Coldiretti Alessandria - Anno 62° numero 4 - 24/04/2015 www.alessandria.coldiretti.it Poste Italiane Spa - Spedizione in a.p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art.1 Comma 1, DCB - Alessandria
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IL CIBO SPRECATO basterebbe per eliminare la fame nel mondo Sarà uno dei temi centrali di Expo, non una grande fiera, ma un grande momento di dibattito internazionale sul tema del cibo e sul modello di produzione di cibo sano e legato ai territorio l primo campo da arare è la rivoluzione EDITORIALE dello spreco. non si possono vedere DIRETTORE PROVINCIALE persone piegate a raccogliere tra gli scarti dei mercati, tra gli avanzi di giornata lasciati a terra, rimasugli raccolti come fossero la prima scelta. Riflettiamo tutti assieme su cosa possiamo fare, quale soluzione trovare a questo disagio che sta creando un spaccatura sempre più evidente tra la società del benessere e del bisogno, tra chi butta il cibo e chi non riesce a mangiare ogni giorno.Tra la società opulenta e troppo nutrita e quella che già alla seconda settimana del mese non riesce a fare una spesa “completa”. il problema dello spreco è una delle più evidenti contraddizioni dell’attuale sistema alimentare. Da una parte, nel nord del mondo, si spreca perché c’è troppo cibo, si compra troppo e si butta via troppo. i supermercati devono avere gli scaffali pieni a qualunque ora, e questo fa sì che non ci sia modo di smaltire il cibo senza buttarlo. D’altra parte si spreca anche nel sud del mondo, dove il cibo manca. Questo succede perché non ci sono le infrastrutture per trasportare e gli strumenti per conservare i generi alimentari. È necessario impegnarsi senza quartiere per porre rimedio a questa vergogna. nel mondo si produce cibo per 12 miliardi di viventi, noi siamo 7 miliardi.Tenendo conto che 1 miliardo di persone soffre la fame e la malnutrizione significa che quasi il 50% del cibo prodotto va sprecato. e proprio lo spreco alimentare sarà uno dei temi centrali di expo, non una grande fiera, ma un grande momento di dibattito internazionale sul tema del cibo e sul modello di produzione di cibo sano e legato al territorio. Per questo come Coldiretti abbiamo investito in modo importante in expo dove saremo presenti con i volti, le storie, le imprese, il nostro modello. Un modello di sviluppo che proponiamo da tempo, legato alla produzione, ai territori, che nutra le comunità locali e che esporta nel mondo le proprie eccellenze. Un modello che vogliamo raccontare e mettere a disposizione dei Paesi più poveri che oggi soffrono il dramma dell’accesso al cibo. Riflettiamo su alcuni dati: nel 2014 secondo una tendenza favorita dalla crisi sei italiani su dieci, ossia il 60%, hanno diminuito o annullato gli sprechi domestici ma molto resta da fare se consideriamo che ogni italiano ha comunque buttato nel bidone della spazzatura ben 76 chili di prodotti alimentari durante l’anno.Tra chi ha tagliato gli sprechi, il 75% fa la spesa in modo più oculato, il 56% utilizza gli avanzi nel pasto successivo, il 37 riduce le quantità acquistate, il 34% guarda con più attenzione la data di scadenza e l’11% dona in beneficenza. a livello mondiale un terzo del cibo prodotto viene sprecato per un totale di 1,3 miliardi di tonnellate che sarebbero ampiamente sufficienti a sfamare la popolazione che soffre di fame cronica. gli sprechi alimentari hanno raggiunto le 670 milioni di tonnellate nei paesi industrializzati e le 630 milioni di tonnellate in quelli in via di sviluppo. Ogni anno il cibo che viene prodotto, ma non consumato, sperpera un volume di acqua pari al flusso annuo di un fiume come il Volga, utilizza 1,4 miliardi di ettari di terreno, quasi il 30% della superficie agricola mondiale, ed è responsabile della produzione di 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra.
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simone moroni Direttore
agricoltura
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periodico del mondo agricolo di coldiretti alessandria
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QUESTO PERIODICO È ASSOCIATO A UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA
PERIODICO EDITO DA Impresa Verde Alessandria D I R E T T O R E A M M I N I S T R AT I V O Simone Moroni DIRETTORE RESPONSABILE Ilaria Lombardi G R A F I C A , I M PA G I N A Z I O N E Christian Boero H A N N O C O L L A B O R AT O A Q U E S T O N U M E R O Alessandro Albertelli, Luisa Bo, Daniela Colombini, Alberto Pansecchi, Andrea Piccaluga, Don Ivo Piccinini, Domenico Pesce, Marino Ravera. FOTOGRAFIE Archivio Coldiretti, Christian Boero
n°4 - Aprile 2015
Coldiretti verso EXPO “Mancano pochi giorni alla grande manifestazione”
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ATTUALITÀ|COnTO aLLa ROVeSCia PeR exPO
nella foto il Padiglione italia
al maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario alla leadership nel numero di imprese che coltivano biologico, ma anche il primato nella creazione di valore aggiunto per ettaro e quello nella sicurezza alimentare mondiale con la minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma, senza dimenticare il fatto che l’agricoltura italiana è tra le più sostenibili dal punto di vista ambientale per la ridotta emissione di gas ad effetto serra.“il modello produttivo dell’agricoltura italiana è campione nella produzione di valore aggiunto per ettaro che è più del doppio della media europea dei 27 Paesi, il triplo del Regno Unito, il doppio di Spagna e
germania, e il 70% in più dei cugini francesi” ha affermato moncalvo ma “siamo i primi anche in termini di occupazione, con 7,3 addetti ogni cento ettari a fronte di una media Ue di 6,6”. L’italia è - continua la moncalvo - al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici (0,2%), quota inferiore di quasi 10 volte rispetto alla media europea (1,9%) e non è quindi un caso il fatto che con 43.852 imprese biologiche (il 17% di quelle europee) siamo i campioni europei del settore. L’agricoltura italiana - sostiene il presidente della Coldiretti - è peraltro tra le più sostenibili con 814 tonnellate per ogni milione di euro prodotto dal settore, non solo l’agricoltura italiana emette il 35% di gas serra in meno della media Ue, ma fa decisa-
mente meglio di Spagna (il 12% in meno), Francia (35%), germania (39%) e Regno Unito (il 58% di gas serra in meno). L’italia è infine il Paese più forte al mondo per prodotti ‘distintivi’, con 268 prodotti Dop e igp e 4.813 specialità tradizionali regionali, seguita a distanza da Francia, 207, e Spagna, 162. nel settore vino inoltre l’italia conta su ben 332 Doc, 73 Docg e 118 igt.“guardando ai bisogni dei consumatori abbiamo costruito in questi anni un modello di sviluppo vincente replicabile in ogni parte del pianeta che l’italia deve sapere offrire all’expo” ha concluso il presidente della Coldiretti Roberto moncalvo nel sottolineare che “il successo dell'agricoltura italiana è la straordinaria qualità, con caratteri distintivi unici, una varietà e un’articolazione che non hanno uguali al mondo”.
I PRIMATI
1) il modello produttivo dell’agricoltura italiana è campione nella produzione di valore aggiunto il valore aggiunto per ettaro realizzato dal settore è più del doppio della media Ue-27, il triplo del Regno Unito, il doppio di Spagna e germania, e il 70% in più dei cugini francesi. non solo: siamo i primi anche in termini di occupazione, con 7,3 addetti per cento ettari a fronte di una media Ue di 6,6 (elaborazione su dati Commissione Europea);
seguiti dalla Spagna (30.462 imprese, 12% dell’Ue) e Polonia (25.944, 10% di quello europeo);
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I PRIMATI DEL MADE IN
ITALY AGROALIMENTARE
2) l’agricoltura italiana è tra le più sostenibili Con 814 tonnellate per ogni milione di euro prodotto dal settore, non solo l’agricoltura italiana emette il 35% di gas serra in meno della media Ue, ma fa decisamente meglio di Spagna (il 12% in meno), Francia (35%), germania (39%) e Regno Unito (il 58% di gas serra in meno); 3) l’italia è al vertice della sicurezza alimentare mondiale Siamo il paese con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici (0,2%, un terzo in meno rispetto all’anno prima), quota inferiore di quasi 10 volte rispetto alla media europea (1,9%, aumentati di circa un terzo rispetto all’anno prima) e di oltre 30 volte quella dei prodotti extracomunitari (6,3%); 4) l’italia è il primo paese europeo per numero di agricoltori biologici Con 43.852 imprese biologiche (il 17% di quelli europei) siamo i campioni europei del settore,
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5) l’italia è il paese più forte al mondo per prodotti ‘distintivi’ con 268 prodotti Dop e igp e 4813 specialità tradizionali regionali. nel settore vino l’italia conta su ben 332 Doc, 73 Docg e 118 igt.
nelle foto esempi virtuali di quello che sarà il percorso sensoriale dedicato al Padiglione del “Vino Italiano”, lungo 2000 metri quadri.
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COnTO aLLa ROVeSCia PeR exPO|ATTUALITÀ
26 mIlIonI
DI PastI
Per 50mIla TONNELLATE
DI CIBO Per mangiare all’interno
dell’area espositiva un giro di affari da 320 milioni di euro ll’interno dell’expo saranno distribuiti 26 milioni di pasti per un giro di affari complessivo nei sei mesi stimato in 320 milioni di euro per gustare (tra colazioni, pranzi, merende e cene) un totale di circa 450mila tonnellate di cibo che per la stragrande maggioranza sarà Made in Italy. e’ quanto emerge dal primo studio della Coldiretti sull’expo nel piatto dal quale si evidenzia pero’ che la vera abbuffata sarà al fuori dall’area espositiva con gli 8 milioni di turisti stranieri che spenderanno durante il soggiorno in italia ben un miliardo di euro in ristoranti, pizzerie, bar, caffè e rosticcerie per un totale di oltre un miliardo di euro ai quali vanno aggiunti 750 milioni di euro per acquisti di prodotti agroalimentari. nell’area dell’expo si calcola che saranno servite 1,5 milioni di colazioni, 17 milioni di pranzi, 4,4 milioni di merende e 3,1 milioni di cene durante i sei mesi con una maggiore concentrazione durante i weekend e negli appuntamenti principali. Si
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tratta - sottolinea la Coldiretti - di una media di oltre 140mila pasti al giorno distribuiti in ristoranti bar-caffetterie, chioschi e postazioni di street food, ma anche nei padiglioni stranieri che sono attrezzati con la propria ristorazione e nei padiglioni collettivi. Di cibo ce ne sarà dunque di tutti i tipi, dalla cucina tradizionale a quella moderna, e per tutte le tasche, dai chioschi di strada ai ristoranti di classe, ma la vera novità è il primo “Farmer’s inn di Campagna amica” che sarà aperto nel roof garden del padiglione della Coldiretti dove saranno direttamente gli agricoltori delle diverse regioni a portare i piatti della tradizione contadina nostrana e non mancheranno giornate a tema. Una anticipazione di quello che i visitatori potranno trovare nelle campagne italiane fuori dall’area espositiva dove saranno guidati da una tecnologia esclusiva varata per l’occasione. “L’expo avrà veramente successo solo se sapremo creare le condizioni per prolungare il
soggiorno dei visitatori stranieri al di fuori della area espositiva di milano con nuove attrazioni lungo tutta la Penisola nelle città e nelle campagne”, ha affermato il Presidente della Coldiretti Roberto moncalvo nel sottolineare che “l’italia può contare su un sistema di quasi ventunmila agriturismi, quasi diecimila fattorie e mercati degli agricoltori dove poter acquistare prodotti genuini direttamente dal produttore, ma anche su iniziative ad hoc per lasciare della permanenza in italia un ricordo indimenticabile”. L’italia è l’unico paese al mondo che conclude la Coldiretti - puó contare anche sulla leadership europea nella produzione biologica e nell’offerta di prodotti tipici con ben 269 denominazioni di origine riconosciute a livello comunitario, 4813 specialità regionale e 415 vini di alta qualità, ma anche una presenza di residui chimici nei cibi di appena lo 0,6%, dieci volte inferiore alla media dei Paesi extracomunitari e meno della metà della Ue.
CONTROLLI PROmOSSO iL SiSTema iTaLianO
É MONITORAGGIO SUGLI ALIMENTI Tanto va ancora migliorato per via dei flussi commerciali in calo romosso il sistema italiano dei controlli ufficiali, e in vista di expo. Questo il biglietto da visita delle aziende agroalimentari italiane presentato dal ministero della Salute che nel 2013 ha registrato più di 520mila controlli ufficiali da parte di servizi veterinari e servizi ispettivi delle asl in aziende, punti vendita e ristorazione, più di 110mila analisi di laboratorio per aspetti chimici e batteriologici. i controlli alle frontiere da parte degli uffici periferici del ministero (fisici e documentali) hanno riguardato oltre 189mila partite di alimenti di origine vegetale o animale. i Carabinieri dei nas nel 2014 hanno effettuato più di 38mila ispezioni. Dagli altri paesi Ue sono arrivate oltre 1 milione e 700mila partite, di cui circa 660mila prodotti della pesca, 500mila prodotti carnei e 440mila lattiero-caseari, e ben il 50% dei controlli è stato di laboratorio e non solo quindi documentale. Tuttavia i controlli sugli alimenti alle frontiere riguardano “solo” il 3% degli alimenti, con le misure della Commissione europea che per fortuna tengono in considerazione la probabilità dei rischi per aumentare o diminuire la frequenza, almeno per gli alimenti di origine non animale. ma ancora tanto va migliorato, anche perché i flussi commerciali dovuti alla globalizzazione hanno determinato una perdita della food security e in parte anche della food safety, ora demandata ad “altri attori economici fuori dalle frontiere Ue, con legislazioni sicuramente più permissive e standard/controlli spesso inferiori.
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Da PesCe
Palla a CaImano,
LA PRIMA VOLTA
A TAVOLA IN ITALIA In anteprima grilli e larve al cioccolato e vino di serpente.
Vietata la carne di cane
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er la prima volta in italia potrà essere consumato a tavola il pesce palla grazie ad una speciale deroga accordata al giappone per l'esposizione o la degustazione esclusivamente all’expo che sta per essere concessa anche al coccodrillo per il quale si è mosso lo zimbawe mentre sono già sbarcati a milano dalla Thailandia scorpioni ricoperti di cioccolato, larve giganti, termiti disidratate, vodka allo scorpione e cavallette mentre altri insetti dovrebbero arrivare da Vietnam e Birmania, dove sono abitualmente consumati. e’ quanto emerge dal primo studio sull’expo nel piatto della Coldiretti che, a Cagliari, in occasione della spedizione dopo anni di divieto del primo maialetto sardo, ha esposto alcune inquietanti curiosità provenienti da diverse parti del mondo, dal vino di serpente che si beve in Cina e in Vietnam, ottenuto mettendo in un infuso alcol e il corpo intero del rettile, che pare sia un ottimo ricostituente, fino ai cioccolatini
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di grilli e di larve presenti per la prima volta in italia grazie ad una deroga speciale per l’appuntamento di milano. all’expo - sottolinea la Coldiretti - sarà sicuramente vietata la carne di cane e non potranno essere serviti neanche i datteri di mare, iscritti tra le specie protette, ma i piu’ coraggiosi potranno fare, solo all’interno dell’area espositiva, esperienze uniche con cibi fino ad ora vietati in italia. il trasporto è blindato con imballi piombati, aperti solo nei capannoni autorizzati sotto l’occhio di tecnici ministeriali e delle asl mentre il cibo che avanza dovrà essere distrutto e incenerito. il pesce palla, che è stato il primo cibo vietato ad essere autorizzato, è un piatto molto costoso che in giapponese si chiama fugu e che necessita di un'accurata e delicata preparazione per eliminare il pericoloso veleno. Del pesce palla si mangia il preziosissimo filetto crudo, preparato come sashimi mentre le altre parti possono essere usate per la zuppa e la pinna si mangia abbrustolita sul carbone e poi immersa nel sakè caldo.anche per il coccodrillo la strada - secondo la Coldiretti - è spianata perché si tratta di un rettile comunemente consumato in molti continenti, dall’asia all’africa fino alle americhe. inoltre l’Unione europea non proibisce l’importazione di carni di rettile e il coccodrillo si commercializzata già in alcuni Paesi europei, come il Belgio. gli insetti dovrebbero trovare posto all’expo nel Future Food District: il Supermercato del Futuro di expo, ma per il via libera al consumo c’è stato addirittura
nelle foto (sopra) grilli e larve al cioccolato thailandesi che saranno presenti all’expo 2015. (sotto) vino al cobra del Vietnam considerato un ottimo ricostituente.
un importante endorsement della Fao che in un recente studio li classifica come il cibo del futuro perché stima che fanno parte delle diete tradizionali di almeno due miliardi di persone e che potrebbero quindi essere essenziali per combattere la fame. “Una corretta alimentazione non puo’ prescindere dalla realtà produttiva e culturale locale nei paesi del terzo mondo come in quelli sviluppati”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto moncalvo nel sottolineare che “a questo principio non possono sfuggire neanche bruchi, coleotteri, formiche o cavallette a scopo alimentare che anche se iperproteici sono però molto lontani dalla realtà culinaria nazionale”.
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ViTeLLOne Day|ATTUALITÀ
SPRINT PER
VITELLONE PIEMONTESE IGP
DOPO 6 ANNI nelle foto La giunta Coldiretti Piemonte con i vertici della Confederazione sono stati i protagonisti della giornata dedicata al riconoscimento dell’indicazione geografica protetta, per il vitellone igP avviata nel 2009. La degustazione di “battuta al coltello” è stata rappresentativa per sostenere l’iniziativa e molto apprezzata anche dai torinesi. il Presidente nazionale moncalvo con la Presidente Regionale Revelli si sono intrattenuti con i produttori del “mercato di Campagna amica” allestito per l’occasione in piazza Bodoni.
Anche aziende della federazione alessandrina all’evento organizzato da Coldiretti Regionale a Torino con una degustazione di Piemontese e un’oasi con le produzioni di eccellenza di Campagna Amica. “l’appuntamento dell’Expo deve essere l’occasione per concludere al più presto il percorso per ottenere il riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta avviato nel 2009”. appuntamento dell’expo deve essere l’occasione per concludere al più presto il percorso per ottenere il riconoscimento dell’ indicazione geografica Protetta per la carne di Vitellone Piemontese della coscia che è partito già nel 2009 quando, con il parere favorevole della Regione Piemonte, il Consorzio di Tutela e Valorizzazione della razza Piemontese ha presentato al ministero delle Politiche agricole la richiesta. e’ quanto afferma la Coldiretti che alla presenza del Presidente nazionale Roberto moncalvo e dell’interna giunta Confederale ha organizzato a Torino il “Vitellone Day” per sostenere la tutela comunitaria della più importante razza bovina da carne italiana per consistenza numerica. non è solo quindi una necessità per difendere la vera “battuta al coltello” ma anche per tutelare un patrimonio unico del Made in Italy dal punto di vista della biodiversità, dell’ambiente e dell’economia con la razza bovina piemontese che - sottolinea la Coldiretti - conta oltre 350 mila capi con 6 mila aziende impegnate nell’allevamento, sia tradizionale sia legato al pascolamento in alpeggio garantendo, così, il presidio delle montagne e dei territori svantaggiati. annualmente - precisa la Coldiretti - sono impiegati oltre 15 mila addetti per un fatturato che, per il solo allevamento, vale oltre 500 milioni di euro e per l’intera filiera, compren-
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dente la logistica, il trasporto, la mangimistica, la macellazione ed il sezionamento, raggiunge il miliardo e 30 milioni di euro. “Occorre superare i cavilli burocratici per dare la possibilità agli allevatori di Piemontese di beneficiare dell’effetto traino che l’expo avrà sul Made in Italy alimentare”, ha affermato il Presidente della Coldiretti Roberto moncalvo nel ricordare la storia centenaria dell’allevamento della Piemontese “la cui presenza è stata rilevata per la prima volta nel 1886 nel Comune di guarene, in provincia di Cu neo”. “Si tratta di un comparto determina nte per la realtà regionale”, ha evidenziato Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte nell’auspicare che “con il riconoscimento la carne di Vitellone Piemontese della coscia, dal cui latte già si producono i formaggi D.O.P. Raschera e Castelmagno, possa diventare l’ospite d’onore al salone espositivo internazionale che sta per aprirsi a milano”. a sostegno dell’iniziativa è stato realizzato un mercato speciale di Campagna amica con formaggi, yogurt, salumi, miele, vino, olio, frutta, verdura, riso, piante ed anche agridetergenti: tanti i prodotti che hanno dato colore e profumo alla piazza dove la degustazione della Piemontese è stata allietata dalle note provenienti dal vicino conservatorio. Un tripudio di profumi e colori grazie all’esposizione di diversi prodotti che rappresentano le eccellenze del Piemonte, della Valle d’aosta e della Liguria. n°4 • APRIlE 2015|AGRICOLTURA A. 7
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ORGANIZZAZIONE|RinTRaCCiaBiLiTà in eTiCheTTa
DoPo GlI sCanDalI
DI Carne DI maIale
alla DIossIna teDesCa e aGnellI unGheresI sPaCCIatI Per ItalIanI Sarà più facile riconoscere e acquistare la vera qualità Made in Italy inalmente non sarà più anonima la provenienza della carne fresca di maiale, di agnello e capretto grazie all’entrata in vigore dal primo aprile anche in italia del nuovo Regolamento che impone l’indicazione del paese di origine o del luogo di provenienza delle carni fresche, refrigerate o congelate di animali della specie suina, ovina, caprina e di volatili. e’ questo il risultato della lunga battaglia della Coldiretti per la trasparenza. Per essere certi di portare a casa prodotto al 100 per 100 tricolore spiega la Coldiretti -, occorrerà scegliere la carne con la scritta “origine italia” poiché sta a significare che tutte le fasi, dalla nascita all’allevamento fino alla macellazione si sono svolte sul territorio nazionale. Una storica novità che - sottolinea la Coldiretti giunge dopo gli scandali della carne di maiale tedesca alla diossina venduta in tutta europa e degli agnelli ungheresi spacciati per italiani. Si completa un percorso - precisa la Coldiretti - iniziato circa 15 anni dall’obbligo di etichettatura di origine per la carne bovina fresca, introdotta sotto la spinta dell’emergenza “mucca pazza” con il regolamento Ce 1760/2000 che impose l’obbligo di indicare anche il luogo di nascita, oltre a quello di allevamento e macellazione. Dalla nuova norma restano ingiustamente escluse la carne di consiglio, particolarmente diffusa a livello nazionale, e quella di cavallo oggetto del recente scandalo, ma anche le carni di maiale trasformate in salumi. Una carenza particolarmente grave che va colmata al più presto in una situazione in cui in italia - denuncia la Coldiretti - due prosciutti su tre sono fatti da maiali stranieri ma il consumatore non lo può sapere, e la situazione non è certo migliore per salami, soppressate, coppe o pancette. Su questi prodotti come su altri l’eventuale obbligo dell’origine dipenderà dagli studi di impatto che la Commissione europea sta realizzando, con un certo ritardo sui tempi previsti dal Regolamento 1169/2011, nonché dalle successive valutazioni politiche degli Stati membri. Braciole e arista di maiale come pure cosciotti e carrè di agnello avranno dunque d’ora in poi la carta di identità e non potranno più circolare confezioni anonime. Con l’entrata in vigore del Regolamento Ue 1337/2013 dal primo aprile 2015 sull’etichetta delle carni di suino, ovino, caprino e volatili in vendita, dovrà comunque essere riportata - precisa la Coldiretti - una delle due seguenti indicazioni:
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1. “allevato in...” seguito dal nome dello stato membro o del paese terzo e poi “macellato in...” (seguito dal nome dello stato membro o del paese terzo); 2. “origine...” seguito dal nome dello stato membro o del paese terzo ma solo se l’animale è nato, allevato e macellato in un unico stato membro o paese terzo. il regolamento - precisa la Coldiretti - prevede delle specifiche casistiche sui tempi di permanenza in un determinato Paese e di peso raggiunto dall’animale, per poter indicare in etichetta qual è il luogo di allevamento e di macellazione. “Questa positiva novità introdotta dall’europa è una tappa di un lungo percorso per garantire scelte di acquisto consapevoli ai consumatori” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto moncalvo nel sottolineare pero’ che “la battaglia continua perché in una situazione di difficoltà economica bisogna portare sul mercato il valore della trasparenza a vantaggio dei consumatori e dei produttori agricoli”. L’italia che nell’alimentare ha conquistato primati qualitativi e sanitari - ha precisato moncalvo - deve essere capofila nell’Unione europea nel sostenere le politiche di tutela della sicurezza alimentare che sono al centro dei lavori dell’expo. L’obbligo per gli operatori di indicare in etichetta il luogo di allevamento e di macellazione delle carni di maiale, capra e pecora rappresenta un nuovo passo avanti del cammino iniziato a livello comunitario dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d'obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca. Dal primo gennaio
a lato: “La nuova etichetta della carne di maiale e di pollame nato, allevato e macellato in italia”. sotto: “La nuova etichetta della carne di maiale se gli animali hanno svolto parte del ciclo al2004l’estero”. c’è il codice di identificazione per le uova e, a
partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto. il 1° luglio 2009 è scattato l’obbligo di indicare anche l’origine delle olive impiegate nell’olio. ma l’etichetta - precisa la Coldiretti - resta anonima oltre che per i salumi, i succhi di frutta, la pasta ed i formaggi. L’italia sotto il pressing della Coldiretti è all’avanguardia in questo percorso: il 7 giugno 2005 è scattato l’obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco; dal 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy per effetto dell'influenza aviaria; a partire dal 1° gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro.
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La “FUSiOne” in TaVOLa|ATTUALITÀ
FUSIONE FUSIONE KRAFT-HEINZ: Dai Plasmon alle Sottilette sono alcuni dei prodotti “cult” coinvolti ai biscotti Plasmon nati in italia nel 1902 alle Sottilette sono alcuni dei prodotti “cult” coinvolti nella fusione con i quali si sono nutrite generazioni di italiani. e’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sull’impatto in italia della storica fusione tra Kraft e Heinz che segna la nascita del quinto maggiore gruppo alimentare al mondo. i due grandi marchi - sottolinea la Coldiretti - sono diffusi in italia con i loro prodotti globali dal ketchup alla maionese, ma anche con specialità tipicamente nazionali immancabili sulle tavole delle famiglie. Se le sottilette sottolinea la Coldiretti - sono forse i prodotti piu’ conosciuti della Kraft in italia ci sono anche i biscotti Plasmon che fanno capo alla heinz che è presente anche con importanti novità di mercato. Un esempio - precisa la Coldiretti - è dato dalla linea di alimenti rigorosamente senza glutine venduti con il marchio Biaglut che dal 1964 vende prodotti senza glutine o quelli venduti con il marchio aproten per l’alimentazione ipoproteica che fanno capo al gruppo heinz. L’operazione di concentrazione dei marchi dell’industria alimentare in atto a livello negli ultimi anni è stata accompagnata - sostiene la Coldiretti - dalla progressiva cessioni di marchi storici del Made in italy all’estero. L’ultima è stata la vendita alla fine del 2014 della maggioranza del gruppo oleario toscano Salov, proprietario dei marchi Sagra e Filippo Berio al gruppo cinese yimin, una sussidiaria del gruppo Bright Food ma nel 2014 l’antico Pastificio Lucio garofalo ha siglato un accordo preliminare per l’ingresso nella propria compagine azionaria, con il 52% del capitale sociale, di ebro Foods, gruppo multinazionale spagnolo che opera nei settori del riso, della pasta e dei condimenti, quotato alla Borsa di madrid. nello stesso anno Bertolli, Carapelli e Sasso sono entrate a far parte del fondo statunitense CVC Capital Partners, che lo ha “strappato” al gruppo spagnolo SOS. nel 2013 c’è stata la cessione da parte della società averna dell’intero capitale dell’azienda piemontese Pernigotti al gruppo turco Toksoz, ma si è anche verificato il passaggio di mano del 25 per
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La suddivisione dei due grandi marchi conosciuti in tutto il mondo con un’ampia gamma di prodotti: ora i due colossi si sono fusi dando vita al quinto maggiore gruppo alimentare al mondo. Ci chiediamo quali saranno le ripercussioni e l’impatto sull’economia nazionale italiana. cento della proprietà del riso Scotti ceduto dalla famiglia pavese al colosso industriale spagnolo ebro Foods. nel 2012 la Princes Limited (Princes), una controllata dalla giapponese mitsubishi, ha siglato un contratto con aR industrie alimentari Spa (aRia), leader italiana nella produzione di pelati, per creare una nuova società denominata “Princes industrie alimentari SrL” (Pia), controllata al 51% dalla Princes, mentre il marchio Star passa definitivamente in mano spagnola con il gruppo agrolimen che ha aumentato la propria partecipazione in gallina Blanca Star al 75%. infine, è volata in inghilterra la eskigel che produce gelati in vaschetta per la grande distribuzione (Panorama, Pam, Carrefour, auchan, Conad, Coop). nel 2011 la società gancia, casa storica per la produzione di spumante, è divenuta di proprietà per il 70% dell’oligarca Rustam Tariko, proprietario della banca e della vodka Russki Standard; la francese Lactalis è stata, invece protagonista - sottolinea la Coldiretti - dell’operazione che ha portato la Parmalat a finire sotto controllo transalpino; il 49% di eridania italia Spa operante nello zucchero è stato acquisito dalla francese Cristalalco Sas e la Fiorucci salumi è passata alla spagnola Campofrio Food group, la quale ha ora in corso una ristrutturazione degli impianti di lavorazione a Pomezia che sta mettendo a rischio numerosi posti di lavoro. nel 2010 il 27% del gruppo lattiero caseario Ferrari giovanni industria Casearia S.p.a fondata nel 1823 che vende tra l’altro Parmigiano Reggiano e grana Padano è stato acquisito dalla francese Bongrain europe Sas e la Boschetti alimentare Spa, che produce confetture dal 1981, è diventata di proprietà della francese Financière Lubersac che ne detiene il 95%. L’anno precedente, nel 2009 - prosegue la Coldiretti - è iniziata la cessione di quote della Del Verde industrie alimentari spa che è divenuta di proprietà della spagnola molinos Delplata Sl, la
quale fa parte del gruppo argentino molinos Rio de la Plata. nel 2008 è iniziata la cessione di Rigamonti salumificio spa, divenuta di proprietà dei brasiliani attraverso la società olandese hitaholb international, mentre la Orzo Bimbo è stata acquisita dalla francese nutrition&Santè S.a. del gruppo novartis.Con l’inizio della crisi - informa la Coldiretti - si è dunque verificata una accelerazione nel processo di cessione dei marchi storici del Made in Italy che nell’agroalimentare era già in fase avanzata. nel 2006 la galbani era entrata in orbita Lactalis, ma lo stesso anno gli spagnoli hanno messo le mani pure sulla Carapelli, dopo aver incamerato anche la Sasso appena dodici mesi prima. nel 2005 - continua la Coldiretti - la francese andros aveva acquisito le Fattorie Scaldasole, che in realtà parlavano straniero già dal 1985, con la vendita alla heinz. nel 2003 hanno cambiato bandiera anche la birra Peroni, passata all'azienda sudafricana SaBmiller, e invernizzi, di proprietà dal 1985 della Kraft e ora finita alla Lactalis. negli anni novanta erano state Locatelli e San Pellegrino ad entrare nel gruppo nestlè, anche se poi la prima era stata “girata” alla solita Lactalis (1998). nel 1995 la Stock, venduta alla tedesca eckes a.g, è stata acquisita nel 2007 dagli americani della Oaktree Capital management, che lo scorso anno hanno chiuso lo storico stabilimento di Trieste per trasferire la produzione in Repubblica Ceca. La stessa nestlè - conclude la Coldiretti - possedeva già dal 1993 il marchio antica gelateria del Corso e addirittura dal 1988 la Buitoni e la Perugina. “i grandi gruppi multinazionali che fuggono dall’italia della chimica e della meccanica investono invece nell’agroalimentare nazionale perché, nonostante il crollo storico dei consumi interni, fa segnare il record nelle esportazioni grazie - conclude la Coldiretti - all’immagine conquistata con i primati nella sicurezza, nella tipicità e nella qualità.
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ATTUALITÀ|aCCeSSO aL CReDiTO
VaratoIlnuoVo aCCorDo Per Il CreDIto 2015 Riproposti gli interventi di sospensione della quota capitale delle rate in scadenza ed allungamento dei finanziamenti a favore delle piccole e medie imprese che si trovano in una temporanea situazione di difficoltà finanziaria i dati riguardanti l’inizio del 2015 registrano, dopo due anni di incremento (andamento in controtendenza rispetto agli altri settori economici), una flessione, seppur lieve, delle erogazioni del credito all’agricoltura. Un segnale che è stato interpretato come un possibile campanello d’allarme, anche se potrebbe trattarsi, più semplicemente, di un effetto legato all’attesa connessa con l’attivazione delle misure di finanza agevolata riconducibili al Piano di Sviluppo Rurale. in ogni caso si tratta di un importante indicatore che occorrerà monitorare, in quanto termometro dello stato di salute del tessuto imprenditoriale agricolo. nel mentre, a livello nazionale, proprio con lo scopo di sostenere le imprese che si trovano in una temporanea condizione di difficoltà finanziaria, ma che presentano prospettive di continuità e sviluppo aziendale, è stato sottoscritto il nuovo “accordo per il credito 2015”. Un’iniziativa che segue quelle adottate nel corso degli ultimi anni, ovvero a partire dal 2009, che oltre all’aBi (associazione Bancaria italiana) vede coinvolte le organizzazioni di categoria, tra cui anche la Coldiretti. L’accordo sottoscritto lo scorso 31
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marzo, valido fino al 31 dicembre 2017, prevede nuovamente la possibilità di ottenere, per un periodo massimo di 12 mesi, la sospensione del pagamento della quota capitale delle rate in scadenza. Un intervento finalizzato a consentire di recuperare liquidità, dovendo effettuare esclusivamente, per l’intero periodo di “moratoria” il versamento della sola quota interessi una seppur (alle ordinarie scadenze previste dal piano di ammortamento). medesimo intervento è applicabile anche alle operazioni di leasing immobiliare, nonché ai contratti di
leasing mobiliare, ma in questo secondo caso per un periodo massimo di 6 mesi. L’accesso a tali strumenti è riservato alle piccole e medi e imprese “in bonis” (indipendentemente dal settore economico in cui le stesse operano), ovvero che non presentino rate scadute e/o sconfinamenti da più di 90 giorni e non abbiano avanzato una richiesta simile nei 24 mesi precedenti. Per le aziende che rispetto i suddetti requisiti è, altresì, concessa la possibilità di usufruire dell’allungamento della durata dei finanziamenti, per un periodo non superiore a tre anni se trattasi di operazioni chirografiche o quattro anni per i mutui ipotecari. a differenza di quanto verificatosi nel recente passato, prima di richiedere l’applicazione di tali misure, risulterà necessario effettuare un’attenta valutazione in quanto, per effetto delle nuove regole europee (in termini di accantonamento), qualora la banca ritenga vi siano fondate possibilità che l’impresa beneficiaria possa presentare nell’effettuare il rimborso del prestito, potrà essere applicata una variazione, in aumento, del tasso di interesse. Per maggiori informazioni è possibile contattare la sede provinciale di alessandria di Creditagri italia al numero 0131-235891 (int.602). e-mail: giandomenico.ghiazza@creditagri.com
BANDO 2015 PReSTiTi Di COnDUziOne PeR imPRenDiTORi agRiCOLi a regione si appresta a riaprire i termini per la presentazione delle domande per ottenere contributi sugli interessi per l’accensione di prestiti di conduzione. Per questa tipologia di contributi, la Regione ha stanziato 330.000 €, il contributo negli interessi a carico della Regione Piemonte è fissato nell’1% per le imprese ubicate in zona di pianura o di collina e nell’1,5% per quelle ubicate in zona di montagna; nel caso in cui almeno il 50% dell’importo del prestito sia assistito da garanzia prestata da Confidi, il contributo sarà aumentato di 0,30 punti percentuali. Si terrà conto dell’ordine cronologico dell’inoltro telematico delle domande e, nel caso in cui le risorse non fossero sufficienti a finanziare tutte le richieste pervenute, saranno applicate le seguenti priorità: finanziamento fino al 100% dell’importo del prestito di conduzione agevolato relativo all’esercizio precedente che potrà essere ridotto fino a 50% in caso di carenza di risorse, finanziamento fino al 50% dell’importo del prestito richiesto da nuovi beneficiari.
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STOP aLLe QUOTe LaTTe|ORGANIZZAZIONE
Dopo oltre 30 anni è terminato il regime delle quote latte
Il mercato è drogato da comportamenti scorretti, ora si teme invasione dall’estero Viene sottopagato il prodotto vero Made in Italy e il lavoro degli allevatori uanto può essere “sporco” il latte? molto se analizziamo i dati relativi all’invasione di prodotto in arrivo dall’estero. Con la fine del regime delle quote latte è prevedibile un aumento della produzione lattiera comunitaria che quest’anno è stimata pari al 6 per cento, con il rischio di una vera invasione straniera in italia dove si importa già quasi il 40 per cento dei prodotti lattiero caseari consumati. Ora a temere per la sopravvivenza sono soprattutto gli allevamenti da latte che risiedono nelle zone più fragili e sensibili del nostro Paese e dell’Unione. Basti pensare che tre cartoni a lunga conservazione su quattro venduti in italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero. “La cosa grave è che nessuno lo sa afferma il presidente provinciale Coldiretti alessandria Roberto Paravidino - perché non è obbligatorio riportarlo in etichetta. Dalle frontiere italiane passano ogni giorno 24 milioni di litri di latte equivalente tra cisterne, semilavorati, formaggi, cagliate polveri di caseina per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori”. Complessivamente in italia, sono arrivati 8,6 miliardi di chili in equivalente latte (fra latte liquido, panna, cagliate, polveri, formaggi, yogurt e altro) che vengono utilizzati in latticini e formaggi all’insaputa dei consumatori e a danno degli allevatori perché non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta. in particolare si assiste ad un sostanziale aumento dell’import dei Paesi dell’est (+18% Ungheria, +14% Slovacchia, +60% Polonia) e una diminuzione di quello importato dai Paesi dell’Ovest (7% dalla germania e -13% dalla Francia). ad essere spacciato come italiano è il latte proveniente in cisterne soprattutto da germania, Francia, austria, Slovenia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia e Olanda. in particolare si assiste ad un sostanziale aumento dell’import dei Paesi dell’est (+18% Ungheria, +14% Slovacchia, +60% Polonia) e una diminuzione di quello importato dai Paesi dell’Ovest (-7% dalla germania e -13% dalla Francia). Ci sono però anche le cagliate da impiegare nella produzione di mozzarelle che arrivano principalmente dai Paesi dell’est per un quantitativo che ha raggiunto il milione di quintale all’anno ed è diretto per un terzo in Campania. e tra i Paesi esportatori la Lituania negli ultimi 3 anni ha triplicato le spedizioni in italia. “in un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza e lo stop al segreto sui flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero è un primo passo che va completato con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti”, ha affermato il direttore della Coldiretti alessandrina Simone
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nelle foto alcuni momenti della manifestazione che si è svolta nella capitale al termine del regime delle quote latte dopo oltre trent’anni dalla loro entrata in vigore. il Presidente moncalvo ha colto l’occasione per sottolineare al ministro delle Politiche agricole maurizio martina l’importanza della qualità del latte italiano, sottopagato come il lavoro degli allevatori.
moroni. ad oggi, in italia, è obbligatorio indicare la provenienza del latte fresco ma non per quella a lunga conservazione, ma l’etichetta è anonima anche per i formaggi non a denominazione di origine, per le mozzarelle e gli yogurt.“nell’anno dell’expo, la chiusura delle stalle - conclude il presidente Paravidino - rischia di far perdere all’italia il primato nella produzione di formaggi a denominazione di origine (Dop) che in quantità è addirittura superiore quella francese e contribuisce a forgiare l’identità nazionale in campo alimentare, con oltre 48 specialità riconosciute a livello comunitario sparse lungo tutto lo stivale”.
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ORGANIZZAZIONE|Pizza PaTRimOniO DeLL’UneSCO
UNESCO:
riconoscimento della pizza
BUSINESS DA 10 MIlIArDI on il riconoscimento della pizza come patrimonio dell’Unesco si tutela un business che solo in italia ha raggiunto i 10 miliardi di euro, nelle circa 63mila pizzerie e locali per l’asporto, taglio e trasporto a domicilio dove lavorano complessivamente oltre 150mila persone. e’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti a commento del via libera della Commissione italiana Unesco all'iscrizione della pizza nella lista Unesco del patrimonio culturale immateriale dell’umanità, a sostegno del quale sono state 300mila le firme raccolte da parte della Coldiretti insieme all’associazione Pizzaiuoli napoletani e alla fondazione UniVerde dell’ex ministro dell'agricoltura alfonso Pecoraro Scanio. Ogni giorno solo in italia si sfornano circa 5 milioni di pizze per un totale di un miliardo e mezzo all'anno anche se - sottolinea la Coldiretti - i maggiori “mangiatori” sono diventati gli Stati Uniti che fanno registrare il record mondiale dei consumi con una media di 13 chili per persona all’anno, quasi il doppio di quella degli italiani che si collocano al secondo posto con una media di 7,6 chili a testa. Con la decisione della Commissione italiana Unesco di candidare l’“arte dei Pizzaiuoli napoletani” inizia un negoziato internazionale che - continua la Coldiretti - coinvolgera' 163 Stati con valutatori indipendenti che saranno chiamati ad esaminarla per decidere entro il 15 novembre 2016 se iscriverla nella lista Unesco del patrimonio culturale immateriale dell’umanità”. “Ora l’impegno si sposta a livello internazionale
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per difendere e tutelare un prodotto simbolo dell’identità nazionale conosciuto in tutto il mondo”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto moncalvo nel sottolineare che”quando un prodotto diventa globalizzato il rischio è che se ne perda l’origine ed è proprio il caso dell’arte della pizza”. L’arte della pizza riferisce la Coldiretti - sarebbe il settimo “tesoro” italiano ad essere iscritto nella Lista rapdel patrimonio culturale presentativa immateriale dell’Unesco, che comprende a livello mondiale 348 elementi iscritti. L’elenco tricolore comprende anche l’Opera dei pupi (iscritta nel 2008), il Canto a tenore (2008), la Dieta mediterranea (2010) l’arte del violino a Cremona (2012), le macchine a spalla per la processione (2013) e la vite ad alberello di Pantelleria (2014). accanto al patrimonio culturale immateriale, l’Unesco - continua la Coldiretti ha riconosciuto nel corso degli anni anche un elenco di siti, e proprio l’italia è lo stato che ne vanta il maggior numero a livello mondiale, ben 50. Significativamente pero’ - evidenzia Coldiretti -, gli ultimi elementi ad essere iscritti negli elenchi fanno riferimento al patrimonio agroalimentare Made in Italy, a testimonianza della sempre maggiore importanza attribuita al cibo, non a caso scelto come tema simbolo dell’expo 2015. il 26 novembre 2014 a Parigi l’Unesco - ricorda la Coldiretti - ha dichiarato la pratica agricola della coltivazione della vite zibibbo ad alberello, tipica di Pantelleria, patrimonio culturale immateriale dell’umanità. e’ la prima pratica agricola al mondo a conseguire il prestigioso ri-
conoscimento. Dall’uva zibibbo si ricava non solo il vino zibibbo secco, ma anche il pregiato moscato di Pantelleria. L’ultimo sito italiano ad essere stato inserito (22 giugno del 2014, a Doha in Qatar) è - rileva Coldiretti -, il paesaggio vitivinicolo del Piemonte. monferrato, Langhe e Roero coprono il 90 per cento della produzione vinicola del Piemonte, che è complessivamente pari a circa tre milioni di ettolitri di vino l’anno con un fatturato sui 335 milioni di euro con il 60 per cento dell’intera produzione che è esportato in germania, gran Bretagna, Francia, Svizzera e Stati Uniti. infine il 16 novembre 2010 a nairobi, in Kenya l'Unesco ha iscritto la Dieta mediterranea nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell'Umanità. Si tratta di “un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, tra cui la coltivazione, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione e, in particolare, il consumo di cibo”. La dieta mediterranea - sottolinea Coldiretti - è caratterizzata da un modello nutrizionale che è rimasto costante nel tempo e nello spazio, i cui ingredienti principali sono olio di oliva, cereali, frutta e verdura, fresche o secche, una parte moderata di pesce, prodotti lattiero-caseari e carne, numerosi condimenti e spezie, il tutto accompagnato da vino o infusioni, sempre nel rispetto delle convinzioni di ogni comunità. La candidatura dell’arte della pizza - conclude la Coldiretti - è stata sostenuta dalle firme di esponenti politici tra i quali: maurizio martina, mini-
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Pizza PaTRimOniO DeLL’UneSCO|ORGANIZZAZIONE
SFORNATA LA
PIZZA DOC SIMBOLO DELL’EXPO
stro delle Politiche agricole, Stefania giannini, ministro dell'istruzione; gianluca galletti, ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare; giuseppe Castiglione, Sottosegretario al ministero delle politiche agricole alimentari e forestali; nicola zingaretti, Presidente della Regione Lazio; mario Oliviero, Presidente della Regione Calabria; Sergio Chiamparino, Presidente della Regione Piemonte e della conferenza Stato-Regioni; Roberto maroni, Presidente della Regione Lombardia; Rosario Crocetta, Presidente della Regione Siciliana, Piero Fassino, sindaco di Torino e Presidente anci; Federico Pizzarotti, Sindaco di Parma; enzo Bianco Sindaco di Catania, nunzia De girolamo, capogruppo nCD alla Camera, Loredana De Petris, Presidente del gruppo misto - Sel al Senato; Vittorio Sgarbi, assessore dei Verdi al comune di Urbino; massimo Bray, ex ministro dei Beni e delle attività culturali; michele Valensise, Segretario generale del ministero degli affari esteri e Sebastiano Cardi, ambasciatore italiano presso le nazioni Unite. il Segretario generale della Cei nunzio galantino ed anche giornalisti come alberto Bilà; alessandro Cecchi Paone; Daria Bi-
nella foto la pizza napoletana DOC sibolo dell’exPO 2015 sfornata a napoli in occasione dell’iniziativa della Coldiretti per la pizza patrimonio dell’UneSCO.
gnardi; emilio Casilini; Luciano Pignataro; Luigi Vicinanza; Oliviero Beha e Roberto arditti. hanno sostenuto la petizione anche il regista gabriele muccino; Oscar Farinetti, Fondatore di eataly; Carlo Petrini, Fondatore di Slow food, Rosario Trefiletti, Presidente Federconsumatori Fulco Pratesi, Fondatore e Presidente onorario WWF italia, il cantautore Renzo arbore; l’attrice Luciana Littizzetto, gabriele muccino, Regista, ilary Blasy; Jimmy ghione; eugenio Bennato; Frank Carpentieri di made in Sud giorgio Panariello. Tra gli sportivi i calciatori Toto’ di natale, Fabio Quagliarella ma anche l’intera squadra del Pisa . La petizione è stata lanciata anche a Londra e a new york ottenendo la firma di Lidia e Joe Bastianich, Bud Spencer e natalia Quintavalle, Console generale dell'italia a new york.
La e’ stata sfornata lo scorso 26 marzo la prima pizza napoletana Doc simbolo dell’expo 2015 nella giornata di mobilitazione in occasione della convocazione della Commissione italiana Unesco a Roma per l’atteso via libera nazionale all’ inserimento dell’arte dei Pizzaiuoli napoletani nella “Lista del patrimonio culturale immateriale dell'umanità”. Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare che la novità è arrivata dall’antica Pizzeria Brandi di napoli dove la leggenda vuole che nel giugno 1889 il cuoco Raffaele esposito fu convocato al Palazzo di Capodimonte, residenza estiva della famiglia reale, per preparare a Sua maestà la Regina margherita di Savoia le sue famose pizze. Per onorare la sovrana, esposito creò così la pizza margherita, dove i condimenti, pomodoro, mozzarella e basilico, rappresentavano la bandiera italiana. Ora nel tempo della globalizzazione diventa importante difenderne l’identità e per questo - sottolinea la Coldiretti - la pizza simbolo dell’expo 2015 è stata realizzata con ingredienti napoletani “Doc” come la “mozzarella di Bufala Campana”, l’extravergine “Penisola Sorrentina”, il “Pomodoro San marzano dell’agro Sarnese - nocerino” e il “Pomodorino del piennolo del Vesuvio”, tutti rigorosamente a denominazione di origine protetta riconosciuti dall’Unione europea. La pizza simbolo dell’expo punta dunque alla valorizzazione dell’identità nazionale in una situazione in cui anche in italia - precisa la Coldiretti - quasi due pizze su tre (63 per cento) sono ottenute da un mix di farina, pomodoro, mozzarelle e olio provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori. Troppo spesso - spiega la Coldiretti - viene servito un prodotto preparato con mozzarelle ottenute non dal latte, ma da semilavorati industriali, le cosiddette cagliate, provenienti dall’est europa, pomodoro cinese o americano invece di quello nostrano, olio di oliva tunisino e spagnolo o addirittura olio di semi al posto dell’extravergine italiano e farina francese, tedesca o ucraina che sostituisce quella ottenuta dal grano nazionale.
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ATTUALITÀ|ViTiViniCOLTURa
CONVOCATI GLI STATI
GENERALI DELLA VITIVINICOLTURA
PIEMONTESE lo sVIluPPo Passa attraVerso la semPlIFICazIone ammInIstratIVa imezzare il tempo perso dalle imprese con la burocrazia; semplificare ciò che è utile in termini di miglioramento del processo produttivo e sotto il profilo della qualità, sicurezza e riconoscibilità dei prodotti; eliminare ciò che non serve a nulla, è ripetitivo ed, a volte, intollerabile. Questa è l’italia del vitivinicolo che si auspica Coldiretti Piemonte, come è emerso durante il convegno, dal titolo “Vitivinicoltura piemontese: una prospettiva di sviluppo attraverso la semplificazione amministrativa”, al quale ha preso parte anche una numerosa delegazione di Coldiretti alessandria. “L’appuntamento dell’11 marzo è stato molto importante poiché già da tempo Coldiretti Piemonte sta lavorando per l’abbattimento e l’armonizzazione del numero di adempimenti nelle pratiche vitivinicole. e’, quindi, un tema che ci sta a cuore e ci fa piacere che sulle nostre esigenze di semplificazione burocratica anche il Consiglio Regionale ha voluto fare un significativo passo avanti con l’approvazione del disegno di Legge n.77 - Disposizioni regionali in materia di semplificazione, all’interno del quale sono state recepite alcune delle richieste della nostra Organizzazione”, ha così esordito Delia Revelli presidente di Coldiretti Piemonte nel suo intervento di apertura dell’incontro. a dare un’idea di quella che è attualmente la burocrazia nel settore vitivinicolo è stato Roberto Cabiale presidente di Coldiretti asti e
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coordinatore del gruppo di lavoro sul vino: “Dall’impianto del vigneto alla vendita della bottiglia si contano oltre 70 attività burocratiche nei confronti di ben 20 soggetti diversi che, molto spesso, non comunicano tra loro. Oltre 1000 norme di settore per un totale di 4000 pagine tra direttive, regolamenti, leggi, decreti, circolari, delibere nazionali e regionali. Tutto questo incide in media per 100 giornate all’anno pari ad oltre il 20% del tempo di lavoro dell’impresa vitivinicola. Una situazione pesante da sostenere per le aziende del nostro territorio piemontese che detiene una superficie vitata di 43 mila ettari e, nel 2014, ha registrato una produzione di oltre 3,5 milioni di quintali di uva da vino”. 49 milioni di ettolitri di vino prodotti nel 2013 che fanno spiccare l’italia tra i primi produttori al mondo, davanti a Spagna e Francia; 650 mila ettari di superfici vitate; 200 mila aziende complessive ed 1,2 milioni di persone occupate in totale per un fatturato di 9 miliardi. Questi i dati della vitivinicoltura italiana dai quali è voluto partire Domenico Bosco, responsabile dell’Ufficio vitivinicolo della Confederazione nazionale Coldiretti, per introdurre il suo intervento mirato a dare una panoramica di quanto è stato fatto e si sta facendo per sostenere il settore strozzato da una macchina burocratica insostenibile. “Coldiretti, fin dal 2010, anno di approvazione del DLgS 61/2010 sulla denominazione dei vini, ha analizzato in modo sistematico la questione: è
possibile eliminare almeno 40 tra adempimenti e registri con una riduzione del 50% del tempo, oltre che un risparmio di costi attualmente a carico delle imprese e della pubblica amministrazione. Tutto questo senza compromettere l’efficacia delle attività di controllo che, anzi, in molte situazioni possono aumentare. - ha affermato domenico Bosco - il nostro pressing ha determinato l’attivazione di un processo di semplificazione amministrativa, sul quale si sta ancora lavorando, al fine di far confluire nella normativa in via di approvazione molti altri elementi tra cui: un sistema informatico unico, la revisione del modello di certificazione e controllo dei vini e del sistema di vigilanza sul mercato, le semplificazioni doganali, oltre che la modifica del sistema sanzionatorio e le norme di tutela del Made in Italy”. al termine, il responsabile dell’Ufficio vitivinicolo della Confederazione nazionale Coldiretti si è soffermato sul nuovo sistema delle autorizzazioni degli impianti vitati che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2016 determinando ufficialmente la fine dei diritti di reimpianto che attualmente vengono acquisiti direttamente dai produttori o attraverso la riserva regionale. “L’attuale sistema di gestione del potenziale produttivo viticolo sarà eliminato e non sarà più possibile trasferire i diritti di reimpianto tra i produttori in quanto le superfici vitate verranno autorizzate gratuitamente dalla Regione”, ha concluso Bosco.
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SPeCiaLe
2015 |SCHEDA
CONTRAFFAZIONE Supera i 60MlD, arriva prosecco made in Crimea
roberto Moncalvo: bene l’azione di contrasto a Italian sounding in piano export
a contraffazione, la falsificazione e l’imitazione dei prodotti alimentari Made in Italy nel mondo ha superato il fatturato di 60 miliardi di euro nel 2014 con l’arrivo di preoccupanti novità come il Prosecco made in Crimea, anche sulla spinta delle tensioni politiche e commerciali che sono culminate con l’embargo da parte della Russia. ad essere colpiti sono i settori piu’ dinamici dell’agroalimentare Made in italy come gli spumanti che con un balzo del 20 per cento nelle bottiglie spedite all’estero sorpassano lo champagne e conquista le tavole nel mondo con un record storico, secondo una analisi Coldiretti sulla base dei dati istat relativi al 2014. all’estero - precisa la Coldiretti - non sono mai state richieste cosi tante bollicine italiane e - sottolinea la Coldiretti - il 2014 si è chiuso con la spedizione oltre frontiera di più di 320 milioni di bottiglie di spumante italiano, il record di sempre. “e’ un risultato estremamente positivo delle nostre battaglie il piano per l’export del governo che prevede per la prima volta azioni di contrasto all’italian sounding nell’agroalimentare” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto moncalvo nel sottolineare che “la contraffazione e la falsificazione dei prodotti alimentari Italian sounding a livello internazionale costa all’italia trecentomila posti di lavoro che si potrebbero creare nel Paese con una azione di contrasto a livello nazionale ed internazionale”. all’estero i falsi fatturano quasi il doppio dei prodotti originali anche se le esportazioni agroalimentari italiane hanno chiuso il 2014 facendo registrare il record
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storico per un valore di 34,3 miliardi, con un aumento del 2,4% rispetto all’anno precedente, secondo l’analisi Coldiretti su dati istat. Con questi risultati sul commercio estero l’agroalimentare si conferma una leva competitiva determinante per far uscire l’italia dalla crisi” ha continuato Roberto moncalvo nel sottolineare che “all’estero il vero nemico sono le imitazioni low cost dei cibi nazionali che non hanno alcun legame con il sistema produttivo del Paese. Due prodotti alimentari di tipo italiano su tre in vendita sul mercato internazionale - spiega moncalvo - sono il risultato dell’agropirateria internazionale. in testa alla classifica dei prodotti più taroccati secondo la Coldiretti ci sono i formaggi partire dal Parmigiano Reggiano e dal grana Padano che ad esempio negli Stati Uniti in quasi nove casi su dieci sono sostituiti dal Parmesan prodotto in Wisconsin o in California. ma anche il Provolone, il gorgonzola, il pecorino Romano, l’asiago o la Fontina Poi ci sono i nostri salumi piu’ prestigiosi dal Parma al San Daniele che spesso “clonati” ma anche gli extravergine di oliva e le conserve come il pomodoro san marzano che viene prodotto in California e venduto in tutti gli Stati Uniti. La trattativa sull’accordo di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti, Tansatlantic Trade and investment Partnership (Ttip) - ha sostenuto moncalvo - è un appuntamento determinante anche per tutelare le produzioni agro-alimentari italiane dalla contraffazione alimentare e del cosiddetto fenomeno dell’Italian sounding molto diffuso sul mercato statunitense. a questa realtà - ha concluso
nella foto il presidente della Coldiretti Roberto moncalvo mostra il falso prosecco made in Crimea nello stand della Coldiretti al Vinitaly.
moncalvo - se ne aggiunge una ancora più insidiosa: quale è quella dell’italian sounding di matrice italiana, che importa materia prima (latte, carni, olio) dai paesi più svariati la trasforma e ne ricava prodotti che successivamente vende come italiani senza lasciare traccia attraverso un meccanismo di dumping che danneggia e incrina il vero Made in Italy, perché non esiste ancora per tutti gli alimenti l’obbligo di indicare la provenienza in etichetta.
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FATTURATO MADE
IN ITALY
DA RECORD A 9,4 MLD (+1%) 1,25 milioni posti di lavoro dalla vigna al ristorante nel 2014 n controtendenza all’andamento del Pil il fatturato del vino e degli spumanti in Italia cresce ancora dell’uno per cento e raggiunge nel 2014 il valore record di 9,4 miliardi per effetto soprattutto delle esportazioni che hanno raggiunto i 5,1 miliardi (+1,4%) mentre è risultato praticamente stagnante il valore delle vendite sul mercato nazionale che sono risultate attorno ai 4,3 miliardi. Vendite in aumento dagli Stati Uniti (+4,4%) che si consolidano come principale mercato di sbocco alla Gran Bretagna (+6,1%) che si classifica al terzo posto dietro alla Germania dove invece - sottolinea la Coldiretti - si registra una preoccupante flessione del 4,4%. Preoccupante il flop registrato in Russia dove le esportazioni calano del 10,4% anche per effetto delle tensioni politiche e commerciali nonostante il vino non rientri tra i prodotti colpiti dall’embargo. Il buono stato di salute del vino italiano traina l’occupazione in agricoltura che in controtendenza fa registrare un andamento positivo nel 2014. Si stima che il vino abbia offerto durante l’anno opportunità di lavoro ad un milione e duecentocinquantamila italiani tra quanti sono impegnati direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti piu’ diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dal-
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Roberto Moncalvo nel sottolineare che “nuove ed importanti opportunità si aprono nel 2015 con la ripresa economica in Italia tanto che nel primo bimestre c’è stato un aumento dell’1,9% in valore delle vendite nella grande distribuzione organizzata rispetto all'anno precedente”. E segnali positivi - conclude Moncalvo vengono anche dall’esportazioni grazie all’effetto traino del tasso di cambio favorevole con il dollaro.
l’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (vinacce e raspi). Secondo uno studio della Coldiretti la raccolta di un grappolo alimenta opportunità di lavoro in ben 18 settori: 1) agricoltura; 2) industria trasformazione; 3) commercio/ristorazione; 4) vetro per bicchieri e bottiglie; 5) lavorazione del sughero per tappi; 6) trasporti; 7) assicurazioni/credito/finanza; 8) accessori:cavatappi, sciabole/etilometri; 9) vivaismo; 10) imballaggi come etichette e cartoni; 11) ricerca/formazione/divulgazione; 12) enoturismo; 13) cosmetica; 14) benessere/salute con l’enoterapia; 15) editoria; 16) pubblicità; 17) informatica; 18) bioenergie. “La decisa svolta verso la qualità ha messo in moto nel vino un percorso virtuoso in grado di conciliare ambiente e territorio con crescita economica e occupazionale” ha affermato il presidente della Coldiretti
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Nelle foto (in alto) l’ingresso del Vinitaly 2015 che registra ogni anno un numero sempre maggiore di visitatori, soprattutto stranieri. Segnali positivi arrivano anche dall’export grazie all’effetto traino di ambio favorevole con il dollaro.
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SPeCiaLe
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VINO POLIGLOTTA SIMBOLO EXPO
Dal vino piu’ antico del mondo in avanti la storia nel bicchiere al piu’ antico vino del mondo a quello dell’Odissea, dal vino dei Celti ai Borboni ma la “guest star” è il vino poliglotta in 42 lingue del mondo: dallo swahili al persiano, dal tigrino al russo, fino al giapponese e all'arabo scelto come simbolo dell’expo per far conoscere da tutti i visitatori i primati del patrimonio vitivinicolo Made in Italy. La riscoperta della storia - sottolinea la Coldiretti - è la principale leva di innovazione su cui puntano quest’anno i produttori italiani per catturare i consumatori italiani e stranieri, ma non mancano esempi creativi che guardano al futuro come il vino “dietetico” o quello con etichetta in 42 lingue dedicato espressamente all’appuntamento dell’expo. in georgia 13 mila anni fa è sopravvissuta la vitis vinifera la madre di tutti i vitigni moderni ed è qui che è nata migliaia di anni fa l’arte di fare il vino conservato in grandi anfore di terracotta messe sottoterra. Da questo presupposto - informa la Coldiretti l’azienda Tremonti di imola ha preso le mosse per iniziare la prima produzione di vino in anfore di terracotta. i titolari dell’azienda, Sergio, Vittorio e David navacchia, hanno chiamato gli esperti georgiani a far da maestri e utilizzando una delle loro grandi anfore da 400 litri per la vinificazione. Oggi raccolgono il frutto del loro lavoro con le prime 600 bottiglie di un vino che hanno chiamato “Vitalba”. Si tratta di albana ottenuto con 120 giorni di macerazione con le bucce in anfora, solo con lieviti indigeni dello stesso vino e senza solfiti. Dalla preistoria del vino alla leggenda. Viene direttamente dall’Odissea - segnala la Coldiretti l’idea di martina Buccolini, giovane produttrice dell’azienda agricola Sigi di macerata (marche), di produrre un vino di giuggiole, sulla scorta di quello assaggiato da Ulisse nell’isola dei lotofagi. narra Omero che alcuni uomini dell’equipaggio, una volta sbarcati si lasciarono tentare dal frutto del loto che fece loro dimenticare mogli, famiglie e la nostalgia di casa. in realtà pare che il loto di cui parla Omero sia proprio lo zizyphus lotus, un giuggiolo selvatico, e che l’incantesimo dei Lotofagi non fosse provocato da narcotici, ma soltanto dalla
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nelle foto il vino poliglotta simbolo dell’exPO 2015. (sopra) il Presidente moncalvo con alcuni esempi di vini rappresentativi del territorio che hanno fatto grande la storia e la tradizione italiana del “Bel Paese” nel bicchiere.
bevanda alcolica che si può preparare coi frutti del giuggiolo. Viene invece prodotto in Lomellina dall’azienda di Robbio (Pavia) molino miradolo di Fulvio Pescarolo - continua la Coldiretti - un vino realizzato con la tecnica dell’arbustum gallicum sviluppata dalle popolazioni celtiche più di 2.500 anni fa. L’uva è torchiata a legna e vinificato secondo le descrizioni degli storici dell’epoca e successivamente viene travasata all’interno di speciali vasi in ceramica, che vengono collocati all’interno di una scatola di legno d’olmo riempita di paglia. Risale invece attorno all’anno mille o più precisamente all’anno 1150 quando i cavalieri Templari iniziarono a insediarsi in Sardegna. il loro vino, storicamente riconosciuto e collegato con la presenza dell’Ordine in Planargia - informa la Coldiretti - era il malvasia di Bosa, spumante dolce che viene prodotto oggi dall’azienda Silattari di Bosa (Oristano) di giovanni Porcu e nicola garippa. Sono il vento, il mare, il sole e l’antico suolo calcareo, che combinando fra loro in vincoli irripetibili consentono a questo particolare vino di raggiungere l’eccellenza. e infine, si torna a tempi più recenti con il vino Vite maritata prodotto dall’azienda agricola “i Borboni” nell’agro aversano e giuglianese (Caserta) che ha recuperato - fa sapere la Coldiretti - il vitigno dell'asprinio altrimenti condannato all'estin-
zione giungendo all'approvazione della pratica di riconoscimento prima della igT e, nel 1993, della Doc asprinio. il vino dei Borboni matura in grotte scavate a 13 mt di profondità, uniche per i loro ambienti particolarmente adatti alla conservazione, in grado di assicurare fresco, giusta umidita, luce e temperatura costante nell’arco dell'anno. nello stand della Coldiretti al Vinitaly sono esposti anche altri vini particolari e caratteristici. Dalla linea di spumanti denominati “essenza zero” (zero calorie), realizzati dall’azienda agricola Ricchi di monzambano (mantova) nel totale rispetto del metodo classico, senza zuccheri aggiunti, al vino Valtellina superiore dell’azienda agricola alberto marsetti di Sondrio il cui affinamento decennale si realizza ai 2700 metri sul livello del mare dove la condizione climatica è ottimale per la pace e i silenzi dell’alta quota. Specifico risalto all’etichetta, infine, viene dato da tre vini in bella mostra: l’abruzzese Testarossa dell’azienda Pasetti con l’etichetta in cuoio pregiato, il marchigiano Rosso Conero Doc prodotto dall’azienda Podere giustini di ancona che nelle etichette riproduce le centinaia di lettere di una tragica storia di amore familiare nata durante la seconda guerra mondiale e il lombardo nettare dei Santi igt Collina del milanese dell’azienda agricola San Colombano al Lambro di gianenrico Riccardi che presenta una "etichetta globale" per far conoscere a tutto il mondo l'unico vino della città dell’expo. Una etichetta unica - conclude la Coldiretti - con raffigurato il Duomo in bella vista e la descrizione del prodotto in 42 lingue del mondo: dallo swahili al persiano, dal tigrino al russo, fino al giapponese e all'arabo.
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ARRIVO
TESTO
UNICO V I N O
nella foto il vino made in italy taroccato scovato dalla Coldiretti nei diversi continenti.
1 MLD DI FALSI DA BOrDOlINO ArGENTINO A CHIANTI USA TAGlIO DEl 50%
l’ultimo arrivato è il prosecco Made in Crimea spinto da tensioni politiche e commerciali
SUllA BUrOCrAZIA arrivo del testo unico sul vino taglia del 50% il tempo dedicato alla burocrazia che dal vigneto alla bottiglia rende necessario adempiere a più di 70 pratiche che coinvolgono 20 diversi soggetti che richiedono almeno 100 giornate di lavoro per ogni impresa vitivinicola per soddisfare le 4000 pagine di normativa che regolamentano il settore. “Un testo ampiamente condiviso che raccoglie molte nostre proposte che consentono di ridurre gli oneri anche economici a carico delle imprese senza abbassare la soglia di garanzia qualitativa attraverso i controlli” ha affermato il Presidente della Coldiretti Roberto moncalvo. Si tratta continua la Coldiretti - di un ulteriore passo in avanti dopo i primi cambiamenti positivi ottenuti con il DL “Campolibero” convertito in legge nell’agosto scorso che ha già portato delle importanti semplificazioni. infatti - precisa la Coldiretti - per evitare duplicazioni è stato già istituito il Registro unico dei controlli con inserimento anche delle attività svolte dagli organismi di certificazione e controllo, viene rivisto l’istituto della diffida con ampliamento dei casi di applicazione, si passerà ad una completa dematerializzazione dei registri di cantina come dal decreto appena firmato dal ministro delle Politiche agricole maurizio martina con semplificazioni a favore dei produttori fino a 1000 ettolitri e a chi trasforma esclusivamente le uve aziendali; è stato stabilito un esonero dalla tenuta dei registri per produttori fino a 50 ettolitri con annessa attività di vendita diretta e somministrazione.
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al Bordolino nella versione bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore al meer-secco, ma ci sono anche il Barbera bianco prodotto in Romania e il Chianti fatto in California, il marsala sudamericano e quello statunitense e il Kressecco tedesco tra le contraffazioni e imitazioni dei nostri vini e liquori più prestigiosi che complessivamente provocano perdite stimabili in oltre un miliardo di euro sui mercati mondiali alle produzioni Made in Italy. Sulla spinta delle tensioni politiche e commerciali che sono culminate con l’embargo da parte della Russia è anche arrivato il Prosecco made in Crimea perché ad essere colpiti - sottolinea la Coldiretti - sono i settori piu’ dinamici dell’agroalimentare Made in Italy come gli spumanti che con un balzo del 20 per cento nelle bottiglie spedite all’estero sorpassano lo champagne e conquista le tavole nel mondo con un record storico, secondo una analisi Coldiretti sulla base dei dati istat relativi al 2014. La stagnazione dei consumi interni, insieme alla crescita dei mercati esteri, rende piu’ urgente - precisa la Coldiretti l’intervento delle istituzioni per tutelare le esportazioni di vino Made in Italy di fronte ai numerosi tentativi di banalizzazione delle produzioni nazionali. Oltre al danno economico, a preoccupare è soprattutto il danno di immagine che provocano tra i consumatori emergenti dove non si è ancora affermata la cultura del vino. La Coldiretti ha esposto al Vinitaly alcuni esempi del vino “tarocco” che invade il mondo. Si va dal Chianti californiano al marsala wine prodotto negli Usa, ma ci sono anche il Barbera bianco
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prodotto in Romania, il Kressecco e il meerSecco realizzati in germania, sino ad arrivare Bordolino bianco e tinto prodotti in argentina in confezioni con tanto di tricolore. il fenomeno del falso vino “Made in Italy” - informa la Coldiretti - trova un forte impulso anche dalle opportunità di vendita attraverso la rete dove è possibile acquistare pseudo vino ottenuto da polveri miracolose contenute in wine-kit - anch’essi esposti dalla Coldiretti - che promettono in pochi giorni di ottenere le etichette piu’ prestigiose come Chianti, Valpolicella, Frascati, Primitivo, gewurztraminer, Barolo,Verdicchio, Lambrusco o montepulciano. il vino in polvere puo’ essere facilmente acquistato anche direttamente nei negozi di alcuni Paesi dell’Unione europea, dalla gran Bretagna alla Svezia dove è stato addirottura scoperto uno stabilimento di produzione. Fuori dall’Unione europea dove uno dei più grandi produttori di wine kit si trova in Canada http://www.vinecowine.com/ e, con i marchi California Connoisseur, KenRidge, Cellar Craft, european Select, vende kit di Verdicchio, Chianti, Barolo, amarone,Valpolicella ai quali - denuncia la Coldiretti - si è limitato ad aggiungere semplicemente l’aggettivo “style”. La società che produce winekit fa capo al secondo produttore canadese di vino andrew Peller Limited http://www.andrewpeller.com che in passato ha anche esposto i propri vini al Vinitaly. e preoccupante notare - continua la Coldiretti - che la falsificazione continui a prosperare in un Paese come il Canada con cui la Commissione europea ha recentemente raggiunto un accordo politico sugli elementi
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SPECIALE chiave dell’Accordo economico commerciale globale (noto anche con l’acronimo in inglese CETA) per dirimere le controversie in corso sulla tutela delle denominazioni, dai salumi ai formaggi. Il problema non è legato solo all’utilizzo delle pregiate denominazioni del Belpaese poiché in base alla normativa europea del vino, non è possibile aggiungere acqua nel vino o nei mosti. La definizione europea del vino non contempla l’aggiunta di acqua e soprattutto per questo il commercio dei wine-kit su tutto il territorio europeo - continua la Coldiretti - andrebbe vietato. Un problema altrettanto grave è la progressiva diffusione di bottiglie cosiddette “Mafia sounding” che si fondano su scandalose operazioni di business che fanno leva sugli episodi, i personaggi e le forme di criminalità organizzata piu’ dolorose ed odiose che danneggiano l’immagine dell’Italia nel mondo come il “Fernet Mafiosi”, con tanto di gangster e pistola disegnati, che viene venduto in uno degli Stati europei dove conclude la Coldiretti - la presenza degli italiani è maggiore, la Germania.
CONSUMI
mostrano un consolidamento del consumo mondiale stimato nel 2014 attorno ai 243 Milioni di ettolitri, l’andamento non è più trainato dai paesi tradizionalmente produttori e consumatori come Italia e Francia, bensì dalla nascita e dallo sviluppo di nuovi poli di consumo. La Cina in pochi anni è diventata il quinto Paese consumatore ed oggi circa il 39% del vino prodotto viene consumato in paesi non europei, rispetto al 31% del 2000. In Italia si beve meno, ma si beve meglio con il formato più venduto che è stato quello delle bottiglie da 0,75 litri a denominazione d’origine che puo’ contare su una offerta Made in Italy di 74 etichette Docg, 341 Doc e 123 Igt. I vini più richiesti sono Chianti, Lambrusco, Vermentino, Barbera, Bonarda, Montepulciano d’Abruzzo, Nero d’Avola, Morellino e Dolcetto, ma crescono anche il Pecorino, l’Aglianico e il Pignoletto a conferma del successo dei vini autoctoni. Il risultato - sottolinea la Coldiretti - è che la quantità di vino Made in Italy consumato all’interno dei confini nazionali è risultata addirittura inferiore di quella consumata nel mondo. Nonostante l’au-
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mento dello 0,8% nelle bottiglie esportate per un quantitativo di 20,4 milioni di ettolitri, l’Italia nel 2014 è stata sorpassata dalla Spagna (22,6 milioni di ettolitri, il 22% in più sul 2013), dopo essere stata infatti a lungo il primo fornitore mondiale. A trainare l’export - precisa la Coldiretti - sono le bollicine che mettono a segno nel 2014 un aumento del 18,2% nelle numero di bottiglie esportate. Ad apprezzare il vino italiano sono soprattutto gli Stati Uniti che ne hanno importato quasi 6 milioni di ettolitri e a seguire la Germania e la Gran Bretagna entrambi con quasi 3 milioni di ettolitri. In termini di valore il vino - continua la Coldiretti - resta la prima voce dell’export agroalimentare italiano con un fatturato di 5,1 miliardi nel 2014, in crescita dell’1,4% sul 2013 ma dietro la Francia sempre prima in termini di fatturato legato all’export vinicolo con 7,7 miliardi di euro. Nel 2014 in Italia la produzione di vino è stata a 41 milioni di ettolitri con un calo del 12% rispetto all’anno precedente che ha provocato anche la perdita del primato mondiale nella produzione di vino a vantaggio della Francia.
MAI COSI TANTO IMPORT
AL MINIMO
STRANIERO, É INVASIONE (+46%)
STORICO
Occorre fare chiarezza sulle destinazioni finali di queste produzioni a chilometro illimitato
ADDIO A1 BICCHIERE SU 5
all’inizio della crisi è sparito dalle tavole degli italiani un bicchiere di vino su cinque ed i consumi di vino sono scesi al minimo storico dall’Unità d’Italia nel 1861. Se all’estero i problemi vengono dalle imitazioni, in Italia sono crollati gli acquisti di vino delle famiglie e i consumi nazionali - sottolinea la Coldiretti - sono scesi attorno ai 20 milioni di ettolitri, dietro Stati Uniti e Francia, con un taglio del 19% dall’inizio della crisi nel 2008. Se la media di consumo è al di sotto dei 37 litri a persona, solo il 21 per cento degli italiani beve vino tutti i giorni e addirittura quasi la metà degli italiani (48,4%) non lo beve mai durante l’anno, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat. Sta cambiando la geografia del vino e se i dati disponibili
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on era mai arrivato così tanto vino straniero in Italia come nel 2014 che fa segnare il record storico delle importazioni con 278 milioni di chili, in aumento del 46% dall’inizio della crisi nel 2008. E’ quanto emerge da una analisi su dati Istat presentata al Vinitaly dalla Coldiretti che esprime preoccupazione per il fatto che ben 228 milioni di chili (82%) arriva sfuso in cisterne delle quali non si conosce la reale destinazione. La provenienza invece - sottolinea la Coldiretti - è soprattutto spagnola con l’arrivo di ben 154 milioni di chili di vino dalla penisola iberica e dagli Usa da dove sono sbarcati in Italia 47 milioni di chili di vino, la quasi totalità sfusi in recipienti superiori a 2 litri. Occorre fare chiarezza sulle destinazioni finali di queste produzioni a chilometro illimitato - sottolinea la Coldiretti - per evitare il rischio di frodi ed inganni a danno del Made in Italy come testimonia l’Osservatorio sulla criminalità in agricoltura promosso dalla Coldiretti con l’ex procuratore Giancarlo Caselli alla guida del comitato scientifico che ha piu’ volte puntato il dito sul pericolo di inganni che si nasconde dietro la mancanza di trasparenza nell’importazione massiccia di materie prime agricole. Il timore è che un quantitativo elevato venga probabilmente imbottigliato in Italia e senza una adeguata tracciabilità finisca - continua la Coldiretti per fare concorrenza sleale ai produttori nazionali e ingannare i consumatori. Per questo - sostiene la Coldiretti - occorre rendere pubblici i nomi delle aziende che importano vino sfuso per consentire ai consumatori
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piena libertà di scelta. Si tratta di togliere il segreto di Stato sui flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero al fine di contrastare le aggressioni e salvini il Made in Italy conseguenti alla lavorazione nel nostro Paese di prodotti alimentari oggetto di importazione o di scambio intracomunitario e la successiva messa in commercio come prodotti autenticamente italiani. Finora, infatti, una complessa normativa doganale ha impedito l’accessibilità dei dati senza significative ragioni legate alla tutela della riservatezza - come testimoniato dallo scandalo della carne di cavallo - provocando gravi turbative sul mercato ed ansia e preoccupazione dei consumatori, a fronte all’impossibilità di fare trasparenza sulla provenienza degli alimenti. In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato conclude il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - il valore aggiunto della trasparenza e lo stop al segreto sui flussi commerciali.
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DA AMARONE DOPOBARBA A SCRUB VITE, È WINE BEAUTY CONTADINO n principio è stato il bagno nel vino ad inaugurare le tecniche di wellness dalla campagna ma poi dal dopobarba all’amarone alla crema viso alla linfa di vite, dallo scrub agli scarti di potatura al gel di uva rassodante, dalla crema antietà allo spumante allo shampoo al vino rosato o allo stick labbra agli estratti di foglie di vite si è verificato un vero boom per il business del “wine beauty” con il variegato e curioso diffondersi dl prodotti di bellezza derivati dalla vigna. La linea di bellezza “dalla vigna al benessere” - afferma la Coldiretti - nasce dall’intuizione e dall’amore di chi da sempre è a diretto contatto con il mondo dell’enologia e ne conosce perfettamente, oltre alle qualità e al gusto anche le proprietà cosmetiche derivanti dal principio base dell’uva: il polifenolo ma anche dalla linfa della vite o dagli scarti della potatura in modo da deliziare non solo il palato ma prendersi cura anche del proprio corpo. Le novità a base di vino - afferma la Coldiretti - sono tantissime, con molti agricoltori che si rimboccati le maniche reinventandosi il lavoro dei campi dando vita ad una nuova professione, quella dell’“agristetista”. Questo nuovo lavoro - afferma la Coldiretti - infatti - non solo permette alle aziende di diversificare la propria attività, ma consente anche al consumatore amante del benessere di avere nuove opportunità tutte naturali. Si va dai cosmetici allo spumante come la crema antietà e quella per il trattamento per il corpo che - informa la Coldiretti - sono davvero unici perché in loro l’evanescenza e l’effervescenza delle bollicine vengono trasferite sulla pelle ossigenandola a lungo. Questi prodotti sfruttano, infatti, le proprietà di un potente antiossidante contenuto nello spumante che contrasta invecchiamento cutaneo e i processi infiammatori. Ma i preziosi alleati dalla vigna alla bellezza naturale sono diversi, come lo scrub al Verdicchio, particolarmente adatto per le pelli sensibili, o quello al vinacciolo che assicura un’efficace azione sebo-normalizzante, purificante, idratante e antibatterica. I granuli dei vinaccioli, macinati finemente, permettono l’asportazione delle impurità e del sebo svolgendo una pulizia profonda e un’efficace azione levigante lasciando la pelle pulita, liscia, idratata e luminosa. Lo shampoo al vino rosato - continua la Coldiretti - risulta particolarmente indicato contro le doppie punte e capelli fragili perché svolge un’azione detergente senza intaccare in profondità il capello, mentre il gel uva rassodante - continua la Coldiretti - combatte efficacemente la pelle a “a buccia d’arancia” soprattutto se applicata sui punti critici dopo un bel bagno caldo prima di coricarsi. La crema viso alla linfa di vite ha uno strepitoso potere energizzante ed è ricca di preziosi
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Nelle foto “Dal dopobarba all'amarone allo scrub di vite fino al gel di uva rassodante, il boom del wine beauty mostrato dalla Coldiretti al Vinitaly". Il detergente all’uva è ottimo per struccare, pulire e preparare la pelle all’applicazione della crema. Proprio la crema d’uva ad esempio è indicata per combattere in modo efficace le rughe. L’olio da massaggio al vino bianco permette di avere invece una pelle morbida, idratata e profumata.
principi attivi. Il tutto nasce in un particolare periodo dell’anno in cui la vite inizia il suo pianto. É un momento di meditazione e di totale immersione nell’alchimia della natura, la linfa di vite viene su dalle radici il tronchetto viene inciso e così comincia il gocciolare dell’essenza che viene sapientemente mescolata ad altri preziosi ingredienti della vigna per trasformarsi in meravigliose creme. Non mancano poi gli stick labbra all’olio di vinaccioli che essendo ricchi in acido linoleico, acido grasso essenziale contribuiscono a mantenere la corretta idratazione delle labbra evitando screpolature e il gel per le gambe che grazie agli estratti di foglie rosse di vite e le bucce d’uva rossa contenute in esso contrastano in modo naturale la fragilità capillare e ne migliorano il microcircolo donando immediato sollievo ed energia alle gambe stanche. Una opportunità anche per gli uomini con il dopobarba all’amarone che - continua la Coldiretti - garantisce, una pro-
tezione della pelle dagli agenti atmosferici e grazie ai suoi principi attivi è in grado di neutralizzare l’azione ossidante dei radicali liberi lasciando peraltro un gradevole e caratteristico profumo. Il detergente all’uva è ottimo per struccare, pulire e preparare la pelle all’applicazione della crema come per esempio quella concentrata al mosto d’uva estremamente bilanciata che grazie alle sue proprietà agisce in modo rapido ed intenso riducendo in modo efficace e visibile le rughe di troppo e per finire ma c’è anche un ottimo olio da massaggio al vino bianco che miscelando sapientemente olio e vino permette di avere una pelle morbida, idratata e profumata. Questi sono tutti prodotti cosmetici al naturale che provengono direttamente dalla aziende agricole e che - conclude la Coldiretti - possono essere facilmente reperibili nella rete dei mercati e delle fattorie di campagna Amica che ha elaborato una guida al benessere naturale.
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LA PAC 2014-2020 Speciale settore vitivinicolo Il NUOVO SISTEMA DI AUTOrIZZAZIONI a nuova programmazione dell’Ocm Unica prevede lo smantellamento del sistema delle quote che coinvolgerà anche il sistema dei diritti di impianto dei vigneti. L’abolizione del vecchio ordinamento è prevista dal 31 dicembre 2015. Dal 1° gennaio 2016, i diritti di impianto saranno sostituiti da un regime di autorizzazioni che rimarrà in vigore fino al 31 dicembre 2030. al fine di valutare gli effetti dell’applicazione del nuovo regime e prevedere eventuali correttivi è stato anche già previsto un riesame intermedio dopo il 2020. il nuovo sistema si caratterizza per la possibilità di crescita delle superfici vitate aziendali senza dover investire denaro nell’acquisto dei diritti, seppur all’interno di un quadro di regole per buona parte già definite nel regolamento di base. al tempo stesso sono stati recepiti alcuni strumenti per tutelare in particolare le aree a denominazione e indicazione geografica. Vediamo nel dettaglio cosa prevede il nuovo sistema. Con il nuovo sistema gli impianti e i reimpianti saranno consentiti solo previa autorizzazione, concessa su richiesta dei produttori, espressa in ettari e legata ad una specifica superficie. Le autorizzazioni hanno una durata massima di tre anni ed è prevista una sanzione in caso di non utilizzo da parte dell’agricoltore successivamente al rilascio. Primo importante elemento di distinzione tra i diritti (attuale sistema) e le autorizzazioni (dal 2016) è proprio il vincolo alla superficie di destinazione che porta con se la non trasferibilità delle autorizzazioni, né a titolo oneroso né a titolo gratuito. Sono in fase di definizione le condizioni e le modalità per consentire i trasferimenti in situazioni eccezionali. La possibilità di incrementare le superfici non è però illimitata. infatti, per evitare aumenti eccessivi delle produzioni, lo Stato membro può concedere autorizzazioni fino ad un massimo dell’1 per cento annuo della superficie vitata nazionale secondo la cosiddetta clausola di salvaguardia; considerando che la superficie vitata nazionale è pari a circa 650.000 ettari, potranno essere assegnate ogni anno autorizzazioni per nuovi impianti per circa 6.500 ettari al massimo. inoltre, questa percentuale potrà anche essere ridotta nelle aree a Denominazione di Origine (Do) e indicazione geografica (ig) se i Consorzi di tutela dimostreranno che vi è una situazione di difficoltà (rischio di offerta eccedentaria o svalutazione della denominazione). Per il rilascio delle autorizzazioni lo Stato membro può fissare criteri di ammissibilità già definiti nelle norme Ue e non modificabili, basati sulla disponibilità di superficie, sulle conoscenze e competenze professionali e sul rischio di una significativa svalutazione di una
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denominazione, oppure utilizzare uno o più dei criteri di priorità come criteri di ammissibilità. Se le richieste di autorizzazione ammissibili risultano inferiori alla percentuale fissata dallo Stato membro nell’ambito della clausola di salvaguardia (1% annuo della superficie vitata nazionale), queste sono tutte accettate, altrimenti sono concesse in proporzione (criterio del pro-rata) e/o in base a criteri di priorità, anche questi già fissati a Bruxelles e non modificabili dagli Stati membri, (giovani produttori, requisiti ambientali, ricomposizione fondiaria, sostenibilità economica, incremento della competitività aziendale e territoriale, incremento della qualità dei pro-
IL REIMPIANTO NELLA STESSA AZIENDA l reimpianto nella stessa azienda rappresenta un altro aspetto importante nel nuovo sistema di gestione. ai produttori che estirpano un vigneto dopo il 1° gennaio 2016 lo Stato membro garantisce automaticamente l’autorizzazione ad effettuare il reimpianto. Tali autorizzazioni non sono conteggiate ai fini della clausola di salvaguardia. L’autorizzazione al reimpianto può, inoltre, essere concessa prima dell’estirpazione, purché questa avvenga entro quattro anni dalla data del nuovo impianto. e’ bene ribadire che, contrariamente a quanto avveniva in precedenza, le autorizzazioni al reimpianto non potranno essere trasferite. nelle aree a Do e ig inoltre, su decisione motivata da parte del Consorzio di tutela, l’autorizzazione può essere vincolata al reimpianto della stessa Do/ig. anche le autorizzazioni al reimpianto avranno una durata di tre anni dal rilascio, ma la richiesta potrà essere effettuata entro 2 anni dalla estirpazione del vigneto preesistenti, pertanto si potrà contare su una durata di 5 anni (2+3). Così come accade oggi con i diritti di reimpianto, se il vigneto estirpato non era regolare, l’autorizzazione al reimpianto non sarà concessa.
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dotti a denominazione di origine e indicazione geografica e aumento della dimensione dei piccoli vigneti, comportamento precedente, organizzazioni senza scopo di lucro a finalità sociale). Qualora la superficie assegnata risulti inferiore al 50% della superficie richiesta, il produttore potrà rinunciare all’assegnazione entro tempi limitati. La Commissione sta inoltre valutando le modalità per destinare alle annualità successive eventuali superfici non assegnate a causa di rinunce. Ricevuta l’autorizzazione per nuovo impianto il produttore avrà tre anni di tempo per effettuare l’impianto e potrà essere sanzionato se non lo realizza.
I DIRITTI IN PORTAFOGLIO i viticoltori che detengono al 31 dicembre 2015 diritti di impianto ancora validi è data la possibilità, fino al 2020, di convertire tali diritti in autorizzazioni. Le autorizzazioni così ottenute scadono al più tardi il 31 dicembre 2023 e le superfici concesse a partire da diritti in portafoglio non concorrono al raggiungimento della clausola di salvaguardia. Con il termine del sistema dei diritti cesseranno anche le riserve regionali. Le Regioni stanno attivando bandi per assegnare i diritti di reimpianto esistenti la cui realizzazione dovrà avvenire entro il 31 dicembre del 2015. Questi diritti, al pari di quelli detenuti da produttori, se non utilizzati entro il 31 dicembre dovranno essere convertiti in autorizzazioni e avranno validità pari alla durata stabilita dalla Regione. Un decreto del ministro ha inoltre cancellato il divieto di trasferimento dei diritti di reimpianto al di fuori delle regioni favorendo così la circolazione dei diritti su tutto il territorio nazionale, con l’obbiettivo di limitare la possibile perdita di potenziale produttivo. Ricordiamo che in italia ci sono circa 40.000 ha di diritti di reimpianto detenuti dai produttori da oltre 4 anni e per i quali dal 1° gennaio 2016 sarà possibile solo convertirli in autorizzazioni al reimpianto da parte dei detentori, ma non sarà più possibile cederli.
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SCHEDA|SPeCiaLe
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nelle tabelle a lato: simulazione di un’azienda con 10 ettari di vigneto, che non ha mai presentato domanda e che quindi accede per la prima volta al Regime dei Pagamenti diretti. nel 2015 percepirà un pagamento totale pari a circa 327 euro che negli anni successivi, per effetto della convergenza, tenderà ad aumentare.
IL NUOVO REGIME DEI PAGAMENTI DIRETTI: TITOLI ANCHE AI VITICOLTORI, MA SENZA GREENING econdo quanto previsto nel nuovo regime dei pagamenti diretti, potranno presentare domanda anche i viticoltori, ai quali verranno riconosciuti diritti all’aiuto. Un importante vantaggio, derivante dall’attività di negoziazione e fortemente sostenuto da Coldiretti, consiste nell’esclusione delle superfici vitate dall’applicazione delle pratiche benefiche per il clima e l’ambiente (greening). Con questa esclusione e’ stato di fatto riconosciuto il ruolo ambientale delle coltivazioni viticole, non solo dal punto di vista della biodiversità e della tutela dei paesaggi, ma anche e soprattutto l’importante ruolo sulla prevenzione del rischio idrogeologico che oggi preoccupa la maggior parte del territorio nazionale. secondo le scelte effettuate dall’italia, il pagamento non sarà uguale durante l’intero periodo di programmazione, ma l’importo dei titoli varierà di anno in anno a seconda del valore iniziale da cui partirà ogni singolo agricoltore. in particolare, l’importo dei titoli delle aziende, che entrano per la prima volta nel sistema, partirà dallo step più basso per poi aumentare progressivamente. Presumibilmente tra queste aziende rientreranno la maggior parte delle aziende viticole. il regime prevede anche l’applicazione di una soglia minima di pagamenti diretti, al di sotto della quale il pagamento non è erogato. Per il 2015 e 2016 la soglia minima sarà pari a 250 euro, mentre dal 2017 questa sarà pari a 300euro. Le nuove aziende che entrano nel sistema potrebbero rientrare nelle suddette soglie minime e non ricevere il pagamento. Si consiglia comunque di presentare la domanda in quanto, per il meccanismo di convergenza, tali aziende, nel secondo anno di applicazione, potrebbero avere un aumento del valore dei titoli tale da consentirgli il superamento della soglia minima e di ricevere il pagamento.
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PAC: PROPOSTA LA PROROGA AL 15 GIUGNO PER
LA PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA 2015 a Commissione europea ha proposto il 19 marzo 2015 la proroga del termine ultimo per la presentazione delle domande di aiuto per i pagamenti diretti al 15 giugno, un mese in più rispetto all’attuale scadenza prevista per il 15 maggio. L’estensione del termine si dovrebbe applicare anche ai pagamenti per superficie nel secondo pilastro della Politica agricola comune. La proroga si applicherà solo per il 2015 e sarà volontaria. Pertanto gli Stati membri potranno avvalersi di questa possibilità. il testo della proposta dovrebbe consistere nella modifica del regolamento 809/2014 ma non sarà disponibile prima del 15 aprile, per essere poi discusso ed approvato al Comitato Pagamenti Diretti del 20 aprile a Bruxelles. e’ da verificare se la modifica dell’articolo 13 del regolamento di esecuzione 809/2014 relativo al termine ultimo per la presentazione delle domanda consenta anche la possibilità di presentare domanda tardiva come previsto dal reg. delegato 640/2014 art. 13 con le relative sanzioni (presentazione tardiva di 25 giorni con sanzione 1 per cento al giorno) e la possibilità di modifica della domanda dopo il termine ultimo di presentazione della domanda unica prevista dal reg. esecuzione 809/2014 art. 15. La proposta di proroga dovrà comunque essere approvata dalla Commissione europea, ed a regolamentazione vigente, allo stato attuale, il termine ultimo per la presentazione della domanda resta il 15 maggio 2015.
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nOCCiOLO n.37 |SCHEDA
• Presenza ubiquitaria • Deprezzamento nocciola • Cimici polifaghe • attenti monitoraggi Le cimici sono insetti temibili per la coltivazione del nocciolo. alcune regioni italiane, Piemonte in testa, riservano particolare attenzione a questa avversità, sia per il grande pregio della varietà locale, la Tonda gentile Trilobata, sia per il deperimento qualitativo cui la nocciola va incontra a causa dell’azione della cimice. La presenza di nocciole attaccate delle cimici, causa un forte deprezzamento del prodotto e addentare una fetta di torta o una barretta di cioccolato contenenti anche una sola nocciola avariata non fa certamente piacere! La cimice del nocciolo in realtà sono tante cimici. Una pluralità di specie appartenenti a diverse famiglie di pentatomidi e coreidi che sono individuate quali la causa del cosiddetto “cimiciato”.
il cimiciato
il danno che la cimice provoca sul nocciolo è di tipo qualitativo. L’insetto ha un apparato boccale pungente-succhiatore e, nutrendosi, punge i frutti del nocciolo con gli stiletti boccali che inserisce nel seme attraverso il guscio. Con la puntura di suzione, l’insetto inietta della saliva nel seme causando due tipi di reazione: • in caso di attacchi precoci, il seme subisce un aborto traumatico e alla raccolta si avranno nocciole con il guscio normalmente formato ma con il contenuto totalmente atrofizzato;
le CImICI Del noCCIolo
[a cura di alberto Pansecchi]
• in caso di punture più tardive il seme completa il suo sviluppo ma presenterà alterazioni del colore e soprattutto del sapore. nel caso delle punture tardive è importante aggiungere che le alterazioni del gusto saranno più evidenti nel momento in cui la nocciola subirà il trattamento di tostatura per liberarla del pericarpo (la pellicina marrone che circonda la mandorla). all’assaggio della nocciola fresca, non tutti i degustatori avvertono infatti questo difetto. Rimane comunque invariato l’inquinamento batterico e fungino che la nocciola subisce e la conseguente possibilità di accumulo di aflatossine. n°4 • APRIlE 2015|AGRICOLTURA A. 23
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SCHEDA|nOCCiOLO n.37
[a cura di alberto Pansecchi]
il gonocero
il gonocerus acuteangulatus sverna come adulto alla base dei cespugli, in screpolature della corteccia o in altri rifugi. in maggio gli adulti abbandonano i rifugi invernali e raggiungono le piante, dove iniziano a nutrirsi dei frutticini. Le femmine, dopo l’accoppiamento, depongono le uova sulle brattee che proteggono i frutti e sulle foglie del nocciolo. Dopo circa un paio di settimane fuoriescono i giovani che subito attaccano germogli e brattee e successivamente le nocciole; i nuovi adulti si hanno nel mese di giugno. il gonocerus acuteangulatus compie una generazione all’anno.
la palomena
La Palomena prasina vive su nocciolo, castagno e su diverse piante arboree e arbustive. essa sverna come adulto, isolata, alla base delle piante arboree. in primavera si accoppia, depone le uova a gruppi sulla pagina inferiore delle foglie. i giovani, dopo alcuni giorni, si disperdono su diverse piante, tra cui il nocciolo, e iniziano a pungere i frutti. La palomena compie generalmente due generazioni all’anno. Con le sue punture può trasmettere la Stigmatomicosi delle nocciole.
le altre cimici
Diverse sono le cimici che si possono rinvenire sul nocciolo e tutte potenzialmente pericolose. Oltre alle due principali cimici già descrritte e alle altre specie tradizionalmente pre-senti quali Coreus marginatus, nezara viridula, Raphigaster nebulosa, Pentatoma rufipes, etc. si è aggiunta ultimamente una nuova cimice di origine asiatica, che desta molte preoccupazioni: la halyomorpha halys. È assolutamente polifaga con una predilezione per piante arboree e arbustive. Le colture più a rischio sono tutti i frutteti e i vigneti ma anche piante ornamentali e alcune ortive e colture in pieno campo. Può arrecare gravi danni.
la difesa
La difesa dalle cimici si basa innanzitutto su attenti monitoraggi che ne evidenzino la presenza. Vi sono poi strategie, in corso di approfondimento, che prevedono di attrarle su piante esca e di ucciderle prima che raggiungano i noccioleti riducendo nel contempo la distribuzione di insetticidi nell’ambiente. La lotta si basa tuttavia ancora sull’utilizzo prioritario di insetticidi piretroidi mentre non esistono, per ora, armi efficaci a disposizione di coloro che operano con strategie di lotta biologica. Bibliografia: materiale da web: www.tecnichefitoiatriche.it - Cristina marello - 2007 • materiale da web: www.stopbmsb.org/stink-bug-basics
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a cura del servizio di consulenza tecnico-agronomica - coldiretti alessandria
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La ruggine delle drupacee è una malattia che colpisce svariate piante appartenenti al genere prunus, fra cui susino, albicocco, mandorlo e pesco. Questo fungo, diffuso in tutto il territorio nazionale è un agente di ruggine fogliare. La sua importanza è piuttosto ridotta in quanto compare sporadicamente, di solito a fine estate, ed i danni sono limitati solo alle foglie. in alcune zone particolarmente umide ed in annate caratterizzate da prolungate piogge primaverili, si possono verificare infezioni precoci con danni di una certa gravità soprattutto sul susino, che interessano, oltre alle foglie, anche sia pur raramente, i frutti ed i giovani germogli che non lignificano regolarmente. nel caso di attacchi gravi e precoci il danno alla produzione si può ripercuotere anche nell’annata successiva.
• L’agente causale della ruggine delle drupacee è Tranzchelia
pruni-spinosae ed è un patogeno eteroico, cioè completa il suo ciclo biologico su ospiti diversi, durante l’arco dell’anno. • Le Drupacee rappresentano l’ospite primario con infezioni estive e su di esso si formano le teleutospore che sono le forme svernanti. • Piante erbacee spontanee (Ranuncoli,Anemoni ecc.) rappresentano l’ospite secondario su cui il fungo realizza le infezioni primaverili. • il patogeno si conserva soprattutto come teleutospora che si è formata nelle pustole fogliari; la conservazione avviene sulle foglie che rimangono nel terreno. • in primavera le teleutospore con condizioni climatiche favorevoli germinano originando un basidio che produrrà basidiospore. • Le basidiospore infettano le piante erbacee (ospiti secondari) su cui danno origine a corpi fruttiferi i picnidi con all’interno le picnidiospore. • Le picnidiospore originano pustole gialle, gli ecidi le quali producono le ecidiospore che infetteranno in estate le Drupacee. • Sulle Drupacce si differenzieranno altre strutture sporigene, gli uredosori con le uredospore che formano le reinfezioni estive nelle drupacee; successivamente si originano i teleutosori che formeranno le teleutospore svernanti.
ruGGIne Delle DruPaCee
[a cura di alessandro albertelli] FRUTTiCOLTURa n.45 |SCHEDA
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SCHEDA|FRUTTICOLTURA n.45 [a cura di Alessandro Albertelli]
Sintomatologia • I sintomi della ruggine si manifestano generalmente sulle foglie inserite sui rami più bassi ed appaiono all’inizio come piccole macchie clorotiche. • A questa prima manifestazione, non sempre perfettamente rilevabile, fa seguito la formazione di piccole pustole localizzate preferibilmente nella pagina inferiore della foglia. • Queste escrescenze denominate uredosori, sparse o ravvicinate, si presentano all’inizio puntiformi e di colore giallastro ed in seguito assumono un aspetto crateriforme e, un colore ocraceo e tendono a confluire e ad allargarsi fino a raggiungere una dimensione superiore al millimetro. • Col procedere della stagione e dello stadio di sviluppo diventano di color bruno-nerastro e di aspetto polveroso; in questo ultimo stadio assumono il nome di teleutosori in quanto contengono le teleutospore. • La presenza in forma massiccia delle pustole rugginose può provocare una intensa e diffusa defogliazione della pianta, che diventa di conseguenza più sensibile all’azione di altre avversità. Inoltre, le piante colpite in forma grave tendono ad emettere abbondanti flussi gommosi anche nella stagione successiva. • I frutti vengono colpiti raramente, anche se vi sono segnalazioni inerenti alla comparsa dei sintomi della ruggine sia sui frutti che sui rametti limitatamente alle zone meridionali d’Italia. Lotta Una lotta specifica contro questa malattia non sempre si rende necessaria; su pesco e albicocco, ove l’infezione compare di norma tardivamente e procura scarsi danni diretti, il trattamento risulta spesso superfluo, mentre sul susino, in particolare per le cultivar europee, la lotta diventa a volte indispensabile in quanto i danni possono risultare sensibilmente più gravi soprattutto a causa dei forti indebolimenti dei rami defogliati precocemente. Gli interventi chimici ammessi facendo riferimento alle Norme del Disciplinare di Produzione Integrata 2015 comprendono solo il susino e vengono eseguiti su varietà recettive e alla comparsa delle prime pustole. Successivamente se permangono condizioni climatiche che mantengono la vegetazione bagnata si consiglia di ripetere il trattamento 1-2 volte a distanza di 8-12 giorni. I principi attivi utilizzabili sono: - ZOLFO - PRODOTTI RAMEICI (1) - TEBUCONAZOLO (2) (3) (1) In vegetazione al massimo 4 interventi all’anno indipendentemente dall’avversità. (2) I fungicidi I.B.E. non possono essere utilizzati più di 4 volte all’anno, indipendentemente dall’avversità. (3) Al massimo 2 trattamenti all’anno indipendentemente dall’avversità. Bibliografia:
FERRARI M.; MARCON E., MENTA A. (1992) - Fitopatologia ed Entomologia Agraria, 484. PONTI IVAN;LAFFI F. (1988) - Malattie crittogamiche delle piante da frutto,32-34. REGIONE PIEMONTE (2015) - Norme tecniche di Produzione integrata, 62.
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COSman - SiSTRi |ATTUALITÀ
CO.SM.AN. nOViTà COPeRTURe aSSiCURaTiVe
LE NOVITA’ SULLE COPERTURE ASSICURATIVE AGEVOLATE ZOOTECNICHE E PER I VEGETALI
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l Co.Sm.an ha una veste nuova. La differenza rispetto al passato, riguarda il riconoscimento a partire dal 2015 di Co.Sm.an. ad operare in Piemonte in qualità di Consorzio di Difesa, confermandone altresì la piena operatività in continuità di servizio con il passato. Le coperture assicurative beneficeranno di contribuzione pubblica nazionale e regionale, in misura analoga a quella degli scorsi anni. Le modifiche intervenute non comporteranno per gli allevatori aderenti al Co.Sm.an. e al relativo programma assicurativo, cambiamenti sostanziali. Le condizioni di polizza rimangono invariate per tutti gli ambiti di polizza, compresi i recuperi in alpeggio con mezzi aerei e il rimborso dei danni da predazione; Rimane fondamentale il servizio fornito da COSman, resosi in questi anni indispensabile per le aziende zootecniche, relativo alle richieste di intervento dello smaltitore di effettuare la segnalazione sempre, tramite il Call Center Smaltimenti (al n.199 151-128) oltre alla procedura semplificata che non necessita del preventivo rilascio del certificato veterinario. Per poter accedere ai contributi nazionali e regionali è indispensabile che la documentazione inviata a mezzo PeC alle aziende aderenti, sia restituita - debitamente sottoscritta - al più presto al Co.Sm.an. e comunque entro e non oltre il 20 maggio p.v.. Le aziende aderenti al Co.Sm.an. potranno altresì mettere sotto copertura agevolata da subito anche le colture vegetali, in quanto non si potrà essere aderenti secondo la normativa vigente a più organismi di difesa. Per maggiori informazioni contattare gli uffici del Consorzio reperibili ai seguenti recapiti:Tel.011-4326084 - fax 011-4326085 e-mail info@cosmanpiemonte.it - PeC cosman@pec.cosmanpiemonte.it
SISTRI SiSTema inFORmaTiCO RiFiUTi
Al via le sanzioni Sistri ma imprese agricole esonerate iscrizione al sistema informatico di tracciabilità dei rifiuti (Sistri) ed il pagamento del contributo diventano obbligatori. L’articolo 9 del decreto legge 31 dicembre 2014, n.192, come modificato in sede di conversione in legge, prevede l’applicazione delle sanzioni per il mancato rispetto degli oneri di adesione al sistema a decorrere dal 1° aprile 2015. L’obbligo di iscrizione al Sistri ha come presupposto la produzione e/o la gestione di rifiuti pericolosi e, per quanto concerne i produttori, è posto a carico di imprese o enti che abbiano più di dieci dipendenti. Con specifico riferimento al settore agricolo, si ricorda che il Decreto del ministro dell’ambiente n.126, del 24 aprile 2014 esonera completamente dall’obbligo di adesione, a prescindere dal numero dei dipendenti dell'impresa, le imprese agricole e le imprese della pesca e dell'acquacoltura iscritte nell'albo speciale delle imprese agricole che conferiscano i propri rifiuti nell'ambito di un circuito organizzato di raccolta che è un sistema di raccolta organizzato sulla base di un accordo di programma stipulato tra la pubblica amministrazione ed associazioni imprenditoriali rappresentative sul piano nazionale, o loro articolazioni territoriali, oppure sulla base di una convenzione - quadro stipulata tra le medesime associazioni ed i responsabili della piattaforma di conferimento, o dell’impresa di trasporto dei rifiuti. all’accordo di programma o alla convenzione-quadro deve seguire la stipula di un contratto di servizio tra il singolo produttore ed il gestore della piattaforma di conferimento, o dell’impresa di trasporto dei rifiuti, in attuazione del predetto accordo o della predetta convenzione. Pertanto, gli imprenditori agricoli non sono obbligati all’iscrizione al Sistri a condizione che dimostrino di aver stipulato un contratto di servizio con il gestore di una piattaforma di conferimento, sulla base di una convenzione quadro stipulata da Coldiretti con il gestore medesimo, o di un accordo di programma definito con gli enti locali. La decorrenza delle sanzioni rende, quindi, opportuna una verifica della sussistenza delle condizioni che giustificano l’esonero.
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Ricordiamo che la Coldiretti di Alessandria è convenzionata con la ditta Mondoservizi per il ritiro e lo smaltimento dei rifiuti agricoli e le relative procedure per l’esenzione all’iscrizione al Sistri. Le imprese che non avessero ancora aderito al sistema di raccolta devono farlo con la massima urgenza al fine di non incorrere nelle sanzioni previste dalla legge. Info negli uffici Coldiretti.
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ATTUALITÀ|TeRRanOSTRa/CamPagna amiCa
azienda di campagna amica rosso roBerto
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LA FRESCHEZZA DEL PRODOTTO È IL BIGLIETTO DA VISITA DELL’AZIENDA emo Rosso, lo si trova tutti i lunedi mattina a murisengo, al mercato dei produttori agricoli di Campagna amica, e lo si riconosce facilmente perché è l’unico che ha la fila di casalinghe affezionate che, solo da lui, sanno di trovare, quanto la stagione agricola offre. Sono affezionate, sicuramente perché gli ortaggi freschissimi che colorano la vendita sono l’elemento più importante che caratterizza l’azienda agricola Rosso Roberto di murisengo ma, sono affezionate anche perché Remo, il papà del gio-
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rosso roBerto Via Toeri,9 Fr. San Candido murisengo tel.0142-993168 o 349-4906735 aziendarossoroberto@libero.it Segui su facebook la pagina “Azienda Agricola Rosso Roberto”
vane titolare, è proprio il contadino che sa trasmettere, con la sua affabilità esperienza e pazienza, la fatica di questo bellissimo e duro lavoro che ripaga chi lavora seriamente come la famiglia Rosso. Con la commozione negli occhi, Remo parla sempre del giovane figlio Roberto che, con serietà e grinta ha rimesso in piedi questa piccola azienda, qualche anno fa senza abbandonare lo spirito innovativo tipico della gioventù di oggi. non basta una pagina facebook, per aumentare le vendite, ma è certo lo strumento che Roberto utilizza, in
maniera semplice, per comunicare con i clienti l’evolvere della stagione, le pratiche colturali, i tempi che la natura si prende dalla semina al raccolto per “correre” a comprare, in tempo reale, le primizie anche direttamente in azienda. Oggi poi, per riuscire ad assicurare la freschezza e l’igiene sul mercato, i “Rosso” si sono attrezzati con un piccolo furgone refrigerato e, visto che il lavoro aumenta, Roberto sta coinvolgendo anche la giovane sorella che saprà con entusiasmo dare un nuovo sprint!
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[pagine a cura di Luisa Bo]
TeRRanOSTRa/CamPagna amiCa|ATTUALITÀ
Bottega italiana
agriturismo capanne di carrega di Stefano Borriello Loc. Capanne di Carrega 15060 Carrega Ligure (aL) cell.347-9790789
“Bottega Monferrina” aprirà a Fubine
a Bottega monferrina di eugenio Ferraris aderisce al circuito delle Bottega italiana di Campagna amica. Qui si potrà acquistare prevalentemente i prodotti degli agricoltori italiani di Campagna amica e i prodotti a marchio Fai - Firmato agricoltori italiani, fatti solo con materie prime agricole, controllate e garantite da un ente Terzo di Certificazione. La Bottega italiana è il luogo nel quale, comprando i prodotti della Filiera agricola italiana, ritroverai i nostri valori.
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alle capanne di carrega una tavolozza
di narcisi e orchidee selvatiche i sarebbero mille ragioni per andare a Capanne di Carrega e, in questa stagione, una più di tutte: la fioritura delle orchidee selvatiche. Le montagne tutto intorno all’agriturismo Capanne di Carrega, un casale di pietra del 1600, sono una enorme tavolozza di narcisi, maggiociondolo, botton d’oro, orchidee selvatiche e altri fiori di montagna oltre erbe eduli spontanee, gioia e palato dei cuochi gourmet di oggi. giovanna e Stefano hanno scelto questo posto meraviglioso, una decina di anni fa, scappando dal traffico di genova, per dare un futuro immerso nella natura ai tre piccoli Boriello. ma certo la montagna non è facile, l’inverno mette a dura prova e, forse per questo, l’arrivo della primavera è così rigoglioso, che ti prende dentro e riempie d’ottimismo questa importante scelta di
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La RiCeTTa DeL meSe ingredienti: • 400gr di patate; • 300gr di ortica; • 3 uova; • 100gr di farina; • 60gr di parmigiano grattugiato; • Noce moscata; • Sale e pepe; • Olio extravergine di oliva
vita. L’allevamento, il pascolo e la selvicoltura sono le attività agricole principali di Stefano ma, il piccolo ristoro agrituristico, con l’arrivo della bella stagione, impegna tutta la famiglia. Una cucina tipica, a metà tra Liguria e Piemonte, semplice nei sapori, gli stessi delle profumate erbette che si ritrovano nel formaggio, nella frittata di “sgrisin”, nella torta di borragine nelle carni, nei pansotti che prepara giovanna a chi, dopo una lunga camminata fa tappa alle Capanne. non è possibile andare fin lassù, e tornare a casa senza niente, anche perché confetture di castagne, lamponi, mirtilli, liquori di lampioncino, pruspino, perseghino e genzianella non si trovano veramente da nessuna parte, ma peccato mortale sarebbe certamente quello di dimenticarsi a casa la macchina fotografica... confidiamo nel telefonino!
Secondo
maniFestazione a tortona
Fiori e Frutti e sBarazzo
abato 11 aprile per le vie del centro storico di Tortona, si è svolta la manifestazione “Fiori frutta e fuori tutto”. L’iniziativa organizzata dal Comune di Tortona, dall’assessore al Commercio marcella graziano e dal Dr. Bagnera ha visto anche la partecipazione delle aziende di Campagna amica, che tutti i martedi mattina sono presenti in piazza gavino Lugano al mercato Contadino.
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polpette di ortica
preparazione: Lavate bene le ortiche e lessatele in acqua abbondante salata per circa 10 minuti. Scolatele, strizzatele e tritatele finemente. Lessate a parte le patate e, una volta cotte, schiacciatele e unitele alle ortiche. aggiungete due uova intere e un tuorlo, mescolate e amalgamate bene. aggiungete parmigiano, sale, pepe e noce moscata. Formate delle polpettine, passatele nella farina e friggetele nell’olio. man mano che saranno pronte mettetele su carta assorbente per eliminare l’unto in eccesso.
ortosano Antonio Canepa Str. Cappellette 17, 15076 Ovada (AL) Tel.0143-822464 o 0143-822464 www.ortosano.com - ortosano.ovada@libero.it
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[pagina a cura di marino Ravera]
EPACA|nOViTà PReViDenziaLi
InFortunI e MALATTIE PROFESSIONALI C O m E R I C h I E D E R E L ' A g g R A V A m E N T O D E L D A N N O O L A R E V I s I O N E D E L L A R E N D I TA Richiesta a seguito di aggravamento di indennizzo in capitale o di adeguamento dell’indennizzo già erogato hi ha avuto il riconoscimento di danno biologico (a partire dall’1%), a causa di infortunio sul lavoro o di malattia professionale, ne può richiedere all’inail la revisione. Se in sede di visita medica viene aumentata la % del danno rispetto al precedente riconoscimento con un minimo del 6% e fino al 15%, l’accoglimento della domanda comporta l’adeguamento del capitale in precedenza corrisposto, nonché l’impossibilità di accogliere nuove richieste di adeguamento dell’indennizzo in capitale, in quanto la norma stabilisce che “la revisione dell’indennizzo in capitale, per aggravamento della menomazione può avvenire una sola volta”. in merito tuttavia occorre precisare che è possibile anche richiedere nuove revisioni oltre la prima, se le condizioni dell’infortunato si siano aggravate al punto da ritenere che la % del danno possa essere aumentata in misura pari o superiore al 16%, nel qual caso spetta all’infortunato una rendita mensile. a seguito di accoglimento della richiesta di costituzione della rendita, si costituisce la rendita il cui importo è decurtato di quello dell’eventuale indennizzo in capitale già corrisposto.
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le condizioni per fare domanda di revisione per aggravamento La domanda di aggravamento può essere fatta: 1) Per un danno non indennizzato (cioè con danno riconosciuto fino al 5%); 2) Per un danno indennizzato in capitale (dal 6 al 15%); 3) Per un danno superiore al 15% che ha dato origine ad una rendita mensile. nel caso 1 É possibile inoltrare domanda di revisione per aggravamento, normalmente finalizzata ad un indennizzo in capitale, una sola volta, purchè sia trascorso almeno un anno dalla data dell’infortunio. nel caso 2 É possibile inoltrare domanda di revisione per aggravamento, che se è finalizzata ad ottenere un adeguamento dell’indennizzo in capitale (cioè con riconoscimento di danno inferiore al 16%), si può fare una sola volta, purchè sia trascorso almeno un anno dalla data dell’infortunio, se invece è finalizzata alla costituzione di una rendita mensile (danno superiore al 15%) si può inoltrare anche con ulteriore istanza di revisione, successiva alla prima. nel caso 3 L’istanza di revisione finalizzata ad un aumento della rendita si può inoltrare se è trascorso un anno dalla data dell’infortunio e almeno sei mesi dalla data di costituzione della rendita, in questa casistica possono essere richieste più revisioni, alla scadenza del 2° 3° 4° 7° e 10° anno dalla data di costituzione della rendita.
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come fare domanda di revisione per aggravamento Occorre una certificazione medica con indicazione della nuova percentuale di danno attualmente valutato dal medico. La certificazione viene rilasciata gratuitamente dal consulente medico del Patronato epaca Coldiretti previa visita me-
dica. istanza di revisione per aggravamento e certificazione medica vengono poi trasmesse telematicamente dal Patronato epaca alla competente sede inail, che convocherà l’interessato per la visita. Per maggiori informazioni gli interessati possono rivolgersi al personale del Patronato epaca, presso tutti gli uffici della Coldiretti.
INDENNITÀ ECONOMICHE
Tutela delle malattie professionali in agricoltura coltivatori diretti sono assicurati all’inaiL per la tutela non solo in caso di infortunio, ma anche per le malattie professionali. Le malattie professionali possono essere riconosciuta se causate dal lavoro abitualmente svolto e sono originate da una causa lenta, a differenza dell’infortunio, che deve essere sempre provocato da una causa violenta. in caso di riconoscimento di malattia professionale spettano, a seconda dei casi, indennità economiche che vengono pagate dall’inaiL, quali indennizzo per danno biologico, rendita mensile o indennità per inabilità temporanea al lavoro e assistenza sanitaria, quali cure, e terapie riabilitative. a titolo esemplificativo possono essere riconosciute per i coltivatori diretti, le patologie del ginocchio, causate da attività prolungate in ginocchio, o da continui passaggi da posizione eretta a quella accovacciata, le patologie delle spalle e la sindrome del tunnel carpale per attività ripetitive e con impegno funzionale di spalle, braccia, mani e polsi. i viticoltori, gli orticoltori, gli allevatori, (ma non solo), possono essere tra i soggetti che più facilmente presentano patologie causate dalle specifiche at-
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tività lavorative connesse. al fine di fornire assistenza e tutela in tale specifico settore il Patronato epaca informa tutti gli interessati che è possibile sottoporsi a visita medica gratuita presso i propri uffici per una valutazione delle patologie riconducibili ad una causa lavorativa e conseguentemente atte ad inoltrare istanza di riconoscimento di malattia professionale all’inaiL.
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[Scadenze a cura di Daniela Colombini]
scadenza
SCaDenze e BanDi |ATTUALITÀ
imposta
15 Maggio
2015
iva
18 Maggio
2015
18 Maggio
2015
iva iva
18 Maggio
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25 Maggio
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ritenute iva spesometro
adempimenti
soggetti oBBligati
emissione fattura differita per la cessione di beni spediti o consegnati nel mese precedente, la cui consegna risulti da un DDT o da altro documento idoneo a identificare i soggetti fra i quali è effettuata l’operazione.
Soggetti passivi IVA
Liquidazione e versamento dell’IVA a debito del mese di aprile 2015.
Contribuenti IVA mensili
Liquidazione e versamento dell’IVA a debito del primo trimestre 2015.
Contribuenti IVA trimestrali
Versamento delle ritenute alla fonte sui redditi di lavoro dipendente, assimilati, lavoro autonomo e provvigioni corrisposti nel mese precedente.
Contribuenti che corrispondono redditi soggetti a ritenute
Invio telematico elenchi INTRASTAT riepilogativi delle cessioni ed acquisti e/o prestazioni di servizi intracomunitari relativi al mese di APRILE
Operatori intracomunitari con obbligo mensile
CAMERA DI COMMERCIO DI ALESSANDRIA - Un BanDO PeR iL PeRCORSO in DigiTaLe
MADE IN ITALY - ECCELLENZE IN DIGITALE EDIZIONE 2015 rosegue l’impegno del Sistema Camerale italiano e google nella digitalizzazione delle aziende italiane con l’assegnazione di 128 borse di studio a giovani che per 11 mesi opereranno all’interno di 64 camere di commercio con il compito di affiancare le piccole e medie imprese nel percorso verso la digitalizzazione. L’iniziativa procede nel solco segnato dal progetto dello scorso anno realizzato in collaborazione con google e Unioncamere “Made in Italy: eccellenze in digitale”. il progetto prevede la formazione di laureati o neolaureati che dovranno poi essere in grado di favorire la digitalizzazione delle Pmi appartenenti ad alcune aree di eccellenza del Made in Italy. i giovani selezionati riceveranno una borsa di studio di 9.000 euro e, dopo un percorso formativo realizzato da google e Unioncamere, aiuteranno le imprese dei territori a
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sfruttare le opportunità offerte dal web per farsi conoscere, sia sul mercato interno, sia a livello internazionale. Anche la Camera di Commercio di Alessandria partecipa al progetto puntando su due aree di eccellenza: - strutture ricettive; - strutture ristorative. oBiettivi “Made in Italy - Eccellenze in digitale 2015” intende: favorire la digitalizzazione dei territori a più elevata capacità di offerta di beni e servizi direttamente collegati alla tipicità dei territori, con particolare riferimento ai settori di punta del Made in Italy e alle filiere caratterizzanti l’immagine dell’italia nel mondo; contribuire all’avvicinamento di giovani talenti altamente qualificati nel campo dell’iCT ai contesti aziendali; incrementare la consapevolezza del ruolo che può svol-
gere la digitalizzazione per la competitività del tessuto produttivo italiano. articolazione attività in ciascuna provincia interessata due giovani - appositamente individuati con il seguente avviso pubblico - in base alle loro conoscenze del contesto locale e alle competenze nei settori del marketing, con esperienza nell’uso del web e dei social media, da giugno 2015 ad aprile 2016 supporteranno un numero selezionato di aziende locali in attività di promozione online, attivazione di forme di e-commerce e nella definizione di una campagna di online marketing, favorendo, attraverso la digitalizzazione, un migliore accesso delle Pmi ai mercati internazionali. per info: http://www.unioncamere.gov.it/ www.tagliacarne.it/eccellenzeindigitale
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COnSigLieRe eCCLeSiaSTiCO|ATTUALITÀ A CoLLoquIo Con IL ConSIgLIere eCCLeSIAStICo
pilota automatico e celebrazioni pasquali, favorite dal bel tempo, sono state particolarmente frequentate, forse più che in passato. Siamo soliti dire che Dio abita la casa degli uomini. Oggi forse possiamo dire che gli uomini cominciano a frequentare un pò di più del recente passato la casa di Dio. É vero, oggi, all’appello manca la prima generazione incredula (di giovani) come sostiene il teologo don armando matteo, o addirittura, come sostiene l’arcivescovo di Torino, Cesare nosiglia, nel conto dobbiamo mettere anche la fuga delle quarantenni e il loro difficile rapporto con la chiesa. esse, però, hanno l’attenuante di essere caricate della fatica di dover badare ai bambini e agli anziani, e di non essere tenute minimamente in considerazione nella programmazione delle celebrazioni liturgiche. Partendo dalla considerazione che il senso religioso è tutt’altro che sopito e che le grandi celebrazioni pasquali risvegliano questa fede, per noi pastori l’assillo (assillo che aveva anche San Paolo, se si lamenta perchè alcuni cristiani avevano l’abitudine di disertare le assemblee eucaristiche) è quello della perseveranza nella pratica religiosa, una perseveranza che va oltre la pratica di natale o di Pasqua. La perseveranza degli adulti, dei giovani e dei ragazzi della prima comunione e della cresima. Ricordiamo che se siamo in tanti in chiesa nel giorno di Pasqua, altrettanti dobbiamo essere presenti ogni domenica. Perchè ogni domenica è festa come il giorno di Pasqua. i figli di Dio, piccoli e grandi, fanno festa perchè Dio, Padre nostro, ha creato tutte le cose e ha mandato a noi il Figlio suo gesù. Se rispettiamo il Creato, perchè non rispettiamo il Creatore? Ogni settimana comincia con la Domenica, che è festa come il giorno di Pasqua. a noi un compito immane: dalla dispersione alla missione, per dire al mondo che troppo spesso preferisce attivare il “pilota automatico”, che Cristo non è e non deve essere solo un “rumore di fondo”. don ivo
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Auto da cambiare? Approfitta della convenzione
Coldiretti-Peugeot! Continua anche per tutto il 2015 la convenzione tra Coldiretti e la concessionaria Grandiauto srl di Alessandria
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ATTUALITÀ|nOViTà-LUTTi
SOLLECITATO DA COLDIRETTI - maggiOR ChiaRezzaaL QUaDRO nORmaTiVO Di RiFeRimenTO
SOTTOPRODOTTI: PRESENTATO IL NUOVO SCHEMA DI DECRETO resentato al ministero dell’ambiente lo schema di regolamento, già sollecitato da Coldiretti in diverse occasioni, finalizzato ad assicurare maggiore chiarezza al quadro normativo di riferimento in materia di gestione dei residui produttivi che - soprattutto con riferimento al tema delle biomasse ed all’applicazione della normativa rifiuti - è spesso soggetto ad interpretazioni altalenanti e discrezionali da parte degli organi di controllo e delle amministrazioni pubbliche. alle organizzazioni è stato concesso un termine di venti giorni per formulare osservazioni di modifica o integrazione al decreto. L’incontro è stato organizzato dal sottosegretario on. Silvia Velo. e’ assicurata la possibilità, in ogni caso, di dimostrare la sussistenza dei requisiti richiesti anche con riferimento a materiali diversi o utilizzando strumenti e modalità differenti rispetto a quanto indicato dal decreto, fermo re-
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Lutti
stando la necessità di rispettare la normativa eventualmente vigente per lo specifico settore di riferimento. nel testo e nei primi allegati di riferimento viene assicurata la differenziazione tra i materiali disciplinati dall’articolo 185 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n.152, che sono esclusi dal campo di applicazione dei rifiuti (paglia, sfalci e potature, nonché altro materiale agricolo o forestale naturale non pericoloso utilizzati in agricoltura, nella selvicoltura o per la produzione di energia da tale biomassa mediante processi o metodi che non danneggiano l’ambiente né mettono in pericolo la salute umana) - per i quali devono sussistere i requisiti previsti dal citato articolo 185 e dalle eventuali normative del settore di riferimento dai residui produttivi per i quali l’articolo 184 bis richiede la dimostrazione della sussistenza dei requisiti per la qualifica come sottoprodotti. i materiali indicati restano esclusi, quindi, dal campo
di applicazione del decreto, in quanto a questi, alle condizioni indicate dalla norma, non si applica la normativa in materia di rifiuti. Con specifico riferimento, invece, alle problematiche interpretative relative a sfalci di potatura e residui derivanti dalla manutenzione del verde più volte rappresentate da Coldiretti ai competenti Uffici - il ministero si è impegnato a predisporre, quanto prima, una specifica circolare di chiarimento. in via di prima applicazione, l’allegato “1” del decreto contiene i criteri di riferimento tecnici e normativi e l’indicazione di alcuni trattamenti che possono essere considerati come rientranti nella normale pratica industriale, con riferimento al settore delle biomasse residuali destinate all’impiego per la produzione di energia elettrica. È previsto che possano essere adottati successivi allegati anche con riferimento a differenti settori.
Dio, fonte di perdono e di salvezza, per l’intercessione della Vergine Maria e di tutti i Santi, concedi ai nostri fratelli e parenti, che sono passati da questo mondo a Te, di godere la gioia perfetta nella patria celeste. Per Cristo nostro Signore. Amen.
✟30/04/1942 - 19/04/2015✟ ✟ 1929 - 2015 ✟
Coldiretti Alessandria prende parte al dolore della famiglia Gavazza, per la perdita della cara
La Coldiretti di Alessandria si unisce al dolore di Christian Boero, grafico dell’Ufficio Stampa, e dei suoi familiari per la scomparsa del caro zio
RAffAELE CALLIPO
Sentite condoglianze in particolare alla moglie Paola e al figlio Pino
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✟ La Dirigenza e la Struttura della Coldiretti alessandrina, prendono parte al dolore della famiglia Duglio, per la scomparsa del caro
fRANCA
AMbROgIO
Socia di Bosco Marengo
Socio di Solero. Condoglianze alla moglie Caterina e alla figlia Adele Rita
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✟ La Dirigenza e la Struttura della Coldiretti alessandrina, prendono parte al dolore di Graziella Boveri, responsabile regionale e provinciale Donne Impresa, per la scomparsa della cara
Sentite condoglianze da parte della Dirigenza e della Struttura di Coldiretti Alessandria, a Valerio Scarrone, responsabile vitivinicolo provinciale, per la scomparsa della cara
MAMMA
SUOCERA Condoglianze al figlio Carlo Soffiantini e al nipote Marian
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