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SETE IN CAMPAGNA, INQUINAMENTO E FINTA

Primavera In Citt Torna Allerta Smog

L’assenza di precipitazioni significative fa scattare l’allarme smog nelle città mentre nelle campagne, la siccità mette a rischio la preparazione dei terreni per le semine, quando le coltivazioni avranno bisogno di acqua per crescere.

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In provincia i campi stanno soffrendo, in particolare c’è preoccupazione per il grano già seminato che però senza acqua fatica a crescere e si colora di giallo già al mese di febbraio. Oltre alla mancanza d’acqua preoccupa anche il progressivo innalzamento delle temperature, specie di giorno.

Conseguenze della siccità prolungata anche per i vigneti: in molte zone non c’è stata la maturazione del legno quindi meno gemme, ciò significa punta del tralcio più corto e produzione ridotta. Situazione migliore nelle aree a fondo valle mentre i terreni più esposti, che poi sarebbero i migliori per clima e caratteristiche, si presentano troppo secchi e la poca rugiada mattutina non riesce a migliorare la situazione.

“A mettere in allarme gli agricoltori sono le escursioni termiche, con sbalzi di temperatura tra il giorno e la notte che provocano choc termici alle piante. L’andamento climatico anomalo ha infatti l’effetto di ingannare le coltivazioni favorendo un “risveglio” anticipato che le rende poi particolarmente vulnerabili ad un probabile ritorno del gelo con danni incalcolabili, a partire dagli alberi da frutto. Il brusco abbassamento della colonnina di mercurio al sotto dello zero potrebbe provocare la una moria di gemme con i raccolti compromessi. Diventa sempre più difficile gestire il bilancio aziendale con gli equilibri naturali ormai in tilt a causa dei cambiamenti climatici. L’acqua della prima falda si sta ormai esaurendo, i principali fiumi sono in secca e ad allarmare è lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino”, ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco. La situazione è peggiore di quella dello scorso anno quando si è registrato una perdita di almeno 6 miliardi di euro nei raccolti a causa della siccità. Con il Po a secco rischia 1/3 del Made in Italy a tavola che si produce proprio della Pianura Padana dove si concentra anche la metà dell’allevamento nazionale. A causa della mancanza d’acqua, ad esempio, si stima che verranno coltivati a livello nazionale quasi 8mila ettari di riso in meno secondo le ultime previsioni di semina, con un impatto rilevante sulla produzione di un alimento in cui l’Italia è leader europeo con la metà dei raccolti.

“Dopo un 2022 che ha registrato il 40% di pioggia in meno al Nord l’assenza nel 2023 di precipitazioni

Situazione peggiore dello scorso anno, taglio alle semine del riso, preoccupa il grano

significative che possano ripulire l’aria da smog e polveri sottili la situazione è ancora più pesante. Di fronte all’evidente cambiamento del clima in atto - sostiene il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco - non si può continuare a rincorrere le emergenze, ma bisogna intervenire in modo strutturale favorendo nelle città la diffusione del verde pubblico e privato: si stima, infatti, che una pianta adulta sia capace di catturare dall’aria dai 100 ai 250 grammi di polveri sottili mentre un ettaro di piante è in grado di aspirare dall’ambiente ben 20mila chili di anidride carbonica (CO2) all’anno. E, in Italia, si dispone di appena 33,8 metri quadrati di verde urbano per abitante e la situazione peggiora nelle metropoli”.

Grazie ai fondi del Pnrr sono però in arrivo sul territorio italiano 6,6 milioni di nuove piante per creare corridoi verdi fra città e campagne, mitigare le isole di calore in estate, rafforzare il terreno contro le bombe d’acqua e ripulire l’aria inquinata da smog e polveri sottili.

Coldiretti e Filiera Italia hanno inviato una lettera al Governo per bloccare autorizzazioni

UE: NO AL RISO ESTERO AL TRICICLAZOLO, TUTELARE LA PRODUZIONE MADE IN ITALY

No al riso asiatico trattato con il Triciclazolo, sostanza chimica vietata nell’Unione Europea per ragioni di sicurezza per la salute.

E’ quanto afferma Coldiretti che in una lettera ha chiesto al Governo italiano di bloccare a livello Ue qualsiasi autorizzazione a tollerare una certa quantità di questo sostanza per il prodotto che arriva da fuori i confini dell’Unione in particolare da Cambogia, Myanmar, Vietnam, India e Pakistan.

Un rischio concreto dopo il parere favorevole dell’Efsa (l’autorità europea per la sicurezza alimentare) all’introduzione di una “franchigia” di tolleranza per i residui di Triciclazolo nel riso importato nonostante dal 2016 l’utilizzo di questa sostanza sia stato vietato nella Ue.

“La fissazione del nuovo limite, una istanza avanzata dalla multinazionale che produce tale principio, non è automatica, ma dipende da una procedura legislativa che della Commissione Europea, che potrà decidere se introdurre, dopo il voto favorevole degli Stati membri, il nuovo limite proposto. In alternativa, la Commissione potrebbe decidere di ignorare la valutazione dell’Efsa sui livelli di Triciclazolo”, ha affermato il Presidente Coldiretti

Alessandria Mauro Bianco

A partire dal 2016 l’uso di tale so - stanza attiva è stato vietato in Ue e sono state vietate anche le importazioni di prodotti con residui superiori al livello di quantificazione analitica. Permettere una certa quantità di tale principio chimico nel prodotto importato oltre a danneggiare le imprese italiane ed europee del settore, rappresenterebbe un passo indietro sul principio di precauzione.

“Una situazione che va a discapito anche della produzione di riso Made in Alessandria con una produzione, a livello territoriale di circa 7.800 ettari coltivati a riso, per una produzione di 531.383 quintali, concentrati nella zona del Casalese - ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Bianco -. L’ammissione di una quantità permessa nel riso importato è apertamente in contrasto con il principio di reciprocità che impone ai prodotti derivanti da Paesi terzi gli stessi standard sociali, sanitari e ambientali previsti per i prodotti UE. Un principio che dovrebbe caratterizzare ogni atto normativo della Commissione, a partire dai trattati commerciali internazionali”.

Gli alessandrini consumano in media fra i 5 e i 6 chili di riso a testa. Non sorprende che l’88% voglia il divieto di ingresso nei mercati nazionali dei prodotti provenienti da paesi privi di regole sociali, di sicu-

Rappresenterebbe un passo indietro sul principio di precauzione: quali i rischi per la salute?

rezza e sanitarie analoghe a quelle italiane e della Ue, secondo l’analisi Coldiretti/Censis. Per la stragrande maggioranza dei cittadini è inutile imporre alle imprese italiane leggi sempre più severe se poi si consente ad imprese spregiudicate o a interi settori produttivi di altri paesi senza legislazioni analoghe di invadere il mercato italiano a prezzi stracciati.

Ad esempio, con lo stop alla clausola di salvaguardia sul riso gli arrivi dal Myanmar sono aumentati in quantità di oltre 30 volte nel 2022, una vera e propria invasione che pesa sui produttori italiani già gravemente colpiti dalla siccità e dal rincaro dei costi di produzione. Uno shock devastante per l’economia e l’occupazione ma anche per la tutela dell’ambiente e della biodiversità: con 1,5 milioni di tonnellate all’anno, infatti, l’Italia garantisce il 50% dell’intera produzione di riso della Ue di cui è il primo fornitore, con una gamma di varietà e un livello di qualità uniche al mondo.

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