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FARO DI CIVITAVECCHIA

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PENSIERI IN CALCE

PENSIERI IN CALCE

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Un cielo plumbeo mi scorta fino alla successiva tappa parecchi chilometri a Sud. Fatta una piccola pausa a Castiglione, dopo aver goduto della bellezza di quei lidi ancora deserti e privi della vita che di lì a poche settimane li avrebbe travolti, abbandono la Toscana e raggiungo Civitavecchia.

La città pare deserta. Il curato lungomare si mostra ventoso, riluttante alla presenza dei viventi. Edifici di varia natura e tempo compongono il porto e il litorale. Mi paiono tristi e senza vitalità, ma permettono una vista al di là dell’umana frequentazione. È raro poter godere dell’architettura con il solo sottofondo della pioggia e della brezza. Nonostante i miei passi sospinti per gran lunghezza, neanche l’ombra del ciclope che cerco. Decido di avvalermi nuovamente degli strumenti digitali, gli stessi che in parte stanno togliendo vita ai monolitici guardiani della vita del mare. Comprendo di essere ancora ben distante dalla meta. Mi stupisco di come però non risulti visibile dalla costa. La pioggia inizia a scendere copiosa. Le macchine, affastellate lungo la strada, mobili o parcheggiate lungo la via, rallentano il mio vagare. La distanza che intercorre tra la battigia e il suolo su cui poggia il faro scuote i miei pensieri. Esso si trova in alto, sulle colline alle spalle della città. Erigendosi su un bugnato rustico dalle forme tondeggianti, riacquista la sua vitalità, orgoglioso della posizione sopraelevata. Pare ambire alla guida anche di chi si muove per terra, oltre che per mare. L’essere circondato da una corte di pini marittimi composti ed ordinati rimarca la sua simmetria quasi barocca.

Tentando l’approccio, vengo respinto dall’indifferenza di chi svolge un compito prestigioso anche quando pare a riposo, quasi fosse il ministro di queste terre. Il campanello suona, nessuno risponde; per coloro che dedicano la veglia notturna al lavoro, il riposo risulta ancora più sacro.

Decido di tornare verso il mare, lasciarlo quieto sui monti da cui mira la vastità degli orizzonti marittimi e terrestri.

Comprendo, non trovando rivali alla sua altezza rotolando le gomme verso Sud, che il potere di questo gigante è tale da essere il padrone indiscusso delle terre fino almeno a Fiumicino.

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