26 minute read
POLITICA AGRICOLA COMUNE ECCO LE SCELTE PER L’ITALIA
ECO-SCHEMI PAC, ECCO LE SCELTE PER L’ITALIA
Advertisement
Al fine di ottenere una Politica Agricola Comune più inclusiva, moderna e fortemente orientata alle nuove sfide come quelle ambientali, sono state apportate una serie di importanti modifiche ai testi delle originarie proposte regolamentari. Tra le novità da inserire obbligatoriamente nel Piano Strategico Nazionale ci sono gli eco-schemi composti da un insieme di pratiche agricole, che mirano al raggiungimento di almeno due obiettivi agro-climatici. Tutti gli agricoltori possono scegliere di attuare una o più pratiche nelle loro aziende, in cambio di un supplemento sotto forma di pagamento aggiuntivo al sostegno al reddito di base, oppure pagamento compensativo dei costi o minori ricavi derivanti dall’adozione degli impegni. A inizio settembre, il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali ha presentato 7 proposte di eco-schema in cui vengono descritti l’impegno ed il collegamento all’obiettivo strategico che è contenuto in tutto l’impianto programmatorio, il legame con le esigenze, l’elemento di condizionalità a cui fa riferimento e lo strumento di controllo: • pagamento per la riduzione del farmaco con l’obiettivo di riduzione dell’impiego di antimicrobici in zootecnia; • premio per l’agricoltura biologica, per favorire la diffusione dell’agricoltura biologica; • premio per la produzione integrata, per ridurre l’uso/rischio dei prodotti fitosanitari; • premio all’inerbimento delle colture permanenti per contrastare il degrado del suolo; • premio per la gestione sostenibile dei pascoli e prati permanenti, per favorire la conservazione dei prati e dei pascoli; • premio per l’avvicendamento colturale per aumentare lo stock di carbonio nei suoli; • premio per la copertura vegetale ai fini della biodiversità, allo scopo di tutelare gli impollinatori e mantenere la biodiversità. Le proposte avanzate rappresentano di un punto di partenza significativo, tuttavia, permangono numerosi aspetti da chiarire in merito al concreto funzionamento di questo tipo di pagamento e le conseguenti opportunità per gli agricoltori, in particolare: - non è stato specificato il budget che si intende allocare per singolo eco-schema; - in ambito di premio non si è ancora decisa la modalità di erogazione, ovvero in quali casi si tratta di premio aggiuntivo al sostegno al reddito di base, quando invece si tratta di un pagamento totalmente, o parzialmente, compensativo. - qualora si optasse per il pagamento compensativo e il budget stimato non fosse in grado di compensare l’elevato numero di beneficiari, quali i meccanismi saranno attuati per evitare la ripartizione del premio. Molti di questi dubbi dipendono dal fatto che è ancora complesso individuare il tipo di approccio scelto per la definizione di questo tipo di supporto. Gli orientamenti possibili sono sostanzialmente due: • Approccio semplificato: questo approccio si basa sulla definizione di pratiche semplici, accessibili dalla maggioranza degli agricoltori. Per-
tanto, la dotazione prevista sarà distribuita tra la maggior parte della superficie ammissibile. Ciò espone i potenziali beneficiari al rischio di una sensibile riduzione del premio in quanto. • Approccio focalizzato: questo approccio prevede l’articolazione degli eco-schemi in pratiche più onerose incentrate su ambiti di applicazione specifici. In questo caso si avrà una distribuzione puntuale degli aiuti i quali andranno sostegno di coloro che hanno realizzato interventi particolarmente virtuosi.
Il rischio di riduzione del premio è sensibilmente contenuto, ma la platea che può accedervi si riduce sensibilmente. Se da un lato i due approcci non divergono significativamente in termini di contributo ambientale, hanno implicazioni molto diverse per gli agricoltori. Trattandosi di uno strumento volontario atto a stimolare il raggiungimento di impegni che vadano oltre quanto imposto dalla condizionalità ambientale, occorrerà prevedere degli eco-schemi articolati in pratiche semplici da attuare affinché gli agricoltori siano nelle condizioni di implementarne almeno una, nonché dei premi o dei compensi adeguati allo sforzo sostenuto.
Coldiretti chiede la convocazione urgente di un tavolo di filiera per tutelare il settore
RISO: PRODUZIONE CROLLA DEL 25%, COLPA DEL METEO E IMPENNATA DEI COSTI DI PRODUZIONE
Crolla tra il 20 e il 25% la produzione italiana di riso 2021 per l’andamento climatico avverso al quale si è aggiunta una crescita esponenziale dei costi di produzione per effetto dei rincari nei prezzi dei carburanti e mezzi tecnici, fertilizzanti in primis. E’ quanto emerge dal primo bilancio della Coldiretti che chiede al Ministero delle Politiche Agricole la convocazione urgente di un tavolo di filiera per individuare misure che possano salvaguardare un settore che vede l’Italia leader in Europa. “Gli aumenti dei costi di produzione – afferma il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco - influiranno sicuramente negativamente sulle prossime semine e sull’intero comparto che ha già dovuto fronteggiare le avversità climatiche, ma ciò nonostante le nostre imprese hanno mantenuto un’elevata qualità del raccolto. A rischio, quindi la sopravvivenza delle nostre aziende che ricordiamo essere in Piemonte, dove si concentra la maggior parte della produzione di riso con 8 milioni di quintali, circa 1900 per un totale di 117 mila ettari. La provincia di Alessandria ha una produzione risicola pari a circa 7.900 ettari, per una produzione di 568.338 quintali, concentrati nella zona del Casalese”. “A preoccupare è però – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo – anche il fatto che il 18 gennaio 2022 scadrà la clausola di salvaguardia, la misura della Commissione Europea che ha eliminato la facilitazione del dazio zero sull’import di riso indica dalla Cambogia e dal Myanmar nell’ambito del regime EBA (tutto tranne le armi). Facilitazioni
Allarme rincari fertilizzanti e carburanti e preoccupazione per scadenza clausola di salvaguardia
Coldiretti chiede più controlli su quelle in vendita per evitare che diventino tutte incredibilmente tricolori
che, peraltro, sono state sospese solo per la varietà di riso indica, mentre per la japonica hanno continuato a rimanere attive, nonostante le violenze verificatesi nel Myanmar in seguito al golpe militare. Una vera e propria invasione di prodotto asiatico a basso costo e scarsa qualità è dunque attesa se non si troveranno soluzioni atte a riconfermare la clausola di salvaguardia o per includere il riso nell’elenco dei prodotti riassoggettati a dazio. In pericolo non è solo l’economia e l’occupazione, ma anche la tutela dell’ambiente e della biodiversità”.
Le gelate di aprile e la siccità hanno compromesso la produzione su tutto il territorio
CASTAGNE: INGENTE CALO PRODUTTIVO IN TUTTA LA PROVINCIA, SOPRATTUTTO PER ‘METEO PAZZO’
Le castagne sono tra le indiscusse protagoniste dell’autunno ma quest’anno il meteo ha fatto la differenza. In negativo, ovviamente. Infatti, le gelate di inizio aprile e la siccità dei mesi estivi non hanno favorito la produzione che segna un netto calo rispetto allo scorso anno, praticamente un -90% sul territorio della provincia alessandrina. E’ quanto afferma Coldiretti Alessandria rispetto ad un ritorno che era atteso, dopo che in alcune zone era stata rischiata addirittura l’estinzione per la presenza del cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus) proveniente dalla Cina, che da anni infesta i boschi lungo tutta la Penisola provocando nella piante la formazione di galle, cioè ingrossamenti delle gemme di varie forme e dimensioni. In provincia la superficie coltivata a castagneto da frutto è di circa 980 ettari per una produzione, nel 2020, di 21.958 quintali prodotti mentre, a livello regionale, gli ettari sono 12.000.
PROROGA CACCIA AL CINGHIALE:
LA REGIONE DIMOSTRA DI VOLER MANTENERE LO STATUS QUO. URGENTE RISOLVERE IL PROBLEMA
Modificando l’impostazione del calendario venatorio, rispetto alla stagione di caccia 2021/2022, la Regione ha introdotto una formula sperimentale che prevede la possibilità, per l’intero mese di gennaio 2022, di esercitare, da parte di singole squadre di cacciatori, la caccia di selezione al cinghiale con l’ausilio di un numero massimo di tre cani. L’obiettivo dichiarato vorrebbe essere quello di contenere il numero dei selvatici che, a livello regionale, si aggira sugli 80 mila esemplari. “Una misura, oltretutto non ben voluta dall’Ispra, che aumenta soltanto l’interesse di un gruppo ristretto che controlla porzioni di territorio, e che lo fa già da tempo a discapito degli agricoltori e delle effettive esigenze della cittadinanza, ma che non va alla radice del problema – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Una modalità apparentemente sperimentale che in realtà va a rafforzare un sistema che negli anni ha fallito, poiché la situazione resta tutt’ora molto critica e grave, e che lascia la gestione in mano a pochi facendo sì che la fauna selvatica continui indisturbata a nutrirsi dei prodotti coltivati dai nostri agricoltori”. E’ indiscusso, infatti, che il numero di esemplari vada sensibilmente ridotto avendo ormai raggiunto un livello di saturazione insostenibile, ma bisogna intervenire con un approccio maggiormente strutturato, facendo piuttosto ricorso alla tecnologia e a metodi di caccia più efficaci. “Così si danneggiano la società, con il costante aumento degli incidenti stradali, ed il settore agricolo, compromettendo ulteriormente l’equilibrio ambientale degli ecosistemi territoriali con la perdita della biodiversità ed il rischio di diffusione di malattie”, ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo.
Selvatici: servono maggiori e approfondite analisi sanitarie
“Vista la situazione arrivata alla saturazione con i cinghiali e la fauna selvatica in continua crescita, si è deciso di costituire, con la disponibilità dell’Istituto Zooprofilattico e la nostra Organizzazione, un tavolo tecnico permanente per affrontare le problematiche relative agli aspetti sanitari che il proliferare, appunto, dei selvatici genera sul tessuto produttivo, a livello sociale ed ambientale”. E’ quanto afferma Coldiretti Piemonte che ha incontrato l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte Liguria e Valle d’Aosta con il direttore generale, Angelo Ferrari, accompagnato dal dottor Alessandro Dondo, per analizzare e condividere le criticità sanitarie legate alla fauna selvatica.
È INACCETTABILE IL FINANZIAMENTO UE CON RISORSE PUBBLICHE, SPECULAZIONE E BUSINESS
Èinaccettabile che l’Unione europea finanzi con risorse pubbliche il business privato della “carne” in provetta dietro al quale si nascondono rilevanti interessi economici e speculazioni internazionali dirette a sconvolgere il sistema agroalimentare mondiale. E’ quanto denuncia Coldiretti Alessandria in riferimento allo stanziamento di 2 milioni di euro concesso a due aziende olandesi impegnate nella produzione di “carne” in laboratorio da cellule in vitro. Il finanziamento è stato concesso alla Nutreco e alla Mosa Meat dove ha investito anche Leonardo di Caprio che non ha certo bisogno dei soldi dei cittadini europei. Non si tratta peraltro dell’unico episodio di personaggio pubblico che cerca di fare business con la carne finta, come dimostra il caso del magnate Bill Gates. Il supporto finanziario è stato peraltro concesso nell’ambito del programma React Eu che la Commissione aveva avviato per rispondere alla crisi generata dall’emergenza Covid che ha messo in ginocchio il sistema dell’allevamento in Italia e in Europa. “Si rischia di sostenere un’abile operazione di marketing che punta a modificare stili alimentari naturali fondati sulla qualità e la tradizione – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco - senza peraltro aver effettuato una reale verifica indipendente sull’impatto etico ed ambientale di queste produzioni a cui mirano un numero crescente di multinazionali solo per fare affari”. L’attività di allevamento ha un ruolo fondamentale nel preservare paesaggi, territori, tradizioni e cultura poiché quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni. “La scelta di sostenere società che puntano a fare concorrenza sleale sul mercato spacciando per carne prodotti ottenuti dalla moltiplicazione cellulare in laboratorio combinate con fattori di crescita e sostanze compatibili con i tessuti biologici, si aggiunge peraltro alla campagna di demonizzazione in atto per la vera carne – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo -. Una doppia tenaglia che minaccia di far chiudere le stalle con perdite di posti di lavoro e di produzioni tradizionali la cui distintività è componente strategica del Made in Italy nel mondo”. Il territorio piemontese, per quanto riguarda la carne, detiene il primato in Italia nella valorizzazione delle carni da razze storiche italiane e la zootecnia riveste un ruolo di grande importanza per il tessuto economico regionale e queste azioni sono assolutamente da contrastare per evitare crisi ancora più pesanti rispetto a quanto già le nostre imprese stanno vivendo con la riduzione dei prezzi, l’impennata delle materie prime, l’aumento dei costi di trasporto e le speculazioni in atto nel settore. “Siamo preoccupati per le ripercussioni dell’applicazione di queste nuove tecnologie ai prodotti alimentari per le quali alle forti perplessità di natura salutistica si aggiungono quelle di carattere etico – hanno concluso Bianco e Rampazzo -. L’emergenza globale provocata dal Coronavirus ha fatto emergere una consapevolezza diffusa sul valore strategico rappresentato dal cibo e sulle necessarie garanzie di qualità e sicurezza che sicuramente i cibi, e nello specifico la carne, creata in laboratorio certo non assicurano. Il nostro territorio, come dimostrano i dati, ha una tradizione storica per quanto riguarda la zootecnia e queste azioni sono assolutamente da contrastare per evitare crisi ancora più pesanti rispetto a quanto già le nostre imprese stanno vivendo con la riduzione dei prezzi provocata dalle speculazioni in atto in un settore colpito, oltretutto, pesantemente dalle fake news”.
Un nuovo Mal Bianco per il Nocciolo
scheda nocciolo n°66
Origine mediorientale In Piemonte dal 2020 Attacchi precoci Maggiore aggressività
Nonostante il nocciolo sia in Piemonte una specie spontanea e ampiamente coltivata, a livello nazionale risulta essere meno diffusa tanto da essere relegata tra le cosiddette “colture minori”. Questa considerazione non sortirebbe alcun effetto pratico se non che, risultando meno interessante ma ugualmente oneroso per le ditte di agrofarmaci predisporre soluzioni fitoiatriche specifiche per le avversità di queste colture meno diffuse, pochissimi risultano essere i principi attivi registrati e disponibili per le necessità di queste specie. Se aggiungiamo poi che per studiare, sperimentare e registrare una nuova molecola per una specifica avversità di una coltura siano necessari circa 10 anni, risulta chiaro come per il nocciolo, che da coltura minore sta diffondendosi rapidamente sia in Italia che nel mondo, le armi per difendersi dalle nuove avversità siano ad oggi poche e “spuntate”.
La breve storia dell’oidio Turco
Le prime segnalazioni del nuovo oidio del nocciolo, appartenente alle erisifacee (Erysiphe corylacearum), risalgono a 4 anni fa in Iran, Azerbaijan e Turchia e nel 2018 anche in Georgia. Nel 2019 sono arrivate nuove segnalazioni dall’area del Ticino e le analisi molecolari hanno evidenziato l’appartenenza della specie all’Erysiphe trovato in Turchia. Purtroppo anche in Italia, compreso il Piemonte, su foglie di nocciolo, sono stati trovati, sia nel 2020 che nel 2021, sintomi diversi da quelli causati dal comune oidio da sempre noto (Phyllactinia corylicola) in quanto presenti sulla pagina superiore delle foglie. Anche in questo caso le analisi hanno confermato trattarsi di questa nuova specie fungina: Erysiphe corylacearum. Il patogeno, molto più dannoso di Phyllactinia, nei paesi dove è comparso ha causato gravi danni alla corilicoltura, rendendo necessari diversi trattamenti fungicidi.
I sintomi
I sintomi di questo mal bianco sono visibili, in prevalenza, sulla pagina superiore, ma talvolta anche inferiore delle foglie e, in caso di forti attacchi, su brattee e frutti. La malattia è più pericolosa perché compare già in primavera colpendo foglie e nocciole contenenti i frutti immaturi. Sulle foglie, induce la formazione di una patina bianca (come tutti gli oidi) costituita dall’eccesso di tricomi (peli) fogliari: è la risposta della pianta al micelio del fungo che inizia a nutrirsi di succhi cellulari. Questa attività trofica del fungo sulla foglia, che come tutti gli oidi lascia per lungo tempo viva la cellula ospite, prosegue e causa progressivamente ingiallimenti, necrosi e distaccamento anticipato delle foglie colpite. Se la foglia è colpita quando non ha terminato la distensione, si deforma oltre ad ingiallire.
I corpi fruttiferi (casmoteci) si differenziano in anticipo rispetto all’oidio comune (in Piemonte, nel 2021, sono stati visibili dal primo ritrovamento di fine maggio). Ingrandendo l’immagine dei corpi fruttiferi dei due oidi presenti contemporaneamente sulla stessa foglia, si nota la differenza di dimensione di quelli di una specie rispetto all’altra; entrambe sono comunque distinguibili ad occhio nudo. Dall’immagine si vede chiaramente la differenza di dimensione dei casmoteci maturi (neri): quelli della Phyllactinia sono circa 2,5 volte più grandi. E’ molto importante saper distinguere i sintomi di Erysiphe corylacearum da quelli del normale mal bianco (Phyllactinia guttata) per evitare confusioni. Come tutti gli oidi, anche questo ricopre gli organi colpiti con la caratteristica efflorescenza biancastra che si evidenzia in particolare sulla pagina superiore della foglia,
Difesa
Attualmente, in Italia, non disponiamo di principi attivi registrati su questa avversità emergente anche se è da verificare con gli organi competenti la possibilità di intervenire con gli zolfi già sperimentati e registrati sulla tradizionale specie di Mal Bianco presente in Italia. Allo stato attuale la rimozione/degradazione delle foglie e del materiale vegetale infetto costituisce una soluzione fattibile e utile al fine di ridurre l’inoculo per l’anno successivo.
Bibliografia: Agrion - Aggiornamento Ottobre 2021
SCATTANO NUOVE REGOLE PER I MEZZI AGRICOLI, DALLA LUNGHEZZA ALLE IMMATRICOLAZIONI
ECCO LE SCADENZA PER LE DOMANDE DI CONTRIBUTO DELLA CAMPAGNA ASSICURATIVA 2021
Scattano importanti novità per le macchine agricole dalle lunghezze dei mezzi alle immatricolazioni. La Coldiretti rende noto che in sede di conversione del Decreto legge 121 del 10 settembre 2021 su “Disposizioni urgenti in materia di investimenti e sicurezza delle infrastrutture, dei trasporti e della circolazione stradale” sono stati recepiti gli emendamenti sollecitati. In particolare, sono state apportate delle modifiche al Codice della Strada che prevedono “l’allungamento” dei convogli formati da macchine agricole semoventi e trainate dagli attuali 16,5 metri a 18,75 metri. Inoltre, nel caso in cui superino 18,75 metri possono comunque essere ammessi alla circolazione su strada come trasporti eccezionali con l’autorizzazione dell’Ente competente per la località dove ha inizio la circolazione del mezzo. Un’altra novità riguarda le immatricolazioni che per le trattrici agricole, le macchine agricole operatrici a due o più assi nonché i rimorchi agricoli di massa complessiva superiore a 1,5 tonnellate può ora avvenire anche a nome di “commercianti di macchine agricole” e non solo a nome dei titolari di imprese agricole o agromeccaniche. L’immatricolazione di trattrici agricole, di macchine agricole operatrici a due o più assi, aventi massa massima a pieno carico tecnicamente ammissibile non superiore a 6 tonnellate, e di rimorchi agricoli, aventi massa complessiva non superiore a 6 tonnellate è consentita anche a chi si dichiara proprietario. Pertanto per immatricolare mezzi di limitata massa dimensionale non è richiesta la titolarità di un’impresa agricola, agromeccanica o di commercializzazione di macchine agricole. Si tratta di una semplificazione importante in caso di successione ereditaria. Infine, possono immatricolare macchine agricole operatrici a due o più assi nonché dei rimorchi agricoli di massa complessiva superiore a 1,5 tonnellate anche le reti di impresa costituite da imprenditori agricoli, singoli o associati.
Dopo l’approvazione da parte del Mipaaf dell’avviso pubblico per presentare la proposta per il pagamento del contributo relativo alla campagna assicurativa del 2021 (sottomisura 17.1 Assicurazioni del raccolto, degli animali e delle piante), l’Agea ha pubblicato il 10 novembre le Istruzioni operative. Le domande iniziali (richiesta di sostegno) vanno presentate entro il 31 dicembre 2022, mentre quelle di modifica non sono legate ad alcuna scadenza, l’unica condizione è che siano successive alle domande iniziali. I beneficiari sono gli imprenditori agricoli, attivi e titolari di fascicolo aziendale. La domanda va presentata con riferimento a ogni singolo Piano assicurativo individuale sottoscritto. Per inoltrare la richiesta di contributo l’agricoltore deve aver presentato il Pai 2021, la manifestazione di interesse 2021 se non ricompresa nel Pai, la polizza o il certificato se si tratta di polizze collettive e ovviamente una copia del documento di identità valido.
AIUTI ISMEA ALLE IMPRESE AGRICOLE: BANDO APERTO FINO AL 14 GENNAIO
Si è aperto, secondo i termini fissati, il 15 novembre lo sportello del bando per gli interventi finanziati a condizione di mercato dell’Ismea che sarà chiuso alle ore 12 del 14 gennaio 2022. Si tratta dello strumento finalizzato a sostenere finanziariamente progetti di sviluppo delle imprese agricole e agroalimentari con un budget disponibile di 60 milioni di euro. Gli interventi sono effettuati nella forma di equity, quasi equity , prestiti obbligazionari o strumenti finanziari partecipativi. Domande e informazioni negli uffici Coldiretti.
MODIFICA DEL DISCIPLINARE PER LA DOC GRIGNOLINO DEL MONFERRATO CASALESE
Ricordiamo ancora questa importante scadenza, ormai ravvicinata: 15 dicembre 2021 per la dichiarazione del vino ottenuto da uve aziendali raccolte o da prodotti acquistati con riferimento alla data del 30 novembre. Sono tenuti alla presentazione della dichiarazione di vendemmia tutti i viticoltori, indipendentemente se cedono le uve o le trasformano in vino ed anche se la produzione nel corso della campagna è pari a zero. Coloro che producono vino, sia da uve proprie che da prodotti acquistati dovranno presentare la dichiarazione di produzione del vino. Dopo la scadenza prevista per le suddette dichiarazioni, tramite il ravvedimento operoso (una sanzione minima) con apposita procedura di rettifica, è possibile correggere eventuali errori purché siano errori materiali individuati autonomamente e le informazioni incorrette non riguardino quantità o qualificazione del prodotto. La dichiarazione, per essere considerata presentata, deve risultare trasmessa telematicamente sul Sistema Piemonte. Si completa la fase di presentazione esclusivamente con la trasmissione della dichiarazione (la stampa non è prova di presentazione della domanda).
Nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 4 novembre 2021 è stato pubblicato il decreto 25 ottobre 2021 con cui il Ministero ha approvato talune modifiche ordinarie al disciplinare di produzione dei vini a Doc Grignolino del Monferrato Casalese. Le richiamate modifiche sono applicabili a decorrere dalla campagna vendemmiale 2021/2022; inoltre, le stesse sono applicabili anche nei riguardi delle giacenze di vino atte a produrre la Doc Grignolino del Monferrato Casalese provenienti dalle vendemmie 2020 e precedenti, a condizione che le relative partite siano in possesso dei requisiti stabiliti nel disciplinare per le relative tipologie e che ne sia verificata la rispondenza da parte del competente organismo di controllo.
Denominazione e vini La Denominazione di Origine Controllata “Grignolino del Monferrato Casalese” è riservata ai vini che rispondono alle condizioni e ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione. Tali vini sono i seguenti: Grignolino del Monferrato Casalese (Cat. Vino). Grignolino del Monferrato Casalese Riserva (Cat. Vino).
Base ampelografia La Denominazione di Origine Controllata “Gri-
gnolino del Monferrato Casalese” è riservata ai vini ottenuti da uve a bacca nera, non aromatiche, provenienti dai seguenti vitigni, presenti in ambito aziendale: - Grignolino minimo 95%; - Freisa e Barbera da soli o congiuntamente massimo 5%. In deroga alle disposizioni di cui al comma 1, i vigneti che alla data di pubblicazione del presente decreto sono iscritti allo schedario viticolo per la Denominazione di Origine Controllata “Grignolino del Monferrato Casalese” in conformità alle disposizioni di cui all’art. 2 del relativo disciplinare, approvato con DPR 26 giugno 1974, sono idonei alla produzione dei vini di cui all’art. 1, e dovranno adeguarsi alle disposizioni del comma 1 nell’arco di 5 anni dalla data di pubblicazione del presente decreto.
Zona di produzione delle uve La zona di produzione delle uve che possono es-
sEttorE vitivinicolo sere destinate alla produzione dei vini di cui all’art. 1devono essere prodotte nell’ambito dei seguenti territori comunali della provincia di Alessandria: Alfiano Natta, Altavilla Monferrato, Camagna Monferrato, Camino, Casale Monferrato (esclusa la parte sulla riva sinistra del Po), Castelletto Merli, Cella Monte, Cereseto, Cerrina Monferrato, Coniolo (esclusa la parte sulla riva sinistra del Po), Conzano, Frassinello Monferrato, Gabiano, Lu e Cuccaro Monferrato, Mombello Monferrato, Moncestino, Murisengo, Odalengo Grande, Odalengo Piccolo, Olivola, Ottiglio, Ozzano Monferrato, Pontestura, Ponzano Monferrato, Rosignano Monferrato, Sala Monferrato, San Giorgio Monferrato, Serralunga di Crea, Solonghello, Terruggia, Treville, Vignale Monferrato, Villadeati, Villamiroglio. Tutte le info e approfondimenti al sito www.gazzettaufficiale.it
VALORI UVE 2021: IN RECUPERO GRAZIE ALL’OTTIMA ANNATA
Ripresa dei mercati che segnano in positivo l’ultimo trimestre 2021, ponendo fine al periodo di regressione causato dal Covid e anzi invertendo la rotta, in attesa di un esisto dell’export record, verso e oltre i 7 miliardi. La favorevole congiuntura si è fatta sentire sugli acquisti di uve, anche considerando che la quantità non è abbondante come l’anno scorso e la qualità eccelsa e diffusa ha stimolato a “fare scorta in cantina”. Di conseguenza i valori sono in evidente recupero con incrementi che portano le quotazioni al periodo pre-pandemia. Mantenere l’equilibrio tra i prezzi delle uve e del vino e conseguentemente della bottiglia è importante per irrobustire la crescita e consolidarla nel tempo. La sempre più diffusa usanza sostenuta e promossa da Coldiretti di non attendere le indicazioni (le medie) di fine campagna per i pagamenti, preferendo la libera contrattazione in vendemmia tra viticoltore e acquirente, è la garanzia che si raggiunga insieme al suddetto equilibrio anche una maggior stabilità, avvantaggiando l’intera filiera e il consumatore. Ciò nonostante, a fine campagna occorre tirare le somme e per varie ragioni o per esigenze, le quotazioni scaturiscono o devono comunque essere indicate, anche se osserviamo che i due terzi delle uve nel nostro territorio non sono oggetto di cessione e vengono direttamente trasformate dal vitivinicoltore o in cooperativa. La Commissione nominata dalle Organizzazioni Agricole, secondo quanto previsto dall’Accordo Collettivo sui Contratti Agrari, come consuetudine ha rilevato i valori delle uve delle varie Denominazioni d’Origine Controllata e Controllata e Garantita, necessari per la determinazione del canone d’affitto dei vigneti, nel rispetto delle condizioni pattuite e indicate nei singoli contratti di locazione. Le quotazioni indicate, precisando che non possono considerarsi accordo interprofessionale, prevedono minimi e massimi e di conseguenza un dato medio. L’intervallo tra il minimo e il massimo, talvolta ampio, è in ragione della naturale variabilità della qualità delle partite. Nell’interesse dell’intera vitivinicoltura è importante sempre puntare alla qualità e di conseguenza premiare chi la produce già nel vigneto e favorire chi la cerca e la riconosce. Se si ritrovano su quest’obiettivo vignaiolo, trasformatore e consumatore, vuol dire che siamo sulla strada giusta. Acquirenti e produttori che non hanno negoziato direttamente il prezzo finale delle uve in fase di raccolta, come auspicato da Coldiretti e attendono ancora per il saldo l’indicazione - seppur solo in termini di orientamento dai listini di fine campagna è bene che non si uniformino al valore medio, che ha solo una funzione di sintesi statistica. La forbice tra minimo e massimo permette di riconoscere il reale valore in base all’effettiva qualità, sia in positivo, che in difetto, delle singole partite compravendute.
Celebrato il Ringraziamento a Novi Ligure nella Parrocchia della Collegiata
“GRAZIE DEI CAMPI”, PER INTERPRETARE IL GRANDE LIBRO DELLA NATURA PROMUOVENDO LA DISTINTIVITÀ
Dopo lo stop forzato dello scorso anno a causa dell’emergenza Covid si è tornati a celebrare in presenza la Giornata Provinciale del Ringraziamento, un momento importante nella vita della Coldiretti per saper dire “grazie” e continuare quel cammino di crescita e di speranza che i coltivatori hanno fatto proprio nella ricorrenza di San Martino che segna l’inizio di una nuova annata agraria. Occasione per meditare sui problemi che il mondo rurale sta vivendo, acuiti dal protrarsi degli effetti di una crisi climatica, economica e finanziaria di portata mondiale dove diventa fondamentale una maggiore attenzione all’ambiente, alla sostenibilità e alla biodiversità. Nel suo messaggio Monsignor Ivo Piccinini, Consigliere Ecclesiastico Provinciale, ha sottolineato come “il saper leggere i segni dei tempi e la lungimiranza di Coldiretti siano un’espressione evocativa che rimanda al valore della vita senza spreco e senza avidità, capaci di gustare il pane, frutto della terra e del lavoro dell’uomo, con gratitudine, nel segno del ringraziamento, senza le distorsioni, alimento di vita, di dignità e di solidarietà e allo stop a tutte le forme vergognose di sfruttamento e di caporalato”. E’ questo, infatti, il tema centrale della 71^ Giornata del Ringraziamento, una problematica di forte attualità che ha come obiettivo quello di convertire i nostri stili di vita a un’ecologia integrale. Pane come segno della bontà di Dio e l’Eucarestia per scardinare quelle “strutture del male” che affliggono la nostra società. Le parole di Mons. Piccinini hanno accompagnato la Giornata Provinciale del Ringraziamento che Coldiretti Alessandria ha organizzato lo scorso 7 novembre a livello provinciale nella Parrocchia della Collegiata di Santa Maria Maggiore a Novi Ligure, alla presenza del primo cittadino Gian Paolo Cabella. “Il Grazie dei Campi come riconoscenza a tutte le aziende, vere sentinelle, che presidiano con coraggio il territorio senza lasciarsi piegare dalle difficoltà legate, non ultime quelle legate agli sfasamenti climatici – ha affermato il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco –. La Giornata del Ringraziamento è un momento importante di riflessione e preghiera, profondamente sentito dalla nostra gente, dai nostri imprenditori che ogni anno
E’ stata l’occasione per ricordare l’amico e dirigente Antonio Gemma, esempio per le nuove generazioni
aspettano questa ricorrenza con rinnovato spirito di riconoscenza. Il lavoro agricolo consente all’uomo di realizzare un rapporto diretto e assiduo con la terra, una reciprocità nella quale si rivela e si compie un disegno finalizzato alla vita, all’essere e al benessere dell’umanità, allo sviluppo di tutti e di ciascuno. Per questo è fondamentale che si caratterizzi per una rinnovata e chiara consapevolezza etica, all’altezza delle sfide sempre più complesse del tempo presente.” Suggestivo il momento dell’offertorio e la benedizione dei mezzi agricoli che “servono per la fatica quotidiana, per lavorare la terra e per donare alla comunità il bisogno al proprio sostentamento”. Al termine della cerimonia è stato consegnato un riconoscimento alla signora Eleonora Norbiato, moglie
dell’indimenticato Antonio Gemma, “un Dirigente ma soprattutto un amico, - ha sottolineato Bianco - che ci ha lasciato prematuramente, a lui va il nostro speciale “grazie” non solo per l’impegno e l’attaccamento dimostrato nei confronti di Coldiretti per la sua dedizione al mondo agricolo che deve essere di esempio alle nuove generazioni”. “Puntando sulla multifunzionalità, la nostra agricoltura è in grado di dare luogo a produzioni congiunte e nuovi modelli di sviluppo, capaci di rispondere adeguatamente alle attese del Paese – ha aggiunto il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo -. In questo tempo di crisi, un segnale positivo è rappresentato dal ritorno all’impresa agricola dei giovani, che sentono questo lavoro come una “vocazione”, che dona loro dignità e piena valorizzazione”. Nel Messaggio della Commissione Episcopale viene inoltre sottolineato come “ogni maltrattamento verso qualsiasi creatura è contrario alla dignità umana” e come le prime pagine della Genesi collochino la creazione degli animali nel quinto e sesto giorno, lo stesso in cui viene creata l’umanità. “La quantità e la qualità degli allevamenti dipendono anche dalla domanda e dagli stili delle persone. Riconosciamo grande dignità a chi si prende cura del territorio salvaguardando gli antichi mestieri – ha aggiunto Rampazzo -. Grazie all’impegno degli allevatori molte aree interne del nostro Paese sono state valorizzate: senza la loro generosa lungimiranza sarebbero state abbandonate allo spopolamento e al degrado ambientale. In alcuni contesti abbiamo assistito ad una presenza sempre più numerosa di allevatori stranieri che hanno dato vita ad importanti storie di inclusione sociale e dialogo interreligioso”. Il lavoro agricolo consente all’uomo di realizzare un rapporto diretto e assiduo con la terra, reciprocità nella quale si rivela e si compie un disegno finalizzato alla vita, all’essere e al benessere dell’umanità, allo sviluppo di tutti e di ciascuno di noi che “siamo gli intermediari, il mezzo attraverso il quale ogni anno si realizza il miracolo della raccolta, la donazione, la distribuzione e la condivisione. Nei frutti c’è parte di noi, del nostro lavoro, della nostra fatica e del nostro impegno che li migliora e ne crea abbondanza”, come ha sottolineato nel suo intervento Orietta Alice, Presidente Coldiretti per la Zona di Novi Ligure.