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IL SILENZIO ASSORDANTE
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ine anno è tempo di bilanci. Anche di quelli che non si vorrebbero mai fare. Ma forse è il caso di guardare ai numeri, freddi ma oggettivi, per capire realmente il quadro dell’odierna situazione. L'Italia cresce, ha ingranato la ripresa, ma non riesce a recuperare le perdite della crisi e a mettersi a pari dei big Ue su industria e lavoro. Il tasso di giovani che hanno un’occupazione è risalito solo di 0,9 punti rispetto al periodo peggiore della recessione, contro il +2,7% della Germania, il +4,2% della Gran Bretagna e il +1,9% della Spagna. La produzione industriale è ancora di oltre il 31% inferiore rispetto ai massimi pre crisi. Il Bel Paese è sofferente anche nel settore delle costruzioni. A fronte, quindi, di un generale e lieve miglioramento dell’economia rilevato in Italia, crescono le vittime tra pensionati, dipendenti e disoccupati nel triste fenomeno dei suicidi per crisi economica. Purtroppo non tutti hanno la forza e il sostegno psicologico ed economico di amici e parenti per affrontare un momento drammatico come può essere la perdita del lavoro, la chiusura della propria azienda o il veder persi i risparmi di una vita. A dire il vero sembra anche sempre più difficile per il nucleo familiare fungere da ammortizzatore sociale rispetto a problemi economici che in questa società significano sconfitta e spogliano l’individuo di ogni dignità dopo un’intera vita passata a lavorare. La crisi, infatti, non guarda in faccia a nessuno: imprenditori, artigiani, commercianti. Liberi professionisti, padri e madri di famiglia. Giovani precari o disoccupati. E quando l’angoscia e lo sconforto si fanno sentire, qualcuno cede alla tentazione di spegnere idealmente quell’interruttore per non soffrire più. I dati indicano che sono state oltre 4.000 le persone che nel 2015 si sono tolte la vita per motivi legati alla crisi economica. Tante? Poche? Anche una sola sarebbe comunque troppo. È questo il triste epilogo dell'Italia che non resiste. Il tutto nel silenzio assoluto. Un editoriale amaro questo, ma doveroso in questo inizio di 2016, dove sarà d’uopo essere ottimisti, ma senza mettere la testa sotto la sabbia. Gabriele Costantini
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Sommario EDITORIALE Il silenzio assordante
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PORTI E PORTUALITÀ p. 6 Sembrava fatta... Invece no! Giampieri: Ancona un porto multitasking Di Marco: “Port of Ravenna Fast Corridor” è realtà Assoporti: un “piano” per lo sviluppo Federanti: troppi dibattiti… pochi fatti Youngship Italia rinnova le cariche Gruppo Morandi ottimo 2015 Spedizionieri Doganali: che cosa vogliamo fare del porto di Ancona? Consar: governare, non gestire Eurosped: parola d’ordine innovare
Matteo Renzi Presidente del Consiglio e Graziano Delrio Ministro infrastrutture e trasporti
VINO & PROMOZIONE p. 30 Dal Metalmezzadro agli imprenditori agricoli a titolo primario Il Verdicchio è il vino bianco più premiato d’Italia Presentata la nuova campagna del Verdicchio AMBIENTE Sogenus: tutela ambientale e sviluppo del territorio
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ARTE Mirella Saluzzo e le Marche Il fotografo Mirko Silvestrini espone a Zara
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ENOGASTRONOMIA p. 42 Sold out alla presentazione di Marche Chef FLASH DALLA MACROREGIONE p. 44 Sicilia · Calabria · Basilicata · Puglia Molise · Abruzzo · Umbria Repubblica di San Marino · Emilia Romagna Veneto · Lombardia Trentino Alto Adige · FVG · Slovenia Croazia · Serbia · Bosnia Herzegovina Montenegro · Albania · Grecia
Rodolfo Giampieri presidente Autorità Portuale di Ancona
Pasqualino Monti presidente Assoporti
Michele Pappalardo presidente Federagenti
Andrea e Chiara Morandi
Elisa Di Francisca e Alberto Mazzoni
SEMBRAVA FATTA... INVECE NO! Con la sentenza della Corte Costituzionale e i ripensamenti governativi, quella che sembrava una pratica chiusa, non solo si riapre, ma riaccende polemiche già sopite
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on il Piano strategico nazionale della portualità e della logistica, presentato a luglio in Consiglio dei Ministri dal Ministro Graziano Delrio, sembrava che l’Italia si fosse dotata di un efficace strumento di programmazione, di definizione del numero delle Autorità Portuali che avrebbero mantenuto la loro autonomia (anche se poi da Ravenna e Ancona sono riuscite a far passare il messaggio di restare autonome) e di riforma delle regole di governance degli stessi enti. Tutto sembrava filare liscio ma poi all’improvviso l’imprevisto ripensamento e la novità della presenza sul tavolo del Presidente del Consiglio di ben 2 bozze di riforma. La prima quella ormai nota e conosciuta da tutti coloro che si occupano di shipping, la seconda, sembra, frutto del capo dell’ufficio legislativo di Palazzo Chigi nonché braccio destro tecnico del Presidente Matteo Renzi. Questa seconda bozza, ritorna un po’ alle origini delle idee della Presidenza del Consiglio, quando nel maggio scorso si era orientati verso la definizione di sette macro distretti: Alto Tirreno (da Savona a Piombino), Tirreno Centrale (da Civitavecchia a Salerno), Sardegna (Cagliari), Sicilia, Gioia Tauro, Distretto Sud Adriatico (porti Pugliesi) e Adriatico Centro Nord (da Trieste ad Ancona). Questa seconda ipotesi vedrebbe la governance dei distretti tutta sotto il diretto controllo del governo con a campo una sorta di dirigente ministeriale. Insomma a questo punto tutto sembrava essere nelle mani del Presidente Matteo Renzi, ma come nel migliore dei film thriller, arriva il colpo di scena. La Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo l'art. 29, comma 1. del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133 "Misure urgenti per l'apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l'emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive", convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, (c.d. Sblocca Italia) nella parte in cui non prevede che il Piano strategico nazionale della portualità e della logistica sia adottato in sede di Conferenza Stato-Regioni.
Il porto di Gioia Tauro
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Matteo Renzi Presidente del Consiglio e Graziano Delrio Ministro infrastrutture e trasporti
La sentenza della Consulta, ha accolto un'eccezione d’incostituzionalità sollevata dalla Regione Campania, che aveva lamentato come la norma impugnata prevedesse, per l'adozione del piano strategico nazionale della portualità e della logistica, un decreto del presidente del Consiglio, emesso dopo aver chiesto un pare alle competenti Commissioni parlamentari, chiamate però a pronunciarsi entro 30 giorni. Secondo il ricorso, accolto dalla Consulta, la Costituzione richiede adeguate procedure concertative e di coordinamento tra lo Stato e le Regioni, quali le “intese”. La mancata previsione di qualsiasi forma di coinvolgimento delle Regioni nelle procedure di adozione del suddetto piano strategico confligge, perciò, con gli articoli 117, terzo comma, e 118, primo e secondo comma, della Costituzione. A questo punto il Ministro sarà costretto a correre ai ripari e cambiare la bozza del decreto di riforma dei porti. Cambiamento che porterà alla modifica di quell’articolo che, non è il fulcro dell’operazione di riforma che prova ad abbattere gli inutili campanilismi e che il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio sta tentando di attuare, ma di certo è quello che più accede le polemiche e i contrasti politici. Rispetto alla prima versione, quella che è stata ridefinita e che con ogni probabilità arriverà a gennaio sul tavolo del consiglio dei ministri, cambia il criterio di nomina dei presidenti delle nuove autorità di sistema. Se prima il presidente era nominato dal ministro “sentita” la Regione, ora il presidente viene scelto sempre dal ministro, ma “d’intesa” con la Regione. E questo può cambiare lo scenario, anche se a più riprese lo stesso Delrio aveva spiegato che di là delle formule avrebbe comunque scelto insieme alla Regione. Una situazione fluida quindi che potrebbe portare a una decisione repentina con la scelta di una delle due ipotesi di riordino, oppure si potrebbe arrivare a un rinvio che, sancirebbe, il non gradimento da parte del Governo delle due proposte. Nel frattempo le associazioni di categoria, Assoporti in testa a tutte, nonostante il fermo sostegno alla riforma, richiedono un rallentamento che permetta una serena riflessione sulle decisioni migliori da prendere, fermo restando l’apprezzamento per le scelte che sono alla base della riforma. Il porto di Genova
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ANCONA UN PORTO MULTITASKING
Rodolfo Giampieri presidente Autorità Portuale di Ancona
Inaugurazione Molo Sopraflutto, apertura della banchina 26, restituzione del porto antico alla città, sono alcune delle novità che hanno segnato il 2015 dello scalo Dorico
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Il 2015 - conferma Rodolfo Giampieri presidente dell’Autorità Portuale di Ancona è stato un anno di profondo cambiamento del porto. Sono stati tagliati diversi traguardi, frutto del lavoro del 2014 e degli anni precedenti, ma soprattutto abbiamo saputo presentare il porto di Ancona come una realtà estremamente dinamica e market oriented nel panorama della portualità nazionale”.
Questo risultato è stato colto con un forte impegno della struttura, ma soprattutto grazie alla salda intesa istituzionale con l’Amministrazione comunale e regionale e la Capitaneria di porto, che ci ha permesso di parlare con una sola voce a Roma ed a Bruxelles. Altrettanto importante è stata la collaborazione delle imprese attive in porto, concessionari, imprese autorizzate, servizi tecnico-nautici e tutte le altre categorie produttive presenti. Una collaborazione basata su un continuo confronto, anche molto diretto, a cui l’Autorità Portuale ha saputo rispondere con proposte e fatti che hanno consentito quest’anno al porto di migliorare notevolmente l’offerta infrastrutturale, e dunque la competitività degli operatori sul mercato del trasporto marittimo e della logistica. Quali sono state le novità di questo 2015? “Per i traffici commerciali, il risultato più importante è stato senza dubbio l’apertura della banchina 26 al traffico container, grazie al dragaggio realizzato in tempi record e al completamento del molo di sopraflutto in contemporanea. Con un fronte operativo di 300 metri la banchina consente la movimentazione contemporanea di 2 navi, oltre a potere ospitare navi di maggiori dimensioni. Ne ha risentito positivamente il traffico container, con un +10% nella movimentazione e nei carichi, previsto per fine anno. Il 2015 sarà però ricordato per la riapertura del porto antico, culminata nella festa del 26 luglio, ma scandita da
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tappe molto significative: l’abbattimento delle gru inoperose e non più sicure, che ha modificato lo skyline del porto; la rimozione delle barriere e il progetto – condiviso con il Comune e la Capitaneria di Porto - per la riorganizzazione degli spazi e la loro descrizione attraverso i tatuaggi urbani. Da luglio si sono susseguite le più diverse iniziative in questa area, di cui i cittadini hanno saputo riappropriarsi con una naturalezza ed un’immediatezza che mi ha sorpreso. Valorizzarla adeguatamente sarà la sfida del 2016, a cui stiamo già lavorando perché diventi un catalizzatore di attenzioni verso la città, di cui possa beneficiare tutto il centro. Il concetto che il porto antico non deve essere alternativo al centro storico, ma integrato in esso anche per le iniziative e le attività è molto condiviso con l’amministrazione e le categorie”. Novità anche sul fronte delle strutture informatiche… “In quest’anno abbiamo anche attivato il nuovo port community system, già pronto per integrarsi con i sistemi delle Capitanerie di porto e già in grado di dialogare con ISTAT e Agenzia delle dogane. L’infrastrutturazione procede quindi di pari passo con l’info-strutturazione, precondizione per poter essere competitivi nel mercato odierno. Con questa logica abbiamo informatizzato anche l’iniziativa del Welcome to Ancona, con la nuova APP che attragga i passeggeri in attesa di imbarco a scoprire il patrimonio storico e monumentale cittadino. La app ha la duplice funzione di fornire informazioni ai passeggeri e fungere da strumento per la promozione turistica della città. Welcome to Ancona è cresciuto nel 2015: dal servizio ai crocieristi, ha iniziato a intercettare i servizi ai passeggeri, fornendo più informazioni e servizi di migliore qualità, tra cui l’apertura del terminal crociere, condizionato per fare fronte alla calura estiva. Un servizio decisamente apprezzato dalla nostra clientela. I servizi ai passeggeri saranno un altro
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ambito in cui intendiamo progredire nel 2016”. Quindi una macchina organizzativa ben settata per raccogliere le sfide future? “Tutti gli obiettivi sono stati raggiunti anche grazie a un confronto istituzionale che ha consentito di esercitare i pieni poteri dell’Autorità portuale, anche nei tempi incerti dell’imminente riforma della portualità. L’Autorità portuale dispone di un presidente nel pieno esercizio delle sue funzioni e di un nuovo segretario Generale, l’Avv. Matteo Paroli, che è succeduto a Tito Vespasiani che aveva completato i due mandati consentiti dalla legge. Non sono molte le AP che oggi possono concentrarsi pienamente sui compiti che sono loro propri, senza dovere affrontare a breve termine la sostituzione dei vertici. Un vantaggio che stiamo sfruttando al massimo per cogliere le occasioni di sviluppo e lavoro, che rimangono il mio obiettivo principale”. Qual è la sua opinione sul Piano della portualità proposto dal Ministro Graziano Delrio? “Sulla riforma l’Autorità portuale ha sempre espresso la propria posizione, basata non sui campanilismi, ma sull’esi-
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genza di rendere la portualità italiana efficiente e coordinata con la normativa comunitaria in materia di reti di trasporto. Tale approccio sembra essere condiviso dal Governo, e restiamo in attesa dell’esito del processo di riforma. È importante che la normativa aiuti i porti a sostenere i tempi ed il dinamismo del mercato, per restare competitivi in un momento di cambiamento dello scenario mediterraneo”. Il Parlamento Europeo ha approvato di recente il prolungamentio del Corridoio Baltico Adraitico. Qual è la posizione dell’Ap di Ancona? “All’ipotesi di estensione del Corridoio Adriatico-Baltico l’Autorità portuale guarda ovviamente con favore, sia per rafforzare il bilanciamento della dimensione mediterranea della policy, sia perché rappresenterebbe un ulteriore riconoscimento al ruolo di ponte marittimo delle autostrade del mare che collegano i porti del centro e sud Italia ai Balcani ed alla Grecia. Le nostre analisi hanno dimostrato la rilevanza di Ancona per questi flussi commerciali continentali”. L.G.
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"PORT OF RAVENNA FAST CORRIDOR” È REALTÀ
Galliano Di Marco presidente Autorità Portuale di Ravenna
Porto di Ravenna e Interporto di Bologna semplificano le procedure e velocizzano il trasferimento delle merci
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di questi giorni la notizia dell’avvio, il 29 dicembre scorso, del primo corridoio controllato doganale stradale, un “Fast Corridor” da Ravenna a Bologna grazie al quale si semplificano le procedure e si velocizza il trasferimento delle merci dal porto di Ravenna all’Interporto di Bologna. “Dopo circa un anno di lavoro – ricorda il presidente dell’Autorità Portuale di Ravenna, Galliano Di Marco – fatto anche di seminari di formazione per il personale delle aziende coinvolte, è stata avviata la sperimentazione per le merci su gomma (ma si spera presto di poter far viaggiare lungo questo corridoio anche quelle su ferrovia) e dal 29 dicembre scorso il Fast Corridor a Ravenna è realtà. L’avvio di questo corridoio, fa parte del progetto “Port of Ravenna Fast Corridor” cofinanziato al 50% dalla Commissione Europea e inserito nel programma Ten-T per sostenere il potenziamento delle infrastrutture di trasporto europee rappresenta una rivoluzione all’interno della tradizionale catena logistica intermodale internazionale e come tutte le rivoluzioni, forse, inizialmente può spaventare. Sono convinto però che si aprano, grazie alla tecnologia utilizzata - che oltre a velocizzare procedure e operazioni, garantisce anche, attraverso la completa tracciabilità delle merci, livelli massimi di sicurezza – concrete opportunità di intercettare nuovi traffici, di diversificarne i flussi e di attrarre merci a maggiore valore aggiunto, a beneficio di tutte le attività del nostro scalo. La tecnologia va sempre vista come un mezzo messo a disposizione dell’uomo, in questo caso dell’intera comunità portuale (Dogana, Guardia di Finanza, Capitaneria di Porto, Agenti marittimi, Imprese e Associazioni di categoria) che saprà utilizzarne positivamente, e propositivamente, le possibilità che offre per migliorare qualità dei servizi e del lavoro. Per questo l’Autorità Portuale si è fatta soggetto coordinatore e facilitatore nella realizzazione di tale progetto. Voglio ringraziare tutti i soggetti, a vario titolo coinvolti, in questo progetto: oltre a noi, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, T.C.R. – Terminal Container Ravenna SpA, HUB TELEMATICA Scarl (partner tecnologico per lo sviluppo del Port Community System), l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna - Scuola Europea di Alti Studi Tributari e UIRNet SpA., che hanno contribuito in maniera determinante a questo importante risultato. Mi sia concesso un ringraziamento particolare all’Agenzia delle Dogane, al suo direttore, Giuseppe Peleggi, che ha scelto Ravenna, prima per la sperimentazione dello Sportello Unico Doganale, poi per quella dello sdoganamento in mare e infine per l’avvio, unici in Adriatico (in Italia i soli altri porti che lo utilizzano sono Genova,
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Il porto canale di ravenna
La Spezia e Livorno), di questo corridoio controllato doganale che diventa un importante servizio complementare allo sdoganamento in mare stesso. Basti pensare che TCR SpA, Terminal Container Ravenna, ha completato l’installazione e l’attivazione operativa dei due varchi automatizzati previsti dal progetto co-finanziato che consentono una integrazione diretta fra i sistemi informatici ed il varco nell’ottica di una futura eliminazione delle soste ed una completa dematerializzazione delle operazioni di varco. Il corridoio consente inoltre un migliore e più ampio utilizzo dei servizi forniti dal Port Community System per il coordinamento degli scambi informativi fra i soggetti attuatori del corridoio doganale controllato (Gestore della Missione, Autotrasportatore, UIRNET, Agenzia delle Dogane, Gestore del magazzino di T.C. di sbarco, Gestore del magazzino di T.C. di destinazione, GdF, Agenzia marittima). La fase di sperimentazione del corridoio è stata possibile grazie non solo all’impegno dei partner di progetto, ma soprattutto alla disponibilità operativa della società Cogefrin Logistic Bulk Terminal Srl che è il Gestore della Missione del nuovo corridoio e di CONSAR Ravenna che ha curato il trasporto dei contenitori lungo il corridoio controllato. E anche a questi va il mio ringraziamento per il lavoro svolto”.
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by George Giannakis
UN “PIANO” PER LO SVILUPPO Tenace sostenitore del Piano strategico della portualità e della logistica, Assoporti lancia la sfida per il futuro
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il Piano strategico nazionale della portualità e della logistica il grande elemento di novità e al tempo stesso la base sulla quale costruire il futuro dell’Italia dei trasporti in un armonico quadro di sviluppo europeo.
A pensarla così è il presidente di Assoporti, nonché commissario straordinario dell’Autorità portuale di Civitavecchia Pasqualino Monti, che ha partecipato all’elaborazione di questo piano che si propone di razionalizzare in modo decisivo il sistema dei porti in una chiave di lettura del tutto innovativa per il nostro paese: non rispondere più all’esigenza e alle aspirazioni di singoli territori, di singole regioni o di singole realtà portuali italiane ma traguardare il bene comune del paese, compiendo scelte anche politicamente non gradite per rispondere alla domanda dei mercati internazionali. Quali sono i temi che hanno ispirato la riforma? “Alla base di tutto ci sono le linee guida dell’Unione europea sui corridoio e sui core ports, ovvero la richiesta pressante di concentrare risorse e investimenti su quelle direttrici di traffico e su quei sistemi portuali che hanno davvero la possibilità di svolgere una funzione strategica per lo sviluppo dell’Unione europea. È su queste fondamenta che è stato costruito il Piano strategico nazionale della portualità e della logistica tendendo al raggiungimento di una serie di obiettivi prioritari, quali la razionalizzazione nell’offerta portuale italiana, eventualmente anche attraverso processi d’integrazione e accorpamento fra diversi porti vicini, generando così sul campo quei sistemi portuali dei quali si parla da troppi anni senza definirne un obiettivo specifico e pragmatico”. La sola governance dei porti non è però sufficiente… “Nel mirino del piano c’è prima di tutto quel raccordo fra banchina e catena logistica, ovvero la ricucitura della frattura fra porto e sistemi di collegamento e razionalizzazione dei flussi da e per le aree di produzione e consumo, frattura alla quale è imputabile un’altissima percentuale di non competitività del sistema portuale e del sistema
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Pasqualino Monti presidente Assoporti logistico dell’Italia. Assoporti si è fatta portabandiera di questa politica di razionalizzazione mirata all’upgrading degli standard di efficienza complessiva del sistema, dalla banchina ai sistemi di collegamento con i retroporti e con le aree di destinazione o provenienza finale delle merci. Solo con un quadro di riferimento complessivo, rappresentato dal Piano della logistica dei porti, sarà possibile definire nei prossimi mesi quelle che sono vere e proprie “regole di ingaggio” del sistema Italia: l'organizzazione della catena logistica comunitaria, la semplificazione della governance dei porti, lo sportello unico dei controlli, gli investimenti sui nuovi sistemi integrati, con
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Il canale di Suez particolare attenzione alla "modalità ferro". Una riforma dettata anche dalle esigenze del mercato internazionale? “L’elemento di novità essenziale – ribadisce Pasqualino Monti – è rappresentato dal cambio di prospettiva: l’Italia della logistica, dei porti e dei trasporti è chiamata per la prima volta a guardare direttamente al mercato, ovvero a compiere le sue scelte sulla base della domanda presente e futura che emerge dal mercato abbandonando qualsiasi logica campanilistica o qualsiasi approccio auto-referenziato. E’ all’interno di questo framework che troverà una definizione razionale la riforma dei porti e anche quella delle Autorità portuali. È all’interno di questo quadro di riferimento che dovranno trovare soluzione problemi diventati emergenziali come quelli relativi ai dragaggi dei fondali o quelli relativi all’ultimo miglio, ovvero all’elemento di connessione efficiente fra attività portuali e catena logistica, fra porti e retroporti, fra porti e aree di produzione e consumo. E’ sempre all’interno del Piano che dovranno scaturire le risposte razionali su tematiche diventa-
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te pressanti come quella del gigantismo navale, diventato ormai la regola nel mercato non solo dei trasporti container”. Cosa c’è nel futuro del nostro paese in termini di porti e logistica? “L’Italia dei porti ha davanti a sé una prospettiva eccezionale di sviluppo. Oggi la recuperata centralità del Mediterraneo, le problematiche che al tempo stesso attraversa questo mare inquieto, il nuovo Suez, generano aspettative concrete di crescita e di affermazione di ruolo. Ora sta a noi saperle cogliere, com’è stato già fatto, ad esempio nel settore delle crociere, o in quello delle autostrade del mare. Comparti nei quali l’Italia dei porti ha conquistato una leadership importante, tracciando in anticipo rispetto molti altri paesi concorrenti le linee guida di sviluppo e dotandosi d’infrastrutture coerenti. E l’ha fatto rispettando e comprendendo che i tempi del mercato internazionale spesso sono infinitamente più stretti e veloci rispetto a quelli della politica tradizionale. Il piano della logistica e dei porti può e deve essere la prova del cambiamento”.
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Michele Pappalardo presidente della Federazione italiana degli agenti marittimi
TROPPI DIBATTITI… POCHI FATTI Federagenti sottolinea la necessità di portare a sintesi le discussioni aperte e avviare i processi di rinnovamento necessari al settore marittimo e portuale italiano
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Riforma portuale, piano della logistica, futuro delle Autorità portuali, rilancio della grande nautica nelle acque territoriali italiane. Il 2015 non è stato certo avaro di dibattiti e talora di polemiche. Quelli che sono mancati – sottolinea Michele Pappalardo, presidente della Federazione italiana degli agenti marittimi – sono stati i fatti concreti, ovvero la conclusione pratica e naturale di tante discussioni”. Federagenti ha denunciato più volte con forza i rischi connessi con il ritardo dell’assunzione delle decisioni finali sottolineando come questi ritardi siano oggi più gravi e più pericolosi se posti in correlazione con le trasformazioni rapidissime che stanno interessando il mercato dei traffici marittimi e quindi la necessità di fornire risposte a una domanda che si è modificata e che chiama oggi in causa l’intero assetto logistico del sistema paese. Che cosa occorre fare quindi? “I tempi dei finanziamenti a pioggia per la portualità, delle infrastrutture progettate e costruite là dove non servivano sono inesorabilmente finiti. Fenomeni come il gigantismo navale, le economie di scala, le grandi concentrazioni armatoriali non lasciano spazio di manovra e rende indispensabile una strategia complessiva del paese che porti a individuare dove e come possano transitare i traffici, dove e come possano essere ospitate navi e merci, ma anche dove e come queste merci possano raggiungere i mercati finali di consumo o di produzione con i tempi e gli standard di efficienza che sono diventati obbligatori, irrinunciabili”. Qual è la posizione di Federagenti in merito alle diverse problematiche aperte? “Nel corso del 2015 - ricorda Michele Pappalardo - gli agenti marittimi hanno acceso più di una volta i riflettori su queste tematiche e hanno quindi salutato con soddisfazione la costituzione del Comitato per la logistica e i porti e ancor di più la messa a punto del piano nazionale della
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logistica e dei porti che doveva e deve essere la risposta italiana alle politiche europee dei corridoi strategici e dei cosiddetti core ports, ovvero gli scali marittimi in grado, per posizionamento geografico e caratteristiche infrastrutturali di svolgere un ruolo strategico per l’economia europea”. Quali sono le criticità rilevate da Federagenti sul pino della portualità? “Da quel Piano avrebbero dovuto discendere anche le scelte sull’assetto dei porti, sulla nascita dei sistemi portuali, sulla riforma delle Autorità portuali. Scelte che devono e avrebbero dovuto essere ispirate alla ricerca di efficienza e qualità. Le speranze di una corsia preferenziale purtroppo sono state tradite con il risultato che i porti italiani continuano a vivere una stagione prolungata di incertezza testimoniata da una maggioranza di scali marittimi in gestione commissariale. Il clima di incertezza perdura e riguarda sia le funzioni delle Autorità portuali, sia l’inquadramento delle Autorità marittime. Per non parlare dei rapporti fra pubblico e privati ad esempio riguardo al regime delle concessioni”. Come detto, gli agenti marittimi non hanno esitato anche ad assumere posizioni nette e talora politicamente non corrette su temi relativi al futuro del turismo marittimo in Italia. Federagenti è scesa in campo con decisione contestando il divieto alle grandi navi da crociera nella Laguna di Venezia e sostenendo la necessità di una soluzione tecnica che consenta di far convivere l’esigenza di tutelare Venezia e il suo ecosistema con la necessità di non annientare una risorsa economica importantissima non solo per la città lagunare ma per l’intero paese. La battaglia per riportare i grandi yacht nei porti italiani o quantomeno per arginare l’esodo delle navi da diporto verso porti e paesi, meno asfissianti in tema di controlli e di
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vera e propria “persecuzione” del settore, ha prodotto, grazie alle iniziative di Federagenti, risultati concreti, tangibili. Per la prima volta sono stati portati a galla i datichoc relativi alle ricadute territoriali del mercato dei grandi yacht. Nel corso di un provocatorio convegno sul lusso possibile, tenutosi a Porto cervo, è stata evidenziata l’incoerenza di un paese, che nella convinzione di colpire i ricchi (i proprietari dei mega yacht che per la stragrande maggioranza sono stranieri) si fa un clamoroso autogol, impoverendo migliaia di famiglie che sulla presenza dei mega yacht costruiscono il loro reddito o d’intere località turistiche che dalla grande nautica derivano la loro sopravvivenza. Il tema dei mega yacht e della crescente importanza di questo mercato in Mediterraneo è stato poi ulteriormente approfondito a Trieste in un ulteriore evento targato Federagenti che ha evidenziato le potenzialità connesse con un ritorno massiccio di
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questo mercato nelle acque e nei porti italiani., “Gli agenti marittimi - conclude il presidente di Federagenti - sono tradizionalmente l'anello di connessione fra il sistema Italia e gli operatori internazionali. Ora si sono trovati ad assumere un ulteriore ruolo di monitoraggio e di pungolo per accelerare processi che devono tenere il passo e il tempo con una trasformazione dei mercati che non era mai stata così rapida. Una trasformazione che non può conciliarsi con i ritardi nella dotazione infrastrutturale dei porti, con i ritardi nel varo di una normativa davvero mirata all'efficienza sul tema dei dragaggi, che non può conciliarsi con la necessità di armonizzare le funzioni del porto con quelle dell'intera filiera logistica fornendo agli scali strategici del paese quelle vie di connessione con le aree produttive e di consumo le cui carenze hanno sino a oggi rappresentato una penalizzazione sostanziale anche nel confronto e nella competizione on i sistemi logistici del nord Europa”.
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YOUNGSHIP ITALIA RINNOVA LE CARICHE Chiusi i primi due anni di attività. Simona Coppola riconfermata presidente
L’
associazione YoungShip Italia, presieduta da Simona Coppola, nel corso dell’assemblea elettiva svoltasi a Roma il 15 dicembre presso la sede dell’associazione in piazza SS. Apostoli a Roma, ha provveduto al rinnovo delle cariche sociali per il biennio 2015-2017, in seguito ai primi due anni di attività. È stata presentata una lista unica di candidati condivisa da tutto il consiglio e focalizzata sull’attuazione di un programma che vedrà impegnata l’associazione su più fronti nel prossimo biennio.
“Si è parlato anche del percorso fatto fino a oggi – spiega l'associazione in una nota - ed è risultata interessante la varietà delle professioni giovanili che hanno aderito: agenti marittimi, avvocati marittimisti, broker, assicuratori marittimi, giovani armatori, ingegneri navali, terminalisti e altri ancora. Considerando la nascita recente dell’associazione, di fondamentale importanza è risultato il numero degli associati che raggiunge oltre 100 membri distribuiti equamente fra nord, centro e sud Italia”. L’assemblea dei giovani dello shipping ha riconfermato Simona Coppola come presidente. Il direttivo appena insediato, allo scopo di avvicinare a YoungShip i giovani universitari e di aiutarli nell’inserimento nel mondo del lavoro, ha costituito un comitato scientifico - coordinato da Andrea La Mattina - ed un gruppo di lavoro addetto ai rapporti con le aziende, coordinato da Raffaello Esposito. Il direttivo ha inoltre sottolineato la volontà di mantenere vivo l’interesse di tutti i settori dello shipping privilegiando le relazioni e creando un network tra gli stessi associati che permetta a ognuno di scambiare esperienze e di proporre idee riguardanti il proprio know-how. “Il progetto iniziato due anni fa va a poco a poco realizzandosi - commenta la presidente Simona Coppola – e sono certa che un direttivo più ampio e con competenze molto diversificate ci permetterà di sviluppare al meglio i nostri programmi. Il nostro obiettivo rimane quello di supportare i giovani nella propria ascesa professionale avvicinando le diverse professioni del mare in ambito nazionale e internazionale e promuovendo occasioni d’incontro e scambio d’idee e sviluppo di progetti comuni con gli oramai numerosi branch di YoungShip nel mondo”..
Il nuovo consiglio direttivo Youngship Italia
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Simona Coppola Presidente Youngship Italia
Il nuovo consiglio direttivo di Youngship Italia per il biennio 2015-2017 Il nuovo consiglio direttivo, rinnovato e ampliato, è oggi così composto: · Simona Coppola presidente · Andrea Poliseno vicepresidente sud Italia, Sicilia inclusa · Andrea Morandi vicepresidente centro Italia, Sardegna inclusa · Carolina Villa vicepresidente nord Italia · Federica Archibugi segretario generale · Giulia De Paolis segretario responsabile dei rapporti con YoungShip International, dei rapporti con le associazioni YoungShip straniere e addetto al web e social · Alberto Portolano e Andrea Cepollina responsabili formazione ed eventi · Luisa Mastellone tesoriere · Stefania Catanzaro addetta rapporti con la stampa e comunicazione · Luigi Maurino responsabile reclutamento nuovi associati · Irene Parmeggiani consigliere · Angeelijs Brizzi consigliere Risulta invariato il collegio dei probiviri composto da Alberto Banchero, Francesco Beltrano, Corrado Fois, Andrea Garolla e Valeria Novella.
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GRUPPO MORANDI OTTIMO 2015 Nel corso dell’anno il gruppo ha consolidato le posizioni e avviato una serie d’iniziative per un 2016 di novità e sviluppo
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onostante l’instabilità politico-economica che permane su tutta l’area del mediterraneo, il Gruppo Morandi archivia un anno decisamente positivo.
Innanzitutto parliamo di Superfast… “L’agenzia – ha detto Andrea Morandi – è impegnata da oltre 100 anni nello shipping e ha festeggiato ad Ancona e Bari i 20 anni dalla nascita della compagnia leader Superfast Ferries, pioniera nei fast ferries con servizi di bordo al pari delle navi da crociera”. Ci sono state anche altre novità interessanti in questo 2015? “In effetti, il 2015 segna anche la nascita dell’Agenzia Marittima Le Navi Ancona, in partnership con l’Agenzia Marittima Le Navi di Genova. La nuova società nasce dopo una proficua collaborazione tra Morandi e Le Navi, iniziata nel 1996, per rappresentare la Compagnia MSC (Mediterranean Shipping Company) nel porto di Ancona. Dopo venti anni di collaborazione, è motivo di grande orgoglio per aver assunto la presidenza della nuova società e continuare a rappresentare MSC che ad Ancona, come in Italia, è il primo vettore worldwide per il trasporto dei contenitori e collega il porto dorico a tutto il resto del mondo. Il trend è stato positivo anche nel 2015, per un porto che dal 1994 non ha visto battute d’arresto e che ha raggiunto nel 2014 quota 160 mila TEU”. Di rilievo sono anche i risultati del nuovo tour operator-agenzia di viaggi Webtours, seguito da Chiara Morandi che testimonia, con soddisfazione, un aumento a doppia cifra del fatturato, in controtendenza con il mercato: “Il desiderio di viaggiare accompagna sempre la nostra vita e quando l’instabilità politica e il rischio di attentati sfavoriscono alcune destinazioni, è ancora più appassionante riuscire a offrire un prodotto su misura, capace di rispondere alle esigenze del cliente, in costante evoluzione”. Di là dal trend positivo relativo ai container, come vede Andrea Morandi il futuro del Porto di Ancona? “Confermo che la priorità va ai progetti che riguardano la Nuova Darsena. In primis l’escavo della banchina 26, già operativa da settembre, al fine di raggiungere i -14 metri di fondale, che ci permetterà di sviluppare, con MSC, i traffici con navi di maggiore capacità. Seconda priorità, lo sviluppo dell’intermodalità sia per i container che per le merci caricate sui traghetti sulla direttrice Grecia/Turchia. È possibile ed è l’unica scelta per aumentare i traffici senza congestionare ulteriormente la viabilità portuale. Abbiamo già contatti con i principali operatori interessati ad avviare il servizio”. Lo sviluppo del porto passa anche per il miglioramento dell’accessibilità e dell’uscita dallo scalo….. “In merito al collegamento autostradale, mi domando perché sia stato abbandonato il collega-
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Andrea e Chiara Morandi
mento naturale a sud con la “bretella” (Asse Nord-Sud) e lasciata incompiuta l’opera con parte dei piloni già realizzati. Era un’ipotesi che costava un decimo del progetto attuale dell’uscita Ovest e che probabilmente avremmo visto già completata a beneficio di tutta la città”. La riforma dei porti sembra aver lasciato autonomia al porto di Ancona? “Sulla riforma dei porti occorre chiarezza, non è solo una questione di quante autorità portuali mantenere, ma occorre rinnovare la governance al fine di snellire l’operato di questi enti, rendendoli sempre più autonomi ed efficienti. Temo che invece con l’accentramento a Roma si vada verso la direzione opposta e aumenti il rischio di perdere la specificità e le priorità locali, rispondendo più a una logica politica. Lo scalo anconetano deve comunque proiettarsi nel futuro con un volto nuovo: auspico che i traghetti possano essere spostati fuori dal porto storico, mentre l’area, ora occupata dalla fiera, deve lasciare spazio alla nuova stazione marittima, magari di stimolo per la riqualificazione di tutta l’area. Per questo serve un’expertise specifica di professionisti che magari abbiano già avuto esperienze analoghe in altri porti. Se vogliamo eccellere dobbiamo volare alto. Stessa riflessione va fatta sul porto storico, dove il futuro layout delle banchine aiuterà anche a ricucire e rafforzare la relazione tra porto e città”.
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CHE COSA VOGLIAMO FARE DEL PORTO DI ANCONA? La richiesta di una nuova area di sicurezza fiscale, fatta dall’Agenzia delle Dogane, mette in agitazione gli spedizionieri
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Associazione Spedizionieri Doganali di Ancona, annuncia una serie d’iniziative volte a comprendere quale sia la direzione e verso quale sviluppo si stia muovendo lo scalo Dorico.
Motivo dell’agitazione e degli attriti è la richiesta, da parte dell’Agenzia delle Dogane, di istituire all’interno del porto un’area di sicurezza fiscale, delimitata da recinzioni, che permetta lo stallo di trenta camion in contemporanea. “La prima domanda che mi viene in mente – ci dice Mario Pierangeli, presidente Consiglio Territoriale Spedizionieri Doganali di Ancona – è: che cosa vogliamo fare del porto di Ancona?”. Quali sarebbero le aree identificate per realizzare tale area? “Sembra si voglia utilizzare un’area, non ancora ben specificata compressa tra le banchine n. 2 e n. 4, in altre parole la zona del porto antico”. Secondo lei come mai arriva da parte delle Dogane una simile richiesta? “La risposta è quasi impossibile da dare. Mi spiego meglio. Il porto inteso come area dove merci e passeggeri partono e arrivano, è già per definizione un’area di sicurezza. Conferma a tale affermazione si evince da quanto disposto l’art.17 del TULD (Testo Unico della Legge Doganale - D.P.R.23 gennaio 1973, n. 43 - aggiornato al Decreto Legislativo 26 marzo 2010, n. 59) che recita: Sono spazi doganali i locali in cui funziona un servizio di dogana, nonché le aree sulle quali la dogana esercita la vigilanza e il controllo, a mezzo dei suoi organi diretti o a mezzo della Guardia di Finanza. La delimitazione degli spazi doganali è stabilita, tenendo conto della peculiare situazione di ciascuna località, dai competenti organi doganali e deve essere approvata dal Ministero delle Finanze. La creazione quindi di una nuova area doganale sembra priva di fondamento, tuttalpiù si potrebbe pensare a un miglioramento dei controlli degli accessi al porto storico”. Eventualmente quali sarebbero le dimensioni dell’area? “Anche questa è una domanda alla quale non abbiamo ricevuto risposta. In ogni caso, se tutti i camion in transito nel nostro scalo, dovessero far dogana in questa nuova fantomatica area, avremmo bisogno di almeno cento stalli camion, il che significherebbe, in buona sostanza, recintare quasi tutte le aree disponibili oggi in porto. In caso contrario, cioè con soli 20/30 stalli richiesti, si avrebbe una congestione delle operazioni doganali, con conseguente allungamento dei tempi di sosta e successivo
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abbandono del porto da parte dei trasportatori. Quindi per quale motivo sia arrivata una tale richiesta non è comprensibile”. Come si sta muovendo l’associazione? “Abbiamo svolto diversi incontri per definire quali potranno essere le azioni di protesta da avviare nel caso in cui si dovesse confermare una simile richiesta. Azioni di protesta che potrebbero arrivare anche al blocco delle attività lavorative, il che comporterebbe, entro duo o tre giorni, il blocco dell’intera città. Chiaramente, prima di arrivare alla sospensione delle attività realizzeremo incontri sia con l’Autorità Portuale sia con l’Agenzia delle Dogane, per meglio comprendere la richiesta e manifestare le nostre perplessità. Non vorrei passare per disfattista, ma se per caso la motivazione della creazione di questa nuova area, fosse dettata dalla recente riapertura di parte dello scalo dorico al pubblico, mi corre l’obbligo di ricordare a tutti che, il porto è prima di tutto un luogo di lavoro per circa 3000 addetti e quindi è innanzitutto questa la peculiarità che deve essere valorizzata e tutelata…”.
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GOVERNARE, NON GESTIRE La crisi non è ancora definitivamente superata, ma occorre guardare al futuro e creare nuove opportunità di crescita
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l Gruppo Consar con sede a Ravenna e siti anche ad Ancona, Bologna e Verona, rappresenta un osservatorio privilegiato per fare il punto sulla situazione politico – economica dell’anno che sta per finire.
Il presidente Veniero Rossetti, sempre in linea con il suo stile schietto e diretto, ci presenta un quadro a tinte fosche, dal quale però s’intravede comunque la voglia di migliorare, innovare e andare sempre avanti. Presidente, finalmente la peggior crisi degli ultimi 70 anni è definitivamente superata… “La ripresa? Se c’è, non si vede! Scherzi a parte l’anno che si sta chiudendo sconta ancora le difficoltà della coda della crisi ed effettivamente la ripresa è molto debole e gli stessi dati forniti dall’Istat lo confermano. L'auto trasporto può dare il suo contributo alla ripresa e le associazioni di rappresentanza, Confartigianato e CNA FITA, negli ultimi anni hanno dimostrato di essere pronte e motivate a sostenere le imprese nell’agganciare la ripresa. Per quanto riguarda la nostra realtà, possiamo dire che stiamo tenendo bene, consolidando posizioni e risultati economici, con uno sguardo, prudente, a nuove opportunità d’investimento. Siamo anche stati a visitare le strutture dell’Interporto delle Marche, dove abbiamo trovato un management attento e preparato”. Che cosa serve per lasciarsi definitivamente la crisi alle spalle? “Manca un chiaro indirizzo politico - strategico del Paese che porti alle riforme necessarie che, dal Governo centrale, discendano poi a tutti i livelli dell’amministrazione e, nello specifico per il nostro gruppo, arrivi alle Autorità Portuali e quindi alle attività che si sviluppano nei porti, che in definitiva rappresentano nuove opportunità di business. Insomma occorre ritornare a governare piuttosto che a gestire!”. A proposito di riforme, cosa ne pensa di quella della portualità, ipotizzata dal Ministro Delrio? “Innanzitutto credo che una buona riforma debba partire dal dialogo con gli operatori. È impensabile che si vogliano riscrive le regole del gioco, senza coinvolgere i giocatori che ne sono parte integrante. Nello specifico quella della portualità è una riforma che condivido e della quale approvo la necessità. Mi sembra imprescindibile avere una legislazione che disciplini la governance dei porti, definisca quali sono gli scali strategici per l’economia del Paese, che limiti la parcellizzazione degli approdi e nel frattempo supporti la crescita competitiva di quelli ritenuti più importanti”. A proposito di porti, Ravenna e Ancona sembra siano riuscite a mantenere la loro autonomia… “Ecco, secondo me è stato un grave errore e si è persa una grande opportunità. Siamo davvero sicuri che i due porti possano, da soli competere in un sistema globale che sta cambiando molto rapidamente e mette a dura prova la capacità di attrarre traffici? I due scali, insieme, potevano rappresentare un’importante piattaforma logistica - portuale dell’Italia centrale, che li avrebbe sicuramente agevolati nell’acquisizione dei traffici; ma il campanilismo e forse anche interessi politici, hanno portato a un’azione di dissuasione che ha visto tutti vincitori… nella sconfitta”. È risaputo che tra i due porti non ci siano mai stati rapporti idilliaci… “È vero, ma io mi auguro che nonostante tutto possa esserci un dialogo costruttivo tra le due realtà per provare ad aggredire nuovi mercati e combattere il mutamento del sistema di trasporto navale, vedi il gigantismo e riuscirne a soddisfare le crescenti richieste degli attori in gioco. Per fare questo auspico, inoltre, che ci sia una continua collaborazione anche con le diverse categorie di operatori portuali per concertare strategie di miglioramento dell’operatività portuale e dello sviluppo dei traffici”. Luigi Gagliardi.
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Veniero Rossetti Presidente Consar
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PAROLA D’ORDINE INNOVARE Con l’implementazione del nuovo servizio trasporti posizionamento container, Eurosped amplia la gamma di servizi per le aziende
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ll’interno delle aree portuali, un ruolo di fondamentale importanza è svolto dalle aziende che offro servizi doganali. Lo sdoganamento delle merci, infatti, rappresenta la fase centrale dell’attività d’import-export, il momento cioè in cui la merce, il camion o un container, attraversa il confine di uno Stato per entrare in quello di un altro Paese. Tale procedura è mediana rispetto all’attività di partenza dal magazzino dell’azienda, il carico della merce sul mezzo di trasporto prescelto e l’arrivo alla destinazione con successivo scarico dei prodotti. Questa delicata attività è quella principalmente svolta dall’Eurosped di Ancona, società che da oltre 30 anni fornisce servizi doganali alle aziende che vendono o acquistano prodotti nel mercato mondiale. Appena entrati in azienda ci si accorge subito che le attività sono molteplici e frenetiche, ma tutte estremamente organizzate. Mario Pierangeli, titolare dell’azienda, inizia subito con le novità: “Abbiamo implementato un nuovo servizio per le aziende, quello di posizionamento container”. In che cosa consiste questo nuovo servizio? “In pratica abbiamo deciso di accompagnare i nostri clienti dall’interno della loro azienda fino allo sdoganamento e alla consegna del prodotto a destinazione. Ci siamo resi conto che, al di là del servizio di sdoganamento, sempre più spesso i nostri clienti ci chiedevano anche di gestire la fase di posizionamento. In questi casi la nostra società prendeva accordi con i singoli autotrasportatori e di volta in volta sceglieva l’offerta migliore”. Oggi invece? “Oggi abbiamo ampliato la platea dei fornitori, aggiunto alcune persone in organico che si occupano in maniera specifica del servizio, migliorandolo notevolmente in termini di qualità e costi. Per perfezionare il tutto abbiamo anche richiesto ed ottenuto l’abilitazione allo svolgimento dell’attività di trasportatori. Ciò significa che siamo in grado di seguire i nostri clienti dall’inizio alla fine del percorso delle loro merci destinate ai mercati esteri”. È già possibile fare una prima valutazione dell’impatto del nuovo servizio? “Da circa due mesi stiamo servendo i nostri clienti e complessivamente siamo molto soddisfatti. Abbiamo migliorato la marginalità rispetto alle attività di trasporto svolte in passato e incrementato le operazioni doganali sia sui clienti già in portafoglio che su quelli acquisiti grazie a questo nuovo servizio”. Quali sono, infine, le iniziative per il prossimo anno? “Possiamo dire che il 2015 si chiude sicuramente in crescendo e quindi nel 2016 dovremo consolidare le posizioni e la struttura aziendale, sia con operazioni societarie che con l’assunzione di nuove figure professionali sia di personale amministrativo che di ausiliari e spedizionieri doganali”.
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DAL METALMEZZADRO AGLI IMPRENDITORI AGRICOLI A TITOLO PRIMARIO I soci dell'Istituto Marchigiano di Tutela Vini che gestiscono il 70% del vino Doc certificato delle Marche, hanno speso oltre 5 milioni di euro per la ristrutturazione e la riconversione di 220 ettari di vigneti e altri 2 milioni per l'ammodernamento tecnologico delle cantine in territorio di Ancona, Macerata e Pesaro Urbino
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i è tenuta a fine ottobre presso la sede dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini a Jesi un incontro conoscitivo fra gli associati IMT e l’assessore all’Agricoltura della Regione Marche Anna Casini. La riunione ha avuto come oggetto i risultati ottenuti dal consorzio dal 2009 a oggi mettendo in risalto gli investimenti e fatti dall’IMT e Regione Marche al fine di migliorare e ottimizzare la produzione vitivinicola marchigiana. “E’ una storia ricca di soddisfazioni – ha dichiarato il direttore di IMT Alberto Mazzoni – che ci ha fatto percorrere veramente molta strada all’interno del mercato mondiale del vino. Il Verdicchio è oggi il vino bianco più premiato d’Italia un risultato difficilmente immaginabile anche solo 15 anni fa. Ma questa grande DOC è anche e soprattutto apripista a tutte le altre che, in scia, penetrano sempre più il mercato interno ed estero. L’incontro di oggi è stato un momento chiave per fare luce sulle necessità reali dei nostri produttori soci. Enoturismo, alleggerimento della burocrazia, investimenti sull’accoglienza in cantina e promozione in Italia e all’estero. Questi i punti chiave su cui occorre insistere nella prossima programmazione. Tutto ciò continuando a puntare sul Verdicchio che fa da traino a tutta la produzione vinicola regionale. Un vino che sta vivendo il suo momento d’oro – ha terminato Mazzoni – e che ha visto negli ultimi 5 anni una ristrutturazione record dei propri vigneti, con oltre 370 nuovi ettari reimpiantati. Segnale importantissimo, perché chi investe nella vigna, crede nel futuro del prodotto”. Tante le testimonianze degli associati, una per ogni DOC facente parte di IMT. Storie di giovani imprenditori e di “grandi vecchi” del vino made in Marche. Un’alternanza di piccole e micro imprese alle grandi realtà del territorio. Incentivi maggiori sulla promozione e sulla comunicazione per crescere in Italia e all’estero, maggior attenzione all’enoturismo e alla promozione dei territori del vino, snellimento della burocrazia. Queste, in sintesi, le istanze sollevate dai produttori aderenti all’Istituto Marchigiano di Tutela Vini durante l’incontro. “Oggi il brand Marche è visto benissimo – ha detto Paolo Togni (Casalfarneto) – è una regione emergente, c’è fiducia in quello che si sta producendo. Ma occorre investire di più nell’aspetto comunicativo. Siamo tra i vini più premiati d’Italia, ma se non facciamo conoscere la nostra qualità al mercato, non serve a nulla. Il futuro e la vera sfida è il mercato e questa è una sfida che si vince comunicando. Spero che la Regione in questo ci dia una mano per una comunicazione integrata con la Regione e in sinergia con il sistema del turismo”.
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Alberto Mazzoni direttore IMT
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Elisa Di Francisca
Per Massimo Bernetti (Umani Ronchi): “La Regione ci ha dato la possibilità di fare ottimi impianti di vigneti e la ristrutturazione di cantine ma questo non basta: guardando agli esempi di altre regioni, il boom del vino è un successo commerciale ma anche turistico. Occorre perciò rinnovare le nostre cantine dal punto di vista dell’accoglienza e dell’informatica e puntare maggiormente sulla promozione. Dobbiamo perseverare per dare una spallata finale per il successo di questa regione”. D’accordo anche Aldo Cifola (La Monacesca) per il quale l’apporto del mondo del vino è fondamentale per creare economie importanti sul territorio, seguendo l’esempio di Montalcino e nelle Langhe: “Oggi abbiamo una grande chance, data da un prodotto traino che in Italia non ha competitor ed ha una grande capacità d’invecchiamento unica in Italia. Tutto ciò che gira intorno al vino è la chiave di volta per l’economia dei territori. Abbiamo in mano qualcosa di eccezionale, è il momento che tutta la regione sia trainata dall’effetto vino”. Tra i produttori soci IMT intervenuti oggi anche Doriano Marchetti, vicepresidente IMT, che oltre a ricordare l’unicità del consorzio come esempio unico di pluralità in Italia ha sottolineato che “la scelta della Regione di delegare le risorse legate alla promozione ai consorzi è stata lungimirante e giusta, perché ha evitato la dispersione delle risorse. L’esperienza di questi anni ha dato ragione a questa scelta perché questo consorzio è riuscito a spendere dal 2010 al 2015 più di 7 mln di euro in attività promozionali in Italia e in Europa, dimostrando una capacità di spesa importante”. Fra gli intervenuti all’incontro anche Veneto Banca nella persona del Responsabile Direzione Centro Italia Fabrizio Mora. “Abito a Verona e so bene anche per tradizioni familiari quanto sia importante il settore vitivinicolo all’interno del sistema Paese. Sono convinto che gli investimenti fatti in questi anni dalle imprese associate a IMT abbiano ottenuto dei risultati più che adeguati. Oggi, la nostra banca, vuole mettersi a servizio di questa importate rete di sistema che IMT ha realizzato al fine di agevolare sempre più lo sviluppo di questo settore nel territorio. Le nostre aziende vanno aiutate nella concretezza dei loro bisogni, nell’operatività quotidiana come negli investimenti di medio - lungo termine. La risposta migliore che possiamo dare loro è mettere a disposizione linee di credito come quelle che siamo orgogliosi di aver siglato grazie alla collaborazione con l’IMT. L’accordo mette a disposizione opportunità in più per le case vinicole della regione, costituendo anche uno strumento fondamentale nell’ottica dello sviluppo dei progetti che saranno programmati dalle aziende con il PSR 2014/2020”. “Il PSR è stato approvato il 15 settembre e ieri si è tenuto
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il comitato di valutazione, i bandi di finanziamento sono in pratica pronti – ha concluso l’assessore Casini – s’inizierà con quelli per i giovani (under 40 ndr) e a mano a mano nel giro di pochi mesi usciranno gli altri: quello dell’innovazione misura 4 e il bando del biologico, il bando sulla promozione uscirà immediatamente dopo. Sappiamo bene che ci sono delle scadenze che v’interessano e la volontà dell’assessorato è di aiutarvi a partecipare a queste fiere. Il bando sulla promozione uscirà perciò in tempi brevissimi e ci sarà tutto il supporto che c’è sempre stato, non dovete preoccuparvi dei tempi. Regione Marche crede fortemente nel lavoro di IMT e vuole proseguire su una linea che possa favorire le imprese vitivinicole marchigiane. Ma le Marche agricole non sono solo vino o solo Verdiccio. Questo è sì uno dei nostri testimonial d’eccellenza nel mondo, ma deve essere visto come locomotiva di un treno fatto di tanti vagoni che trasportano le altre DOC, ma anche l’olio la zootecnia e tutta la grande varietà di prodotti agroalimentare di cui la regione è ricca”. Gabriele Costantini
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IL VERDICCHIO È IL VINO BIANCO PIÙ PREMIATO D’ITALIA L’
indagine, basata su un indice sintetico che ha coniugato i risultati dei vini che si sono aggiudicati almeno un premio nelle 8 principali guide (Vini d’Italia del Gambero Rosso, Bibenda, I Vini d’Italia de L’Espresso, I vini di Veronelli, Slow Wine, Vinibuoni d’Italia, Guida essenziale ai vini d’Italia e Vitae), ha visto primeggiare per il terzo anno consecutivo l’autoctono marchigiano di Jesi e Matelica.
Nel dettaglio, nella speciale classifica riservata agli autoctoni, sono 61 i premi ricevuti dal Verdicchio, seguito dal Fiano – in grande crescita con 43 riconoscimenti, 8 in più rispetto al 2014 – che supera in rimonta il Friulano (37). Al quarto posto il veronese Soave (32, +4 sull’anno scorso) e poi il Trebbiano d’Abruzzo (16 premi, -3). Cambia poco se agli autoctoni si aggiungono tutte le tipologie di vini bianchi: immutato il podio, mentre il Soave è raggiunto dal Sauvignon al quarto posto a pari merito e il Trebbiano d’Abruzzo esce dalla top 10 per fermarsi soltanto al dodicesimo posto (l’anno scorso era decimo). “Il crescente numero di riconoscimenti per il Verdicchio - ha detto Alberto Mazzoni, direttore di IMT (il consorzio che con 780 aziende e 16 denominazioni rappresenta l'82% dell'export delle Marche) conferma la qualità ormai diffusa sul territorio, con quasi un terzo delle aziende premiate che producono oltre 5mila bottiglie. Obiettivo ora è incrementare le vendite in Italia, che esprime il 52% del fatturato dell'imbottigliato, e nel mercato nordeuropeo. Ma soprattutto - ha concluso Mazzoni - a fronte di una qualità universalmente riconosciuta, è indispensabile puntare alla crescita del prezzo medio a bottiglia”.
CLASSIFICA AUTOCTONI
Verdicchio, poi Fiano, Friulano, Soave e Trebbiano d'Abruzzo. È la classifica dei vini bianchi fermi più premiati dalle principali guide italiane, realizzata da Gabriele Micozzi, docente di marketing dell’Università Politecnica delle Marche per conto dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini – IMT
Attendibilità delle guide: Gambero Rosso mantiene la leadership Con 0,88 punti la guida del Gambero Rosso è la pubblicazione più apprezzata e credibile per i consumatori italiani. E’ questo il risultato della seconda parte dell’indagine condotta da Micozzi, che ha misurato l’indice di attendibilità delle principali 8 guide, attraverso interviste dirette a un campione rappresentativo della popolazione italiana. Secondo posto per la guida de L’Espresso che riagguanta la seconda posizione con 0,73, dopo averla lasciata ai 5 grappoli di Bibenda l’anno scorso. Quest’ultima, con un indice che si ferma solo a 0,70, vede scavalcarsi anche dalla più giovane guida Slow Wine (indice di 0,72). In calo il gradimento per la storica guida Veronelli, ferma in quinta posizione con 0,55 a pari merito con Vitae, al suo secondo anno di vita. Chiudono la classifica, ViniBuoni d’Italia (0,49) e Doctor Wine (0,42) che non riesce a incrementare la sua fama come la coetanea Vitae. LA “CLASSIFICA DI GRADIMENTO” DELLE GUIDE:
Vini d’Italia – Gambero Rosso L'Espresso Slow Wine 5 grappoli – Bibenda Veronelli Vitae - AIS ViniBuoni Doctor Wine
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0,88 0,73 0,72 0,70 0,55 0,55 0,49 0,42
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Elisa Di Francisca e Alberto Mazzoni
PRESENTATA LA NUOVA CAMPAGNA DEL VERDICCHIO
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uovo look per il Verdicchio che per il 2016 debutta anche in veste ‘social’, al fianco dell’olimpionica Elisa Di Francisca con la campagna “Verdicchio: Storie di Carattere” presentata nel mese di dicembre a Jesi dal direttore dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini (IMT), Alberto Mazzoni e da HEERO creative project assieme alla campionessa marchigiana di scherma.
Obiettivo della nuova campagna - che parte da oggi sui social network con una nuova pagina Facebook dedicata al Verdicchio per arrivare poi sulla stampa e in radio nei prossimi mesi - è “esprimere attraverso le immagini la profonda identità territoriale di questo vino di lunga tradizione ma allo stesso tempo la sua eleganza e la sua forte personalità”, come spiegato dallo studio HEERO che ha realizzato l’advertising. Si rinnova inoltre il sodalizio con Elisa Di Francisca, ambasciatrice del Verdicchio nel mondo, per il terzo anno consecutivo vino bianco più premiato dalle principali guide di settore. La campionessa jesina di scherma sarà, infatti, il volto della prima tranche della campagna dal claim “Classe e tenacia” che vede affiancare le sue due passioni, Verdicchio e fioretto, in look black and white. “Classe e tenacia – ha detto Elisa Di Francisca – riassumono due caratteristiche insite nel dna del Verdicchio e che negli anni hanno reso questo vino un grande campione. Aspetti in cui mi riconosco pienamente, sono perciò orgogliosa di continuare a promuovere in Italia e sulle pedane internazionali
Il vino bianco più premiato d’Italia sbarca su Facebook sempre insieme alla campionessa di scherma Elisa Di Francisca
questo vino così legato alla mia terra”. Per Alberto Mazzoni, direttore di IMT: “Per il terzo anno il Verdicchio si conferma vino bianco campione d’Italia con 61 riconoscimenti dalle principali guide italiane assegnati a 27 aziende, pari a circa un terzo delle cantine che producono oltre 5mila bottiglie. Un risultato che premia la perseveranza e gli investimenti fatti dai produttori in vigna e in cantina, grazie ai quali oggi abbiamo una qualità diffusa sul territorio. L’eccellenza è frutto di storie di carattere e di tenacia: due elementi che contraddistinguono sia i nostri produttori che la nostra campionessa di scherma”. Tre i claim che affiancheranno le “Storie di carattere” del Verdicchio, ognuno dedicato a un aspetto diverso del territorio: ‘Classe e tenacia’ che conferma il primato del Verdicchio, vino bianco fermo più premiato d’Italia e il rinnovato sodalizio con Elisa Di Francisca; seguiranno in una seconda tranche i claim per il prodotto, “Prezioso per natura”, e per il territorio, “Radici autentiche”. A “Storie di carattere” sarà infine ispirata anche la nuova pagina Facebook del Verdicchio, online da oggi: accanto alle ultime notizie sul bianco autoctono, la fanpage racconterà ogni settimana la storia di uno dei cento produttori di Verdicchio delle Marche – da Ampelio Bucci in poi - che hanno fatto, e stanno facendo, la storia di questo vino e ne esprimono tutte le sfaccettature.
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TUTELA AMBIENTALE E SVILUPPO DEL TERRITORIO Presentato il Report 2015 di Sognus Spa: aumenta la raccolta differenziata e calano i costi per i cittadini
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ella bellissima cornice della Biblioteca La Fornace di Moie di Maiolati Spontini si è tenuta la presentazione del Report 2015 della Sogenus Spa.
Dal 1989 Sogenus si occupa di raccolta, trasporto, recupero e smaltimento di rifiuti. Dal 2009 è divenuta una società per azioni a partecipazione interamente pubblica: appartiene al territorio e ne cura con professionalità e responsabilità il benessere ambientale attraverso la realizzazione del servizio di raccolta differenziata per i 12 Comuni della Vallesina, membri del CIS-Consorzio Intercomunale Servizi. Da più di vent’anni, inoltre, Sogenus gestisce la discarica "La Cornacchia", di proprietà del Comune di Maiolati Spontini (AN), impegnandosi, in linea con le direttive europee, nella prevenzione dei rifiuti, nel loro recupero e smaltimento nell'impianto come soluzione residuale. Ha aperto l’incontro il Sindaco di Maiolati Spontini Umberto Domizioli, che ha rilevato come “Tutta l’attività di Sogenus è improntata a una totale trasparenza, oltre che al rispetto dell’ambiente e delle esigenze dei cittadini e delle imprese artigiane e commerciali di tutto il territorio”. “Questo Report è la conferma – ha detto Eddi Ceccarelli, Presidente di Sogenus – che vogliamo 'stravolgere' il concetto diffuso di discarica puntando su un'identità green e sempre più ecosostenibile. Ne è dimostrazione l’inaugurazione dell'Oasi della biodiversità, l’avvio a conclusione dell'iter di approvazione del progetto di completamento dell'ampliamento dell'impianto, la cui attuazione è resa necessaria per favorire in circa 8 anni la sua definitiva chiusura, come deliberato dal Comune di Maiolati Spontini”. Finiti i saluti introduttivi, la presentazione dei dati è entrata nel vivo con le parole del Direttore Generale di Sogenus Spa Mauro Ragaini. “Prima di entrare nella specificità dei numeri – ha dichiarato Ragaini – lasciatemi dire che negli ultimi tempi è stata messa in piedi una campagna di delegittimazione che ha creato apprensione ingiustificata nei cittadini, negli addetti ai lavori e anche negli stessi amministratori. Questa del Report 2015 rappresenta anche la nostra risposta agli attacchi ricevuti. La pubblicazione dei dati la cui veridicità è inconfutabile, potrà riportare alla realtà dei fatti senza possibilità di smentita o mistificazione. E tanto per essere ancora più chiari, ricordo a tutti, che la discarica è di proprietà del Comune di Maiolati Spontini e che la Sogenus Spa ha come soci i comuni per i quali svolge i propri servizi e ai quali gira cospicui utili che servono anche per portare in pareggio, i bilanci delle singole amministrazioni”. “Come tutti saprete, presso la discarica sono smaltiti rifiuti urbani, rifiuti ingombranti, nonché rifiuti speciali non pericolosi e alcune categorie di rifiuti speciali pericolosi provenienti prevalentemente dalle Marche.
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. Ambiente
Da sinistra: Umberto Domizioli Sindaco di Maiolati Spontini, Mauro Ragaini direttore Sogenus e Eddi Ceccarelli presidente Sogenus
Dal 2009 Sogenus gestisce anche la raccolta differenziata per i Comuni del CIS. Tra il 2012 e il 2014, la raccolta totale di RSU avviati al recupero è cresciuta del 9,14%. La percentuale media di raccolta differenziata del CIS è ha raggiunto nel 2014 il 58,74% con il Comune di Maiolati Spontini che fa registrare il maggior quantitativo di RSU totali raccolti e avviati a trattamento e recupero che superando 1 milione e 791 mila kg porta la raccolta differenziata al 67,58% avviato a recupero. Seguono Rosora, Castelbellino e Mergo nei quali, rispettivamente, sono stati raccolti e destinati a trattamento e recupero oltre 489 mila kg, pari a una raccolta differenziata del 67,39% avviato al recupero, oltre 1 milione e 175 mila kg, pari al 66,74% avviato al recupero, e oltre 293 mila kg, pari al 65,61% avviato al recupero. Unico comune in difficoltà è risultato San Paolo di Jesi che per una serie di difficoltà, non ultima la peculiarità del territorio, non è riuscito ad avere performance positive”. L’incremento della raccolta inviata a recupero ha portato in tutti i comuni del CIS a un’importante diminuzione dei costi di smaltimento in discarica comprensivi dell’ecocontributo. Le ottime performance conseguite hanno permesso di limitare l’impatto dei costi di smaltimento sulla TARI, mai superiori al 15%, con un notevole beneficio per i contribuenti. “Di là dei numeri presentati che tutti potranno approfondire e, sui quali, siamo disponibili a dare qualsiasi chiarimento – ha dichiarato Ragaini – ricordo che il lavoro principale che si svolge in discarica non é lo smaltimento del rifiuto, ma la gestione ambientale di ben 54 ettari di territorio che deve essere controllato, sorvegliato e manutenuto, perché occorre garantire che l’ambiente circostante la discarica sia il massimo della salubrità. Una moderna discarica non può più prescindere dalle problematiche legate alla captazione e gestione del biogas. Il sistema di captazione, trattamento e riutilizzo del biogas garantisce la sicurezza all’interno della discarica e nelle aree limitrofe, minimizza le emissioni, eventualmente nocive, che possono esercitare un forte impatto sulla popolazione e sull’ambiente e consente il recupero di una fonte di energia rinnovabile. In pratica la captazione del biogas consente l’eliminazione delle emissioni odorose, portate dallo stesso quale prodotto finale della degradazione dei rifiuti organici.
Ambiente
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I dati indicano che nell'ultimo triennio il biogas recuperato è sceso da 7 a 4 milioni di metri cubi. La diminuzione deriva in parte dalle limitazioni di legge che non consentono il conferimento di alcuni materiali che producono biogas in discarica e dall’aumento della raccolta differenziata dell’umido”. Tale diminuzione ha comportato il calo della produzione di energia elettrica prodotta dall’aspirazione del biogas”. Sempre a garanzia della salubrità dell’aria circostante la discarica “La Cornacchia” la Sogenus ha realizzato una serie di monitoraggi tra cui il controllo delle emissioni in atmosfera, delle emissioni sonore, sulle emissioni odorose e organiche volatili, e sulle emissioni polverose. Tutte queste verifiche hanno sempre riportato dati di molto al di sotto delle soglie previste dalle specifiche normative. Sogenus ha anche voluto ripristinare il territorio utilizzato dall’impianto, creando all’interno dello stesso l’Oasi della Biodiversità che, inaugurata nel giugno del 2015, ha visto non solo la realizzazione del mero recupero dell’area, ma la realizzazione di un progetto che rendesse l’ambiente ospitale e dall’elevato valore didattico e culturale, ricostruendo gli equilibri strutturali e funzionali dell’ecosistema e realizzando una copertura vegetale con specie erbacee, arbustive e arboree che trovano sempre più difficoltà di sopravvivenza nei paesaggi agricoli. Ulteriore fiore all’occhiello dei bio monitoraggi è stato l’utilizzo delle api che rappresentano un ottimo indicatore ambientale. Sono state installate delle arnie all’interno dell’impianto e le api sono state monitorate per 8 anni. Non è stata rilevata alcuna presenza d’inquinamento da fitofarmaci né il superamento dei valori di riferimento di metalli pesanti per le aree industrializzate (cadmio, nichel e piombo) sulle api e nel miele. “I dati che potere leggere e verificare all’interno del Report – ha terminato Ragaini – sono nel complesso positivi ma, convinti che il miglioramento continuo non sia soltanto un proclama decantato dal sistema di certificazione della qualità, ma un obiettivo da raggiungere costantemente, sono convinto che il prossimo anno riusciremo a comunicare dati ancora più gratificanti per tutti coloro che lavorano in Sogenus e per i territori serviti dall’azienda”. Luigi Gagliardi
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Ph: Patrizia Lo Conte
MIRELLA SALUZZO L
Come abbiamo scritto anche nel precedente numero della nostra rivista, la mostra “Sculture” non è stato un momento culturale legato esclusivamente alla scultura, infatti, nelle giornate del 28, 29 e 30 giugno si è organizzato un workshop fotografico in cui la tridimensionalità plastica della scultura è divenuta il tema di riferimento dell’arte fotografica. Questo interessante progetto di “crossboarding” è frutto di un’idea di Gabriele Costantini proposta ed elaborata dalla scultrice e dal prof Carlo Emanuele Bugatti, direttore del Musinf. L’iniziativa è stata realizzata in collaborazione con il Museo Comunale d’Arte Moderna dell’Informazione e della Fotografia di Senigallia e la casa editrice Gabbiano di Ancona. Riferendosi alle esperienze già svolte alla Biennale di Venezia e presso grandi istituzioni museali internazionali, i fotografi chiamati a cimentarsi in questo lavoro sono stati: Stefano Bascone, Roberto Grassi, Patrizia Lo Conte, Marco Mandolini, Anna Mencaroni, Alfonso Napolitano, Stefania Ronchini. Alcuni scatti realizzati durante questa 3 giorni sono stati pubblicati in appendice al catalogo della mostra di Mirella Saluzzo, che è stato presentato alla stampa e al pubblico il 29 luglio 2015.
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. Arte
Ph: Stefania Ronchini
a mostra “Sculture” di Mirella Saluzzo tenutasi alla Rocca Roveresca di Senigallia dal 29 giugno al 29 agosto 2015, ha registrato oltre 20.000 visitatori, un risultato di tutto rispetto che mette in luce due cose; la prima è la valenza artistica della scultrice, la seconda è che la città di Senigallia riesce a sviluppare le proprie attività di accoglienza ben oltre al turismo balneare.
Ph: Marco Mandolini
E LE MARCHE
20.000 visitatori per la mostra “Sculture”, workshop fotografico, catalogo e due istallazioni saldano il rapporto fra l’artista ravennate e il territorio marchigiano
Ph: Stefania Ronchini
Chi è Mirella Saluzzo Nasce ad Alassio (SV), vive e lavora a Ravenna e Milano. Studia lingue, viaggia e soggiorna per lungo tempo in Germania e Inghilterra. Rientrata in Italia si diploma all’Accademia di Brera a Milano alla fine degli anni ’70. Ha come maestri Luigi Veronesi, Guido Ballo e Luciano Caramel, la cui amicizia e frequentazione è di particolare importanza per la sua formazione. Inizia a esporre nei primissimi anni ’80: sono gli anni del colore, delle grandi tele e delle opere in terracotta che ha imparato ad amare negli anni vissuti ad Albissola; sono anche gli anni degli inviti a Figure dallo sfondo, Galleria d’Arte Moderna di Ferrara nel 1984 e XIII Premio Gallarate nel 1985, la cui opera è entrata a far parte della collezione del museo. L’interesse per la scultura si fa sempre più pressante e nel corso degli anni ’90 porta avanti la sua ricerca sperimentando l’utilizzo di vari materiali, anche assemblati tra loro. Il lavoro svolto dal 1989 al 2003, viene documentato nella personale, curata da L. Caramel, alla Rocca di Riolo Terme, in occasione della sua riapertura al pubblico dopo anni di restauri. Nel 2005 è invitata alla XIV Quadriennale di Roma e la sua opera Uscita di insicurezza è ora parte della collezione della Fondazione stessa a Villa Carpegna. Dagli anni 2000 utilizza principalmente la lamiera d’alluminio per realizzare opere anche di grandi dimensioni, la cui superficie viene incisa, graffiata, spazzolata con varie tecniche allo scopo di ottenere rimandi dinamici di luce ed ombra. Continua ad esporre ininterrottamente in mostre collettive e personali dagli anni ’80. Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private. Hanno scritto di lei G. M. Accame, B. Bandini, M. Bonicatti, G. Bonomi, R. Bossaglia, C. E. Bugatti, L. Caramel, T. Carpentieri, M. Campitelli, C. Cerritelli, W. Guadagnini, G. Guberti, P. Levi, A. Madesani, M. Mojana, G. Papi, M. Pasqua, M. Pasquali, F. Pola, E. Pontiggia, E. Pozzetti, P. Serra, S. Simoni, C. Spadoni, A. Veca, M. Zanelli.
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A sinistra l’opera di Mirella Saluzzo: “Raccoglitore di Suoni” inaugurata il 5 dicembre 2015 è oggi il simbolo iconografico del Villino Romualdo a Ripe, Trecastelli (AN), luogo deputato al museo dedicato alla pittrice Nori De’Nobili, ma dove troviamo anche il Centro Studi sulla Donna nelle Arti Visive Contemporanee. Sotto: la scultura “Colpo di Vento” inaugurata il 27 dicembre 2015. L’opera si trova nell’Area Archeologica e Museo la Fenice di Senigallia ed è andata ad arricchire il patrimonio artistico monumentale della città. Da destra: Simonetta Bucari assessore alla cultura del Comune di Senigallia, Mirella Saluzzo, Maurizio Mangialardi sindaco di Senigallia, Fabrizio Volpini consigliere Regione Marche, la Senatrice Silvana Amati e Carlo Emanuele Bugatti direttore del MUSINF
Ma vi è di più. Mostra, workshop fotografico e catalogo sono stati gli elementi primi che hanno portato all’inaugurazione di ben due istallazioni dell’artista ravennate sul territorio marchigiano e, nello specifico, nel Comune di Trecastelli e in quello di Senigallia. “Sono molto contenta – ha dichiarato Mirella Saluzzo – di contribuire alla valorizzazione del patrimonio monumentale delle Marche. La mia mostra personale nella Rocca Roveresca di questa estate è stata per me un’esperienza molto positiva non solo per la bella sede messami a disposizione, ma anche per i rapporti umani che nel frattempo si sono instaurati”. E proprio grazie a questi rapporti e alla lungimiranza delle amministrazioni di Senigallia e Trecastelli che oggi tutti possono ammirare le sculture “Raccoglitore di Suoni” e “Colpo di Vento”. La prima è stata posta nel cortile del Villino Romualdo a Ripe (AN), luogo deputato al museo dedicato alla pittrice Nori De’Nobili, ma dove anche troviamo il Centro Studi sulla Donna nelle Arti Visive Contemporanee. Oggi “Raccoglitore di Suoni” è il simbolo iconografico di questo luogo di cultura ed è stato inaugurato il 5 dicembre 2015 in occasione della presentazione della mostra “Dedicato a Nori – 22 artiste per Nori De’Nobili”, un’esposizione che ha rappresentato una tappa molto importante per il Museo di Trecastelli, realizzata in collaborazione con il Museo Alda Merini di Milano. In mostra si sono potute ammirare le opere delle artiste del Museo Alda Merini di Milano e dell’Accademia di Brera, che hanno realizzato significativi lavori ispirati alle due figure femminili protagoniste: Nori De’ Nobili e Alda Merini. Il progetto, patrocinato dal Senato della Repubblica, sostenuto dalla Regione Marche e dall’Assessorato alle Pari Opportunità Regione Marche, è nato con la volontà di rivolgere particolare attenzione alle arti e alla creatività al femminile, mettendo a confronto due singolari donne artiste; la pittrice marchigiana Nori De’ Nobili e la poetessa milanese Alda Merini. “Colpo di Vento” è stata collocata, invece, nell’Area Archeologica e Museo la Fenice a Senigallia ed è stata svelata alla cittadinanza domenica 27 dicembre 2015. L’opera della Saluzzo è andata ad arricchire Il patrimonio artistico monumentale della città di Senigallia. Alla cerimonia di inaugurazione erano presenti: Maurizio Mangialardi sindaco di Senigallia, Simonetta Bucari assessore alla cultura del Comune di Senigallia, Carlo Emanuele Bugatti direttore del MUSINF e l’artista Mirella Saluzzo. “Siamo contenti di questo dono che Mirella Saluzzo ha voluto fare alla nostra città – ha dichiarato nell’occasione il sindaco Mangialardi - che andrà a impreziosire il patrimonio artistico di Senigallia, e in particolare un’area di grande prestigio culturale come quella archeologica. Questa ultima meritava un evento così importante in quanto può e deve essere sempre più al centro di momenti e manifestazioni culturali che riguardano la nostra città. Una bellissima scultura “Colpo di Vento”, ben contestualizzata che rimarrà qui a disposizione di tutti i visitatori come un messaggio che ha in sé il contenuto di comunicare un dialogo fra antico e moderno. Un dono che salda ulteriormente il legame tra la nostra città e quest’artista, sbocciato la scorsa estate in occasione della sua mostra “Sculture”, curata da Giorgio Bonomi e allestita nella Rocca Roveresca”. Simona Zava
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ANALISI DEL WORKSHOP FOTOGRAFICO Roberto Bascone
Patrizia Lo Conte
Marco Mandolini
Alfonso Napolitano
La ricerca continua di Mirella Saluzzo nelle stanze della Rocca Roveresca di Senigallia si è contraddistinta da sculture caratterizzate dal movimento d’imponenti spirali, che hanno alternato forti vibrazioni di alluminio e rame a delicati e poetici rilievi su carta. Tutto ciò ha concesso ai fotografi del Museo Comunale d’Arte Moderna dell’Informazione e della Fotografia di Senigallia, in collaborazione con la Casa Editrice Gabbiano, l’opportunità di realizzare uno stimolante workshop fotografico, con la viva partecipazione al progetto della scultrice stessa e del Direttore del Museo, Prof. Carlo Emanuele Bugatti. Le opere della Saluzzo sono state motivo di rielaborazione da parte dei fotografi invitati a confrontarsi per dare vita ad altre opere d’arte. Un dettaglio sfumato e poetico è l’opera nata dallo scatto di Stefano Bascone, mentre torsioni metalliche che volgono all’infinito sono state il pensiero di Roberto Grassi. Patrizia Lo Conte ha interpretato la materia come figlia di due elementi fondamentali: il fuoco e l’acqua, che hanno plasmato la materia stessa in nuova vita. Marco Mandolini ha accostato l’energia del lavoro alla leggerezza della forza, elevando all’Olimpo i segni lasciati dall’artista, come fossero messaggi in codice. Anna Mencaroni ha interpretato l’opera della Saluzzo come mura antiche ed enigmatiche, insormontabili nella loro instancabile resistenza. Alfonso Napolitano ha catturato particolari in uno scatto, per restituirci segni che tentano di parlare, gridare e pregare. Stefania Ronchini ha giocato con gli opposti, portando l’attenzione su luci e ombre, per esaltare una visione spirituale di “Eteree Sculture”. La tridimensionalità plastica delle opere di Mirella Saluzzo è stata motivo d’ispirazione dell’arte fotografica contemporanea, come un elogio alla capacità di rielaborare sensazioni ed emozioni ma anche materia e forma: arte genera arte. S. Z.
Anna Mencaroli
Roberto Grassi
Stefania Ronchini
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Roma
Dubai
Milano
MIRKO SILVESTRINI ESPONE A ZARA A
l pubblico di Zara si è presentato con le attrazioni urbane e reportage fotografici di Roma, Milano, Dubai, Abu Dhabi, Napoli e in quest'occasione anche con i reportage urbani di Zara, specialmente di Višnjik, dove ha fotografato l'impianto sportivo di Krešimir Ćosić e il palazzo banca OTP. Mirko Silvestrini è un fotografo freelance impegnato in diversi settori come la fotografia artistica, architettonica, da palco e il reportage. Senigalliese di nascita, Silvestrini riceve il suo imprinting fotografico grazie al “Gruppo Misa” (Cavalli, Branzi, Ferroni, Giacomelli). Formatosi fotograficamente presso il MUSINF (Museo Comunale di Arte Moderna, dell’Informazione e della Fotografia di Senigallia) e l'Associazione senigalliese Sena Nova, collabora con alcuni studi di Architettura a Dubai. Ha pubblicato su riviste nazionali alcuni reportage fra cui la protesta degli studenti di Taiwan, 2014 e l’alluvione di Senigallia, 2014. Ha pubblicato le foto artistiche per diverse case editrici. Nel 2015 una sua foto è stata inclusa nell’ultimo libro di storia e critica fotografica del Prof. Enzo Carli dal titolo “Quella porta sullo sguardo. Viaggio breve nella fotografia artistica italiana”. Oltre ad essere fotografo artistico e ricercatore, Silvestrini è anche psicologo specializzato nella terapia del dolore e pianista. In ogni suo scatto c'è uno strano silenzio luminoso che intanto rappresenta una composizione astratta, metafisica. Per il direttore della galleria Zoran apo questa mostra è ancora una conferma che “Zara è una città molto attenta alla fotografia poiché molte aperture di mostre di quadri sono molto meno visitate di questa presso la galleria Zadart”. Il maestro della fotografia di Zara Željko Karavida ha dichiarato che questa mostra “E’ il frutto di una collaborazione tra l'associazione Zadart e l'associazione Rovereschi di Senigallia con cui Zadart che ha portato al raggiungimento di traguardi con-
Grande successo di pubblico per il senigalliese che si racconta in un’intervista a 360 gradi
siderevoli. Alla realizzazione di questa mostra ha contribuito molto la zaratina Viktorija Maruši che vive a Senigallia. Abbiamo incontrato il Silvestrini a Senigallia, sua città d’origine. Qual è il tema centrale delle tue foto? “L’architettura urbana come espressione (a volte anche caricaturale) del sistema. A livello sociale, l’architettura rappresenta la storia dei popoli, le ideologie, il loro modo di stare al mondo ma, nel contempo, esprime e incoraggia desideri, illusioni e prospettive future e/o futuribili. Secondo l’antropologo Marc Augé, l’architettura sembra restituire il senso del tempo e parlarci di quello che verrà. A livello personale, le mura delle città diventano uno schermo sul quale proiettare emozioni, desideri, inquietudini tutte individuali e soggettive. Nel libro “ Le Città invisibili” Italo Calvino scrive che: “D’una città non godi le sette o le settantasette meraviglie, ma la risposta che dà alla tua domanda”. In questa mostra, che ha avuto luogo nel Settembre scorso nella galleria d’arte Zadart (situata nel cuore del centro storico di Zara) ho esposto scatti di Dubai, Abu Dhabi, Milano, Roma, Napoli e di Zara”. Cosa ti spinge a fare questo tipo di foto? “Ho iniziato a seguito di un periodo di smarrimento personale e di delusione nei riguardi del contesto italiano, le sue istituzioni, i suoi palazzi. L’Italia contemporanea, con la sua crisi di valori e d’identità, mi sembrava così indifferente e priva di opportunità. Decisi di sviluppare una personale visione dei miei ambienti, della mia quotidianità, partendo proprio dalla mia città, Senigallia. Da allora ho iniziato a sviluppare un linguaggio espressivo basato su codici capaci di stimolarmi, divertirmi ma soprattutto, di strutturare un nuovo rapporto, tutto personale e pro-attivo con l’ambiente che mi circonda. Insomma, una specie di psicoterapia o, per meglio
Zadar
dire, una fototerapia”. Che tipo di linguaggio adotti nelle foto? “Queste foto rappresentano un tentativo di tradurre in immagini tre elementi cardine della musica, in altre parole l’armonia, il ritmo e le frequenze sonore. Ciò che ne scaturisce sarebbe una sinestesia, ossia la lettura di un fenomeno sensoriale - le immagini - utilizzando categorie di un diverso canale sensoriale - l’udito. Concepisco le foto come composizioni musicali, partiture. Normalmente quando scatto ascoltando jazz. Nella lettura delle foto non bisogna fare troppo affidamen-
Milano to al linguaggio verbale. Credo che il linguaggio pre-verbale delle forme, del ritmo e dei colori sia il principale codice da utilizzarsi. Ho notato che i bambini in età pre scolare o delle elementari apprezzano particolarmente questo genere di scatto … oltre al bambino che c’è in me! C’è un interessante dibatto neuroscientifico a tal riguardo”. E per il prossimo futuro? “La medesima organizzazione che mi ha ospitato a Zara m’inviterà a esporre alcune foto a Rijeka, la vecchia città istriana di Fiume, entro la fine dell’anno”. G.C.
Chi è Mirko Silvestrini Mirko Silvestrini è uno psicologo clinico, dottore in ricerca specializzato nel dolore cronico e neuroscienze, psicoterapeuta biosistemico in formazione, musicista e fotografo freelance. Il suo approccio multidisciplinare lo ha sempre più avvicinato a uno sguardo “complesso” sul mondo e a un pensiero “sistemico”. Quello della “complessità” è dunque il paradigma di riferimento che di volta in volta utilizza nel contestualizzarsi nel flusso del quotidiano e nel confronto con esso. I ritmi, le armonie, le frequenze sono i comuni denominatori che Silvestrini costantemente tenta di rintracciare nelle sue diverse aree d’interesse, la salute, la patologia, la fotografia, la musica. Infatti, sul versante della fotografia, gli aspetti astratti e architettonici sono quelli che fino ad ora hanno maggiormente stimolato la sua creatività. Mirko fotografa per studi di architettura a Dubai e nel sud-est asiatico ma lavora anche nella stage photography e nel reportage. Le sue “urban abstract photos” s’ispirano alle “Città Invisibili” di Italo Calvino. Perdersi nei quartieri sconosciuti di città remote è la chiave per comprendere le città che aveva visitato per giungere fin là, questa era la risposta immaginata da Marco Polo alla domanda di Kublai Kan imperatore melanconico dei Tartari. Il viaggio verso l’ignoto come narrazione del proprio passato soggetto a continue trascrizioni secondo le traiettorie del presente, delle città visitate. Mirko Silvestrini Urban Photographer
Ph: Samuele Toppi
Milano
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SOLD OUT ALLA PRESENTAZIONE DI MARCHE CHEF L’evento di presentazione dell’opera libraria ideato dall’Associazione Provinciale Cuochi Ancona di domenica 29 novembre 2015 alla Rotonda di Senigallia ha visto la partecipazione di quasi 400 ospiti. A termine del dibattito è stato possibile degustare gratuitamente pietanze a base di olio monovarietale abbinate ad alcune grandi DOC, tutto rigorosamente Made in Marche
U
n grandissimo successo di pubblico, quasi 400 persone, alla presentazione del libro Marche Chef “oli monovarietali e vini marchigiani protagonisti dei piatti di 100 chef”. L’evento si è tenuto domenica 29 novembre 2015 alla Rotonda di Senigallia. La “prima” di un’opera libraria, ma che è stato anche un momento di approfondimento e dibattito sulle questioni concernenti il nutrizionismo.
La tavola rotonda ha visto la partecipazione di Maurizio Mangialardi Sindaco di Senigallia e Firmina Bacchiocchi Dirigente Scolastico Istituto Panzini di Senigallia. Gli interventi di carattere tecnico sono stati affidati ad Alberto Mazzoni Direttore dell'Istituto Marchigiano Tutela Vini, Barbara Alfei ASSAM, Domenico Balducci Presidente AIS Marche, Claudio Gasparini chef docente Istituto Panzini di Senigallia e Luca Santini chef Presidente Associazione Provinciale Cuochi Ancona e docente Istituto Panzini di Senigallia. “La presentazione di un’opera così prestigiosa a Senigallia – ha dichiarato il Sindaco Mangialardi – conferma sempre più il ruolo centrale delle politiche turistiche della nostra città legate alla destagionalizzazione e alla cultura enogastronomica. Un tema, quello dell’olio extra vergine di oliva monovarietale che è oggi di grande attualità, anche alla luce dei recenti fatti di cronaca che hanno visto ben 7 aziende italiane pro-
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Da sinistra: Maurizio Mangialardi sindaco di Senigallia, Gabriele Costantini, Firmina Bacchiocchi Dirigente Scolastico Istituto Panzini di Senigallia
Da sinistra: Domenico Balducci, presidente AIS Marche, Luca Santini chef Presidente Associazione Provinciale Cuochi Ancona e docente Istituto Panzini di Senigallia, Alberto Mazzoni Direttore dell'Istituto Marchigiano Tutela Vini, Barbara Alfei ASSAM, Claudio Gasparini chef docente Istituto Panzini di Senigallia, Marco Mandolini e Gabriele Costantini
duttrici di olio accusate di avere messo in vendita bottiglie di extravergine che in realtà non lo era, quindi meno costoso nel processo di produzione e di qualità inferiore”. “Questo nuovo volume – ha affermato Alberto Mazzoni – è il racconto dell’integrazione tra vino, cibo, olio extravergine monovarietale, narrata dai migliori interpreti della nostra terra. Solo così si crea un unico prodotto, un’unica esperienza, in grado di portare alta l’immagine e il percepito del made in Marche nel mondo. A ognuna delle 100 ricette raccontate dai 100 chef è abbinato un vino, in ogni sua sfaccettatura. Ogni abbinamento diventa così espressione di terroir e di peculiarità delle nostre produzioni: un’unicità resa possibile solo grazie una crescita fortissima del sistema dagli anni Ottanta ai giorni nostri grazie al lavoro costante e instancabile di produttori ed enologi sulle nostre 20 denominazioni. Puntando sui vitigni autoctoni e
sulla diversità del territorio abbiamo raggiunto negli anni risultati impensabili, senza abbandonarci a prodotti facili di largo consumo”. “L’Associazione Provinciale Cuochi Ancona ha fortemente creduto in questo progetto editoriale – ha detto Luca Santini – perché l’olio monovarietale può e deve diventare elemento sostanziale dei piatti che sono proposti nei ristoranti di tutto il mondo. L’extravergine d’oliva non può essere più pensato come a un elemento che “unge” il piatto, l’olio di qualità è oggi principio imprescindibile di ogni ricetta. E’ necessario, a nostro avviso, fare informazione sull’argomento, al fine di creare una cultura diffusa su queste questioni. Questo processo può prendere slancio proprio dal mondo delle associazioni e della scuola, così che l’olio monovarietale possa occupare il posto autorevole che gli spetta all’interno della Cucina Italiana”. Gabriele Costantini
Marche Chef “oli monovarietali e vini marchigiani protagonisti dei piatti di 100 chef” La pubblicazione scritta in lingua italiana e inglese editata dalla casa editrice Gabbiano di Ancona ha l’obiettivo di portare a sintesi il vincente trinomio della produzione dell’olio monovarietale, del vino autoctono e della gastronomia. 100 ricette realizzate da altrettanti chef marchigiani che lavorano nelle Marche, in Italia e nel mondo. Un reale connubio tra la ricerca, l’elaborazione e la preparazione di ricette esaltate con oli monovarietali che, grazie all’abbinamento alle grandi DOC marchigiane, rendono unica la proposta gastronomica. Tutto questo dà origine a un unicum che si concretizza in una ricetta che tutela la biodiversità marchigiana e crea un vero e proprio segno distintivo rispetto alle produzioni massificate e omologate che il mercato internazionale vorrebbe imporre. Un viaggio che porterà il lettore a un nuovo livello di condivisione e conoscenza di questi straordinari frutti della terra.
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Enogastronomia
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CALABRIA: AUTORITÀ PORTUALE UNICA
L’assessore ai Trasporti del comune di Reggio Calabria, Agata Quattrone, si è detto d’accordo con la linea ministeriale di ridisegno delle autorità portuali. “Le potenzialità delle port authority di Messina e di Reggio-Gioia Tauro – da detto Quattrone - hanno, infatti, la possibilità di esprimersi a pieno solo in una visione regionale per motivi geografici, economici e logistici. Con Messina, è chiaro, dovremo saper alimentare la giusta cooperazione”. Un’idea, quella dell’assessore ai Trasporti, condivisa anche dal consigliere Delegato alla Città Metropolitana di Reggio Calabria Riccardo Mauro che rafforza l’idea del progetto dell’Area dello Stretto. “In questo ambito – ha commentato Mauro – riveste valore strategico la cooperazione tra i Comuni dell’area e in particolare l’azione di coordinamento delle politiche di trasporto pubblico locale e di attraversamento dello Stretto. La nascita della Città Metropolitana – ha aggiunto – è un fatto che non può non generare importanti conseguenze anche sul piano del traasporto. Prevedere la nascita di un’autorità portuale regionale sotto l’egida del Porto core di Gioia Tauro rappresenta dunque nient’altro che la conseguenza naturale della vocazione di crescita del sistema portuale della Città Metropolitana”.
Continua la fase recupero dell’economia partita nel 2014 dal Centro-Nord e che con un ritardo di un anno, si percepisce nel Sud e nelle Isole. È quanto emerge dall'edizione numero 29 del Report Sud, il rapporto semestrale previsionale sull'economia del Mezzogiorno, realizzato da Diste Consulting in collaborazione con l’Università degli studi di Palermo. "Non significa ci siamo messi alle spalle la crisi - spiega il professore Pietro Busetta Università degli Studi di Palermo, Isesst -. I cenni di risveglio provengono principalmente dall'occupazione: nel primo semestre dell'anno è cresciuta su base tendenziale di oltre 60 mila unità, registrando un incremento dell'1,1% a fronte di un +0,4% nel Centro/Nord. Contestualmente, il tasso di disoccupazione è sceso al 20,3% nel Sud/Isole e al 9,4% nell'altra area. "Le previsioni 2015 - spiega il presidente Diste Consulting Alessandro La Monica - stimano un incremento del prodotto interno lordo dell'area meridionale e insulare prossimo allo 0,3%, dopo la flessione dell'1,5% dell'anno precedente. Il Pil del Centro/Nord, reduce da un +0,3% nel 2014, si prevede che crescerà quest'anno dello 0,8%".
BASILICATA: 383 IMPRESE DELLA COMUNICAZIONE
SICILIA: IL MEZZOGIORNO TORNA A CRESCERE, MA LA CRISI C’È
Da un rapporto della Confartigianato risulta che in Basilicata, nel 2014 erano presenti ben 383 aziende del settore della comunicazione e di queste, quattro su cinque sono quelle on-line e si suddividono tra le 240 della provincia di Potenza e le 143 di quella di Matera. Al primo posto le attività professionali, scientifiche e tecniche (147) seguite da quelle di stampa e riproduzione di supporti registrati (124) e di servizi d’informazione (63). Secondo il rapporto di Confartigianato, il 55,8% degli internauti italiani utilizza il web per informarsi e, a sorpresa, la media nazionale è superata dagli over 75 con una quota del 66,9% dei ‘navigatori’ più anziani che legge on line news, giornali e periodici. L’uso del web per scaricare e leggere libri riguarda invece soltanto il 15,6% degli utenti di Internet. Un valore che sale al 21,9% per gli internauti tra 18 e 19 anni. Il telefono cellulare è l’oggetto tecnologico più diffuso tra gli italiani: il 93,6% delle famiglie ne possiede almeno uno. Seguono il personal computer, a disposizione del 63,2% delle famiglie, il telefono cellulare connesso a Internet (54%), la macchina fotografica digitale (50,8%). Notevolmente meno diffusi, anche se in crescita, gli e-book, in possesso del 6,8% delle famiglie.
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PUGLIA: INAUGURATA LA PIATTAFORMA LOGISTICA DI TARANTO
Il Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Graziano Delrio, ha inaugurato i primi giorni di dicembre la piattaforma logistica del porto di Taranto. Il progetto, ritenuto strategico e di preminente interesse nazionale, migliorerà la dotazione infrastrutturale complessiva del porto e garantirà i servizi nel campo della logistica integrata. Al taglio del nastro erano presenti, tra gli altri anche il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, il sindaco di Taranto Ippazio Stefano, il commissario dell'Autorità portuale Sergio Prete. Il progetto, frutto di un project financing di 219 milioni di euro, rientra nella realizzazione dei lavori di Piastra Logistica integrata insieme all'ampliamento del quarto sporgente e della darsena a ovest del quarto sporgente. “La Puglia ha un sistema portuale di assoluta rilevanza e quindi che le Authority siano due o una non è un problema – ha detto Delrio, parlando con i giornalisti a margine dell’inaugurazione -. Il problema è riempire i porti di lavori e di economia perché la Puglia può, attraverso i suoi porti, avere uno sviluppo molto importante. La riforma mira intanto a far partire i lavori programmati. Qui a Taranto abbiamo fatto un progresso enorme in quest’anno. Nel 2016 tornerà a essere uno dei porti più importanti del Mediterraneo e io sono molto soddisfatto di questi lavori”.
Graziano Delrio
In tema di dotazione infrastrutturale la Basilicata si colloca al 184° posto su 270 regioni europee e in tema di accessibilità regionale è al penultimo posto in Italia. Entrando nel dettaglio, la prima graduatoria, quella della dotazione, se calata nel contesto nazionale, piazza il territorio lucano al 18° posto; gli fanno compagnia, tra le ultime 8, quasi tutti regioni del Sud, isole comprese: Sardegna, Calabria, Sicilia, Molise, Puglia e Abruzzo. Tra loro spunta anche un territorio del centro nord: la regione Marche. Sono questi i risultati che emergono dal rapporto “Problemi e prospettive dei trasporti e della logistica in Italia” realizzato dall’ufficio studi di Confcommercio in collaborazione con Isfort. Va ricordato che per accessibilità s’intende l’indicatore che misura la facilità di raggiungere determinati territori, utilizzando le dotazioni infrastrutturali esistenti. Quest’indicatore come si evince dallo studio è discendente da Nord verso Sud. Un’elevata criticità si registra in particolare nell’area tra Molise, Abruzzo, Marche, Umbria, fino a giungere alla Toscana e all’Emilia Romagna. Qui alla presenza di distretti produttivi specializzati nella manifattura, si contrappone un livello di accessibilità alla rete logistica al di sotto della media. Difficoltà che si riflettono anche sulle estensioni meridionali più profonde della dorsale adriatica che toccano sistemi locali forti della Puglia e della Basilicata.
ABRUZZO: INSIEME ALLE MARCHE PER LA MACROREGIONE
Luciano D’Alfonso
MOLISE: AGLI ULTIMI POSTI IN EUORPA E IN ITALIA PER LE INFRASTRUTTURE
“Il cammino della Macroregione Adriatico-Ionica sulle tracce dell'Ipa Adriatic Cbc" è il titolo del convegno - organizzato dalla Regione Abruzzo - che si è svolto a bordo della fregata "Maestrale" nel porto di Ortona. “Abbiamo voluto, non a caso - ha detto il presidente della Regione Luciano D'Alfonso - affrontare queste tematiche oggi sulla Maestrale in contemporanea con le votazioni sulla strategia per la Macroregione Adriatico-Ionica e sull'emendamento che dovrebbe portare l'Abruzzo nelle reti di trasporto transnazionali TenT. Quello della Macroregione Adriatico-Ionica é un progetto che ci vede fortemente motivati e in prima linea al fianco della Regione Marche che é stata la prima a credere in quest’opportunità e la Croazia che rappresenta in questo senso un partner privilegiato anche nella difesa delle nostre coste”. Fra i relatori del convegno il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli: “Abbiamo lavorato 15 anni per il riconoscimento della Macroregione ora dobbiamo dare il via a una seconda fase massimizzando gli obiettivi dell’intera area e guardando a una condivisione generale”. Il presidente dell'Autorità Portuale di Civitavecchia Pasqualino Monti, anche lui intervenuto al convegno, ha rilevato l’esigenza di inserire, tra gli obiettivi da perseguire nell'ambito della Macroregione Adriatico-Ionica, la realizzazione di un corridoio orizzontale europeo marino fra Ortona (Chieti) e Civitavecchia (Roma)”.
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UMBRIA: SEGNALI DI RECUPERO ECONOMICO
Dopo tre anni di flessione, nella prima parte del 2015 l’attività economica dell’Umbria ha mostrato segnali di recupero. La moderata ripresa della domanda interna si è accompagnata a un’espansione delle esportazioni. Nei primi nove mesi dell’anno l’attività industriale ha evidenziato una tendenza positiva, estesa a tutti i principali settori di specializzazione. Nell’edilizia è proseguita la contrazione dei livelli produttivi, in particolare per gli operatori di maggiori dimensioni; le attività di ristrutturazione hanno tuttavia evidenziato alcuni segnali positivi. La ripresa dei consumi delle famiglie si è riflessa in un lieve incremento delle vendite al dettaglio. Sono ulteriormente aumentati i flussi turistici, soprattutto di visitatori stranieri. La crescita dell’occupazione rilevata dalla metà dello scorso anno si è intensificata, in presenza di un incremento rilevante delle assunzioni a tempo indeterminato. L’aumento del numero di persone in cerca di lavoro ha però determinato una sostanziale stazionarietà del tasso di disoccupazione. Nel corso del 2015 il credito concesso da banche e società finanziarie a residenti umbri ha ripreso ad aumentare. L’espansione ha beneficiato del miglioramento congiunturale e ha coinvolto principalmente le imprese e gli intermediari di maggiori dimensioni.
La giovane società sammarinese specializzata nella realizzazione di applicazioni mobile per smartphone e tablet, Mr. APPs srl, è stata scelta come testimonial della 15a edizione di Nuove Idee Nuove Imprese. Nato nel 2002 su iniziativa della Fondazione CARIM a cui si sono affiancati enti della Provincia di Rimini e della Repubblica di San Marino, il progetto Nuove Idee Nuove Imprese si sviluppa per formare giovani imprenditori e rendere idee imprenditoriali vere e proprie aziende. Il primo premio prevede un compenso di € 20.000, il secondo di €12.000 e infine il terzo di € 6.000. Nel 2013, Mr. APPs arrivò al secondo posto con l’innovativo progetto “La mia App”, un pratico servizio rivolto alle piccole e medie imprese che permette di poter realizzare la propria app mobile nativa iOS e Android per raccontare la propria storia, mettere in mostra i propri prodotti/servizi e comunicare novità, promozioni ed eventi direttamente sullo smartphone dei propri clienti. “Siamo orgogliosi di essere stati scelti come testimonial della prossima edizione di Nuove Idee Nuove Imprese e poter rappresentare questo fantastico concorso rivolto a chiunque abbia il coraggio e la volontà di avviare una propria azienda. È stata per noi un’esperienza estremamente utile e formativa che ci ha permesso di affacciarsi al mondo dell’imprenditoria con maggiore competenza e fiducia”.
EMILIA ROMAGNA: BOOM VOUCHER
SAN MARINO: MR. APPS TESTIMONIAL DI NUOVE IDEE E NUOVE IMPRESE
La qualità del lavoro non migliora a fronte di una maggior dinamicità della domanda in quanto il processo di stabilizzazione rimane più formale che sostanziale, a causa dei recenti interventi normativi e le diverse forme contrattuali discontinue sono sostituite dall'esponenziale crescita dei voucher. È quanto emerge dal terzo rapporto Ires-Cgil sull'economia e il lavoro in Emilia Romagna. Le stesse condizioni economiche e sociali delle famiglie, che emerge dallo studio, risentono gravemente del perdurare della crisi. Anche se l'Emilia Romagna continua a godere, da questo punto di vista, di uno status molto migliore rispetto alla media nazionale, tuttavia la riduzione del potere d'acquisto delle famiglie ha fatto crescere la quota di nuclei familiari che dichiarano di non essere in grado di far fronte a spese impreviste. Grande quindi, secondo il rapporto Ires, è il grado d’incertezza che caratterizza ancora in questo momento sia la crescita del sistema economico, sia le dinamiche sociali e occupazionali del territorio emiliano-romagnolo.
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VENETO: CREDITO DA 100 MILIONI ALLE PMI
Le Confindustria di Padova e Vicenza e Unindustria Treviso rinnovano l’accordo con FriulAdria Crédit Agricole per l’assistenza finanziaria e prestiti agevolati per investimenti con un plafond di 100 milioni di euro per le 6 mila imprese associate alle associazioni industriali delle tre province venete. La banca con sede a Pordenone ha erogato nei primi sei mesi di sperimentazione dell’accordo 45 milioni di euro, di cui 10 milioni alle aziende padovane, 10 milioni alle aziende vicentine e 25 milioni a quelle trevigiane. La collaborazione con FriulAdria consente alle pmi associate a Confindustria e Unindustria nelle tre province di continuare ad accedere a liquidità a breve termine (ad esempio per far fronte ai pagamenti di metà e fine anno come quattordicesime, tredicesime e imposte), e a credito agevolato per investimenti produttivi ed esigenze finanziarie aziendali anche attraverso il plafond Beni strumentali (la “nuova Sabatini”) che prevede un contributo da parte del Ministero dello Sviluppo economico. Un pacchetto specifico è dedicato all’agroindustria: c’è una specifica linea di credito per l’anticipo dei contributi comunitari erogati dal Piano di Sviluppo Rurale della Regione Veneto, i cui bandi sono d’imminente apertura.
"La Regione Lombardia vuole dimostrare con i fatti e non solo con le parole di essere al fianco dei familiari delle vittime della criminalità. Di recente, in Giunta, sono stati approvati i criteri d'accesso al fondo da 100.000 euro volto a sostenere assistenza legale ed emergenze economiche che derivano dalla perdita di un proprio caro". Queste le parole con cui Simona Bordonali, assessore regionale alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione, ha presentato l’iniziativa. Per quanto riguarda l'assistenza legale, il contributo è riconosciuto, sul singolo procedimento giudiziario, a rimborso delle spese e degli onorari sostenuti, nella misura dell'80% del loro importo e comunque nel limite massimo complessivo di 20.000 euro. La domanda di contributo per emergenze economiche è riservata ai familiari che, al momento del decesso, erano conviventi con la vittima o che ricevevano un assegno alimentare. Il contributo è destinato al pagamento delle spese volte a soddisfare i bisogni primari, quali vitto, alloggio, vestiario, spese mediche, spese scolastiche, nella misura dell'80% per un massimo di 20.000 euro. I contributi sono riconosciuti se il valore dell'attestazione Isee non è superiore a 30.000 euro.
TRENTINO ALTO ADIGE: FININT INVESTMENTS SGR INVESTE IN SG ELETTRICA SRL
LOMBARDIA: ASSISTENZA LEGALE ED ECONOMICA AI FAMIGLIARI DELLE VITTIME DI CRIMINALITÀ
Finint Investments Sgr investe un milione di euro nella società SG Elettrica Srl, attiva nel campo della progettazione, costruzione, installazione, manutenzione e assistenza di sistemi elettrici di controllo e potenza. SG Elettrica nasce nel 1993 a Mattarello (Trento), negli ultimi anni ha acquisito risorse e attività, facendo proprie competenze chiave caratterizzanti il business di riferimento e complementari allo stesso, per rafforzare e consolidare la posizione sul mercato e diversificare la propria azione in settori attigui e di nicchia. Questo dinamismo imprenditoriale ha portato alla creazione di SG Group e allo sviluppo di progetti fortemente innovativi in diversi mercati e settori tra cui quello elettrico, termoidraulico, trattamento acque e depurazione, energetico e fotovoltaico, software, oltreché benessere e salute della persona ed ecologia. Si tratta del nono investimento del Fondo Strategico del Trentino Alto Adige che nel comparto di Trento a oggi ha eseguito investimenti complessivi per 36,7 milioni di euro.
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FRIULI VENEZIA GIULIA: ITALIA/SLOVENIA BENEFICI PER IMPRESE E CITTADINI
"Il nuovo Programma di Cooperazione transfrontaliera Italia/Slovenia consentirà di sviluppare una progettualità importante, a beneficio d’imprese e cittadini, imprimendo un ulteriore salto di qualità ai rapporti transfrontalieri, anche in virtù della stretta connessione che questo Programma ha sia con la Strategia della Macroregione Alpina (EUSALP) che con la Strategia per la Macroregione Adriatico-Ionica (EUSAIR), producendo così un benefico effetto moltiplicatore". Lo ha affermato la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani commentando "con indubbia soddisfazione" la notizia che la Commissione Europea ha approvato il Programma di Cooperazione transfrontaliera Italia/Slovenia, che per i prossimi sette anni potrà contare su un bilancio di 91,6 milioni di euro, di cui 79 milioni dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR). Rispetto alle risorse a disposizione, Serracchiani ha anche fatto notare che "si tratta di un importo finanziario molto alto, se paragonato ad altri programmi transfrontalieri. Un elemento già di per sé foriero di effetti positivi". Per Serracchiani l'approvazione del Programma è "il risultato della decisione, di riattivare, lo scorso gennaio, la Commissione mista per lo sviluppo comune tra Repubblica di Slovenia e Regione Friuli Venezia Giulia”.
Il Fondo monetario internazionale ha terminato uno studio in Slovenia per monitorare il funzionamento del sistema sanitario nazionale, dal quale sono emersi numerosi esempi di spesa inefficiente e considerando l'aspettativa di vita, le stime comparative di FMI dimostrano anche che è piuttosto costoso. Il Fondo suggerisce l'adozione di riforme a livello di assistenza sanitaria di base e finanziamento degli ospedali e di trovare soluzioni sotto forma di pagamenti supplementari da parte dei pazienti per le cure mediche, insieme alla definizione di un paniere fisso di servizi. A detta degli analisti del FMI, l'assistenza sanitaria di base prevede diritti troppo ampi e di conseguenza è molto costosa e da tale situazione poi deriverebbe l'antieconomicità dell'intero sistema. Il Fondo ha rilevato ance un'insufficiente cooperazione fra sanità pubblica e cliniche private e che, spesso, l'ammontare dei costi e la reale efficienza clinica non sono presi in considerazione al momento di decidere il trattamento da realizzare.
SLOVENIA: LUBIANA, LA SANITÀ COSTA TROPPO
Christine Lagarde
CROAZIA: VOLA L’EXPORT
In questi primi nove mesi le esportazioni di materie prime effettuate dalla Croazia sono lievitate dell'11,2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre l'import è cresciuto del 6,4%. Lo attestano gli ultimi dati diffusi mercoledì dall'Istat croato (Dzs), secondo cui nei primi nove mesi di quest'anno l'export croato ha raggiunto un valore totale pari a 8,4 miliardi di euro, mentre l'import 13,8 miliardi di euro. Inoltre, in questo periodo, il deficit commerciale è sceso a quota 5,3 miliardi di euro, in altre parole lo 0,3% in meno su base annuale. Il mercato principale per i prodotti croati è rimasto quello dell'Unione europea, rappresentando il 66,2% delle esportazioni totali effettuate da Zagabria (5,6 miliardi di euro), in crescita del 16,1% rispetto al medesimo periodo del 2014. Quanto alle importazioni dagli Stati membri dell'Ue, l'aumento è stato pari al 10,2% e il loro valore totale è stato di 10,7 miliardi di euro. Peraltro i principali partner commerciali della Croazia sono state la Germania, seguita da Italia e Slovenia.
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SERBIA: IN ATTESA DELLA NUOVA TIPO - FCA
Il Governo della Bosnia ed Erzegovina, ha annunciato che a breve inizieranno i test sulle trasmissioni in digitale terrestre. La sperimentazione comincerà dalle tre maggiori città: Sarajevo, Banja Luka e Mostar. Secondo i programmi, entro il primo anno di diffusione dovrebbe essere coperto l 80% del territorio nazionale mente per il restante territorio serviranno tre anni. Il Ministro ha anche spiegato che l avvio delle trasmissioni sta comportando problemi alle trasmissioni in analogico per una grande fetta della popolazione; problemi legati soprattutto all assegnazione delle frequenze, che dovrebbero essere risolti in tempi brevi. Matanovic ha inoltre annunciato altri provvedimenti riguardanti il passaggio al nuovo standard, tra cui la selezione di una commissione che supervisionerà i vari passaggi, dall acquisizione delle attrezzature, all organizzazione di aste internazionali laddove richiesto, alla scelta dell ammontare e delle risorse dei fondi da destinare ai contributi da offrire alla cittadinanza per l acquisto delle apparecchiature necessarie.
La situazione politica sempre più complessa della Turchia potrebbe risultare vantaggiosa per la Serbia: s’ipotizza, infatti, che la FCA (ex Fiat e in Serbia FAS) potrebbe trovare interessante trasferire la produzione della nuova "Tipo" nel grande impianto di Kragujevac. Il ragionamento sembra essere fatto più che altro per esclusione: accantonate le prospettive di nuovi impianti in Russia a causa della nuova "guerra fredda" e di fronte alla grave area di crisi che coinvolge gli stabilimenti turchi della "Tofas", la casa automobilistica potrebbe trovare conveniente ricorrere agli impianti di Kragujevac, che a oggi sono ampiamente sottoutilizzati, trasferendo in Serbia la produzione della "Tipo", basata fra l'altro su una piattaforma eguale a quella della "500" che esce già dalla fabbrica della Sumadja. La cosa però non è affatto semplice a causa della mancanza di un'acciaieria che sia in grado di produrre i laminati che sono alla base di qualsiasi vettura. Un nuovo modello, dunque, potrebbe rilanciare le sorti della fabbrica di Kragujevac che secondo l'accordo con la FCA avrebbe dovuto produrre due modelli, ma fino ad oggi si limita ad assemblarne uno, anche se le auto che escono dagli impianti di Kragujevac rappresentano la prima voce nelle esportazioni del Paese, e dunque tutti avrebbero interesse a rinnovare l'accordo.
BOSNIA HERZEGOVINA: A BREVE IL VIA AI TEST SUL DIGITALE TERRESTRE
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MONTENEGRO: ADESIONE ALLA NATO CREA TENSIONI POLITICHE
Si va formando nel Paese balcanico una vasta coalizione popolare chiamata ‘Anti Alleanza Nord Atlantica’. Il Partito democratico dei socialisti, all'opposizione in Montenegro, sta lavorando per la formazione di una coalizione anti-alleanza nord atlantica con tutti i partiti patriottici, le organizzazioni non governative, le onlus e i movimenti sociali del Montenegro che si oppongono. La nuova coalizione dovrebbe comprendere anche il partito serbo Nuova democrazia e un invito sarà rivolto anche al Partito socialista popolare. L'alleanza si prefigge lo scopo di garantire la neutralità militare del Montenegro. Per Milan Knezevic, leader del partito dell'opposizione "Fronte Democratico" è importante "che la Russia sostenga la neutralità militare del Montenegro e ne sia, assieme alla Nato, il garante". Le manifestazioni popolari anti Nato in Montenegro proseguono già da qualche mese e anche il Partito Popolare Socialista sostiene che i cittadini del Montenegro "hanno il diritto di esprimere il loro parere tramite un referendum democratico, libero e onesto, da svolgersi parallelamente alle elezioni".
ALBANIA: LA SITUAZIONE DEGLI INVESTIMENTI ESTERI
Da un’informativa dell’ICE si evince che gli investimenti esteri in Albania sono sempre più concentrati nell industria delle materie prime in particolare sull estrazione del petrolio. Secondo i dati della Banca d Albania, nel 2014 circa il 58% del totale degli investimenti esteri riguardavano l industria estrattiva, con 504 milioni di euro; anche se con il 14% in meno rispetto al 2013, l industria estrattiva continua a dominare gli investimenti esteri. Il secondo settore con i maggiori investimenti esteri durante lo scorso anno era quello delle comunicazioni con 112 milioni di dollari, 7 volte in più dell anno precedente; gli investimenti in questo settore occupano comunque meno del 13 per cento del totale, con una netta differenza con l industria estrattiva; altri settori con rilevanti investimenti esteri sono l energia e l immobiliare, con all incirca 8,5% ciascuno. Questa struttura degli investimenti esteri diretti si riflette anche nella loro divisione secondo i paesi: l investitore maggiore in Albania è il Canada, sopratutto grazie alle attività della società estrattiva del petrolio Bankers Petroleum; al secondo posto c’è la Grecia con 118 milioni di euro durante il 2014; seguono l Olanda, la Svizzera e Turchia, mentre gli investimenti italiani durante il 2014 sono stati di 38 milioni di euro.
Via libera della Commissione europea al nuovo programma di cooperazione transfrontaliera fra Italia e Grecia, che per i prossimi sette anni avrà a disposizione un bilancio di 123 milioni di euro, di cui 105 milioni dal Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr). In Italia protagonista è la Puglia, con i territori di Taranto, Brindisi, Lecce, Foggia, Bari, Barletta-Andria-Trani, mentre in Grecia partecipano al programma Arta, Tesprozia, Ioannina, Prevesa, Zacinto, Corfù, Cefalonia, Leucade, EtoliaAcarnania, Acaia e Ilia. Il programma punta in particolare ad aumentare la competitività economica sostenendo l'imprenditorialità, l'innovazione e i cluster di attività economiche, sempre nell'ambito della Strategia Europea della Macroregione Adriatico-Ionica (Eusair). "Concentrandosi su un numero limitato di priorità traducibili in risultati concreti, il piano d'azione promuoverà quindi l'interazione tra Pmi, favorendo sia i processi innovativi in settori che sfruttano risorse locali comuni e consentirà di migliorare la gestione congiunta degli effetti dell'attività umana sulle risorse naturali nelle zone urbane, di pianura e costiere del Mar Ionio e dell'Adriatico, rafforzando anche la protezione della biodiversità marina e terrestre.
GRECIA: BRUXELLES OK A NUOVO PROGRAMMA ITALIA-GRECIA
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