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IL POTERE DELLE FORBICI
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Adriaeco - Adriatic Economy Observer
Adriaeco Adriatic Economy Observer · n. 31
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uante sono le Autorità Portuali in Italia? Risposta 24. Sono poche? Troppe? Sono tutte necessarie?
Domande legittime quando, in una fase storica come questa, ipotizziamo processi di spending review, ovvero a tutte quelle azioni dirette a migliorare l'efficienza e l'efficacia della macchina statale nella gestione della spesa pubblica attraverso la sistematica analisi e valutazione delle strutture organizzative. Sono mesi, d’altronde, che il dibattito sulla portualità italiana è aperto fra la revisione della legge 84/94 e la proposta pervenuta dal ministro Lupi. Nelle pagine che seguono, abbiamo voluto affrontare la questione aprendo un vero e proprio tavolo di lavoro fra operatori e istituzioni così da proporre un’ipotetica quadra della questione. Un argomento di grande attualità che va a inserirsi in un più ampio e intricato quadro generale. E’ notizia di questi giorni, infatti, che, finalmente, un primo squarcio di luce si è aperto sul piano d'azione preparato dal commissario Carlo Cottarelli. Nel corso di un'audizione al Senato, il commissario Carlo Cottarelli ha illustrato a grandi linee il piano per la spending review cui ha lavorato nel corso di questi ultimi mesi e che ha presentato al comitato interministeriale. Il futuro del Paese dipende più che mai dalle forbici dell'ex dirigente del Fmi. Chiamato a mettere fine agli sprechi, o perlomeno a dar loro una bella ridimensionata, per aiutare la coppia formata da Matteo Renzi e il ministro Padoan ad abbattere il cuneo fiscale e dare così uno stimolo alla ripresa. Il piano elenca trentatré azioni. Alcune di queste sono in grado di dare risultati nell'immediato, mentre le altre costituiscono riforme strutturali da avviare nel 2014, ma che non daranno frutti prima del 2015. Sei le macro aree dove secondo il commissario occorre intervenire. Le proposte di Cottarelli sono contenute in una settantina di schede, ora all'esame del comitato interministeriale per la controllo della spesa. Un'attesa messianica precede le grandi manovre di riduzione della spesa che tutti aspettano. La portualità potrà finalmente essere riorganizzata seguendo i criteri di economicità che il nuovo scenario della logistica integrata impone al commercio mondiale? Gabriele Costantini
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.Editoriale
Anno VI · Gennaio/Febbraio 2014 Registrazione Tribunale di Ancona n°26/07 del Registro Periodici del 22 dicembre 2007 Iscrizione al ROC · numero 16575 Direttore responsabile Gabriele Costantini direttore@adriaeco.eu Editore · Gabbiano-Srl - Via Chiusa, 6 edificio C · 60027 Osimo (AN) · T. 071.9989979 Redazione · Via Chiusa, 6 - edificio C 60027 Osimo (AN) - T. 071.9989979 info@adriaeco.eu - www.adriaeco.eu Redazione Zadar · Trg Kneza Višeslava 6/g 23000 Zadar Tel. 00385 - 23778833 Hanno collaborato:
Silvia Badon, Sofia Beradi, Mafalda Bruno, Pierluigi Bonora, Giuseppe Canducci, Pietro Ceccarelli, Gabriele Costantini, Ilaria Ferlito, Luigi Gagliardi, Andrea Gamberi, Giulia Jorini, Virginia Lupi, Leone di San Marco Ufficio grafico · Clizia Pavani, grafica@adriaeco.eu Ufficio commerciale · marketing@adriaeco.eu Segreteria · segreteria@adriaeco.eu Stampa · FastEdit srl - Zona Industriale di Acquaviva Picena (Ap) · www.fastedit.biz Poste Italiane s.p.a - spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 N. 46) art.1 comma 1 Commerciale Business Ancona n. 45/2008. Distribuzione: in abbonamento postale 6 edizioni Euro 15,00. Per informazioni: 071.9989979 Versamento a mezzo bonifico bancario c/o IW Bank Iban IT 77 V 03165 01600 000011771732 Chiuso in redazione: 28/02/2014 Messaggi politici elettorali per le Elezioni Europee 25 maggio 2014 ai sensi delle delibere emanate dall'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni la Gabbiano srl editrice della testata Adriaeco comunica 1- l’intenzione di diffondere messaggi politici elettorali a pagamento; 2 - l'emissione dei messaggi è consentita fino al 23 maggio 2014 compreso; 3 - tutti i soggetti politici avranno garantita la parità di accesso agli spazi; 4 - il regolamento per l'accesso è disponibili su richiesta all'indirizzo mail info@adriaeco.eu “Adriaeco – Adriatic Economy Observer” non è responsabile per la qualità, provenienza o veridicità delle inserzioni. La direzione di “Adriaeco” si riserva di modificare, rifiutare o sospendere la pubblicazione dei testi o delle inserzioni a proprio insindacabile giudizio. L’editore non risponde per eventuali ritardi o perdite causate dalla non pubblicazione dell’inserzione per qualsiasi motivo. Non è neppure responsabile per eventuali errori di stampa. Gli inserzionisti dovranno rifondere all’editore ogni spesa da esso eventualmente supportata in seguito a malintesi, dichiarazioni, violazione di diritti, ecc. a causa dell’annuncio. È vietata la riproduzione totale o parziale di tutti i testi, i disegni, le foto riprodotte su questo numero della rivista. Manoscritti, disegni, foto anche se non pubblicati, non vengono restituiti. Tutti i diritti riservati.
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Sommario
Maurizio Lupi Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti
EDITORIALE Il potere delle forbici
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L’INTERVISTA A MAURIZIO LUPI Riqualificare l’offerta portuale nazionale
p. 6
MACROREGIONE Gianni Pittella: idea visionaria Emanuele Lodolini: non siamo senza futuro! Gian Mario Spacca: la Macroregione Adriatico - Ionica una grande opportunità Macroregione Adriatico-Ionica: obiettivo molto vicino Zadar: un asilo per cittadini europei
p. 8
OBIETTIVO SU Maura Malaspina: sarà l'agricoltura a portare l'Italia fuori dalla crisi?
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PORTI & PORTUALITÀ Riforma dei porti: la proposta Lupi Pasqualino Monti: la risposta di Assoporti Galliano Di Marco: riduciamo le Autorità Portuali Veniero Rosetti: comunicare e ascoltare Paola Giorgi: il futuro delle infrastrutture Rodolfo Giampieri: Ancona c’è Alberto Rossi: la Governance è strategica Paolo Galli: meritiamo più attenzione
p. 22
AREE DELL’ADRIATICO p. 41 Puglia · Molise · Abruzzo Marchet per internazionalizzazione Camera di Commercio di Ancona: un 2014 ricco di impegni Repubblica di San Marino · Emilia Romagna · Veneto · FVG AVVISO AI NAVIGANTI Rotta euroasiatica: Suez è inevitabile
Gianni Pittella Vice-presidente del Parlamento Europeo
On. Emanuele Lodolini
Gian Mario Spacca presidente Regione Marche
Rodolfo Giampieri, presidente Camera di Commercio di Ancona, Presidente del Forum delle Camere di Commercio dell'Adriatico e dello Ionico
p. 50
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Pasqualino Monti Presidente Assoporti
Galliano Di Marco
Veniero Rosetti
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RIQUALIFICARE L’OFFERTA PORTUALE NAZIONALE Fare sistema in modo da favorire le sinergie e creare massa critica per affrontare la competizione internazionale
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on Maurizio Lupi Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti del governo Renzi facciamo il punto su quelle che sono le infrastrutture di riferimento in area Adriatica, mettendo in luce quelle che saranno le priorità del dinamico mercato della logistica intergrata. L’alta velocità nella costa Adriatica si ferma ad Ancona. Non crede che, anche in considerazione dell’avvio della strategia per la Macroregione Adriatico Ionica, sia importante far arrivare l’alta velocità fino alla Puglia? “La politica dei trasporti è una priorità. Noi abbiamo posto al nuovo Consiglio di amministrazione delle Ferrovie due priorità: il trasporto regionale e il completamento della rete ad alta velocità. L’alta velocità ha cambiato il modo di spostarsi degli italiani, bisogna che l’eccellenza raggiunta in questo campo si documenti anche nel trasporto pubblico locale. Ma bisogna anche che tutta l’Italia da Nord a Sud e da Est a Ovest sia collegata con l’alta velocità. In questo quadro rientra la sua attuazione su tutta la dorsale adriatica, per la quale sono stati stanziati 350 milioni di euro nella legge di Stabilità per il 2014, il prolungamento sino a Reggio Calabria di quella sulla dorsale tirrenica, e i collegamenti tra le due dorsali, al sud la Bari - Napoli e al Nord il prolungamento dell’alta velocità da Brescia sino a Venezia. Sono tutte opere programmate e finanziate”. Il Parlamento sta lavorando alla legge sugli interporti, quali sono le peculiarità di tale provvedimento? “Sostanzialmente due. Primo: l’introduzione di un nuovo e aggiornato quadro normativo generale in materia di interporti e piattaforme logistiche, anche alla luce degli indirizzi dell’Unione europea nel settore dei trasporti e dell’intermodalità, per la quale già nel 2001 il Parlamento aveva conferito una delega al governo. Secondo: una ricognizione delle infrastrutture intermodali esistenti al fine di una razionalizzazione degli interventi che eviti il finanziamento di opere che possano poi risultare inutili”. Non crede che il più grande problema della portualità italiana sia la mancanza di
Maurizio Lupi Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti
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.L’intervista
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un piano dei porti nazionale definito dal Governo con strategie di lungo periodo che sappiano leggere e, quindi, cogliere le opportunità dei cambiamenti? Sulla vocazione marittima di un paese con oltre ottomila chilometri di coste non si discute. Va messa in discussione invece la nostra incapacità di “fare sistema”, nel senso di “mettersi in rete” in modo da favorire le sinergie e creare massa critica per affrontare la competizione internazionale. In questo senso io ho sin dall’inizio detto che 24 autorità portuali che si fanno concorrenza tra loro sono un po’ troppe. In questo settore se tutti fanno tutto alla fine, ne risente l’intero comparto. Nella logistica l’Italia sconta un gap nei confronti degli altri Paesi europei che si traduce in un 20/30% di costi in più. Al sistema portuale servono specializzazione e complementarietà, attenzione all’insieme degli elementi della catena logistica, di cui il porto è una componente, forse la più significativa, ma sempre una componente, che da sola non riesce a dare risposte esaustive alle necessità di sviluppo del settore, specialmente in un mercato fortemente globalizzato e concorrenziale. La competizione non può essere fra porti distanti tra loro poche centinaia di chilometri ma con i grandi sistemi portuali del Nord Europa e con quelli dei Paesi emergenti del Sud del Mediterraneo. Se non ragioniamo in questi termini, la sfida è persa in partenza”. Il gigantismo navale costringe all’adeguamento dei porti italiani. Non sarebbe meglio puntare sulla specializzazione degli stessi concentrando le risorse solo su quelli che
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L’intervista
potrebbero effettivamente competere nel mercato globale? “Il gigantismo navale, nel contesto della globalizzazione delle economie e dei mercati, è proprio uno di quei cambiamenti che impongono un cambio di passo alla portualità italiana. In tal senso è evidente l’inadeguatezza di una parte dei nostri porti rispetto all’evoluzione nelle dimensioni e nel pescaggio delle nuove generazioni di navi. Se l’obiettivo è quello di riqualificare l’offerta portuale nazionale, è inevitabile programmare i necessari investimenti infrastrutturali con precise priorità. Poiché il mercato dei trasporti più ricco e a più elevato valore aggiunto è quello del trasporto container con destinazione nei Paesi dell’Europa continentale, bisogna ragionare in termini globali di logistica, di corridoi europei, di reti TEN-T, di porti, interporti, collegamenti ferroviari… bisogna insomma iniziare a pensare ai porti in base ai nodi logistici e non solo meri luoghi d’interscambio delle merci”. La Fano - Grosseto rappresenta un’arteria trasversale molto importante, si sono riusciti a individuare tempi certi per l’avvio dell’opera? “Per la Fano - Grosseto si sta lavorando per la costituzione della Società pubblica di progetto. Entro l'estate 2014 sarà presentato il progetto. Non è un’opera differibile, questa infrastruttura è già inserita, su impulso delle Regioni interessate e del Ministero, nella rete europea delle Ten-T”.
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IDEA VISIONARIA Gianni Pittella interviene ad Ancona a sostegno della strategia per la Macroregione Adriatico Ionica
Gianni Pittella Vice-presidente del Parlamento Europeo
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latere del convegno dedicato alla Macroregione Adriatico Ionica, svoltosi ad Ancona, (di cui più avanti diamo ampia rassegna ndr) abbiamo approfondito il pensiero di Gianni Pittella, vicepresidente pro tempore del Parlamento Europeo. Come valuta l’idea della strategia per la Macroregione Adriatico Ionica? “L’iniziativa rappresenta un’idea visionaria! In un modo nel quale prevale la piccola visione, il cortile di casa, immaginare lo sviluppo di una realtà fuori dei propri confini che unisca potenzialità culturali, umane, nel campo della ricerca, delle infrastrutture materiali e immateriali, del turismo e dell’ambiente, cioè tutti gli elementi che rappresentano gli assi del piano d’azione che si sta costruendo, credo che sia una grande operazione”. Che importanza ricoprono questi assi portanti del piano
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d’azione? “Un’importanza fondamentale, perché attorno ad essi occorre mettere il motore, in altre parole la capacità di progettare. Riempirli, cioè, di progetti studiati da un management intelligente ed efficace con forti specializzazioni nell’europrogettazione. La strategia sarà anche lo spunto per una nuova modalità nell’utilizzo dei fondi europei che nella nuova programmazione 14-20 dovranno essere spesi in funzione delle macroregioni. Non solo. Per evitare il rischio di non utilizzare i fondi messi a disposizione si dovranno individuare solo grandi progetti. I fondi servono per fare sviluppo e questo si crea con interventi e grandi opere materiali e immateriali su ricerca, innovazione, educazione e istruzione, reti per la connettività e la sostenibilità ambientale, l’energia e l’ambiente marino, la cultura e il turismo e questo deve significare Macroregione”.
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Politicamente qual è la valenza della strategia per la Macroregione Adriatico Ionica? “Rispondo alla sua domanda con una domanda. È ancora possibile che lo sguardo dell’Europa sia verso l’est versante russo o invece la visione europea deve orientarsi verso i Balcani e il Mediterraneo e quindi verso il quadrante sud-est? Da questo punto di vista il progetto Macroregione ha un grande valore e significato politico perché fa capire ai nostri “statisti” del Nord Europa, che non si può continuare ad allargare l’unione verso i paesi dell’ex Unione Sovietica, allargamento peraltro già abbondantemente realizzato. Ora occorre rafforzare la vicinanza e la cooperazione con paesi che, anch’essi, appartenevano a un altro blocco e portarli dentro il contesto europeo. Un processo che potrebbe essere anche lungo ma che deve avere l’obiettivo di portare i Balcani e i paesi che si affacciano sul Mediterraneo all’interno dell’Europa”. Parliamo di cooperazione e di annessione di nuovi paesi, ma non sembra esserci grande sintonia tra i paesi già membri… “C’è una crisi che investe la costruzione dell’Europa. È una crisi economica, uno scollamento sociale forte, un disagio drammatico, conseguenza delle politiche di austerità che hanno caratterizzato l’economia da 4 anni a questa parte. Siamo al punto più basso della domanda interna che, in pratica, non c’è, la gente non può spendere e questo è il frutto avvelenato dell’austerità e rigore imposti da alcuni paesi dell’UE”. Qual è la ricetta per superare questa situazione? “Non posso fare a meno di dire che serve contrastare e archiviare queste politiche economiche, occorre modificare profondamente il patto di stabilità per consentire a
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Macroregione
paesi e Governi di investire secondo la logica che favorisca lo sviluppo. Non possiamo tenere legate le mani degli amministratori pubblici quando costoro vogliono investire su scuola, istruzione e infrastrutture. Siamo alla follia! La nostra vita e il nostro sviluppo dipendono da un numerino il 3%. Se sei al 3,1%, non sei virtuoso se sei a 2,99% si! Noi dobbiamo ribellarci, con una battaglia campale per modificare la visione ragionieristica che fa dipendere le sorti dello sviluppo di un Paese da un numero”. Ma allora una domanda sorge spontanea: chi governa l’Europa? “Certo non l’istituzione eletta democraticamente dai cittadini o, per lo meno, non solo quella. L’Europa vive una crisi politica di rappresentanza e di democrazia. Oggi comandano i paesi e i loro Governi, la BCE, le grandi lobby finanziarie e tecnocratiche e noi dobbiamo opporci a un’Europa comandata da queste forze e recuperare un’Europa politica, fondata sul ruolo legiferante del Parlamento Europeo e sul ruolo governante della Commissione Europea. Nata come una grande scommessa civilizzatrice, oggi l’Europa e si è trasformata in una sommatoria di Governi che pensano solo al proprio interesse nazionale. Quindi, in questa visione intergovernativa, comanda il Governo più forte e, non ci possiamo stupire, che comandi la Germania”. Quindi, quali sono le azioni da intraprendere? “Dobbiamo ricostruire un’Europa comunitaria, con una nuova capacità di visione. Una nuova sfida politica, culturale, di visione, impostazione e costruzione dell’Europa e la realizzazione della strategia per la Macroregione Adriatico Ionica può raccogliere questa sfida mettendo in campo realtà che appartengono a nazioni diverse”. Luigi Gagliardi
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NON SIAMO SENZA FUTURO! Pronta la mozione dell’On. Emanuele Lodolini per impegnare il Governo nel sostegno della Macroregione Adriatico - Ionica
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manuele Lodolini, parlamentare anconetano da sempre attento alle novità e allo sviluppo del territorio, si sta impegnando per sostenere il processo di riconoscimento della strategia per la Macroregione Adriatico – Ionica e proprio in questo inizio 2014 ha promosso, con la collaborazione di Dario Romano, consigliere comunale senigalliese, un incontro sul tema per presentare la sua mozione che presto sarà discussa alla Camera.
On. Emanuele Lodolini
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On. Lodolini quali sono le motivazioni che la spingono a sostenere questo processo? “Il nostro Paese sta vivendo un periodo di grandi difficoltà e il compito della classe dirigente è quello di indicare un senso di marcia, l'orizzonte a volte anche una visione, per ricollocare su basi nuove lo sviluppo del nostro territorio. A questo serve la Macroregione Adriatico - Ionica che ha grande rilevanza per le nostre piccole e medi imprese, per la rete infrastrutturale, per la politica energetica, per l'ambiente e il turismo. Oltre a immaginare il futuro, con la Macroregione lo costruiamo. E la politica, quando si occupa di cose serie, assolve al meglio la sua funzione”. L’incontro da lei promosso lo scorso gennaio ad Ancona ha suscitato grande interesse. “Sono soddisfatto di come si è sviluppata la giornata, soprattutto se si considera che era domenica mattina e si parlava di una strategia che non guarda al piccolo territorio, ma che supera i campanilismi e che apre a rapporti con Paesi che sono ancora fuori dall’Ue. Direi che è proprio questo il grande valore politico che ricopre questo nuovo modo di sviluppare la cooperazione. Tenere uniti e vicini all’Europa anche paesi che sono in fase si pre-adesione ma che non devono essere lasciati soli a se stessi”. Lei sta anche preparando una mozione per impegnare il Governo nel sostegno della Macroregione? “Assolutamente si! Insieme all’On. Michele Bordo, Presidente Commissione Politiche comunitarie abbiamo messo a punto una mozione con motivazioni siano molto importanti. Infatti, come detto, la strategia rappresenta anche un importante segnale politico verso i Balcani occidentali contribuendo a stabilire relazioni più profonde tra l'UE e i Paesi di tale area geografica, accelerandone l'integrazione, anche al fine di attivare processi di sviluppo sostenibili e di consolidamento dell'economia in un'area particolarmente fragile. In secondo luogo, va ricordato che oltre alle 9 Regioni che componevano originariamente la Macroregione (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia, Calabria, Sicilia) l’Unione europea, accogliendo la richiesta pervenuta dal ministero degli Esteri, ha inserito, nella ripartizione dei fondi, anche le Regioni Lombardia e Umbria e le province autonome di Trento e Bolzano. Mi sembra quindi che s’inizi a parlare del coinvolgimento di una gran parte del territorio italiano, quindi l’impegno del Governo dovrà essere costante”. Il riconoscimento della Macroregione avverrà, presumibilmente, durante il semestre italiano di Presidenza Europea. “Proprio per tale circostanza, il riconoscimento della Macroregione dovrà caratterizzare il semestre europeo di presidenza, anche perché, durante tale periodo, l’Italia avrà delle leve operative importanti da poter sfruttare proprio in ambito di decisioni europee, quindi l’occasione è importantissima e non deve essere sprecata”. Luigi Gagliardi
www.lodolini.it.
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LA MACROREGIONE ADRIATICO - IONICA UNA GRANDE OPPORTUNITÀ Grande successo per l’incontro organizzato ad Ancona dall’On. Emanuele Lodolini e Dario Romano con l’illustre presenza di Gianni Pittella Vice presidente pro tempore del Parlamento Europeo
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Il Governo deve impegnarsi per lo sviluppo della Macroregione Adriatico - Ionica. Una straordinaria opportunità per stare a testa alta in Europa, per ricollocare su basi nuove lo sviluppo del nostro territorio. Perché siamo in difficoltà, certo, ma non siamo senza futuro. La Macroregione è il nostro futuro e la conclusione dell’iter di riconoscimento della stessa qualificherà il semestre italiano di presidenza europea". Sono queste le parole con cui l'On. Emanuele Lodolini ha aperto l’incontro, svoltosi il 12 gennaio ad Ancona.
Gian Mario Spacca presidente Regione Marche
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Lo spunto è stato quello della presentazione, da parte del deputato anconetano e membro della Direzione nazionale Pd, di una sua mozione parlamentare a riguardo. L’incontro ha visto anche la qualificata presenza di Gianni Pittella vice presidente pro tempore del Parlamento Europeo, Gian Mario Spacca (Presidente Regione Marche), Rodolfo Giampieri (Presidente Forum Camere Commercio Adriatico Ionio), Michele Brisighelli (Segretario generale Forum delle città dell'Adriatico e Ionio) e l'Ambasciatore Fabio Pigliapoco (Segretario generale dell'Iniziativa Adriatico Ionica). Presenti anche Patrizia Casagrande (Commissario straordinario provincia Ancona) e i consiglieri regionali Gianluca Busilacchi ed Enzo Giancarli. Ha aperto gli interventi Gian Mario Spacca, grande artefice del cammino istituzionale che ha portato la strategia per la Macroregione Adriatico Ionica ad un passo dalla definitiva consacrazione. "Vogliamo dare forza e identità alla comunità adriatica – ha detto Spacca – e tutte le regioni, anche quelle dell'altra sponda, sono chiamate a cogliere la sfida che l'Europa ci ha lanciato". Una strategia importante, quella macroregionale, anche perché ha una pluralità di valenze. È fondamentale per l'Italia, perché sono ormai 13 le Regioni aderenti, importante per l'Europa, perché strategia di cambiamento, poiché in questi anni era prevalsa la linea germano centrica con attenzione principale verso gli stati e le "reti" della penisola Baltica. “È il primo segno concreto - ha aggiunto Spacca - dell'Europa verso l'Adriatico, lo Ionio e, quindi, in direzione del Mediterraneo. Siamo di fronte ad una visione geopolitica straordinaria”. Molto interessante anche l’intervento di Gianni Pittella che ha definito “visionaria” la missione intrapresa per il riconoscimento della Macroregione, “considerando l’attuale situazione di crisi che sta vivendo l’Europa non solo dal punto di vista economico, ma soprattutto dal punto di vista politico e istituzionale” (l’intervento completo è riportato nelle prime pagine ndr). Terminato l’intervento di Pittella, ha preso la parola, il Segretario dell’Iniziativa Adriatico Ionica Amb. Fabio Pigliapoco che ha ricordato “La parola d’ordine che ha accompagnato il percorso di avvicinamento al riconoscimento della Macroregione Adriatico Ionica è sussidiarietà, infatti, l’imperativo è prendere le decisioni sull’utilizzo dei fondi europei, da posizioni il più vicino possibile alla società civile”. L’Ambasciatore ha ricordato anche le difficoltà iniziali incontrate nel convincere la Commissione Europea a intraprendere il percorso di riconoscimento della strategia. Problematicità dovute essenzialmente al fatto che era appena stata approvata la Macroregione Baltica. Si è poi riusciti nell’opera di persuasione ponendo l’accento sull’im-
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portanza di avviare una strategia che guardasse al quadrante più debole dello scenario politico, cioè quel Sud-Est. “Quindi – ha terminato l’Ambasciatore - la realizzazione della Macroregione Adriatico Ionica è di fondamentale importanza politica perché spinge e cementa una stabilità da poco riconquistata nell’area dei Balcani. Dopo la Croazia, inoltre, non ci saranno altri allargamenti nel breve periodo. Le quattro nazioni in procinto di adesione e facenti parti dell’IAI: Albania, Serbia, Montenegro, Bosnia e Herzegovina, grazie alla strategia, non saranno un buco nero nella pancia dell’Unione Europea, ma resteranno unite alla stessa grazie proprio all’iniziativa intergovernativa e alla strategia macroregionale”. È stata poi la volta di Michele Brisighelli Segretario Generale del Forum dei Comuni dell’Adriatico e dello Ionio. “Credo che discutere e parlare ancora della Macroregione sia importante per tre motivi: il primo è che parlare del percorso di riconoscimento della strategia è uno dei pochi motivi che abbiamo di parlare dell’Europa in positivo; il secondo è l’esigenza di raggiungere il maggior numero di cittadini, ai quali vanno spiegate le positività che il riconoscimento porterà con sé; terzo perché nel percorso di realizzazione del piano di azione si sono coinvolti i Governi, le imprese, le università, le città e i giovani e, questo, è un approccio del tutto nuovo sia in ambito nazionale sia europeo”. Tra i maggiori sostenitori della Macroregione c’è Rodolfo Giampieri, intervenuto come presidente del Forum delle Camere di Commercio dell’Adriatico e dello Ionio. “L’Europa - ha ricordato Giampieri - si sta trasformando da Europa degli stati a Europa delle macroregioni e davanti a questo processo storico dobbiamo cavalcare il mutamento perché altrimenti ne saremo travolti. Il cambiamento è sintetizzabile anche ricordando i numeri del Forum. Partecipano 43 Camere di Commercio che rappresentano 1,2 milioni d’imprese con un interscambio tra loro, nel 2013, di 31 miliardi di Euro. Tale grande risultato è stato raggiunto grazie alla lungimiranza dei due fondatori, Jadranka Radovani della Camera di Spalato e Augusto Bocchini della Camera di Ancona che nel 2010 videro, sulle ceneri della fine della guerra, la luce per un nuovo percorso di cooperazione e sviluppo. Oggi si parla di Macroregione e noi tutti siamo chiamati a capire quali saranno le ricadute sui territori dei grandi progetti. Le Marche dovranno essere protagoniste ed elemento baricentrico, insieme al capoluogo Ancona, di un nuovo modello di sviluppo basato su ricerca della sostenibilità, cultura, turismo, blue economy. Attraverso questi assets si dovranno studiare gli investimenti che porteranno occupazione”. Finiti gli interventi programmati ha preso la parola Lanfranco Giacchetti, Presidente del Parco del Conero, facendo emergere le contraddizioni di fondo che in questo momento vive il settore ambientale. “Come ha ben detto l’On. Pittella nel suo intervento – ha detto Giacchetti - occorre scrollarsi di dosso i campanilismi e ragionare su interventi che portino, nei territori, sviluppo e non consenso politico. Devo dire che finché si ragiona nei livelli più alti del sistema politico, vedi Unione europea e Governo nazionale gli interventi sono legati a iniziative con grande impatto e senza distorsioni campanilistiche, poi, però, scendendo di livello, cioè Regione e Comune, il campanilismo torna, e quindi, anche gli interventi si presentano più per consenso che per sviluppo. Un esempio concreto ne è la realizzare dell’area marina protetta del Conero. Tale intervento oltre al plauso dell’Europa, ha anche ricevuto stanziamenti nazionali, ma si blocca per problemi legati alla Regione e ai piccoli Comuni
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Macroregione
costieri, dei quali, per mera provocazione, ho chiesto l’accorpamento. Quindi se si parla di assi, quelli che si riferiscono al piano d’azione per la strategia macroregionale, invito tutti a partecipare con le proposte, ma una volta condivise, non dovranno essere messe in discussione dai livelli più bassi della pubblica amministrazione”. Emilio D’Alessio, membro della Commissione Nazionale Europa del PD, ha preso la parola nel finale per ricordare che: “La creazione della strategia macroregionale è stata, e ancora è, una procedura che ha avuto un approccio nuovo alla politica comunitaria, una visione e un grande progetto. Ma questo nuovo approccio all’Europa deve essere portato non solo nella costituzione, ma dopo, nello sviluppo e nell’attuazione della strategia macroregionale. E l’attuazione non può passare solamente per il piano d’azione che si sta costruendo, ma deve passare anche per azioni politiche sviluppate dai nostri europarlamentari. E allora, a ridosso delle elezioni europee 2014, mi auguro che tutti i partiti si adoperino affinché a Bruxelles siano destinate persone in gamba, motivate e con la voglia di portare avanti questo nuovo metodo. Non possiamo permetterci di mandare in Europa politici a fine carriera senza motivazione. Dobbiamo essere difesi dai nostri europarlamentari e sostenuti nelle azioni, soprattutto in quelle legate alla Macroregione Adriatico – Ionica”.
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On. Emanuele Lodolini e Gianni Pittella Vice presidente pro tempore del Parlamento Europeo
La qualificata platea presente allʼincontro
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MACROREGIONE ADRIATICO-IONICA: OBIETTIVO MOLTO VICINO Il cambiamento degli scenari internazionali porteranno sempre più allo sviluppo dell’internazionalizzazione di vicinato premiando i mercati dei territori ricadenti nella Macroregione molto più alla portata delle nostre piccole e medie imprese
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opo il summit del 6 e 7 febbraio scorso la strada per il riconoscimento della Macroregione Adriatico-Ionica è più in discesa. Ne abbiamo parlato con Rodolfo Giampieri, Presidente del Forum delle Camere di Commercio di Ancona, che è sembrato molto soddisfatto del lavoro svolto e delle prospettive future. Finalmente 2014, anno della Macroregione Adriatico Ionica, quali sono le attese del Forum AIC? Il processo in atto per il riconoscimento della Macroregione Adriatico Ionica sta imponendo una forte collaborazione tra tutte le istituzioni. E le Camere di Commercio associate al Forum delle Camere di Commercio dell’Adriatico e dello Ionio sono in grado di fornire un supporto concreto e attivo in particolare sul piano operativo, in un’ottica unitaria e sempre più integrata con gli obiettivi della Macroregione. Anche perché le Camere socie sono assolutamente rappresentative dei rispettivi sistemi economici per la diffusione omogenea su tutto il territorio delle due sponde dell’Adriatico. Negli ultimi mesi dello scorso anno abbiamo lavorato per costruire un’ampia condivisione e percorsi di confronto sul processo di consultazione per la Strategia europea per la regione Adriatico-Ionica (EUSAIR). E questo, se vogliamo, è un risultato fantastico perché siamo riusciti a sintetizzare e coordinare le priorità del mondo economico e delle imprese. Il nostro contributo è ormai riconosciuto dalla Commissione europea come di grande valore, rappresentando una posizione chiara e operativa in particolare nel settore del turismo, tema centrale di uno dei tavoli di lavoro tematici del Forum. Che indicazioni sono emerse e quali idee sono state suggerite per la composizione del piano d’azione da presentare alla Commissione Europea?
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Pag, Croazia
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Rodolfo Giampieri, presidente Camera di Commercio di Ancona, Presidente del Forum delle Camere di Commercio dell'Adriatico e dello Ionico
Grecia, Corfù
Al summit ateniese per la costruzione della Strategia UE sulla Macroregione sono intervenuto sul tema dello sviluppo dell’attrattività turistica dell’area, articolato su tre temi centrali. In primis una politica di co-branding con il marchio ADRION che abbraccia e promuove tutti i Paesi dell’area presentandoli secondo itinerari turistici tematici (dal percorso culturale a quello spirituale, dal naturalistico allo sportivo) come ad esempio succede con le Maldive o le Seychelles: si ricorda un marchio collettivo non il nome di un’isola, così, nel rispetto delle tipicità e specificità, vorremmo che fosse promossa un’intera area, più facile da comunicare per intercettare i grandi flussi turistici mondiali. Secondo tema costruire per la Macroregione uno standard di accoglienza estendendo a tutta l’area l’esperienza qualificata progettuale maturata a livello regionale e nazionale con il Marchio del sistema camerale “Ospitalità Italiana”. Terzo tema la cultura come motore per produrre valore: diventa strategico formare manager e imprenditori nel settore dell’impresa culturale e creativa, in grado di attrarre investimenti e sviluppo start up. Tutto questo rappresenta la sintesi di un lavoro svolto dal Forum che ha portato al riconoscimento del brand ADRION come best practice da parte della Commissione Europea che individua, nella strategia della Regione Adriatico Ionica, il settore del turismo come "spina dorsale dell'economia nelle regioni costiere e in misura crescente anche dei rispettivi entroterra". Si ritiene che la Macroregione prevederà solo grandi progetti, ma quali saranno le ricadute sui territori locali? Sta cambiando il contesto economico internazionale che ha visto l’export delle imprese italiane reggere perché ci si rivolgeva ai mercati dei paesi Brics. Oggi che questi mercati soffrono per fuga dei capitali e svalutazioni, le PMI devono rivolgersi a nuovi mercati. E i mercati più vicini sono la direzione da seguire per lo sviluppo dell’internazionalizzazione di vicinato molto più alla portata delle nostre piccole e medie imprese. Nello scenario futuro, in cui le imprese si rivolgeranno sempre più ai mercati
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della macroregione, il Forum e le Camere socie dovranno creare le condizioni e quei progetti operativi che consentiranno di poter accedere ai finanziamenti che daranno attuazione alla stessa Macroregione. Penso all’opportunità di poter condividere la regolamentazione sui rapporti commerciali tra le imprese (con particolare riferimento alla filiera alimentare legata ai prodotti della pesca) in maniera da rendere il mercato dell’area più sicuro ed efficiente, garantendo tracciabilità degli scambi e qualità dei prodotti. Oppure all’efficienza gestionale delle infrastrutture logistiche arrivando ad una armonizzazione delle norme che regolano il settore nei singoli Stati. Sarebbe di sicuro interesse anche far passare politiche per lo sviluppo sostenibile nelle città e nei territori, così da rilanciare un rinnovamento urbano che possa mettere in moto investimenti nel settore dell’edilizia. Si parla spesso del concetto di sussidiarietà che deve governare le scelte legate alla strategia, ma non crede che la notorietà di questo nuovo strumento non sia così elevata nei settori dell’imprenditoria più bassi quindi delle PMI, vero motore del sistema? Dobbiamo lavorare per un maggiore sviluppo delle PMI, e il sistema delle Camere di Commercio dell’Area Adriatico Ionica guarda con favore ad un approccio progettuale di filiera che prevede il coinvolgimento di diversi attori lungo l’intera catena del valore. In particolare puntiamo a promuovere azioni e iniziative che possano rafforzare le filiere economiche, migliorando e uniformando le policy. Vogliamo inoltre, come già detto aumentare l’attrattività turistica dei territori della Macroregione con ricadute per tutte le imprese del settore nonché favorire i processi di internazionalizzazione delle PMI condividendo strumenti e modalità in grado di velocizzare gli scambi tra le imprese, anche con altre realtà imprenditoriali del resto del mondo. Non crede che tra i vari assi del piano di azione ce ne debba essere uno trasversale relativo alla comunicazione della strategia? Introdurre tra gli assi trasversali del Piano d'azione della
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Montenegro, Baia di Kotor
Macroregione il tema della comunicazione è una proposta avanzata lo scorso novembre a Roma dal governatore della Regione Marche, Gian Mario Spacca, nel corso del workshop: ''Adriatico, Regione d'Europa. La comunicazione per la Macroregione adriatico ionica''. Ovviamente il tema della comunicazione è cruciale per il successo della strategia, perchè una delle criticità evidenziata dalla Ue nel suo iniziale approccio al tema, era l'eterogeneità dell'area, le diversità tra i Paesi che vi insistono. Le diversità come ben sappiamo sono una risorsa preziosa per l’area e quindi dobbiamo costruire un livello di comunicazione e interconnessione tra le varie comunità interessate, ma non debbono diventare ostacolo allo sviluppo. L'integrazione di quest’area potrà avvenire proprio attraverso lo scambio di informazioni e di culture. Noi come Forum siamo come sempre disponibili a collaborare offrendo la rete delle nostre camere di commercio territoriali e soprattutto il valore assoluto di oltre un milione di imprese rappresentate. Per quanto riguarda il marchio Adrion, si è riusciti a inserirlo quale brand dell’intera area? Adrion è ormai un brand riconosciuto a livello istituzionale europeo. Ora va promosso più che mai sia verso le imprese turistiche della Macroregione che verso i mercati internazionali per aumentarne l’attrattività e la riconoscibilità. E’ un percorso lungo per il quale mi auguro riusciremo ad ottenere l’appoggio anche economico dell’Unione europea grazie a progetti di largo respiro con la prossima programmazione 2014-2020. Dove si terrà la prossima sessione plenaria del Forum e quali saranno i temi portanti? L’appuntamento annuale si terrà in Grecia sull’isola di Corfù dove incontreremo i rappresentati dell’economia greca e di tutta l’area di nostro interesse. Si terrà dal 9 all’11 giugno e in questi giorni abbiamo cominciato a lavorare all’organizzazione dell’evento. Tema portante sarà la costruzione della macroregione e la più gestione della più importante risorsa che ci unisce con tutti i paesi membri, il mare e la blue economy.
Segreteria organizzativa Forum delle Camere di Commercio dell’Adriatico e dello Ionio, presso la Camera di Commercio di Ancona, Piazza XXIV Maggio, 1 - 60124 Ancona, Italy - Tel: +39 071 5898249 +39 071 5898266 Fax: +39 071 5898255 - www.forumaic.org - segreteria.forum@an.camcom.it
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UN ASILO PER CITTADINI EUROPEI Apre il primo asilo italiano dopo 60 anni, dalla chiusura di tutte le scuole italiane di Zara
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i tratta di un evento importante dal punto di vista simbolico che suggella una fase di rilancio dei rapporti diplomatici fra Italia, Croazia e Slovenia che vede fra i temi più importanti il processo di allargamento dell'Unione europea, la costruzione di un modello di difesa comune, la cooperazione nella regolazione dei flussi migratori e infine, ma non meno importante, lo sviluppo della strategia UE per la creazione della Macroregione Adriatico – Ionica.
Pinocchio, questo è il nome della scuola italiana per l'infanzia aperta a Zara, dove si insegna l'italiano. Questo è il primo asilo privato fondato da una Comunità Nazionale Italiana in Dalmazia. Si è avverato un grande sogno per tanti genitori, grazie all'impegno ed alla costanza della Presidente della Comunità degli Italiani di Zara Rina Villani che supportata dal Ministero degli Affari Esteri e dalla Regione Veneto ha raggiunto questo grande risultato. Il primo asilo italiano dopo 60 anni, dopo la chiusura di tutte le scuole italiane di Zara avvenuta nel 1953. L'asilo svolgerà il suo lavoro giornaliero in una villetta nella parte nuova della città, con un ampio giardino, acquistato dal'Unione Italiana con il contributo del Ministero degli Esteri Italiano, arredamento e giochi sono stati allestiti con i mezzi forniti dalla Regione Veneto. Sono 25 i bambini iscritti dai 3 ai 6 anni italiani e non. Il prossimo anno scolastico sarà formato un altro gruppo perchè la richiesta è tanta. Lo scorso ottobre la scuola per l'infanzia Pinocchio è stata inaugurata ufficialmente fra palloncini, taglio del nastro e esibizione dei piccoli ospiti dell'asilo Pinocchio. Presenti per l'Italia il vice ministro degli Affari Esteri Italiano: Marta Dassu' oltre all'Ambasciatore d'Italia a Zagabria Emanuela D'Alessandro e il console generale a Fiume Roberto Cianfarani, per la rappresentanza croata presente il sindaco di Zara Bozidar Kalmeta e il vice ministro all'Istruzione Sabina Glasovac. “L'apertura del asilo Pinocchio è un importante atto di civiltà, un significativo passo avanti sulla strada della democrazia, della libertà, della crescita dello spirito europeo“. Come ha detto il viceministro Marta Dassu' nel suo discorso, "l'asilo è uno strumento di difesa dei diritti, della memoria e dei simboli della storia“.
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Due momenti dellʼinaugurazione
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SARÀ L'AGRICOLTURA A PORTARE L'ITALIA FUORI DALLA CRISI? Nella fase economica della recessione l’agricoltura italiana è l’unico settore in controtendenza e le Marche non fanno eccezione
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I numeri concernenti il mio assessorato e, nello specifico, inerenti alla delega dell’agricoltura sono estremamente soddisfacenti”. Queste le parole dell’assessore Maura Malaspina con cui apriamo la nostra intervista.
Assessore ci dipinga un quadro generale dell’anno 2013… “Se vogliamo parlare di numeri su un quadro generale é con soddisfazione che pongo l’accento sul raggiungimento del risultato annuale di spesa delle risorse comunitarie con l’erogazione di 72 milioni di euro a favore delle imprese agricole e del territorio marchigiano. Con la partecipazione attiva dei Gruppi di Azione Locale (GAL), Comuni e Province si sono avviati nel 2013 progetti territoriali di sviluppo per un valore di circa 26 milioni di euro. Una grande attenzione, inoltre, è stata data ai progetti relativi all’occupazione e, nello specifico, a quella giovanile. E’ noto, infatti, che in Italia vi sia un trend molto positivo concernente occupazione giovanile e nuove start up di neo imprenditori agricoli. A tal proposito il “pacchetto giovani” del PSR ha offerto opportunità di start up innovative e di occupazione a oltre 200 giovani di cui oltre la metà disoccupati o proveniente da settori extra agricoli e il 22% studenti. I prodotti biologici marchigiani di cui la Regione è grande sostenitrice per il territorio fanno rilevare una crescita delle vendite del +10% che diventa +30% per alcune aziende sul mercato interno e +60% per alcuni prodotti anche grazie alle azioni di promozione dei prodotti biologici supportate dal PSR. Ultimo, ma forse più importante un must della nostra produzione agricola: il vino. I dati dell’export di vino marchigiano parlano chiaro e fanno segnare nel 2013 un aumento del +7%, con un fatturato annuo di 100 milioni di euro”. Cosa ci può anticipare riguardo alle priorità del perdio di programmazione 2014 – 2020? “Durante il periodo di programmazione 2007 – 2013, la situazione socio-economica regionale è radicalmente e inaspettatamente cambiata a causa degli effetti prodotti dalla crisi globale innescatasi nel 2008 nel sistema finanziario mondiale, interessando, poi l’economia reale. Questo quadro generale costituisce lo scenario di partenza del nuovo periodo programmazione 2014 – 2020, che appare per alcuni aspetti, peggiore di quello che ha preceduto il periodo che si sta concludendo. Le Marche non sono rimaste al di fuori di questa situazione di crisi, solo parzialmente compensato dall’incremento delle esportazioni. Venendo alla sua domanda le priorità che abbiamo individuato per il periodo di programmazione 2014 – 2020 dei fonti FEASR sono 6. Primo: promuovere il trasferimento della conoscenza e l’innovazione nel settore agricolo e forestale delle zone rurali, stimolando l'innovazione, la cooperazione e lo sviluppo della base di
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Maura Malaspina Assessore allʼAgricoltura Regione Marche
conoscenze. Saldare i nessi tra agricoltura, produzione alimentare e silvicoltura, da un lato, e ricerca e innovazione, dall'altro, al fine di migliorare la gestione e le prestazioni ambientali, infine, incoraggiare l’apprendimento lungo tutto l'arco della vita e la formazione professionale nel settore. Secondo: potenziare in tutte le regioni la redditività delle aziende agricole e la competitività dell'agricoltura in tutte le sue forme, promuovere tecnologie innovative e gestione sostenibile delle foreste. Particolare attenzione sarà data al miglioramento delle prestazioni economiche, incoraggiandone la ristrutturazione e l'ammodernamento, in particolare per aumentare la quota e l’orientamento al mercato e alla diversificazione delle attività e, infine, tutte quelle azioni atte a favorire l'ingresso di agricoltori adeguatamente qualificati nel settore che agevolino il ricambio generazionale. Terzo: promuovere l'organizzazione della filiera alimentare, comprese la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli, il benessere degli animali e la gestione dei rischi nel settore agricolo. Grande attenzione sarà data agli aspetti del miglioramento delle prestazioni e della competitività dei produttori primari integrandoli meglio nella filiera agroalimentare attraverso i regimi di qualità, la creazione di un valore aggiunto per i prodotti agricoli, la promozione delle merci nei mercati locali, le filiere corte, le associazioni di produttori e le organizzazioni interprofessionali senza dimenticare la prevenzione e la gestione dei rischi aziendali. Quarto: preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi connessi all'agricoltura e alla silvicoltura, con particolare riguardo agli aspetti della tutela, ripristino e miglioramento della biodiversità (compreso nelle zone Natura 2000 e in quelle soggette a vincoli naturali o ad altri specifici) nell'agricoltura ad alto valore naturalistico, nonché dell'assetto paesaggistico dell'Europa. Su questa fase porrei particolare attenzione al miglioramento della gestione delle risorse idriche, compresa quella dei fertilizzanti e dei pesticidi e, infine, la prevenzione dell'erosione dei suoli e migliore gestione degli stessi. Quinto: incoraggiare l'uso efficiente delle risorse e il passaggio a un'eco-
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nomia a basse emissioni di carbonio e resiliente al clima nel settore agroalimentare e forestale, con particolare riguardo agli aspetti che rendano efficiente l'uso dell'acqua e dell'energia in agricoltura e nell'industria alimentare. Favorire l'approvvigionamento e l'utilizzo di fonti di energia rinnovabili, sottoprodotti, materiali di scarto e residui e altre materie grezze non alimentari ai fini della bio - economia e, infine, promuovere la conservazione e il sequestro del carbonio nel settore agricolo e forestale. Sesto: adoperarsi per l'inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali, con particolare attenzione nel favorire la diversificazione, la creazione e lo sviluppo di piccole imprese nonché dell'occupazione”. Agricoltura biologica, occupazione giovanile e educazione alimentare sono tre elementi che si legano nella sua attività politica quotidiana. Che idea si è fatta a tal proposito? “Credo che una corretta educazione all’alimentazione sia ciò che ci consente di scegliere ciò che siamo e che cosa vogliamo per noi e per i nostri figli. La maggiore sensibilità da parte dei cittadini per le questioni ecologiche e il moltiplicarsi di episodi che periodicamente minano la sicurezza alimentare, hanno maturato nell’opinione pubblica una sempre più diffusa convinzione che produrre biologico significhi assicurare la salubrità degli alimenti oltre alla conservazione di beni comuni quali l’ambiente, la salute, il paesaggio e il benessere animale. Da sempre il mondo del biologico si caratterizza per l’attenzione rivolta all’innovazione e alla valorizzazione del prodotto, nella costante ricerca di una produzione agricola sostenibile e di qualità. Un tempo come settore “di nicchia”, anche nelle Marche, negli ultimi anni, l’agricoltura biologica ha avuto un trend di crescita positivo costruendosi un proprio segmento di mercato. In questo senso, la Regione Marche, considera l’agricoltura biologica come parte integrante del sistema economico e sociale e il sostegno al settore è considerato obiettivo prioritario. In passato, inoltre, la Regione Marche ha promosso una
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serie di azioni di educazione alimentare rivolte alle scuole marchigiane e ha emanato la legge regionale per la diffusione dei prodotti biologici nelle mense scolastiche e nelle refezioni ospedaliere. Con Marche Bio, inoltre, la Regione ha svolto un’azione importante come capofila della macrofiliera regionale biologica (ai sensi del Reg. (CE) 1968/2005 - PSR Marche 2007-2013 – DDS n. 25/2010 bando filiere regionali agroalimentari di qualità), per questo svolge anche il ruolo di promotore e coordinatore delle azioni d’informazione rivolte a tutti gli imprenditori agricoli della regione Marche che hanno aderito al progetto. Con Marche Bio si rappresenta un ulteriore progresso nell’evoluzione del biologico marchigiano, passando dal concetto di rispetto ambientale e certificazione di questi processi, al concetto di sana alimentazione, di salubrità degli alimenti e alla creazione di una vera e propria Filiera agroalimentare di altissima qualità”. Le Marche e i suoi vini. Un matrimonio felice che sembra tenere bene sotto la pressione della crisi mondiale? “Quella delle Marche e della viticultura è una storia che da sempre s’intreccia: territorio, vino, cultura, arte fanno parte di una stessa strada che porta alla promozione della nostra regione e che sempre di più la sta aiutando a farsi conoscere e a far apprezzare, anche in nome di quel Brand Marche che ormai rappresenta un marchio riconoscibile e riconosciuto. Il mondo del vitivinicolo marchigiano ha dimostrato di essere un’eccellenza per le Marche: 20 denominazioni di origine di cui 5 DOCG e 15 DOC, un’Indicazione Geografica Tipica, 17.400 ettari e oltre 14 mila aziende impegnate che realizzano a un fatturato di 100 milioni di euro, di cui 50 milioni in export. Numeri che danno l’idea del peso che il settore della viticoltura abbia per il nostro territorio e che sottolineano come sia l’ambito nel quale meglio degli altri si è riusciti a vincere la sfida alla globalizzazione e ai mutamenti che essa ha prodotto nella
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società e nel mondo economico. Se su questo settore produttivo spira un vento positivo, non è certo un caso. Al contrario, è il prodotto di scelte forti e coraggiose che piccoli produttori, grandi industriali del vino, mondo della cooperazione, organizzazioni professionali e Regione Marche hanno deciso di compiere già nel 1982. Il fenomeno della globalizzazione e i cambiamenti che essa ha generato, erano ovviamente del tutto sconosciuti in quegli anni e proprio per questo, ancora più lungimirante dobbiamo considerare la scelta di puntare sui vitigni autoctoni: tutti questi attori avevano compreso che territorio e prodotti tipici dovevano essere considerati i veri valori sui quali concentrarsi per emergere sul panorama nazionale e internazionale. Una strategia che ha avuto il suo coronamento nel 1995 quando si è deciso di istituire una sola indicazione geografica tipica per le Marche, escludendo da questo disciplinare di produzione i vini DOC che in etichetta portavano il nome del vitigno: Verdicchio, Bianchello, Lacrima, Vernaccia e Pecorino. Fu una scelta molto forte all’epoca che permise però di non confondere sul mercato vini a denominazione di origine controllata con l’indicazione geografica tipica. Dunque proprio quella volontà di puntare sui vitigni autoctoni, all’ora incomprensibile ai più, divenne nel tempo l’arma vincente che oggi ci permette di essere sul mercato mondiale e di poter dire la nostra. Ovvio che poi, nel corso degli anni, tanti altri sono stati gli interventi a sostegno del settore viticolo che non è mai stato trascurato né dai produttori né dalle Istituzioni: anche il mondo della cooperazione e la Regione Marche hanno, infatti, dimostrato di credere fortemente nelle potenzialità di questo territorio e dei suoi prodotti enologici. All’abbandono delle superfici poco vocate ha fatto da contraltare un continuo investimento nel rinnovo dei vigneti obsoleti: la ristrutturazione in essere 1.600 ettari negli ultimi 4 anni ha permesso di poter meccanizzare i nostri vigneti e di impiantare quei vitigni che oggi ci danno maggiore soddisfazione sui mercati nazionali e internazionali grazie al lavoro svolto dai grandi periti agrari, agronomi ed enologi operanti sul territorio che hanno saputo creare un connubio perfetto con le realtà produttive. Altro passo importante è stato l’investimento sull’ammodernamento tecnologico dei propri impianti, il tutto mirato alla valorizzazione delle caratteristiche chimiche fisiche e organolettiche dei nostri prodotti. Tutto ciò è stato possibile grazie all’ottimizzazione delle risorse messe a disposizione da Regione, Governo Nazionale e Unione Europea e alla scelta di “fare squadra” e di valorizzare la qualità sviluppata in vigna e in cantina, nel rispetto di un ambiente naturale unico, da preservare nella sua identità e autenticità, che costituisce la nostra forza e che rappresenta la nuova frontiera del mercato. Una strategia che ha avuto successo anche grazie alla capacità di raccontare l’unicità del binomio prodotto-territorio e di spiegare le specificità e le peculiarità di tutti i nostri prodotti. Non dimentichiamoci,
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infatti, che per promuovere veramente la nostra Regione non possiamo puntare solo sul vino o solo sul Verdicchio, nostro grande ambasciatore. Distinguersi sul mercato oggi significa essere in grado di richiamare interesse e curiosità. E di certo in questo molto ha giovato anche l’ingresso nel mondo vitivinicolo dei giovani produttori che con una formazione più puntuale e con freschezza intellettiva hanno saputo muoversi in ambito internazionale. L’Istituto Agrario, la Facoltà di Agraria e di Economia dell’Università Politecnica delle Marche, la Cantina Sperimentale e l’Assam hanno saputo costruire opportunità per i giovani, bravissimi a coglierle e dare nuovo impulso al mondo del vino. Così come ha fatto l’export, vero ossigeno per il futuro delle nostre realtà vinicole. I valori del vino italiano esportato sono tutti in crescita: +6,3% in Usa, +6,4% in Germania, +4,8% negli Stati Uniti, +10,3% in Cina e Svizzera, +41,7% in Russia, per citarne alcuni. E proprio verso questi Paesi, grazie all’illuminata politica della Regione Marche e alla capacità del Governatore Spacca di creare ponti verso nazioni tanto importanti nonché all’investimento di 15 milioni di euro negli ultimi 5 anni, si stanno rivolgendo anche le aziende vitivinicole marchigiane, perfettamente supportate anche dai due consorzi, l’Istituto Marchigiano Tutela Vini e il Consorzio Piceno, che sono il vero perno attorno al quale il vitivinicolo ruota e cresce. Non sorprende dunque che in un sistema così organizzato, fatto di reti che funzionano veramente e che collaborano tra di loro, siano prodotti vini di eccellente qualità, tanto da essere tra i più premiati dalle due guide di settore più importanti a livello nazionale: il Gambero Rosso, con i “3 bicchieri” come massimo riconoscimento, e Bibenda, con i suoi “5 grappoli”. Se consideriamo, infatti, i 10 anni che vanno dal 2004 al 2014, possiamo stilare una classifica delle denominazioni più premiate che vede in testa il Verdicchio seguito dall’IGT Marche, Rosso Piceno, Rosso Conero, Lacrima di Morro d’Alba, Offida Pecorino e Offida Passerina, Colli Pesaresi ed Esino. Da non dimenticare poi altri vitigni allo stesso modo fondamentali per il nostro territorio come il Bianchello, il Maceratino e la Vernaccia Nera. Sono queste le nostre “stelle” quelle che ci hanno accompagnato nella crescita e che hanno reso il settore vitivinicolo marchigiano il fiore all’occhiello della nostra regione”. Giulia Jorini
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RIFORMA DEI PORTI: LA PROPOSTA LUPI Da metà gennaio si parla di un disegno di riordino delle Autorità Portuali ma, contemporaneamente, in Parlamento, la riforma della legge 84/94 sta già percorrendo il normale iter procedurale
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idurre il numero delle attuali 24 Autorità portuali, per inserirle in un più ampio contesto di distretto logistico. È questo il dictat della riforma, proposta dal Ministro Maurizio Lupi che però, ad oggi, si conosce più attraverso i giornali che da fonti ufficiali. La riforma s’incardina su alcune linee guida che cercheremo di spiegare in modo chiaro, anche se, in questo momento suscettibile di variazioni soprattutto nelle parti in cui si parla di accorpamento di Autorità Portuali.
Il progetto ha suscitato diverse reazioni, polemiche da parte di alcuni e accomodanti da parte di altri. La norma prevederebbe che venga individuata un’Autorità portuale e logistica di interesse strategico in ognuno dei seguenti otto distretti, che comprendono i nodi europei della rete Ten-T: Alto Tirreno, Medio Tirreno, Basso Tirreno, Alto Adriatico, Medio Adriatico, Basso Adriatico-Ionio, Sicilia, Sardegna. La delimitazione dei distretti logistici e l’identificazione dei porti inclusi nel distretto, recita la bozza, saranno effettuate sulla base di precisi criteri: l’appartenenza alle reti Ten-T; il rilievo del porto rispetto a dimensioni, tipologia e qualità del traffico, ubicazione territoriale, collegamento funzionale con i corridoi multimodali europei e ruolo strategico nei traffici internazionali. È inoltre richiesta coerenza con la programmazione logistica nazionale con proiezione almeno decennale e disponibilità di collegamenti ferroviari e stradali con reti prioritarie. Sempre per quel che è dato sapere, aumenterebbero le funzioni delle Autorità portuali che avranno anche il compito di predisporre un piano logistico integrato da sottoporre all’approvazione del ministero delle infrastrutture per la verifica della coerenza con il piano nazionale della portualità e della logistica. Le Autorità controlleranno poi le attività commerciali e industriali funzionali all'efficienza e competitività del distretto logistico, anche attra-
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verso intese con soggetti pubblici e privati nonché con i gestori delle reti, delle infrastrutture e dei servizi di trasporto. Le Authority amministreranno anche, in via esclusiva, le aree e i beni del demanio marittimo nel distretto di competenza e saranno chiamate a promuovere progetti d’integrazione multimodale per la movimentazione di merci e persone e sistemi di sportelli unici per ridurre le lungaggini burocratiche. Potranno inoltre acquistare partecipazioni in società operanti all’estero nei settori di pertinenza. Cambiano, poi, gli organi di governo. Scompaiono i comitati portuali e nasce il consiglio direttivo, a coadiuvare l'opera del presidente e del segretario generale. Il consiglio direttivo include, oltre il presidente, un rappresentante delle capitanerie, uno delle strutture interportuali e intermodali operanti nel distretto logistico e un componente designato da ciascuna delle regioni facenti parte del distretto. È prevista poi una commissione consultiva, composta da sei rappresentanti del lavoratori di imprese del distretto nonché un rappresentante di armatori, industriali, spedizionieri, agenti marittimi, autotrasportatori e imprese ferroviarie. Il consiglio direttivo adotta il piano integrato logistico, i piani regolatori dei porti del distretto, approva il bilancio, delibera su autorizzazioni e concessioni e così via. Insomma, opera come un cda. La bozza, infine, conferma l’autonomia finanziaria concessa ai porti con le recenti modifiche della 84/94 e ne cancella i limiti di 90 milioni annui. Nelle prossime pagine le opinioni e le aspettative dei protagonisti di questo cambiamento anche in considerazione del fatto che, l’accelerazione voluta dal ministro Lupi, ha riacceso il dibattito sulla riforma della legge 84/94, già calendarizzata in Parlamento e del Titolo V della Costituzione. Riforme quest’ultime strettamente collegate se si vorrà definitivamente mettere mano alla regolamentazione dell’autorità di governo dei porti.
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On. Maurizio Lupi Ministro delle Infrastrutture
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LA RISPOSTA DI ASSOPORTI In sei punti programmatici le idee di sviluppo della portualità nazionale e la richiesta di modifica della bozza di riordino proposta dal Ministro Lupi
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assemblea di Assoporti, presieduta da Pasqualino Monti, ha votato all'unanimità le linee strategiche per lo sviluppo della portualità a supporto della competitività del sistema paese. Il Presidente di Assoporti Pasqualino Monti si è detto estremamente soddisfatto che l'associazione abbia affrontato con grande coraggio il tema importante dello sviluppo a lungo termine del sistema portuale italiano, sia dell’approvazione all'unanimità dei partecipanti all’assemblea ad eccezione del dimissionario Luigi Merlo, numero uno dello scalo di Genova. Il documento condiviso in assemblea presenta una strategia che si estende in sei punti e finalizzato a modificare profondamente il sistema portuale e logistico italiano. Il primo punto riguarda la selezione delle scelte di sviluppo del sistema portuale. Si punterà a privilegiare le nuove infrastrutture che garantiscano redditività e coinvolgimento d’investitori privati anche attraverso una sburocratizzazione dell'iter di approvazione dei progetti. Il secondo punto verte sulla governance di sistema e quindi sulla costituzione, su iniziativa delle Autorità portuali e in collaborazione con le Regioni, di sistemi portuali e logistici che coordinino l'intera catena logistica. Le Autorità portuali e logistiche di corridoio avranno competenza, sui piani regolatori portuali e le scelte infrastrutturali di sistema, sul coordinamento delle politiche di marketing e sulla promozione delle infrastrutture stradali e ferroviarie. Il sistema portuale e logistico sarà quindi un organismo di coordinamento chiamato a predisporre un Piano integrato logistico da far approvare al ministero dei Trasporti. Piano che fissi obiettivi di traffico, servizi da erogare, interventi infrastrutturali, infrastrutture di collegamento porto-hinterland, promozione commerciale, promozione di progetti multimodali. Il terzo punto prevede l'eliminazione, nel vigente testo, dell'art. 18-bis della Legge 84 del 1994 e del limite di 90 milioni di euro annui della quota dell'Iva dovuta sull'importazione delle merci introdotte nel territorio nazionale per il tramite di ciascun porto; l'attribuzione direttamente alle A.P. della percentuale dell'iva
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Pasqualino Monti Presidente Assoporti
dovuta sulle importazioni delle merci introdotte nel territorio nazionale per il tramite dei porti, rideterminando i criteri di ripartizione secondo indicatori di performance relativi; l'attribuzione a ciascun’A.P. della facoltà di autodeterminare (in aumento o in diminuzione) la misura della tassa portuale sulle merci imbarcate e sbarcate nei porti amministrati da quell’A.P., della tassa di ancoraggio sulle navi, dei diritti portuali. Il quarto punto tocca un tema molto delicato della questione ovvero l’autonomia amministrativa per Autorità portuali. Queste devono essere poste nella condizione di operare come imprese, con capacità autonoma di regia e governo in porto e per quel che riguarda i collegamenti di rete e la logistica. Dal momento in cui non graveranno più sul bilancio dello stato, ma genereranno attraverso il gettito risorse, le AP non dovranno più essere assoggettate al vincolo riguardante la spesa pubblica, ai costi e ai trattamenti giuridici ed economici del personale. Il quinto punto fa riferimento ai servizi tecnico-nautici e prevede l'attribuzione a ciascun’Autorità Portuale della potestà tariffaria sui servizi stessi, in conformità a una suddivisione di competenze che preveda di riservare: all'Autorità Marittima la competenza esclusiva nella fissazione degli standard di sicurezza, delle dotazioni tecniche infrastrutturali richieste e delle caratteristiche dei mezzi e del personale impiegato: all'Autorità Marittima e all'Autorità portuale la competenza condivisa nell'organizzazione dei servizi; all'Autorità portuale la competenza nella fissazione delle tariffe sulla base di criteri e meccanismi nazionali uniformi. L'ultimo punto, il sesto, riguarda il coinvolgimento delle imprese produttive italiane nella catena logistica e la crescita degli operatori logistici grazie ad un sistema d’incentivi. Questa in sintesi la risposta di Assoporti al ministro Lupi. Ora si dovrà verificare se e quali parti della proposta saranno accettate dal ministro e nel caso quali potrebbero essere le controproposte del ministro per riuscire a realizzare la miglior riforma possibile per lo sviluppo della portualità italiana.
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RIDUCIAMO LE AUTORITÀ PORTUALI Di Marco: “Dovrebbero essere diminuite da 24 a 14 più una e sarà una reale azione di spending review. L’Autority sarà presente solo nei Core Ports individuati dalla Commissione Europea”
Galliano Di Marco Presidente Autorità Portuale di Ravenna
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Abbiamo finalmente preso una posizione unica, forte all’interno di Assoporti riguardo alle linee guida che dovrebbero governare lo sviluppo della portualità italiana”. Queste le parole del presidente dell'Autorità portuale di Ravenna Galliano Di Marco intervistato a caldo subito dopo l’ultima riunione dell’associazione. “Finalmente è stata trovata una quadra, votata all’unanimità, che ci vede d’accordo su 6 punti programmatici inoltre, cosa importantissima, abbiamo condiviso una posizione univoca e di dissenso nei confronti della proposta pervenutaci dallo staf del Ministro Lupi e che vedeva una riduzione delle 24 AP a 8 distretti logistici. Questa è, all’atto pratico, una reale proposta di riforma delle Autority a breve termine”. Qual è in tal senso la vostra proposta? “Noi, in ottica di una sacrosanta azione di spending review, proponiamo una riduzione da 24 a 14 Autorità Portuali seguendo un criterio già impostato dall’Unione europea che ha già individuato, sul territorio nazionale 14 Core Ports ovvero i porti strategici e prioritari delle reti TEN - T. Va però fatto un discorso a parte per Civitavecchia. Questo scalo, infatti, raggiunge 2 milioni di passeggeri l’anno soltanto con le crociere e quindi, al di la di tutto, deve avere un’Autority. Quindi direi che il numero definitivo potrebbe essere 15. Seguendo questa strada, si potrebbe partire già da ora verso una reale e fattibile riduzione delle AP, ma queste dovranno e, sottolineo dovranno, avere una propria autonomia amministrativa e, quindi, finanziaria. Questo è elemento sostanziale della riforma stessa e deve esser chiaro al legislatore che senza di questo sarà in pratica impossibile rilanciare le attività su cui gravita la competenza delle Autority. Una riforma poi, a lungo termine, si dovrà assolutamente fare, ma questa andrà di pari passo con la riforma dell’articolo V che il Governo Renzi a già calendarizzato e su cui anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha dato parere positivo ponendo l’accento sulla necessità di riequilibrare il rapporto Stato – Regioni. Questa si che potrebbe essere una riforma epocale, ma sarà necessario del tempo e, quindi, un Governo stabile e duraturo”. Nel documento condiviso in assemblea Assoporti, si presenta una strategia che si estende in sei punti. Quali sono, a suo avviso, i più interessanti per Ravenna? “Naturalmente tutti, ma se proprio dovessi fare una specie di classifica, direi l'attribuzione direttamente alle A.P. della percentuale dell'iva dovuta sulle importazioni delle merci introdotte nel territorio nazionale per il tramite dei porti, rideterminando i criteri di ripartizione secondo indicatori di performance relativa. Altro punto estremamente importante è quello che riguarda la selezione delle scelte di sviluppo del sistema portuale. Ritengo, infatti, fondamentale favorire le nuove infrastrutture che garantiscano redditività, magari con il coinvolgimento d’investitori privati, attraverso una sburocratizzazione dell'iter di approvazione dei progetti. E’ giunta l’ora di uscire da una logica di finanziamenti a pioggia, ma di premiare le pro-
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I 14 CORE PORTS ITALIANI CHE AVRANNO L’AUTORITÀ PORTUALE I Core Ports sono infrastrutture d’interesse strategico per i 9 corridoi principali di trasporto europeo per cui sono stati stanziati 26,3 miliardi di euro per il periodo 2014 – 2020. L’obiettivo è trasformare l’attuale patchwork di porti, aeroporti, strade e ferrovie in un Trans European transport Network (TEN-T) integrato. Nel complesso saranno messi in relazione fra loro 94 scali marittimi (con relativi collegamenti ferroviari e stradali), 38 aeroporti, circa 15.000 km di ferrovia saranno implementati per ospitare linee ad alta velocità e 35 progetti transnazionali serviranno a risolvere i colli di bottiglia. Questo core transport network europeo, da completarsi entro il 2030, si fonderà su 9 corridoi principali: due sull’asse nord – sud, tre sulla direttrice est – ovest e quattro che tagliano in diagonale il continente. L’ultima versione approvata dal Parlamento Europeo ha confermato la presenza dei quattro corridoi che riguardano direttamente
l’Italia: il Mediterraneo, l’Helsinki - La Valletta, il Genova - Rotterdam e il Baltico - Adriatico. Il corridoio ferroviario Mediterraneo collegherà trasversalmente l’Europa dal Portogallo all’Ucraina comprendendo la linea ad alta velocità Torino - Lione e l’attraversamento della Pianura Padana fino a Trieste, per poi proseguire verso Est. Il corridoio Baltico Adriatico attraverserà anch’esso Trieste arrivando da Klagenfurt via Tarvisio e terminando la sua corsa a Bologna e a Ravenna. Il corridoio Helsinki - La Valletta passerà invece da Verona e Bologna per arrivare a Roma e Napoli con diramazioni a La Spezia, Livorno e Ancona. Da Napoli poi si biforcherà: da un lato verso Taranto e Bari, dall’altro verso Gioia Tauro e poi Palermo, da dove proseguirà via mare fino a Malta. L’asse ferroviario fra Rotterdam e Genova include invece lungo il suo tragitto anche le strutture interportuali di Novara e Milano.
Genova La Spezia Livorno Napoli Gioia Tauro Palermo Augusta Cagliari Taranto Bari Ancona Ravenna Venezia Trieste
gettualità. Stesso discorso per il quarto punto che tocca un tema molto delicato della questione ovvero, l’autonomia amministrativa per Autorità portuali. Queste devono essere poste nella condizione di operare come imprese, con capacità autonoma di regia e governo in porto e per quel che riguarda i collegamenti di rete e la logistica. Dal momento in cui non graveranno più sul bilancio dello stato, ma genereranno attraverso il gettito risorse, le AP non dovranno più essere assoggettate al vincolo riguardante la spesa pubblica, ai costi e ai trattamenti giuridici ed economici del personale”. Presidente lei era presente all’incontro organizzato dalla presidente Debora Serracchiani quale responsabile trasporti del Pd? “Si ero presente alla riunione insieme con altri colleghi. Anche se questa riunione è stata fatta in precedenza a quella di Assoporti, devo ammettere che vi è una visione condivisa delle questioni. Anche in quella sede ho ripetuto le posizioni sopra espresse. E’ fondamentale che la riforma dell’84/94 parta dal basso, coinvolgendo operatori e stakeholder. Ora il testimone passa a Debora Serracchiani, responsabile infrastrutture e trasporti del PD, Michele Meta presidente della Commissione Trasporti alla Camera dei deputati e il Sen. Marco Filippi, quest’ultimo sarà oltretutto relatore della legge a Palazzo Madama. Da parte mia c’è massimo impegno e disponibilità a fare da collegamento con Assoporti e la mia presenza in assemblea è dovuta al fatto che sto cercando di allineare le due proposte per quanto possibile, tant’è vero che, abbiamo accettato anche la posizione di Venezia sui servizi tecnici nautici, pur non condividendola e dicendolo a chiare lettere in Assemblea. Il tavolo di lavoro proposto dal PD è comunque fondamentale, perché oltre ad essere presieduto dal partito che esprime il Presidente del Consiglio, è l’unico che vede la presenza dell’Autorità Portuale di Genova che, chiaramente, non può restare fuori quando ci sono da prendere decisioni così importanti. Vorrei concludere dicendo che per la portualità Assoporti è il corrispondete di Confindustria per le imprese, quindi non deve avere come interlocutore il solo Ministro delle Infrastrutture, ma anche il Ministro dell’Economia e delle Finanze, per avere un ruolo più forte sulle strategie e sui finanziamenti”. Gabriele Costantini
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COMUNICARE E ASCOLTARE Gli scali di Ravenna e Ancona sono complementari e al di là degli eventuali accorpamenti imposti dalla politica dovrebbero collaborare per lo sviluppo dei loro traffici
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a portualità italiana sta attraversando un periodo di fermento dovuto in gran parte alla revisione della l. 84/94 e alle notizie legate alle indiscrezioni sulla bozza di riorganizzazione delle AP proposta dal ministro Lupi.
Veniero Rosetti Presidente Consar
Tante sono state le dichiarazioni a caldo e in particolare sull’esigenza di riduzione delle Ap e del loro conseguente accorpamento. Proprio sul tema il presidente del Gruppo Consar Veniero Rossetti ha voluto realizzare un ragionamento legato al futuro dei porti di Ancona e Ravenna. Che cosa ne pensa del ventilato accorpamento tra le Ap di Ancona e Ravenna? “Il fatto che l’accorpamento o meglio la realizzazione di strategie condivise sia di giovamento per entrambi gli scali non credo che possa essere negato da nessuno. E questo deve valere al di là del fatto che la riforma venga approvate e si trasformi in legge. Ma la vera sfida è definire chi avrà la cabina di regia e soprattutto scegliere criteri, condivisi, che possano definire la leadership senza che ci sia l’idea che l’uno sia stato sopraffatto dall’altro”. Secondo lei quale potrebbe essere una via giusta? “Credo che sia arrivato il tempo di smettere di delegare, soprattutto alla politica, le scelte sullo sviluppo dei porti e dei relativi traffici. Io vedrei di buon grado la realizzazione di un tavolo di confronto prima tra gli operatori, perché sono loro i veri attori del sistemi e coloro che nel bene o non male sono influenzati dalle scelte che si prendono”. Come dire che la politica deve fare un passo indietro? “Può sembrare poco credibile, ma credo che sia proprio così. I politici, per quanto onesti, cercano il consenso e quindi tendono ad attuare scelte che lo accrescano. Ma spesso la ricerca del consenso fa perdere la visione più importante delle questioni e, nel caso dei porti, fa perdere di vista la vera esigenza che deve essere quella di avere strutture capaci di guardare ai mercati globali, proponendosi con offerte competitive. Occorre prendere coscienza di ciò e iniziare a cominciare a confrontarsi e soprattutto ascoltare e cerca di capire le opinioni altrui. Chi ha un’opinione diversa non un nemico da combattere, ma un interlocutore da ascoltare per poi provare a fare sintesi e trovare un accordo utile”. Quali sarebbero le caratteristiche di uno scalo appetibile per il mercato? “Certamente il porto deve avere strutture efficienti, pescaggi adeguati, servizi di movimentazione efficaci e un sistema di logistica e intermodalità che permetta di ottimizzare la catena della supply chan intermini di tempo e costo. Non va dimenticato che oggi la concorrenza non può essere vista tra Ancona e Ravenna, ma tra un porto o alleanza di porti italiani e realtà come Rotterdam o Anversa. In questi grandi scali europei, per esempio, un camion entra con un container, scarica, ricarica ed esce dall’area portuale mediamente in 20 minuti. Ecco questo significa efficacia ed efficienza e, ribadisco, sono questi valori che fanno la differenza. Ad esempio è inutile rincorrere finanziamenti per realizzare i dragaggi una volta ogni dieci anni. Nei moderni porti tale attività è svolta quotidianamente e questo fa si che l’armatore non debba minimamente preoccuparsi di tale problematica concentrandosi su altri aspetti di primaria importanza”. Giuseppe Canducci
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IL FUTURO DELLE INFRASTRUTTURE Paola Giorgi assessore infrastrutture, porti e aeroporti
L’assessore Paola Giorgi: “le infrastrutture sono il campo su cui giocheremo la partita più importante della ripresa economica”
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e connessioni infrastrutturali tra regioni sono uno dei 4 pilastri di cui si compone la strategia macroregionale, con l’assessore regionale delle Marche Paola Giorgia che ha deleghe specifiche alle infrastrutture, porti e aeroporti discutiamo di quelle che saranno le aree d’intervento e le novità relative alle infrastrutture marchigiane. Nell’ambito delle reti Ten - t le Marche sono riuscite a essere inserite nel corridoio Helsinki - La Valletta nella diramazione Bologna Ancona, ma sembra definitivamente sfumata la possibilità di essere ricompresi nel Corridoio Baltico Adriatico che quasi certamente si fermerà a Ravenna. Qual è la sua opinione in merito? “Il fatto che nell’ambito delle reti Ten - t le Marche siano a oggi inerite nel corridoio Helsinki - La Valletta è per noi già una grande soddisfazione in quanto, quest’asse, sarà indispensabile nella creazione d’interconnessioni e sinergie infrastrutturali, che costituiranno una linea ideale fra nord e sud dell’Europa in ottica della costituenda Macroregione Adriatico - Ionica. Per quello che riguarda il Corridoio Baltico - Adriatico, tante sono state le battaglie svolte su più livelli, portate avanti in questi anni che, ricordo, avevano portato, nel dicembre 2012, all’approvazione in Commissione Trasporti del Parlamento Europeo di un emendamento che prevedeva il prolungamento del Corridoio fino ad Ancona. Purtroppo nel successivo confronto Parlamento Europeo - Consiglio - Commissione Europea, il Corridoio Baltico – Adriatico si è arrestato a Ravenna e, quindi, a oggi, non siamo riusciti ad ottenere il risultato cui tanto avevamo lavorato. Fondamentale come arteria longitudinale è anche l’E78 Fano – Grosseto… “Assolutamente si! Oggi sappiamo che gli impegni presi sono stati mantenuti: si era, infatti, deciso di formalizzare definitivamente la costituzione di una società pubblica di progetto, in base all'articolo 172 del codice degli
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appalti e si sta alacremente operando in questa direzione. Questa infrastruttura rappresenta un'opera strategica d’interesse nazionale in grado di intercettare tutte le arterie longitudinali, producendo indubbi benefici per la logistica di tutta l’Italia centrale, nonché per il collegamento organico e funzionale del sistema dei porti e degli interporti della Macroregione”. L’Autorità Portuale di Ancona è oggi presieduta dal commissario Rodolfo Giampieri, che tipo di sinergia potrà sviluppare la Regione con l’AP? Quali le strategie e progettualità per lo sviluppo dello scalo Dorico? “Al momento abbiamo avviato in maniera efficace un calendario d’incontri molto serrati. Questi sono fondamentali al fine di portare avanti una strategia condivisa che possa essere inserita in una progettualità di area vasta che ha, come scenario, la Macroregione Adriatico – Ionica. E’ naturale che il porto sia elemento cardine di questa strategia che vede, per le Marche, proprio nello scalo dorico il suo fulcro, al quale, però, dobbiamo allacciare l’Aeroporto e l’Interporto, al fine di poter offrire un vero sistema logistico integrato che ha nell’intermodalità uno straordinario elemento di competitività”. A tal proposito si è già svolto l’atteso (da anni) incontro organizzato e coordinato dall’Assessorato Regionale, tra Porto, Aeroporto, Interporto e si sono gettate solide basi per la creazione della piattaforma logistica. L’Autorità Portuale di Ravenna nei mesi scorsi ha proposto un tavolo di lavoro tra i due porti per competere nei mercati internazionali e per fare massa critica presso le Istituzioni nazionali ed europee. Cosa ne pensa delle avances ravennati? Possono essere i Sistema Porto un elemento di competitività in questa fase così difficile per l’economia italiana? “A oggi ci sono due azioni istituzionali distinte che riguardano le Autorità Portuali. Vi è la modifica della legge in vigore (84/94) che ha come obiettivo quello di abbatte-
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Il porto di Ancona re i tempi decisionali anche in materia d’investimenti in nuove opere delle governance delle Autorità Portuali. Questo al fine di consentire soluzioni che realizzino quella che oggi è definita un’autodeterminazione finanziaria, in altre parole la capacità di sfruttare tutti gli strumenti possibili per realizzare in tempi brevi una nuova offerta portuale e garantire efficienza senza incidere sul bilancio dello Stato. Questa è in fase di discussione in Senato e alla Camera. La seconda, invece, riguarda un ipotetico disegno avanzato dal Ministro Lupi che vedrebbe la riduzione delle Autorità Portuali al numero di 8, ma su questa ipotesi si è letto più sui giornali che altro. Lo scalo dorico ricopre un ruolo forte e centrale nell’ambito della strategia macroregionale e pertanto risulterebbe incomprensibile un qualsiasi disegno che ne preveda il “declassamento”. Ora fermo restando quanto sopra detto non escludo un’ipotesi di apertura di un eventuale tavolo di lavoro con il Porto di Ravenna, ma solo a una condizione, che la cosa avvenga alla pari, quindi senza che vi sia una forza egemone nei confronti dell’altra, non ritengo, infatti, lo scalo Dorico secondo a nessuno”. L’Aeroporto delle Marche ha vissuto un periodo di difficoltà, quali saranno le prime iniziative che la Regione appronterà, anche alla luce della nuova presidenza di Giovanni Belluzzi, per rafforzare il ruolo di quest’asset strategico? “Ho una grande stima e fiducia nei confronti del neo presidente di Aerdorica Giovanni Belluzzi. E’ un uomo d’indiscusse capacità che sono sicura con caparbietà, riuscirà a guidare bene lo scalo marchigiano. Anche nell’ultimo incontro del nuovo Cda di Aerdorica con la quarta Commissione assembleare, il presidente Belluzzi si è soffermato sulla difficile situazione economica e finanziaria fotografata al momento dell'insediamento, ma ha anche rilevato come l’aeroporto sia una parte fondamentale della piattaforma logistica e infrastruttura strategica per
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le Marche. Lo scalo delle Marche è ancora vivo, questo è dimostrato, ad esempio anche dall’apertura di due nuove rotte dall’Aeroporto Raffaello Sanzio. Dal 19 aprile 2014 e fino al 4 ottobre, infatti, decolleranno i nuovi voli che collegheranno l’Aeroporto delle Marche a Berlino Tegel e Düsseldorf. Servite da una frequenza a settimana per un totale di 60 voli per e dalle due città tedesche. Un importante passo nella direzione di incrementare i collegamenti aerei della Regione Marche con i principali aeroporti dell’Europa settentrionale e in particolare con la Germania. Una vantaggiosa opportunità per allargare il flusso turistico da e verso le Marche e per offrire ai passeggeri dell’aeroporto di Ancona, attraverso gli scali aeroportuali di Berlino e Düsseldorf, ulteriori coincidenze per numerose destinazioni internazionali. Una preziosa chance strategica per il tessuto imprenditoriale e le strutture turistiche delle Marche. Inoltre posso confermare che sono ancora attivi i canali che potranno, in futuro, portare nuovi investitori privati esteri presso la nostra infrastruttura e, vi assicuro, che sono partner di primissimo piano nel panorama economico – finanziario mondiale”. Gabriele Costantini
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ANCONA C’È Rodolfo Giampieri commissario dellʼAutorità Portuale di Ancona
L’Autorità Portuale di Ancona inserita nel nuovo disegno preparato in Assoporti. L’Autority Dorica ha contribuito in maniera attiva alla realizzazione del documento dell’associazione
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odolfo Giampieri, 59 anni, anconetano, è l’attuale commissario dell’Autorità Portuale dello scalo Dorico. “Sulla riforma della portualità italiana si sta svolgendo un dibattito serrato – ha dichiarato Giampieri –, determinato da diverse visioni della portualità nazionale e dalla volontà di modernizzare la legge 84/94 per rispondere ai cambiamenti nello shipping e nell’integrazione della catena logistica. Alla bozza di riforma elaborata dal Senatore Filippi, si è aggiunta in particolare a fine 2013 la proposta di riforma presentata dal Ministro Maurizio Lupi, che proponeva una profonda riorganizzazione della portualità. Non più autorità portuali, ma 8 distretti logistici con altrettante Autorità portuali logistiche, 3 in Adriatico, 3 nel Tirreno e una ciascuna per Sicilia e Sardegna. Queste autorità avrebbero dovuto rafforzare l’integrazione delle infrastrutture logistiche sul territorio di competenza, disponendo di meccanismi semplificati per la gestione e lo sviluppo delle infrastrutture, nell’ambito di un piano integrato logistico nazionale”. Questa visione ha generato un forte dibattito… “E’ vero, la “riforma Lupi” ha generato un forte dibattito all’interno di Assoporti, l’associazione dei porti italiani. Il confronto è avvenuto da un lato sulla difficoltà di coordinare la proposta legislativa con i Regolamenti comunitari in materia di reti infrastrutturali di trasporto (TEN-T), che indicano chiaramente allo Stato italiano quali siano le infrastrutture prioritarie su cui concentrare gli investimenti a supporto delle reti della logistica. D’altro canto, sono state condivise le esigenze di semplificazione normativa e decisionale per lo sviluppo delle infrastrutture, ponendo particolare accento sulla sostenibilità economica degli investimenti e la capacità di attrarre
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capitali privati”. Qual è stata la posizione dell’Autority di Ancona? “L’Autorità Portuale di Ancona ha contribuito in maniera costruttiva al dibattito nell’associazione, anche coinvolgendo la Regione Marche, trattandosi di temi di legislazione concorrente Stato-Regione. In particolare, nelle nostre proposte abbiamo insistito sulla coerenza delle ipotesi di riordino della portualità italiana con quanto stabilito dai Regolamenti comunitari sulle Reti TEN-T e su un più forte coordinamento centrale delle priorità d’investimento infrastrutturale, sulla base di analisi trasparenti di sostenibilità economica, ambientale e finanziaria, al fine di evitare la dispersione delle sempre più scarse risorse pubbliche”. Quale obiettivo è stato raggiunto? “I negoziati all’interno di Assoporti hanno consentito di raggiungere il recente compromesso articolato in 6 linee condivise, che riguardano la selezione delle scelte di sviluppo del sistema portuale, la governance di sistema, il rafforzamento dell’autonomia amministrativa e finanziaria delle Autorità Portuali, maggiore potere in materia di determinazione delle tariffe dei servizi tecnico-nautici, sviluppo della catena logistica. Si tratta di un risultato molto positivo; prova ne è che nonostante si partisse da posizioni molto distanti nell’Associazione, il compromesso è stato approvato all’unanimità. La proposta di Assoporti è ambiziosa e attribuisce un compito impegnativo alle Autorità Portuali, che consiste nell’integrare l'anello marittimo e l'anello terrestre della catena logistica e coordinare i poteri pubblici interessati con le attività dei privati, con l’obiettivo di rafforzare il ruolo della portualità italiana rispetto, da un lato, ai grandi carrier marittimi e, dall'altro, ai grandi operatori logistici. E’ previsto inoltre un livello nazionale di programmazione per la portualità e la logistica, per il coordina-
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Il porto di Ancona
mento strategico. La proposta di partire dalla definizione europea delle reti (archi e nodi) transeuropee per identificare gli enti e le infrastrutture per creare a entità portuali-logistiche competitive su scala nazionale ed europea valorizza a pieno i regolamenti sulle linee guida TEN-T e sulle modalità di finanziamento delle reti, che definiscono anche i corridoi lungo i quali si articolano le infrastrutture logistiche comunitarie”. Si parla anche di semplificazione e autonomia amministrativa e finanziaria? “Sì, il documento di Assoporti chiede con determinazione che alle Autorità Portuali sia data maggiore autonomia decisionale, amministrativa e finanziaria. Si tratta di strumenti necessari per lo sviluppo della logistica e della portualità del Paese attraverso norme di programmazione e infrastrutturazione che consentano iter amministrativi semplificati e, soprattutto, con tempistiche prevedibili. La semplificazione burocratica è essenziale per attrarre investimenti e competere, soprattutto in un mare, come il Mediterraneo, dove è sempre disponibile una scelta alternativa per connettere le catene logistiche terrestri al trasporto marittimo. Le attuali procedure burocratiche relative ai dragaggi, allo sviluppo delle infrastrutture portuali e al finanziamento dei porti sembrano invece avere come obiettivo limitare le opportunità di sviluppo, piuttosto che assicurare la sostenibilità ambientale, economica e sociale dello stesso. Sono problemi, questi, evidenti negli scali adriatici; per questo ritengo che la posizione di Assoporti sia coerente con le esigenze dello scalo dorico e delle infrastrutture logistiche delle Marche, auspicando che il legislatore ne tenga conto in sede di aggiornamento della legge 84/94”.
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Alberto Rossi titolare Frittelli Maritime S.p.A
LA GOVERNANCE È STRATEGICA Una legge, la 84/94 da modificare, ma è necessario anche una più moderna visione del sistema porto
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l Dott. Alberto Rossi è il presidente del Gruppo Frittelli Maritime, holding che opera nel settore marittimo (passeggeri, merci, container, magazzini doganali) che ha come headquarter lo scalo di Ancona, con sedi distaccate nei porti di Vasto, Bari, Venezia, Savona, Ravenna e Trieste.
Presidente è in fase di dibattimento la modica della legge 84/94, qual è la sua opinione in merito? “Questa legge ha 20 anni ed è da molto che si parla di una sua modifica. Una richiesta più che legittima e per una moltitudine di questioni”. Quali in particolare? “Intanto vi è un tema fondamentale da rivedere ovvero quella di riconoscere l’autonomia finanziaria alle Autorità Portuali. È necessario portare finalmente a sintesi tale obiettivo in quanto fondamentale per consentire a tali Enti di perseguire e realizzare programmi compatibili con i propri traffici e i propri territori. Vi sono poi da chiarire anche altre questioni. Ci sono ancora articoli della legge 84/94 soggetti a interpretazione. Ad esempio gli articoli 16 e 18 necessitano sicuramente di una profonda rivisitazione. Non è pensabile che la concessione di aree e banchine si prestino, ancora oggi, a interpretazione da regione a regione, da porto a porto o, per assurdo, all’interno dello stesso scalo da banchina a banchina. Siamo in attesa dei decreti attuativi da 20 anni”. Dott. Rossi che idea si è fatto, invece, della proposta del Ministro Maurizio Lupi di cui tanto si è discusso nelle settimane scorse? “Se intende la questione legata alla riorganizzazione su base nazionale delle Autorità Portuali, mi sono fatto un’opinione unicamente leggendo quanto pubblicato sui giornali. L’ipotesi che le 24 Autorità Portuali lasciassero il posto a 8 distretti logistici: Alto Tirreno, Medio Tirreno, Basso Tirreno, Alto Adriatico, Medio Adriatico, Basso Adriatico - Ionico, Sicilia e Sardegna mi sembra un po’ eccessiva. Pur essendo un sostenitore di una logica di spending review credo che ci possano essere soluzioni comunque efficienti, ma che riescano a mantenere una correlazione con i propri territori. Già prevedendo un’Autorità Portuale per ogni regione affacciata sul mare si ridurrebbero da 24 a 13. Non è solo per una questione di logico campanilismo, ma immaginare Ancona, porto leader in Italia per traffico traghettistico internazionale, senza Autorità Portuale, mi sembra eccessivo. Allora cosa fare? “Iniziamo a ragionare su una riorganizzazione che possa fondarsi sulla vocazione dei porti, con aggregazioni che possano coinvolgere il sistema porto su progettualità comuni, ovviamente nel pieno rispetto della dignità e del ruolo di quelle Autorità Portuali che per i loro traffici hanno ragione di esistere”. Presidente ne avevamo parlato lo scorso numero, Rodolfo Giampieri è oggi Commissario dell’Autority di Ancona… “Ho condiviso la sua candidatura. E’ un uomo valido e un innovatore per vocazione! A lui il compito di guidare uno scalo che si deve modernizzare, non solo sotto l’aspetto infrastrutturale, ma anche e soprattutto dal punto di vista culturale. Una visione nuova e un approccio diverso alle moderne esigenze dell’economia legata alla logistica integrata”.
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MERITIAMO PIÙ ATTENZIONE Il richiamo di Paolo Galli, presidente Ancona Merci, alla politica nazionale e locale per sostenere la ripresa e lo sviluppo del porto di Ancona Paolo Galli presidente Ancona Merci Spa
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iù di 30 dipendenti diretti, un milione di euro in investimenti nel 2013 per l’acquisto di nuovi mezzi, concessionaria pubblica fino al 2015 delle banchine n. 1 – 2 – 4 – 15 – 23 - 25 del porto di Ancona: sono questi i numeri di Ancona Merci una società consortile per azioni costituitasi nel marzo 1997 con lo scopo di rilevare le attività operative del comparto merci che, come previsto dalla legge 84/94, l’Azienda Mezzi Meccanici, trasformata in Autorità Portuale, doveva dismettere. Incontrando il presidente Paolo Galli si comprende subito che ci si trova di fronte ad un imprenditore che ha a cuore le sorti dello scalo dorico, ma che vorrebbe avere risposte a molte domande…
“… facciamo così – inizia Paolo Galli – scambiamoci i ruoli, io faccio le domande e lei mi dà, quelle che
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secondo lei, sono le risposte che darei io! Iniziamo con la prima – incalza Galli – perché non si sono mai fatte le infrastrutture previste dal piano regolatore del porto? Perché i lavori per la famigerata Uscita Ovest non sono ancora iniziati? Dove sono finiti i fondi che sarebbero dovuti arrivare dopo gli accordi che portarono Luciano Canepa alla presidenza dell’Autorità Portuale? Quando sarà fruibile la Banchina Marche?” Diciamo che le problematiche sono riconducibili a due diverse criticità: la prima che si attesta a livello nazionale, con questioni legate alla mancanza di una politica industriale sui porti, conseguenza di un debito pubblico che si attesta sui 2.000 miliardi di euro e che impone più una politica di tagli che di sviluppo. La seconda si dimostra a livello locale che ha visto una decennale scarsità di attenzione alle difficoltà che vivono gli imprenditori portuali da parte degli amministratori che si sono succeduti a livello regionale, provinciale e comunale. Si è parlato molto, negli ambienti portuali, del disegno di legge Lupi che prevede la riorganizzazione delle Autorità Portuali attraverso accorpamenti. Che cosa ne pensa? “È evidente che le attuali Autorità Portuali sono troppe! Ma anche qui più che dare risposte vorrei porre una domanda? Come mai ce ne sono così tante? E la risposta la sanno tutti, ma nessuno la dice chiaramente. Le Autority sono nate in modo clientelare e ora togliere i privilegi ai soggetti e ai territori che le hanno ottenute non sarà facile. Tornando al disegno di legge, più che altro letto dai giornali, credo che sia giunto il tempo di rivedere la legge e stabilire i criteri che un’Ap deve rispettare per poter restare operativa. Una volta rivista la legge, chi rispetta i parametri continuerà a operare, chi non li rispetta dovrà adeguarsi!”. Sempre in tema di Autorità Portuale, come ha accolto la nomina a Commissario straordinario di Rodolfo Giampieri?
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Ancona Merci, banchina n. 2 “Nei confronti di Giampieri c’è grande rispetto sia come persona che come amministratore. Non è ancora entrato a pieno nell’operatività in quanto appunto Commissario, ma sono sicuro che svolgerà il mandato nel miglior modo possibile, anche se non sarà facile per lui vivere un ambiente, come quello portuale, ricco di contraddizioni e criticità”. Qualche tempo fa sui giornali si è ventilata la possibilità di un accordo strategico tra il porto di Ancona e quello di Ravenna, secondo lei potrebbe essere funzionale allo sviluppo dello scalo Dorico? “Innanzitutto occorre fare un’analisi di quello che è successo negli ultimi anni nei due porti. A Ravenna c’è un’unità di intenti tra enti pubblici (dalla Regione al Comune), Autorità Portuale, imprenditori e lavoratori portuali che ha permesso allo scalo di crescere costantemente nel tempo fino a portarlo ad oltre 200.000 Teus di movimentazione merci, ad avviare un piano di sviluppo delle aree portuali di grande livello e, non ultimo, provare ad aggredire anche il mercato della traghettistica e, sono sicuro, a seguire quello delle crociere. Il nostro porto da oltre un decennio vive uno stallo con gli imprenditori che si fronteggiano per rubacchiarsi tra di loro una parte della stessa quota di mercato e i lavoratori che sono in grande difficoltà. Detto questo, ben venga un’alleanza che non comporti nessun genere di accorpamento che assolutamente respingiamo, anche se dubito che a oggi una realtà come quella ravennate, che giustamente deve guardare ai suoi traffici, possa avere motivazioni forti a sottoscrivere accordi”. Porto, aeroporto e interporto, una piattaforma logistica che non riesce a decollare… “Quando un sistema non riesce a operare come dovrebbe, occorre chiedersi come mai e, soprattutto, se vale la pena continuare a investire su certe situazioni e bruciare milioni di Euro ogni anno. Dal mio
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punto di vista occorre, come accennato sopra, realizzare un piano di sviluppo delle infrastrutture logistiche che innanzitutto definisca gli obiettivi strategici dei singoli soggetti e quelli del raggruppamento, farli condividere e poi stabilire il sostegno da dare ai singoli per raggiungere gli obiettivi preventivati. Ora non ho nulla contro aeroporto e interporto, però mi sembra che in questi ultimi anni si siano usati due pesi e due misure, a scapito dello scalo anconetano che non ha ricevuto supporti importanti come gli altri”. A proposito di sostegno per la realizzazione delle infrastrutture finalmente possiamo attendere con fiducia la realizzazione dell’Uscita Ovest… “Se non ricordo male, l’avvio dei lavori di quest’opera fu uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale del Sindaco Fabio Sturani quando si aggiudico il secondo mandato, parliamo del 2006. Credo che questa impresa faraonica, per un tratto di strada così breve, potrebbe certamente risolvere le problematiche della viabilità del porto di Ancona e dell’intera città, ma dubito che vedrà mai la luce. Quindi sono seriamente preoccupato”. Ultima domanda il rinnovo della concessione per operare nelle banchine portuali è alle porte: che cosa si aspetta? “Semplicemente che nel 2015 sia indetta una gara con regole limpide e che si dia la possibilità a tutti di partecipare e di operare in piena concorrenza. Quella sana concorrenza che dovrà confrontarsi con il mercato e non con i giochi di potere per dividersi la stessa “torta” che comunque non è sufficiente per tutti. In bocca al lupo a tutti i partecipanti e speriamo che possano esserci più concessioni, perché questo vorrà dire necessità di trovare più clienti e, quindi, nuovi traffici per il porto, con importanti ricadute per i lavoratori diretti e l’indotto”. Luigi Gagliardi
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LA GUERRA DEI CONTAINER… Tra alleanze commerciali e nuovi servizi, si stanno ridisegnando i traffici delle rotte intercontinentali e cresce il rischio di “bad banks” dei mari
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li strascichi della crisi si ripercuotono anche sul trasporto marittimo mondiale, generando forti lotte per la spartizione dei traffici container, che ne rappresentano un sesto in volume ma metà in valore.
In termini di flussi containerizzati, tra il 2000 e il 2008 i volumi della rotta euroasiatica avevano un forte ritmo d'incremento (da 7,2 a 18 milioni di TEU trasportati l'anno) e raggiungevano la dimensione della rotta transpacifica (da 10,8 a 18,8 milioni di TEU), riallargando all'Europa le guerre dei noli marittimi che negli anni precedenti si erano prevalentemente combattute sul Pacifico. A sostegno dei flussi nella rotta euroasiatica, nell'ultimo anno, metà dei mega portacontainer consegna dai cantieri, pari all'8% circa della capacità nominale esistente, è stata inserita su questa rotta, in grandissima parte in sostituzione di vecchie navi che vanno a ricadere su altre rotte. Il gigantismo navale, infatti, non poteva arrestarsi, in considerazione degli ingenti capitali investiti dagli armatori, con il sostegno delle banche con particolare riferimento al sistema bancario tedesco. La Maersk
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ha introdotto sulla rotta euroasiatica 4 delle 20 "Triple-E" da 18.000 TEU ordinate ai cantieri coreani, il gruppo cinese CSCL ne ha ordinate 5 da 18.200 TEU, che s’integreranno con le 5 da 18 400 TEU ordinate dall’UASC (Dubai) e, infine, CMA CGM ha modificato l'ordine di 3 navi cantieri cinesi da 16.000 18.000 TEU. La corsia al gigantismo ha creato un eccesso di stiva che, tra il 2010 e la fine del 2011 ha portato al crollo dei noli di container trasportati dall’Asia all'Europa da 2.000 a 500 dollari circa, innescando così la cosiddetta “guerra dei noli”. Il peso degli investimenti degli stati di appartenenza in alcuni gruppi chiave, la riluttanza delle banche a finanziare fusioni e la necessità di non legarsi le mani spingevano i carrier a optare per la realizzazione di tre grandi alleanze che, creeranno una sorta di cartello nei trasporti e che diverranno operative a patire dal secondo trimestre del 2014. La prima alleanza operativa è formata dalle prime tre compagnie di navigazione del mondo Maersk Line, Mediterranean Shipping Company e Cma Cgm denominata P3 Network. Quest’alleanza avrà a disposizione una
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capacità di 2,6 milioni di teu (inizialmente impiegando 255 navi su 29 tratte) su tre rotte commerciali: Asia - Europa, Trans Pacifico e Trans Atlantico. Saranno 5 i porti italiani scalati da P3 ovvero: Gioia Tauro per i collegamenti Asia - Nord Europa, Asia Mediterraneo/Mar Nero e nei collegamenti transatlantici; Genova e La Spezia saranno toccate sulla rotta Asia-Mediterraneo, Mediterraneo - USA costa orientale e sulla rotta Mediterraneo - Golfo USA con il solo scalo spezzino che sarà incluso anche nel servizio che percorrerà la rotta AsiaMediterraneo/Mar Nero; Trieste sarà scalata sulla rotta Asia-Mediterraneo. Napoli che collegherà il Mediterraneo con l’East Coast USA. La seconda alleanza è composta di sei compagnie di navigazione che costituiscono l'alleanza armatoriale G6, cioè APL, Hapag-Lloyd, Hyundai Merchant Marine (HMM), Mitsui O.S.K. Lines (MOL), Nippon Yusen Kaisha (NYK) e Orient Overseas Container Line (OOCL). Quest’alleanza ha annunciato il potenziamento dei propri servizi di linea transpacifici operati sulla rotta Asia - costa occidentale del Nord America e dei propri servizi di linea transatlantici che collegano il Nord America con il Nord Europa. L’operatività di quest’alleanza, prevede l'utilizzo di circa 76 navi nei 12 servizi di linea che collegano l'Asia con la costa ovest del Nord America e di circa 42 navi nei cinque servizi di linea transatlantici per collegare 66 porti dell'Asia, delle Americhe e dell'Europa. Per l’Italia il solo porto che sarà scalato sarà quello di Genova con la rotta AsiaMediterranean. L’ultimo raggruppamento, certo non meno importante degli altri due è la CKYHE Alliance tra Cosco, K Line, Yang Ming, Hanjin ed Evergreen che partirà nel terzo trimestre 2014 solo sui collegamenti tra l’Asia e l’Europa, incluso il Mediterraneo e nel rispetto delle normative e dei regolamenti vigenti nei paesi interessati. Le prime quattro com-
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pagnie armatoriali facevano già parte di un’alleanza, la CKYH che da mesi corteggiava Evergreen Lines oggi entrata a pieno titolo nell’alleanza. I porti italiani scalati da quest’alleanza saranno Genova, La Spezia, Livorno, Napoli, Trieste, Taranto, e, con un servizio ‘shuttle’ dedicato, Venezia e Ancona. Questi nuovi scenari portano a due riflessioni, una finanziaria e l’altra politica gestionale. Dal punto di vista finanziario, la riorganizzazione dei servizi navali secondo lo schema delle tre alleanze, porterà un taglio delle navi noleggiate e quindi un ulteriore colpo a una finanza armatoriale in profonda crisi. Afflitta da un indebitamento insostenibile, con un’ingente esposizione da parte delle banche tedesche rispetto ai valori-nave crollati dopo la crisi. Nello scenario peggiore si potrebbe innescare una «bomba a orologeria», quantificabile in 100 miliardi di euro in debiti a rischio e la nascita di una serie di «bad bank» dei mari. Il primo segnale di questo scenario possibile è che Commerzbank si ritira dal settore, mentre, dall'altra parte del mondo, Shanghai guarda con interesse. La seconda riflessione, vede l’esigenza da parte del Governo italiano di rivedere, anzi meglio, realizzare una politica dei porti che preveda la scelta degli scali che potranno accogliere le navi da 18.000 TEU e su questi realizzare ingenti investimenti in infrastrutture, viarie e in termini di servizi per l’intermodalità. Gli altri scali dovranno organizzarsi comunque per ospitare al meglio i servizi di feederaggio e ‘shuttle’ dagli altri porti e comunque non saranno in grado di intercettare il transito delle merci dal Far East.
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CONFESERCENTI: LA MACROREGIONE PER INTERCETTARE FONDI
SPACE4YOU: PERFORMANCE STELLARI PER L'OCCUPAZIONE
Dodici miliardi di euro è la cifra che l'Unione europea investirà per lo Spazio nel corso della programmazione 2014-2020. Di queste risorse, 1 miliardo e 400mila euro è la quota destinata all'Italia, di cui una cospicua fetta andrà alla Puglia. Si tratta di investimenti che avranno importanti risvolti occupazionali. Basti pensare che per il solo progetto Copernicus (programma europeo di osservazione della Terra), del valore di 3 miliardi e 800mila euro, si prevede l'aumento di 50mila posti di lavoro in Europa. È quanto emerso durante la sessione 'Spazio per le Regioni' che si è tenuta a fine febbraio nel corso dell'ultima giornata della Conferenza internazionale Space4you. Di queste cifre importanti, potranno beneficiare le oltre 80 aziende aerospaziali (grandi, medie e piccole) che in Puglia, nel 2012, impiegavano più di 5.500 lavoratori totalizzando oltre un miliardo di euro di fatturato e incidendo nelle esportazioni nazionali per il 7,5%. " Space4you – ha commentato l'assessore regionale allo Sviluppo Economico, Loredana Capone - rappresenta una grande opportunità. Potremo infatti mettere insieme le buone prassi di tutte le Regioni europee, per continuare a offrire ai giovani la possibilità di indirizzarsi in un mercato che funziona e dà reddito". Non a caso i risultati degli investimenti della Regione Puglia nel settore dell'Aerospazio non sono lontani anni luce, anzi, viaggiano su performance stellari. Si calcola infatti che, dal 2010 al 2013, i posti di lavoro in questo settore, siano cresciuti più del 40%, da 3.760 a 5.500 addetti. La domanda di personale sempre più qualificato è proporzionale alla crescita che ha coinvolto soprattutto le piccole e medie imprese del settore aerospaziale, che hanno registrato un incremento nel numero di addetti, da 851 a 2090, segnando un +146%. www.sistema.puglia.it
Carlo Simone Presidente Confesercenti Foggia La Confesercenti ritiene utile che ogni territorio compreso nella macroregione contribuisca alla preparazione, definizione e armonizzazione di una comune strategia di sviluppo in campo economico con particolare attenzione ai settori turismo, pesca e agricoltura. Poiché la Macroregione Adriatico-Ionica non ha fondi propri, essendo uno strumento di coordinamento, “va sottolineata e colta – ha affermato il Carlo Simone presidente di Confesercenti Foggia - la coincidente approvazione della strategia della Macroregione con i nuovi strumenti di programmazione FSR, FSE e FEASR 2014-2020: circa 100 miliardi di euro (il 13% in più rispetto a quelli della passata programmazione) che, se ben utilizzati, rappresentano un’importante opportunità anche per le imprese e i cittadini della nostra Provincia”. Gli interventi che Confesercenti Foggia ritiene fondamentali per la Provincia di Foggia sono sintetizzabili in sei punti: innanzitutto migliorare e ottimizzare le connessioni internazionale, nazionale e locale, attraverso collegamenti aerei, con una politica di trasporti che privilegi le linee ferroviarie e con il miglioramento del sistema dei porti. In secondo luogo, finanziare come prioritarie le infrastrutture o strade digitali, la banda larga e ultra larga per soddisfare la crescente domanda di connettività delle imprese, dei turisti e dei cittadini. Terzo punto la formazione professionale continua per far crescere l’occupazionale in particolare giovanile e femminile. Quarto, incentivare forme di aggregazione attraverso reti snelle poco burocratizzate e a basso costo di gestione, che facciano leva, sulla cultura, il paesaggio, la spiritualità, i negozi storici, l'enogastronomia tipica locale. Infine realizzare punti di accoglienza turistica per offrire una prima rete di informazione e accoglienza diffusa e qualificata. www.catconfesercentifg.it
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EXPO 2015: OPPORTUNITÀ STRAORDINARIA GRANAROLO: RINUNCIA AL PROGETTO GRANMANZE" L’addio al Progetto Gran Manze lo ha comunicato la Granarolo che 'dopo aver esaminato in dettaglio tutti gli aspetti del progetto, ha deciso 'di non procedere alla realizzazione dell'insediamento zootecnico in Molise per le caratteristiche delle problematiche emerse. Il progetto riguardava la costruzione di una mega stalla da 12 mila manze Gianpiero Calzolari nel basso Molise, tra Larino e Presidente Gruppo Granarolo San Martino. Il progetto della Granarolo si era da subito scontrato con moltissime critiche arrivate da residenti, associazioni, comitati e forze politiche. Tutti preoccupati per l'impatto ambientale che la grande struttura avrebbe potuto avere. Tanto che, dopo che sulla questione nello scorso autunno si erano pronunciati negativamente i consigli comunali del basso Molise, anche gli stessi esponenti politici del centrosinistra alla Regione che in un primo tempo avevano annunciato con entusiasmo l'iniziativa decisero di fare marcia indietro. Il presidente del Gruppo emiliano, Gianpiero Calzolari, era comunque stato a novembre a Campobasso per una conferenza stampa e aveva deciso di presentare alla stampa il processo in ogni suo dettaglio: il Gran Manze prevedeva un investimento di 20 milioni di euro, interamente a carico dei soci. L'unico beneficio pubblico sarebbe stato un tasso agevolato (0,5 per cento) per la metà dell'investimento. Per realizzare la struttura è stata creata un’apposita società, la Gran Manze srl (di cui la Granarolo detiene il 10%). I soci di partenza sono dieci, tutti allevatori, ma l'obiettivo era quello di arrivare a 100. I vertici Granarolo a Campobasso avevano anche spiegato quale sarebbe stato il funzionamento della struttura: dalle stalle di origine degli allevatori delle diverse regioni le vitelle di almeno 15 giorni di vita dovevano essere trasportate al centro specializzato per il loro accrescimento, dove sarebbero dovute rimanere almeno fino al raggiungimento della gravidanza (15 mesi). Il ritorno alle stalle di origine era previsto uno o due mesi prima del parto (in tutto circa 22 mesi). www.granarolo.it
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Paolo Di Laura Frattura Presidente Regione Molise Sei mesi la durata di iniziative ed esposizioni. Un milione di metri quadri la grandezza del sito espositivo, frutto di sei anni di progettazione. Ventuno milioni i visitatori attesi. Almeno duecento gli espositori tra Paesi, organizzazioni internazionali e partecipanti Corporate. Questi alcuni dei numeri di Expo 2015. La grande vetrina, nazionale ed internazionale, dove il Paese con le sue Regioni incontra il mondo in mezzo a Piazza Italia, luogo simbolico e punto di convergenza di Cardo e Decumano. Poco più di un anno all'apertura dei lavori ed è già iniziato il grande conto alla rovescia. Presentata la proposta di adesione della Regione Molise: un progetto finalizzato ad elevare gli indicatori di notorietà e l'apprezzamento delle produzioni agroalimentari del Molise. Attraverso la valorizzazione di esperienze e prodotti che incastonano l'enogastronomia nella storia della sua gente, non trascurando l'apporto informativo ed emozionale delle nuove tecnologie. L'intervento, a Milano come sul territorio, si stringerà intorno al connubio "vetrina-esperienza", attraverso la convergenza del mondo produttivo dell'agroalimentare e dei servizi turistici. Numerosi gli obiettivi e i risultati attesi, tutti in linea con la Programmazione 2014-2020. Promozione delle filiere produttive, dei prodotti di qualità, della cultura, dei paesaggi rurali tradizionali. Incremento del livello di internazionalizzazione dei sistemi produttivi. Aumento dell'attrattività del sistema imprenditoriale rispetto agli investimenti esteri. Sostegno all'integrazione tra imprese nella realizzazione di un prodotto turistico unitario. Miglioramento della competitività delle destinazioni turistiche. “Un'occasione straordinaria di visibilità - come dichiara il Presidente Paolo Di Laura Frattura - oltre che un'opportunità unica nella storia della nostra Regione. Mai prima di questo momento siamo saliti su un palcoscenico così importante come quello dell'Esposizione Universale”. www.regione.molise.it
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FONDI PER L’ALTA FORMAZIONE TURISMO: 14 MILIONI PER LO SVILUPPO DELLE IMPRESE
Sono 1.302 gli studenti abruzzesi che beneficeranno dei voucher per l'Alta formazione e la formazione universitaria finanziati dalla Regione Abruzzo con 2 milioni di euro nell'ambito del P.O. 2007/2013 del Fondo sociale europeo. L'elenco Paolo Gatti degli assegnatari è assessore alla Formazione stato pubblicato i ed è disponibile sul sito della Regione Abruzzo. Rispetto alla dotazione iniziale prevista - pari ad un milione di euro - le risorse a disposizione sono state raddoppiate per soddisfare il maggior numero possibile delle domande pervenute. La risposta al bando è stata massiccia per questo sono state raddoppiare le risorse, aumentando di un altro milione di euro i fondi per consentire a quanti più giovani abruzzesi di vedersi riconosciuta un'esperienza formativa importante per il loro futuro professionale. Il criterio per la valutazione è stato ancora una volta il merito e non poteva essere altrimenti. È il sostegno al merito, ai veri talenti, a chi ha voglia di crescere e magari non dispone di risorse economiche sufficienti, la chiave per dare ai ragazzi una chance in più per farsi strada ed emergere in un mercato come quello delle professioni che si è fatto sempre più competitivo. L'avviso "Voucher per la formazione universitaria e per l'Alta formazione" prevedeva l'erogazione di voucher finalizzati alla frequenza, in Italia e all'estero, di corsi di studio universitari, specializzazioni, master e altri interventi di elevata valenza professionalizzante. Dei 1302 voucher finanziati, 882 sono stati destinati a favore di studenti che hanno svolto percorsi formativi universitari in Italia e corsi di laurea triennale. Altri 410 sono stati assegnati a studenti che hanno frequentato percorsi formativi post laurea in Italia. E, infine, 10 ragazzi abruzzesi usufruiranno delle risorse per percorsi formativi svolti all'estero (master post laurea, corsi di alta professionalizzazione organizzati da Università, Accademie, altre Istituzioni pubbliche e private di alta formazione). Per le prime due tipologie il finanziamento per ogni singolo voucher è di massimo 8 mila euro, per la terza il finanziamento è di massimo 12 mila euro. I 1.302 voucher complessivi finanziati sono così ripartiti per provincia: Teramo: 376; Chieti: 380; Pescara: 376; L'Aquila: 170. www.regione.abruzzo.it
Sale a 14 milioni di euro la dotazione finanziaria del bando Obiettivo Turismo, che finanzia la creazione e lo sviluppo di imprese turistiche con misure fino a 50 mila euro. Lo ha annunciato l'assessore al Turismo della Regione Abruzzo Mauro Di Dalmazio, dopo il grande successo riscosso dal bando che ha fatto registrare, alla scadenza del 17 febbraio scorso, la presentazione di 760 progetti. Il bando si muove su uno stanMauro Di Dalmazio ziamento di 5 milioni di euro, ma assessore il grande successo dell'iniziativa al Turismo ha spinto la Regione Abruzzo ad avviare l'iter amministrativo per incrementare di 9 milioni la dotazione e aprire una seconda fase del bando stesso. "È la migliore risposta che l'Abruzzo potesse dare - ha detto l'assessore - quelle 760 domande finora arrivate certificano l'entusiasmo di un territorio e lo spirito di iniziativa di tanti che vogliono investire nella progettazione di servizi di qualità". "Ma è anche - ha aggiunto - un chiaro indicatore della fiducia che una parte dell'imprenditoria abruzzese riserva al turismo, in grado di guidare la ripresa economica sul territorio". I 14 milioni di euro complessivi destinati a questa misura si sommano alle risorse significative con le quali sono state costituite le 13 Dmc (Destination Management Company) in Abruzzo, che ha messo in rete per la prima volta 4.500 operatori del settore, vera e propria rivoluzione nel campo del turismo. "La risposta arrivata dal bando Obiettivo Turismo - sottolinea Di Dalmazio - testimonia l'efficacia della strategia intrapresa ed è un chiaro segnale della prontezza e dell'entusiasmo del territorio che vuole scommettere sul turismo e del quale si era avuto già sentore nei numerosissimi 'infoday' tenuti in giro per la regione. Asseconderemo questo slancio implementando l'azione e il bando di altri 9 milioni di euro di risorse aggiuntive in modo da sostenere più progetti possibili". www.regione.abruzzo.it
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MARCHET PER L’INTERNAZIONALIZZAZIONE Anche per Marchet il 2014 sarà un anno di grande impegno a sostegno delle PMI che vogliono affrontare i mercati esteri
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aesi Arabi, Nord Africa, Cina, Balcani Unione europea edilizia, agroalimentare, moda e meccanica. Sono questi gli ingredienti della ricetta che Marchet, l’Azienda Speciale della Camera Giorgio Cataldi di Commercio di Ancona per l’internazionalizzazione delle PMI, offrirà alle Presidente imprese locali per promuoversi all’estero e trovare nuove opportunità Marchet commerciali facendo incontrare direttamente potenziali nuovi clienti. Le numerose iniziative per il 2014 vanno dalla formazione specialistica alla partecipazione collettiva nelle fiere internazionali, dagli incoming all’assistenza personalizzata all’estero, offerta dai network point. La prima azione sarà riferita alla formazione di nuove leve, da reclutare tra i laureati di maggior talento, in grado di accrescere il livello competitivo internazionale delle imprese senza però dimenticare la formazione e l’aggiornamento di chi già lavora in azienda. In questo secondo caso, i destinatari dei corsi executive di Marchet saranno imprenditori e manager. Altra azione è riservata alla promozione sia su mercati consolidati che su quelli emergenti, sostenendo le imprese coordinandone la partecipazione alle fiere più prestigiose e importanti del mondo. Un’ulteriore impulso sarà riservato alla realizzazione di attività di incoming attraverso le quali si accompagnano nel nostro territorio imprenditori e buyer stranieri che verranno a conoscere direttamente le realtà imprenditoriali locali. Queste azioni sono strutturate e prevedono una ricerca
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puntuale di buyer in base alla compatibilità con l’offerta proposta dalle aziende locali. In particolare due saranno le iniziative che verranno riproposte dopo il successo delle edizioni precedenti: il progetto “100 Finestre” e l’incoming dal mercato nord americano per il settore agroalimentare. Come di consueto non mancherà il supporto alle imprese attraverso i servizi offerti dalla rete dei network point esteri. Sono stati confermati per il 2014 gli accordi di collaborazione e le intese che hanno portanto Marchet ad essere punto di riferimento nel fornire servizi personalizzati per alcuni mercati valutati target dalle imprese del territorio quali Cina, Turchia, Libia, Albania, Croazia, Svizzera e Germania, Russia. Il prossimo appuntamento del programma di internazionalizzazione del 2014 sarà la partecipazione alla fiera Sugar e Wine che si tiene nel mese di marzo a Chengdu, la capitale della provincia del Sichuan registra le maggiori importazioni di vino per il mercato cinese. Sono dieci le imprese che si presenteranno all’evento dedicato al vino, la maggior parte delle quali torna dopo il successo registrato durante le iniziative realizzate sempre da Marchet, nel 2012 e 2013. sempre per il mese di marzo, è prevista la partecipazione alla fiera The Big 5 di Jeddah che rappresenta la porta di ingresso per l’Arabia Saudita per le imprese del settore delle costruzioni. www.marchet.it
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UN 2014 RICCO DI IMPEGNI La Camera di Commercio di Ancona ha presentato un impegnativo programma di interventi e iniziative per l’anno in corso
Michele De Vita Segretario Generale Camera di Commercio di Ancona
Rodolfo Giampieri Presidente Camera di Commercio di Ancona
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stato presentato a febbraio il programma di interventi economici ed iniziative che la Camera di Commercio promuoverà nei prossimi mesi a favore dello sviluppo (sostenibile) del territorio. Ad illustrare il programma sono intervenuti: Rodolfo Giampieri – Presidente della Camera di Commercio di Ancona, Giuseppe Fiorini – Vice Presidente della Camera di Commercio di Ancona, Michele De Vita – Segretario Generale dell’Ente, Paola Castellucci – Conservatore del Registro delle Imprese di Ancona.
Nel preventivo economico 2014 il totale delle risorse destinate agli interventi economici è di 3.720.000 euro (nel triennio 2012-2014 il valore complessivo degli interventi ammonta a 11.730.511 euro) cui si aggiungono 1.576.391 euro di immobilizzazioni finanziarie, consistenti in partecipazioni e quote di capitale nelle principali società infrastrutturali (tra cui Aerdorica, Interporto, Marina Dorica, Quadrilatero). Dopo i dati economici, sono stati presentati gli obiettivi e le iniziative che saranno attivate nel corso dell’anno. Fiore all’occhiello sarà la 23° Convention Mondiale delle Camere di Commercio Italiane all’estero prevista ad Ancona per il prossimo autunno. Una quattro giorni che porterà ad nel capoluogo marchigiano 80 camere estere e una movimentazione di circa 700 tra operatori e imprenditori e l’opportunità, per le imprese del territorio, di presentarsi ed entrare in contatto con le realtà di 60 Paesi diversi. Anche il sostegno al credito sarà una delle attività fondamentali della Camera che stanzierà 320.000 sostegno ai
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Confidi a livello provinciale e 180.000 come contributo al Fondo Regionale di garanzia che dal 2009, ha visto la Camera conferire quasi 1 milione e mezzo di euro. Anche i nuovi modelli di sviluppo che fanno dell’identità culturale, gastronomica e della tradizione del territorio una leva di sviluppo socio economico, saranno sostenuti con contributi ma anche attraverso il supporto di manifestazioni come i “Giochi dell’Adriatico”, il Summer Jamboree, il progetto marchio Ospitalità Italiana, lanciato da Isnart, ed eccellenze in digitale la piattaforma google.it/madeinitaly, realizzata dal Google Cultural Insitute. Sempre a sostegno del mondo imprenditoriale sarà replicata l’iniziativa del Job Day. La giornata del Lavoro e del Fare Impresa promossa da Unioncamere nazionale e realizzato dalle Camere di Commercio in contemporanea in 54 province italiane, si pone l’obiettivo di avvicinare i giovani al mondo del lavoro, accrescerne le capacità di scelta e agevolarne la transizione al lavoro. In ultimo, ma non di poca importanza, lo sforzo verso la semplificazione burocratica che vede la Camera aumentare annualmente gli sforzi per permettere alle imprese di ottenere on-line la maggior parte dei documenti che si posso richiedere. Insomma un 2014 di ricco di impegni per la Camera di Commercio di Ancona che, grazie allo sforzo dell’intero staff, riuscirà sicuramente a centrare tutti gli obiettivi prefissati. www.an.camcom.gov.it
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SAN MARINO ALL’ITB DI BERLINO: FIRMATO L’ACCORDO SUL TURISMO SOSTENIBILE SAN MARINO, FUORI DALLA BLACK LIST Elemento determinante per la decisione assunta è stata la ratifica della convenzione tra Italia e Governo del Titano contro le doppie imposizioni e per prevenire le frodi tributarie. Uno degli ultimi atti del Governo Letta è stata la firma da parte del ministro dell’Economia e delle Finanze il decreto che depenna San Marino dalla “lista nera” del Fisco italiano. Si tratta di un passo fondamentale per la piena normalizzazione delle relazioni economico finanziarie tra i due Paesi. Elemento determinante per la decisione, da parte dell’Italia, è stata la ratifica, nell’ottobre 2013, della “Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di San Marino per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le frodi fiscali”, nonché la realizzazione di numerosi interventi di adeguamento sostanziale del quadro normativo sanmarinese ai più avanzati standard internazionali in materia di trasparenza e scambio di informazioni. Altro importante e determinante elemento per la decisione del Governo italiano è stata l’approvazione, da parte delle autorità sanmarinesi, di una importante riforma fiscale che persegue l’obiettivo di un recupero di efficienza nel prelievo tributario e lo avvicina a livelli adeguatamente congrui rispetto a quelli italiani. L’efficace applicazione delle nuove normative, interne e internazionali, da parte di San Marino e la cooperazione piena, quotidiana, concreta ed efficace in materia fiscale e finanziaria con l’Italia rappresenteranno il preludio di nuove iniziative bilaterali già in cantiere, segnatamente in campo economico e politico. D’altro canto, l’Italia era pienamente consapevole delle aspettative sanmarinesi ed è stato quindi assegnato carattere prioritario alla valutazione approfondita, da parte della amministrazioni competenti, di tutti gli elementi basilari per completare il percorso necessario per la cancellazione di San Marino dalla “black list”.
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A seguito dell'esperienza positiva dello scorso anno, la Repubblica di San Marino ha confermato, anche per quest'anno, la partecipazione alla fiera turistica ITB di Berlino 2014 e le collaborazioni con Apt Servizi Emilia Romagna e l'agenzia di comunicazione tedesca Wilde & Partners, specializzata nel settore turistico. La fiera turistica è stata occasione per prendere numerosi contatti con i media, come l'emittente di Stato ZDF, i giornalisti delle prestigiose testate fra cui: Die Welt, Süddeutsche Zeitung, Spiegel on line, Lufthansa Magazin e con professionisti che lavorano per importanti stazioni radio come la Teodoro Lonfernini Deutsche Welle. Segretario di Stato per il Turismo Grande interesse e curiosità hanno suscitato il fascino della storia millenaria che caratterizza la Repubblica di San Marino, il ventaglio di eventi culturali e turistici e l'offerta di pacchetti soggiorno a tema, che fanno della Repubblica una meta d'eccellenza accessibile a tutti, grazie anche al progetto "San Marino per tutti". Nell'occasione il Segretario di Stato per il Turismo, Teodoro Lonfernini e il Segretario Generale dell'OMT, Taleb Rifai hanno firmato all'ITB di Berlino il Memorandum of Understanding per l'organizzazione della Conferenza Europea sul Turismo Accessibile che si terrà nella Repubblica di San Marino il giorno 19 novembre 2014. Lo svolgimento in Repubblica della conferenza sostenuta e promossa dall'OMT darà l'opportunità al di poter portare avanti, da posizioni d'avanguardia, la tematica del turismo accessibile proiettando sia San Marino sia il tema in questione a livelli internazionali. Il tema dell'accessibilità, in questi ultimi anni, è diventato una issue fondamentale nel mondo del turismo e sono moltissimi gli Stati che si stanno adeguando; anche i principali tour operator stanno promuovendo le destinazioni accessibili e diverse organizzazioni internazionali, tra cui l'OMT appunto, dedicano a questo tipo di turismo la loro attenzione e il loro interesse. La firma del Memorandum of Understanding con il Segretario Generale dell'OMT Taleb Rifai rappresenta l'atto formale per l'organizzazione della Conferenza sul Turismo Accessibile. Dopo la premiazione attribuita alla Repubblica di San Marino quale "Destinazione d'Eccellenza Eden 2013", avere riconosciuta da parte dell'OMT la possibilità di porre un focus tutto particolare sul tema dell'accessibilità rappresenta motivo di grande orgoglio; si tratta di una sfida importante che la Repubblica, le Istituzioni e il mondo privato dovranno essere in grado di cogliere per fare davvero di San Marino, Paese accessibile e meta d'eccellenza. www.sanmarinosite.com
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RETE FIDI EMILIA ROMAGNA È stato sottoscritto, presso la sede di Confindustria EmiliaRomagna, l’accordo di rete denominato “Rete Fidi Emilia Romagna” tra Cofire Reggio Emilia, Confidi Romagna e Ferrara e Unionfidi Parma. L’iniziativa, sviluppata con il supporto della Federconfidi, vede protagonisti i confidi industriali operanti nelle province di Ferrara, ForlìCesena, Parma, Ravenna, Reggio Emilia Maurizio Marchesini, Presidente e Rimini che associano di Confindustria Emilia-Romagna complessivamente 2.900 aziende, con un volume di finanziamenti garantiti in essere pari 230 milioni di euro. L’obiettivo è cogliere le opportunità offerte dalle reti di imprese per incrementare la capacità di risposta del sistema delle garanzie verso il mondo bancario attraversato da profondi cambiamenti e interessato da un preoccupante aggravarsi del razionamento dell’offerta di credito alle imprese. Tra le priorità dell’accordo di rete vi sono: innanzitutto la possibilità di proporre interventi in cogaranzia e in controgaranzia in pool; il ricorso alla riassicurazione del Fondo di Garanzia per le Piccole e Medie Imprese gestito dal MedioCredito Centrale, strumento su cui sono state canalizzate gran parte delle risorse governative a sostegno delle PMI stanziate dagli ultimi Esecutivi; l’implementazione dei rapporti con il sistema bancario finalizzata alla stipula di nuove convenzioni ovvero alla rinegoziazione di accordi in essere; il rafforzamento dell’interlocuzione con il sistema istituzionale, dalla Regione Emilia-Romagna alle Camere di Commercio, con il concorso delle Associazioni di categoria di riferimento; la collaborazione per la ricerca di una razionalizzazione dei sistemi gestionali e per la condivisione di best practice su temi sensibili attinenti la gestione ordinaria. La vigilanza sull’andamento di Rete Fidi Emilia Romagna spetterà ad un Comitato di Garanzia composto dai Presidenti dei tre confidi, Giancarlo Armani, Paolo Saini e Antonio Tirelli. www.confind.emr.it
L’OCCUPAZIONE BOLOGNESE SPINTA DAL TERZIARIO Imprese del terziario, prevalentemente grandi, che cercano persone con esperienza: questo l’identikit delle aziende che in questi primi tre mesi del 2014 prevedono nuovi contratti di lavoro. Il saldo occupazionale atteso è positivo, pari a +460, con 4.750 “entrate” di lavoratori, sia subordinati che autonomi, e 4.280 “uscite”. Ma i 4.750 nuovi contratti sono in calo del 26% rispetto all’inizio 2013. Si tratterà per il 71% di assunzioni dirette di lavoratori dipendenti (3.370 unità), mentre il 29% (1.370 unità) sarà coperto con contratti atipici in netta diminuzione rispetto ad un anno fa (-45%). Il 77% delle 3.370 assunzioni dirette previste a Bologna si concentrerà nei servizi mentre nel settore dell'industria non supererà il 23% del totale. I settori che più cercano personale sono: i servizi operativi (attività immobiliari, noleggio, leasing, vigilanza, pulizia, giardinaggio, attività di supporto alle funzioni d’ufficio), con il 19% del totale provinciale; commercio (16%); turismo e ristorazione (14%); servizi alle persone (11%). In questo trimestre, la quota di assunzioni espressamente rivolte ai giovani con meno di 30 anni si attesta al 25% del totale, (-11 rispetto a fine 2013). Considerando poi le assunzioni per cui l'età non è un requisito importante, si stima che le opportunità per i giovani potranno raggiungere il 58% delle assunzioni totali (contro il 74% del trimestre precedente). Per quanto riguarda il livello di professionalità saranno 800 le assunzioni previste per lavoratori di alto profilo, ossia dirigenti, specialisti e tecnici, per una quota pari al 23% delle assunzioni totali programmate nella provincia. A livello di formazione, le assunzioni riguarderanno circa 600 laureati, 1.140 diplomati, 540 figure in possesso della qualifica professionale. www.bo.camcom.gov.it
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.EMILIA ROMAGNA
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LA REGIONE NEL CUORE DI BERLINO Il Veneto del turismo, forte di oltre 62 milioni di presenze delle quali il 65 per cento registrate da turisti stranieri, si proporrà dal 5 marzo e per 80 giorni nel cuore di Berlino, per presentare il suo territorio, le sue occasioni culturali e di svago, la sua enogastronomia. E’ la prima volta che una regione italiana si trasferisce in maniera così prolungata nella capitale tedesca, dove ogni giorno, da lunedì a sabato, dalle 10 alle 22, i berlinesi e i tanti ospiti della città potranno approfondire le proposte di Marino Finozzi, ospitalità di una delle principali assessore regionale al Turismo mete turistiche europee e mondiali. “Questa iniziativa non è casuale – ha detto oggi l’assessore regionale Marino Finozzi presentando il Temporary Store veneto alla ITB, la Borsa Internazionale del Turismo ospitata anch’essa a Berlino – perché dei quasi 16 milioni di turisti che hanno scelto il Veneto come meta nel 2013, oltre 2,3 milioni sono giunti dalla Germania, generando quasi 14 milioni di pernottamenti: quasi un quarto del totale regionale”. Il Veneto offre, del resto, tutte le possibili espressioni turistiche: chilometri di litorali, il Lago di Garda, le Dolomiti, il bacino termale euganeo che è il più grande d'Europa, Città d’arte fra le più belle al mondo, parchi naturali, turismo culturale, quello religioso, quello a cavallo e in moto. Ci sono, inoltre, ottimi green per il golf, percorsi e piste protette per chi vuole visitarlo o percorrerlo in bicicletta, località ideali per il parapendio e il nordic walking. Il tutto reso eccellente al palato da un patrimonio enogastronomico che ha nella pedemontana e nelle colline un territorio ai vertici dell’enologia mondiale. www.regione.veneto.it
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MOODY’S PROMUOVE I CONTI DEL VENETO
Luca Zaia Presidente Regione Veneto Il Veneto esce promosso dal recente rapporto di Moody’s relativo alla situazione finanziaria ed economica delle Regioni italiane, pur non potendo assegnare un rating diverso da quello attribuito allo Stato italiano. In particolare, l’agenzia di rating statunitense afferma che “il Veneto è nella fascia alta delle regioni italiane. La posizione del Veneto rispetto alle altre regioni italiane riflette livelli di debito inferiori rispetto alla media; denota una adeguata performance operativa e presenta una bassa pressione fiscale derivata dal suo sistema sanitario. Inoltre, il Veneto mantiene basi economiche tra le più ricche e dinamiche del Paese”. Non soltanto la situazione è buona nel presente, ma proprio l’eccellente situazione di bilancio e le performance dimostrate dall’amministrazione nel governare la situazione di crisi è destinata a produrre effetti positivi anche nell’immediato futuro. La buona gestione finanziaria e l’efficienza gestionale confortano nell’aspettativa che la Regione manterrà un profilo finanziario molto solido e una economia assai dinamica concentrata nel suo territorio. Moody’s pone anche l’accento sul fatto che la Giunta non ha aumentato la pressione fiscale, con particolare riferimento al non utilizzo dell’addizionale Irpef. Ciò che, spiega l’agenzia, “grazie agli obiettivi raggiunti dal sistema sanitario” i cui costi standard sono stati recentemente presi a modello dalle politiche nazionali di spending review, “fa credere che il Veneto non dovrà affrontare significativi aumenti di pressione fiscale per coprire deficit”. Il sistema sanitario, sottolinea Moody’s, “è snello ed efficiente: l’amministrazione è attiva nella razionalizzazione del settore e nel controllo della spesa in modo efficiente al fine di preservare gli equilibri finanziaria mantenendo contemporaneamente l’alta qualità dei servizi”. Moody’s sottolinea la capacità da parte del management di limitare l’accumulazione dei debiti nel settore usando la propria liquidità combinata con gli avanzi di cassa. www.regione.veneto.it
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.VENETO
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100 MILIONI DI EURO PER MEDIOCREDITO FVG "Il Governo del Friuli Venezia Giulia ritiene indispensabile, nell'attuale momento economico - finanziario che attraversa il sistema produttivo regionale, in particolare il tessuto delle piccole e medie imprese che è fulcro insostituibile di qualsiasi nuova condizione di sviluppo per il nostro territorio, supportare e rafforzare il ruolo di Mediocredito FVG". "Per questo motivo, valutata l'approfondita relazione portata all'attenzione della Giunta dall'assessore alle Finanze Francesco Peroni, è stato deciso nell'immediato - ha dichiarato la presidente Debora Serracchiani - grazie ad un'apposita norma di legge che sarà portata all'attenzione del Consiglio regionale nel più breve lasso di tempo possibile, di rafforzare il patrimonio di Mediocredito FVG con una posta finanziaria, peraltro già accantonata, di 23 milioni di euro". "Nel corso dell'anno - ha inoltre confermato la presidente della Regione - si interverrà con una successiva posta finanziaria per ulteriori 77 milioni di euro, allo scopo di ulteriormente rafforzare il complessivo fabbisogno finanziario di Mediocredito FVG, anche laddove esso non trovi copertura da parte degli altri soci della banca". Occorre infatti garantire a Mediocredito FVG, che ha registrato nel 2013 una perdita stimata di 60 milioni di euro nel risultato economico netto, un adeguato assetto patrimoniale, è stato sottolineato da Serracchiani e Peroni, in quanto oggi più che mai questa banca - che è la banca della Regione - è chiamata a intensificare la sua azione di erogazione creditizia nei confronti delle PMI e, più in generale, a fornire il proprio supporto all'economia del Friuli Venezia Giulia, "anche mediante azioni di sistema", in particolare con Friulia e Finest. "Questo intervento di ricapitalizzazione di Mediocredito FVG - hanno osservato la presidente Serracchiani e l'assessore Peroni costituisce il requisito minimo per garantire la continuità aziendale della banca e per mantenerne l'operatività, così come imposto a tutto il sistema bancario dai più stringenti vincoli sopravvenuti in materia di adeguatezza patrimoniale, dettati dall'accordo di 'Basilea 3' e dalla Banca d'Italia". Foto: Debora Serracchiani Presidente Regione Friuli Venezia Giulia www.regione.fvg.it
TERZIARIO FIDUCIOSO, NONOSTANTE CALO DI RICAVI E OCCUPATI
Moderata iniezione di fiducia per le imprese del terziario anche se tale percezione non trova riscontro nell’economia reale, messa in discussione dal mediocre livello dei ricavi e dalle difficoltà nel rispettare gli impegni a livello finanziario. Si fa sempre più allarmante la stretta creditizia, che tocca livelli mai rilevati da quando è in linea l’osservatorio. Questa la sintesi dell’analisi congiunturale, sul quarto trimestre 2013, presentata da Confcommercio Udine. L’indicatore relativo ai mesi di ottobre, novembre e dicembre sale a 22,8 rispetto al precedente 20,0 con una previsione di stabilità, se non di un ulteriore lieve innalzamento (33,9 su 33,5). L’andamento della propria attività nell’ultima parte del 2013 è giudicato stabile dagli stessi imprenditori, evidenza che deve necessariamente essere accolta come un primo segnale positivo se si considera il progressivo deterioramento dell’indicatore ogni trimestre da oltre un anno e mezzo. L’accenno di modestissima ripresa in termini di fiducia nelle possibilità della propria impresa è confermato anche in vista del breve periodo (39,0 su 38,1). I timidi segnali di ripresa della fiducia non trovano tuttavia riscontro nell’economia reale, con i giudizi relativi all’andamento dei ricavi in flessione. Tale percezione si verifica da ormai cinque trimestri e, nonostante un leggero rallentamento della dinamica negativa, si presenta ancora una volta peggiore rispetto alla situazione rilevata a settembre (29,6 su 30,3) rendendo necessario attendere tre mesi per un accenno di inversione del trend. In uno scenario generale che fa registrare i più alti livelli di disoccupazione fin qui mai riportati a livello nazionale, gli imprenditori della regione giudicano la situazione nel proprio territorio ancora preoccupante ma pressoché stabile (38,1 su 38,5), pur continuando questa a lanciare ripetuti segnali di allarme, specialmente per quel che riguarda l’immediato futuro (41,2 su 42,2). Nota positiva è rappresentata dall’accorciamento ma le difficoltà delle imprese nel rispettare i propri impegni a livello finanziario non accennano ad arrestarsi. Si mette in evidenza come, tra le imprese che sono riuscite a fare fronte al proprio fabbisogno, due su tre hanno incontrato un qualche genere di difficoltà. Allo stesso tempo cresce la percentuale di coloro che hanno dichiarato di non essere riusciti ad affrontare i propri impegni, raggiungendo ora quota 20,3%. www.confcommercio.udine.it
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ROTTA EUROASIATICA: SUEZ È INEVITABILE Le rotte alternative sono diseconomiche è necessario quindi che la diplomazia mondiale sorvegli e stimoli la stabilità politica dell’area
L
ungo 163 chilometri, largo circa 350 metri con un pescaggio di 17 metri da portare a 20 e, 15 ore di navigazione: questi i numeri del Canale di Suez. Una lingua d’acqua nel deserto che unisce il Mar Rosso e Mar Mediterraneo pilastro dell'economia egiziana e perno della rotta Asia - Europa, la più importante al mondo. Per I’Egitto un business da 5 miliardi di dollari l'anno, grazie ai pedaggi pagati dalle 17 mila navi che ogni anno vi transitano.
Canale di Suez
Ma cosa accadrebbe se il canale chiudesse, come successo dal 1967 al 1973. Quali sarebbero le rotte da sfruttare per evitare Suez? Oltre alla circumnavigazione dell'Africa, ci sono la rotta artica (Passaggio a Nord-Est) e la ferrovia Cina Europa. Oggi l'armatore che sceglie la rotta che passa per il Capo di Buona Speranza è generalmente quello con problemi di liquidità. Infatti, il Suez Canal Authority chiede il pagamento del pedaggio al momento del transito che, in media, è di 200-250 mila dollari per nave. Inoltre, prima o dopo Suez c'e il Corno d'Africa, la zona più infestata dai pirati di tutto il mondo e per passare di qui, l'armatore deve pagare un'assicurazione extra anti-pirateria, raddoppiare lo stipendio dei marittimi e dotarsi di guardie armate a bordo. Un’altra rotta possibile è quella artica tra Oriente ed Europa per fini commerciali. Lo scorso anno sulla rotta artica (Sevniorput, nel vecchio linguaggio sovietico) sono transitate 400 navi, sfruttando il sempre maggiore periodo dello scioglimento dei ghiacci, che oggi va da maggio a settembre contro i soli due mesi estivi del1986. La vera difficoltà nel cambiare rotta sta nel costo. Le compagnie di linea tendono a non spostare mai le navi impiegate in un dato servizio perché ogni cambiamento costa milioni di dollari. Dunque, se la rotta è utilizzabile da maggio a settembre, significa che due volte l'anno la compagnia dovrebbe modificare i propri servizi perdendo soldi. Inoltre, i benefici economici derivati dalla minor lunghezza del tragitto, sarebbero vanificati dai costi per i cambiamenti, dall’impossibilità di utilizzare navi con portata superiore a 4.500 teu, dal fatto che le navi devono essere scortate dai rompighiaccio russi e che, se lo scioglimento dei ghiacci dovesse proseguire e il passaggio diventasse un corridoio centrale dello shipping, Mosca userà questa rotta come uno strumento di pressione commerciale e politica. Quindi, nonostante l’instabilità egiziana, il fatto che l'infrastruttura costeggia la penisola del Sinai – zona afflitta dal terrorismo islamico – e i continui rincari del pedaggio imposti, non sembrano esserci i presupposti perché i maggiori parte carrier possano scegliere rotte alternative rispetto al Canale di Suez. Leone di San Marco
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.Avviso ai naviganti
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