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FARO DI CAPO SAN VITO

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PENSIERI IN CALCE

PENSIERI IN CALCE

San Vito, Taranto, TA

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Se un assolato giorno d’estate ti trovi all’ombra del faro di Capo San Vito, temi di varcare la soglia del cancello, lo sguardo severo di una sfinge nera osserva i tuoi movimenti. Consentitomi l’accesso, oltrepasso a occhi bassi il giudizio dell’immobile guardiano, ritrovandomi sotto la fresca protezione di mura più che centenarie, spesse un metro.

Alessandro Petti mi attende. Reggente, farista da 40 anni, occhio vispo e braccia robuste, mi stringe la mano e sento come una vita di fatica irrigidisca e ingrossi le dita, ma insegni anche la gentilezza del misurare la propria forza.

Mi fa accomodare nel suo ufficio e, senza bisogno che io ponga domande, comprende quel che voglio sapere prima ancora che io proferisca parola. Lo guardo fisso negli occhi, vedo quel che vede ascoltandolo, assorto nei ricordi, rivivendo quelle emozioni. Narra di un’infanzia vissuta tra un’isola e il tentativo di ritornare su di essa: passaggi di pescatori gentili, fughe a remi e manomissioni di telefoni a manovella pur di tornare in quel luogo e dal padre.

Il racconto prosegue con esplorazioni, gare di pesca, notti insonni in compagnia delle famiglie che vi abitavano. Perfino le narrazioni dei periodi in cui il mare non permetteva il rifornimento sono piene di gioia: impastare il pane con la crusca delle galline diventava gioco grazie allo spirito delle madri e la raccolta del sale da cucina sugli scogli si tramutava in una sfida tra i bambini. Le sue parole descrivono come la vita sembri più leggera avendo meno a disposizione.

“Il tempo non scorre da quanto è bello”. Nell’udire queste parole comprendo come il suo ricordo sia indelebile, attraverso la memoria è in grado di trovarsi ancora su quell’isola, all’ombra di quel faro.

41° 8’20.75”N

16°50’42.20”E

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