ART CATALOGUE | BIANCA LAURA PETRETTO . 01/2018

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BIANCA LAURA PETRETTO



BIANCA LAURA PETRETTO


BIANCA LAURA PETRETTO Direzione Direction Roberto Cossu Progetto grafico Graphic Design and Layout Sofía Arango Echeverri Comunicazione Communication Roberto Petretto P.R. e Marketing Andrea Castro, Maria Victoria Gómez, Lucía Vaca Fotografie Macchine Atlantidee di Photographs of the Atlantean Machines by Ottavio Pinna Fotografie Prendas de Sonnu di Photographs of Prendas de Sonnu by Rita Picci Fotografie Alas di Photographs of Wings by Paolo Medas Traduzione di Translation by Pablo Echeverri Fotografie sezioni Chapter’s photogrphs Ottavio Pinna (pg. 6-7, 40), Isella Orchis (pg. 16), Andrea Castro (pg. 28, 48) La fotografia dell’artista è di The photograph of the artist is by Adriano Heitmann (pg. 112) Copy 2018 Ainas . Monografia 8, Supplemento Aínas. rivista iscritta al n. 31/01 del Registro della Stampa del Tribunale di Cagliari Copy 2018 Aínas. Monografía 8 revista inscrita en el n. 31/01del Registro de la Prensa del Tribunal de Cagliari Editore Editor Bianca Laura Petretto B&BArt Museo di arte contemporanea, Sardegna, Italia.

B&BArt MuseodiArte contemporanea

www.bbartcontemporanea.it

Direttore Director Roberto Cossu Editore Editor Bianca Laura Petretto www.ainasmagazine.com La traduzione, la riproduzione e l’adattamento totale o parziale, effettuati con qualsiasi mezzo, inclusi la fotocopiatura, i microfilm e la memorizzazione elettronica, anche a uso interno o didattico, sono consentiti solo previa autorizzazione dell’Editore. Gli abusi saranno perseguiti a termini di legge.


sommario

Summary

17 Macchine Atlantidee Atlantean Machines 29 Prendas de Sonnu Prendas de Sonnu 41 Janas Janas 49 Alas Wings 95 Biografia Biography



Š fotografia di Ottavio Pinna


“La vita è il solo modo di coprirsi di foglie, prendere fiato sulla sabbia, sollevarsi sulle ali”. È “Un appunto” di Wislawa Szymborska. Viene in mente guardando da lontano le ali e gli amuleti di Bianca Laura, i grezzi detriti del mare e della terra che diventano immagini di una storia. Si potrebbe “spellare” delicatamente il rugoso foglio dipinto, far rimbalzare sui polpastrelli i granelli che escono dai disegni se appena li si fa oscillare, o corrompere quei segni arcani che in genere riposano schiacciati tra le pagine dei libri proibiti. Si potrebbe, e la sensazione sarebbe sempre la stessa: c’è una vita segreta delle cose e c’è un artista che non resiste al mistero. Che l’esistenza sia impalpabile o dolorosa, leggera o pesante, bisogna metterci le mani dentro, rovistare, e se non si trova qualcosa che soddisfa l’emozione o la ragione, allora bisogna oltrepassare i confini, spingere lo sguardo. Fino allo specchio di Alice. Se poi la Vita coincide con la Natura, o un po’ le si accosta, allora si riesce persino a cogliere un lampo di verità. “La nature est un temple”, sussurra Baudelaire, una foresta di simboli dove noi passiamo necessariamente. Spesso i simboli sono spezzati, dobbiamo raccoglierli, ricomporli e varcare nuovamente i cancelli del tempio. È un viaggio apparentemente indistinto, quello di Bianca Laura. Forse non ha una meta. È come se una figura camminasse lenta sulla spiaggia, magari dopo una mareggiata, e raccogliesse i resti che l’anima tormentata dell’Oceano ha voluto restituire. C’è una vita in ogni ramo e in ogni pietra. Come c’è nella cenere che resta nel camino dopo che il fuoco è spento e si dispone in strani ghirigori. O in un lembo di stoffa rimasta dopo un taglio esigente. L’artista osserva quei frammenti, fa scorrere sopra le dita, intuisce. E ricrea. Non è l’arte povera di Kounellis, o è solo casualmente l’arte di una corrente. È il gioco eterno dei rimandi. Nulla si perde e tutto si trasforma. Ma il soffio vitale è solo suo, dell’artista. Ed è sua la nuova esistenza che nasce: il suo presente, il suo passato, forse il suo futuro. Ci sono le sue paure e le sue emozioni. Le cose mai dette per pudore ma che premono oltre il bordo. E la Morte, che spesso per dichiararsi usa incomprensibili linguaggi. Ecco, ora quella figura che si è allontanata dalla spiaggia si trova davanti a mille ingressi e vuole aprirli tutti. Bianca Laura

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Petretto ne apre alcuni e invita a seguirla. Disegnando, dipingendo, scolpendo, fotografando. Le sue “Alas”, per esempio, sono un libro da sfogliare. Il motivo si ripete, dunque segnala un’urgenza. Ma cosa c’è in quelle due chiazze affiancate che battono per sempre? Pura simmetria, certo, e una battaglia altrettanto perenne. Il dualismo, gli opposti. L’uno e il suo antagonista. L’uomo e la donna, se vogliamo. Ogni cosa contro ogni cosa. E il senso di ogni cosa. La battaglia forse c’è già stata: in questi disegni i colori si placano, come ad allentare le tensioni, a ricomporre le lacerazioni. Non sono mai brillanti, compiuti. Sciogliendosi e confondendosi, il giallo, il celeste, il rosa, l’arancio non scompaiono. Evocano, piuttosto. E potrebbero presto scomparire, come la materia di cui sono fatti: pigmenti, terra, fiori sfarinati. Ciò che resta di qualcosa che ci è stato utile oppure no. Ma anche alla fine di tutto rimarrebbe sempre l’ombra. Il contorno incancellabile. La magia inestinguibile della materia. E forse è proprio questo il destino di queste opere: ne vediamo l’imminenza della fine, la disgregazione che raccontano, la perdita di compattezza. Nel desiderio assoluto di essenza. Forse non piacerebbe all’artista sentirselo dire, ma è forte il soffio della nostalgia. O forse è quel dolore delicato che solo assomiglia alla nostalgia. Che rimane dolce e amaro, malgrado tutto, con le ali sospese nell’aria. Lo stesso soffio si avverte nelle performance di Bianca Laura, nel suo vagare svagato fra le “Macchine atlantidee” fotografato da Ottavio Pinna. Con ali apparenti sugli ingranaggi di un’industria di cemento riconvertita in centro di design. Il corpo è la macchina e la macchina è il corpo, suggeriscono i movimenti. Altro dualismo sciolto teatralmente in un’identità impersonale che mostra solo scorci del volto. Un fascino reciproco oppure una fatalità dichiarata. Niente di tecnico, sono gesti di pensiero ferito: è rivelatrice la citazione (da Spielberg) delle scarpe rosse fuoco nella giungla metallica bianca e nera. Il colore non si cancella, è la purezza, l’innocenza, in un coacervo di ferro, sia corpo o macchina, che nel film si ammala di morte e ingiustizia e nel video di silenzio e immobilità. Non si ride, ma chissà perché si pensa a Chaplin. Battono ancora le ali. Nei disegni erotici. Sono le stesse chiazze ostinate del dualismo universale. Si sono disfatte, a dire il vero, sono tornate

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all’informe primigenio, ma accendendosi improvvisamente sui colori forti che individuano il sesso. Il rosso e il blu, perlopiù. È un magma che sembra nascondere anziché mostrare. Amplessi senza volti. La ritualità del kamasutra affidata a sagome che non hanno tratti. Un ballo preciso e allo stesso tempo confuso. Semplicemente un prontuario delle tecniche erotiche, con materiale di scarto lavorato in acrilico e acquerello, ma col senso, ancora una volta, dell’unicità dell’esperienza. E del mistero. Perché tutto ciò che il catalogo raccoglie sfiora sempre l’orlo della magia e dell’arcano. Spesso dell’indicibile. I “Parafernalia” sono scarti del legno affiorati dopo un allagamento e lavorati col processo della tumulazione: eliminate le rugosità, rimangono tavolette imperfette dove bambini immaginari hanno tracciato segni nuragici. Oggetti che oscillano tra la vita e la morte, passepartout tra Olimpo e Ade, avvolti dal filo di un gomitolo deposto a lato. Quasi un invito interattivo per l’osservatore. Può essere il filo delle Moire, può essere il filo che lega indelebilmente tutti gli esseri, in una visione panteistica che fa a meno delle religioni. Sono oggetti che hanno l’ambizione di elevarsi a sistema: l’inizio e la fine, la possibilità, la scelta, l’inevitabilità. E sempre un mistero che è nostro ma non ci appartiene. Tra i personaggi di questa sorta di rappresentazione ci sono le “Janas”. In realtà un quadro, una madonna con bambino, soggetto chiave dell’arte universale, che qui vive la sua morte materiale: stazioni di un meraviglioso “degrado” dalla prima immagine nitida a una metamorfosi di otto mesi protetta e provocata con acqua, sabbia, resti di fiori pestati. Il risultato non è la morte, ma una trasfigurazione: nelle foto che la ritraggono, periodo dopo periodo, la madonna assume i volti di se stessa, sgranandosi e conquistando un incanto segreto. Forse il significato autentico. Svanisce per fissarsi per sempre, in un’ombra ammaliante. Si potrebbe discutere molto sul senso metafisico di queste opere. Se non c’è una religione c’è un senso magico della vita. Il tentativo di afferrare e irradiare, come raggi di stelle, le energie del mondo. Se quella è la consapevolezza, l’arte può

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aiutarla. “Prendas de sonnu” richiamano i “Parafernalia” e tornano all’idea del viaggio: strane sculture di legno, terracotta, stoffa, indicano un passaggio. Arcate e telai, quasi ostruiti da ingombri di segni, srotolano esperienze rituali. Molti non a caso sono amuleti pensati per creature che devono difendersi dal disagio o dal dolore. È ancora un riassunto delle tracce che affollano un’ispirazione costante: trovare il linguaggio nascosto dell’esistenza. Raccontato tenacemente dalla materia, quella che trovi dovunque, passeggiando in un giardino o in una spiaggia, ma che si sprigiona per vie sconosciute e ineffabili. Raccogliere sabbia, spremere l’essenza di un fiore, disperdere la cenere di un braciere, tracciare dei segni sul foglio di carta morente, è per Bianca Laura un modo per costruirsi le ali. E sollevarsi. Roberto Cossu

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“Life is the only way to get covered in leaves, catch your breath on the sand, rise on wings.” This is a “note” by Wislawa Szymborska. It comes to mind when observing from a distance Bianca Laura’s wings and amulets, the raw debris of the sea and the earth that becomes images in a story. You could gently “strip” the wrinkled leaf on the painting, feel the grains that rise from the drawing bounce on your fingertips with just a subtle shake, or corrupt those mysterious signs that typically lie crushed between the pages of forbidden books. Yes, you could, and the sensation would always be the same: there is a secret life of things and there is an artist who does not resist the mystery. Whether existence is impalpable or painful, light or heavy, you must put your hands inside, rummage, and if you don’t find anything that satisfies your emotions or your reason, then you must push the boundaries, expand your horizons. All the way to Alice’s mirror. And if life coincides with nature, or resembles it a little, then you may catch a flash of truth. “La nature est un temple,” whispers Baudelaire, a forest of symbols we must all cross. Often these symbols are shattered; we must pick up the pieces, put them back together, and walk again through the gates of the temple. Bianca Laura’s journey seems indistinct. Perhaps it has not destination. It’s as if a figure walked slowly on the beach, perhaps after a storm, and picked up the remains that the tormented soul of the ocean returned to the sand. There is life in every branch and every stone. As there is in the strange squiggle-shaped ashes that remain in the chimney after the fire is out. Or in a strip of cloth left over after a difficult cut. The artist observes those fragments, slides her fingers on them, understands. And recreates. It’s not the Arte Povera of Kounellis, or it’s just by happenstance part of a movement. It’s the eternal game of references. Nothing is lost and everything is transformed. But the breath of life is only hers, the artist’s. And it’s her new existence that is born: her present, her past, perhaps even her future. Her fears and emotions are there. Things left unsaid out of shame that push boundaries ever further. And death, which often uses incomprehensible languages to make its presence felt. And now, the figure that has walked away from the beach finds itself before a

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thousand doors and wants to open them all. Bianca Laura Petretto opens some and invites you to follow her. Drawing, painting, sculpting, photographing. Her “Alas,” for example, are a book to devour. The motive repeats itself, signaling urgency. But what’s in those attached patches that sail forever? Pure symmetry, of course, and an equally perennial battle. Dualism; opposites. The one and his antagonist. The man and the woman, if you will. Everything versus everything. And the sense of everything. Perhaps the battle has already taken place: in these drawings the colors subside, as if to ease tensions, to recompose lacerations. They are never sparkling, never quite finished. Melting and mingling, yellow, sky blue, pink, and orange don’t disappear. Rather, they evoke. And they could quickly disappear, like the material of which they are made: pigments, earth, flour flowers. Whatever is left of something that may or may not have been useful. But at the end of everything, there is always shadow. Indelible boundaries. The inextinguishable magic of matter. And perhaps this is the fate of these works: to show us the imminence of the end and the disintegration that tell stories, the loss of firmness. In absolute desire of essence. Perhaps the artist would not like to hear this, but the whiff of nostalgia is strong. Or perhaps it’s that delicate pain that only resembles nostalgia. That pain that remains sweet and bitter, in spite of everything, with wings suspended in the air. This same breath is present in Bianca Laura’s performances, in her dreamy wandering among the “Macchine atlantidee” (Machines from Altantis) photographed by Ottavio Pinna. With prominent wings on the gears of a cement factory converted into a design center. The body is a machine and the machine is the body, suggesting movements. Another duality dissolved theatrically in an impersonal identity showing only glimpses of her face. A mutual fascination or perhaps a declared fatality. There is nothing technical; these are the gestures of a wounded mind: the quote (Spielberg’s) about the fire-red shoes in the black and white metallic jungle. Color does not fade, and the purity, the innocence, in a jumble of iron, either body or machine, that in the film grows sick of death and injustice, and, in the video, of silence

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and stillness. There is no laughter, but for some reason we think of Chaplin. The wings are still clapping. In the erotic drawings. The same stubborn patches of this universal dualism. If they are undone, to tell the truth, they return to their primal shapelessness, all the while suddenly lighting up on the strong colors that identify their sex. Mostly red and blue. It’s a magma that seems to withhold rather than to show. Embraces without faces. The rituality of the Kama Sutra entrusted to shapes that have no features. A dance that is both precise and confused. Just a handbook of erotic techniques, with discarded materials processed in acrylic and watercolor, but with a sense, yet again, of the uniqueness of the experience. And of the mystery. Because everything in the catalog flirts with the edge of the magical and the arcane; and often the unspeakable. The “paraphernalia” are scraps of wood surfaced after a flood and modified by the burial process: with all roughness eliminated, they remain imperfect tablets on which imaginary children have carved Nuragic symbols. Objects that oscillate between life and death, passe-partouts between Olympus and Hades, wrapped in the thread of a ball placed at their side. Almost an interactive invitation for the observer. It may be the force of the moiré, or perhaps the thread that indelibly links all beings in a single pantheistic vision that supersedes religion. These are objects that have the ambition to rise to a system: the beginning and the end, possibility, choice, the inevitable. It is always a mystery that is ours but does not belong to us. Among the characters in this kind of representation are the “Janas.” In reality, a painting, a Madonna with child, a key subject of universal art that here finds its material death: the stages of marvelous “degradation” from the first clear image to a metamorphosis of eight months protected and caused with water, sand, and remains of crushed flowers. The result is not death, but a transfiguration: in the photos that portray her, period after period, the Madonna adopts her own faces, growing and conquering a secret charm. Perhaps true meaning. Then she fades and settles forever as a haunting shadow. One could argue a lot about the metaphysical sense of these works. If it is not religion, it is certainly a magical way of life.

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An attempt to grasp and radiate, like star rays, the energies of the world. If that is true knowledge, art can help. “Prendas de sonnu” recall the “Paraphernalia” and return to the idea of the voyage” strange wooden sculptures, pottery, cloth, show us a path. Arches and frames, almost blocked by a clutter of symbols, uncover ritualistic experiences. Not by chance, many are amulets conceived by creatures that must defend themselves from discomfort or pain. It remains a summary of the traces that overcrowd a constant state of inspiration: finding the hidden language of existence. Told tenaciously by matter, the type found everywhere, strolling in a garden or on a beach, but that is released in unknown and ineffable ways. For Bianca Laura, collecting sand, squeezing the essence of a flower, scattering the ashes of a brazier, putting marks on a dying piece of paper, is a way to build her wings. And rise. Roberto Cossu

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Š fotografia di Isella Orchis


MACCHINE ATLANTIDEE Atlantean Machines

Performance . Videoarte Performance . Videoart Fotografie di Photographs by Ottavio Pinna


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Š fotografia di Andrea Castro


prendas de sonnu Prendas de Sonnu

scultura . installazione Sculpture . Installation Fotografie di Photographs by rita picci


Prendas Pietra, 2013. Scultura terracotta dipinta acrilico e naturale, pietra, tela e filo, 25 x 18 cm Collezione privata, Italia

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Prendas Blu, 2013. Scultura terracotta dipinta acrilico e naturale, madreperla, carta e filo, 30 x 22 cm Italia

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Prendas Verde, 2013. Scultura terracotta dipinta acrilico e naturale, madreperla e filo, 25 x 23 cm Collezione privata, Brasile

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Prendas Terra, 2013. Scultura terracotta dipinta acrilico e naturale, legno e filo, 22 x 12 cm Collezione privata, Brasile

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Prendas Blu, 2013. Scultura terracotta dipinta acrilico e naturale, madreperla, carta e filo, 35 x 40 cm Collezione privata, Italia

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Prendas Rossa, 2013. Scultura terracotta dipinta acrilico e naturale, corallo, metalli, carta e filo, 30 x 25 cm Brasile

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Prendas Corno, 2013. Scultura terracotta dipinta acrilico e naturale, corno, vetro, argento e filo, 25 x 25 cm Brasile

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Prendas Viola, 2013. Scultura terracotta dipinta acrilico e naturale, pietre, carta e filo, 20 x 25 cm Brasile

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Prendas Guerriero, 2013. Scultura terracotta dipinta acrilico e naturale, corno e filo, 30 x 32 cm Brasile Prendas Guerriera, 2013. Scultura terracotta dipinta acrilico e naturale, corno e filo, 34 x 18 cm Brasile

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Š fotografia di Ottavio Pinna


janas Janas

Fotografia . MIXED MEDIA Photography . Mixed Media


Janas n. 1, 2013. Pittura su tela, filo, due ambre, pietra indaco viola, 36 x 36 cm Brasile

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Parafernalia n. 2, 2013. Fotografia, 25 x 36 cm Brasile

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Janas n. 3, 2013. Fotografia, 25 x 36 cm Brasile

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Janas n. 4, 2013. Fotografia, 25 x 36 cm Brasile

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Janas n. 5, 2013. Fotografia, 25 x 36 cm Brasile

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Janas n. 6, 2013. Fotografia, 25 x 36 cm Brasile

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Š fotografia di Andrea Castro


alas Wings

dipinti . MIXED MEDIA Paintings . Mixed Media Fotografie di Photographs by paolo medas


Alas n. 22, 2016. mixed media, 94 x 64 cm Italia Pg. 52 - 53, Dettagli Alas n. 22, 2016. mixed media, 94 x 64 cm Italia

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Sopra Up, Dettaglio Alas n. 20, 2016. mixed media, 94 x 64 cm Italia

Pg. 56, Dettaglio Alas n. 20, 2016. mixed media, 94 x 64 cm Italia

Sinistra Left, Alas n. 20, 2016. mixed media, 94 x 64 cm Italia

Pg. 57, Dettaglio Alas n. 20, 2016. mixed media, 94 x 64 cm Italia

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Alas n. 21, 2016. mixed media, 94 x 64 cm Italia

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Alas n. 26, 2016. mixed media, 94 x 64 cm Italia

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Alas n. 30, 2016. mixed media, 94 x 64 cm Italia Pg. 64, Dettaglio Alas n. 30, 2016. mixed media, 94 x 64 cm Italia

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Sopra Up, Dettaglio Alas n. 29, 2016. mixed media, 94 x 64 cm Italia Sinistra Left, Alas n. 29, 2016. mixed media, 94 x 64 cm Italia

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Alas n. 33, 2016. mixed media, 94 x 64 cm Italia

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Alas n. 32, 2016. mixed media, 94 x 64 cm Italia Pg. 72, Dettaglio Alas n. 32, 2016. mixed media, 94 x 64 cm Italia

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Alas n. 31, 2016. mixed media, 94 x 64 cm Italia

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Alas n. 28, 2016. mixed media, 94 x 64 cm Italia Pg. 78, Dettaglio Alas n. 7, 2016. mixed media, 94 x 64 cm Italia Pg. 79, Dettaglio Alas n. 20, 2016. mixed media, 94 x 64 cm Italia

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Alas n. 36, 2018. mixed media, 94 x 64 cm Italia

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Alas n. 23, 2016. mixed media, 94 x 64 cm Italia Pg. 84, Alas n. 25, 2016. mixed media, 94 x 64 cm Italia

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Alas n. 24, 2016. mixed media, 94 x 64 cm Italia

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Alas n. 27, 2016. mixed media, 94 x 64 cm Italia Pg. 90, Alas n. 39, 2018. mixed media, 94 x 64 cm Italia

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Alas n. 7, 2016. mixed media, 94 x 64 cm Italia

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Alas n. 12, 2014. mixed media, 94 x 64 cm Brasile Pg. 92 - 93, Alas 2013 - 2014. mixed media, 94 x 64 cm Brasile

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Sopra Up, Dettaglio Alas n. 42, 2018. mixed media, 94 x 64 cm Italia

Pg. 100, Alas n. 41, 2018. mixed media, 94 x 64 cm Italia

Sinistra Left, Alas n. 42, 2018. mixed media, 94 x 64 cm Italia

Pg. 102, Dettaglio Alas n. 41, 2018. mixed media, 94 x 64 cm Italia

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Alas n. 40, 2018. mixed media, 94 x 64 cm Italia

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Alas n. 38, 2018. mixed media, 94 x 64 cm Italia

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Pg. 110 - 111, Dettaglio Alas n. 18, 2018. mixed media, 94 x 64 cm Italia

Sopra Up, Dettaglio Alas n. 37, 2018. mixed media, 94 x 64 cm Italia Sinistra Left, Alas n. 37, 2018. mixed media, 94 x 64 cm Italia

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biografia Biography

Fotografie di Photographs by ADRIANO HEITMANN


Bianca Laura Petretto ha creato il movimento internazionale Errantes con il maestro Jaime Arango Correa che si ispira al nomadismo intellettuale e gli ha trovato dimora nel suo Museo di arte contemporanea in Sardegna dove ha costituito anche la sede di AFT in Italia con il fondatore, artista argentino, Pedro Romero Malevini. Curatrice di mostre d’arte contemporanea, giornalista, specializzata in arte, perito di arte moderna, arti orientali e arte contemporanea presso il Tribunale di Cagliari., da trent’anni lavora come artista e come esperto d’arte in Italia e in Europa, con attività e progetti internazionali, in special modo con il Brasile, la Colombia e l’Argentina. Negli ultimi quindici anni ha curato un centinaio di mostre individuali e collettive di artisti internazionali, in Italia e all’Estero. È stata componente della Giuria nella Biennale di Firenze e ha partecipato, come esperta e curatrice, a numerosi eventi internazionali di prestigio, come Open 18, 19 e 20, Esposizione Internazionale di Sculture ed Installazioni nell’ambito della Biennale di Venezia e la mostra al Vittoriano a Roma, per la Colombia, con Roma verso Expo. Si occupa di regia, di sceneggiatura, di curatela e di allestimenti d’esposizioni temporanee d’arte, attraverso lo studio del rapporto fra le arti visive e il patrimonio simbolico delle culture tradizionali. I suoi lavori cinematografici e letterari hanno ricevuto alcuni riconoscimenti in rassegne italiane e straniere. Ha pubblicato un centinaio di libri tra cataloghi d’arte ed edizioni specialistiche. È attualmente direttore artistico del B&BArt Museo internazionale d’arte contemporanea, curatrice di mostre d’arte contemporanea, direttore artistico della Casa D’Aste Arte In Net Repubblica di San Marino, Commissario esperto di arte e comunicazione nella Commissione Eccellenza dell’Ordine degli Architetti di Cagliari, esperto per l’editoria in Over Unione Europea. Regione Sardegna, editore e direttore artistico delle rivista internazionale Ainasmagazine.

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Bianca Laura Petretto has conceived the international movement of the Erranti (Wonderers) together with Colombian artist Jaime Arango Correa, which is inspired by intellectual nomadism. The Erranti was instituted at the B&BArt Museum of Contemporary Art located in Sardinia, toghether with the italian headquarters of the AFT whose founder is the argentinian artist Pedro Romero Malevini. Bianca Laura is a curator, journalist and an expert in modern arts, oriental arts and contemporary arts from the Court of Cagliari. She has been working for thirty years as an art specialist in Italy and Europe with different projects and institutions, especially with Brazil, Colombia and Argentina. In the last fifteen years she has curated around one hundred individual and collective international exhibitions in Italy and abroad. Bianca Laura has been a member of the Jury at the Biennale of Florence and participated as an expert and curator of numerous prestigious international events, such as Open 18, 19 and 20, International Exhibition of Sculptures and Installations, parallel to the Venice Biennale and the 2015 exhibition at the Vittoriano in Rome under the project Rome to Expo, Colombian Pavilion Jaime Arango Correa and the Wonderers in collaboration with the Colombian Embassy in Rome. She is also a director, scriptwriter, and curator for temporary art exhibitions through the study of the relationship between visual arts and the symbolic heritage of traditional cultures. Her cinematic and literary works have received awards in Italian and foreign reviews. She has published around one hundred books among art catalogs and specialist editions. Petretto is currently the Artistic Director of the house of auctions Arte In Net, Republic of San Marino, the Art and Communication Commissioner in the Committee of Excellence of the Order of Architects of Cagliari, an expert in publishing as part of Over European Union, Sardinia Region, and publisher and artistic director of the international magazine AĂ­nas.

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Finito di stampare nel mese di gennaio del 2018



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