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SETTORE VITIVINICOLO

DEALCOLAZIONE RAPPRESENTA GROSSO RISCHIO PER UN SETTORE FORTEMENTE PENALIZZATO DAL COVID

VINO È VINO, BRUXELLES VUOLE ANNACQUARLO. PROPOSTA ASSURDA, INGANNO PER I CONSUMATORI

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Togliere l’alcol dal vino ed aggiungere acqua è l’ultima trovata di Bruxelles per il settore enologico già sotto attacco con la proposta di introdurre etichette allarmistiche per scoraggiarne il consumo previste nella Comunicazione sul “Piano d’azione per migliorare la salute dei cittadini europei”. E’ quanto afferma la Coldiretti nello svelare i contenuti del documento della Presidenza del Consiglio dei Ministri Ue in cui viene affrontata la pratica della dealcolazione parziale e totale dei vini. La proposta prevede di autorizzare nell’ambito delle pratiche enologiche l’eliminazione totale o parziale dell’alcol con la possibilità di aggiungere acqua anche nei vini a denominazione di origine. “Assurda questa possibilità che farebbe sì che venisse chiamato vino un prodotto in cui sono state del tutto compromesse le caratteristiche di naturalità per effetto di un trattamento invasivo che interviene nel secolare processo di trasformazione dell’uva in mosto e quindi in vino – afferma il Presidente Coldiretti Alessandria Mauro Bianco -. Un inganno legalizzato per i consumatori che si ritroverebbero a pagare l’acqua come il vino”. L’introduzione della dealcolazione parziale e totale come nuove pratiche enologiche rappresenta un grosso rischio, oltre ad un precedente pericolosissimo che metterebbe fortemente a rischio l’identità del vino italiano e europeo, anche perché la definizione “naturale” e legale del vino vigente in Europa prevede il divieto di aggiungere acqua. Tale proposta rappresenta, quindi, una minaccia al comparto vitivinicolo alessandrino che conta circa 3.000 aziende vitivinicole per oltre 11.000 ettari di superficie vitata, 7 Docg e 12 Docg, settore già pesantemente messo alla prova dalla pandemia con il blocco della ristorazione e dell’export. “La proposta di aggiungere acqua nel vino – conclude il Direttore Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo - è solo l’ultimo degli inganni autorizzati dall’Unione Europea che già consente l’aggiunta dello zucchero nei paesi del Nord Europa per aumentare la gradazione del vino mentre lo zuccheraggio è sempre stato vietato nei paesi

Verrebbe chiamato vino un prodotto in cui sono state compromesse tutte le caratteristiche

del Mediterraneo e in Italia, che ha combattuto una battaglia per impedire un “trucco di cantina” e per affermare definitivamente la definizione di vino quale prodotto interamente ottenuto dall’uva”. Ma Bruxelles ha dato anche il via libera al vino “senza uva” ovvero ottenuto dalla fermentazione di frutta, dai lamponi al ribes. Una pratica enologica che altera la natura stessa del vino che storicamente e tradizionalmente è solo quello interamente ottenuto dall’uva.

Per approfondimenti sul settore vitivinicolo, e non solo, l’invito è di consultare il sito del Centro Studi della Fondazione Divulga (www.divulgastudi.it) dove è possibile scaricare focus specifici, mini guide, rapporti strategici, studi e ricerche.

VINO: ECCO IL “PACCHETTO” PRESENTATO AL GOVERNO PER SALVARE IL SETTORE

Una nuova misura di distillazione indirizzata a Do e Ig, tutela dei vitigni autoctoni, semplificazione, ma soprattutto promozione. Sono le principali misure contenute nel “pacchetto” di interventi richiesti al Governo dalla Coldiretti per rilanciare il vino made in Italy fortemente danneggiato dalla pandemia. Un trend preoccupante confermato anche dal recente report “Cantina Italia”, pubblicato dal Mipaaf, che al 31 marzo 2021 segnalava giacenze per 56 milioni di ettolitri, quasi 2 milioni in più rispetto al 2020. Per quanto riguarda la promozione necessaria per sostenere in ogni modo la ripresa dei consumi anche sui mercati internazionali, occorre rafforzare le iniziative che non devono essere limitate all’Ocm. Secondo la proposta Coldiretti la misura va estesa ai mercati interno e della Ue con un’attenzione particolare all’enoturismo. Anche per quanto riguarda i mercati terzi si punta a una revisione con un’azione più incisiva a favore del Made in Italy. Si chiede pertanto un bando condiviso con il mondo produttivo con maggiore semplificazione, più risorse e una percentuale superiore di contribuzione.

Coldiretti chiede poi di rafforzare la tutela dei vitigni autoctoni intervenendo anche sull’etichettatura con l’obiettivo di consentire la limitazione territoriale agli specifici areali di produzione delle varietà strettamente legate al territorio di produzione. Un invito anche a completare le norme applicative del Testo unico del vino per definire il processo di semplificazione a cui mancano ancora alcuni tasselli, dallo schedario vitivinicolo per accelerare il passaggio allo schedario grafico, alle dichiarazioni per mettere al centro il registro telematico. E ancora, l’etichettatura per una più incisiva tutela dei vini autoctoni, ma anche per prevedere l’obbligo di indicazione dell’origine per i vini spumanti non Do e Ig. Per favorire poi l’utilizzo di vino italiano nella produzione di aceti la Coldiretti richiede l’obbligo dell’etichettatura di origine per gli aceti di vino con il riferimento al paese di produzione del vino. Sul fronte dell’Unione europea per Coldiretti non solo vanno mantenute fino al 2023 le misure straordinarie e di flessibilità adottate da Bruxelles nel 2020, ma devono essere anche implementate le risorse finanziarie. Chiesta anche la proroga di almeno un altro anno della durata delle autorizzazione in scadenza nel 2021 e nel 2022. Il sistema delle autorizzazioni va comunque mantenuto oltre il 2030, ma con la revisione di alcune regole. E infine la Coldiretti ha posto la questione degli attacchi ”strumentali ” di alcune lobby anti alcol che continuano a mettere sul banco degli imputati i prodotti mediterranei nel piano di lotta al cancro, ponendole sullo stesso piano del fumo.

DIVULGA: CON LA BREXIT CROLLA IL VINO ITALIANO IN UK, SOS BUROCRAZIA

DECRETO SOSTEGNI BIS: DALL’ESONERO CONTRIBUTO AGLI ANTICIPI PAC FINO AGLI AIUTI AD AGRITURISMO E VINO

Storico crollo del 36% % delle esportazioni di vino Made in Italy in Gran Bretagna per effetto degli ostacoli burocratici ed amministrativi che frenano gli scambi commerciali dopo la Brexit. E’ quanto emerge dall’analisi del Centro Studi Divulga (www. divulgastudi.it) sulla base dei dati Istat relativi al commercio esterno nel primo mese del 2021, dopo l’uscita dall’Unione Europea. La Gran Bretagna resta il terzo mercato di sbocco del vino Made in Italy, dopo Stati Uniti e Germania, ma le spedizioni hanno raggiunto quest’anno il minimo del decennio. I dodici (nuovi) vincoli obbligatori solo per esportare il vino nel Regno Unito nel post-Brexit sono solo la punta dell’iceberg di una overdose di burocrazia con la quale le imprese nazionali del settore agroalimentare dovranno dunque fare i conti. La complessa documentazione richiesta per entrare in Gran Bretagna è una delle numerose criticità evidenziate dal primo completo report sull’export nel Regno Unito delle imprese vitivinicole realizzato dal Centro Studi Divulga. Si parte dall’etichettatura: fino al 30 settembre 2022 nessuna modifica, ma successivamente a tale data bisogna cambiare etichetta e indicare nome e indirizzo dell’importatore o imbottigliatore che opera nel Regno Unito. E’ richiesto subito un certificato specifico, incerto invece il Modello VI-1-. Per il vino biologico nel 2022 scatta un certificato di ispezione. E ancora, novità sugli obblighi degli imballaggi, un nuovo codice, informazioni in etichetta che scoraggino l’uso di alcol, registrazione su Banca dati Rex per spedizioni di oltre seimila euro e infine un nuovo regime tariffario (che per il momento salva le produzioni di origine Ue).

MOSCATO: ATTESO LO SBLOCCO PARZIALE

La situazione di mercato, nel complesso soddisfacente, consentirà di svincolare una parte dei mosti potenzialmente atti a Asti DOCG ancora detenuti nelle cantine dall’ultima campagna di raccolta in “riserva vendemmiale” (blocage). Il Consorzio dell’Asti tramite assemblea a distanza tenutasi nei giorni scorsi, ha raccolto l’assenso dei produttori e nei prossimi giorni la Regione, sentite le Organizzazione Professionali emanerà la determinazione di sblocco per un quantitativo proporzionato a 5 quintali per ettaro. Questo permetterà di passare tali quote di mosto “sospeso” alla DOCG (deblocage) e di conseguenza anche una parte del prodotto provvisoriamente stoccato (5 q/ha) e anonimo sarà certificabile DOCG ed vendibile nelle tipologie Moscato d’Asti e Asti spumante. Per chi ha ceduto le uve dovrà esserci il saldo integrativo dovuto alla valorizzazione, rispetto l’acconto avuto, che generalmente riconosceva a quella produzione provvisoriamente il prezzo dei “superi”.

Più risorse per garantire la liquidità alle aziende agricole. L’esigenza di immediati interventi di sostegno è soddisfatta dalla previsione dell’esonero del versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali per il mese di febbraio 2021 a favore delle imprese delle filiere agricole dei settori agrituristico e vitivinicolo, incluse le imprese produttrici di vino e birra, in considerazione dei gravi effetti negativi che sono derivati tali imprese a causa della pandemia. Nel provvedimento si danno risposte concrete alle imprese di allevamento di bovini e suini, aumentando per il 2021 le percentuali di compensazione IVA per le cessioni degli animali vivi portandole al 9,5%: tale intervento avrà immediati effetti anche in termini di liquidità disponibile per gli allevatori. Di grande rilievo le disposizioni in tema di agriturismo, soprattutto per l’incremento dell’occupazione, in quanto i lavoratori addetti all’agriturismo vengono considerati lavoratori agricoli anche ai fini di stabilire il rapporto di connessione tra attività agricola ed agrituristica. Importante l’intervento a favore dell’imprenditoria agricola femminile in quanto si estendono alle imprese condotte da donne, a prescindere dall’età, le misure agevolative sull’autoimprenditorialità previste solo per i giovani dai 18 ai 40 anni, quali ad esempio i mutui agevolati a tasso zero per gli investimenti o un contributo a fondo perduto sempre per gli investimenti. Inoltre, per garantire il rafforzamento della tutela economica ed occupazionale delle imprese agricole danneggiate dalle recenti gelate. Significativo l’intervento per l’anticipazione, a favore delle imprese agricole, dei pagamenti diretti, nell’ambito degli aiuti PAC, in considerazione delle situazioni di crisi, anche di natura sanitaria e fitosanitaria o determinate da avverse condizioni metereologiche, in cui versano le imprese agricole. Le difficoltà derivanti dalla mancanza di liquidità da parte delle imprese agricole sono affrontate dal decreto “Sostegni bis” anche tramite l’integrazione del fondo ISMEA per la gestione delle garanzie, a titolo gratuito, che l’Istituto eroga a favore delle imprese agricole.

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