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pag I nuovi incaricati Regionali si presentano
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Simone Bertoli Maddalena Cogorno
I nuovi incaricati regionali si presentano!
Un’intervista per conoscere meglio i nuovi eletti
Laura Castellucci
Ciao, qual è il percorso all’interno dell’Associazione che ti ha portato a questo incarico? Laura Castellucci Incaricata all’Organizzazione
Io vivo, sono nata e cresciuta in un quartiere che non c’entra niente rispetto a dove poi ho inizio e fatto tutto il mio percorso scout, sono di San Teodoro, ma all’epoca andava di moda Rivarolo quindi partivamo in 19 dalla mia zona per andare fino al Genova 51. Quando ho iniziato a far servizio però e l’ho fatto prevalentemente nel quartiere dove ora c’è il Genova 100. All’epoca non esisteva ancora il 100, è un quartiere che mi sta molto a cuore perché me lo sono vissuto dal trasferimento nella Parrocchia di San Giovanni allo spostamento e alla creazione del 100 a Santa Croce, dove all’epoca non c’era assolutamente niente, nulla facendo prima servizio nelle diverse unità del gruppo, fino a poi fare servizio come quadro e come responsabile di zona, facendo campi di formazione come CFT per la nostra zona (quella che era la zona Valpolcevera) e poi un CFA a Torino. Dopodiché saluto l’associazione e sto via per un po’ di anni finché non mi viene chiesto se potevo dare una mano al Genova 56, che era in un momento di difficoltà a livello di capi e quindi do la mia disponibilità per un anno. Ora sono anche nel Masci, questo non c’entra chiaramente con il ruolo però è un punto, una cosa che mi sta molto a cuore e che si inserisce nella mia progettualità. Poi è arrivata invece la chiamata come IRO, che in realtà è un ruolo che sulla carta non mi aveva mai entusiasmato, in passato lo vedevo come un ruolo abbastanza noioso e burocratico, però, come nel mio gruppo d’origine si è sempre detto, il servizio si fa dove e quando c’è bisogno; quindi, alla chiamata, con gioia mi sono resa disponibile. Ho specificato il fatto che l’immagine che avevo del ruolo di IRO era che fosse noioso apposta perché in realtà ad oggi direi che posso essere favorevolmente colpita dal fatto che non è assolutamente così, non c’è solo la burocrazia ma in realtà c’è un po’ di tutto, e sicuramente questo è molto positivo, soprattutto per una persona come me abbastanza energica. Io sono più una persona del fare e quindi mi piace avere la possibilità di essere al servizio dei nostri ragazzi, anche se in maniera un po’ diversa, con questo ruolo.
Simone Bertoli, Incaricato alla Formazione Capi
La mia esperienza scout parte da lontano, nell’ottantacinque sono entrato negli esploratori e ho preso la partenza nel 93, facendo successivamente servizio come capo con qualche anno di buco dal 2006 al 2011 perché avevo i bimbi piccoli, anche se ho fatto comitato di zona per tre mandati anche se non consecutivi, mentre prima ho fatto un po’ di tutto in gruppo, a parte i lupetti, sono stato capo reparto, anche di recente, il capo clan, maestro dei novizi e altro in vari gruppi, tra cui il mio gruppo di origine lo Spezia 5, che si è fuso con lo Spezia 1. Poi 5 anni fa invece mi sono trasferito nel gruppo Lune, dove insieme a molte altre persone che si sono trasferite lì abbiamo un po’ ripreso quelle che erano le ceneri in una situazione un po’ difficile e adesso è un bel gruppo che ha dei bei numeri e una bella comunità capi, grazie a tutta la comunità. Nel Lune mi sono occupato della formazione perché molti genitori che sono entrati e che venivano da dall’esterno, quindi non avevano nessuna esperienza scout, e adesso sono contento perché alcuni addirittura si stanno avvicinando alla formazione come formatori. Infine, ho fatto il consigliere generale fino all’anno. In realtà quello che mi ha avvicinato all’Associazione, un po’ al di fuori del mio gruppo e della mia zona è stata la Route Nazionale, che sicuramente ha ampliato lo sguardo e così ho scelto di provare a fare il consigliere generale, che è stata una bellissima esperienza che mi ha aperto a vedere l’Associazione in tanti modi diversi e ho cercato di portare anche questo contributo nella mia zona.
Maddalena Cogorno, Incaricata alla Branca Esploratori e Guide
Sono “nata” e cresciuta nel Genova 5, ma, dopo la Partenza, sono entrata nella Comunità Capi del Genova 26 perché avevo fatto l’ultimo anno di servizio come scolta lì, dove c’era bisogno. Nel 26, dopo un primo anno di servizio in Branco, ho prestato il mio servizio principalmente in Reparto per 5 anni con passione e grande gioia. Mi è piaciuto tantissimo e ho proprio trovato che la branca E/G fosse quella in cui riuscivo a meglio a mettere a servizio me stessa: sono una persona appassionata di vita all’aria aperta, del toccare le cose con mano, e questa branca mi ha sempre dato la possibilità di farlo, con di fronte dei ragazzi delle ragazze straordinari che ho avuto il privilegio di accompagnare, come capo Clan, fino alla Partenza. Gli anni come IABZ E/G sono stati molto importanti, perché ho trovato stimolante e divertente proprio l’elaborare un pensiero sulla branca, tramite gli incontri tra incaricati e l’organizzazione degli eventi regionali come bivacchi di specialità, un campo di competenza e i Guidoncini Verdi. Mi ha sempre molto appassionata anche questa dimensione più “occasionale” del rapporto con gli Esploratore e le Guide, ma sempre con attenzione alla relazione con tutti, giocandosi coni intensità in termini di competenze, personalità e servizio.
Quali sono le motivazioni della candidatura? Quali le caratteristiche personali e le competenze che ti potranno servire per il ruolo? Laura Castellucci Incaricata all’Organizzazione
Una delle mie caratteristiche, che è un po’ personale e un po’ che ho appreso durante il mio cammino, è sicuramente l’importanza della relazione e della comunicazione. Direi che sono due elementi abbastanza fondamentali per questo ruolo e che possono assolutamente venire bene. Io amo le relazioni, nel senso che amo fare network, amo il gioco di squadra e quindi sicuramente essere in collegamento è una cosa che mi piace, che mi riesce abbastanza e quindi sicuramente questo può essere utile.
Simone Bertoli, Incaricato alla Formazione Capi
Da consigliere generale ho lavorato nella commissione che si occupava della formazione capi e quindi negli ultimi anni ho collaborato un po’ con Luca e Sara, mi sono trovato molto bene con loro e quindi è un po’ nata lì poi li l’idea di candidarmi. Poi, tra l’altro, in regione penso di essere il primo Spezzino che è in comitato regionale, non ho memoria di altre persone della mia zona che sono state in comitato regionale; quindi, è un po’ anche una sfida per la nostra zona, per andare un po’ fuori dal nostro ambito, siamo molto bravi ma rimaniamo un po’ sempre circoscritti qua, facciamo anche le cose bene, ma rimando nel nostro. Un po’ mi sono avvicinato con la formazione capi, di voler fare il formatore era un qualcosa che ho deciso visto che non sono più un ragazzino e dedicare il mio tempo a formare i futuri capi, riconoscendo che non sono eterno, serve a buttare dei semi per il futuro, affinché veramente continui nel tempo. Così che quando non ci saremo più non sia tutto troppo legato a noi e quando non ci saremo più non muoia tutto. Allora è bene puntare sugli altri, sui giovani, sulle nuove generazioni. Quindi la formazione era qualcosa alla quale stavo già puntando, più come formatore, anche se poi mi sono un po’ sbilanciato nel candidarmi al ruolo di incaricato alla formazione capi. Io mi occupo anche di formazione sul lavoro perché faccio formazione sulla sicurezza. Quindi alcune tematiche, alcuni approcci pedagogici dell’educazione e della formazione degli adulti sono simili e tra l’altro vedo, rispetto ai temi che poi dovrei seguire nella formazione capi e anche nel campito sul lavoro, il ruolo di mediatore per conciliazione fra varie parti; che poi ho imparata a fare questa cosa negli scout e continuo a farla negli scout, soprattutto nel mondo degli adulti. Perché coi ragazzi è più facile, ma con gli adulti bisogna molto conciliare e mediare. Al di là di tutto poi penso che ci vorrà parecchio per capire effettivamente qual è il ruolo, comunque per fortuna sicuramente Sara mi darà una mano e anche con Luca abbiamo fatto un po’ di passaggio di consegne.
Maddalena Cogorno, Incaricata alla Branca Esploratori e Guide
Quest’anno mi è stata data la possibilità di entrare nello staff di un CFM E/G: un’intera settimana a contatto con giovani capi reparto ha ravvivato quella memoria della gioia e del divertimento che provo nel fare servizio e la passione che sorge, anche se in modo collaterale, a stare in reparto. Diciamo che la mia candidatura non è stata maturata con grandi riflessioni: semplicemente, quando sono uscite le chiamate al servizio, ho pensato di potermi offrire. L’ho vissuta con estrema semplicità. Mi son confrontata con la mia Comunità Capi, che ha appoggiato l’idea della candidatura. Ho un background professionale che si radica negli studi di giurisprudenza, lavoro nell’ambito del diritto internazionale; quindi, qualcosa che mi sento di poter portare a livello di competenze professionali è una certa facilità nell’immaginare una fratellanza internazionale, il gusto di guardare al di là, il saper uscire dalla propria zona, dal proprio quartiere e sapere scrutare lontano, pur mantenendo saldamente i piedi nel nostro territorio, ma con il cuore e lo sguardo aperti al mondo. Questo aspetto mi caratterizza e mi appartiene sicuramente. A ciò aggiungo l’attenzione individuale alle persone, il voler veramente capire come posso mettermi a servizio di ogni persona, qualcosa che mi piacerebbe riportare nel nuovo ruolo di IABR. Infine, la mia passione per i monti e gli sport di montagna mi hanno permesso di sviluppare competenze che posso mettere direttamente al servizio dei ragazzi tramite i nostri vari campi.
Qual è il tuo desiderio, il tuo sogno da incaricata/o? Che progetti e che modi di fare desideri intraprendere? Laura Castellucci Incaricata all’Organizzazione
Sono due direi gli spunti che mi vengono da condividere. Il primo sguardo è rivolto a tutti i giovani capi, loro per me sono molto importanti sono il presente e futuro della associazione, capita spesso che non sanno cos’è l’IRO; può capitare che non si conosca cosi bene questo ruolo e quindi alcuni aspetti della nostra associazione vengono trascurati, forse meglio dire meno condivisi. Mi piacerebbe coinvolgerli quanto più possibile per scoprire insieme il potenziale della nostra regione e magari, perché no, lasciare il testimone ad una giovane IRO. Il secondo spunto riguarda soprattutto l aspetto di responsabilità economica come stile del nostro fare, una competenza. Credo possa essere importante sia per noi che per i nostri ragazzi perché educare in tal senso potrà arricchirci, è un qualcosa che gli servirà nella vita come tante altre competenze che noi insegniamo.
Simone Bertoli, Incaricato alla Formazione Capi
Poi per ora non ho molto da dire su quello che è il mio ruolo, soprattutto il primo anno lo vorrei dedicare un po’ alle relazioni, investendo anche il tempo nell’incontrare le persone perché sicuramente il mio deficit più grande è il conoscere poca gente, il non conoscere tutti così bene. Comunque, sono un po’ un diesel, mi piace capire e ascoltare, poi dopo aver ascoltato tutti decidere cercando di arrivare alla soluzione più mediata possibile. Il primo desiderio, quindi, è veramente una formazione capi che ascolta il più possibile, anche se può sembrare scontato. Ascoltare le esigenze dei capi e anche dei formatori in trasparenza. Io mi occupo anche di altre cose, ad esempio un’associazione che fa cooperazione in Africa. Anche nei villaggi dove andiamo a cooperare abbiamo capito che l’unica maniera di far sviluppare i paesi e di farli evolvere non è tanto l’aiutino che gli dai che poi si consumano e si bruciano, ma è proprio il cercare di portare la cultura con passione e di sapere che nei bambini e nei giovani con l’educazione, come ad esempio il metodo scout, c’è il futuro e la possibilità di far camminare le persone con le proprie gambe.
Maddalena Cogorno, Incaricata alla Branca Esploratori e Guide
Il mio sogno per il nuovo servizio è quello di vivere il più possibile a contatto con i ragazzi, andandoli a trovare in tutte le occasioni possibili e cercando di stare con loro e di conoscerli, conoscerne i loro bisogni. Poi, chiaramente, allo stesso modo, conoscere con profondità i capi nelle unità, anche tramite gli incaricati alle branche di zona e di supportare il loro servizio, di essere agilmente a loro disposizione. Più in generale, poi, un indirizzo o un sogno – che forse è più un promemoria, un viatico – che intendo tenere sempre in tasca è quella della semplicità, dell’essenzialità e dell’avventura; per tornare al cuore di quello che è lo spirito della branca E/G e per ricordarsi, anche nei momenti di difficoltà, qual è il “punto” della questione, la semplicità di vivere un’avventura insieme all’aria aperta. Infine, mi piacerebbe anche che la proposta per la branca sia una proposta avventurosa perché penso, per quanto possa sembrare una banalità, che negli ultimi anni questi ragazzi e ragazze probabilmente abbiano potuto vivere le proprie spontanee avventure in modo molto diverso. In sostanza, mi piacerebbe invece un’avventura il più possibile concreta, pratica e analogica, in cui si tocca e si fa.
È ancora...
BenèPossibile...
Durante il Consiglio Generale d’inizio giugno due RS per regione, venuti fuori dalle Agorà che hanno visto all’azione i nostri RS, si sono ritrovati a Roma per vivere un Cantiere sulla Partecipazione. Il cantiere si è svolto in contemporanea al Consiglio Generale e il suo scopo era proprio quello di accompagnare i nostri RS nel prendere parte a parte del Consiglio stesso. Aspetto, forse, a cui noi capi non siamo abituati è stato il fatto che la commissione ha lavorato insieme agli RS in maniera paritetica. RS e capi erano nello stesso numero e i consiglieri non erano li per fare un servizio rivolto alle scolte e ai rover, ma erano lì per lavorare insieme ad un obiettivo comune.
A pochi giorni dal ritorno Nina, scolta di 19 anni del Lunae, ci ha un po’ raccontato, incalzata d’alcune domande, qual che aveva appena vissuto insieme all’altro rappresentante della Liguria: Francesco dell’Intemelia 1. 1. Come si è svolto il cantiere e di cosa avete parlato? Appena arrivati abbiamo avuto il classico momento scout di conoscenza e successivamente abbiamo vissuto la Messa tutti insieme, anche con i Consiglieri. È stato subito un bel impatto: noi liguri siamo arrivati in ritardo e quindi siamo entrati subito in una chiesa gremita di tantissimi scout.
I capi che si sono occupati del Cantiere sono stati davvero bravi nel metterci a nostro agio fin da subito.
Il tema era quello di Valorizzare le Diversità, ed è stato portato avanti tramite un percorso di catechesi che ha tenuto le fila di tutto il discorso. Attraverso il racconto biblico della Torre di Babele si è guardato al fatto che Dio ha chiesto di disperdersi non tanto per essere ciascun per sé, né per essere uno sopra l’altro, ma uno a fianco all’altro. Questo significato lo abbiamo sentito moltissimo e ci ha proprio guidato nei giorni insieme. Soprattutto nei lavori con i Consiglieri è stato un bellissimo
punto da cui partire per non sentirci inferiori o comunque in difetto all’interno delle commissioni. È stato tutto molto forte.
Si è parlato a lungo dell’importanza della partecipazione e la particolarità di questo Cantiere è stata nel suo essere molto pratico. Non era un fare discorsi su un tema, ma semplicemente un pensare e agire subito: “si potrebbe gestire così questa cosa, bene andiamo e facciamo”. Questo è stato molto bello anche come seguito dei lavori fatti in Agorà.
2. Cosa pensi possa portare in dote all’AGESCI questa esperienza? Principalmente la partecipazione stessa di noi ragazzi, che poi siamo il fulcro dell’associazione.
Noi ragazzi non sappiamo che macchina gigantesca ci sia dietro a quello che viviamo nelle nostre unità e questo secondo me è un problema. Non ci permette di essere consapevoli e anche riconoscenti. Il non sapere la grandezza dell’associazione, l’impegno dei capi non ci fa gustare per intero la proposta. Anche parlando con altri ragazzi di altre regioni notavamo che vedere la scelta di servizio associativo dei capi senza la consapevolezza di quel che significa davvero essere capi in Agesci, ne fa un po’ perdere il valore, ne fa capire meno la scelta che è. Spesso certe decisioni arrivano dall’alto ma noi non sappiamo neanche chi/cosa sia questo “alto”. Conoscendo magari potremmo anche noi in una parte minima partecipare a quelle decisioni e quindi comprenderle meglio (consapevoli che per essere capo e potersi vivere il tutto c’è un percorso di formazione). Non su tutto, ma su alcuni argomenti per cui non serve una preparazione ma semplicemente un punto di vista personale io penso che qualcosa potremmo dire, notare, sottolineare. Quando hanno letto il Documento che ha prodotto la nostra Commissione (le nostre commissioni tutte unite), è stato molto bello vedere che i capi, l’Associazione ci ascoltava davvero, reputava davvero importante il nostro punto di vista. I capi nelle commissioni ci hanno lasciato molto spazio, magari riprendevano le fila quando andavamo fuori, ma li ci siamo proprio potuti esprimere. Nel documento finale, infatti, ci sono le nostre parole e tutti ci siamo molto riconosciuti in esso.
Anche nelle nostre proposte fatte c’era quella che le nostre Agorà non siano un evento spot, ma che da lì possa uscire qualcosa di continuativo, un modo d’agire.
3. Dopo questa esperienza quali pensieri o consapevolezze ti porti nello zaino per te stesso e per il tuo clan? Ti racconto un piccolo aneddoto per entrare nel discorso: all’inizio del cantiere ci hanno dato un foglietto su cui scrivere quel che sentivamo, provavamo rispetto a quei giorni che avremmo vissuto. A posteriori abbiamo scoperto che molti di noi, la maggior parte, avevano scritto “ansia”. Ci sentivamo un po’ inadeguati, al di sotto delle aspettative. Invece poi ci siamo tutti portati a casa la consapevolezza che ciascuno può dare il suo, il suo personale contributo. Ciascuno può fare del suo meglio e poi le cose vengono mettendo tutti “i meglio” insieme. L’importante è mettersi in gioco. Altra consapevolezza che mi porto a casa è che gli scout non sono un “pacchettino da prendere”. Ma io, noi ragazzi, possiamo mettere del nostro nell’Associazione in cui siamo cresciuti. Possiamo non prendere gli scout con passività. E questo poi si ripropone su tutto, banalmente la scelta politica stessa. Non prendere il “pacchettino delle cose” ma portare un cambiamento, non prendere in modo passivo quello che mi viene propinato anche se con fantastica giustificazione. E per il clan lo stesso: muoverci, andare a prenderci ciò che ci serve. Vorrei portare a loro un po’ della partecipazione che mi ha presentato Agesci, portare la consapevolezza che siamo noi, insieme ai capi che facciamo l’Associazione.
Infine, tante belle, grandi, emozioni.