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pag Anche ai Capi non si accende il fuoco alla prima
A cura di Chiara Conti Voce ai Capi Giovani
Anche ai Capi
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non si accende il fuoco alla prima
Il racconto del CFM di una giovane capo
C’è una cosa dello scautismo che mi ha sempre affascinato: riconoscere me negli altri. Fin da quando ero piccola e ho iniziato a partecipare ai grandi eventi di zona, ai campetti di competenza, ai guidoncini verdi, alle botteghe, ai campi di formazione. Ogni volta quando tornavo, sapevo che in quella me che varcava la soglia di casa non c’ero più solo io, c’erano altre persone, e non per essere modesta, ma in quelle persone c’ero io. Lo scautismo funziona così, dai senza chiedere nulla in cambio e poi quello che ricavi ti lascia sempre una bella sensazione dentro lo stomaco. Lo ammetto, sono molto emotiva, ho sempre sentito le cose ampliate alla massima potenza, ma questo calore misto all’euforia è una sensazione che provo molto spesso tornando da un campo, ed è bella. Oggi come allora, sono ancora scout, anzi, adesso sono io dall’altra parte. Sono in Comunità Capi da due anni e sto vivendo a pieno tutto ciò che mi è offerto, soprattutto il percorso di formazione capi. Io, tirocinante ai tempi del Coronavirus, sono tornata dal mio CFM E/G consapevole di aver di nuovo, finalmente, vissuto un’esperienza da farfalle nello stomaco. È stato toccante ritrovarsi con quaranta persone sconosciute, non serviva conoscersi, serviva avere lo stesso motivo per cui essere lì: i nostri ragazzi. All’inizio non è stato facile, sarò sincera, l’idea di dover partire per una settimana con delle persone mai viste prima non mi allettava particolarmente, anche perché dopo due anni di chiusura ed eventi online la ripartenza può sempre destabilizzare a primo impatto. Nonostante ciò, sono davvero felice di essermi buttata, facendolo ho capito che il CFM non è solo un campo di formazione per capi, il CFM è un’esperienza che offre delle nozioni. Qui, a parere mio, arriva il bello. La formazione offerta da questo tipo di campetto è modellabile a seconda di chi ti ritrovi davanti, qui sta la bellezza, qui sta la magia.
Il mondo scout ti insegna a guardare la realtà con occhi diversi, a valorizzare la persona e cercare l’avventura in ogni passo della tua vita. In quale altro momento ti capiterà di cucinare un pollo su un fuoco? Di passare una notte fuori in mezzo al bosco? Di condividere con degli sconosciuti le paure e le tu insicurezze? Di cantare a squarcia gola? Di adorare il Signore nel bel mezzo della notte? Di cambiare regione per conoscere realtà diverse dalle tue? Lo scautismo offre tutto questo e lo offre con dei compagni con cui condividere il viaggio. Bande Powell diceva: “Il campo è la parte gioiosa della vita di uno scout. Vivere fuori all’aria aperta tra montagne ed alberi, tra uccelli e animali, tra mare e fiumi, con la propria casetta di tela, cucinando da sé ed esplorando. Tutto questo reca tanta gioia e salute, quanta mai ne potrai trovare tra i muri ed il fumo della città”. Noi siamo qui per offrire questo ai nostri ragazzi, perché mai potranno viverlo in nessun altro luogo, accompagnati dai loro compagni e da noi capi. Ho capito che durante CFM non ti insegnano come essere Capo, quello lo impari sulla tua pelle con le tue esperienze, non ti insegnano neanche a costruire un portale o un alzabandiera, il CFM serve per farti capire come si sentono i tuoi ragazzi. Il CFM serve per dimostrare che anche a noi capi non si accende il fuoco alla prima, che una notte da soli mette agitazione, che nei momenti di paura si cerca Dio, che la condivisione con il resto della comunità non è sempre semplice, che l’impegno per l’anno non è facile da trovare e che un campo ti lascia dei segni. Stare in questo tipo di ambiente non ti fa sentire mai solo, la comunità spontanea che viene a crearsi nei giorni di campo è qualcosa che va oltre ciò che il mondo di oggi porta come assoluti, quali: individualismo, competizione tossica, ansia da prestazione, il dover sempre essere il migliore e il dover saper continuamente dimostrare qualcosa. Lo scautismo, invece, è famiglia, lo stare insieme avendo obiettivi comuni, perseguirli con il sorriso e una pacca sulla spalla nei momenti di sconforto, lo specchio ideale del Sono amici di tutti e fratelli di ogni altra guida e scout. Alla fine del campo, durante la verifica, ci è stato chiesto di lasciare un pensiero da condividere con tutti, la riflessione che io ho condiviso è la durata del tempo in relazione ai legami che stringi, alle cose che fai e come le fai. Lascio a voi le domande: quanto può lasciarti un piatto di cibo in cinque giorni? Delle giornate di pioggia? Una persona?