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pag Cara CoCa ti scrivo...

A cura di Giacomo Lanaro Lettere

Cara CoCa ti scrivo...

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la lettera di un Capo in vista del prossimo anno scout

Cara Co.Ca. Vi scrivo una lettera perché non sono a Genova. Mi trovo in montagna per gestire un rifugio (chissà quante volte l’avrete sentita). Il rifugio serve per finanziare due missioni in Bolivia, dove andrò dal 12 agosto al 30 settembre, finalmente parto. Vi scrivo queste cose perché sono contento di questo servizio che mi riempe ed è molto legato agli scout. Spesso mi trovo a confrontarli a doverli gestire a dover scegliere tra i due. Sono diversi e complementari, ma tante volte si sovrappongono facendomi perdere un po’ di tempo a pensare a chi tocca questa volta. Inizio dicendo che l’anno prossimo ci sarò, disponibile dove servirà, anche se non nascondo che mi piacerebbe continuare in r/s, nonostante tutto. Già, perché quest’anno il servizio con la comunità r/s è stato molto faticoso, a tratti frustrante. I ragazzi erano assenti. Punto tutto sulla route estiva che ho fiducia risolleverà un po’ gli animi. Ai ragazzi abbiamo chiesto una parola per descrivere l’anno, vi risparmierei l’agonia e direi semplicemente che erano tutti aggettivi abbastanza negativi. Ne abbiamo parlato a lungo durante l’anno, forse anche troppo. Le cause sono diverse, complesse e poco controllabili. Certo è che la poca partecipazione mina fortemente il nostro lavoro di educatori. Se la relazione è il mezzo (ma anche il fine) è chiaro che, se non ci sono spazi di relazione, tutti i nostri sforzi possono sembrare vani. Allora c’è da chiederci come fare? Come risolvere questa impasse? Come educatori viene naturale pensare a noi - Cosa non abbiamo fatto? Come avremmo potuto agire diversamente? - Tutte queste domande sono giuste fino ad un certo punto, oltre nutrono un senso di colpa che non fa bene a noi e al nostro servizio. Quest’anno mi sono dato questa risposta. Su 27 ragazzi, ai bivacchi non siamo mai stati più di 10, con una media di 7/8. Quindi qualcuno c’è. Questi qualcuno si chiedono dove siano tutti gli altri, perché

non vengano, cosa facciano? Questa risposta è responsabilita’ dei capi che devono saper rispondere, anche concretamente. Chi non viene può anche non venire. Qui bisogna camminare su un sottile equilibrio tra due ideologie che fanno dello scautismo il salvatore del mondo. Invece no. L’AGESCI non salverà il mondo. Prima ideologia. La proposta elitaria. Solo se garantisci un certo impegno, ad un certo livello puoi starci dentro se no ciao. Seconda ideologia. La proposta minestrone. Lo scautismo è troppo importante, dobbiamo tenere tutti, se no pensa lui/lei come farebbe senza scout, ne ha proprio bisogno. Lo scautismo educa cittadini responsabili e consapevoli, se non ci credessi non farei il capo, ma gli scout non sono necessari. Ripeto. Non sono necessari. Invece, affinché la proposta scout possa essere compresa e vissuta a pieno è assolutamente necessaria la collaborazione dei genitori. Quest’anno ci siamo trovati a dover educare anche i genitori. Siamo crollati. Non avevamo più il terreno sotto i piedi. Ma tizio dov’è finito? E caio che fine ha fatto? Queste risposte dovevano darcele i genitori. Spariti anche loro. Genitori incapaci di dare limiti ai propri figli, incapaci di dire dei no o anche porli davanti a delle scelte. Nel tempo dove tutto è possibile, basta organizzarsi, si sovrappongono duemila impegni, sovraccaricando di stimoli ed aspettative i ragazzi. Non ho detto che la mia presenza per l’anno prossimo è sotto una condizione imprescindibile. Una riunione obbligatoria con i genitori prima dei passaggi per definire alcuni paletti su cui continuare l’anno prossimo, altrimenti non se ne fa nulla, non si apre il gruppo. Diremo così ai genitori “Se non c’è comunità non ci sono i capi”. Se non c’è condivisione di obiettivi e comunicazione costante, non c’è comunità, quindi non ci saranno i capi. Questa riunione porterà all’istituzione di un appuntamento periodico. Un gruppetto tra coca, genitori e ragazzi che si vedrà per mettere in ordine la sede o fare i lavoretti che servono. Ci devono essere dei momenti di comunità di gruppo, la festa di gruppo una volta all’anno è troppo poco. Vedersi, fare cose insieme, giocare, lavorare, scherzare, sono queste attività che permettono le relazioni, non le chiamate, non i messaggini. Le relazioni costruiscono la comunità..

Ecco, questo è quanto volevo dirvi. Buona riunione Vi abbraccio forte Giacomo

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