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VITA DA RICERCATORE

VITA DA RICERCATORE Salvatore Siena

Disciplina e grande curiosità per fare ricerca e curare meglio

L’esperienza formativa in una scuola della marina militare ha dato a Salvatore Siena quelle capacità di guida e gestione del gruppo che hanno decretato il successo della sua carriera come oncologo e scienziato

a cura di FABIO TURONE Da bambino divideva il suo tempo tra quello che per molti era il luogo dei sogni, il Supercinema Verga, costruito dal nonno materno con la piccola fortuna guadagnata in

America e in giro per il mondo, e la farmacia di famiglia gestita dal papà Carlo e dallo zio prima nella Giudecca e poi al porto di Ortigia, la piccola isola collegata a Siracusa da due ponti.

Salvatore Siena ha lasciato però Ortigia alla fi ne del ginnasio, per frequentare il triennio del liceo classico a Venezia, alla Scuola militare della Marina Morosini. “Ho preso la decisione ispirato da alcuni ragazzi che vi avevano studiato prima di me” racconta seduto nel suo uffi cio all’Ospedale Niguarda di Milano, dove dirige il Reparto di oncologia.

“Non ero attratto dalla vita militare ma dalla ricerca dell’indipendenza, e anche mio padre era contento che avessi deciso di uscire dal mio mondo per andare a conoscere persone tanto diverse da me e dai miei compagni di allora.”

Risultati e gerarchie

A Venezia la vita nel collegio militare è scandita da orari rigorosi, da una disciplina pensata anche per stimolare l’attitudine al comando e il passaggio all’età adulta, da una continua sottolineatura dei risultati raggiunti e delle gerarchie che ne derivavano: “Alla valutazione iniziale mi ero classifi cato tredicesimo del mio corso, ricevendo perciò un numero di matricola che terminava con il numero 13” rievoca il ricercatore. “Praticavamo moltissime attività sportive, sia di mattina presto, prima della colazione, sia nel pomeriggio dopo la scuola, e potevamo studiare solo un paio d’ore prima di cena.” Ogni attività svolta egregiamente portava a riconoscimenti e ad accumulare punteggio, il che permetteva poi di scalare la gerarchia, cui erano legate molte delle regole del collegio. Per esempio, gli allievi dovevano sedersi e alzarsi da tavola sempre in rigoroso ordine gerarchico.

Siena guadagna rapidamente posi- “Al di là dell’oscenità del fascismo e delzioni e diventa capocorso: “Ho sempre la guerra stessa, sono figure straordinapreso il massimo dei voti senza parti- rie” spiega. “Mi hanno sempre affascinacolare sforzo. Era quasi più difficile sta- to le persone che si impegnano per sure al passo con tutti i cambi di unifor- perare i limiti.” me cui eravamo obbligati per ciascuna Siena non si ferma a rifiatare nemdelle molte attività giornaliere” raccon- meno dopo la laurea: “La cerimonia fu ta con un sorriso. “A ripensarci ora viene alla fine del mese di luglio, e all’inizio da sorridere anche all’idea che sia a tavo- del mese di agosto cominciai a lavorala sia nel bar del collegio militare aves- re come medico condotto nel paesino simo libero accesso agli alcolici, ma che di Zerbolò, in una zona di risaie e riserve chi veniva sorpreso a studiare di notte di caccia della ricca borghesia milanese, in bagno, al di fuori dell’orario previsto, lungo il Ticino.” Tra i suoi compiti, nelfosse punito.” la veste di ufficiale sanitario, c’è anche

D’estate, con gli altri allievi del Mo- quello di verificare che tutti i locali pubrosini, ha il privilegio unico di impara- blici rispettino la nuova legge in tema di re l’arte marinara in crociera sulla fascinosa nave Si lavora fognature, dovendosi barcamenare in uno scenascuola, lo storico veliero trialbero Amerigo Vespucci, ma un incidente all’ocin gruppo come rio degno di una commedia di don Camillo e Peppone: “Tra il marescialchio destro, subito durante una delle tante partite sulla nave lo missino, il sindaco comunista e il prete demodi tennis in collegio, gli rende impossi- cristiano, ricevevo continue sollecitabile una carriera in marina. Dopo l’esa- zioni ad approvare rapidamente questa me di maturità, passa allora l’estate in o quella pratica” ricorda ridendo. IntanInghilterra per studiare l’inglese, e rima- to entra anche nella scuola di specialità, ne colpito dai collegi di Cambridge. Tor- ancora una volta subendo l’attrazione nato in Italia, è proprio la qualità dei col- di una figura di assoluta caratura scienlegi a fargli scegliere di iscriversi all’Uni- tifica: il pediatra Roberto Burgio, che diversità di Pavia, in particolare alla Facol- rige la migliore clinica universitaria di tà di medicina, ispirato dalle scoperte di Pavia, da cui in quegli anni sono passati Marco Fraccaro, che proprio nell’ateneo anche Franco Locatelli, Antonio Siccarpavese aveva creato il primo laboratorio di, Antonio Lanzavecchia. italiano di citogenetica umana, di assoluta eccellenza internazionale. Dalla Grande Attratto dall’innovazione Mela all’INT Burgio lo stimola a fare domanda per una borsa di ricerca AIRC, che gli per-

Gli anni dell’Università trascorrono mette di andare a New York, per tre antra esami, guardie mediche, mostre d’ar- ni, a studiare il trapianto di midollo al te e frequentazione degli artisti ospita- Memorial Sloan Kettering Cancer Centi per lunghi periodi negli stessi collegi ter, nel Dipartimento di pediatria diuniversitari, che lo attirano perché, co- retto da Richard J. O’Reilly. “Un giorno me lui, sono alla costante ricerca dell’in- O’Reilly mi chiamò per dirmi che ‘Gianovazione, dello scavalcamento dell’esi- ni’ voleva conoscermi. Era Gianni Bostente. nadonna, che dirigeva l’oncologia me-

Uno spirito che, incontrandoli da dica dell’Istituto nazionale dei tumori giovane studente al Morosini, aveva tro- di Milano ed era a New York per tenevato anche negli eroi di guerra Gino Bi- re una serie di seminari sul linfoma di rindelli e Luigi Longanesi Cattani, capa- Hodgkin” rievoca Siena. “Mi invitò a faci di imprese considerate impossibili. re colazione con lui nel suo albergo l’in-

cancro del colon-retto immunoterapia medico ricercatore

domani mattina alle 7, e poi a seguire il suo seminario alla New York University, e ne fui colpito.” Un paio di settimane dopo arriva da Milano una telefonata con un’offerta per andare a lavorare in via Venezian come contrattista. La proposta di Bonadonna, che era stato il primo sia ad applicare in Italia la metodologia degli studi clinici controllati in oncologia medica, sia a trattare farmacologicamente il tumore con la chemioterapia, è irresistibile.

Durante il periodo in America Siena si era sposato con Lorenza Gandola, compagna di specialità a Pavia e di borsa AIRC allo Sloan Kettering, e la coppia è contenta di stabilirsi a Milano, dove nasceranno Dina e Nora, che mutuano dai genitori la voglia di viaggiare e di seguire i propri interessi, lontani dal mondo della medicina. “La famiglia lombarda di Lorenza mi ha accolto con grande affetto” racconta Siena. Anche grazie a quell’incontro fortuito con Bonadonna, Lorenza ha poi deciso di occuparsi di radioterapia pediatrica proprio all’Istituto nazionale dei tumori di Milano, ed è stata anche lei sostenuta da AIRC.

L’obiettivo ambizioso a cui lavora Siena, sotto la supervisione di Massimo Gianni, è quello di rendere fattibile in clinica il trapianto di cellule staminali ematopoietiche mobilizzate nel sangue anziché espiantate traumaticamente dal midollo osseo. Dopo anni di ricerche di avanguardia, quando Gianni Bonadonna lascia l’istituto per motivi di salute, Siena si trasferisce nel neonato Istituto Humanitas, dove in un anno crea da zero una sezione per il trapianto di midollo osseo. “Dalla marina ho appreso come organizzare i piccoli gruppi” spiega. “Come nei sottomarini, non contano gli alamari, le divise e i bottoni dorati, ma conta che il siluro colpisca il bersaglio.” E il siluro va a segno anche quando viene chiamato all’Ospedale Niguarda per dirigere il Reparto di oncologia: lui ha sì il diploma di specialità in oncologia, preso dopo quello in pediatria e prima di quello in ematologia, ma si sente soprattutto un ematologo. Accetta comunque la sfida e mette in pie-

VITA DA RICERCATORE Salvatore Siena

Salvatore Siena con i collaboratori del gruppo multidisciplinare terapie del colon-retto

di i primi trial clinici oncologici crean- to da un editoriale dal titolo esplicito: do un gruppo di ricerca sulle neoplasie “Nuove opzioni terapeutiche per il candel colon-retto, in un’epoca in cui si pen- cro colorettale”. Il trattamento però funsava che gli anticorpi monoclonali non ziona solo nel 20 per cento dei pazienpotessero funzionare nei tumori solidi. ti, e Siena vuole capire perché, e cosa si

Si rimbocca le maniche anche per possa fare per renderlo efficace anche trovare fondi con cui ristrutturare il re- negli altri malati. parto, perché le stanze dei pazienti abbiano il Un progetto Decide di interpellare Bert Vogelstein, bagno, e mette a frutto il suo amore per le piante (ai pazienti che per trasformare la risposta massimo esperto di genetica dei tumori che lavora alla Johns insistono per portargli un regalo chiede alle terapie Hopkins University di Baltimora, e lo scienghiande di querce, che ama piantare e ziato americano lo mette in contatto veder crescere) per creare un’accoglien- con un ricercatore piemontese che ha te terrazza dove prima c’era uno spoglio collaborato alcuni anni con lui e sta ritetto: durante la bella stagione i pazien- entrando in Italia, Alberto Bardelli. È l’iti possono incontrare familiari e amici nizio di un fruttuoso sodalizio scientiall’ombra di piante ornamentali prove- fico e umano (Bardelli sì è innamorato nienti da tutto il mondo, scelte per sot- anche lui di Ortigia) che continua a protolineare la ricchezza della diversità. durre risultati di eccellenza, con il prezioso contributo di Livio Trusolino e Dall’ematologia ai tumori solidi Silvia Marsoni – tutti all’epoca in forza all’Istituto di ricerca oncologica di Candiolo diretto da Paolo Comoglio e tutti

Nel 2004 pubblica, sul New England ricercatori AIRC. Il gruppo accumula coJournal of Medicine, un articolo sull’uso noscenze sul ruolo di alcuni geni mutadell’anticorpo monoclonale cetuximab ti (prima RAS e BRAF, poi Her2) nel mecnel tumore del colon-retto metastatico, canismo che porta alcuni tumori a non che ha l’onore di essere accompagna- rispondere alla terapia, e che induce resistenza al trattamento con anticorpi monoclonali anche nei tumori inizialmente sensibili, e oggi, sempre in collaborazione con Bardelli e Marsoni, ha in corso due progetti finanziati da AIRC: il progetto ARETHUSA (come la fanciulla che secondo la mitologia greca fu tramutata in una fonte sull’isola di Ortigia), che punta a utilizzare una specifica chemioterapia per indurre nel tumore metastatico mutazioni capaci di trasformare i tumori oggi definiti “freddi”, cioè che non rispondono all’immunoterapia, in tumori “caldi”, ovvero sensibili al trattamento; e il progetto NO-CUT, che utilizza nei pazienti con tumore del retto localmente avanzato una combinazione di chemioterapia e radioterapia per ridurre la necessità di resezione chirurgica. Anche se l’Ospedale Niguarda cura ogni anno migliaia di malati – i ricoveri con diagnosi oncologica sono oltre 8.000 l’anno e superano un quinto del totale di tutti i ricoveri dell’ospedale –, a causa della pandemia il trial clinico sta ancora reclutando pazienti.

Siena però, cui nel frattempo è stata assegnata la cattedra di ordinario di oncologia all’Università di Milano, fa proprio il motto dell’Amerigo Vespucci: “Non chi comincia ma quel che persevera”.

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