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UN’EUROPA PIÙ GIUSTA
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bbiamo dedicato la copertina di questo numero al vertice internazionale Italia – Serbia che si è tenuto a metà ottobre ad Ancona. Questa scelta è motivata da una profonda convinzione che va di là dalla straordinarietà della decisione del Governo italiano di far svolgere il vertice in una città diversa dalla capitale del Paese che, comunque, è già da se un’importante notizia di cronaca. Da anni, infatti, come testata perseguiamo l’obiettivo di comunicare un’area vasta come quella dell’Adriatico e dei territori che da questo lembo di Mediterraneo sono bagnati. Ci rendiamo perfettamente conto della complessità della cosa essendo, per primi, abituati a relazionarci con argomenti simili e di così complicata natura. Ora, questo incontro, a nostro avviso, ha un valore simbolico che va ben oltre, come sopra si diceva, alla straordinarietà di un mero cambio di location. Ad Ancona si è chiuso un cerchio, è stato completato un percorso difficile e a cui, magari, non tutti credevano. È giusto dire senza se e senza ma che il merito di quanto è stato fatto è da ascrivere al presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca, il quale, da anni si spende con caparbietà nel perseguimento di quest’obiettivo. La strategia adriatico ionica, oggi, è un’importante evoluzione che l’Europa compie, proponendo e mettendo in luce le questioni inerenti il sud del continente, la parte più debole se vogliamo o, comunque, quella che più soffre il difficile contesto congiunturale. Nei quattro pilastri di cui si compone la strategia, (blue economy; connessioni infrastrutturali tra Regioni; ambiente e sostenibilità dello sviluppo, turismo e trasversalmente agli stessi gli altri due ovvero ricerca, innovazione, sviluppo delle pmi e formazione e capacity building) sono racchiuse le sfide, ma anche le opportunità che dovranno esser sviluppate nel futuro di un’ Europa che oggi, forse, agli occhi di molti si può mostrare come più giusta ed equilibrata. Le nuove relazioni che si andranno a creare, al di la dei significati politici e istituzionali, daranno le possibilità ai cittadini di quest’area vasta di pensare e sviluppare un nuovo disegno che possa, in ultima analisi, accrescere il benessere di questi territori. Dato che Il secondo pilastro della Macroregione Adriatico Ionica riguarda le infrastrutture, già su questa edizione abbiamo voluto fare un approfondimento sui porti, mettendo sotto una nuova luce quelle che potrebbero essere gli argomenti salienti degli scali, elementi fondamentali e importantissimi per tutti i sistemi Paese. Gabriele Costantini
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.Editoriale
Adriaeco - Adriatic Economy Observer
Adriaeco Adriatic Economy Observer · n. 30 Anno VI · Agosto/Ottobre 2013 Registrazione Tribunale di Ancona n°26/07 del Registro Periodici del 22 dicembre 2007 Iscrizione al ROC · numero 16575 Direttore responsabile Gabriele Costantini direttore@adriaeco.eu Editore · Gabbiano-Srl - Via Chiusa, 6 edificio C · 60027 Osimo (AN) · T. 071.9989979 Redazione · Via Chiusa, 6 - edificio C 60027 Osimo (AN) - T. 071.9989979 info@adriaeco.eu - www.adriaeco.eu Redazione Zadar · Trg Kneza Višeslava 6/g 23000 Zadar Tel. 00385 - 23778833 Hanno collaborato:
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Poste Italiane s.p.a - spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N. 46) art.1 comma 1 - Commerciale Business Ancona n. 45/2008. Distribuzione: in abbonamento postale 6 edizioni Euro 15,00. Per informazioni: 071.9989979 Versamento a mezzo bonifico bancario c/o IW Bank Iban IT 77 V 03165 01600 000011771732 Chiuso in redazione: 22/10/2013 “Adriaeco – Adriatic Economy Observer” non è responsabile per la qualità, provenienza o veridicità delle inserzioni. La direzione di “Adriaeco” si riserva di modificare, rifiutare o sospendere la pubblicazione dei testi o delle inserzioni a proprio insindacabile giudizio. L’editore non risponde per eventuali ritardi o perdite causate dalla non pubblicazione dell’inserzione per qualsiasi motivo. Non è neppure responsabile per eventuali errori di stampa. Gli inserzionisti dovranno rifondere all’editore ogni spesa da esso eventualmente supportata in seguito a malintesi, dichiarazioni, violazione di diritti, ecc. a causa dell’annuncio. È vietata la riproduzione totale o parziale di tutti i testi, i disegni, le foto riprodotte su questo numero della rivista. Manoscritti, disegni, foto anche se non pubblicati, non vengono restituiti. Tutti i diritti riservati.
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Sommario
Debora Serracchiani presidente Regione Friuli Venezia Giulia
EDITORIALE Un’Europa più giusta
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L’INTERVISTA Debora Serracchiani: ritrovare la capacità di dare risposte
p. 6
WELCOME CROAZIA Croazia: partner economico strategico
p. 8
FIERA DEL LEVANTE Macroregione: evitare il provincialismo
p. 12
VERTICE ITALIA SERBIA Ancona capitale italiana dell’Adriatico
p. 14
ANCONA CAPOLUGO Ancona protagonista della strategia per la Macreoregione Adriatico Ionica
p. 16
Da sinistra: Ambasciatore Damir Grubiša, Vincenzo Varagona, Rodolfo Giampieri, Valeria Mancinelli, Ambasciatore Fabio Pigliapoco
Silvia Godelli
PORTI DELL’ADRIATICO p. 18 Port Community e Sistema Porto Autorità Portuale di Ancona: si proceda alla nomina del nuovo presidente Simonella: porto di Ancona: non solo infrastrutture Pesaresi: Porto Aeroporto Interporto, serve coordinamento unico Eurosped: il porto è un luogo di lavoro Frittelli Maritime Group: è ora di fare G&G Mauro: l’utopia è sempre l’orizzonte Isa Yachts: la Mole Vanvitelliana simbolo della rinascita Garbage Services: un porto a impatto ambientale 0 AP Ravenna: un moderno sistema portuale al servizio della supply chain internazionale Galliano di Marco: che cosa è il “Progettone” Consar, stabile il bilancio ora serve il rilancio
Antonio Maniglio
Il Presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca con il Primo Ministro serbo Ivica Dačić e il Premier Enrico Letta
AREE DELL’ADRIATICO p. 40 Puglia · Molise · Abruzzo Regione Marche: Oli Monovarietali, una varietà, un olio, un territorio, una storia Repubblica di San Marino · Emilia Romagna · Veneto · FVG AVVISO AI NAVIGANTI Quando il futuro non è più roseo!
p. 50
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Paolo Eusebi
Roberto Pesaresi
Galliano Di Marco
Veniero Rosetti
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Debora Serracchiani in vista in Ancona ha parlato di politiche internazionali, riorganizzazione della burocrazia pubblica e di portualità
RITROVARE LA CAPACITÀ DI DARE RISPOSTE
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eo presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, agguerrita sostenitrice di una riflessione sull’identità del suo partito e sulla questione morale della politica, incontrando Debora Serracchiani ci si accorge subito di avere di fronte una persona concreta e diretta con la quale si può parlare di partito, politica nazionale e internazionale. Ed è proprio con la politica internazionale, in particolare con le nuove strategie macroregionali, che abbiamo iniziato l’intervista. Presidente Serracchiani dopo quella Baltica, Danubiana e Adriatico - Ionica, ci si appresta alla creazione di una nuova strategia macroregionale, quella Alpina… “In effetti, con la firma dell’accordo di Grenoble, sottoscritto lo scorso 18 ottobre, dai presidenti delle Regioni e delle Province autonome dell’arco alpino, si è fatto un importante passo avanti nella realizzazione di una strategia che coinvolge un’area di oltre 450 mila chilometri quadrati in cui vivono di 70 milioni di persone”. Quindi un’Europa in cui vige sempre più il principio di sussidiarietà e nella quale le Regioni stanno acquisendo un ruolo centrale? “Esattamente! Tale centralità è sempre più importante per confrontarsi con la crescita e lo sviluppo, ma soprattutto per razionalizzare l’utilizzo dei fondi comunitari in funzione appunto di macroaree e non d’intere nazioni cha spesso hanno esigenze differenti nelle diverse zone”. La sua regione si trova al centro di almeno due Macroregioni: quella Adriatico – Ionica e quella che si sta avviando per la Regione Alpina. Non crede che ci sarà bisogno di una cabina di regia dedicata per il coordinamento delle specifiche azioni? “Stiamo già ragionando su questa necessità. Il Friuli Venezia Giulia è centrale rispetto alle due Macroregioni e, anche, alle infrastrutture di trasporto che s’intersecano nell’area. È proprio per tale considerazione che abbiamo ottenuto il coordinamento del pilastro due della strategia della Macroregione Adriatico – Ionica che si focalizza proprio sul rafforzamento dei collegamenti dell’area. Attraverso i balcani, la nostra regione guarda a realtà che costituiscono lo spazio comune tra Italia e Russia e non è un caso che il vertice italo - russo si terrà a Trieste il prossimo 26 novembre. A completamento della direttrice Ovest-Est stiamo attivandoci, con il coinvolgimento del Ministro per la Coesione Territoriale Carlo Trigilia, per provare a essere annessi anche alla Macroregione del Danubio, strategia quest’ultima all’interno della quale
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.L’intervista
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Debora Serracchiani presidente Regione Friuli Venezia Giulia
non entrammo all’epoca della costituzione in cui il Ministro degli esteri era Franco Frattini”. Qual è il pregio delle strategie macroregionali? “Le strategie hanno la peculiarità di proporre politiche di aggregazione e cooperazione tra paesi di un territorio allargato con criticità ed esigenze comuni, che fanno già parte dell’Unione europea, ma coinvolgendo anche quei paesi che aspirano a farne parte e che magari hanno già avviato le trattative per l’adesione. Quindi, oltre ad avere una valenza economica per la ricaduta dei finanziamenti, ha anche un forte effetto aggregante tra Paesi di culture e potenzialità geopolitiche diverse”. Parliamo di portualità. Anche in questo caso la sua regione si trova inserita in un contesto di cooperazione. Che cosa ne pensa? “Credo che l’unione possa fare solo bene agli attori che ne fanno parte. Il Napa è nato per provare ad affrontare il mercato globale con strategie e indirizzi comuni, ma occorre anche mettere in atto azioni che riequilibrino e leniscano la naturale concorrenzialità tra i porti che ne fanno parte, altrimenti non si riuscirà a cogliere gli obiettivi concordati”. Il Friuli Venezia Giulia potrebbe giocare il ruolo di piattaforma logistica del quadrante centro-est europeo. Come affrontare questo ruolo? “Intanto sfruttando tutte le opportunità che ci si presentano. Per esempio, agganciare anche una direttrice Nord – Sud come il Corridoio Baltico Adriatico è fondamentale, perché, sommandosi al Corridoio V Ovest – Est completerebbe la nostra capacità di servire a 360° tutte le grandi direttrici europee. È poi sottointeso che devono essere messi a sistema tutti i vari elementi del complesso logistico: dai porti con i loro retro porti, le vie di comunicazione terrestri e ferroviarie e, soprattutto, spingere l’intermodalità. Quest’ultimo punto è strategicamente fondamentale e la nostra amministrazione sta investendo ingenti risorse
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L’intervista
tutti gli anni per sostenere anche i servizi connessi all’intermodalità”. Per ottimizzare la gestione dei porti e di tutte le infrastrutture logistiche e viarie regionali, da più parti si punta a definire una sorta di Autority regionale, che cosa ne pensa? “Credo che sia un ottimo modo per dare a tutti gli elementi del trasporto e della supply – chain un’unica governance con strategie e obiettivi ben definiti. Nel nostro caso, poi, sarebbe un modo per regolare con un’unica regia più realtà, sia per attività svolta sia per natura giuridica”. Un accenno alla politica nazionale. Qual è secondo lei un primo modo per dare un segnale di avvicinamento ai cittadini e recuperare credibilità da parte della politica? “Il primo passo è di dimostrare che, in un momento di crisi economica come quello che stiamo vivendo, anche noi politici, a tutti i livelli, dobbiamo fare la nostra parte contribuendo alla ripresa del Paese. Ecco, per esempio, credo che la sottoscritta, per il livello di reddito che ha, dovrebbe assolutamente pagare l’IMU o come si possa mai chiamare. Inoltre è necessario attuare le riforme istituzionali riducendo i parlamentari e le province che, dovranno essere sostituite da aggregazioni di comuni. Avviare un processo di sburocratizzazione della macchina dello Stato aggredendo ogni singolo atto amministrativo, riducendolo al minimo e facendo in modo che ci siano tempi certi e responsabili appurati di ognuno di essi. Per esempio, nella mia Regione, oltre ai tagli alle auto blu, agli emolumenti, ai vitalizi e all’eliminazione delle società che non servivano, abbiamo fissato, per ogni atto amministrativo, il responsabile e i tempi sicuri di risposta. Sì perché la politica, se vuole tornare credibile e riavvicinarsi ai cittadini, deve tornare a dare risposte vere in tempi ragionevoli”. Luigi Gagliardi
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A partire da sinistra: Damir Grubiša, Ambasciatore della Repubblica di Croazia in Italia; il realtore Vincenzo Varagona; Rodolfo Giampieri, presidente Camera di Commercio di Ancona, Presidente del Forum delle Camere di Commercio dell'Adriatico e dello Ionico; Valeria Mancinelli, sindaco di Ancona; Ambasciatore Fabio Pigliapoco, Segretario dellʼIniziativa Adriatico – Ionica
Jadranka Radovanić, Past president del Forum delle Camere di Commercio dell'Adriatico e dello Ionio e Presidente della Camera dell'Economia di Spalato; Massimo Sessa, Direttore ICE agenzia di Zagabria.
CROAZIA: PARTNER ECONOMICO STRATEGICO
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ncona capitale della Macroregione è sede del Segretariato dell’Iniziativa Adriatico Ionica, del Forum delle Camere di Commercio dell’Adriatico e dello Ionio, del Forum delle Città e di quello delle Università. Centrale come posizione nella nuova macroregione Adriatico Ionica che nascerà nel 2014.
Con un convegno dal taglio economico e imprenditoriale che si è svolto lo scorso settembre alla Loggia dei Mercanti, Ancona ha dato il benvenuto in Europa alla Croazia, ventottesimo Stato membro dell’Ue dal primo luglio. Dopo la Slovenia, entrata nell’Ue nel 2004, la Croazia è la seconda delle sei Repubbliche che componevano l’ex Jugoslavia ad aderire all'Unione europea. Nel 2005 sono stati avviati i negoziati di adesione con Bruxelles, terminati nel giugno 2011. In un referendum nel gennaio 2012 il 66% dei croati si è pronunciato a favore del Trattato di adesione, ratificato poi da tutti i 27 paesi membri. L’iniziativa è stata organizzata dalla Camera di Commercio di Ancona in collaborazione con l’Ambasciata della Repubblica di Croazia in Italia, Marchet – Azienda Speciale della Camera di Commercio di Ancona e il Forum delle Camere di Commercio dell’Adriatico e dello Ionio. L’incontro si è svolto non a caso presso la Loggia dei Mercanti di Ancona. L’edificio, infatti, restituito dieci anni fa alla fruizione cittadina dopo un lungo restauro, è simbolo dell'interscambio adriatico e della collaborazione tra le due sponde come dimostrato dalla la monumentale facciata opera dello zaratino, Giorgio di Matteo da Sebenico. La giornata è stata realizzata al fine di consolidare le relazioni istituzionali tra i paesi dell’area Adriatico Ionica ha presentato un quadro dettagliato dell’economia croata e delle opportunità economiche e commerciali che la Croazia può offrire. Come ricordato dal Sindaco di Ancona Valeria Mancinelli, la città di Ancona e quella di Spalato sono gemellate dagli anni Settanta, in pieno periodo di “guerra fredda” e lo stretto legame, in quel periodo, aveva un valore molto profondo legato alla possibilità di mantenere un contatto tra occidente e oriente. Dopo i saluti del Prefetto di Ancona Pironti, è intervenuto il Presidente della Camera di Commercio
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Rodolfo Giampieri, presidente Camera di Commercio di Ancona, Presidente del Forum delle Camere di Commercio dell'Adriatico e dello Ionico
Il tavolo dei relatori
Per celebrare l’ingresso nell’Unione Europea della Croazia, si è tenuto in Ancona un importate e partecipato evento, fortemente voluto dalla Camera di Commercio di Ancona, che ha suggellato le già forti relazioni commerciali e istituzionali con l’Italia e in particolare le Marche
di Ancona Rodolfo Giampieri, anche in veste di Presidente del Forum delle Camere di Commercio dell'Adriatico e dello Ionico. "Per i paesi dell’area transfrontaliera, per le Marche e per Ancona - ha ricordato Giampieri l'ingresso della Croazia nell'Unione Europea assume un valore particolare: è l’abbraccio con un Paese legato al nostro territorio e alla nostra Camera di Commercio, da molti anni di amicizia e collaborazione. Il nostro Forum delle Camere di Commercio dell’Adriatico e dello Ionio ha visto la luce in un momento storico molto delicato, quando l’eco dei conflitti che hanno colpito l’ex Jugoslavia erano ancora presenti, ma la presidenza Radovanic, insieme con quella del nostro Augusto Bocchini, allora al vertice dell’ente che oggi ho l’onore di presiedere, ha compiuto, con forza e lungimiranza, un grande lavoro di composizione che, dal tessuto socio economico, ha interessato anche i rapporti tra i Paesi e le persone. Questa realtà, oggi rappresenta 40 istituzioni con 7 Paesi presenti e un’area, dove sono attive circa un milione e 200 mila imprese e che ha registrato uno scambio che gira attorno ai 40 miliardi di euro". "Per diventare Stati Uniti d’Europa - ha aggiunto il Presidente - occorre recuperare unità politica, dai paesi dell’Eurozona e indicare un cammino comune da seguire che tenga conto
Segreteria organizzativa Forum delle Camere di Commercio dell’Adriatico e dello Ionio, presso la Camera di Commercio di Ancona, Piazza XXIV Maggio, 1 - 60124 Ancona, Italy - Tel: +39 071 5898249 +39 071 5898266 Fax: +39 071 5898255 - www.forumaic.org - segreteria.forum@an.camcom.it
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delle radici e dell’identità della grande unione. Radici che affondano nel bacino mediterraneo, culla di civiltà, in cui è necessario riconoscerci e da cui si può ripartire". Considerando ciò, acquista sempre più un ruolo chiave la strategia per la Macroregione Adriatico Ionica, di cui, Italia e Croazia possono essere principali attori di sviluppo attraverso l’utilizzo dei fondi che nel periodo 2014 2020 saranno messi a disposizione dall’UE in particolare per le infrastrutture, l’ambiente, la pesca e il turismo. Il concetto è stato ripetuto dall'Ambasciatore Pigliapoco che ha dichiarato che “Macroregione vuol dire sussidiarietà e democrazia e come questa realtà, unitamente a quella dell'Iniziativa Adriatico Ionica potranno costituire un antidoto alle questioni legate all'allargamento UE che potranno sorgere in attesa che tale processo si completi, diffondendo nei Paesi dell'area pacificazione e serenità. Condizioni, queste, necessarie per porre le basi di ogni prosperità anche economica, rafforzando altresì l'angolo sud est dell'Unione”. Riagganciandosi poi ai fondi comunitari, il Segretario dell’Iniziativa Adriatico – Ionica ha sollecitato la realizzazione di un “action plan che possa promuovere la proposizione di progetti e iniziative che dovranno crescere dal basso, cioè dai cittadini, perché la Macroregione prima di tutto deve essere condivisione di obiettivi tra popoli e territori”. L'Ambasciatore della Repubblica di Croazia in Italia, Damir Grubiša, a sua volta, ha ricordato il ruolo dell'Italia e di Ancona nel processo che ha portato all'ingresso nell’UE del suo Paese, ricordando come il capoluogo marchigiano sia, per statuto e definizione "città protesa verso il mare e gli altri senza pretese di dominio" e che “l’Italia è stata il primo paese firmatario del trattato di adesione della Croazia all’UE”. Delle opportunità croate e della strategicità dell'interscambio con l'Italia ha parlato a lungo anche Jadranka Radovanic, Past president del Forum delle Camere di Commercio dell'Adriatico e dello Ionio e Presidente della Camera dell'Economia di Spalato, la quale ha rilevato come la grande amicizia e unità d’intenti da anni unisce le due sponde dell’Adriatico e di come sia stato assolutamente impegnativo accompagnare la Croazia nel processo di adesione. “I primi anni in cui insieme ai colleghi del Forum delle Camere di Commercio andavamo a Bruxelles, in tutti i colloqui ponevo l’accento
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LA CROAZIA IN CIFRE
La nutrita rappresentanza istituzionale presente allʼevento
come l’adesione all’UE della Croazia non era dettata dalla possibilità di avere finanziamenti e sovvenzioni, ma dall’esigenza di dare forza, coesione e maggior peso politico ai territori che si affacciano sull’Adriatico e che hanno le stesse radici culturali e sociali”. “Oggi – ha continuato la Radovanic – l’interscambio tra i paesi aderenti al Forum è cresciuto grazie soprattutto all’opera svolta da Italia e Croazia e soprattutto quando è stata attivata la Corte Arbitrale la vicinanza culturale tra le due nazioni è emersa con forza, infatti, gli altri non hanno tradizione di arbitrato e corti arbitrali”. La giornata si è poi è poi terminata con la presentazione di dati e statistiche dell’interscambio con l’Italia, sulle possibilità d’investimento in Croazia e dell’attuale situazione economica del bel Paese. Di tali indicatori riportiamo una sintesi nelle tabelle.
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Welcome Croazia
La Croazia commercia principalmente con i Paesi Europei, specialmente con quelli dell’Unione Europea: nel primo semestre 2013 l’interscambio è stato di 7,55 miliardi di € (60,4% del totale). Quasi la metà degli scambi commerciali croati si realizza con soli cinque Paesi: Italia, Germania, Slovenia, Bosnia ed Erzegovina e Russia. Da menzionare anche la Cina (sesto partner commerciale ma terzo fornitore nel primo semestre 2013). L’Italia continua a essere il principale partner commerciale della Croazia con un interscambio, nel 2013, del valore di 1,794 miliardi di € (posizione conquistata già all’inizio degli anni 2000); il suo primo fornitore ma anche il maggior cliente. Verso l’Italia si dirige tra un sesto e un settimo dell’export totale del Paese. Accanto a prodotti di largo consumo (abbigliamento e pellami a seguito di lavorazioni per conto terzi) le principali voci dell’export croato verso l’Italia sono: Prodotti chimici, Materie prime quali legno grezzo o semilavorati in legno, Materie plastiche in forme primarie e materie plastiche in altre forme. Recentemente, peraltro, si registra un incremento delle esportazioni anche di prodotti finiti, spesso realizzati in Croazia da aziende italiane o società miste italo - croate. Dall’Italia s’importa di tutto e i prodotti italiani sono molto conosciuti e apprezzati sul mercato croato. Anche se dal consumatore croato l’Italia è tradizionalmente considerata quale fornitore di beni di consumo e il prodotto italiano è collegato in particolare ai prodotti soggetti alle nuove tendenze della moda e del design, negli ultimi anni si sta, invece, verificando un cambiamento di tendenza in quanto all’interno delle esportazioni italiane verso la Croazia sono anche i beni strumentali ad assumere un peso abbastanza rilevante.
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MACROREGIONE: EVITARE IL PROVINCIALISMO Alla Fiera del Levante durante il convegno dedicato dell’AICCRE, si sono espresse anche perplessità sulla costituenda strategia macroregionale
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oesione territoriale, Gect, Macroregioni, sono i temi dei quali si è discusso nel convegno organizzato da AICCRE (Associazione italiana del Consiglio dei Comuni e delle Regioni d'Europa), alla Fiera del Levante, nel padiglione del Consiglio Regionale della Puglia. Silvia Godelli, assessore al Mediterraneo, intervenuta al convegno, ha sottolineato come “la Macroregione Adriatico Ionica consentirà nuovi spazi per la cooperazione internazionale”. Con grande sincerità ha detto che se da una parte la strategia macroregionale dovrebbe fungere da attrattiva di ogni intervento nella programmazione dei fondi comunitari 2014 2020 per gli spazi di cooperazione territoriale, per la sua dimensione d’intreccio e di concatenamento, pur manifestandosi percorso ambizioso, potrebbe rivelarsi di difficile attuazione per i tempi ristretti ed esigui di preparazione. “Non sappiamo se questa scommessa potrà essere vinta - ha aggiunto - tuttavia occorre ricordare l’importanza dei rapporti della Puglia con la Grecia e l’Albania che dovranno essere ancor più sostenuti in previsione della Macroregione Adriatico Ionica”. Al convegno ha partecipato anche il vice-presidente del Consiglio Regionale, Antonio Maniglio che ha rilevato come: “Sia necessario spendere bene tutte le risorse e fare opere infrastrutturali che vadano oltre le singole regioni. La scelta di seguire il percorso della Macroregione Adriatico Ionica si scontrerà sicuramente con forme di provincialismo, ma la Puglia per la sua storia e per il suo ruolo all’interno del Mediterraneo, sarà capace di proporre idee di sviluppo per il territorio”. Lo stesso Maniglio ha poi posto l’accento sulle difficoltà nel realizzare questi nuovi strumenti di cooperazione, specie in un quadro ancora indefinito di riforme istituzionali nazionali, manifestando, inoltre, dubbi sull’efficacia della nuova Agenzia per il controllo dei fondi europei, poiché la stessa, sembra sottrarre competenze alle autonomie per tornare al centralismo. Il presidente Nazionale
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Silvia Godelli, assessore al Mediterraneo Regione Puglia
AICCRE, Michele Picciano, nella sua relazione ha spiegato che: “La Macroregione nascerà nel 2014 e l’associazione, grazie ai gruppi europei di cooperazione territoriale (GECT), strumenti di cooperazione a livello comunitario che consentono a gruppi cooperativi di attuare progetti sul territorio cofinanziati dalla Comunità, potrà dare il suo fondamentale contributo”. A conclusione del suo intervento Picciano, ha condiviso il pensiero del vicepresidente del Consiglio regionale pugliese, inquadrando le macroregioni nell’ambito delle riforme istituzionali al cui tavolo AICCRE sta attivamente partecipando con proposte concrete e assicurando il costante impegno dell’associazione al servizio degli Enti locali. Al convegno ha partecipato, tra gli altri, Elio Sannicandro assessore al Comune di Bari, che ha denunciato la dicotomia tra area vasta, piano strategico e la mentalità regionale di continuare con i bandi. “L’area vasta di Bari aveva messo insieme ben 31 comuni, anche di diverso colore politico, stabilendo i bisogni dell’intero territorio, ma la Regione ha preferito utilizzare i 19 milioni dell’e governance per assistenza tecnica. Se non si riescono a spendere bene e, fino in fondo, i finanziamenti europei è perché non ci sono gli esperti che realizzano i progetti secondo la normativa. I Comuni sono in difficoltà perché non riescono a realizzare convenzioni e, di conseguenza, non affidano incarichi per la progettazione”. Una conclusione polemica del convegno che rileva le difficoltà nell’affrontare questa fase costitutiva della Macroregione Adriatico Ionica, in particolare laddove va realizzata una vera unità d’intenti per la progettazione dei bandi da inserire nella programmazione 2014 – 2020.
Antonio Maniglio vice-presidente del Consiglio Regionale Puglia
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.Fiera del Levante
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Vertice internazionale Italia – Serbia, Spacca: “Una giornata storica”
ANCONA CAPITALE ITALIANA DELL’ADRIATICO
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Ancona capitale italiana dell'Adriatico". Così il presidente del Consiglio Enrico Letta ha voluto salutare le Marche e la città di Ancona che il 15 ottobre ha ospitato, in via del tutto eccezionale, il vertice internazionale Italia - Serbia. Il premier Letta nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Raffaello alla quale hanno preso parte anche i ministri Angelino Alfano, Annamaria Cancellieri, Chiara Carrozza, Emma Bonino e Mario Mauro e il premier serbo Ivica Dačić con i suoi ministri, ha ringraziato con grande calore la Regione Marche per l'ospitalità ricordando la lunga tradizione delle Marche nei rapporti con i Balcani. "Non è un caso - ha sottolineato ancora - che il presidente della Regione Marche sia il capofila, tra i presidenti delle Regioni italiane, per tutto ciò che è la proiezione commerciale internazionale del nostro Paese".
"E' stata una giornata importante - ha commentato il governatore Gian Mario Spacca -, qualcuno ha usato l'aggettivo storica. Credo che sia appropriato, oggi è stata una giornata storica per le Marche e per Ancona perché il presidente Letta ha certificato il loro ruolo di capitale dell'Adriatico nell'ambito non solo dello sviluppo della strategia della Macroregione Adriatico Ionica ma anche del disegno di politica estera che l'Italia persegue rispetto ai Balcani. Credo che, considerando che questa è una delle priorità della strategia delle relazioni internazionali dell'Italia, il ruolo di Ancona e delle Marche nei prossimi anni avrà un qualcosa di straordinario e ne siamo veramente felici. La costruzione di una strategia macroregionale che l'Europa oggi ci riconosce, avverrà in una prospettiva che rafforzerà il continente nel suo fianco più debole, quello sud-est. La scelta del presidente Letta di tenere il vertice Italia - Serbia ad Ancona si lega proprio al ruolo della Regione Marche e del suo capoluogo nella costruzione della strategia macroregionale, dall’anno 2000 con la Dichiarazione di Ancona". Nell'ambito di un incontro privato, a margine dell'iniziativa internazionale a Palazzo Leopardi, il presidente Gian Mario Spacca ha consegnato al premier un dossier su alcune priorità da risolvere tra le quali segnaliamo: l’iniziativa legislativa per superare la situazione di difficoltà di Banca Marche attraverso il ricorso alla Cassa depositi e prestiti; il riavvio dei cantieri della direttrice Perugia Ancona nell’ambito della Quadrilatero; l’attivazione della convenzione concernente, la concessione tra il promotore e la stazione appaltante per la realizzazione dell’uscita ovest del porto di Ancona; la nomina del presidente dell’Autorità portuale dello scalo Dorico; accelerare l’approvazione dello studio di fattibilità riguardante l’opera Fano – Grosseto; la Semplificazione delle procedure concernenti, l’Accordo di programma per la reindustrializzazione delle aree di Marche e Umbria coinvolte dalla crisi dell’Antonio Merloni; il sostegno all’implementazione del disegno strategico della Macroregione Adriatico – Ionica.
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.Vertice Italia - Serbia
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Paolo Eusebi Consigliere Regione Marche
ANCONA CAPOLUOGO Approvata la legge regionale che sostiene la centralità e l’importanza del capoluogo regionale protagonista anche della strategia per la Macreoregione Adriatico Ionica
È
stata di recente approvata la legge regionale n. 130 del 24/09/2013 che regolamenta le “iniziative regionali per il rilancio di “Ancona Capoluogo”. Abbiamo rivolto alcune domande al consigliere Paolo Eusebi, relatore di maggioranza, per comprendere meglio gli obiettivi della legge.
Quali sono le finalità della legge? “La legge che prende il via da una proposta a prima firma del collega Gianluca Busilacchi vuole valorizzare Ancona Capoluogo nell’anno della ricorrenza del suo 2400 anno dalla fondazione della colonia dorica Ankòn, avvenuta appunto nel 387 a.C. da parte dei Dori Siracusani, i quali utilizzarono questo gomito di terra come emporio commerciale e tappa importante sulla rotta delle navi provenienti dall'Oriente. Con questa legge la Regione Marche vorrebbe contribuire al rilancio del ruolo di Ancona come capoluogo regionale, elaborando, a seguito di studi e analisi all'uopo realizzate (previsti al comma a dell'articolo 4), gli obiettivi generali e la conseguente programmazione degli interventi più urgenti e qualificanti”. Nello specifico quali sono gli interventi previsti? “I grandi cambiamenti cominciano sempre dai piccoli passi. L'intervento che ritengo più importante perché più utile per i legislatori regionali, è lo studio scientifico sui pesi (traffico, inquinamento, servizi, per citarne alcuni) che la città Dorica deve sobbarcarsi per svolgere il ruolo di Capoluogo delle Marche. Mentre i momenti celebrativi previsti all'articolo 4 che considerate le difficoltà economiche, potranno essere poco più che simbolici dovrebbero, a mio modesto parere, essere rivolti a segnare una presenza duratura dell'Assemblea Legislativa regionale, una specie di “contratto sotto gli occhi di tutti”. Il suggerimento che ho dato in aula è quello di "illuminare" un luogo storico della città oppure realizzare un intervento dai costi contenuti per consegnare alla fruibilità la bellissima strada di epoca romana, con criptoportico che collegava il Porto Traianeo del lungomare Vanvitelli con l'area del Foro Romano davanti al Museo archeologico. Sempre in aula ho ricordato a me stesso e a tutti i colleghi, che già la Regione Marche in questo 2013 ha collaborato con il capoluogo dorico dando il suo forte contributo per importanti iniziative quali il Mondiale di Vela e la Biennale Europea dei Giovani Artisti. A riprova del ruolo storico della città, nel 2014 ricorrono i 100 anni della “settimana rossa” che ha visto Ancona Capoluogo dell'Italia rivoluzionaria, come ci ha ricordato in Aula Enzo Giancarli”. Ancona Capoluogo e centro nevralgico anche della costituenda Macroregione Adriatico – Ionica? “Se ripercorriamo la storia millenaria della città, emerge il ruolo strategico avuto nel passato tra i mari Adriatico e Jonio, ruolo che può tornare ad avere ora con la Macroregione Adriatico-Ionica. Si tratterà della terza macroregione europea che, raggruppando gli otto Paesi affacciati sui due mari (Italia, Grecia, Slovenia, Croazia, Bosnia-Herzegovina, Serbia, Montenegro e Albania), potrà dare un contributo per rafforzare la cooperazione interregionale e transnazionale tra le due sponde adriatiche e promuovere soluzioni concordate per problemi comuni, relativi alla sicurezza, alla stabilità, alla crescita economica e turistica della regione ma anche alla protezione ambientale
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del bacino Adriatico-Jonico”. La valorizzazione di Ancona Capoluogo avrà ricadute positive per l’intera comunità marchigiana “Certamente! Secondo me è importante, al di là delle battaglie di collegio, a volte giuste e a volte sterili, e delle guerre di campanile, che il Capoluogo di Regione sia valorizzato nell'interesse di tutti i cittadini marchigiani e che tutti noi si abbia piena e scientifica consapevolezza che nel suo ruolo di capoluogo, Ancona si fa anche carico di pesi notevoli. È noto quanto io sia poco tenero con chi amministra la città di Ancona, ma credo che sia nell'interesse di tutti noi e dell'intera collettività marchigiana avere un capoluogo efficiente che funzioni”. È una legge che ha visto un’approvazione bipartisan? “In effetti intorno a questa legge si è aperto un dibattito che ha visto nella stragrande maggioranza dei casi coesi tutti i partiti. E non poteva essere diversamente se si leggono i firmatari della legge provenienti dai diversi gruppi presenti in Consiglio: Mirco Ricci, Adriano Cardogna, Paolo Eusebi, Maura Malaspina, Moreno Pieroni, Dino Latini, Giacomo Bugaro, Daniele Silvetti, Giovanni Zinni e il voto favorevole “antidemagogico” dell’autorevole oppositore Raffaele Bucciareli. La legge ha visto il si unanime nella commissione consiliare competente, presieduta da Paolo Perazzoli. Anche il relatore di minoranza Francesco Massi, con una intelligente relazione in aula per certi aspetti assai critica sullo stato in cui è ridotta Ancona, ha annunciato il voto favorevole. Anche se ci sono stati casi isolati che hanno fatto emergere come esista ancora un certo campanilismo ottuso e di maniera, non credo che certi atteggiamenti intacchino la bontà della legge approvata”.
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Ancona capoluogo
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Port Community e Sistema Porto
È
difficile parlare di portualità in Adriatico senza poter fare un paragone con i “nemici” di sempre: i porti del Nord Europa. Questi formidabili hub, infatti, rappresentano gli invincibili antagonisti per eccellenza, ma a ben vedere, anche loro, hanno dei piccoli punti deboli e, se vogliamo dirla tutta, anche gli acuti attori del nord, siano questi politici, amministratori, imprenditori o banchieri, proprio perché uomini qualche volta commentono errori. Pochi, per carità, o per fortuna, soprattutto se pensiamo ai tanti punti di forza. D’altronde quando si scende sul piano meramente pratico, è difficile non poter prendere ad esempio il progetto RORO MAX del terminal RORO del porto di Le Havre per la logistica automotive, dove assistiamo a una fortissima collaborazione tra tutti gli attori interessati del porto, i fornitori di know how automotive e gli altri operatori logistici. O quando vogliamo parlare di porti green non fare l’esempio del porto di Gothenburg. O, per finire, pensare alle soluzioni ICT del porto di Amburgo come un qualcosa che provenga dal futuro/fantascienza rispetto ai sistemi in uso negli scali italiani. Senza scomodare i grandi pensatori del novecento, per raggiungere determinati standard nella Supply Chain Management e la conseguente buona gestione dei porti italiani, avvicinandola agli esempi di cui sopra,
sarebbe necessario quantomeno tenere a mente una regola ferrea: vedere i porti come un sistema che deve sviluppare al proprio interno un meccanismo che ne riduca la sua complessità, nel nostro caso, anche nei processi decisionali. In sintesi i porti italiani in generale e adriatici in particolare hanno bisogno di esser messi a sistema con strategie e best practices che devono essere adattate allo specifico porto, integrate e continuamente migliorate. Tutti i porti leader, infatti, si presentano come sistema caratterizzato da: condivisione di strategie, spirito di collaborazione e forte senso di appartenenza alla Port Community, competizione a livello del Sistema Porto (con altri Sistemi Porto) e condivisione di tecnologie e know how. Un buon Sistema Porto analizza e ottimizza la conoscenza della propria clientela, innovando continuamente. Uno scalo efficiente da un ruolo strategico al marketing portuale, alla comunicazione e, conseguente, promozione delle sue infrastrutture, dei suoi facilities e dei suoi servizi e, non da ultimo, di tutte le sue imprese, proponendo lo scalo come un unico nodo strategico nelle supply chain internazionali. Facile a dirsi, diverso è poi mettere in pratica il tutto. Di seguito proponiamo alcune opinioni degli stakeholder che operano nel porto di Ancona, al momento commissariato e interessato a diverse opere che potrebbero migliorarne le performance.
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SI PROCEDA ALLA NOMINA DEL NUOVO PRESIDENTE Il nome condiviso da Regione e Comune per la presidenza dell’Autorità portuale di Ancona è Rodolfo Giampieri
Valeria Mancinelli, Sindaco di Ancona e Gian Mario Spacca, Presidente della Regione Marche
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l presidente della Regione Gian Mario Spacca e il sindaco di Ancona Valeria Mancinelli non vogliono più aspettare e urge una risposta da parte del Governo in merito alla questione del presidente della Autorità portuale che manca all'appello da marzo scorso. Individuata anche una possibile nomina: Rodolfo Giampieri attuale presidente della Camera di Commercio di Ancona. "Avere un commissario a capo di un’Autorità portuale é un handicap che va superato non in tempi brevi, ma brevissimi". Questo é quanto dichiarato dal sindaco di Ancona Valeria Mancinelli. “C’è una forte cooperazione tra Regione e Comune di Ancona – ha detto il sindaco di Ancona – la gestione commissariale è per sua natura transitoria e, senza nulla togliere al commissario, non può misurarsi con scelte strategiche di medio lungo periodo. Il porto di Ancona e tutto il territorio regionale non possono più sopportare l’incertezza che caratterizza da troppo tempo l’Autorità portuale. Chiediamo al ministro di decidere velocemente accogliendo l’istanza del territorio che ha indicato con grande convinzione l’attuale presidente della Camera di Commercio Rodolfo Giampieri. Non possiamo aspettare un anno senza avere notizie per un’infrastruttura economica così importante per Ancona e l’intera Regione”. Sull’Autorità portuale anche il presidente Spacca é d'accordo con il primo cittadino dorico e l’auspicio é che il commissariamento dell'Ente sia superata velocemente e si proceda alla nomina del nuovo presidente. “Tra le questioni sul tavolo – ha sottolineato il governatore delle Marche – che riguardano Regione e città di Ancona, quella del superamento della gestione commissariale dell’Autorità portuale ha una particolare urgenza. È necessario entrare nella fase di gestione ordinaria per attuare interventi e programmazione di medio – lungo periodo funzionali allo sviluppo del porto, snodo essenziale per il sistema logistico infrastrutturale di tutto il territorio regionale e non solo, nel momento in cui i flussi del commercio internazionale stanno andando sempre più verso est. Siamo in perfetta sintonia con il sindaco Mancinelli sul ruolo da dare al porto di Ancona, anche nella prospettiva della Macroregione Adriatico – ionica e nell’ambito di scelte strategiche nell’area adriatica e per la rete nazionale dei porti. Quindi la richiesta al ministro Lupi è di procedere velocemente all’individuazione del candidato da proporre alla Regione per l’intesa, raccogliendo la proposta già manifestata dal territorio. É necessario fare in fretta, la questione si collega anche alla grande priorità dell’uscita dal porto, su cui la Regione ha mantenuto costantemente alta l’attenzione. La notizia della formale adesione all’opera da parte di Impregilo è stata molto positiva. Dobbiamo quindi essere pronti, anche a livello istituzionale, perché queste sono partite d’interesse nazionale, su cui è auspicabile che anche i parlamentari marchigiani a Roma facciano sentire con più forza la propria voce”. E sui finanziamenti legati al porto, dove l'accordo ancora non é stato onorato, entrambi auspicano che non siano legati a una nomina. No, dunque, a interessi di parte e di partito, ma ad uso del territorio.
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Per lo sviluppo dello scalo dorico oltre alle infrastrutture c’è bisogno di un presidente dell’Autority con pieni poteri e di sviluppare i servizi per l’intermodalità
PORTO DI ANCONA: NON SOLO INFRASTRUTTURE Ida Simonella Assessore con delega al Porto Comune di Ancona
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n questo nostro percorso alla scoperta del futuro del porto di Ancona, non poteva mancare l’intervento di Ida Simonella, attuale Assessore comunale con delega al porto e una lunga esperienza e conoscenza dello scalo anconetano e di tutti quelli dell’area Adriatico – ionica.
Assessore, ci indica tre questioni che secondo lei sono prioritarie rispetto al futuro prossimo dello scalo Dorico, escludendo la nomina del presidente dell’Autority? “Beh, in ordine potremmo dire l’uscita a Ovest, il completamento delle opere a mare e quindi della Banchina Marche e la ridefinizione degli spazi interni allo scalo con conseguente recupero del porto storico”. Andiamo per ordine… “Per quanto riguarda l’uscita a Ovest del porto diciamo che è un’opera fondamentale perché attraverso tale infrastruttura, si migliora la viabilità in uscita e in entrata e si gettano le condizioni per rendere competitiva la maggiore capacità di movimentazione che verrebbe dalla Banchina Marche. I tempi per l’avvio e termine dei lavori sono, a essere realisti, difficili da tracciare poiché la cordata guidata da Impregilo non ha ancora firmato la convenzione, anche se sembra esserci l’intenzione di firmarla in tempi brevi”. Parliamo delle opere a mare “Fondamentale è la Banchina Marche: il primo terzo dei lavori è ultimato e i lavori per il secondo stralcio dovrebbero essere avviati entro inizio 2014. È un’opera che contiene la questione dragaggi. La legislazione nazionale che li disciplina è estremamente rigida rispetto ad altre europee, pone incognite di varia natura. Nel nostro porto si tratta di fanghi puliti, ma è una questione che va gestita e occorre individuare anche aree dove sversare quanto raccolto. In Comune stiamo già pensando a qualche soluzione, di concerto con l’Autorità Portuale”. E la ridefinizione degli spazi interni allo scalo? “Premetto che ho grande rispetto per i concessionari che hanno diritti acquisiti che nessuno deve ledere. Va però detto che le concessioni scadranno nel 2015 e quindi, sarebbe fondamentale cominciare a confrontarsi per trovare soluzioni che possano garantire ai concessionari di svolgere il proprio lavoro come giusto che sia, ma che permettano, nel frattempo, all’amministrazione di avviare il recupero del porto storico; il famigerato e pluricitato “waterfront”. Tale operazione consentirebbe di riaprire in parte il porto restituendolo alla fruibilità non solo dei cittadini anconetani, ma anche dei milioni di passeggeri che ogni anno transitano per lo scalo. L’area a ridosso dell’arco Clementino e Traiano è ricca di storia e fascino e, potrebbe, essere l’inizio di un recupero, che con il tempo e le adegua-
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te coperture finanziarie, si allungherebbe fino alla città. A tal fine, nei giorni scorsi, c’è stata una manifestazione d’interesse da parte di un noto istituto bancario per sostenere tale iniziativa”. Quindi, al di là del waterfront, tutte opere funzionali allo sviluppo del traffico container… “In effetti, si! Ma occorre fare molta attenzione perché per centrare le strategie di sviluppo legate ai container, occorre pensare di sviluppare l’intermodalità. Parte dei traffici potrebbero uscire ed entrare dal porto via treno, e questo permetterebbe di avere accesso a mercati distanti dalle Marche, che oggi costituiscono pressoché l’unico bacino di riferimento dei container. Ciò ridurrebbe anche l’impatto ambientale dei maggiori traffici. Ma sviluppare l’intermodalità non è facile in Italia perché non vi è una politica a livello nazionale che la sostiene. Se ne fanno carico le regioni, per esempio l’Emilia Romagna e il Friuli Venezia Giulia. Ma l’operazione costa: il Friuli e l’AP di Trieste impiegano circa 6 milioni di euro l’anno per sostenere questi traffici. In Italia l’intermodalità non si fa a costo zero: in Svizzera, in Austria è del tutto diverso”. Fino a qui abbiamo parlato d’iniziative da mettere in campo. Ma chi coordina lo svolgimento di tali progetti oggi che l’Autorità Portuale è gestita da un commissario? “Dal punto di vista immateriale, la prima questione da risolvere è proprio quella della presidenza dell’Autorità Portuale. Tutti abbiamo grande stima personale e professionale per l’Avv. Canepa, dal quale, anche personalmente, ho ricevuto sempre grande disponibilità. Ma un porto, per pianificare le strategie di sviluppo, ha bisogno di essere governato da un presidente che deve avere grandi capacità di coordinamento e mediazione, ma soprattutto pieni poteri. Da parte mia e del Comune di Ancona c’è pieno e incondizionato appoggio all’attuale presidente della CCIAA di Ancona Rodolfo Giampieri”. Quale ruolo dovrà giocare il porto di Ancona all’interno della costituenda strategia per la Macroregione Adriatico Ionica? “Direi un ruolo di primaria importanza. Non solo perché nella città hanno sede i segretariati dei diversi fora e dell’Iniziativa Adriatico Ionica, ma perché quello Dorico è l’unico scalo nell’Adriatico che ha linee regolari, tutto l’anno, e collegamenti con tutte le altre nazioni che compongono la Macroregione ed è leader su alcune direttrici che, seppure in sofferenza, costituiscono grossi mercati. È proprio tale caratteristica che deve essere preservata e valorizzata. Ancona e il suo porto da sempre credono nell’unione tra i territori e i porti delle due sponde dell’Adriatico e nella Macroregione può avere un ruolo strategico centrale”. Luigi Gagliardi
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Giacomo Bugaro Vice Presidente del Consiglio Regionale delle Marche
LE INFRASTRUTTURE DEBBONO FARE REDDITO
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La regione Marche ha 3 infrastrutture porto, aeroporto e interporto che, purtroppo, non riescono a dialogare, nonostante se ne parli da tanti, troppi anni”. Queste le parole di Giacomo Bugaro Vice Presidente del Consiglio Regionale delle Marche. Una questione solo di dialogo? “Direi di no. La sfida vera è quella di mettere questi 3 soggetti in rete, ma soprattutto di portarle a reddito. L’obiettivo è di creare un intercettore del maggior numero di merci in transito sull’Adriatico e dirette verso l’Italia settentrionale e la Mitteleuropa senza, naturalmente, dimenticare i passeggeri. Vedo nell’aeroporto delle Marche una buona potenzialità in tal senso, specialmente alla luce delle performance che hanno fatto segnare nel 2012 ben 77.000 tonnellate di merci transitate nella dorsale adriatica. E’ ovvio che per intercettare la maggior parte di questi beni sia necessaria una vision imprenditoriale da parte del Sanzio atta al raggiungimento di questi obiettivi”. E per il porto? “L’aera portuale richiede alcuni importanti interventi urbanistici che devono riguardare sia le banchine e, quindi, la sua natura economica, ma anche altre aree al fine di potersi aprire alla città, ai suoi
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abitanti e turisti. Il porto è storicamente porta d’ingresso, non può essere inteso come cittadella militarizzata e, deve, diventare volano economico di Ancona, soprattutto adesso, in questa difficilissimo momento in cui la città, purtroppo, sembra chiudersi in se stessa. In ciò aprirsi a una progettazione di alto livello, penso a un bando europeo, sia la migliore strada per una trasformazione del porto di Ancona anche nel suo rapporto con la città". Qual è a suo avviso un nome papabile per il successore del Presidente Canepa all’Autorità Portuale? “Il nuovo presidente dell’Autorità Portuale dovrà avere grandi doti di competenza e conoscenza delle problematiche concernenti i porti. A oggi il nome che “gira” è quello del presidente della Camera di Commercio di Ancona Rodolfo Giampieri. E’ sicuramente un uomo che racchiude in se delle ottime doti di mediazione fra i diversi soggetti che operano nell’area, ma vedremo come andrà a finire questa questione. Io posso limitarmi a dare una valutazione di carattere generale. Aggiungo che l’attuale commissario, già presidente, l’avvocato Canepa ha ben lavorato e a lui va il mio ringraziamento. Per il futuro attendiamo, quindi, le determinazioni del Ministro e del Presidente Spacca”. Gabriele Costantini
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UNA GOVERNANCE FORTE SENZA CAMPANILISMI Daniele Silvetti Consigliere Regionale delle Marche e Vice Presidente della IV Commissione consiliare permanente
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Il candidato alla presidenza dell’Autorità Portuale di Ancona Rodolfo Giampieri ha doti di conoscenza e rappresentanza atte a svolgere questa delicata mansione. È mia opinione – ha dichiarato Daniele Silvetti Consigliere Regionale delle Marche e Vice Presidente della IV Commissione consiliare permanente – che l’Autorità Portuale dovrà aprirsi alle sfide del mercato e della politica. Il porto di Ancona non può accontentarsi dello status quo. In maniera intraprendente e lungimirante lo scalo dorico deve aprirsi ai nuovi scenari macro economici che si stanno delineando, con un occhio sempre vigile alle forti spinte riformatrici che, soprattutto in campo infrastrutturale provengono dall’Unione europea. Proprio queste ultime saranno fondamentali al fine di rendere competitivo il nostro scalo nei prossimi decenni. E’ necessario che il porto abbia il sostegno dell’intera comunità marchigiana, affinché la governance del porto non sia inficiata da particolarismi e campanilismi che, nei mutati scenari macro economici, a poco servono!”. Silvia Badon
IL PORTO DI ANCONA PUÒ CRESCERE: SERVONO PERÒ OPERE, SINERGIE E PROMOZIONE DELL'INFRASTRUTTURA
N Gilberto Gasparoni Segretario di Confartigianato Trasporti
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ella grande crisi che investe l'Italia e diversi contineti del mondo il porto di Ancona, pur soffrendo tantissimo per il calo dei traffici delle merci sfuse, dei prodotti siderurgici e liquidi per la flessione dei transiti dei passeggeri e dei TIR, può avere delle prospettive. Ci sono infatti tentativi in corso per avviare nuovi traffici che debbono essere sostenuti oltre che dall'AP e dagli operatori anche dalle Istituzioni comunali e regionali.
Segnali di voglia di "fare" ce ne sono diversi ma questi debbono essere accompagnati e incentivati non solo dall'intraprendenza degli operatori dello scalo dorico, ma anche dalle Iistituzioni e dalle forze politiche ed economiche che debbono promuovere il porto con grande determinazione, superando le divisioni e le polemiche. Ci possono essere nuovi traffici che debbono essere intercettati direttamente oppure che possono giungere al porto di Ancona tramite la modalità ferrovia, ma per ottenere risultati è necessario dare una immagine di efficienza, di una infrastruttura coesa che affronta insieme le eventuali difficoltà nel gestire il lavoro; in poche paorole grande sinergia e grande volotà di ricercare lavoro con disponibilità ai cambiamenti come ad esempio ridurre la burocrazia e velocizzare le operazioni anche doganali. Relativamente agli interventi che sono necessari per rendere competitivo lo scalo Dorico, la priorità deve essere data alla realizzazione delle infrastrutture. Alcuni esempi sono il completamento della nuova darsena, il recupero dell'area ex Bunge, la demolizione dei padiglioni fieristici oramai dismessi, aree di sosta per i TIR, carenti e super tassate, sistemazione della viabilità interna, la riorganizzazione delle aree produttive, la realizzazione delle reti di collegamento, la sempre più attesa uscita ad Ovest dal porto e la realizzazione delle opere comprese nel Piano Regolatore Portuale. Giulia Jorini
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LE TRE PRIORITÀ DEL PORTO DI ANCONA
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Le priorità riguardanti il porto di Ancona sono principalmente 3”. Queste le parole di Antonio Gitto, responsabile nazionale trasporti del Psi, docente di Controllo di Gestione presso la Facoltà di Scienze Manageriali del’Università “G. D’Annunzio” di Chieti – Pescara. “La prima è che sia nominato il Presidente dell’Autorità Portuale, un nome ben visto dal territorio, mi riferisco, ovviamente, a Rodolfo Giampieri.
Antonio Gitto responsabile nazionale trasporti del Psi
Una volta fatto questo sarà suo compito aprire un tavolo di lavoro proficuo con il Comune, la Regione e il Governo nazionale. La seconda è di procedere velocemente con la realizzazione dell’uscita a Ovest. La terza riguarda la nuova organizzazione degli spazi portuali. E’ indubbio che vi sia un cambiamento all’interno della tipologia dei traffici che oggi il porto gestisce. Diminuiscono le rinfuse e aumentano i container, i passeggeri, soffrono di una situazione congiunturale economica negativa. In tutti i casi, gli interventi dovranno riguardare sia le banchine per il traffico merci, ma anche il porto storico. D’altronde Ancona e i suoi cittadini devono riappropriarsi di un’area riqualificata e utilizzabile a fini turistici – commerciali”. “Pongo l’accento su un’ultima cosa: il porto di Ancona ha un vantaggio competitivo dovuto alla sua posizione geografica e dalla sua morfologia, infatti, ha dei fondali adeguati allo svolgimento della sua operatività. Il fatto che poi abbia un buon retroporto e che sia stato inserito come core network all’interno del Corridoio Helsinki – La Valletta, non può che farci ben sperare per lo sviluppo dello scalo dorico che può e deve diventare il volano economico di questa ripresa che tutti attendiamo”. Giulia Jorini
UN PORTO IN TRASFORMAZIONE
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Il porto è per la città di Ancona una risorsa preziosa, anzi indispensabile – ha dichiarato l’ing. Gaetano Rocco titolare dell’omonimo studio tecnico in Ancona – ma al fine di renderlo ancora più competitivo ed efficiente sono necessari diversi interventi di riqualificazione e organizzazione degli spazi che, alla luce dei nuovi scenari che si vanno a delineare, dovranno soddisfare sia le esigenze degli operatori economici, sia dei cittadini di Ancona. D’altronde le opere che dovranno riguardare lo scalo dorico concernono una moltitudine di campi che comprendono, l’architettura, l’ingegneria, la tutela storica e, non da ultimo, l’ambiente. E’ importante – sempre a parere dell’ing. Rocco – una coesione d’intenti tra l’Autorità Portuale e il Comune di Ancona e tutte le altre istituzioni. Infatti, gli interventi e le opere di riqualificazione importanti da sviluppare all’interno di un’infrastruttura strategica devono, gioco forza, avere l’approvazione sia degli organi tecnici sia della società civile. Ci si augura, quindi, che il nuovo presidente dell’Autorità Portuale possa essere una figura di raccordo fra le varie istituzioni, così che si possa aprire un dialogo virtuoso al fine di realizzare quanto necessario per il porto di Ancona”. Giulia Jorini
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Gaetano Rocco
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Roberto Pesaresi presidente di Interporto Marche Spa
PORTO AEROPORTO INTERPORTO: SERVE COORDINAMENTO UNICO Uscita a Ovest del porto di Ancona, “by-pass” ferroviario di Falconara, strategia dei servizi logistici e posizionamento nella rete nazionale. Queste le indicazioni per vincere la competizione globale
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n questo nostro approfondimento non poteva mancare l’opinione del Presidente di Interporto Marche Spa Roberto Pesaresi che inizia elencando gli interventi prioritari per sostenere la competitività globale dello scalo Dorico. “Nel breve periodo - ha detto Pesaresi - la realizzazione dell'Uscita Ovest del porto è fondamentale.
La rapida approvazione, dopo decenni di attesa, del nuovo Piano Regolatore del porto di Ancona è poi condizione essenziale per avviare una nuova fase di sviluppo. Altra opera fondamentale, già finanziata dal CIPE per 174 milioni di euro e in fase di avvio delle procedure di assegnazione dei lavori da parte di RFI, è il cosiddetto “by-pass” ferroviario di Falconara, che consiste nella realizzazione di una bretella di collegamento fra la linea Orte - Falconara e la linea Adriatica, diretta verso nord, in grado di consentire un collegamento ferroviario nella direzione Ancona - Bologna (già nel core network comunitario). Oltre alla realizzazione delle infrastrutture occorre lavorare su modelli gestionali e d’integrazione dei servizi, coinvolgendo infrastrutture, operatori ed enti, quelli doganali in primis, per vincere la sfida competitiva con i concorrenti europei. La logica delle "piattaforme logistiche territoriali", se applicata al nostro territorio, trova un ambiente favorevole, grazie agli accordi stipulati tra Porto di Ancona, Interporto Marche e Aeroporto di Falconara e quelli tra Interporto Marche e Sviluppumbria”. Ci faccia il nome di un papabile successore al Presidente Canepa all’Autorità Portuale e quali priorità dovrà affrontare? “Riteniamo assolutamente prioritario uscire quanto prima dalla fase di commissariamento. Alla guida occorre designare una figura autorevole ed espressione del territorio, ma soprattutto esperta di questioni che riguardano il trasporto passeggeri e merci”. Quali dovrebbero essere gli interventi necessari al fine di far dialogare al meglio le 3 infrastrutture marchigiane (Porto, Aeroporto, Interporto)? “La natura di network d’infrastrutture diverse chiama in causa la questione del “coordinamento”. È pertanto necessario definire un modello di business, organizzativo e di gestione capace di valorizzare gli asset, al contempo promuovendo la qualificazione della domanda e dell’offerta di logistica. I vantaggi derivanti dalla posizione, in termini di giornate di navigazione teoricamente risparmiabili hanno un’importanza relativa; più strategica è, infatti, la certezza dei tempi di consegna, dipendente dall’organizzazione dei porti, degli operatori e del ciclo logistico, a prescindere dalla loro localizzazione fisica”.
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Mario Pierangeli titolare di Eurosped
IL PORTO È UN LUOGO DI LAVORO Lo Sportello Unico Doganale per la riduzione dei tempi e dei costi di sdoganamento per le amministrazioni e le imprese
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Ci tengo a precisare subito una cosa – ha dichiarato Mario Pierangeli titolare di Eurosped - Il porto di Ancona è un luogo di lavoro, uno spazio, quindi, di rifugio e servizio per le navi, dove si sviluppano attività di movimentazione e servizi alle merci e ai passeggeri e, non da ultimo, anello di congiunzione delle catene logistiche che uniscono internazionalmente mittenti e destinatari delle merci che utilizzano per un tratto del loro viaggio il trasporto marittimo. Per questo un porto è fatto e ha bisogno di gru e altri mezzi di sollevamento e spostamento della merce in transito sulle banchine e nei magazzini, siano queste solide, liquide, sfuse, imballate, contenerizzate, materie prime, semimanufatti o prodotti finiti. Nell’area portuale di Ancona si lavora 24 ore su 24, se le opere in cantiere saranno terminate rapidamente, questo scalo può giocare un ruolo di primo piano nell’immediato futuro garantendo risultati economici e occupazionali per tutto il territorio regionale”. Quali sono, a suo avviso, gli interventi necessari al fine di sostenere la competitività dello scalo Dorico nella competizione globale? “Il porto è un’unica grande azienda che lavora in filiera, la mia attività è legata ai servizi doganali, una piccola parte di questo mondo, ma allo stesso tempo di grande importanza. Quotidianamente dialoghiamo con tantissimi enti per consentire alle merci in entrata e in uscita di proseguire in sicurezza i loro viaggi verso le destinazioni finali. E’ un sistema, quello di Ancona, che funziona bene, con tempi d’attesa decisamente inferiori rispetto a tanti altri porti. Tuttavia, una volta istituito lo Sportello Unico Doganale e la conseguente digitalizzazione del sopra citato dialogo, otterremo di sicuro una riduzione dei tempi e dei costi di sdoganamento, migliorando ulteriormente la qualità dei controlli e la conseguente riduzione dei costi per le amministrazioni e le imprese. Questo nuovo applicativo dovrebbe essere operativo a brevissimo”. Qual è a suo avviso un nome papabile per il successore del presidente Canepa all’Autorità Portuale? “Premesso che a mio avviso Luciano Canepa è stato un ottimo presidente, mi auspico che il nuovo sia una figura competente in materia. La figura di Rodolfo Giampieri è più che adeguata. Un uomo del territorio che potrà ben rappresentare le tante anime economiche e istituzionali che convivono in quest’area”. Silvia Badon
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E’ ORA DI FARE Alberto Rossi titolare Frittelli Maritime Group S.p.A.
Alberto Rossi: opere infrastrutturali improcrastinabili per avere un ruolo di rilievo nei traffici del futuro
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l dott. Alberto Rossi è il titolare di Frittelli Maritime, articolata holding che fa perno sul porto di Ancona per le proprie attività che comprendono, a 360 gradi, tutto il settore dello shipping in Adriatico.
Dott. Rossi, da attore economico principale del porto di Ancona, che idea si è fatta dello sviluppo dei traffici nell’immediato futuro? “Il porto di Ancona è stato per anni uno scalo poliedrico, oggi si sta sempre più specializzando su due distinte tipologie: la traghettistica e il traffico container. Ad esempio Minoan Lines, di cui sono azionista, ha investito moltissimo in quest’ultimo periodo, credendo nel traffico passeggeri in Adriatico. Senza ombra di dubbio abbiamo, al momento, le più moderne navi traghetto impiegate nel Mediterraneo. Nonostante la crisi economica congiunturale e, quella greca in particolare, Minoan Lines ha raggiunto break even proprio in questo periodo (ottobre 2013 ndr) con performance che fanno segnare un deciso rialzo rispetto al 2012. Per quello che concerne il traffico merci e, nello specifico, quello containerizzato, vi è da segnalare che, seppur con numeri complessivi contenuti, si registra una continua e costante crescita. Di recente la nostra holding, l’Impresa Compagnia Portuali di Ancona, l’agenzia marittima Morandi F.lli & C e la nostra partecipata Act hanno voluto efficientare il servizio container della banchina n. 22 dotandola di 2 nuove gru al fine di ottimizzare i tempi d’imbarco e sbarco delle merci. Un segnale importante che è stato compreso dagli armatori che utilizzano il nostro scalo. Quali sono, a suo avviso, gli interventi necessari al fine di sostenere la competitività dello scalo Dorico nella competizione globale? “Credo che sia ora di mettersi nelle condizioni di fare! La banchina Marche non è un’opera procrastinabile! Così come sono di fondamentale importanza le opere di dragaggio, perché i fondali non sono più adatti a quelle che sono le richieste del mercato. Oggi, su Ancona, scalano navi di 200 metri circa. Nell’immediato futuro il porto dovrà necessariamente ospitare navi di almeno 260 metri e, quindi, i nostri fondali sono inadeguati”. Qual è a suo avviso un nome papabile per il successore del presidente Canepa all’Autorità Portuale? “Ho contribuito, insieme con altri, a indicare la figura di Rodolfo Giampieri, un candidato idoneo alla presidenza dell’authority anconetana un nome, peraltro, condiviso da molti sul territorio. La presidenza dell’avvocato Canepa è stata importantissima per il nostro porto e lo stesso presidente ha lavorato in maniera egregia, portando in città un grande contributo di competenze e capacità tecniche. Oggi, credo, ci sia la necessità di una figura del territorio, con particolari doti di relazione e mediazione. L’Autorità Portuale deve avviare un dialogo virtuoso con gli Enti territoriali, in primis il Comune di Ancona, la Regione e il Ministero”. Quali priorità dovrà affrontare la nuova presidenza? “Sono sicuramente tante e di diversa natura. Su alcune opere infrastrutturali ho detto sopra, voglio solo aggiungere un’ultima questione. Sono un grande sostenitore del Water Front! Credo che dal punto di vista della riqualificazione urbana, sia in ottica di fruibilità turistica che di vivibilità cittadina, si presenti una grande opera che possa dare una nuova visione d’insieme alla parte pregnante e peculiare di Ancona: il suo porto, elemento che da sempre caratterizza la storia e la cultura della nostra città”. Gabriele Costantini
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L’UTOPIA È SEMPRE L’ORIZZONTE Prima di parlare d’infrastrutture e servizi, si dovrebbe definire qual è la vera vocazione dello scalo Dorico
Giovanni Mauro
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La priorità per rendere competitivo il porto di Ancona? Un presidente dell’Autorità Portuale che possa decidere le strategie per il futuro e operare per raggiungere gli obiettivi definiti!” Sono queste le prime parole che Giovanni Mauro, titolare dell’omonima agenzia, ci dice iniziando la nostra intervista sulle priorità da affrontare per cambiare in meglio il futuro dello scalo Dorico”. Come valuta la terna presentata al Ministro? “Ho grande rispetto per tutti i candidati e soprattutto per il presidente della CCIAA di Ancona Giampieri, ma credo che nessuno dei tre sia la persona adeguata in questo particolare momento. Continuare sulla via delle larghe intese, non fa il bene dello scalo. Vi ricordate l’intesa più volte menzionata dal Presidente Spacca per l’elezione del presidente Canepa? Dove sono i finanziamenti promessi? In questo momento sarebbe meglio un grande esperto di settore, anche straniero se ce ne fosse bisogno, ma con grandi capacità organizzative e profonda conoscenza del mercato globale”. Qual è la seconda priorità? “La seconda priorità per il porto, è la prima per il nuovo presidente dell’Autorità Portuale. Capire qual è la vera vocazione dello scalo Dorico risolvendo l’annoso dilemma fra traghetti e crociere da una parte e le merci dall’altro. Dal mio punto di vista, seguendo le statistiche Eurostat che indicano l’Italia prima in Europa per trasporto passeggeri, con ben 60 compagnie di bandiera operanti, direi che il dilemma dovrebbe essere risolto a favore del trasporto passeggeri. Si badi bene che le mie sono considerazioni di un’agenzia marittima che è stata tra le prime due a portare nel lontano 1959 una linea per movimentazione di container, la Fassio e che negli anni 70 leggeva le statistiche che ponevano il porto di Ancona a 40.000 Teus movimentati contro i 140.000 Teus di oggi, volumi che, per inciso, si prevedeva dovessero essere raggiunti già tra metà anni 80 e primi 90”. Ma parliamo della famigerata Uscita a Ovest del porto di Ancona… “Che dire, credo che sia un’opera tanto necessaria quanto irrealizzabile. Di recente tutti abbiamo potuto leggere uno studio che ricorda come l’intera opera dovrebbe costare circa 500 milioni di Euro e quindi se è vero, come ci vogliono far credere, che l’opera sarà realizzata con il solo project - finacing, la mia previsione è più che azzeccata. Nessun privato investirebbe in un’operazione che non solo non porta profitti, ma neanche si ripaga! E sì perché l’opera dovrebbe restituire il capitale investito attraverso il pedaggio che dovrebbe pagare chi utilizza la strada, ma stando così le cifre, occorrerebbe un traffico in entrata e uscita quasi 18 volte più elevato dell’attuale! Chi porterà un tale sviluppo per il porto?”. Qual è, allora, secondo lei la ricetta? “Innanzitutto rendersi conto che ci si raffronta con il mercato globale e quindi le sinergie sono fondamentali. Qualche anno fa ho lavorato per la realizzazione di una Consulta dell’Adriatico (a proposito di utopie) che riunisse sotto un’unica regia, la portualità adriatica, per offrire al mercato internazionale un unico hub con elevate professionalità e specializzazione. Nessuno ad Ancona volle seguire questo suggerimento, ma altro non era, quello che oggi a livello istituzionale è la strategia per la Macroregione adriatico ionica!”. Giulia Jorini
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LA MOLE VANVITELLIANA SIMBOLO DELLA RINASCITA Lavorare in gruppo per riprogettare il porto di Ancona mettendo da parte i personalismi
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ondatore, azionista e amministratore di ISA yacht, membro della Consulta comparto Nautico Confindustria Marche, impegnato in diverse organizzazioni dedicate alla nautica, sia a livello regionale che nazionale, Gianluca Fenucci interviene nel dibattito sul futuro del porto di Ancona con la consueta verve manageriale che lo contraddistingue. “A mio avviso – dice – occorre rendersi definitivamente consapevoli che qualsiasi attività o progetto si voglia mettere in campo si deve valutare e sviluppare in termini di mercato globale, poiché quello nazionale è assolutamente asfittico e non può quindi essere il riferimento al quale orientare le scelte”. Inizia così l’incontro presso il cantiere che per anni ha portato il nome di Ancona in giro per il mondo, sin dalla sua nascita nel 2001.
Partiamo però dal porto di Ancona: quali sono le priorità da affrontare? “È chiaro che prima di tutto ci sono i lavori infrastrutturali sui quali non mi vorrei soffermare, poiché è necessario che siano dati per acquisiti, quindi credo sia sufficiente elencarli: Uscita a Ovest, Banchina Marche, allungamento delle barriere di protezione per l’Anks Marina, quindi dell’accesso dal mare all’area della cantieristica anconetana, del completamento della riqualificazione di Via Mattei, ed ovviamente della ridefinizione degli spazi del porto”. Qual è la sua idea per riprogettare lo scalo dorico? “Anche in questo caso la risposta potrebbe sembrare un “uovo di Colombo”, ma sono proprio le cose che sono date per scontate che spesso non si realizzano. Secondo me occorre istituire un tavolo di lavoro “tecnico” allargato ai rappresentanti delle categorie che operano in porto, ed anche ai cittadini, che prima di tutto definisca i principi che guideranno il progetto sulla base delle concrete esigenze di sviluppo delle specifiche attività in termini commerciali ed economici. Idee che devono ispirarsi anche all’integrazione con il tessuto della città, all’apertura al mare, inteso come fonte di sviluppo economico e di ricettività turistica, e quindi orientato anche all’accoglienza per chi arriva per mare, ovviamente mettendo al centro di tutto lo sviluppo della Mole Vanvitelliana come il simbolo e la sede della nostra economia del mare”. E poi? “E poi immagino un comitato portuale che sia la vera espressione degli operatori dell’area portuale e di tutte le categorie, con un passaggio deciso dalla logica della convivenza alla concreta e responsabile collaborazione. Un’assemblea che prenda decisioni non a vantaggio di una o l’altra categoria, in modo personalistico, ma avendo chiaro l’obiettivo “alto”, dello sviluppo del porto come l’opportunità di innescare una distribuzione sulla città e sulla Regione i suoi effetti . In sostanza il comitato deve diventare un vero e proprio consiglio di amministrazione composto da tecnici ed esperti delle singole categorie, che abbia forti capacità progettuali e decisionali. Dovrebbe essere compito dello stesso indire una gara internazionale che coinvolga gli urban designer nazionale ed internazionali, ai quali dare le indicazioni sulle linee strategiche condivise, il budget di riferimento
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Gianluca Fenucci
ed ovviamente il piano di tempificazione ritenuto praticabile e sostenibile, all’interno di una “visione di futuro” anche di lungo termine”. Ma secondo lei come dovrebbe essere questo progetto? “Vedo come grande protagonista di tutto questo la Mole Vanvitelliana che immagino come baricentro e dove credo debba essere posizionata la punta del compasso. Si potrebbero tracciare tanti cerchi concentrici, sempre di maggior ampiezza allontanandosi dal fulcro. La Mole, che è un valore inestimabile, dovrebbe poter rappresentare il vero trait d’union tra la città, il porto, il mare e il nostro straordinario entroterra. All’interno potrebbe realizzarsi una sorta di mostra permanente del Made in Marche, per promuovere le nostre eccellenze ed i nostri talenti in modo integrato e solidale”. Per fare tutto ciò occorre non solo unità d’intenti ma anche una guida dell’Autority del porto con pieni poteri… “Anche questo è un punto che dovremmo poter dare per scontato. Se poi mi si chiede che cosa ne penso della terna presentata a suo tempo al Ministro di competenza, posso affermare senza indugio che condivido la scelta di Rodolfo Giampieri. Una persona che ha ampiamente dimostrato di avere le competenze e il profilo etico adeguati, ma soprattutto di essere capace di catalizzare intorno ad un progetto le energie migliori della città e dell’intera regione, oltre che ad un ottimo senso dell’equilibrio e di una chiara visione di futuro. Tutti i progetti complessi ed ambiziosi hanno bisogno di una leadership che li identifichi e li sappia rappresentare, oltre che difendere”.
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Paolo Baldoni Amministratore unico Garbage Service Srl
UN PORTO A IMPATTO AMBIENTALE 0 Rispetto dell’ambiente e recupero della Mole Vanvitelliana per il porto del futuro. La nuova presidenza dell’authority a un uomo del territorio
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aolo Baldoni è amministratore unico di Garbage Service Srl, azienda che opera nel porto di Ancona da oltre 50 anni e che ha nel suo core business i servizi ambientali portuali. “Traghettistica, container e crociere, sono questi i tre asset su cui il porto di Ancona potrà costruire il suo sviluppo nel prossimo futuro – ha dichiarato Baldoni – il resto avrà un peso residuale, anche se storicamente altre tipologie di traffico hanno contraddistinto il nostro scalo, ma ripeto, questo fa parte di quello che è stato e non di quello che sarà”.
Un porto che va verso una specializzazione? “Assolutamente sì, si andrà verso una specializzazione per quello che concerne i traffici, ma anche a una nuova immagine del porto stesso”. Ci spieghi meglio. “Allora, vi è una frase che da tanto riecheggia ad Ancona: il porto nella città, la città nel porto. Oggi è in fase d’ideazione il progetto del Water Front. Mi attira l’idea e mi piacerebbe molto che tutta l’area della Mole Vanvitelliana fosse recuperata per un nuovo uso votato all’accoglienza e al turismo. Magari con opere di dragaggio così che l’area possa essere destinata alle imbarcazioni in una cornice che, permettetemi, è unica nel Mediterraneo e di cui la città e i suoi abitanti si devono riappropriare”. Da anni come Gruppo vi occupate di servizi ambientali. Che idea si è fatta del rapporto fra ecologia e porti? “Si parla da qualche anno di porti e ambiente, oggi abbiamo la tecnologia adeguata al fine di espletare queste strategie. E’ un discorso che riguarda tutti i porti e, Ancona, non fa eccezione. I porti, sono ambienti particolarmente delicati, e hanno bisogno delle migliori tecnologie esistenti per poterne garantire la tutela. Noi, in partnership con altre aziende italiane, anche oggi, siamo in prima linea su questo fronte, il progetto Pelikan ne è un fulgido esempio. La cantieristica navale ambientale di settore che il progetto rappresenta, tuttavia, è solo una delle strategie da attuare. Gli interventi necessari al fine di avvicinarsi all’obiettivo di uno scalo a impatto ambientale 0 sono tanti come ad esempio la fornitura di energia pulita prodotta da rinnovabili da terra alle navi durante la loro sosta in banchina, l’uso di veicoli elettrici all’interno dell’area portuale, ecc…”. Qual è, a suo avviso, un nome papabile per il successore del presidente Canepa all’Autorità Portuale? “Premetto subito che a mio avviso, il presidente Canepa ha lavorato bene ad Ancona, certo i proclami iniziali erano diversi ma c’era un’altra Italia, un altro governo e altri ministri. Ovviamente, poi, la distanza non ha favorito la presenza assidua del presidente, anche se devo dire che è stato supportato da un buono staff tecnico in Autorità Portuale con testa il segretario generale. Ora, credo, sia giunto il momento di vedere a capo dell’Autorità Portuale di Ancona un uomo del territorio, mi riferisco al presidente della Camera di Commercio di Ancona, Rodolfo Giampieri. È preparato e potrebbe portare il giusto equilibrio all’interno dell’area portuale. Un bilanciamento che non vuol dire bloccare lo scalo, ma anzi potenziarlo con sinergie e accordi strutturali con le varie anime e operatori del porto. Il porto di Ancona si è sempre contraddistinto per la “pace sociale” che ha fatto la sua ricchezza sino a oggi e, penso, che quest’atteggiamento debba proseguire nel tempo e negli anni, modificando sì gli assetti, ma nel rispetto reciproco sia dei ruoli sia delle competenze. Penso che la presidenza Giampieri vada in questo senso”. Giuseppe Canducci
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Il Pelikan
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UN MODERNO SISTEMA PORTUALE AL SERVIZIO DELLA SUPPLY CHAIN INTERNAZIONALE L’obiettivo principale è quello di rafforzare i collegamenti multimodali, e le catene di trasporto sostenibili, tra porti dell’Adriatico e le altre regioni europee , TCR e Contship in collaborazione con Ap Ravenna, hanno organizzano due Business Cafè – a Cesena il 19 settembre presso gli spazi della TechoGym, un secondo workshop a Bergamo il 22 ottobre 2013 presso gli spazi del Kilomentro Rosso ndr – rivolti a valorizzare le potenzialità del porto di Ravenna di oggi e di domani.
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Gli eventi erano rivolti a imprese industriali e spedizionieri collocati in bacini provinciali ora serviti dal Porto di Ravenna, ma con margini di crescita rilevanti, in particolare per il segmento container. Attraverso le testimonianze e i casi aziendali illustrati di supply chain servite dal porto di Ravenna, le iniziative hanno mostrato il porto come snodo di un sistema di attori in grado di operare all’interno di supply chain integrate e complesse. Sono stati, inoltre, presentati i trade che interessano maggiormente i porti Adriatici, i collegamenti, e i transit time dal porto di Ravenna, le principali destinazioni, l’offerta dei servizi a valore aggiunto, le specializzazioni del porto (Perishable Goods, IMO, Reefer, Etc), e l’affidabilità del sistema intermodale. Gli eventi si sono svolti nell’ambito del progetto europeo EMPIRIC (Enhancing Multimodal Platforms, Inland waterways and Railways services Integration in Central Europe) e finanziati dal programma europeo CENTRAL EUROPE, che ha come obiettivo principale quello di rafforzare i collegamenti multimodali, e le catene di trasporto sostenibili, tra porti dell’Adriatico e le altre regioni europee.
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CHE COSA È IL “PROGETTONE” Dalle infrastrutture ai servizi con investimenti previsti per oltre 580 milioni di euro. Di Marco: Ravenna come l’Autorità Portuale di New York
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o avevamo scritto anche nel n. 29 della nostra rivista: Il porto di Ravenna ha a disposizione 60 milioni di euro per l’approfondimento dei suoi fondali. E’ noto, infatti, che Ravenna essendo un porto canale soffre e, non poco, di questo problema. Ma gli interventi per efficientare lo scalo Emiliano – romagnolo non si fermano a questo. C’è dell’altro. Quello che è stato sinteticamente definito dallo stesso presidente dell’Autority ravennate Galliano Di Marco il “Progettone” va ben oltre sia per investimenti sia per opere al mero dragaggio del porto.
Galliano Di Marco Presidente Autorità Portuale di Ravenna
“Il “Progettone” – ha dichiarato Di Marco – è un articolato insieme di opere concernenti lo scalo di Ravenna che permetteranno, allo stesso, di poter competere al meglio alle sfide che il mercato ci lancerà nell’immediato futuro: siamo pronti e a metà 2014 faremo il bando.”. Che cosa prevede, nello specifico, il “Progettone”? “Il progetto presentato al CIPE e a tutti gli Enti competenti per dare la loro approvazione, consiste di 4 fasi, le prime due di 140 milioni circa e le altre due di 440 milioni circa. Innanzitutto l’approfondimento dei fondali, il consolidamento delle banchine e la realizzazione del nuovo terminal container. Nello specifico la profondità media del canale Candiano sarà portata da 13,50 m. a 14.50 fino al nuovo terminal container e a 15.50 nel canale d’accesso e nella curva. Saranno adeguate le banchine esistenti per tutta la loro lunghezza di 20.000 m. e ne saranno realizzate di nuove per 700 m. Il nuovo terminal container che andremo a realizzare avrà una superficie di 504.000 mq. Garantendo una potenzialità massima di ben 1.500.000 TEUs. L’obiettivo, nell’immediato, è quello di realizzare solo una prima parte per circa 500 / 600 mila TEUs: così facendo riusciremo a triplicare la nostra attuale dotazione, stando con i piedi per terra. Sul nuovo terminal, AP investirà non più di 40 milioni per la banchina, mentre i privati investiranno oltre 100 milioni (investimento già deliberato come richiesto dal CIPE) per realizzare le strutture operative e di questo abbiamo già le delibere.”. Quali e quante saranno le risorse finanziarie messe in campo al fine di procedere con le opere? “Abbiamo previsto un investimento complessivo di 580 milioni di euro, di cui 380 d’investimento pubblico e 200 d’investimento privato. Le fonti di finanziamento sono il contributo CIPE (60 mln) pubblicato in GURI il 12/06/2013, un autofinanziamento dell’Autorità Portuale per 140 milioni di cui 125 derivanti da un finanziamento B.E.I. (Banca Europea degli Investimenti) la cui negoziazione è già in fase avanzata. La rimanente parte del progetto si farà solo se si troveranno le risorse con un finanziamento UE (T.B.D.)”. Sono previste altre azioni per la competitività dello scalo ravennate? “Sì e potremmo suddividerle in due grandi macro categorie. Le prime riguardano sempre la parte infrastrutturale, nello specifico quella viaria che prevedendo la realizzazione o il miglioramento dei collegamenti ferroviari del Porto Regionale e la rete di rango europeo esistente o prevista, comprendendo, ovviamente, tutti gli interventi che sono da considerare di “ultimo miglio” e, non da ultimo il miglio-
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LO SPORTELLO UNICO DOGANALE ramento delle strade di accesso al porto. Le seconde azioni, invece, sono inerenti ai servizi che l’Autorità portuale dovrà poter garantire, come lo Sportello Unico Doganale (siamo stati i primi in Italia) e altri interventi simili, che già quest'anno ci hanno fatto recuperare 11% sui container e più che raddoppiare il traffico Ro-Ro facendo il record della nostra storia nel settore delle Autostrade del Mare, che consideriamo strategico. Così come il potenziamento del servizio di Sanità marittima e con il procedere degli iter procedurali e autorizzativi pensare a delle forme d’incentivazione e sgravio dagli oneri portuali”. Presidente è ancora convito del suo progetto legato all’Autorità Portuale Regionale? “Convinto più che mai! E mi sembra che non sia l’unico in Adriatico a pensarla a questa maniera! L’ho detto diverse volte e in più occasioni: con l’unico obiettivo legato ai risultati economici e a criteri di semplificazione, è, a mio avviso, fondamentale che Ravenna diventi l’unico porto, intendendolo ovviamene come soggetto istituzionale, dell’Emilia Romagna. Una sola Autorità Portuale Regionale, quella di Ravenna, per ottimizzare le risorse, semplificare le procedure e aumentare l’efficienza dei servizi. Un unico soggetto, quindi, che possa nell’area di pertinenza portuale garantire la gestione di porto commerciale, porti turistici, collegamenti viari e ferroviari, ponti, aeroporti, canali navigabili. Il modello cui m’ispiro, anche per mie esperienze personali, è quello dell’Autorità Portuale di New York e New Jersey”. Gabriele Costantini
Per fare un'operazione d’import/export, gli operatori devono presentare, oltre alla dichiarazione doganale, fino a 68 istanze ad altre 18 amministrazioni, trasmettendo a ognuna informazioni e dati spesso identici o simili nella sostanza per ottenere le autorizzazioni, i permessi, le licenze e i nulla osta necessari, nella grande maggioranza dei casi rilasciati su carta. In assenza di un efficace coordinamento tra le amministrazioni coinvolte nel processo di sdoganamento, costi e tempi della frammentazione ricadono sulle imprese. Lo Sportello Unico Doganale è stato attivato a luglio 2011 con modalità transitorie in attesa del completamento del "dialogo telematico" tra tutte le amministrazioni coinvolte nel processo di sdoganamento che dovrà concludersi entro luglio 2014. Di fatto si obbligano le 18 amministrazioni coinvolte a integrare i processi di competenza, di cui rimangono titolari, per offrire alle imprese una "interfaccia" unitaria (single window/one stop shop), che, a regime consentirà: la richiesta, il controllo e lo "scarico" delle certificazioni/nulla osta/autorizzazioni per via telematica; la "digitalizzazione" dell'intero processo di sdoganamento, compresi i segmenti di controllo di cui sono titolari amministrazioni diverse dall'Agenzia delle Dogane. Il porto di Ravenna è stato prescelto quale primo porto sperimentale e lo Sportello è attivo dal 12/02/2013. ELENCO DEGLI SCALI IN CUI È OPERATIVO LO SPORTELLO UNICO DOGANALE Porto di Ravenna attivo dal 12/02/2013. Porto di Civitavecchia attivo dal 22/03/2013. Porto di Napoli attivo dal 28/06/2013. Aeroporto di Capodichino (NA) attivo dal 28/06/2013. Porto di Venezia attivo dal 30/07/2013. Aeroporto di Venezia attivo dal 30/07/2013.
L’AUTORITÀ PORTUALE DI NEW YORK E NEW JERSEY L’Autorità Portuale di New York e New Jersey è la più importante del mondo e costituisce un modello di business unico nel suo genere in America e nel mondo, gestendo tutte le infrastrutture dell'area metropolitana di New York, dagli aeroporti alle ferrovie, al porto e alle infrastrutture logistiche, oltre ai ponti e ai tunnel a pedaggio che attraversano la città. Le principali strutture e divisioni sono: tutti gli aeroporti di New York, tutti i tunnel e ponti a pedaggio, il porto commerciale e tutte le aree a esso connesse, le linee ferroviarie di collegamento tra i vari terminal portuali e le aree logistiche, oltre che i principali poli logistici della costa est degli Stati Uniti. Il modello di business è stato creato con un’apposita legge federale del Congresso americano e recepita dai due Stati interessati (New York State e New Jersey State), oltre che dalle città dell'area metropolitana di New York.
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CONSAR, STABILE IL BILANCIO ORA SERVE IL RILANCIO A tu per tu con il presidente Veniero Rosetti che da 24 anni guida il gruppo ravennate dell'autotrasporto: “…la crisi più grave non è economica ma politica!”
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residente Rosetti, come ha attraversato il Consar questi, anni di crisi? “Negli ultimi anni, quelli più critici dal 2009 in poi, i dati di bilancio del Gruppo sono stabili e registrano una buona tenuta del fatturato e della base sociale. Purtroppo la crisi non ha finito il suo corso destabilizzante. Ciò ci impone di non abbassare la guardia e di lavorare, come stiamo provando a fare, per affrontare il futuro. Un futuro che non ci permette più di chiuderci nei nostri egoismi e falsi privilegi, ma che richiede di lavorare come sistema, mettendo assieme forze e specializzazioni diverse. Non fare questo significa non essere propositivi e competitivi, noi siamo disponibili a lavorare con altre strutture e operatori del sistema trasporto, che hanno come noi la volontà di lavorare per delle prospettive di sviluppo”. Quali sarebbero queste prospettive? “Uscire dal provincialismo, guardando l’Europa, sviluppare un sistema a rete che risponda alle esigenze che il sistema paese richiede. La nostra presenza ad Ancona, Verona, Bologna, ne è una piccola dimostrazione. Ma queste sfide non possono essere vinte solo con la forza di un’azienda, serve un sistema politico-istituzionale in grado di essere riferimento e indirizzo per l’intero Paese”. VuoI dire che le istituzioni e le forze politiche non fanno quello che dovrebbero fare per indirizzare e sostenere l'economia? “Ritengo che la crisi più grave che stiamo vivendo, non è economica, ma politica, causata da persone che ne hanno snaturato il valore, si sono appropriati della delega di rappresentare il popolo, mettendo in atto azioni finalizzate solo a se stessi, tenendo bloccato il paese”. Cosa ci dovremmo aspettare o auspicare quindi? “Sono convinto che le nostre aspettative dipendano anche da ognuno di noi, non possiamo non ritornare ad essere protagonisti attivi del nostro futuro. La mia prospettiva per il futuro è semplice, ma indispensabile. Abbiamo bisogno di recuperare il senso del dovere, il valore della responsabilità e del rispetto, valori senza i quali non può esserci sviluppo”. C’è chi dice che se la situazione migliorerà nulla sarà come prima. “Essere come prima, credo sia difficile, anche perché siamo un paese che si è quasi completamente deindustrializzato, un paese senza un sistema industriale forte è un paese debilitato, non possiamo vivere solo di turismo o di piccola e media impresa, pur essendo oggi le colonne portanti del Paese. Perciò credo che ci sarà un periodo dove il sistema economico produttivo del paese dovrà affrontare un riassestamento all’interno di un sistema che non sappiamo come possa essere e per questo
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Veniero Rosetti presidente Consar
TUTTI I NUMERI DI CONSAR PER L’ANNO 2012 Valore della produzione: Euro 88.007.000,00 Soci n. 322 Mezzi n. 600 numero dipendenti 94.
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che dobbiamo avere un sistema politico forte nel rappresentare i bisogni e indicare le liee guida della società e di istituzioni in grado di fare e governare”. A proposito, cosa significa presiedere un grande gruppo di piccoli imprenditori come il Consar e portarne avanti gli interessi nei confronti del sistema politico economico. “Internamente il Consar è un sistema che ha sviluppato nel tempo e mantenuto vivo il valore sociale, ha maturato una buona cultura aziendale e lo sforzo di partecipazione alla crescita del gruppo è presente in tutte le sue componenti, soci e dipendenti. Nei rapporti con il sistema economico e istituzionale, mi sento di dire che ho sempre trovato attenzione e rispetto nei nostri confronti, spero che questo sia frutto del nostro comportamento, leale e di rispettosa collaborazione, che abbiamo avuto, in particolare a Ravenna, sede della struttura madre e ad Ancona dove operiamo da diversi anni, con soddisfazione, anche se, a volte, ho l’impressione di vedere persone più interessate 'al proprio status’ che alla funzione a cui sono stati delegate”. Con le sue risposte ha dipinto uno scenario un po’ pessimista. “No, solo in parte, perché il nostro territorio esprime ancora molti valori positivi e dispone ancora di notevoli risorse. Dobbiamo solo cominciare a confrontare le idee, non solo dei grandi pensatori, ma anche quelle delle persone che ogni giorno si trovano a dover affrontare i problemi reali e non la sola teoria. Dobbiamo farlo per dare ai giovani la possibilità di risollevarsi da questa situazione di depressione preoccupante”. Come valuta il sistema portuale italiano? Ci sono alcuni dati di ripresa. “Non è facile parlare dei porti, mi limito ad esprimere il mio pensiero sul porto di Ravenna e quello di Ancona. Credo che siano due porti costretti ad un confronto che li accompagni a discutere, la possibilità di strategie comuni finalizzate allo sviluppo, evitando il rischio della concorrenza. Mi sembra di capire dal presidente dell’autorità Portuale di Ravenna, la volontà di lavorare in quella direzione, come dicevo all’inizio, o si diventa sistema, o si diventa succubi del sistema. Per quanto riguarda i dati, credo che siamo di fronte a un momento di consolidamento con delle variabili di carattere merceologico. Ciò che conta è capire che cosa vogliamo fare x il futuro e sono certo che ogni porto ha una sua progettazione rivolta al futuro. Collaborare può voler dire, evitare di fare le stesse cose. Qualcosa si può fare, dobbiamo palare meno e essere più concreti. Consar, per quel che può fare è a disposizione!”. Luigi Gagliardi
Il porto canale di Ravenna
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PUGLIA PROTAGONISTA AL SUMMIT EUROPEO SULL'INNOVAZIONE L'innovazione made in Puglia approda a Bruxelles, nel cuore dell'UE, per presentare il percorso di successi e di politiche che li hanno resi possibili. L'occasione è il 5° European Innovation Summit, evento dedicato ai temi della ricerca e innovazione in ambito europeo, organizzato dalla Piattaforma europea K4I, knowledge for innovation e che si è svolto al Loredana Capone assessore Parlamento Europeo. La Puglia, allo Sviluppo economico che ha fatto di ricerca e innovadella Regione Puglia zione un pilastro delle sue politiche, è l'unica Regione italiana che ha partecipato all'evento presentando casi di eccellenze pugliesi nel campo dell'innovazione e i suoi programmi di sostegno alle piccole e medie imprese. L'European Innovation Summit rappresenta uno dei più importanti momenti di confronto a Bruxelles tra decisori pubblici europei, governi nazionali – regionali - locali, attori del mondo produttivo ed economico per individuare strategie e piani da portare avanti attraverso le direttive europee. La delegazione pugliese è stata guidata dall'assessore allo Sviluppo economico della Regione Puglia Loredana Capone, che spiega: "Il fatto che l'Europa voglia ascoltare la Puglia quale esempio di Regione che ha saputo trasformare i propri investimenti sull'innovazione in motore attivo di sviluppo economico è un onore ma anche un'opportunità. Il Summit ha individuato i meccanismi che l'Europa deve ancora attivare per consentire all'innovazione di entrare a far parte del nostro vissuto quotidiano. Proprio come ha fatto la Puglia che ha inserito nella sua visone di sviluppo quella che è ormai diventata una parola d'ordine: l'innovazione. Per noi, è alla base di ogni politica che mettiamo in campo per il cambiamento, dalla sanità all'agricoltura, dal turismo all'industria''. "Come convinciamo le aziende a restare in Puglia? Investendo sulla loro ricerca - conclude l'assessore - Bosch è rimasta perchè abbiamo deciso di finanziarne la ricerca. Così anche per Senofi Aventis e Magneti Marelli, che farà il motore elettrico della Fiat. Abbiamo già finanziato il progetto di ricerca. Sarà sviluppato a Modugno". Tra i settori chiave su cui si punta ci sono: l'aerospazio, in collaborazione con Alenia che sarà sviluppato nello stabilimento di Foggia-Grottaglie; i materiali compositi innovativi, per i quali sarà organizzata una fiera business to business, il 14 maggio alla Fiera del Levante; l'agroalimentare, l'energia e l'information technology, quest'ultima da utilizzare anche a supporto delle imprese artigiane e di commercio. www.regione.puglia.it
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A FOGGIA IL TERZO CINEPORTO DI PUGLIA
Antonella Gaeta presidente di Apulia Film Fommission
A istituirlo è l’Apulia Film Commission, che con la nuova struttura arricchisce il percorso infrastrutturale avviato con i Cineporti di Bari e di Lecce e amplia la propria offerta di servizi e finanziamenti a disposizione di produttori, maestranze, artisti e cittadini. È stata firmata con Promodaunia, società consortile pubblica costituita dalla Provincia di Foggia, la convenzione con cui la Fondazione contribuisce al finanziamento del progetto “Comtainer”, proposto dal consorzio. Nel polo foggiano dei Cineporti di Puglia, al quale Apulia Film Commission contribuirà con 100 mila euro all’anno del proprio bilancio ordinario, accanto alle tradizionali attività d’informazione e assistenza, si svolgeranno corsi di formazione, seminari ed incontri su storia, realtà e prospettive dell’audiovisivo, dal cinema alla televisione al web. Il polo foggiano ha una propria dotazione tecnologica e si prepara a diventare pertanto un significativo punto di riferimento per gli autori, i videomaker e tutti gli operatori della filiera dell’audiovisivo di Capitanata, ma anche un attrattore culturale di assoluto rilievo. “Un importante presidio per un territorio che esprime la vocazione dei luoghi e dei saperi cinematografici” lo definisce la presidente di Afc, Antonella Gaeta. “I tre Cineporti – aggiunge si configurano come centri propulsivi dell’industria della creatività, capaci di generare nuove visioni e possibilità per i giovani”. “Negli statuti e nelle vocazioni di Promodaunia, c’è il servizio al territorio anche sotto l’aspetto delle infrastrutture materiali e immateriali – spiega la presidente di Promodaunia, Billa Consiglio. Decisivo per la realizzazione dell’operazione, è stato l’impulso dato dalla Regione Puglia e dall’Università degli Studi di Foggia. www.apuliafilmcommission.it
PUGLIA
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CINQUE VINI MOLISANI TRA LE ECCELLENZE D'ITALIA Con l’uscita dell’ultima delle sei guide ai migliori vini italiani più note pubblicate in Italia sui sono iniziate a tirare le somme e messo in luce i 1669 vini che sono da considerare l’eccellenza e, come tale, rappresentativi dei territori di qualità, sapendo che la qualità è nell’origine. Cinque i vini molisani sul podio dell’eccellenza: Il Don Luigi - Riserva 2010 doc “Molise rosso”, l’“Aglianico del Molise” Biorganic 2011 e Aglianico del Molise” doc-Riserva Contado 2011 tutti e tre della Masseria Di Majo Norante di Campomarino; la Tintilia del Molise doc – “Rutilia” 2010 – delle Cantine Salvatore di Ururi e la Tintilia del Molise doc 2011 di Angelo D’Uva vignaiuolo in Larino. Cinque vini che attestano la bontà delle vigne del Molise e danno immagine al Molise, con l’Azienda Di Majo Norante ancora una volta grande protagonista insieme con altre due aziende in mano a giovani appassionati e capaci che hanno avuto il merito di onorare il vino testimone del territorio molisano, la Tintilia. Infatti, due dei cinque vini eccellenti, tutti rossi, sono “Tintilia”, a significare il ruolo trainante di questo vino ottenuto dall’unico vitigno autoctono del Molise che, ogni giorno, nonostante il contributo che esso dà all’immagine dell’enologia molisana e al Molise, viene maltrattato anche dall’attuale assessore regionale all’agricoltura, Vittorino Facciolla.
Grappolo di Tintilia
FRATTURA: NORD E SUD INSIEME PER RILANCIARE ECONOMIA ITALIA ''Crediamo oggi più che mai sia urgente e necessario difendere i principi della legalità e della trasparenza. Così accompagneremo le imprese in un processo di ripresa occupazionale ed economica. Siamo pronti ad agire, noi per primi, nella convinzione che il Governo centrale terrà conto della nostra situazione e del nostro impegno, a cominciare da un riequilibrio della legge di stabilità''. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Molise, Paolo Di Laura Paolo Di Laura Frattura Frattura, a commento della pubblicazione dell'ultimo rap- Presidente Regione Molise porto annuale sull'economia del Mezzogiorno redatto dallo Svimez. L'ultimo rapporto Svimez - ha detto Frattura - riporta al centro dell'agenda politica nazionale, in tutta la sua drammaticità, il tema del Mezzogiorno. I dati presentati ieri mostrano un quadro di vera emergenza alla quale siamo tutti chiamati a rispondere con i fatti. Per questo è necessario un riequilibro delle risorse. Non chiediamo, come regioni del Sud, misure di assistenzialismo. Non chiediamo aiuto senza pensare di dover agire noi per primi. Chiediamo una maggiore attenzione e una più riconoscibile solidarietà''. “Il divario crescente che ancora si registra tra le economie del Nord e quelle del Sud del Paese, senza tralasciare le colpe e le mancanze di cui tutti dobbiamo rispondere, può e deve essere colmato. Abbiamo di fronte a noi una grande occasione: quella della prossima programmazione europea. Come Molise stiamo portando avanti una battaglia congiunta assieme ad Abruzzo e Sardegna affinché ci sia riconosciuto quanto ci spetta con la nuova ripartizione delle risorse comunitarie”, ha detto Frattura, che ha concluso ''ci piace per questo il monito del Presidente Napolitano che invita tutti a perseguire l'avvio di un nuovo processo di sviluppo nazionale in un'ottica di interesse generale per il Paese. Questa è la strada per una ripresa collettiva che limiti e contenga le differenze in Italia''. www.regione.molise.it
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CCIAA DELL’AQUILA: NUOVO REGOLAMENTO CONCESSIONE CONTRIBUTI
I° FORUM ECONOMICO ITALIA- ROMANIA
E’ stato presentato venerdì mattina, all’Aquila, il nuovo regolamento approvato dalla Camera di commercio dell’Aquila per la concessione di contributi in favore d’iniziative volte alla promozione e alla valorizzazione del territorio. La richiesta di contributi dovrà essere corredata da un progetto e presentata, entro la fine di ottobre, per l’annualità successiva, su un’apposita modulistica disponibile sul sito dell’ente camerale. Per quest’anno la scadenza per la presentazione delle domande è stata fissata al 20 dicembre 2013. “Il nuovo regolamento”, ha spiegato in conferenza stampa Lorenzo Santilli, presidente della Camera di commercio dell’Aquila, rivoluziona il concetto di contribuzione nei confronti delle associazioni. Non più finanziamenti a pioggia, ma erogati su criteri di qualità e meritocrazia e sulle ricadute che le iniziative in programma hanno sul territorio. L’intento è quello di valorizzare e promuovere le potenzialità locali, nel campo della cultura, del turismo, delle tradizioni artigianali e dello sport”. I progetti verranno selezionati e valutati dalla giunta camerale con un criterio di meritocrazia. Il tetto massimo del contributo non potrà superare la soglia del 20 per cento del totale delle spese ammissibili dell’iniziativa e, comunque, non superiore ai 2mila euro, fatta eccezione per le manifestazioni a carattere nazionale, dove il tetto di contribuzione prevista è pari al 40 per cento, fino a un importo massimo di 5mila euro. “Mediamente la Camera di commercio dell’Aquila eroga contributi per 100mila euro annui”, ha dichiarato Santilli, “a fronte di oltre 200 richieste. Il nuovo regolamento, che prevede una verifica successiva delle reali ricadute economiche e attrattive sul territorio, produrrà nel tempo una naturale selezione delle manifestazioni e delle iniziative da finanziare”. Il vice presidente della Camera di commercio, Agostino Del Re, ha sottolineato “la progettualità e il potenziamento delle condizioni attrattive sotto il profilo turistico e della nascita di nuove attività”. Alla conferenza stampa era presente anche il Segretario generale della Camera di commercio dell’Aquila, Fausta Emilia Clementi. www.cciaa-aq.it
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Lorenzo Santilli, presidente della Camera di commercio dell'Aquila Sono 3.000 le imprese romene, regolarmente iscritte alle Camere di commercio, che operano in Abruzzo, di queste, circa 400 sono attive in provincia dell'Aquila, nei settori dell'edilizia, del commercio, dei servizi e dell'assistenza alle famiglie. Aziende che rappresentano una risorsa importante, da valorizzare. Questo il tema centrale del primo Forum economico Italia- Romania, organizzato dalla Camera di commercio dell'Aquila e dalla Camera di commercio della Romania in Italia, che si è svolto il 19 ottobre scorso all'Aquila, nella sala “Tre Marie” dell'Archivio di Stato. “Un importante momento di confronto - ha dichiarato il presidente della Camera di commercio della Romania in Italia Eugen Terteleac - e di dialogo con le imprese romene che operano sul territorio, alle quali proponiamo una serie di servizi che vanno dallo sviluppo delle aziende, all'innovazione, fino alla tutela e alla promozione di interscambi culturali e commerciali”. L’argomento di maggiore interesse, è stato quello dell'internazionalizzazione “come strumento di valorizzazione delle imprese aquilane, che possono investire in Romania. Il settore più appetibile è quello agricolo, che gode di uno stanziamento di 9 miliardi di euro di fondi europei per la valorizzazione dell'agricoltura e il ripristino delle infrastrutture. Anche quello edile offre, in Romania, possibilità di investimento con particolare riferimento alle grandi opere, come la costruzione di autostrade e porti”. “Il Forum - ha affermato Lorenzo Santilli, presidente della Camera di commercio dell'Aquila - nasce con l'intento di rafforzare l'attività delle imprese romene che operano in Abruzzo, per attirare nuovi investimenti, avviare un percorso di interscambio commerciale e rendere note le opportunità legislative che possono favorire nuovi insediamenti nella nostra provincia”. www.cciaa-aq.it
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INEBRIATI DAL PROFUMO DI TARTUFO Ad Acqualagna si raccolgono i 2/3 dell’intera produzione nazionale del prezioso tubero Torna, ad Acqualagna l’appuntamento con Fiera Nazionale Tartufo Bianco Pregiato di Acqualagna che, nella sua 48°edizione si svolgerà nelle giornate del 27 ottobre e 1-2-3-9-10 novembre 2013. La secolare tradizione di ricerca, produzione e vendita del tartufo in Acqualagna fanno sì che il suo mercato sia il luogo d’incontro privilegiato per la promozione e la commercializzazione sia a livello nazionale sia internazionale. Acqualagna è sede di raccolta dei 2/3 dell’intera produzione nazionale del prezioso tubero, con circa 600 quintali di tartufo di tutti i tipi. L’intera Acqualagna mette i propri spazi a disposizione dell’evento. La piazza principale ospita gli stand dei commercianti di tartufo fresco, anima storica della festa. Il Palatartufo è il più importante spazio di accoglienza per gli oltre 200.000 visitatori della Fiera. Passeggiando per i suoi 4.000 mq, gli appassionati di cultura enogastronomica possono assaggiare e acquistare ciò che di meglio offre la cucina tradizionale italiana: le produzioni legate al tartufo tipiche del territorio, i molteplici prodotti ed esempi prelibati di produzione gastronomica delle altre regioni italiane. Inoltre si può visitare l’area dedicata all’artigianato locale del mobile e della celebre lavorazione artistica della pietra. www.acqualagna.com
I NUMERI DELLA FIERA • 4 aree dedicate. • 5.000 mq totali dedicati alla Fiera. • 80 stand allestiti. • 100 espositori. • 200.000 circa i visitatori presenti ogni anno. • 2.500 circa visitatori stranieri. • 60.000 gli accessi al sito nel periodo della Fiera. • 4.320 gli appassionati, italiani e stranieri, iscritti al club “Amici del tartufo”.
NOZZE D’ORO TRA SANT’ANGELO IN VADO E IL TARTUFO BIANCO Gian Mario Spacca: “Il tartufo è l’ambasciatore della cultura marchigiana nel mondo”
Gian Mario Spacca Presidente della Regione Marche e Gianluca Carrabs amministratore unico Assam “Il Tartufo è il simbolo dell’eccellenza. Possiamo pensare al tartufo come all’ambasciatore della cultura marchigiana nel mondo. Le manifestazioni a lui dedicate servono anche per presentare le Marche in tutte le loro tipicità, ed è per questo che è inserito al centro degli eventi che mirano all’internazionalizzazione della nostra Regione”. Sono queste le parole del Presidente della Regione Marche Gian Mario Spacca a margine del taglio del nastro della 50° edizione della Mostra Nazionale del Tartufo Bianco Pregiato delle Marche a S. Angelo in Vado che si tiene nei weekend dal 12 Ottobre al 3 Novembre 2013. Erano presenti alla cerimonia anche Renato Claudio Minardi, assessore provinciale con delega all’enogastronomia, Elisabetta Foschi, consigliere regionale, Alberto Drudi, Presidente della Camera di Commercio di Pesaro e Urbino, Gianluca Carrabs, amministratore unico dell’Assam e, naturalmente, il primo cittadino di Sant’Angelo in Vado Settimio Bravi. Dopo la cerimonia inaugurale, il Presidente si è cimentato nella ricerca del prezioso tubero direttamente in piazza Umberto I, dove è stato ricreato, grazie all’intervento del Centro Sperimentale di Tartuficoltura di Sant’Angelo in Vado, un vero e proprio bosco. Facendosi largo tra i numerosissimi visitatori che affollavano il centro storico, dopo il saluto ai vari espositori, il presidente ha visitato lo stand di Campagna Amica, promossa da Coldiretti Pesaro - Urbino. www.mostratartufo.it Giuseppe Canducci
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OLI MONOVARIETALI: UNA VARIETÀ, UN OLIO, UN TERRITORIO, UNA STORIA
Un coinvolgente viaggio nel mondo dell’olivicoltura italiana come sinonimo di territorio
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Gli oli monovarietali sono la rappresentazione concreta dell’alto livello di qualità e specializzazione che sono presenti nel nostro comparto agroalimentare”.
Queste le parole dell’On. De Girolamo per introdurre il singolare progetto editoriale della Gabbiano Editore, finito di stampare nel mese di maggio 2013: “Oli Monovarietali - Una varietà, un olio, un territorio, una storia”. Realizzato con il patrocinio del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e in collaborazione con Regione Marche, Assam, Unioncamere Marche e Associazione Nazionale Oli Monovarietali, il testo è curato da tre autori. Massimi esperti nel settore della ricerca olivicola e olearia, Barbara Alfei, Giorgio Pannelli e Antonio Ricci sono già conosciuti e molto quotati da tutti gli operatori della filiera. A primo impatto potrebbe sembrare una guida di agricoltura ma, pagina dopo pagina, il lettore potrà stupirsi nel trovare mille e una sfaccettature: impossibile catalogarla in un solo genere! Un coinvolgente viaggio nel mondo dell’olivicoltura italiana come sinonimo di territorio: l’identità degli oli è raccontata dal binomio varietà e ambiente di coltivazione. L’edizione permette, infatti, di tracciare una completa e sistematica panoramica sulle potenzialità di questo patrimonio inscindibile dalla storia, religione, cultura e dalle tradizioni gastronomiche del paesaggio in cui insistono le varietà autoctone. Un’Italia rivisitata attraverso la sua vasta biodiversità varietale di oli extravergini di oliva che rappresentano un prodotto di “sicura e certa” origine italiana. L’opportunità quindi, per definire standard di qualità garantendo ai consumatori la tracciabilità dal campo alla tavola e tutte le notizie utili per una completa informazione e godimento di questa eccellenza. Uno strumen-
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to funzionale per il lettore che ricercando i prodotti, riscopre anche i profumi e i sapori dei territori d’appartenenza. La vision di marketing territoriale sulla quale sono inseriti veri e propri itinerari turistici ed enogastronomici: dall’origine delle varietà autoctone d‘olivo attraverso gli oli monovarietali, sino alle aree di coltivazione come paesaggi da riscoprire. Dall’evoluzione storica e alle prospettive per la produzione di olive e olio di qualità in Italia: si celebra il decennale della Rassegna Nazionale degli Oli Monovarietali festeggiato proprio a giugno di quest’anno. Il racconto di 10 anni di analisi, attività di ricerca e di sperimentazione nel campo olivicolo, svolte dai tecnici dell’ASSAM - Agenzia servizi settore agroalimentare della Regione Marche - e di tutto il settore agroalimentare. E proprio dalla passione e dalla dedizione costante degli operatori della filiera olivicola arriva l’idea per fronteggiare l’aggressiva crisi economica che stiamo in atto: “L’adattabilità delle varietà d’oliva autoctone al territorio, acquisita nel corso dei secoli, consente una coltivazione ecocompatibile, con nuove potenzialità di sviluppo e alti incrementi di reddito”. Non solo una pubblicazione tecnico-scientifica per chi volesse cimentarsi in questa mirabile arte, quanto un accurato e chiaro manuale d’istruzioni per avvicinarsi a una produzione completamente made in Italy. Un vademecum divulgativo di tutto rispetto: storie di varietà e territori sapientemente illustrati con emotivo e affascinante stile comunicativo. Permeata di nobili e raffinate scelte linguistiche e di fotografie artistiche a cura di Giorgio Tassi, la lettura risulta capace di catapultarci in sconosciuti angoli italiani di paradiso. Un’esperienza assolutamente consigliata! Giulia Jorini
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FIRMATO L'ACCORDO DI ASSEGNAZIONE AREE DEL FELLINI NON PASSANO I DUE REFERENDUM SU EUROPA E SALVA STIPENDI Il quorum si conferma nemico dei referendum. Nessuno dei due quesiti l’ha raggiunto e anche se i sì hanno la meglio non bastano per la vittoria. Soprattutto sull’Europa, il quorum è assai lontano, mancano 3.924 sì per raggiungere la famigerata quota di 10.657, ha detto sì il 20,22% degli aventi diritto, sul 32% che era necessario. Per il quesito cosiddetto Salvastipendi il rammarico è ancor più alto, i sì non ce la fanno per un pugno di voti, appena 632, si fermano al 30,10% su 32%. In totale, hanno votato 14.446 sammarinesi. I residenti all’estero sono stati il 5,31%, dunque appena 599. Gli interni 13.847. Per tutta la serata è stato testa a testa tra i sì e i no all’Europa, con continui capovolgimenti di fronte, sia pure per un pugno di voti. Alla fine i sì hanno avuto la meglio, ma di pochissimo: 6.733, pari al 50,28% contro 6.657 no, 49,72%. Per quanto riguarda gli esteri, hanno preferito dire sì: 344 contro 213. Tante anche le schede bianche, 851: la Democrazia Cristiana aveva consigliato di votare scheda bianca, anche questa indicazione ha avuto il suo peso. Alla fine il Castello più europeista si è rivelato Faetano: il 58,58% ha detto sì, quello più lontano dall’Europa Chiesanuova, col 44,90%. Il referendum Salvastipendi non ce l’ha fatta ma i sì hanno avuto predominanza schiacciante: 10.025 sì contro 3685 no con 571 schede bianche. Quasi un plebiscito, col 73,12% che si è schierato a favore del quesito, contro il 26,88%. www.sanmarinosite.com
Nuova linfa sammarinese per l'aeroporto Fellini di Rimini. Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi e il segretario di Stato per l'Industria Marco Arzilli, hanno sottoscritto l'Atto di affidamento quarantennale alla Repubblica di San Marino di alcune aeree demaniali per l'esercizio di servizi aerei internazionali di linea come convenuto con accordi precedentemente definiti. Lupi e Arzilli hanno espresso la convinzione che l'intesa italo-sanmarinese sull'aeroporto di Rimini rappresenti un ottimo esempio di concreta collaborazione tra i due Paesi. "Da oggi – ha affermato Arzilli - con Marco Arzilli Segretario di Stato l'affidamento delle aree firmato dal Repubblica di San Marino ministro Lupi e da me, San Marino diventa gestore di una parte importante dell'aeroporto Rimini-San Marino. È un accordo storico, che da la possibilità a noi di sviluppare attività aeronautiche, dare nuove opportunità alla nostra impresa e concretamente avere un progetto di sviluppo che si basa sulle attività aeronautiche come lo scalo merci, l'aviazione regionale business, la manutenzione aerei, il tutto grazie ad un accordo che è stato siglato nel 2012 e che diventa ad oggi finalmente operativo. Si parte verso un nuovo percorso per San Marino e sono convinto che questo sia l'inizio di un nuovo modello di sviluppo economico che si baserà anche sullo sviluppo di questa attività e che darà all'impresa delle risposte, ovvero quelle di poter avere un centro merci vicino, una dogana dove poter avere dei servizi veloci e sopratutto un collegamento che ci permette di aumentare la nostra economia e la nostra ricchezza. Faremo sicuramente una selezione chiara attraverso una lettera di inviti per capire chi potrà venire a gestire l'aeroporto”. www.sanmarinosite.com
Aeroporto Fellini di Rimini
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.REPUBBLICA DI SAN MARINO
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NEGATIVA L’ANALISI CONGIUNTURALE DEL SECONDO TRIMESTRE In Emilia-Romagna il secondo trimestre 2013 è il settimo consecutivo con una variazione negativa. Tuttavia, il calo di produzione, fatturato e ordini è apparso meno accentuato rispetto ai periodi precedenti, grazie ad esportazioni e ordini esteri che riprendono a crescere. Dall’indagine congiunturale relativa al secondo trimestre 2013 sull’industria manifatturiera, realizzata in collaborazione tra Unioncamere Emilia-Romagna, Confindustria Emilia-Romagna e Intesa Sanpaolon EmiliaRomagna emerge che il 2013 Carlo Alberto Roncarati, Presidente dovrebbe chiudersi con un calo di Unioncamere Emilia-Romagna del PIL dell’1,6% mentre per il 2014 è atteso un +0,9%. “Nonostante la flessione degli ultimi anni, oggi in EmiliaRomagna l’industria pesa ancora per il 24% sul totale dell’economia regionale. La nostra resta quindi una regione manifatturiera e questa vocazione dovrà essere uno dei pilastri sui quali investire per avviare un nuovo percorso di crescita.– ha dichiarato il Presidente di Unioncamere Emilia-Romagna Carlo Alberto Roncarati – Non ci sono soluzioni magiche per imboccare questa strada, ma solo costruire su ciò che abbiamo. Occorre cercare di cogliere tutte le opportunità, a cominciare dal commercio con l'estero, ma anche innovazione, formazione, accesso al credito e azioni per snellire l’onere burocratico a carico delle imprese”. “Sulla dinamica del credito – commenta Adriano Maestri di Intesa Sanpaolo – continuano a pesare gli effetti del protrarsi della recessione: i primi segnali di miglioramento del clima congiunturale a livello nazionale degli ultimi mesi fanno pensare che presto la caduta degli impieghi si interromperà. Il credito è importante per fare ripartire il territorio dell’Emilia-Romagna – continua Maestri – e la nostra banca nei mesi scorsi si è strutturata in modo tale da rendere più agili le pratiche creditizie e accelerarne l’erogazione”. “Il dato più rilevante è la perdita di competitività del sistema economico dell’Emilia-Romagna. Si allarga ancora di più la forbice – afferma il Presidente di Confindustria Emilia-Romagna Maurizio Marchesini – tra le imprese che sono riuscite a mantenere buone performance grazie a riorganizzazioni interne, contenuto tecnologico dei prodotti, capacità di internazionalizzarsi, e quelle che, non essendo state in grado di intraprendere questi percorsi, sono rimaste “intrappolate” nel crollo della domanda interna, nel circolo vizioso dei tempi di pagamento e nella contrazione del mercato del credito. Certo, tocca prima di tutti agli imprenditori innescare un percorso virtuoso di sviluppo, ma per le condizioni del contesto esterno occorre un impegno deciso da parte del sistema istituzionale, sia dello Stato sia della Regione, le cui politiche industriali hanno generato in questi anni effetti molto positivi sulle imprese”. www.ucer.camcom.it
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Aree dell’Adriatico
CCIAA BO INVESTE IN “FICO – FABBRICA ITALIANA CONTADINA” La Camera di commercio di Bologna ha deciso di partecipare al progetto per la realizzazione di “FICO – Fabbrica Italiana Contadina”. Sottoscriverà pertanto quote del Fondo Immobiliare “Parchi Agroalimentari Italiani” con un investimento fino a 2.000.000 di euro. La Camera di commercio farà poi confluire nel Fondo circa 4 milioni di euro (3.932.835 euro) pari alla partecipazione dell’Ente camerale al complesso immobiliare della società Centro Agro-Alimentare di Bologna. L’investimento della Camera di commercio è vincolato al coinvolgimento diretto nel progetto dell’imprenditore Oscar Farinetti. “Con un investimento complessivo di quasi 6 milioni - ha spiegato Giorgio Tabellini, presidente della Camera di commercio - abbiamo deciso di impegnarci concretamente nella realizzazione di Fico. E’ una sfida importante per il futuro che confidiamo raccolga tutti gli elementi necessari per partire nei tempi programmati”. Il Presidente ha inoltre evidenziato che “la Camera di commercio, socio pubblico di Caab, ha deciso di investire in Fico non solo col conferimento del patrimonio immobiliare, ma anche con la sottoscrizione delle quote del Fondo, per dare un segnale del concreto coinvolgimento del sistema economico bolognese in questa nuova realtà. Questo perché è un progetto che può consentire traguardi importanti nello sviluppo della capacità attrattiva di Bologna e nella valorizzazione delle eccellenze della filiera agro-alimentare, due obiettivi fondanti dell’azione di questo mandato della Camera di commercio”. www.bo.camcom.gov.it
Giorgio Tabellini presidente della Camera di commercio di Bologna
.EMILIA ROMAGNA
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CENTINAIA DI TOUR OPERATORS A VENEZIA PER BUY VENETO LA MACROREGIONE ALPINA MUOVE DA GRENOBLE
Una camera d’albergo non basta più per creare economia turistica, né basta una tenda o un appartamento: occorre una rete di servizi e opportunità che soddisfi tutte le aspettative dell’ospite, espresse o inespresse che siano; serve un territorio dove ricettività, negozi di moda, ristoranti, divertimenti, ambiente, sport e le altre offerte esistenti si propongano come offerta d’insieme, capace di crescere e di rinnovarsi, assemblando attrattive e convenienze. È quanto ribadito a Venezia Marino Finozzi, in occasione di “Buy Veneto – assessore regionale al Turismo Veneto for You”, il tradizionale appuntamento tra tour operators e agenzie di viaggio straniere (ce n’erano circa 150 da tutto il mondo) e centinaia di operatori del turismo veneto, quanti non se n’erano visti nelle precedenti 11 edizioni, le cui richieste di contatti hanno mandato in overbooking il calendario degli appuntamenti programmati. A fianco del cruciale momento degli affari B2B, quest’anno la Regione e il GIST, il Gruppo di specializzazione dei giornalisti della stampa turistica italiana, hanno promosso un confronto sul tema “Turismo straniero. Istruzioni per l’uso”, realizzato con la formula delle interviste dirette ad una dozzina di rappresentanti e imprenditori del settore turistico del Veneto in tutte le sue sfaccettature. Marino Finozzi, assessore regionale al turismo, non è voluto mancare ai due appuntamenti, anche per avere un polso diretto della situazione, i cui numeri denotano una sostanziale tenuta degli arrivi e delle presenze, che dovrebbe portare a un pareggio dei dati del 2013 con quello del 2012. Difficile invece dire quale potrà essere l’effetto sul reddito delle aziende del settore, che sono, per così dire, in trincea per ammaliare clienti vecchi e nuovi e che trovano ampia risposta nel turismo straniero, mentre quelle italiano è ancora di segno meno e quasi a due cifre www.regione.veneto.it
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Il Ministro degli Esteri Emma Bonino con i rappresentanti dei territori che hanno partecipato alla sigla dell'accordo di Grenoble La strategia Macroregionale per la Regione Alpina è uno strumento di coordinamento delle politiche e dei fondi transnazionali, per garantire crescita, equità e sviluppo sostenibile in quelle Regioni alpine, tra le più sviluppate d’Europa, che costituiscono insieme un’area di oltre 450 mila chilometri quadrati in cui vivono di 70 milioni di persone. E’ questo l’obiettivo dello storico accordo sottoscritto il 18 ottobre scorso a Grenoble, in Francia, dai presidenti delle Regioni e delle Province autonome dell’arco alpino. “Oggi abbiamo sancito l’unione di soggetti istituzionali i cui territori insieme costituiscono il cuore dell’Europa – ha detto il governatore veneto Luca Zaia – ed è la sublimazione di un continente che cambia e che deve vedere protagoniste sempre più quelle comunità omogenee che, condividendo strategie di sviluppo, unitamente affrontano le grandi sfide comuni a cui sono attese, soprattutto sull’utilizzo delle risorse comunitarie, sulle finalità dei programmi finanziati con fondi europei, che prima ancora degli Stati dovranno essere le Macroregioni i principali interlocutori dell’UE”. “Per quanto riguarda il Veneto in particolare, non è più terra di confine e a dimostrare che la nostra Regione ha pienamente recuperato la sua centralità geografica è il ruolo di primo piano che sta svolgendo nella riorganizzazione del continente, attraverso iniziative come questa, ma anche come l’”Euroregio Senza Confini”, costituita insieme a Friuli V.G. e Carinzia e aperta a Slovenia e Istria Croata e come la Macroregione Adriatico Ionica”. “Proprio per questi motivi – ha concluso Zaia – ho chiesto al Ministro Moavero di sostenere a Bruxelles la candidatura del Veneto ad autorità di gestione del Programma di cooperazione territoriale Italia-Croazia nel prossimo ciclo finanziario europeo 2014-2020”. Silvia Badon
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Aree dell’Adriatico
.VENETO
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IL PORTO DI TRIESTE TORNI UN RIFERIMENTO PER LA GERMANIA
Gianni Torrenti Assessore alla Cultura Regione Friuli Venezia Giulia È stato cordiale e concreto il colloquio che l'assessore regionale alla Cultura Gianni Torrenti ha avuto con il console generale di Germania Peter Dettmar. I due hanno affrontato più argomenti, tutti incentrati sull'evoluzione positiva dei rapporti tra il Friuli Venezia Giulia e lo Stato tedesco, favorita dallo Statuto di autonomia. L'assessore ha confermato lo stretto legame culturale che unisce la regione alle popolazioni di lingua tedesca, ricordando che a Miramare un cippo ancora segna la distanza tra il capoluogo regionale e Berlino. I due hanno poi parlato di infrastrutture di trasporto ed è stato espresso l'auspicio che il porto di Trieste, al quale la Regione intende restituire competitività nei confronti dei mercati europei, torni ad essere di riferimento per la Germania. La Macroregione Adriatico-Ionica, i rapporti esistenti e da incentivare tra le Università ed il poli di ricerca della regione e quelli tedeschi, la coesione comunitaria, l'importanza della caduta dei confini con Slovenia e Croazia, l'opportunità che i Paesi europei facciano uno sforzo in direzione di una nuova cultura della politica e di una nuova visione di economia e lavoro sono stati altri temi su cui si sono soffermati console ed assessore. www.regione.fvg.it
UE: LA NUOVA PROGRAMMAZIONE RAFFORZA LA COMPETITIVITÀ DEL FVG A fronte di un ammontare complessivo di circa 60 miliardi di euro, tra risorse Ue e cofinanziamento nazionale, destinati all'Italia nel prossimo periodo di programmazione comunitaria 2014-2020 (a cui occorre aggiunge le poste del Fondo Sviluppo e Coesione), il Friuli Venezia Giulia potrebbe contare su un possibile aumento dei fondi ad esso destinati. Ma quali sono le priorità, le linee strategiche che il Friuli Venezia Giulia deve adottare nei prossimi sette anni? A queste domande ha risposto Fabrizio Barca, Direttore Generale del Ministero dell'Economia a Trieste, in un seminario e delle Finanze destinato ad amministratori e funzionari pubblici, il direttore generale del Ministero dell'Economia e delle Finanze Fabrizio Barca, già ministro per la Coesione territoriale e impegnato in istituzioni quali l'Unione europea, l'OCSE e la Banca d'Italia e docente in diverse prestigiose Università come Bocconi Milano, MIT Boston e la californiana Stanford. Dopo il saluto dell'assessore alle Finanze Francesco Peroni, Fabrizio Barca ha ricordato in primis le tre esigenze strategiche dettate da Bruxelles e i grandi temi che le Regioni italiane, dovranno cercare di "applicare": concentrare le risorse che giungeranno su pochi obiettivi, ha osservato, facendo dunque massa critica senza disperdere i finanziamenti in troppe progettualità; connettere i fondi della programmazione Ue al bilancio ordinario; usare sempre più una "chiave territoriale" degli interventi. A queste necessità programmatiche il Friuli Venezia Giulia può rispondere investendo sui filoni della Ricerca e dell'Innovazione facendo scelte "secche" sui distretti tecnologici, dando slancio ai potenziali che nascono dalla domanda, non solo dall'offerta, e così dialogando con il proprio tessuto industriale e il proprio sistema della ricerca. Determinanti saranno gli interventi destinati all'inclusione sociale e soprattutto guardare con attenzione alle nuove "strategie Ue per le aree interne", cioè quelle distanti da grandi centri di agglomerazione e di servizio, con traiettorie di sviluppo instabili, alle prese con problemi demografici. www.regione.fvg.it
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Aree dell’Adriatico
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QUANDO IL FUTURO NON È PIÙ ROSEO! U
n comico scomparso di recente in un’intervista poco prima di morire, commentando il titolo del suo ultimo spettacolo dichiarò “… una volta si diceva andiamo avanti che il futuro sarà roseo! Oggi se guardiamo al futuro, vediamo solo nero, il roseo non c’è più!”.
Ecco a questo punto è arrivata la società italiana. Anche i comici, che dovrebbero avere uno spirito goliardico per definizione, diventano pessimisti e leggono la realtà in termini negativi non vedendo nulla di buono nel futuro. Come a dire, non c’è niente da ridere. E se ci si pensa bene, non c’è proprio più niente da ridere guardando il presente e pensando al futuro. Come si fa a essere ottimisti se l’Unione europea stanzia ben 129 milioni di euro per sostenere gli allevamenti di tori spagnoli da corrida? Una cifra spropositata, in un periodo di gravissima crisi economica, per allevare animali da mandare a morire in un ring attorno al quale persone inebriate osannano la superiorità dell’uomo sull’animale. Ma la cosa ancora più strabiliante è che, per non perdere i finanziamenti europei, la Commissione Cultura del Congresso spagnolo vuole presentare la richiesta all’Unesco per inserire la corrida nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Di là dal pensiero più o meno animalista che ognuno può avere, ma qual è la ratio legis di questo finanziamento? Il sostegno alle tradizioni dei singoli Paesi dell’Unione? Bene allora perché non finanziare anche il Palio di Siena, piuttosto che lo Storico Carnevale di Ivrea con la tradizionale guerra delle arance, o la mattanza di delfini balena che si svolge ogni anno nelle isole danesi Feroe o, di qualsiasi altra rievocazione storico - folcloristica si voglia? Come si fa a chiedere a un micro imprenditore, che qualcuno oggi chiama giustamente eroe, vessato dalla crisi e dalla pressione fiscale, di essere ottimista? La società di capitali di cui è socio, realizza un lavoro per un ente pubblico. Quest’ultimo prima di eseguire il pagamento come da legge richiede il Durc (Documento Unico di Regolarità Contributiva) all’INPS. Ma l’azienda, ormai stremata non ha più dipendenti, ma i soli tre soci che cercano di mandare avanti l’impresa. L’INPS a questo punto, in barba ad un suo messaggio (numero 4925 del 21-03-2013 nel quale si afferma che ai fini del rilascio del Durc per le società di capitali non è rilevante la posizione dei soci) risponde all’ente che i tre soci non sono in regola, ma tace sulla situazione perfettamente in regola della società. L’ente a quel punto chiama l’imprenditore lo avverte della situazione e gli annuncia che dovrà inviare di nuovo la richiesta e attendere quindi per compiere il pagamento. E i giorni passano, la società non incassa, non riesce a saldare i fornitori, ecc… ecc… Come fa il direttore Generale di Aerdorica, la società che gestisce l’aeroporto delle Marche, a non accontentarsi di un compenso di 556 mila Euro l’anno ed essere accusato di peculato e truffa per aver utilizzato a proprio beneficio i denari in cassa della società? Dov’erano il Cda e i revisori dei conti, e i sindaci della società? Come si può essere ottimisti quando un governo nazionale, seppure di larghissime intese, non sia d’accordo su nulla? Quando si minaccia la crisi per ogni genere di quisquilia, in parte sgradita, alle “opposte fazioni”? Perché la politica non capisce che larghe intese non significano nominare Rosy Bindi presidente della Commissione Antimafia e, men che meno, candidare Riccardo Villari di professione medico ed esperto in malattie infettive, ma, senatore Pdl, a presiedere l’Autorità Portuale di Napoli, uno dei porti più grandi e importanti d’Italia e dell’intera Europa? Sembra che un po’ tutti si siano accorti che non c’è futuro o, se ci dovesse essere, di certo non sarà roseo e, allora, occorre accaparrarsi tutto quello che si può finché ce né, come se non ci fosse un domani! Perché preoccuparsi per gli altri o per le nuove generazioni che verranno? È scattata la corsa all’accaparramento e… si salvi chi può! Leone di San Marco
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