad. Serena Vitali

Anche la terra di notte è firmamento: dove più fitte - dove più rade le stelle Donatella Bisutti


Верёвочка

Ласточка

Агния Барто

Алексей Плещеев

Весна, весна на улице, Весенние деньки! Как птицы, заливаются Трамвайные звонки.

Травка зеленеет, Солнышко блестит; Ласточка с весною В сени к нам летит. С нею солнце краше И весна милей... Прощебечь с дороги Нам привет скорей! Дам тебе я зерен; А ты песню спой Что из стран далеких Принесла с собой.

Шумная, веселая, Весенняя Москва. Еще не запыленная, Зеленая листва. Галдят грачи на дереве, Гремят грузовики. Весна, весна на улице, Весенние деньки!


O For a Voice Like Thunder da Poetical Sketches William Blake

Oh, per una voce come il tuono, e una lingua che possa annegare la gola della guerra! Quando i sensi sono scossi e l'anima è mossa verso la pazzia, chi può resistere? Quando le anime degli oppressi combattono tra le arie perigliose che infuriano, chi può resistere? Quando un uragano di ira proviene dal trono di Dio, quando la rabbia del suo volto aduna le nazioni, chi può resistere? Quando il Peccato batte le proprie ampie ali sopra il campo di battaglia, e le vele gioiscono nel fluire della Morte; quando le anime sono spezzate da un fuoco sempiterno, e i diavoli dell'Inferno banchettano dei caduti, oh, chi può resistere? Oh, chi è causa di tutto questo? Oh, chi può rispondere al trono di Dio? Sono stati i Re e i Nobili della Terra a provocarlo! Non ascoltate, o Cieli, sono stati i Ministri a causarlo! Libera versione di Gabriele De Luca

O for a voice like thunder, and a tongue To drown the throat of war! When the senses Are shaken, and the soul is driven to madness, Who can stand? When the souls of the oppressed Fight in the troubled air that rages, who can stand? When the whirlwind of fury comes from the Throne of God, when the frowns of his countenance Drive the nations together, who can stand? When Sin claps his broad wings over the battle, And sails rejoicing in the flood of Death; When souls are torn to everlasting fire, And fiends of Hell rejoice upon the slain, O who can stand? O who hath caused this? O who can answer at the throne of God? The Kings and Nobles of the Land have done it! Hear it not, Heaven, thy Ministers have done it!


Pour faire le portrait d’un oiseau Jacques Prévert Peindre d'abord une cage avec une porte ouverte peindre ensuite quelque chose de joli quelque chose de simple quelque chose de beau quelque chose d'utile pour l'oiseau placer ensuite la toile contre un arbre dans un jardin dans un bois ou dans une forêt se cacher derrière l'arbre sans rien dire sans bouger... Parfois l'oiseau arrive vite mais il peut aussi mettre de longues années avant de se décider Ne pas se décourager attendre attendre s'il le faut pendant des années la vitesse ou la lenteur de l'arrivée de l'oiseau n'ayant aucun rapport avec la réussite du tableau

Clicca qui per ascoltare la poesia letta da Annie Girardot

Quand l'oiseau arrive s'il arrive observer le plus profond silence attendre que l'oiseau entre dans la cage et quand il est entré fermer doucement la porte avec le pinceau puis effacer un à un tous les barreaux en ayant soin de ne toucher aucune des plumes de l'oiseau Faire ensuite le portrait de l'arbre en choisissant la plus belle de ses branches pour l'oiseau peindre aussi le vert feuillage et la fraîcheur du vent la poussière du soleil et le bruit des bêtes de l'herbe dans la chaleur de l'été et puis attendre que l'oiseau se décide à chanter Si l'oiseau ne chante pas C'est mauvais signe signe que le tableau est mauvais mais s'il chante c'est bon signe signe que vous pouvez signer Alors vous arrachez tout doucement une des plumes de l'oiseau et vous écrivez votre nom dans un coin du tableau.


Per fare il ritratto di un uccello Jacques Prévert Per prima cosa dipingere una gabbia con la porta aperta quindi dipingere qualcosa di carino qualcosa di semplice qualcosa di bello qualcosa di utile per l'uccello mettere poi la tela contro un albero in un giardino in un bosco o in una foresta nascondersi dietro all'albero senza dire niente e senza muoversi … talvolta l'uccello arriva subito ma può anche metterci anni e anni prima che si decida Non scoraggiarsi aspettare aspettare se occorre anche per anni la rapidità o la lentezza dell'arrivo dell'uccello non ha nulla a che fare con la riuscita del quadro.

Quando l'uccello arriva se arriva osservare il silenzio più assoluto aspettare che l'uccello entri nella gabbia e quando sarà entrato richiudere dolcemente la porta col pennello e poi cancellare una per una tutte le sbarre avendo cura di non toccare le piume dell'uccello Fare in seguito il ritratto dell'albero scegliendo il suo ramo più bello per l'uccello dipingere allora il fogliame verde e la freschezza del vento il pulviscolo del sole il rumore degli insetti nell'erba nella calura estiva poi aspettare che l'uccello si decida a cantare Se non canta è brutto segno segno che il quadro è sbagliato ma se canta è un buon segno segno che potete firmare Quindi voi strapperete dolcemente una sua piuma a quell'uccello e scriverete il vostro nome in un angolo del quadro.


The Burial of the Dead da The Waste Land Thomas Stearns Eliot April is the cruellest month, breeding Lilacs out of the dead land, mixing Memory and desire, stirring Dull roots with spring rain. Winter kept us warm, covering Earth in forgetful snow, feeding A little life with dried tubers. Summer surprised us, coming over the Starnbergersee With a shower of rain; we stopped in the colonnade, And went on in sunlight, into the hogarten, And drank coffee, and talked for an hour. Bin gar keine Russin, stamm' aus Litauen, echt deutsch. And when we were children, staying at the arch-duke's, My cousin's, he took me out on a sled, And I was frightened. He said, Marie, Marie, hold on tight. And down we went. In the mountain, there you feel free. I read, much of the night, and go south in the winter.

La sepoltura dei morti Aprile è il più crudele dei mesi, genera Lillà da terra morta, confondendo Memoria e desiderio, risvegliando Le radici sopite con la pioggia della primavera. L'inverno ci mantenne al caldo, ottuse Con immemore neve la terra, nutrì Con secchi tuberi una vita misera. L'estate ci sorprese, giungendo sullo Starnbergersee Con uno scroscio di pioggia: noi ci fermammo sotto il colonnato, E proseguimmo alla luce del sole, nel Hofgarten, E bevemmo caffè, e parlammo un'ora intera. Bin gar keine Russin, stamm' aus Litauen, echt deutsch. E quando eravamo bambini stavamo presso l'arciduca, Mio cugino, che mi condusse in slitta, E ne fui spaventata. Mi disse, Marie, Marie, tieniti forte. E ci lanciammo giù. Fra le montagne, là ci si sente liberi. Per la gran parte della notte leggo, d'inverno vado nel sud.


Masa da Masaymişha Edip Cansever Adam yaşama sevinci içinde Masaya anahtarlarını koydu Bakır kaseye çiçekleri koydu Sütünü yumurtasını koydu Pencereden gelen ışığı koydu Bisiklet sesini çıkrık sesini Ekmeğin havanın yumuşaklığını koydu Adam masaya Aklında olup bitenleri koydu Ne yapmak istiyordu hayatta İşte onu koydu Kimi seviyordu kimi sevmiyordu Adam masaya onları da koydu Üç kere üç dokuz ederdi Adam koydu masaya dokuzu Pencere yanındaydı gökyüzü yanında Uzandı masaya sonsuzu koydu Bir bira içmek istiyordu kaç gündür Masaya biranın dökülüşünü koydu Uykusunu koydu uyanıklığını koydu Tokluğunu açlığını koydu. Masa da masaymış ha Bana mısın demedi bu kadar yüke Bir iki sallandı durdu Adam ha babam koyuyordu.


Τα Ελληνάκια Οδυσσέα Ελύτη Το Μάρτη περικάλεσα και το μικρό Νοέμβρη τον Αύγουστο το φεγγερό, κακό να μην μας εύρει. Γιατ' είμαστε μικρά παιδιά, είμαστε δυο Ελληνάκια

μεσ' στα γαλάζια πέλαγα και στ' άσπρα συννεφάκια. Γιατ' είμαστε μικρά παιδιά κι η αγάπη μας μεγάλη που αν τη χωρέσουμε απ' τη μια, περσεύει από την άλλη.

Ποιος έχει λόγια να την πει τέτοιαν αγάπη ποιος ξέρει μάγια να την κάνει βουητό

μεσ' στους αιώνες να χτυπάει σαν άγριο κύμα και να μην έχει, να μην έχει τελειωμό.


Quanta strada‌ Ignazio Buttitta Quanta strada, nel cuore stanotte quante lacrime, e quanto sangue ancora, compagno. La storia zappa a centimetri e gli uomini hanno i piedi di piombo. Quando ti sembra di arrivare, sei all'inizio, compagno; non ti avvilire per questo, seguita a svuotare pozzi di dolore, altre braccia dopo di te e di me verranno.

Sull'ingiustizia che ammucchia nuvoli e inverni freddi sopra le carni della terra, soffia il fuoco del tuo amore. Non ti stancare di strappare spine, di seminare all'acqua e al vento; la storia non miete a giugno, non vendemmia a ottobre, ha una sola stagione: il tempo.


Lingua e dialettu Ignazio Buttitta Un populu mittitilu a catina spughiatilu attuppatici a vucca è ancora libiru. Livatici u travagghiu u passaportu a tavula unnu mancia u lettu unnu dormi, è ancora riccu.

Un populu diventa poviru e servu quannu ci arrubbanu a lingua addutata di patri: è persu pi sempri. Diventa poviru e servu quannu i paroli non figghianu paroli e si mancianu tra d’iddi.

Mi nn’addugnu ora, mentri accordu la chitarra du dialettu ca perdi na corda lu jornu. Mentre arripezzu a tila camuluta ca tissiru i nostri avi cu lana di pecuri siciliani. E sugnu poviru: haiu i dinari e non li pozzu spènniri; i giuelli e non li pozzu rigalari; u cantu ‘nta gaggia cu l’ali tagghiati. Un poviru c’addatta nte minni strippi da matri putativa, chi u chiama figghiu pi nciuria.


Nuàtri l’avevamu a matri, nni l’arrubbaru; aveva i minni a funtana di latti e ci vìppiru tutti, ora ci sputanu. Nni ristò a vuci d’idda, a cadenza, a nota vascia du sonu e du lamentu: chissi non nni ponnu rubari. Non nni ponnu rubari, ma ristamu poviri e orfani u stissu.

Un popolo mettetelo in catene spogliatelo tappategli la bocca è ancora libero. Levategli il lavoro il passaporto la tavola dove mangia il letto dove dorme, è ancora ricco. Un popolo diventa povero e servo quando gli rubano la lingua ricevuta dai padri: è perso per sempre. Diventa povero e servo quando le parole non figliano parole e si mangiano tra di loro. Me ne accorgo ora, mentre accordo la chitarra del dialetto che perde una corda al giorno. Mentre rappezzo la tela tarmata che tesserono i nostri avi con lana di pecore siciliane.

E sono povero: ho i danari e non li posso spendere; i gioielli e non li posso regalare; il canto nella gabbia con le ali tagliate. Un povero che allatta dalle mammelle aride della madre putativa, che lo chiama figlio per scherno. Noialtri l’avevamo, la madre, ce la rubarono; aveva le mammelle a fontana di latte e ci bevvero tutti, ora ci sputano. Ci restò la voce di lei, la cadenza, la nota bassa del suono e del lamento: queste non ce le possono rubare. Non ce le possono rubare, ma restiamo poveri e orfani lo stesso.


Lingua nostra Ti amo, lingua nostra. Tu sei ricca e povera come noi. Quando siamo tristi tu ci dai le parole per piangere, quando siamo contenti tu ci dai le parole per rallegrarci, quando dobbiamo nasconderci tu, lingua nostra, ci aiuti. Tu hai viaggiato insieme a noi lungo le strade del mondo, eri il fuoco delle nostre canzoni, ed ora in questi terreni malsani che i gagé ci riservano tu muori un poco ogni giorno, come noi. Se ti perdiamo anche noi saremo perduti. Ascoltate, ragazzi, ascolta gioventù, i nostri vecchi Sinti ci hanno lasciato questa bella dolce lingua. Non dimentichiamola, insegniamola ai nostri figli, conserviamola sempre con noi come l’unico tesoro che ci appartiene.

Cib marí Šemso Avdić

Kamáva tu cib marí. Tu sal bravalí ta ciororí sar jamén. Kántu sam bibaxtalé ménge tu déssa le láu par te rovás, kántu sam kontán ménge tu déssa le láu par te sas, kántu si-amén bróxa te garavássa men tu, cib marí, déssa ménge ne vast. But pirdál méncia pren sa le dromá do vélto, sálas i jag da maré giljá, ma kaná andrén kalá džungalé pláse

kaj cidéna men le gadžé tu meréssa ne písla óni divés, sar jamén. Se našavássa tu nínge jamén sam našadé. Šunén ciavalé, šun ternibén, maré puré Sínti mukjén-le ménge kajá šukár, gulí cib. Na bistarás la, sikavás la kaj maré ciavé, indžarás la sémpar méncia sar o kórkoro braválimo ke si-amén.


Due poesie Peppino Impastato

I miei occhi giacciono in fondo al mare nel cuore delle alghe e dei coralli.

Lunga è la notte e senza tempo. Il cielo gonfio di pioggia non consente agli occhi di vedere le stelle. Non sarà il gelido vento a riportare la luce, nè il canto del gallo, nè il pianto di un bimbo. Troppo lunga è la notte, senza tempo, infinita.


Giorno dopo giorno Salvatore Quasimodo

Giorno dopo giorno: parole maledette e il sangue e l'oro. Vi riconosco, miei simili, o mostri della terra. Al vostro morso è caduta la pietà, e la croce gentile ci ha lasciati. E più non posso tornare al mio eliso. Alzeremo tombe in riva al mare, sui campi dilaniati, ma non uno dei sarcofaghi che segnano gli eroi. Con noi la morte ha più volte giocato: s'udiva nell'aria un battere monotono di foglie, come nella brughiera se al vento di scirocco la folaga palustre sale sulla nube.


Escrito con tinta verde Octavio Paz La tinta verde crea jardines, selvas, prados, follajes donde cantan las letras, palabras que son árboles, frases que son verdes constelaciones. Deja que mis palabras, oh blanca, desciendan y te cubran como una lluvia de hojas a un campo de nieve, como la yedra a la estatua, como la tinta a esta página. Brazos, cintura, cuello, senos, la frente pura como el mar, la nuca de bosque en otoño, los dientes que muerden una brizna de yerba.

Tu cuerpo se constela de signos verdes como el cuerpo del árbol de renuevos. No te importe tanta pequeña cicatriz luminosa: mira al cielo y su verde tatuaje de estrellas.


Um galo sozinho não tece uma manhã João Cabral De Melo Neto

Um galo sozinho não tece uma manhã: ele precisará sempre de outros galos. De um que apanhe esse grito que ele e o lance a outro; de um outro galo que apanhe o grito de um galo antes e o lance a outro; e de outros galos que com muitos outros galos se cruzem os fios de sol de seus gritos de galo, para que a manhã, desde uma teia tênue, se vá tecendo, entre todos os galos. E se encorpando em tela, entre todos, se erguendo tenda, onde entrem todos, se entretendendo para todos, no toldo (a manhã) que plana livre de armação. A manhã, toldo de um tecido tão aéreo que, tecido, se eleva por si: luz balão.


Un gallo da solo non tesse un mattino João Cabral De Melo Neto Un gallo da solo non tesse un mattino Avrà bisogno sempre di altri galli. Di uno che prenda il suo stesso grido e lo lanci ad altro; di un altro gallo che prenda il grido di un gallo prima e lo lanci ad altro; e di altri galli che con molti altri galli s’incrocino i fili di sole delle loro grida di galli, perchÊ il mattino, da un tenue ordito, si vada tessendo, tra tutti i galli . E va prendendo corpo in tela, tra tutti, Innalzandosi tenda, dove entrino tutti, intra-tendendosi per tutti, sul tendone (il mattino) che plana libero da armatura. Il mattino, telone di un tessuto tanto aereo che, tessuto, si eleva da sÊ: luce pallone.


Piove Pierluigi Cappello Piove, e se piovesse per sempre sarebbe questa tua carezza lunga che si ferma sul petto, le tempie, eccoci, luccicante sorella, nel cerchio del tempo buono, nell'ora indovinata stiamo noi due, due sguardi versati in un corpo, uno stare senza dimora che ci fa intangibili, sottili come un sentiero di matita da me a te né dopo né dove, amore, nello scorrere quando mi dici guardami bene, guarda: l'albero è capovolto, la radice è nell'aria.


Una poesia Li Po

C’è un chiarore diffuso ai piedi del letto. Sta forse già cadendo una brinata. Alzo la testa per vedere: è plenilunio; Subito abbasso la testa con nostalgia del paese (lontano).


Due haiku Bashô

Furuije yam kawazu tobikmu mizu no oto.

Natsukusa ya tsuwamono domo ga yume no ato

Antico stagno! Salta dentro una rana Il blob dell’acqua.

Erbe d’estate del sogno dei guerrieri tanto ci resta!


Due haiku Issa Kobayashi

Con occhi invidiosi insegue una farfalla l’uccello in gabbia. Un usignolo D’un mattino di pioggia liquida voce.


da Gitanjali - LXIX Tagore La stessa corrente di vita che scorre nelle mie vene, notte e giorno scorre per il mondo e danza in ritmica misura.

È la stessa vita che germoglia gioiosa attraverso la polvere negli infiniti fili dell’erba e prorompe in onde tumultuose di foglie e di fiori. È la stessa vita che viene cullata nella cuna oceanica di nascita e morte nel flusso e riflusso della marea. Sento le mie membra diventare splendide al tocco di questo mondo pieno di vita. E il mio orgoglio viene dall’eternità che danza nel mio sangue in questo istante. trad. Girolamo Mancuso


No Man is an Island John Donne No man is an island entire of itself; every man is a piece of the continent, a part of the main; if a clod be washed away by the sea, Europe is the less, as well as if a promontory were, as well as a manor of thy friends or of thine own were; any man's death diminishes me, because I am involved in mankind. And therefore never send to know for whom the bell tolls; it tolls for thee.


Ninna nanna Trilussa Ninna nanna, nanna ninna, er pupetto vò la zinna: dormi, dormi, cocco bello, sennò chiamo Farfarello Farfarello e Gujermone che se mette a pecorone, Gujermone e Ceccopeppe che se regge co le zeppe, co le zeppe d'un impero mezzo giallo e mezzo nero. Ninna nanna, pija sonno ché se dormi nun vedrai tante infamie e tanti guai che succedeno ner monno fra le spade e li fucili de li popoli civili Ninna nanna, tu nun senti li sospiri e li lamenti

de la gente che se scanna per un matto che commanna; che se scanna e che s'ammazza a vantaggio de la razza o a vantaggio d'una fede per un Dio che nun se vede, ma che serve da riparo ar Sovrano macellaro. Chè quer covo d'assassini che c'insanguina la terra sa benone che la guerra è un gran giro de quatrini che prepara le risorse pe li ladri de le Borse. Fa la ninna, cocco bello, finchè dura sto macello: fa la ninna, chè domani

rivedremo li sovrani che se scambieno la stima boni amichi come prima. So cuggini e fra parenti nun se fanno comprimenti: torneranno più cordiali li rapporti personali. E riuniti fra de loro senza l'ombra d'un rimorso, ce faranno un ber discorso su la Pace e sul Lavoro pe quer popolo cojone risparmiato dar cannone!


La felicità Trilussa

C'è un'ape che se posa su un bottone di rosa: lo succhia e se ne va… Tutto sommato, la felicità è una piccola cosa.


La mia pelle. Ancora da E sulle case il cielo Giusi Quarenghi La mia pelle. Ancora non riesco a capire se finisco sulla pelle o se sulla pelle comincio Mi contiene la mia pelle mi protegge ma appena qualcosa la tocca io sono lĂŹ sulla pelle a sentire Io sono dentro chi bacia la mia pelle bacia me

Io sono fuori se la mia pelle si ferisce io sono ferito. Io sono dentro sono quello che non si vede

Io sono fuori, sulla mia pelle vado incontro al mondo Nella mia pelle incontro te Nella tua pelle


Da Eroi, Re, Regine e altre rime Nicola Cinquetti Colombo Il mare è un’azzurra coperta, le vele lenzuola nel vento. Io navigo verso ponente, la vita un’immensa scoperta.


Versi sparsi


Amor che move il Sole e l’altre stelle Dante


edizioni officina

Pubblicazione non a scopo di lucro Selezione, realizzazione grafica multimediale, illustrazioni e impaginazione di Adele Cammarata per Officina Interculturale - Palermo Aprile 2012


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