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LANTERNA DI GENOVA

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FARO DI GORO

FARO DI GORO

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Dopo settimane passate sulle coste dormo lontano dal mare. Mi sento inquieto percependo la distanza da esse mentre trascorro la notte nella mia pianura padana. Passata l’oscurità sui placidi campi, parto alla volta della Liguria per vedere uno dei più senili tra i ciclopi: la Lanterna di Genova.

L’autostrada che conduce alla città è segnata da strette curve e restringimenti, del tutto estranea a quelle che ho percorso finora, sa di sentiero di montagna nel suo scorrere tra le dure rocce liguri.

Il porto mi accoglie con un fetore asfissiante: mi chiedo come possano vivere i locali con questi miasmi che invadono i loro polmoni. Fumi e catrami densificano l’aria facendole perdere la nitidezza tipica delle località di mare. Avviandomi verso il monolite, lo vedo già dalla distanza grazie alla sua imponente mole.

Questa casa della luce si erge isolata nel folto di un grande cantiere navale, asserragliata nel tentativo di difendersi da nemici che l’hanno circondata. La piccola altura su cui si posa la protegge dall’invasione. Non riesco ad avvicinarmi; i giorni in cui è concesso onorare il maestro di luce sono condizionati dalle attività commerciali e navali: solo quando il fervore del loro scontro tenta di interrompersi è possiblie addentrarsi sul campo di battaglia che invade questo lido.

Rammaricato di poter vedere questa lapidea torre solo attraverso lo zoom di una macchina fotografica, mi avvio per proseguire il mio viaggio. Cerco consolazione nel dolce sapore di ciò che mani sapienti hanno imparato a panificare lievemente: la focaccia, così piacevole e saporita. La morbidezza di questo alimento tipico pare contrapporsi al luogo comune che definisce le genti di questo luogo.

Un disegno appeso alla parete del bar raffigura il ciclope e recita parole di Petrarca:

“Genua. Vedrai una città regale, addossata ad una collina alpestre, superba per uomini e per mura, il cui solo aspetto la indica signora del mare”

Tutto ormai sembra unicamente rivolto alle increspature dell’acqua salmastra e decido di ripartire, con la sensazione di non essere stato notato né dalla terra né dagli spiriti che abitano questo luogo.

44°17’55.19”N

9°13’6.58”E

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