World Energy Congress DIBATTITO INTORNO ALL’ENERGIA World Energy Congress A debate on energy
eni’s way monografie
2
e ni’s way monografie Anno II - Numero 2 - 2007
world energy congress dibattiTO intornO all’energia world energy congress a debate on energy
e ni’s way monografie
sommario pag. 2
editoriale editorial
roma, capitale mondiale dell’energia rome as the world’s energy capital di/by Gianni Di Giovanni
pag. 6
istituzioni institutions
romano prodi Verso il mercato unico toward a single market
osservatorio observatory
pag. 16
equilibri equilibria
pag. 20
opinioni opinions
pag. 24
focus
pag. 32
iniziative initiatives
pag. 44
andrè caillè Una proposta ecologica An ecological proposal
enrico testa l’interdipendenza come strategia Interdependency as strategy gilberto callera Per una cooperazione internazionale For international cooperation paolo scaroni Efficienza, la sfida più importante Efficiency, the most important challenge Tutto il sapere energetico All the knowledge about energy di/by Alessandra Mina
intervista interview
Più energia più efficienza More energy more efficiency
pag. 58
di/by Clara Sanna
scenari scenarios
i giganti dell’economia The giants of economy
pag. 62
di/by Alessio De Sio
tavola rotonda round table
prospettive di un mercato in continua crescita Prospects of a steadily growing market
pag. 70
a cura di/by Serena Sabino, Giandomenico Serrao
Periodico Eni Anno 2 - Numero 2 - 2007
q
editoriale
editorial
q
roma, capitale mondiale dell’energia
ROME AS THE WORLD’S ENERGY CAPITAL
è uno dei grandi temi del nostro tempo, dal punto di vista dell’approvvigionamento, del mercato, dello sviluppo e dal punto di vista della sostenibilità. se ne è parlato alla ventesima edizione del world energy congress.
Energy is one of the great issues of our time, from the point of view of supply, market and development and from the point of view of sustainability. It was dealt with at the 20th World Energy Congress.
di
gianni di giovanni
2 eni’s way / monografie
by
gianni di giovanni eni’s way / monografie 3
D
all’11 al 15 novembre è andato in scena il XX Congresso mondiale dell’energia (World Energy Congress), alla Nuova Fiera di Roma. Ottanta eventi, 220 mila metri quadrati di spazi espositivi, 300 aziende che operano nel comparto energetico, 3.500 delegati provenienti da tutto il mondo, oltre 500 giornalisti accreditati provenienti da 60 Paesi, 40 top manager dei più importanti gruppi dell’energia mondiale. Questi i numeri del Congresso, dal titolo «Il futuro dell’energia in un mondo interdipendente», e per la prima volta ospitato in una città italiana. L’evento, promosso dal WEC, il Consiglio Mondiale dell’Energia, è il più autorevole a livello internazionale nel settore energetico. La missione è promuovere lo sviluppo economico e l’uso pacifico e sostenibile delle risorse energetiche a vantaggio dei popoli di tutto il mondo. Alla Fiera di Roma si sono dati appuntamento relatori di grande prestigio: dal commissario Europeo Andris Piebalgs ai ministri dell’Energia di Algeria, China, Qatar e Russia. Proseguire sulla strada della ricerca: un percorso arduo, costoso ma l’unico percorribile per venire incontro alla crescente domanda di energia da parte del mondo, per conciliare sviluppo e sostenibilità ambientale, per rispondere positivamente alle esigenze e alle problematiche dei paesi meno industrializzati. Queste, in sintesi, le conclusioni del XX Congresso mondiale dell’energia. Si può puntare a un nucleare ‘pulito’, alla crescita e diffusione di energie ‘verdi’, al rispetto del protocollo di Kyoto, al soddisfacimento della domanda dei nuovi colossi del mercato globale. L’obiettivo è quello di capire come conciliare una domanda di energia sempre crescente, determinata anche dall’affacciarsi sul mercato di paesi come Cina e India, con il problema dei cambiamenti climatici e della riduzione dell’effetto serra, prevista dal protocollo di Kyoto. Obiettivi, appunto, tutti raggiungibili, ma solo attraverso la ricerca finalizzata allo sviluppo tecnologico. Il WEC, dunque è stata l’occasione per tracciare le linee guida nel settore su mappa internazionale e affrontare il dibattito. Questo il messaggio finale che i “pionieri dell’energia” lanciano, da Roma, al mondo. Insieme a una rinnovata consapevolezza che non esiste sviluppo senza sostenibilità e che i problemi di climate change non possono più essere esclusi dalle agende dei paesi del mondo. Appuntamento a Montreal, dunque, dal 12 al 16 dicembre 2010.
q CONSIGLIO MONDIALE DELL’ENERGIA Il Consiglio Mondiale dell’Energia (World Energy Council) è la principale organizzazione al mondo ad occuparsi di energia. Fondata nel 1923, è una struttura non governativa, senza scopo di lucro, accreditata presso le Nazioni Unite. Ha la sua sede centrale a Londra, i paesi membri sono organizzati in gruppi regionali: Africa, America del Nord, America Latina e Caraibi, Asia e Pacifico, Asia Centrale, Europa. Il World Energy Council opera per promuovere l’uso pacifico e sostenibile delle risorse energetiche, vantaggio di tutti, favorendo la ricerca e lo scambio di conoscenza su tecnologia, stili di consumo, aspetti ambientali della produzione e uso delle fonti. Il WEC organizza ogni 3 anni il Congresso Mondiale dell’Energia. Il Congresso è considerato come il principale evento mondiale dedicato a tutte le fonti energetiche e attrae migliaia di partecipanti, tra i quali membri del WEC, leader dell’industria energetica, ministri, responsabili di organizzazioni internazionali, docenti e ricercatori universitari, media e singole persone interessate allo sviluppo dell’energia sostenibile. I Congressi prevedono un’esposizione fieristica di livello mondiale, interventi di personalità politiche e opinion maker del mondo economico, tavole rotonde e centinaia di paper presentati e discussi da esperti di energia. La scelta del Paese e del tema dei Congressi è approvata dall’Assemblea Esecutiva, che si tiene ogni anno in un Paese diverso. L’ultima Assemblea si è tenuta a Tallin (Estonia) nel mese di settembre 2006, mentre gli ultimi due congressi mondiali si sono svolti a Sidney (2004) e Buenos Aires (2001).
4 eni’s way / monografie
T
he 20th World Energy Congress was held at the “Nuova Fiera di Roma” grounds Nov. 10 to 15. Eighty events, 220 thousand square meters of exhibition space, 300 companies operating in the energy sector, 3,500 delegates from all over the world, more than 500 accredited journalists from 60 countries, 40 top managers from the world’s leading energy groups. These are the numbers of the Conference, entitled “The future of energy in an interdependent world”. It was the first time an Italian city hosted a World Energy Congress. The event, sponsored by WEC, the World Energy Council, is the most authoritative one internationally in the energy sector. Its mission is to promote economic development and peaceful and sustainable use of energy resources for the benefit of all peoples of the world. The Congress brought together at the Fiera di Roma speakers of great prestige, ranging from European commissioner Andris Piebalgs to the Energy ministers of Algeria, China, Qatar and Russia. To keep going on the path of research: a hard and costly one, but the only practicable in order to meet the world’s growing energy demand, to conciliate development and environmental sustainability, to respond positively to the needs and the problems of less developed countries. These, in summary, the findings of the 20th World Energy Congress. We can bet on a ‘clean’ nuclear energy, on the growth and spread of ‘green’ energy, on the respect of the Kyoto Protocol, on meeting the demand from the new giants of the global market. The goal is to understand how to reconcile a growing energy demand, determined also by the development of countries such as China and India, with the question of climate change and the reducing of the greenhouse effect, set out in the Kyoto Protocol. Goals, indeed, that can all be attained, but only through research and technology development. The Rome gathering, therefore, provided an opportunity to define international guidelines and face the energy debate. This is the final message that the “energy pioneers” sent from Rome, along with renewed awareness that there is no development without sustainability and that the problems of climate change can no longer be left out of the agendas of the countries of the world. See you, then, at the next World Energy Congress, scheduled to be held in Montreal December from 12 to 16, 2010.
q WORLD ENERGY COUNCIL The World Energy Council is the foremost multi-energy organization in the world today. Established in 1923, the organization is a UN-accredited non-governmental, non-commercial organization. Its headquarters are in London. Member countries are organized in regional groups: Africa, Asia, North America, Latin America and Caribbean Islands, Asia and Pacific, Central Asia, Europe. The World Energy Council promotes the peaceful and sustainable supply and use of energy for the benefit of all people. It encourages research and the exchange of knowledge about technology, consumer styles and the environmental aspects of production and use of energy sources. The WEC organizes every 3 years the World Energy Congress, which is widely recognized as the premier world all-energy event and brings together thousands of participants, including WEC members, energy industry leaders, government ministers, executives of international organizations, university teachers and researchers, media and people interested in the development of sustainable energy. Congresses include a world-level technical exhibition with the participation of politicians and economy opinion makers, round tables and hundreds of papers presented and debated by energy experts. The WEC’s Executive Assembly, which meets every year in a different country, chooses the host country and the theme of the Congress. The latest Assembly was held in Tallin, Estonia, in September 2006 and the last two world congresses were held in Sydney (2004) and Buenos Aires (2001).
eni’s way / monografie 5
q
ISTITUZIONI
Alla cerimonia di apertura del World Energy Congress, il primo ministro Romano Prodi ha sottolineato come i problemi energetici siano ormai diventati di straordinaria rilevanza nell’agenda politica di tutti i paesi del mondo, non solo per i governi, ma anche per le imprese e per i cittadini. Ma alle riflessioni devono seguire i fatti.
Verso il mercato unico
Q
uello che si inaugura è un congresso di grande importanza come dimostrano i 200 oratori provenienti da 117 paesi e la presenza di 1.450 tra imprese ed istituzioni. Desidero ringraziare gli organizzatori per il grande sforzo profuso, che testimonia l’impegno dell’Italia su un tema così importante come l’energia. Impegno che sarà ulteriormente testimoniato dalla riunione dei Ministri dell’Energia dell’International Energy Forum in programma a Roma nell’aprile del 2008. L’energia è oggi divenuto tema di straordinaria rilevanza nell’agenda politica di tutti i paesi del mondo. È rilevante non solo per i governi, ma anche per le imprese e per i cittadini. L’energia è vita, è sviluppo, è crescita. Ma allo stesso tempo l’energia è un tema che induce a sempre più numerose riflessioni nell’agenda internazionale. Riflessioni a cui è necessario far seguire azioni che, oggi più che mai, devono necessariamente essere il frutto dell’attuazione di meccanismi di governance globale. Lo dice lo stesso titolo del congresso: dobbiamo guardare al futuro dell’energia non dimenticando che viviamo in un mondo globale e sempre più caratterizzato dall’interdipendenza tra i paesi. Ed è proprio questo livello di interdipendenza che richiede la ricerca di soluzioni globali per affrontare le sfide e sfruttare le opportunità che il mondo dell’energia oggi ci presenta. Le sfide sono molte ed estremamente complesse: vi è il tema della sicurezza degli approvvigionamenti, quello delle speculazioni economico finanziarie e quello del rapporto tra energia ed ambiente. Temi, tutti, di straordinaria rilevanza politica. La sicurezza energetica è sempre più connessa a condizioni di stabilità nei rapporti internazionali tra i paesi e all’eliminazione di tutte quelle tensioni che minacciamo la pace e la prosperità nel mondo. A questo tema si aggiunge il sempre più crescente squilibrio tra domanda e offerta di energia, squilibrio sul quale si innesta un pericoloso meccanismo speculativo che deve essere forte-
6 eni’s way / monografie
mente contenuto. Oggi, infatti, ad influenzare la determinazione del prezzo petrolio non sono più solo le tradizionali variabili legate alla domanda e all’offerta. Dobbiamo, a questo proposito, constatare che, negli ultimi tempi, l’OPEC non ha mai usato la restrizione dell’offerta come strumento di pressione sul mercato. Grande pressione è stata certo esercitata dall’ingente attività finanziaria che utilizza come strumento sottostante lo stesso prezzo del petrolio. Squilibri e speculazioni generano una forte volatilità nei prezzi. Si pensi al solo andamento del prezzo del petrolio – raddoppiatosi nel corso del 2007 –che rischia di compromettere le prospettive di crescita dell’economia del mondo già messe sotto pressione dalle recenti speculazioni in campo finanziario. E a rischiare maggiormente sono le economie più povere che negli anni scorsi, con grande fatica, hanno tentato di intraprendere percorsi di sviluppo che, sebbene non ancora sufficienti, danno almeno la speranza a milioni di uomini e donne di poter uscire dalla condizione di indigenza in cui ancora vivono. È responsabilità di tutti evitare che a pagare per gli squilibri creatisi siano principalmente le economie più povere del mondo. È quindi doveroso assicurare una maggiore funzionalità e trasparenza dei mercati e, se necessario, in caso di rottura violenta dei mercati stessi, prendere in considerazione anche il ricorso all’uso delle scorte strategiche. Il mondo ha fame di energia, è questo il dato con cui dobbiamo costantemente confrontarci. Non è una novità, ma purtroppo non abbiamo ancora saputo trovare e dare le risposte a questo problema. Ci è voluto un secolo perché nel 1920 la domanda di energia raggiungesse un miliardo di tonnellate equivalente di petrolio (TEP). Oggi, a meno di cento anni da allora, la domanda è cresciuta più di dieci volte e, secondo le stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE), nel 2030 essa è destinata a raggiungere i 17 miliardi Tep. La crescita della domanda proverrà per i due terzi dalle economie in transizione e dai paesi in via di sviluppo, e il baricentro dei mercati tenderà a spostarsi sempre più verso Oriente e cioè verso quei paesi che hanno davanti a sé consistenti e durature prospettive di crescita economica.
eni’s way / monografie 7
A fronte di queste prospettive, non possiamo dimenticare che ancor oggi circa 2,4 miliardi di persone non dispongono di energia in misura sufficiente per assicurare loro le minime esigenze vitali (la cottura dei cibi o la protezione dal freddo). E 1,6 miliardi di persone non sanno letteralmente cosa sia l’elettricità. Quindi il mondo della fame ha prima di tutto bisogno di energia. Che dai paesi sviluppati si levino strali contro l’aspirazione delle popolazioni più povere ad aumentare il consumo pro-capite è davvero inaccettabile. Altrettanto inaccettabile è che si sollevino proteste contro i crescenti consumi di Cina e India. Sconfiggere la povertà energetica è condizione pregiudiziale per allentare la miseria in cui versa metà della popolazione mondiale. Questa è la vera sfida che il mondo moderno deve affrontare e vincere e ai paesi industrializzati spetta l’onere di guidare il processo di riequilibrio che oggi si rende sempre più necessario. Per adeguare l’offerta al sempre più crescente livello di domanda è necessario investire più risorse in ricerca e sviluppo e in nuova capacità produttiva. Per troppo tempo il livello degli investimenti in campo energetico non è stato sufficiente. Compagnie petrolifere, aziende elettriche e del gas hanno investito molto meno rispetto a quanto hanno fatto altri settori. Oggi paghiamo le conseguenze di questi mancati investimenti. Non è più tollerabile scaricare sui prezzi anche i mancati adeguamenti della capacità produttiva e delle infrastrutture di trasporto. È compito e responsabilità di tutti costruire lo scenario necessario affinché si possa riprendere il piano di investimenti di cui l’economia del mondo ha bisogno per crescere in modo equilibrato e compatibile con le esigenze dell’ambiente. È proprio al rapporto tra energia ed ambiente che oggi si dedica particolare attenzione. È ormai da tempo noto che la crescita dei consumi nel lungo termine non è più sostenibile. Tra il 1970 e il 2004 le emissioni di gas serra sono aumentate del 70% e, per il 2030, l’IPCCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) recentemente insignito del Premio Nobel, prevede un incremento tra il 25 e il 90%. La natura ha posto un limite allo sviluppo sconsiderato. E l’uomo, ancora una volta, non può che raccogliere questa sfida, aprendosi a nuovi obiettivi. Nel lungo termine la ricerca è chiamata a fornire soluzioni adeguate. Nell’immediato è cruciale un uso più razionale delle risorse del pianeta. L’efficienza energetica è la fonte migliore di cui disponiamo: è fonte pulita, non costosa (anzi produce risparmi per i consumatori), ed è disponibile in abbondanza. Un esempio significativo che dà l’idea delle dimensioni che deve assumere la ricerca dell’efficienza energetica, è fornito dal consumo di carburante associato al parco automobilistico. Ad esempio il parco macchine americano, effettua in media 7 Km con un litro di benzina. In Europa se ne percorrono 13. Questo mi induce a pensare che la fiscalità non è solo un segno dell’avidità dello Stato, ma è uno strumento per tenere conto dei costi diretti ed indiretti dell’uso dell’energia. Ma oggi nel mondo sono già in circolazione automobili che possono percorrere oltre 20 Km con un litro di carburante. Se tutte le automobili nei paesi industrializzati si adeguassero a questo standard sarebbe possibile risparmiare più di 10 milioni di barili di petrolio al giorno, ovvero l’intera produzione dell’Arabia Saudita, primo produttore al mondo (più dell’attuale consumo di Cina ed India)! Di fronte a tali evidenze tutti i paesi industrializzati debbono responsabilmente assumere provvedimenti che obblighino, attraverso un opportuno sistema di incentivi, al rinnovamento del parco automobilistico al fine di massimizzare l’efficienza energetica nel settore della mobilità. In aggiunta la ricerca e sviluppo prodotta dalle case automobilistiche, anch’essa opportunamente supportata, deve portare nel tempo ad ulteriori significative innovazioni nei motori, abbassando il consumo per chilometro. Questo è solo un esempio: tutti i paesi del mondo debbono mettere al centro delle loro politiche energetiche il ricorso a consistenti risparmi. In Italia, abbiamo adottato misure volte a aumentare l’efficienza energetica negli edifici,
8 eni’s way / monografie
q
institutions
At the opening ceremony of the World Energy Congress, Italian Prime Minister Romano Prodi pointed out energy issues have taken on an extra-ordinary significance on the political agendas of all the world’s nations, not only for governments but also for businesses and individuals. But reflection must be followed up by action.
Towards a single market
W
hat we are inaugurating is a congress of great importance, as shown by the more than 200 speakers from 117 countries, and the presence of 1,450 enterprises and institutions. I’m grateful to the organisers for the great effort they have put up, witness to Italy’s commitment to a matter as important as energy. This commitment will receive further proof in the meeting of Energy Ministers at the International Energy Forum scheduled in Rome in April 2008. Energy has now become an issue of extraordinary relevance on the political agenda of all nations in the world. It is of relevance not only to governments, but to enterprises and individual citizens as well. Energy is life; it is development; it is growth. But at the same time energy is a subject giving rise to a growing amount of reflection on the international agenda. These reflections need to be followed up by actions which, today more than ever, have to be the fruit of the enactment of mechanisms of global governance. This is the message of the very title of this congress: we have to look to the future of energy while not forgetting that we live in a globalised world which is ever more characterised by interdependence between nations. And is just this level of interdependence that calls for the search for
eni’s way / monografie 9
nell’uso degli elettrodomestici e dei motori industriali. Qualche miglioramento lo avvertiamo, ma dobbiamo fare molto, molto di più. Oggi più che mai abbiamo bisogno che ricerca scientifica e sviluppo tecnologico offrano soluzioni e diano risposte ai vari problemi che abbiamo di fronte e non solo per colmare i crescenti squilibri tra domanda e offerta di energia. La tecnologia deve accompagnare e facilitare cambiamenti nello stile di vita e nelle abitudini dei cittadini. La ricerca e l’innovazione ci devono consentire di poter produrre energia in modo più efficiente nella più completa tutela dell’ambiente. Deve quindi essere intensificata la ricerca nel settore del carbone pulito, nel nucleare di nuova generazione e nelle energie rinnovabili e soprattutto sul fotovoltaico. Molti paesi stanno puntando proprio sulle rinnovabili, ma ingenti investimenti sono necessari se vogliamo che queste nuove fonti raggiungano quote sempre più crescenti dei consumi energetici mondiali. Investimenti che si devono dirigere in attività di ricerca di base, in componenti ed impianti. Un solo dato che dimostra che, sebbene si sia solo in una fase iniziale del processo di sviluppo di energie rinnovabili, alcuni elementi di tensione si cominciano già a manifestare. Nel fotovoltaico vi è già scarsità di silicio trattato con cui si compongono i pannelli solari. Più in generale ingenti investimenti sono necessari per adeguare la capacità produttiva e fronteggiare la crescita della domanda di energia. Si valuta che sia necessario attivare risorse per circa 20.000 miliardi di dollari (valori costanti) fino al 2030, e cioè una media di circa 800 miliardi di investimento all’anno. Oltre la metà di questi investimenti, dovrebbero essere destinati al solo settore elettrico per la realizzazione, in particolare, di una potenza addizionale di 5.000.000 di megawatt elettrici (Mwe), pari ad una centrale da 550 Mwe ogni giorno. I paesi che oggi affrontano impegnativi percorsi di sviluppo economico non hanno solo il problema del reperimento delle fonti energetiche, ma anche quello di garantire sostenibilità al proprio sviluppo anticipando la risoluzione dei problemi ambientali. Ai paesi più sviluppati deve essere affidata la guida del processo di trasferimento tecnologico e la costituzione dei fondi necessari per compensare i crescenti costi di sostenibilità dello sviluppo dei paesi più vulnerabili. Penso, ad esempio, a un fondo che contribuisca ad arrestare la deforestazione che mina l’equilibrio di molti paesi. Almeno una novità positiva c’è: i problemi legati
10 eni’s way / monografie
global solutions to tackle these challenges, exploiting the opportunities that the world of energy presents us with today. The challenges are many and highly complex: there is the subject of the security of supplies, that of speculation on the financial markets and that of the relationship between energy and the environment. All these matters are politically extremely relevant. Energy security is becoming more and more linked to the conditions of stability in international relations between nations and the elimination of all those tensions that threaten the world’s peace and prosperity. Compounding this theme is the ever growing imbalance between energy supply and the demand for energy: an imbalance that sets off a dangerous mechanism of speculation which needs be strongly contained. What, indeed, today determines the price of oil are no longer just the traditional variables of supply and demand. In this respect, we have to acknowledge that in recent times OPEC has never used supply cuts as an instrument to apply pressure on the market. A great deal of pressure has certainly been exerted by large-scale financial operations, which use the price of oil itself as an underlying instrument. Imbalances and speculation lead to a high level of price instability. Let’s just consider the price of oil, which doubled during 2007 and threatens to undermine growth prospects for the world economy already under pressure from recent speculations on the financial markets. And most at risk are the poorest economies which in the recent past have laboriously tried to get their development going, giving some hope to millions of men and women to get out of poverty. It is everybody’s responsibility to avoid having the poorest economies of the world pay most for the unbalances. So we must make sure markets work more efficiently and transparently and, if necessary, in case of violent disruption of the markets, consider tapping strategic reserves. The world is thirsty for energy. This is a fact we must face up to all the time. Nothing new, but we haven’t yet found a solution to the problem. It took a century for energy demand to reach a billion TOE (tonnes of oil equivalent) in 1920. Today, less than a century later, demand has increased more than ten times and, according to estimates of the International Energy Agency (IEA) demand will rise to 17 billion TOE by 2030. The increase in demand will come by two thirds from transition economies and developing countries and the centre of gravity of the markets will tend to move more and more eastwards, that is toward those countries with a prospect of sizeable and lasting economic growth ahead of them. Facing this prospects, we shouldn’t forget that even today around 2.4 billion people don’t have enough energy available for the most basic needs (cooking food or keeping warm). And 1.6 billion people literally don’t know what electricity is. So the world of hunger needs energy first of all. It is unacceptable for developed countries to criticise the poorest striving to increase pro-capita energy consumption. Protests against growing energy consumption in China and India is unacceptable as well. Beating energy poverty is essential to ease the misery half the world’s population is suffering from.
eni’s way / monografie 11
all’energia (sicurezza di approvvigionamento, costi di produzione e impatto ambientale) fanno ormai parte della coscienza collettiva in quasi tutto il mondo. È condivisa la consapevolezza che è sempre più necessario avviare e definire politiche basate sul principio delle responsabilità condivise ed effettuare sforzi differenziati per trovare soluzioni che facciano delle emergenze che oggi viviamo – energetica, climatica e ambientale – una straordinaria occasione di sviluppo e di coesione per il mondo. Il 2007, anno difficile per l’energia, si chiude con un cambiamento positivo in questa direzione. L’Europa è riuscita a catalizzare sul terreno degli accordi multilaterali, promossi sotto l’egida delle Nazioni Unite, l’adesione della maggior parte dei paesi industrializzati, anche di quelli che non hanno ratificato il Protocollo di Kyoto. La consapevolezza è una condizione indispensabile per invertire certi pericolosi trend, ma non è certamente condizione sufficiente. Bisogna agire avendo obiettivi e strategie chiare. Gli strumenti a disposizione sono molti, essi devono però essere coordinati ed armonizzati all’interno di politiche pubbliche non solo nazionali, ma anche sovranazionali. Credo che nella definizione di queste politiche vi sia molto da fare e ogni iniziativa tendente a mettere a fattor comune esperienze, risorse e programmi sia da incoraggiare. In questa direzione l’Europa nel marzo scorso ha preso un importante impegno definendo per il 2020 importanti obiettivi nel campo delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica e delle riduzioni di CO2. Definiti gli obiettivi bisogna individuare la strategia, i piani di azione e gli strumenti, tenendo conto che i singoli paesi dell’Unione Europea sono ancora caratterizzati da significative disomogeneità: nelle strutture di mercato, nel livello prevalente nei costi di produzione e nelle infrastrutture. Nel burden-sharing degli impegni assunti a livello europeo è auspicabile che queste differenze siano prese in considerazione dalla Commissione. Gli obiettivi proposti implicano significative e profonde trasformazione degli apparati produttivi, trasformazioni che necessitano di adeguate e specifiche politiche di sostegno. Penso ad esempio che gli incentivi previsti per il consumo dell’energia pulita devono essere estesi anche alle imprese operanti lungo la filiera energetica, senza che questi incentivi vengano classificati come aiuti di Stato. La stessa Commissione Europea deve individuare e proporre specifiche azioni in tal senso mettendo a disposizione risorse finanziarie. L’Europa si è anche proposta l’obiettivo, attraverso il cosiddetto terzo pacchetto di misure di liberalizzazione, di creare un vero e proprio mercato interno dell’energia, mercato in grado di aumentare la sostenibilità, la sicurezza e la competitività nel settore energetico nel suo complesso. Così come condividiamo in pieno gli obiettivi che la Commissione ha proposto a marzo su rinnovabili, efficienza energetica ed emissione, l’Italia è favorevole e appoggia il progetto di unificazione dei mercati dell’energia in un unico mercato europeo. Ma anche in questo caso è necessario che si eliminino le asimmetrie ancora presenti a vario livello: in primo luogo infrastrutturale e regolamentare, asimmetrie che spesso alterano la concorrenza. In conclusione, credo fermamente che intorno al tema dell’energia si giochi una delle partite più importanti per il futuro. Intorno ad essa si registreranno cambiamenti straordinari, salti tecnologici nello sviluppo industriale, profonde trasformazioni nello stile di vita dei cittadini. Risaltano ancora più evidenti le interdipendenze che legano paesi e aree geografiche diverse. I mercati da soli non potranno garantire il successo di uno sforzo globale così straordinario. Accordi multilaterali, cooperazioni multiple, volontà dei governi, impegno delle comunità scientifiche, debbono accompagnare l’azione di imprese e cittadini affinché si produca lo sviluppo che l’umanità si attende. O più semplicemente affinché l’umanità abbia un futuro.
12 eni’s way / monografie
This is the real challenge the modern world must deal with and overcome, and it is up to the industrialised countries to lead the readjustment process that is more necessary today than ever. To bring supply in line with an ever growing demand we need to invest more in research and development and in new production capacity. The level of investments in energy has been too low too long. Oil, power and gas companies have invested much less than other industries. Today we pay the price for this lack of investments. Hiking prices to pay for the failure to adjust production capacity, infrastructures and transport is no longer acceptable. It is everybody’s task and responsibility to prepare the conditions required to resume investing to the extent the world economy needs to grow in a balanced way, compatible with the needs of the environment. Much attention is given today precisely to the relation between energy and environment. It has been known for some time now that consumption growth on the long run isn’t sustainable. Between 1970 and 2004 greenhouse gas emissions increased 70% and the IPCCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), recent Nobel Prize winner, expects an increase between 25 and 90% by 2030. Nature has set limits to irresponsible growth. And mankind, once again, can only pick up the gauntlet, opening up to new goals. On the long term research has to supply the solutions. At present a more rational use of resources is essential. Energy efficiency is the best resource we have: a clean resource, cheap (in fact it saves money to consumers), and abundantly available. An example that gives an idea of the importance of energy efficiency is fuel consumption by cars. In America cars run an average 7 km on one litre of petrol. In Europe they run 13 km on a litre. This tells me that taxes are not only a matter of State greediness, they can be a tool to take direct and indirect costs of energy use into account. But there are already cars on the road that cover more than 20km with one litre of petrol. If all drivers in the industrialised countries would adjust to this standard, we would save over 10 million barrels of oil per day, the entire production of Saudi Arabia, the largest oil producer in the world (more than what China and India consume today)! Facing such evidence all industrialised countries should take measures to enforce, through a system of incentives, replacing old cars to maximise energy efficiency in transportation.
eni’s way / monografie 13
Moreover, research and development carried out by car producers, with a fair amount of financial support, must lead over time to greater innovation of engines, lowering consumption. This is just an example: all countries in the world should emphasize energy conservation in their energy policies. In Italy, we have taken measures to increase energy efficiency in buildings, in the use of household appliances, and industrial engines. Things are improving, but we must do much, much more. Today more than ever we need scientific research and technical development to find solutions and answers to the various problems we are facing, not only to bridge the growing gap between energy demand and supply. Technology must accompany and help changes in the lifestyle and habits of citizens. Research and innovation must allow us to produce energy more efficiently while absolutely safeguarding the environment. Therefore we need intensify research in the sector of clean coal, new-generation nuclear energy and renewables, above all solar energy. Many countries have their eyes on renewables, but huge investments are needed to allow these sources to take an increasingly significant share in energy consumption. Investments must focus on basic research, on components and installations. One example is enough to show that although the development of renewable energy is still in an early phase, some tension is already felt. In the photovoltaic sector there is a lack of processed silicon needed to make solar panels. More in general substantial investments are needed to adjust production capacity and deal with growing energy demand. An estimated 20 trillion dollars is needed up to 2030, around 800 billion an year on average. Over half of these investments should go to the power sector for the construction of an additional 5 million Mwe, equal to one 550M we plant per day. Developing countries not only have the problem of finding energy, but also of guaranteeing sustainability to their own development anticipating solutions to environmental problems. The most developed countries must take up a leading role in the process of technological transfer and in providing the funds needed to pay for the rising costs of development sustainability in the most vulnerable countries. I’m thinking, for example, of a fund to help stop deforestation that undermines the ecological balance in many countries. We can mention at least one new positive thing: the whole world has become aware of problems related to energy (security of supply, production costs, environment). Everybody knows that we need to develop policies based on the principle of shared responsibility and find a variety of solutions to turn the present emergencies – energy, climate, environment – into an extraordinary opportunity for development and cooperation worldwide. The year 2007, a difficult one for energy, closed with a positive turning point in that direction. Europe has managed to attract into the field of multilateral agreements, under the guidance of the United Nations, the consent of most industrialised countries, also those that had failed to ratify the Kyoto
14 eni’s way / monografie
Protocol. This awareness is an indispensable condition to reverse certain dangerous trends, but it is far from enough. We need to act and pursue clearcut objectives and strategies. We have many tools available, they have to be coordinated and harmonised, however, within the contest of public policies not only at a national but also at a supranational level. I believe there is a lot of work to be done in the definition of these policies and a need to encourage all efforts aimed at sharing experiences, resources and programmes. Along this line Europe took an important commitment last March setting major targets for 2020 regarding renewable energy, energy efficiency and CO2 reduction. We need to develop strategies, action plans and instruments to reach these targets, taking into account that individual countries in the European Union are quite unlike one another as regards their market structure, production costs and infrastructures. Let’s hope that in the burden-sharing of these commitments at a European level these differences are taken into account by the EU Commission. The proposed objectives require a significant and profound change of the production process and this change needs be supported by adequate political tools. I think, for example, that the planned incentives for clean energy consumption must be extended also to enterprises operating in the power sector, without listing these incentives as State subsidies. The European Commission itself must think up and propose specific steps in that direction making financial resources available. Europe has also set the objective, through the so-called third package of liberalisation measures, to create a real internal energy market, able to enhance sustainability, security and competition in the energy sector as a whole. In the same way as we fully agree with the goals the Commission set in March regarding renewables, energy efficiency and emissions, Italy also approves of and supports the project of unifying energy markets into a single European market. But here, too, we need do away with the asymmetries still to be found at various levels, first of all infrastructural and regulatory levels, and often impairing competition. Concluding, I firmly believe that energy is one of the most important issues for our future. Extraordinary changes will occur around it, technological leaps in industrial development and profound changes in the life style of citizens. Interdependencies binding countries and geographical areas stand out even more clearly. Ladies and gentlemen, markets alone cannot guarantee the success of such an extraordinary global effort. Multilateral agreements, multiple cooperation, government will, the commitment of the scientific community, all should accompany the action taken by companies and citizens to produce the kind of development Humanity hopes for. Or simply to give Humanity a future.
eni’s way / monografie 15
q
OSSERVATORIO Per André Caillé, presidente del WEC, è stata un’occasione importante per fare il punto sui grandi temi energetici, confrontando progetti e strategie, anche personali. Sensibile ai problemi ambientali, racconta la sua esperienza.
UNA PROPOSTA ECOLOGICA
I
l World Energy Council è un’associazione che opera per promuove l’uso pacifico e sostenibile delle risorse energetiche, favorendo la ricerca e promuovendo il confronto tra i maggiori esperti mondiali del settore. I Congressi del WEC hanno attraversato la difficile storia del secolo scorso a partire dal 1924 a Londra, dopo la prima guerra mondiale. Le poche persone che riuscirono a partecipare a quel primo, storico incontro lo fecero soprattutto per discutere la maniera di ricostruire la rete elettrica che era stata distrutta. Avevano la loro idea su come avrebbero dovuto lavorare e il loro approccio era un approccio scientifico e tecnico, basato sui fatti. Sono passati molti anni e le questioni che riguardano i settori energetici sono profondamente mutate. Oggi sono senza dubbio più numerose, ma si possono riassumere in due questioni cruciali. Un bene per tutti La prima riguarda l’elevato numero di persone (quasi 1,6 miliardi) che sono prive di un accesso dignitoso ai moderni servizi energetici. Questo è ovviamente inaccettabile ed è necessario intervenire. Secondo i nostri studi, dobbiamo raddoppiare l’energia attualmente prodotta per ottenere qualche risultato soddisfacente entro il 2050. Ma fare ciò comporta delle condizioni. La prima è che dobbiamo lasciare aperte tutte le nostre opzioni energetiche. La seconda è che il prezzo dell’energia dovrebbe essere relativamente alto in modo da attrarre gli investimenti necessari. Dobbiamo arrivare a fare 3 o 4 volte quello che stiamo facendo ora, e
16 eni’s way / monografie
q La foresta di noci André Caillé è stato vice ministro per l’ambiente in Canada, e ha realizzato molte iniziative a favore dell’ambiente. Tra gli incarichi più importanti ha ricoperto quello di responsabile del programma sulla gestione delle acque di scarico sviluppato in Canada e soprattutto in Quebec. Ora vuole fare quello che faceva suo padre, il contadino, e allo stesso tempo dare un contributo all’ambiente. Non solo dire “io sostengo la messa a dimora di alberi”, ma piantarli di persona. Vuole poter dire davvero di aver piantato 2.000 alberi. Se tutti gli uomini sulla Terra facessero la stessa cosa, ci sarebbero tanti alberi, ci sarebbe una foresta enorme, e aria più pulita. Caillé possiede una piccola fattoria in Canada, un paradiso a circa 60 chilometri, a sud di Montreal. Ha già piantato 420 alberi e vuole arrivare a piantarne 2.000. “Non sarà un’azienda vinicola, ma una noiseraie, una foresta di noci. Fra 8 anni produrrà proteine con questi alberi. Sono alberi meravigliosi”. Parla con un certo orgoglio della sua tenuta, del terreno con due fiumi, dei grandi spazi del suo paese. Confessa anche di aver comprato dei trattori, e per lui, che è cresciuto in una fattoria, è un desiderio di bambino che finalmente ha avuto il coraggio di realizzare. Dice, con gli occhi ridenti: “Sono circa 35 anni che non ho più a che fare con i trattori, ma ora me li sono comprati e sono tutti miei! Sono dei grandi giocattoli!”.
triplicare o quadruplicare l’attuale livello di investimenti. Questa è ovviamente una grande sfida da affrontare e vincere. Questione climatica La seconda grande questione è che bisogna produrre energia senza creare squilibri climatici. È possibile fornire servizi energetici soddisfacenti per tutti senza modificare il clima terrestre. Il XX Congresso offre ai molti partecipanti l’opportunità di esplorare uno scenario che permetterà di raggiungere questi risultati. Il WEC è un’organizzazione che si basa sui fatti: le centinaia di studi presentati, le relazioni, le tavole rotonde e gli autorevoli contributi scientifici, i workshop hanno permesso di discutere di energia e ambiente attraverso la lente della tecnologia della scienza.
eni’s way / monografie 17
q
observatory ???? To WEC chairman, André Caillé, it was a major opportunity for an appraisal of major energy issues, discussing projects and strategies, also personal ones. Sensitive to environment problems, he tells his own experience.
An ecological proposal
T
he World Energy Council is an association engaged in promoting the peaceful and sustainable use of energy resources, encouraging research and promoting debate among leading world experts in this field. The WEC congresses have lived through the troublesome history of the past century starting from 1924 in London, after World War One. The few people who managed to participate to that first historical meeting were there mostly to discuss how to restore the power network that had been destroyed. They had their own ideas on how that should have been done and their approach was a scientific and technical one, based on facts. Many years have gone by and energy issues have changed quite a lot. Undoubtedly today there are more of them but they can be summed up in two crucial issues. An asset for everyone The first is about the fact that a high number of people (almost 1.6 billion) don’t have a decent access to modern energy services. This is obviously unacceptable and we need to do something about it. According to our studies, we need to double the energy we currently produce to achieve some kind of satisfactory result by 2050. But we can do it only at certain conditions. First we must leave all of our energy options open. Second, the price of energy should be relatively high in order to attract the investments we need. We
18 eni’s way / monografie
q The walnut forest André Caillé was Deputy Minister for the Department of Environment in the Quebec Government in Canada and he accomplished many initiatives for the environment. Among his most important assignments he was in charge of the wastewater treatment program in Canada, mostly in Quebec. Now he wants to do what his father did, the peasant farmer, and at the same time contribute to the environment. Not only by saying “ I promote the planting of trees” but planting trees himself. He wants to be able to say that he actually planted 2,000 trees. If all persons on earth did the same we would have many trees, an immense forest and cleaner air. Caillé owns a little farm in Canada, a paradise 60 kilometres south of Montreal. He has already planted 420 trees and wants to reach up to 2,000. “It is not a vineyard but a noiseraie, a walnut forest. In 8 years these trees will be producing proteins. They are wonderful trees”. He speaks proudly of his farm, of the land with two rivers and of the wide expanses of his country. He admits he has bought tractors and, to him who grew up in a farm, it is a child’s wish he finally has dared to make true. “It is something like 35 years that I don’t handle a tractor but now I bought them and they are all mine! They are big toys!” he says with smiling eyes.
should make 3 or 4 times more than what we do now and make 3 or 4 times more investments. This is, obviously, a huge challenge to face and win. The climate issue The second big issue is that we need produce energy without creating environmental unbalance. It is possible to supply energy services that satisfy everyone without changing the earth’s climate. The 20th Congress offers its many participants the opportunity to explore a scenario that allows to achieve these results. The WEC is an organisation based on facts: the hundreds of studies that have been presented, the reports, the round tables and the influential scientific contributions, the workshops enabled us to talk about energy and the environment through the lenses of science and technology.
eni’s way / monografie 19
q
EQUILIBRI
L’INTERDIPENDENZA COME STRATEGIA “Il più importante evento mondiale”, così Enrico Testa in qualità di presidente del Comitato Organizzativo, ha presentato il World Energy Congress, che ritorna in Europa, a Roma, dopo quindici anni. Il gotha del mondo energetico a confronto.
i
mportante, perché questo simposio dei grandi dell’energia si occupa, dal 1923, di tutte le diverse fonti energetiche: carbone, gas, petrolio, fonti energetiche rinnovabili e, naturalmente, il nucleare. Roma e l’Italia sono onorate di accogliere il World Energy Congress per conto del World Energy Council. Questo è un evento straordinario per la qualità dei partecipanti e dei programmi. Sono passati cinque anni da quando l’Italia ha iniziato il lavoro preparatorio per la conferenza. In questi giorni il mondo intero si pone la domanda sul futuro dell’energia. La forte impennata del prezzo del petrolio richiama l’attenzione dei decision-makers un po’ ovunque. Questo è il fenomeno più evidente, ma forse non è il problema principale che dobbiamo affrontare. Un prezzo alto e stabile del petrolio non è necessariamente una calamità. Al contrario, può dare il via a processi di innovazione di ampia portata. Ma lo scenario è completamente cambiato. Il mercato è completamente cambiato. Il numero di attori industriali e geografici è aumentato. In particolare circa 3 miliardi di nuovi consumatori situati in Asia e nell’Europa orientale si sono presi il posto che spetta loro di diritto nella storia dell’economia mondiale. Nel contempo le preoccupazioni ambientali sono cresciute, specie riguardo al surriscaldamento globale - il che ci pone di fronte a una doppia sfida. Da un lato nelle prossime decadi dovremo affrontare una forte crescita della domanda
20 eni’s way / monografie
q
equilibria
“The most important event in the world”, this is how Enrico Testa, chairman of the Organising Committee, presented the World Energy Congress that has come back to Europe in Rome after 15 years. The elite of the energy world meets face to face.
Interdependency as strategy
i
mportant, because this gathering of leaders of the energy sector has been dealing with all sorts of energy sources since 1923: coal, gas, oil, renewable energy sources and, of course, nuclear power. Rome and Italy have the honour of hosting the World Energy Congress on behalf of the World Energy Council. This is an extraordinary event because of the relevance of its participants and programmes. Five years have gone by since Italy began preparatory work for the conference. In these days the whole world is asking the question about the future of energy. Soaring oil prices are drawing the attention of decision-makers everywhere. This is the most patent occurrence, but it may not be the most important problem we have to deal with. A high but steady price for oil needn’t necessarily be a misfortune. Rather, it may set off major innovation processes. But the scenario has completely changed. The market has completely changed. The number of industrial and geographical players has increased. In particular, some 3 billion new consumers located in Asia and in Eastern Europe have occupied their rightful place in the history of world economy. At the same time environmental worries have grown, especially about global warming – and this confronts us with a double challenge. On the one hand, in the coming decades we will have to cope with
eni’s way / monografie 21
energetica, essenzialmente da parte di nuove aree geografiche. Dall’altro lato dovremo fare in modo che questo avvenga con il minimo impatto possibile sull’ecosistema terrestre. Per questo motivo dovremo affidarci a tutte le soluzioni già sperimentate e a tutte quelle che possono essere messe a punto tramite uno sforzo eccezionale in termini di innovazione. Dovremo agire con forza dal lato della domanda, aumentando l’efficienza energetica e, dal lato dell’offerta, rimpolpando l’offerta di fonti rinnovabili, riducendo l’impatto ambientale e i rischi connessi alle fonti tradizionali: il carbone, il gas e il nucleare, e ricorrendo a enormi processi innovativi nell’industria e nei trasporti. Perciò l’innovazione tecnologica deve andare a braccetto con l’equità, vale a dire la possibilità per tutti di accedere alle risorse energetiche e condividere equamente i sacrifici che sono necessari per affrontare la sfida ambientale. Per questo abbiamo bisogno di dialogo e di posti in cui queste decisioni possano essere raggiunte e condivise. Al centro di questo congresso abbiamo messo la parola “interdipendenza”. Penso che questa sia la decisione giusta, proprio perché vogliamo enfatizzare le dimensioni del problema. Soltanto con una strategia centrata sull’interdipendenza dei paesi e sulla capacità di costruire soluzioni vincenti per tutti questo processo può funzionare e ridurre i costi economici, sociali e politici. Per questo c’è anche bisogno di un nuovo e più forte potere proveniente dalle istituzioni internazionali. E noi, in quanto europei, chiediamo innanzitutto all’Unione Europea di svolgere il proprio ruolo con maggiore efficacia.
22 eni’s way / monografie
fast rising energy demand, mostly from new geographic areas. On the other hand, we need make sure this should come to pass with the least possible damage to the planet’s ecosystem. This is why we should resort to all previously experimented solutions as well as to all solutions that can be developed through an extraordinary effort of innovation. We will have to act strongly on the demand side by boosting energy efficiency, and, on the supply side, by boosting the availability of renewable energy sources, containing the environmental impact and risks linked to traditional energy sources - coal, gas, nuclear power – and undertaking major innovation on both industry and transportation. Therefore technological innovation must go hand in hand with fairness, that is the possibility for everyone to gain access to energy resources and equally share the sacrifices required to face up to the environmental challenge. This is why we need dialogue and places where these decisions can be taken and shared. We put the word “interdependency” at the centre of the Congress. I think this was the right decision, precisely because we wanted to emphasise the size of the problem. Only a strategy that focuses on interdependency between countries and on the capability of building win-win solutions for all those involved can work and reduce social, economic and political costs. For this same reason we also need new and stronger power from international institutions. And we, as Europeans, ask first of all the European Union to play its role more efficiently.
eni’s way / monografie 23
q
OPINIONI Per Gilberto Callera, presidente WEC Italia, il congresso ha rappresentato un momento importante di confronto e di scambio di conoscenze. La consapevolezza che il nodo energia è un problema per tutti. Non c’è una ricetta unica, ma è necessario fare ricorso a tutte le tecnologie disponibili, nessuna esclusa.
per una cooperazione internazionale
E
rano molti anni che in Europa non si organizzava un congresso simile, e le ultime edizioni si erano svolte in capitali lontane quali Tokyo, Houston, Buenos Aires e Sydney, proprio in un periodo in cui l’Europa si accingeva a intraprendere un nuovo percorso politico, di carattere energetico e in materia di ambiente. La scelta di Roma si è andata a collocare in un momento particolarmente favorevole. Sicuramente, per la sua posizione geografica, di appartenenza all’Europa, e di ponte verso il Mediterraneo e i Paesi che su di esso si affacciano; ma soprattutto per una accresciuta consapevolezza dell’opinione pubblica, dei decision makers, degli operatori, in merito al ruolo fondamentale che l’energia e l’ambiente rivestiranno sempre più in futuro. Il Congresso di Roma partiva quindi sotto i migliori auspici. Non è stata però una operazione facile. Sin dalla fase di selezione, i Paesi candidati a ospitare i Congressi Mondiali dell’Energia sono sottoposti a una seria e attenta procedura da parte del WEC, mirata a ricercare le relative garanzie in termini di contenuti tecnici, logistici, ed economici. E sono sempre più numerose le nazioni che concorrono per aggiudicarsi l’assegnazione di questo evento.
24 eni’s way / monografie
Nel 2001, il presidente Clerici propose la candidatura dell’Italia a ospitare la 20° edizione del Congresso in calendario nel 2007, e il progetto presentato dal WEC Italia insieme a MicroMegas, società organizzatrice di grandi eventi, e confortato dal sostegno concreto delle Istituzioni e di grandi società italiane, quali Eni ed Enel, riscosse il gradimento dell’Assemblea Esecutiva del WEC, riunita a Il Cairo nell’ottobre del 2002. Nei 5 anni di preparazione, il lavoro svolto è stato molto complesso e in ugual misura entusiasmante. Le aspettative sui Congressi Mondiali dell’Energia sono tradizionalmente molto elevate per l’importanza delle problematiche in discussione, per la varietà delle tematiche da affrontare e per la grande rappresentatività mondiale che il WEC ha saputo costruire grazie a un network articolato oramai in quasi 100 Paesi. Su queste basi, il WEC Italia e il Comitato Organizzativo Rome 2007 hanno avviato una proficua collaborazione mirata a coniugare i molteplici aspetti che concorrono all’organizzazione di un così articolato evento. A partire dalla scelta di mettere al centro di Rome 2007 il tema dell’interdipendenza, concetto certamente non sconosciuto agli addetti del settore, ma che si ripropone nei nostri tempi con nuovi e più complessi significati. Ma anche ponendo grande attenzione agli aspetti più scientifici e tecnologici con le presentazioni di papers, posters e studi inediti; associando la partecipazione dei vertici delle aziende leader mondiali e dei massimi livelli istituzionali ad un ampio coinvolgimento dei giovani attraverso un programma appositamente sviluppato. Ancora, organizzando un’imponente fiera espositiva internazionale in cui gli operatori del settore potessero trovare occasioni di incontro e scambio con clienti e colleghi di tutto il mondo e presentare le novità in termini di tecnologie, prodotti e servizi.
eni’s way / monografie 25
Lo sforzo profuso è stato notevole, anche per l’intento di realizzare un congresso innovativo, che comprendesse l’utilizzo delle migliori tecnologie e fosse in grado di gestire “l’attesa mediatica” che ha portato a Roma oltre 800 giornalisti da tutto il mondo, inclusi i principali network di informazione internazionali. Il risultato, certamente, è stato all’altezza delle aspettative. La grande partecipazione a Rome 2007, in termini di delegati e visitatori, di aziende espositrici e di speakers, di delegazioni ministeriali e presenze aziendali, è di per sé motivo di grande soddisfazione, ma gli elementi di maggiore interesse risiedono nei toni e messaggi che hanno caratterizzato i lavori del Congresso. Nel corso della settimana capitolina, non sono infatti mancate risposte e proposte alle grandi sfide energetiche del nostro Pianeta, seppure con naturali distinguo tra i vari protagonisti che si sono succeduti alla Nuova Fiera di Roma. Su tutti l’ottimismo di Jum’ah, numero unwo di Saudi Aramco, sulle potenzialità ancora inespresse delle riserve petrolifere mediorientali, a cui hanno fatto eco le preoccupazioni sulle disponibilità di risorse energetiche e sulle conseguenze del cambiamento climatico, illustrate dal Direttore Esecutivo della IEA, Nobuo Tanaka. Forte il messaggio che Rex Tillerson, CEO di ExxonMobil, ha voluto rivolgere da Roma alla comunità internazionale in merito al dovere dei governi di fornire quelle condizioni necessarie per permettere alle compagnie di effettuare gli investimenti richiesti. E particolarmente significativo è stato l’intervento di Scaroni, CEO di Eni, che ha ricordato la fragilità dell’Europa in materia di approvvigionamenti gas, sottolineando come le importazioni siano destinate a raddoppiare in meno di 15 anni. L’Unione Europea deve quindi perseguire una politica di relazioni stabili e cooperative con i Paesi produttori, al fine di garantirsi le forniture indispensabili. Allo stesso tempo, va avviato un processo di diversificazione del mix energetico, e una seria azione di energy savings, che secondo Scaroni ha “potenzialità immense”. Gli spunti emersi nel corso del Congresso sono stati numerosi e tutti allineati sulla serietà delle sfide in campo energetico e ambientale che dovranno essere affrontate nell’immediato futuro. Dai lavori non è emersa una ricetta unica, come era poi ragionevole e serio aspettarsi; piuttosto, la dimensione delle problematiche in gioco, in termini energetici e ambientali, ma anche economici e sociali, ha portato ad un unanime accordo sulla necessità di fare ricorso a tutte le tecnologie disponibili, nessuna esclusa. Se questa ad una prima lettura può sembrare la più semplice delle soluzioni, i toni e l’intensità delle discussioni avutesi nelle sessioni plenarie e negli abbondanti eventi collaterali hanno evidenziato l’accresciuta consapevolezza e responsabilizzazione delle personalità riunite a Roma. Non a caso, il Congresso di novembre ha visto anche una partecipazione di Ministri e delegazioni governative mai sperimentata nelle edizioni precedenti, e il coinvolgimento di istituzioni finanziare e di organizzazioni come il WTO che, pur relazionandosi con il mondo energetico da tempo, erano sempre rimaste distanti da occasioni come queste. Riprendendo le parole del neo Presidente WEC e numero uno di EDF, Pierre Gaddoneix, la posta in gioco è altissima ed è necessaria una terza rivoluzione energetica, che è possibile, a condizione di esplorare tutte le opzioni e
26 eni’s way / monografie
q
opinions
For WEC Italia chairman Gilberto Callera the congress offered an important opportunity for debate and exchange of knowledge. Being aware that the energy issue is a problem for all of us. There is no single recipe, all available technology must be put to use, bar none.
for international cooperation
E
urope has not hosted such a congress for many years, and recent editions were hosted in far away cities such as Tokyo, Houston, Buenos Aires and Sydney at the very same time in which Europe was about to embrace a new political agenda as concerns energy and the environment. Rome was chosen at a particularly favourable moment. Surely, because of its geographic location, belonging to Europe, and reaching out as a bridge towards the Mediterranean and the Countries on its shores; but mostly because of enhanced awareness shown by public opinion, decision makers and operators, about the fundamental role that energy and environment will increasingly play in the years ahead. Therefore the Rome Congress was set to open under the best possible auspices. But it was not an easy undertaking. Right from the selection stage the Countries standings as candidates to host World Energy Congresses undergo a serious and careful scrutiny by WEC aimed at establishing guarantees in terms of technical, logistical and economic content. The number of nations competing against each other to be awarded this event is constantly increasing. In 2001 Chairman Clerici submitted Italy’s candidature to host the 20th edition of the Congress scheduled for 2007. The project submitted by
eni’s way / monografie 27
WEC Italia and MicroMegas (a company that sets up major events) was comforted by the effective support lent by the Institutions and by major Italian companies (such as Eni and Enel) and caught the attention of the WEC Executive Assembly when it met in Cairo in October 2002. In five years of preparation the work that has been carried out was very complex and equally exciting. Expectations about World Energy Congresses have always been very high because of the relevance of problems brought up for debate, because of the variety of issues to be dealt with and because of the worldwide representation the WEC has achieved thanks to a network covering now nearly 100 countries. On these grounds WEC Italia and the Rome 2007 Organisation Committee gave way to an intense collaboration that aimed at harmonizing the various aspects that go into the organization of such a complex event. A complex one it proved to be starting with the very choice to focus Rome 2007 on the issue of interdependency, undoubtedly not a foreign concept to people working in the energy industry but displaying now new and more complex meanings. But also for paying great attention to the more scientific and technological aspects through the presentation of papers, posters and unpublished research and associating the participation of top managers of major companies and top institutional figures to the widespread involvement of young people through a specially devised programme. Again, for organising a major international exhibition fair where operators of the sector could meet and exchange ideas with customers and colleagues from all over the world and present new technologies, products and services. It was a remarkable effort, also because we aimed at setting up an innovative congress that would include using state-of-the-art technologies and could face up to the “media fever” that lured some 800 journalists from all over the world to Rome, including major international news networks. The result certainly lived up to expectations. The strong attendance to Rome 2007 by delegates and visitors, by speakers and exhibiting companies, by ministerial delegations and company executives, was in itself a reason for great satisfaction, but the most interesting aspects lie in the tones and messages that characterised Congress dealings. In the course of the week in Rome there was no shortage of replies and proposals addressing the big energy challenges of our planet, also allowing for the obvious differences between the various speakers that took to the stage at the ‘Nuova Fiera di Roma’. Above all, between the optimism shown by Aramco President and CEO Abdallah Saleh Al Jum’ah, about the potential of Middle East oil reserves, and the worries about available energy resources and the impact of climate change, voiced by IEA Executive Director Nobuo Tanaka. A powerful message was delivered from Rome to the international
28 eni’s way / monografie
eni’s way / monografie 29
q
FOCUS
Nel suo Special Address l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, ha affrontato il tema della crescente sete di gas e della sicurezza degli approvvigionamenti. Il ruolo centrale dell’azienda sul piano delle relazioni internazionali.
efficienza, la sfida più importante 32 eni’s way / monografie
I
l sessanta per cento di tutta la produzione elettrica termica italiana è alimentata a gas. In pratica, in questo paese, accendere un interruttore elettrico significa aprire i tubi di gas. Questa situazione è molto interessante per un paese con una produzione interna di gas molto limitata e con riserve in esaurimento. Nel 2006, ogni cittadino italiano ha importato più di 1.300 metri cubi di gas, approssimativamente il doppio della media dell’Unione Europea, anche se l’Europa sta affrettando il passo. L’UE incide per l’8 per cento sulla produzione mondiale di gas, un dato destinato a diminuire, visto che deteniamo solo l’uno per cento delle riserve di gas mondiali. Tuttavia, gli europei stanno scegliendo il gas per le loro esigenze energetiche, virtualmente in ogni ambito possibile. Il primo e più evidente esempio di questo è la produzione di energia, con l’80% di tutta la nuova capacità elettrica termica prodotta in Europa negli ultimi dieci anni alimentata a gas. Questo significa che il gas ora rappresenta il 20% della produzione di elettricità in Europa, partendo dal 7% negli anni ’80. Il secondo esempio è il settore residenziale. Negli anni ’80 la gente riscaldava le proprie case con oli combustibili e perfino – in una casa su quattro – a carbone. Oggi nessuno brucia carbone nelle caldaie domestiche e la metà di
eni’s way / monografie 33
tutte le case europee usa il gas. Il terzo esempio è il settore industriale dove, negli ultimi 20 anni, il consumo di gas è cresciuto incredibilmente, a discapito di olio combustibile e carbone. L’effetto combinato di tutti questi fattori ha duplicato il consumo europeo di gas negli ultimi 25 anni, mentre il consumo di carbone è diminuito del 20%. Oggi un quarto del combustibile per energia in Europa è gas. La mossa dell’Europa Quando si sceglie il gas è difficile tornare indietro, almeno a medio termine. Le centrali elettriche alimentate a gas, non potranno più bruciare carbone. Le caldaie delle case non potranno più funzionare se riempite di oli combustibili. E se a questa dipendenza si aggiungono la bassa produzione e le minime riserve, ciò che si ottiene è una impressionante dipendenza dalle importazioni. In effetti il 60% del gas usato in Europa è, al momento, importato. Chiaramente, la decisione di alimentarsi a gas ha implicazioni enormi. Ma chi ha preso questa decisione? La risposta è: nessuno. Non è stata una decisione politica assunta collettivamente a Bruxelles o in qualche altra capitale europea. È stato semplicemente il risultato di migliaia di decisioni prese da migliaia di investitori e consumatori. Dal punto di vista del singolo investitore, la scelta del gas era sensata. È pulito, efficiente e a buon mercato. E le alternative erano difficili da allontanare. Dopo tutto, nessuno è felice di avere una miniera di carbone o una centrale atomica nel giardino di casa. Ma il risultato aggregato di tutte queste decisioni è stato un cambiamento nell’energia europea, combinato con enormi implicazioni economiche e politiche. Quello che l’UE ha fatto, nell’affrontare la questione del gas, è stato concentrare tutti i suoi sforzi per regolare il mercato interno del gas senza lottare con le crescenti minacce esterne. Questa speciale attenzione rivolta all’interno non è neppure produttiva. La liberalizzazione del mercato interno non porta a un abbassamento dei prezzi per il consumatore se i fornitori ultimi delle risorse stanno al di fuori del mercato liberalizzato e, specialmente, se questi sono molto pochi. L’Europa è riuscita a brancolare nel buio per vari anni prima che suonasse la sveglia. Ma un giorno, il primo gennaio 2006, per essere precisi, la sveglia ha suonato. All’inizio della disputa tra Russia e Ucraina, l’Europa si è svegliata di soprassalto e si è trovata nel mezzo di un campo di battaglia, e neppure in una buona posizione. È stato un risveglio brusco. Immediatamente è diventato chiaro che eravamo estremamente dipendenti da una fragile fonte di energia: il gas. Allo stesso tempo abbiamo compreso che le nostre forniture di gas ci arrivavano da un numero molto esiguo di produttori e attraverso una manciata di condutture. E siamo stati dolorosamente consci che quelle condutture attraversavano altri paesi per arrivare a noi, e che, ogni singolo paese di transito avrebbe potuto, per perseguire i propri impegni, seriamente compromettere la certezza della fornitura. Da quel fatidico momento in poi, la sicurezza energetica è diventata un titolo da prima pagina e ha troneggiato in ogni ordine del giorno di ogni
34 eni’s way / monografie
q
FOCUS
In his Special Address, Eni’s CEO Paolo Scaroni dealt with the subject of the growing thirst for natural gas and supply security. The focal role of the company in the field of international relations.
efficiency, THE MOST iMPORTANT CHALLENGE
S
ixty percent of all Italy’s thermal power production is gas fired. Basically, in this country, reaching out for the light switch means opening the gas pipes. This is a very interesting situation for a country with a very limited domestic gas production and dwindling reserves. In 2006, every Italian citizen imported more than 1,300 cubic metres of gas – approximately twice the European Union average. But Europe is fast catching up. The European Union accounts for 8pct of global gas production – a figure destined to decline, given we hold only 1pct of the world gas reserves. Yet, Europeans are choosing to use gas for their energy needs virtually wherever it is possible. The first and most striking example of this is electricity production, where 80pct of all the new thermal electric capacity built in Europe in the last ten years is gas-fired. That means that gas now accounts for 20pct of Europe’s electricity generation up from around 7pct in the ‘80s. The second example is the residential sector. In the ‘80s, people heated their homes with fuel oils and even – in one out of four homes – with coal. Today no one burns coal in their domestic boiler and approximately half of all European households use gas. The third example is the industrial sector where, over the last twenty years gas consumption has increased dramatically at the expense of fuel oil and coal. The combined effect of all these factors has been to double European gas consumption in the last twenty-five years, while coal use declined by twenty pct. Today as much as a quarter of the fuel for power generation in Europe is gas.
eni’s way / monografie 35
incontro governativo, sia bilaterale che multilaterale. Ma, sfortunatamente, sembra che siamo ancora incapaci di afferrare il punto focale della questione. La maggior parte del dibattito è stata incentrata sulla riduzione della nostra dipendenza dal gas attraverso l’uso di fonti di energia alternativa, quali il nucleare e le rinnovabili. Ma, sebbene sia il nucleare che le rinnovabili possano essere certamente parte della soluzione, è ingenuo affermare che soddisferanno tutte le nostre necessità. L’opzione del nucleare È vero, il nucleare può potenzialmente risolvere i nostri problemi, dato che permette di fornire energia senza CO2, sicura e abbondante. Ma anche se volessimo soddisfare l’incremento della richiesta europea di energia con il nucleare, dovremmo costruire circa 70 nuove centrali o approssimativamente 115 gigawatt di capacità nucleare tra oggi e il 2020. E dato che, negli ultimi 10 anni, tutta l’UE è riuscita a installare circa 9 gigawatt di capacità nucleare, sembra un obiettivo con poche speranze di essere raggiunto. Passando alle rinnovabili, la prospettiva è ancor più cupa. Se volessimo usare energia eolica e solare per soddisfare l’incremento della richiesta di elettricità, dovremmo installare fino a 15000 turbine, che, se messe in fila, unirebbero Roma e Pechino. Per riassumere, sembra chiaro che le fonti di energia rinnovabili non saranno effettivamente in grado di coprire neanche il solo aumento della domanda di energia da qui al 2020. Molto di questo incremento sarà inevitabilmente soddisfatto dal gas. E non è solo dell’aumento della domanda che dobbiamo preoccuparci. Potremmo dover tagliare fino al 25% della nostra capacità elettrica nel prossimo decennio man mano che il carbone, l’olio combustibile e il nucleare diventano obsoleti. Con che cosa saranno rimpiazzati questi impianti? Bene, date le politiche ambientaliste europee, la limitazione del nucleare e delle energie rinnovabili, è altamente possibile che molti di questi impianti vengano sostituiti da impianti alimentati a gas. Ma sostituire la produzione di un quarto della nostra attuale capacità elettrica con impianti alimentati a gas richiederebbe una ulteriore massiccia quantità di gas, circa 130 miliardi di metri cubi. Sommate la crescita prevista della richiesta e la sostituzione delle vecchie centrali elettriche con nuove alimentate a gas e la richiesta di gas totale in Europa nel 2020 potrebbe arrivare ad essere del 40% superiore a quella che è oggi. In aumento la competizione per il gas in tutto il mondo Nello stesso periodo, si prevede che la produzione di gas interna all’Europa si dimezzi. Il risultato finale sarebbe, quindi, un drammatico aumento della quantità di gas che l’Europa deve importare. Dagli attuali 300 miliardi di metri cubi a 600 miliardi nel 2020. Un’impresa molto difficile da affrontare. Anche peggio, dobbiamo tenere a mente che aumenterà la competizione per il gas in tutto il mondo. In un’area di consumo tradizionale come il Nord America la produzione interna sta calando e la domanda cresce costantemente. Inoltre nuove nazioni consumatrici di gas stanno iniziando ad avere un impatto sul mercato. La Cina è un esempio particolarmente significativo per l’Europa perché potrebbe rappresentare un mercato alternativo per la Russia, cioè per il nostro fornitore chiave. Infine, nelle nazioni produttrici di gas il consumo interno sta crescendo alle stelle con l’ovvia conseguenza di ridurre i volumi disponibili per le esportazioni. Per esempio il Medio Oriente utilizzerà nel 2020 duecento milioni di metri cubi in più, un aumento provocato dalla crescita demografica e industriale, ma anche dalla re-iniezione di gas nei giacimenti esausti di petrolio per incrementare il ritrovamento di petrolio. E con il petrolio che s’impenna a 100 dollari al barile questo è uno degli utilizzi del gas più lucrativi. Aggiungiamoci la nostra domanda in continua crescita, la nostra dipendenza
36 eni’s way / monografie
eni’s way / monografie 37
dalle importazioni e la crescente competizione per il gas, e si vede come corriamo il rischio di una carenza di gas nel futuro. Una carenza di gas sarebbe una faccenda davvero seria. Per l’Europa gas significa luce, riscaldamento e produzione industriale. Non possiamo assolutamente correre il rischio di rimanere senza gas. Non abbiamo la bacchetta magica per risolvere questa minaccia incombente. Ma ci sono parecchie cose che dobbiamo fare per mitigare il rischio di una scarsità. La prima è assicurarsi che l’Europa abbia accesso alla maggior quantità di gas possibile, quando e dove lo richieda. Questo significa cercare di aumentare e diversificare le nostre fonti di rifornimento, sia per il gas che ci raggiunge tramite i gasdotti sia tramite GNL. Significa anche ridurre i rischi del transito diversificando gli itinerari di importazione. In questo caso nuovi progetti di gasdotti come South Stream e North Stream possono rendere possibile la consegna di gas russo direttamente all’Unione Europea. Più infrastrutture e più risparmio Infine dobbiamo migliorare le interconnessioni all’interno dell’Europa per assicurarci che il gas arrivi dove se ne ha bisogno e dobbiamo investire in ulteriori infrastrutture per lo stoccaggio del gas, per gestire la variabilità della domanda e cadute provvisorie del flusso di rifornimento. La seconda cosa che dobbiamo fare è ridurre l’importanza del gas nel nostro mix energetico. Questo significa riesumare l’energia nucleare e favorire la ricerca sulle fonti rinnovabili. Benché nessuna di queste ultime due opzioni possa risolvere i nostri problemi nel breve periodo, esse rimangono importanti tasselli del mosaico. In particolare le fonti rinnovabili saranno un investimento di valore inestimabile per il lungo periodo. Uno sfruttamento del tutto efficiente dell’energia solare, per esempio, può rappresentare un’alternativa perfettamente percorribile a tutti i carburanti fossili presi insieme. Quando parliamo di alternative al gas non dobbiamo dimenticarci del carbone che esiste in abbondanza e disponibile in larghe parti del territorio. Qui la sfida è individuare tecnologie in grado di catturare, in maniera efficace, il carbone e tecnologie di stoccaggio che permettano di affidarci a questa risorsa di energia senza danneggiare il pianeta. La terza cosa che dobbiamo fare è risparmiare energia. L’efficienza energetica è la miglior risorsa di energia a nostra disposizione. Riduce immediatamente la domanda di energia, le importazioni, gli investimenti, le emissioni di CO2. È disponibile subito, pulita, e in genere non costa nulla. Davvero, in pratica mette i soldi nelle tasche dei consumatori. E il suo potenziale è immenso. Secondo la Comunità Europea, solamente nelle case potremmo risparmiare l’equivalente di 100 miliardi di metri cubi di gas. In altre parole, con dei piccoli accorgimenti nelle nostre abitudini di vita, potremmo risparmiare un terzo delle nostre importazioni incrementali di gas da adesso al 2020. E alcuni di questi accorgimenti sono davvero minimi. Nell’UE soltanto spegnendo le funzioni in stand-by dei nostri macchinari elettronici si risparmierebbero terawatt per ora all’anno – l’equivalente della produzione annuale di due impianti nucleari.
38 eni’s way / monografie
Europe’s move Once you turn to gas it is very hard to turn back – at least in the medium term. Gas-fired power stations will not burn coal. Domestic gas-fired boilers will not work if you fill them with fuel oil. And if, to this reliance you add low production and tiny reserves of natural gas, what you get is a staggering dependence on imports. Indeed, 60pct of all the gas used in the European Union is currently imported. Clearly, the decision to run on gas has huge implications. So, who made this decision? The answer to this question is that no one did. This was not a political decision taken collectively in Brussels or in any other European capital. It was simply the spontaneous product of thousands of decisions taken by thousands of investors and consumers. From the single investor viewpoint, choosing gas made sense. It was clean, it was efficient, it was cheap. And the alternatives were difficult to get off the ground. After all, no one is happy with a coal or nuclear plant in their backyard. But the aggregate result of all these decisions was a shift in European energy mix with enormous economic and political implications. What the EU did in dealing with the gas issue, is to concentrate all of its efforts into fine-tuning the internal gas market, without grappling with the growing external threats. This inward looking focus is not even effective. Liberalizing the internal market does not necessarily lead to lower prices for consumers if one’s ultimate suppliers lie outside the liberalized market –especially if they are very few. Europe managed to carry on sleep-walking for several years before any alarm bells rang. But one day, 1 January 2006, to be precise, ring they did. At the beginning of the dispute between Russia and the Ukraine, Europe suddenly woke up and found itself in the middle of a battlefield, and not in a very good position either. It was a rude awakening. In one moment it became clear that we were extremely dependent on a fragile energy source: gas. At the same time, we realized that our gas supply came from only a very small number of gas producers, through a handful of pipelines. And we were made painfully aware that those pipelines crossed other countries on their way to us, and that every single one of those transit countries could, in pursuing its own agenda, seriously affect our security of supply. From that fateful moment onwards, energy security became headline news and topped the agenda at every bilateral or multilateral government meeting. But, unfortunately, we still seem unable to grasp the core of the issue. Much of the debate has been focusing on reducing our dependence on natural gas through the use of alternative energy sources such as nuclear and renewables. But while both nuclear and renewables will certainly be part of the solution, it is naïve to assume that they will provide all the answers we need. The nuclear option True, nuclear energy could potentially solve our problems, given it allows to provide CO2-free, secure and abundant energy. But even if we just wanted to satisfy Europe’s incremental electricity demand using nuclear power, we would have to build around 70 new plants, or approximately
eni’s way / monografie 39
Sicurezza in tre punti In definitiva, qualsiasi piano in grado di affrontare efficacemente il tema della sicurezza nei rifornimenti di gas deve contenere tre elementi chiave: massimizzazione della disponibilità di gas, sviluppo di fonti di energia alternativa e maggior risparmio di energia possibile. Queste opzioni non sono alternative l’una all’altra. Abbiamo bisogno di tutte e tre per impedire una scarsità di gas. Ma anche se facciamo tutto quello che ho appena suggerito, la verità di fondo è che dovremo comunque dipendere da un piccolo numero di fornitori di gas: l’Algeria e, in particolare, la Russia continueranno a essere i pilastri della nostra sicurezza energetica negli anni a venire. Solo per darvi un’idea della dipendenza dell’UE dal gas russo pensate che la Russia fornisce il cento per cento del gas importato in Finlandia, Slovacchia, Lituania, Lettonia, Estonia, Bulgaria, Romania e Ungheria. Fornisce l’80 percento del gas importato in Austria, nella Repubblica Ceca, in Polonia e in Grecia, 40 percento del gas importato in Germania – questo numero aumenterà a 60 percento quando il North Stream sarà completato – e 30 percento del gas importato in Italia e Francia. La situazione non cambierà. A breve termine la nostra dipendenza potrebbe anche aumentare. In queste circostanze, è sensato che l’UE costruisca e salvaguardi buone relazioni di cooperazione con tutti i suoi fornitori, e, in special modo, con la Russia con cui ha legami geografici, storici e culturali rafforzati da decadi di scambi commerciali proficui per entrambi. Ed è proprio su questa base di mutua collaborazione che gli stati membri dell’Unione e le imprese europee devono lavorare per creare relazioni forti e stabili con i fornitori. Per permettere all’UE di realizzare una vera politica estera energetica europea, bisogna che gli stati membri forniscano gli strumenti appropriati. Creare un ambiente di collaborazione è una delle sfide più importanti che abbiamo innanzi a noi: sia individualmente che, forse ancor più importante, collettivamente.
40 eni’s way / monografie
115 gigawatt of new nuclear capacity between now and 2020. And given that, in the last ten years, all of the European Union has only managed to install 9 gigawatt of nuclear capacity, that looks a pretty hopeless task. Moving on to renewables, the outlook is even bleaker. If we wanted to use wind and solar power only to satisfy Europe’s incremental electricity demand, we would have to install up to 15,000 new turbines, equivalent to a straight row of wind units from Rome to Beijing. To sum up, it seems clear that alternative energy sources will not really be able to cover even just Europe’s incremental electricity demand from here to 2020. Much of this growth will inevitably be satisfied by natural gas. And it is not just incremental demand that we need to worry about. We may need to decommission as much as 25pct of our current electricity capacity in the next decade as older coal-, fuel oil- and nuclear-fired plants become obsolete. What are these plants going to be replaced with? Well, given Europe’s environmental policies, and the constraint on nuclear power and renewable energy, it is highly likely that a lot of these plants will be replaced by gas-fired ones. But replacing the production of a quarter of our current electricity capacity with gas-fired plants would require a massive 130 billion cubic metre of additional gas. Add together expected demand growth and replacement of the older power stations with gas-fired ones, and Europe’s total natural gas demand in 2020 could be 40pct higher than it is today. Worldwide growing competition for gas In the same period, the European Union’s domestic gas production is expected to halve. The net result would therefore be a dramatic increase in the quantity of gas that Europe needs to import. From today’s 300 billion cubic metres to over 600 billion cubic metres in 2020. That’s a very tall order to fill. Worse still, we must bear in mind that there will be increasing competition for gas all over the world. In traditional consuming areas such as North America, domestic production is declining while demand grows steadily. Moreover, new gas consuming countries are just starting to impact the market. China is a particularly significant example for Europe, because it could well provide an alternative market for Russia, our key supplier. Lastly, in gas producing countries, domestic consumption is skyrocketing, with the obvious effect of reducing the volumes available for exports. The Middle East, for example will use an extra 200 billion cubic metres in 2020, an increase driven by demographic and industrial growth, but also by gas re-injection into exhausted oil fields to enhance oil recovery. And with the oil price run-up to 100 dollars a barrel, this is one of the most profitable uses of gas. Add together our growing demand, our reliance on imports and increasing competition for gas, and we clearly run the risk of a gas shortage in the future. A shortage of gas would be a very serious issue indeed. For Europe, gas means light, it means heat, it means industrial production. Running out of gas is simply not a risk that we can afford to take. There is no magic solution to this looming threat. But there are several things we must do to mitigate the risk of a shortage. The first is to ensure that Europe has
eni’s way / monografie 41
access to as much gas as possible, when and where it is required. This means trying to increase and diversify our supply sources – both for gas, that reaches us through pipelines, and through LNG. It also means working to reduce transit risks by diversifying out import routes. Here, new pipeline projects such as South Stream and North Stream, can help by making it possible to deliver Russian gas directly into the European Union. More infrastructures and more savings Lastly, we need to improve inter-connections within Europe to ensure that gas gets to where it is needed, and invest in additional gas storage infrastructure to cope with variability of demand and temporary drops in supply flows. The second thing we need to do is to reduce the importance of gas in our energy mix. This means resurrecting nuclear power and boosting research into renewables. While neither of these can solve the problems we face in the short term, they are important pieces of the puzzle. Renewables, in particular, will be an invaluable investment for the longer term. A fully effective exploitation of solar energy, for example, could provide a truly viable alternative to all fossil fuels. When talking about alternatives to gas, we must not forget about coal, which is plentiful and widely available. Here, the challenge is to achieve an efficient and effective carbon capture and storage technologies, which will enable us to tap into this energy source without damaging our planet. The third thing we have to do is to save energy. Energy efficiency is the best energy source we have. It immediately reduces energy demand, imports, investments, CO2 emissions – it is readily available, clean, and generally costs nothing. Indeed, it actually puts money into consumers’ pockets. And its potential is immense. In the housing sector alone, we could save up to the equivalent of 100 billion cubic metres of gas a year, according to the European Commission. In other words, by simply making some adjustments to our way of life, we could save a third of our incremental gas imports between now and 2020. And some of these adjustments would be very minor. In the EU, just switching off stand-by devices in our electronic equipment would save 30 terawatt-hours per year – the equivalent of the annual output of two nuclear plants. Security in three points In the end, all plan to effectively tackle gas supply security will include three key elements: maximising gas availability, developing alternative energy sources and saving as much energy as possible. These are not alternative options. We need all three to avoid a gas shortage. But even if we do everything I’ve just suggested, the truth of the matter is that we are still going to rely on a small number of gas suppliers: Algeria, and in particular Russia, will continue to be the pillars of our energy security in the years to come. Just to give you an idea of the EU reliance on Russian gas, Russia currently supplies 100pct of gas imported into Finland, Slovakia, Lithuania, Latvia, Estonia, Bulgaria, Romania and Hungary. It also supplies 80pct of the gas imported into Austria, the Czech Republic,
42 eni’s way / monografie
Poland and Greece; 40 percent of the gas imported into Germany - this number will go up to 60pct when the North Stream pipeline is completed - and 30pct of the gas imported into Italy and France. This situation is not going to change. In the short term, our dependence may even increase. Under these circumstances, it makes sense for the European Union to build and safeguard good and cooperative relationships with all its main suppliers – and in particular, with Russia, with which it has geographical, historical and cultural links strengthened by decades of mutually profitable trading. It is precisely on this basis of mutual cooperation that the EU member states and European companies need to work to create strong and stable relationships with our suppliers. To allow the European Union to carry out a real European foreign energy policy, member states need to provide it with the right tools. Creating a cooperative environment is one of the most important challenges we all face: both individually and perhaps, even more importantly, collectively.
eni’s way / monografie 43
q
INIZIATIVE
q
INItIATIVEs
TUTTO IL SAPERE ENERGETICO
All the knowledge about energy
Tra gli appuntamenti di Eni al WEC, la presentazione dell’Enciclopedia degli Idrocarburi, la prima edizione del premio Eni Award e un nuovo portale. Importanti strumenti per promuovere e divulgare la conoscenza di una materia difficile e affascinante. Ne parliamo con il presidente di Eni, Roberto Poli, con Alberto Clò, professore in Economia industriale e dei servizi pubblici all’ Università di Bologna e con Leonardo Maugeri, direttore strategie e sviluppo di Eni.
Eni’s programme at the WEC included the presentation of the Encyclopaedia of Hydrocarbons, the first edition of the Eni Award and a new portal enclosing all knowledge about energy. They are important tools to promote and spread knowledge about a difficult and fascinating subject. We talk about it with Eni president Roberto Poli; Alberto Clò, professor of Industrial Economics at the University of Bologna, and Eni’s director for corporate strategies and development Leonardo Maugeri.
di
Alessandra Mina
44 eni’s way / monografie
by
Alessandra Mina eni’s way / monografie 45
GUARDARE AL FUTURO
A
l WEC Eni ha presentato due importanti iniziative: l’Enciclopedia degli Idrocarburi e il premio Eni Award. Il presidente di Eni, Roberto Poli ha voluto ripercorrere la storia dei due eventi culturali e ricordare che “Eni ha sempre avuto, nel suo DNA, una grande attenzione per i problemi culturali, al di là degli aspetti operativi. “Dopo i primi anni della sua costituzione, Eni ha avuto un importante Ufficio studi che era un modello per il Paese e che aveva solo un concorrente, l’Ufficio studi dell’allora Banca Commerciale Italiana. Da questo è nata la Fondazione Mattei, che è diventata un attore importante a livello mondiale, essendo oggi riconosciuta come uno dei più autorevoli esperti di economia dell’energia. L’Ufficio studi interno, la Direzione delle ricerche, la Fondazione Mattei costituiscono, nel loro insieme, un complesso di iniziative che agisce coordinato e basato sugli aspetti culturali, perché sono gli aspetti culturali e dell’innovazione che ci fanno pensare a quello che sarà il futuro della nostra impresa. Occuparsi di energia significa guardare al futuro. L’idea dell’enciclopedia venne in occasione del cinquantesimo anniversario di Eni e in quell’occasione portammo al Quirinale, al Presidente della Repubblica, il programma di questa enciclopedia, che abbiamo poi realizzato con la Treccani e che ripercorre, dopo tanti anni, quella che era stata l’enciclopedia del petrolio fatta da Mattei ma in una forma, erano epoche diverse, i problemi geopolitici erano meno importanti, oggi si è dovuto fare un discorso più a tutto tondo esaminando aspetti tecnologici, industriali, economici e geopolitici. Più importante vengono trattati in uno specifico volume, tutti i problemi
46 eni’s way / monografie
dell’ambiente che sono una condizione fondamentale del nostro pianeta per poter andare avanti utilizzando l’energia che è un bene essenziale. Eni Award for Energy è il premio istituito da Eni con lo scopo di sostenere, promuovere e premiare, a livello internazionale,la ricerca scientifica d’avanguardia e le sue applicazioni innovative nel campo dell’energia sostenibile. Eni Award, un nuovo premio che intendiamo istituire e che fa seguito a quello che era tradizionalmente il «Premio Italgas», conosciuto come il «Premio Italgas», come continuità ideale, con caratteristiche, però diverse. Sostanzialmente si propone di assegnare un premio fra i ricercatori a livello mondiale; anzi, tre premi poi sono: uno sulla scienza e tecnologia, uno sulla ricerca delle fonti rinnovabili e il terzo sull’innovazione. Vorrei concludere ricordando che fra coloro che hanno vinto il «Premio Italgas» ci sono persone che poi sono diventati premi Nobel. Ricordo Sir Harold Kroto, premio Nobel per la chimica, e il professor Alan Heeger, premio Nobel per la chimica anch’egli, rispettivamente nel ‘96 e nel 2000. Quindi, potremo dare ancora a nuovi soggetti che potranno ancora vincere il Premio Nobel nel futuro.
Looking at the future
E
ni has presented two important initiatives at the WEC: the Encyclopaedia of Hydrocarbons and the Eni Award. Eni President Roberto Poli told the history of the two cultural events and recalled that “Eni has always had in its DNA a great attention for cultural issues, beyond operational aspects. After the early years since its establishment, Eni set up an important Research Office, which stood out as a model for the Country and had just one competitor, the Research Office of the then Banca Commerciale Italiana. From it was created the Mattei Foundation, which grew to become an important player on a world level and is regarded today as one of the most respected experts on energy economics. The internal Research Office, the Research Department and the Mattei Foundation represent as a whole a set of ini-
tiatives acting in a coordinated way and based on cultural aspects, because it is the cultural aspects and innovation that help us to see the future of our company. Dealing with energy means looking at the future. The idea of the encyclopaedia came up on the occasion of the 50th anniversary of Eni, it was on that occasion that we took the programme for this Encyclopaedia to the Quirinal Palace, to the Italian President. Then we carried out the programme jointly with the Treccani group. It re-traces after many years the oil encyclopaedia created by Mattei but in a different way. It was a different era, then. The geopolitical problems were less serious. Today we had to take a more in-depth approach dealing with technological, industrial, economic and geopolitical aspects. More relevantly, we devoted a separate volume to all environmental issues, crucial ones for our planet to continue using energy which is an essential good. Eni Award for Energy is the award set up by Eni to support, promote and reward, on an international level, cutting-edge scientific research and its innovative applications in the field of sustainable energy. Eni Award is a new prize which follows up the traditional “Italgas Award”, in ideal continuity but with different aspects. We want to award a prize to researchers at a world level. Actually there are three prizes: one for science and technology, one for research on renewable energy sources and the third for innovation. I end up by recalling that winners of the “Italgas Award” included people who went on to win a Nobel. Let’s mention Sir Harold Kroto, Nobel Prize 1996 for chemistry, and professor Alan Heeger, Nobel Prize 2000 for chemistry. So who knows, we may reward others who may go on and win the Nobel Prize in the future.
eni’s way / monografie 47
nuovi strumenti di informazione
G
rande esperto di politiche energetiche, Alberto Clô è professore Straordinario in Economia industriale ed Economia dei servizi pubblici presso l’Università di Bologna. La sua partecipazione al WEC è particolarmente significativa e conferma il suo impegno nella ricerca, nello studio e, soprattutto, nella formazione degli esperti di domani. Un ruolo strategico fondamentale perché saranno proprio loro a doversi confrontare con uno scenario sempre più complesso. Nell’ultima giornata della conferenza Clô ha presentato nello stand Eni l’Enciclopedia Treccani degli Idrocarburi e in quella stessa occasione ha illustrato, a un pubblico interessato, la struttura del nuovo portale agienergia. L’Enciclopedia Conoscere il mondo degli idrocarburi, la loro storia, le caratteristiche tecniche e le prospettive costituisce una chiave di lettura indispensabile per la comprensione dei sistemi internazionali attuali e del loro sviluppo futuro. L’Enciclopedia degli Idrocarburi di Eni nasce con lo scopo di offrire al lettore, specialista e non, una visione chiara e dettagliata di questo settore, affrontando gli aspetti relativi alle vicende storiche, le conoscenze scientifiche, gli elementi e
48 eni’s way / monografie
le interrelazioni attraverso cui si articola la catena del valore dell’industria oil and gas, gli sviluppi tecnologici in atto e prevedibili, gli aspetti economici e giuridici che ne influenzano le prospettive. L’idea di raccogliere il sapere energetico in un’enciclopedia risale a Enrico Mattei. Tra il 1962 e il 1971 sono stati completati gli 8 volumi della prima raccolta. Per celebrare i 50 anni dalla fondazione di Eni è nato il progetto dell’Enciclopedia degli Idrocarburi di oggi, 5 volumi curati dai massimi esperti mondiali. Il Prof. Clô ha seguito una parte sostanziale del quarto volume, dedicato all’economia e alla geopolitica degli idrocarburi, 470 pagine per illustrare a lettori interessati alla materia con un approccio scientifico più divulgativo che accademico, l’idea della grande complessità del mondo degli idrocarburi. Il nuovo portale Nel mondo dell’energia non ci sono soluzioni facili e semplici a problemi complessi. Invece l’opinione pubblica si trova bombardata da pareri contrapposti, proposti di volta in volta come verità assolute, panacea di tutti i mali, mentre ovviamente non è così. Da questa riflessione è nato il portale Agi dedicato al mondo dell’energia, con l’obiettivo strategico di partire dalle notizie che l’Agenzia rileva, e consentire agli utenti - il comune cittadino, gli studenti, l’amministratore pubblico, mass media - di seguire un percorso di apprendimento che inizia da spiegazioni semplici dei fatti per arrivare gradualmente ad approfondimenti successivi. È una sfida coraggiosa nel mondo del sovraccarico di informazione: proporre un luogo virtuale
di informazione e formazione. Alberto Clô osserva che nella società contemporanea “affetta da una sorta di bulimia d’informazione, l’informazione sarà anche aumentata, ma la capacità di leggere le cose è precipitata. Rimpiango i tempi in cui si avevano poche cose da leggere, ma quelle poche cose che leggevi ti dicevano qualche cosa, rispetto alle mille cose inutili che oggi, in qualche modo, si è costretti a leggere”. Pur collocandosi su un altro livello rispetto all’enciclopedia degli idrocarburi, il portale AgiEnergia risponde alle medesime
esigenze: diffondere il sapere che, secondo Clô, è la vera risorsa scarsa nel mondo dell’energia. Il portale è un giacimento importante di sapere energetico, un “pozzo” che deve essere sfruttato, in grado di produrre quantità di conoscenza tanto maggiori quanto più sapere viene estratto. Energia rinnovabile fatta di un’ampia biblioteca, banche dati, grafici e normative, per consentire a chiunque di poter aver una base conoscitiva che è la premessa perché si possa avere conoscenza dei problemi e consapevolezza della loro complessità.
eni’s way / monografie 49
NEW INFORMATION TOOLS
qAGIENERGIA
AgiEnergia è un portale informativo e formativo sui temi dell’energia che intende contribuire a creare una cultura condivisa analizzando le molte dimensioni delle scelte energetiche e delle loro connessioni. Per gli utenti, AgiEnergia rappresenta uno strumento di lavoro che mette a disposizione – nei formati, linguaggi, livelli di complessità, interessi e punti di vista più adatti – le competenze e il judgment dei migliori esperti. Nel portale si trovano notizie tematiche di agenzia in tempo reale; filmati e video interviste; aggiornamenti e approfondimenti sulle principali e attuali questioni energetiche; opinioni autorevoli che arricchiscono e ampliano i punti di vista dei dibattiti nazionali o locali; connessioni e contestualizzazioni degli argomenti; documenti di riferimento sempre aggiornati. Il portale è realizzato da Agi – Agenzia Italia in collaborazione con RIE – Ricerche Industriali ed Energetiche. L’Agenzia Italia, creata nel 1950 con la missione di affiancare con i suoi notiziari il mondo editoriale, economico, industriale e la Pubblica Amministrazione, è una delle voci più autorevoli nel mondo dell’informazione, con prodotti, servizi e soluzioni all’avanguardia. La sua capacità di essere dentro le notizie, di cogliere i fatti in diretta e con obiettività, di trasmetterli in tempo reale in modo sempre più semplice e capillare, la rende un partner indispensabile per chiunque riconosca valore strategico all’informazione. RIE è una società privata che dal 1983 opera nel campo dell’economia industriale, dell’economia delle risorse energetiche, ambientali e dei sistemi a rete, attraverso servizi di consulenza, di formazione, attività editoriali e di ricerca.
50 eni’s way / monografie
A qAGIENERGIA
AgiEnergia is a portal for information and formation on energy issues with the objective to contribute to the creation of a shared culture analysing the many dimensions of energy choices and their connections. For the users, AgiEnergia represents a tool that offers – in the most suited formats, languages, levels of complexity, interests and viewpoints – the expertise and judgement of the best experts. The portal includes real-time news; footage and interviews; updates and backgrounds on the main and most relevant energy questions; authoritative opinions that enrich and broaden the viewpoints in national or local debates; connections and contextualization of arguments; always up-to-date documents.
The portal was made by Agi, in collaboration with RIE, Industrial and Energy Research. Agi, Italian News Agency, created in 1950 to supply news to newspaper, industry and the Public Administration, is one of the most respected voices in the world of information in Italy, with cutting-edge products, services and solutions. Its capacity to get into the news, to cover the facts live and objectively, to air them real-time in ever more simple and widespread way, makes it an indispensable partner for anyone who recognises the strategic value of information. RIE is a private company which has been operating since 1983 in the field of industrial economics, economics of energy resources, environment and network systems, through consultancy, training, publishing and research.
great expert in energy politics, Alberto Clô is Professor of Industrial Economics and Public Services Economics at the University of Bologna. His participation at the WEC is particularly meaningful and confirms his commitment to research and especially to the training of tomorrow’s experts. An essential strategic role because it will be up to the latter to cope with an ever more complex scenario. In the last day of the conference Clô presented the Treccani Encyclopaedia of Hydrocarbons in Eni’s stand and on that occasion he explained the structure of the new energy portal to an interested audience. The Encyclopaedia Knowing the world of hydrocarbons, its history, its technical characteristics and its prospects is the key to understanding the present international systems and their future development. Eni’s Encyclopaedia of Hydrocarbons was created with the goal of offering the reader, specialist or not, a clear and detailed vision on this sector, dealing with its history, scientific knowledge, elements and relations concerning the value chain in the oil and gas industry, its present and future technological developments, and the economic and legal aspects affecting its prospects. The idea of collecting all energy knowledge in
eni’s way / monografie 51
an encyclopaedia goes back to Enrico Mattei. Between 1962 and 1971 the 8 volumes of the first collection were completed. To celebrate the 50th anniversary of Eni, the project ‘Encyclopaedia of Hydrocarbons’ was created, five volumes edited by the best world experts. Professor Clô has supervised a substantial part of the fourth volume, dedicated to the economics and geopolitics of hydrocarbons, 470 pages to illustrate the idea of the great complexity of the world of hydrocarbons using an approach that is rather popular than academic. The new portal There are no easy solutions to complex problems in the world of energy. The public opinion on the other hand is bombarded with conflicting opinions, proposed as absolute truths, as a panacea for all evils, while obviously they are not. The Agi portal dedicated to energy was created starting from this condideration and with the
52 eni’s way / monografie
strategic aim of starting from the Agency’s news items, and allowing the users – normal citizens, students, public administrators, mass media – to gradually learn more and following a learning path starting from plainly explained facts and proceeding to gradually more in-depth information. Offering a virtual space for information and education is a challenge that takes courage in a world of information overload. Alberto Clô notes that in the modern society “suffering from by a kind of information bulimia, there may be more information, but the ability to read things has been greatly reduced. I miss the times when we had little to read, but what you read meant something, other than the thousand useless things one somehow has to read today”. Though on a different level than the encyclopaedia of hydrocarbons, the Agi energy portal responds to the same needs: spreading knowledge which, according to Professor Clô, is the real scanty resource in the world of energy. The portal is an important depot of energy knowledge, a “well” that must be tapped, able to produce more knowledge the more you tap it. Renewable energy composed of a large library, databases, graphs and regulations, to allow everybody to acquire a knowledge base which is the premise to know about the problems and to be aware of their complexity.
RICERCA E TECNOLOGIA, LE VERE CHIAVI DI VOLTA
«U
n premio per la per la ricerca scientifica e tecnologica». Così Leonardo Maugeri, direttore strategie e sviluppo Eni presenta l’istituzione della prima edizione dell’Eni Award, che si candida a diventare il Nobel dell’energia del futuro. Nel suo intervento, Maugeri, mette in luce come i problemi che oggi ha di fronte il mondo dell’energia, sia che si parli di fonti fossili tradizionali, sia che si parli di fonti rinnovabili, abbiano tutti un unico comune denominatore: il limite tecnologico. Per quanto riguarda le fonti fossili tradizionali, secondo il direttore Eni, non è vero che il petrolio sta finendo; oggi nel mondo si estrae solo il 35 per cento del greggio conosciuto, perché le tecnologie che abbiamo ci consentono solo di estrarre quelle quantità. Il problema, spiega Maugeri, è che “per venti anni, nel settore del petrolio, si è investito pochissimo semplicemente perché i prezzi erano troppo bassi”. Questo non significa necessariamente che dobbiamo rinunciare al petrolio a basso prezzo; ma semplicemente che quando, grazie alla tecnologia, saremo in grado di estrarre a costi accettabili quel petrolio che oggi è difficile recu-
perare, avremo di nuovo una fase di prezzi più bassi e maggiore disponibilità. I limiti tecnologici riguardano però non solo il problema dell’estrazione del greggio, ma anche la possibilità di ridurre l’inquinamento che le fonti fossili producono. Ad oggi petrolio e gas sono, insieme al nucleare, le uniche fonti in grado di soddisfare le necessità di “una umanità vorace” in termini di consumi energetici. Secondo Maugeri “non è possibile pensare in tempi relativamente brevi di soddisfare questa voracità di energia attraverso fonti che hanno una bassissima densità energetica, come sono le rinnovabili. Le tecnologie di oggi non ce lo consentono!”. Con la tecno-
eni’s way / monografie 53
Research and technology, the real keystones
A
logia attuale, ad esempio, l’energia solare, che rappresenta una tra le fonti rinnovabili, non può essere sfruttata fino in fondo. “Se volessimo fare andare l’Italia ad energia solare – sottolinea Maugeri - avremmo bisogno di mettere pannelli per 200.000 ettari sul territorio nazionale”. Il che non sarebbe impossibile, ma verrebbe a costare l’equivalente del debito pubblico italiano. Quindi abbiamo “una grande speranza” tra le fonti rinnovabili, che è l’energia solare, ma per concretizzarla servirà un enorme impegno nella ricerca scientifica e tecnologica e, nel frattempo, non possiamo aspettare, “perché il bisogno di energia che ha l’umanità non potrà essere compensato dallo sforzo che si sta facendo sul fronte delle rinnovabili”. Le rinnovabili che entreranno sul mercato nei prossimi anni riusciranno infatti a com-
54 eni’s way / monografie
pensare solo una piccola parte dell’energia prodotta finora da altre fonti pulite, come il nucleare e l’idroelettrico, il cui ruolo è in declino. Il paradosso che abbiamo di fronte quindi è che le fonti fossili al 2020 o al 2030 prenderanno ancora più spazio nei consumi di energia del nostro pianeta. L’unico modo realistico di far fronte a questo incremento delle fonti fossili nel portafoglio energetico mondiale è intervenire sull’efficienza energetica. “I prezzi così bassi dell’energia per tanti anni ci hanno abituato a costumi di vita intollerabili – spiega Maugeri – ci hanno abituati a considerare, non solo il petrolio e le altre fonti di energia, ma anche tante altre risorse naturali, come l’acqua in primis, quasi come un diritto divino e questo ci ha abituato a sprecarle in modo insostenibile”. L’efficienza energetica però è molto diffici-
le da perseguire a causa del paradosso per cui, man mano che si abbassano i consumi unitari e si riducono i costi unitari, i consumi assoluti aumentano. Di conseguenza va assolutamente puntellata con leggi. Riassumendo quindi, nel breve periodo, secondo Maugeri, l’efficienza energetica è l’unica arma realistica a disposizione; mentre nel medio/lungo periodo bisogna puntare sulla ricerca scientifica e tecnologica. Per questo motivo, Eni ha fatto uno sforzo enorme nel campo della ricerca: a partire dalla fine del 2006 la compagnia petrolifera italiana ha varato un master plan tecnologico che guarda al 2020; individuato otto piattaforme di grandi temi tecnologici da affrontare, tra cui anche quello delle rinnovabili; ha lavorato sul fronte dell’energia solare e su quello dei biocarburanti.
n award for scientific and technological research, Leonardo Maugeri, Eni Director of Strategies and Development presents the first edition of the Eni Award, which is making a claim at becoming the Nobel for the energy of the future. In his speech, Maugeri, sheds light on how the problems confronting the world of energy today, whether we deal with traditional fossil fuels or renewable sources, have a common denominator: technological limits. Regarding traditional fossil fuels, in the Eni director’s opinion, it is not true that we are running out of petroleum; in the world today only 35 percent of known crude oil is extracted, and this is so because the technology we have allow us to tap just as much. The problem, explains Maugeri, is that “in the past twenty years, little was invested in the oil sector simply because oil prices were too low”. This doesn’t necessarily mean that we have to give up on cheap oil; but simply that when, thanks to technology, we will be able to extract the oil that is difficult to reach today at
eni’s way / monografie 55
a reasonable price, we will again have a phase of lower prices and wider availability. The technological limits don’t, however, regard only oil extraction, but also the possibility of reducing the pollution that fossil fuels produce. Today petroleum and gas are, together with the nuclear, the only sources able to satisfy the needs of “a voracious humanity” in terms of energy consumption. In Maugeri’s opinion “it isn’t possible to think in the relatively short term about satisfying this voraciousness through sources that have a very low energy density, such as renewable sources. Today’s technology doesn’t allow us to!”. With the current technology, for example, solar energy, which represents the most reliable among renewable sources, can’t be exploited to its potential. “If we wanted to put Italy on solar energy – Maugeri points out – we would have to put solar panels on 200,000 hectares of national territory”. It’s not that it would be impossible, but it would cost the equivalent of the Italian public deficit. Therefore we have “a great hope” with renewable sources, which is solar energy, but to make it concrete we will need an enormous commitment in scientific and technological research and, in the meantime, we can’t wait, “because humanity’s current energetic needs can’t be satisfied by the current efforts being made on the renewable front”. In fact the renewable sources that will be entering the market in the coming years will manage to offset only a small part of the energy produced by
56 eni’s way / monografie
other clean sources, like nuclear and hydro-electric energy, the role of which is in decline. The paradox that we are therefore facing is that by 2020 or 2030, fossil fuels will occupy still greater room in the energy consumption of our planet. The only realistic way of coping with this increase in the use of fossil fuels in the world’s energy portfolio is to step up energy efficiency. “Low energy prices for so many years accustomed us to intolerable ways of living – explains Maugeri – they led us to think, not only of oil and other energy sources, but also of many other natural resources, as water, first of all, almost as a divine right and this has made us accustomed to wasting them in an unsustainable way”. Energy efficiency, however, is very difficult to pursue, because of the paradox by which as unitary consumption decreases little by little and unitary costs decrease, absolute consumption increases. As a consequence it absolutely must be backed up by legislation. To summarize, therefore, in the short term, in Maugeri’s opinion, energy efficiency is the only realistic instrument we have; while in the medium/long term we need focus on scientific and technological research. For this reason, Eni has made huge efforts in the field of research: at the end of 2006 the Italian oil company launched a technological master plan that looks ahead to 2020; it has identified eight platforms of important technological themes that need to be addressed, including renewable sources; and it has worked on solar energy and bio-fuels.
q IN BREVE Eni Award è il premio istituito da Eni con lo scopo di sostenere, promuovere e premiare, a livello internazionale, la ricerca scientifica d’avanguardia e le sue applicazioni innovative nel campo dell’energia sostenibile. Eni Award sostituisce il Premio Eni Italgas - già Premio Italgas - giunto alla XIX edizione. Tre sono i riconoscimenti previsti per l’Eni Award: Scienza e Tecnologia, Ricerca e Ambiente e Debutto nella Ricerca. Il premio consiste in una medaglia d’oro coniata dalla Zecca di Stato e una somma di denaro. L’Eni Award fruisce del consolidato e prestigioso network di scienziati costruito negli anni dal Premio Eni Italgas. La Commissione Scientifica, chiamata a valutare le candidature e assegnare i premi, è di altissimo livello e comprende ricercatori
q in brief
The Eni Award is the prize instituted by Eni with the goal of supporting, promoting and recognizing, at an international level, the most advanced scientific research and its innovative applications in the field of sustainable energy. The Eni Award replaces the Eni Italgas Award - formerly the Italgas Award - that totalled 19 editions. There are three acknowledgments provided for in the Eni Award: Science and Technology, Research and the Environment, and Debut in Research. The prize consists of a gold medal coined by the State Mint and a sum of money. The Eni Award benefits from the well-established and prestigious network of scientists set up during the Eni Italgas Award years. The Scientific Commission, called on to evaluate the candidates
e scienziati dei più avanzati istituti di ricerca a livello mondiale. Per il triennio dal 2008 al 2010 il Premio Scienza e Tecnologia è andato a Stefan W. Glunz e Arthur J. Nozik, a Craig J. Venter per Ricerca e Ambiente e per Debutto nella Ricerca sono stati assegnati a due giovani ricercatori Silvia Cereda (Università di Milano Bicocca) e Gian Luca Chiarello (Università di Milano). Fra gli autorevoli esponenti della Comunità scientifica internazionale premiati negli anni passati vi sono Sir Harold W. Kroto, Premio Nobel per la Chimica nel 1996, ora membro della Commissione scientifica dell’Eni Award; Alan Heeger, Premio Nobel per la Chimica nel 2000 e Theodor Wolfgang Haensch, Premio Nobel per la Fisica 2005.
and award prizes, is of the highest level and includes researchers and scientists from the most advanced research institutes in the world. In the three year period from 2008 to 2010 the Science and Technology Award went to Stefan W. Glunz and Arthur J. Nozik, to Craig J. Venter for Research and the Environment, while Debuts in Research was assigned to two young researchers, Silvia Cereda (Università di Milano Bicocca) and Gian Luca Chiarello (Università Milano). The well-known members of the international scientific community awarded in the past included Sir Harold W. Kroto, Nobel Prize for Chemistry 1996, currently member of the scientific commission for the Eni Award; Alan Heeger, Nobel Prize for Chemistry 2000 and Theodor Wolfgang Haensch, Nobel Prize for Physics 2005. eni’s way / monografie 57
q
intervista
q
interview
La ricetta energetica di Robert Schock, dal 1999 alla guida dell’Ufficio studi del World Energy Council, è imparare a usare l’energia in modo più razionale. Servono più investimenti per la ricerca e lo sviluppo dobbiamo guardare alle fonti alternative e trovare i modi per usarle.
The energy recipe by Robert Schock, since 1999 at the head of the Study Group of the World Energy Council, is to learn using energy in a more rational way. More investments are needed for research and development and we need look at alternative sources and find the way to use them.
PIÙ ENERGIA PIÙ EFFICIENZA
MORE ENERGY MORE EFFICIENCY
di
Clara sanna
D
a quasi dieci anni alla guida dell’Ufficio Studi del World Energy Council, Robert Schock è colui che detiene la memoria storica del vastissimo mondo dell’energia. Alto, americano ma di chiaro stile anglosassone, elegante nei modi, Schock è abituato a muoversi con stile felpato e competente in un settore molto delicato e difficile, sempre più al centro dello scenario mondiale. Con una fitta rete di relazioni internazionali, il Direttore del Centro Studi del WEC ha costruito e creato nel tempo sinergie importanti, lavorando ad un progetto di miglioramento dei servizi energetici che ha di recente esposto al WEC di Roma nei vari incontri che ha tenuto con i maggiori esperti. Riservato e poco amante dei media, il prof. Schock ha accettato la nostra intervista per parlare di efficienza energetica, problemi di approvvigionamento e scenari futuri. Lei ha affermato che la prima cosa da fare per cambiare è iniziare ad usare l’energia in modo più efficiente e razionale. Quali sono i suoi suggerimenti a questo riguardo? Bene, mi lasci dire prima che ho affermato ciò perché questa è la cosa più semplice da fare. I miei suggerimenti sono alquanto ovvi. Prima di tutto dobbiamo pensare di utilizzare meno energia e meno benzina: dobbiamo proprio guidare per andare qui e lì? Non possiamo prendere i mezzi pubblici? Possiamo spegnere le luci? La seconda cosa è
58 eni’s way / monografie
by
Clara sanna
F
or nearly ten years at the head of the Study Group of the World Energy Council, Robert Schock is the one holding the historical memory of the vast world of energy. Tall, American but with a patent Anglo-Saxon style, elegant in his manners, Schock is accustomed to moving in a soft and competent way in a very delicate and difficult sector, increasingly at the centre of the world scene. Thanks to a vast network of international relations, the Director of the WEC Study Group has built and developed over time important synergies, working at a project to improve energy services, which he recently illustrated when meeting major experts at Rome’s WEC. A reserved and media-shy person, professor Schock has agreed to this interview to talk about energy efficiency, supply issues and future scenarios You said in a recent interview that the first thing to do is to start using energy in a more efficient and rational way. Which are your suggestions? Well, first let me say that I said that because that’s the easiest thing to do. My suggestions are fairly obvious. First we have to think about using less electricity and less gasoline: do we have to drive here? do we have to drive there? can we take public transportation? can we turn out the lights? The next thing is to use more efficient appliances, more efficient automobiles, and the technology is there to do that. We in the United States can now
eni’s way / monografie 59
usare apparecchiature, automobili più efficienti e la tecnologia è lì per consentirci di fare tutto questo. Noi ora, negli Stati Uniti, possiamo comprare lampadine compatte a luce fluorescente per lo stesso prezzo di quelle ad incandescenza e usare così un quinto dell’elettricità, e la lampadina dura 10 volte di più ed è altrettanto buona! Non c’è dubbio dunque che questa sia la strada da intraprendere.. Sono sicuro, peraltro, che abbiamo la tecnologia per poter guidare tutti automobili al doppio dell’efficienza di oggi. Quali sono le altre soluzioni per confrontarci con le questioni che stanno emergendo nell’industria energetica, come il surriscaldamento del globo, il prezzo del petrolio e la scarsità di gas? Io credo che non dobbiamo pensare in termini di competizione per l’energia in senso globale, che riguarderà l’Europa e l’Italia come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, ma dobbiamo pensare a tutte le tecnologie e, soprattutto, averle a disposizione. Ci sono inoltre due cose che vorrei dire per spiegarmi meglio: dobbiamo guardare in particolar modo alle tecnologie che non si basano sul carbonio, come l’energia nucleare e quelle derivanti da fonti rinnovabili. Io credo che abbiamo bisogno di tutte queste e credo che dobbiamo anche riconoscere che l’energia fossile continuerà ad accompagnarci in forma di gas e carbone. Abbiamo bisogno di trovare modi per usare quelle fonti in tanto che separiamo il carbonio e lo immagazziniamo per evitare che si disperda nell’atmosfera, e per fare tutto questo dobbiamo, come società, investire più denaro nella ricerca, nello sviluppo e nella dimostrazione, rispetto a quanto abbiamo fatto finora. L’energia è troppo importante per l’economia per investirci così poco, investiamo oggi 10 miliardi di dollari governativi nella ricerca e sviluppo. Sembra tanto ma non lo è se comparato con un’economia mondiale di 15000 miliardi. Nello scenario energetico mondiale stanno emergendo paesi, come India o Cina. Quali saranno gli effetti del loro sviluppo e della loro crescente domanda di energia sul mondo? Ciò che faremo nei prossimi 20 anni dipenderà da cosa succede prevalentemente in quei paesi. Quindi è nel nostro interesse assicurarci che loro abbiano le migliori tecnologie, le tecnologie più efficienti e le tecnologie che producano il minor quantitativo di carbonio possibile. L’ultima domanda: cosa pensa dell’impegno di alcune imprese, come Eni in Italia, che intraprendono campagne di comunicazione sul risparmio energetico dirette ai consumatori finali ? Io sono del parere che siano un’ottima cosa. Negli Stati Uniti abbiamo un sistema di stelle per individuare le classi di risparmio energetico. Ci siamo resi conto che i consumatori comprendono il bisogno di risparmiare energia ma stanno cercando di individuare i modi migliori per farlo e se noi possiamo aiutarli in qualunque modo, incoraggiandoli, dovremmo farlo.
60 eni’s way / monografie
buy compact fluorescent light bulbs for the same price as incandescent bulbs and use one fifth of the electricity, and the bulb lasts ten times as long. There’s no question that that’s the way to go; the bulb looks just as good. We certainly have the technology to all drive cars at twice the efficiency of today. Which are the other solutions to tackle the most emerging issues in the energy industry such as global warming, oil prices and shortages of gas? I think we have to think not only in terms of a competition for energy in a global sense which will affect Europe and Italy, as well as the United States and the United Kingdom, but we have to think about all of the technologies and having all of the technologies available. There are two things I would like to say: one is that we have to look particularly at the carbon-free technologies like nuclear energy, like renewable energy. I think we need all of those. We also need to recognise that fossil energy will continue to be with us: gas, coal – we need to find ways to use those while we separate the carbon and store it to keep it from going into the atmosphere and to do all that we have to, as a society, put much more money into research and development and demonstration than we have been doing. Energy is too important for the economy to put so little money – we put ten billion dollars today of government money into research and development. That sounds like a lot but it is not a lot in terms of a 15 trillion dollar economy in terms of the world. Countries such as India and China are emerging countries in the world energy scenario. What will be the effects of their development and their growing demand of energy throughout the world? Well, what we will be doing 20 years from now will be dependent upon what happens in those countries. So it is in our interest to make sure that they have the best technologies, the most efficient technologies, and technologies that produce the least amount of carbon. The last question: what do you think about the commitment of some companies, such as Italy’s Eni, to start campaigns directed to end-users for the saving of energy? I think those are very good. We’ve had the energy-star system in the United States; we find that consumers understand the need to save energy but they are looking for the best ways to do it and if we can help them in any way possible by encouraging them we should do it.
eni’s way / monografie 61
q
SCENARI
In una sezione del programma è stato presentato il World Energy Outlook 2007, lo studio sulle prospettive energetiche future. Le sfide energetiche di Cina e India sono quelle del mondo e il banco di prova per un futuro tecnologicamente all’avanguardia, ma con un ambiente protetto e meno inquinato.
I GIGANTI DELL’ECONOMIA di
Alessio de sio
“F
ra poco meno di tre anni la Cina sarà il primo consumatore di energia davanti agli Stati Uniti e all’India”. Con questo annuncio, il Direttore Esecutivo dell’IEA (International Energy Agency), Nobuo Tanaka, ha aperto l’illustrazione del World Energy Outlook 2007, il dettagliato studio sulle prospettive dell’energia e sui mutamenti degli scenari globali. “Nel 2010 - ha annunciato Tanaka - la Cina sarà il più grande consumatore al mondo e supererà gli Stati Uniti”. Una crescita dei consumi, ha aggiunto il capo economista dell’AIE, Fatih Birol, che implica il fatto che “un dollaro su tre investiti in questo settore verrà dalla Cina ma anche dall’India”. E sono proprio questi due paesi, ha proseguito, a provocare le maggiori incertezze nelle previsioni sul futuro del mercato mondiale dell’energia. “L’incertezza più cruciale - ha detto Birol - è sul tasso di crescita economica futuro di Cina e India, finora sempre sottostimato dalle organizzazioni internazionali”. Cina ed India sono dunque i giganti emergenti dell’economia mondiale. Il loro tasso di crescita richiederà sempre più energia, ma trasformerà anche il livello di vita di miliardi di persone e, dunque, non si può chiedere solo a loro di ridurre lo sviluppo per poter risolvere i problemi su scala mondiale. Come si può allora giungere a un sistema energetico più sicuro e a minor contenuto di carbonio considerando inoltre, come ha messo in risalto Tanaka, che di questo passo nel 2030 l’India emetterà più CO2 di tutti i paesi? Innanzitutto, secondo il Direttore, serve saldare sempre di più i rapporti con questi due colossi, in special modo
62 eni’s way / monografie
eni’s way / monografie 63
dal punto di vista dell’efficienza energetica, aspetto sul quale la Cina si sta impegnando molto. Il dossier del WEO mette l’accento sul fatto che lo sviluppo energetico di Cina ed India sta rapidamente trasformando il sistema energetico mondiale, per l’importanza delle loro dimensioni e del loro peso crescente nel commercio internazionale dei combustibili fossili. Analogamente, entrambi i paesi sono sempre più esposti alle variazioni dei mercati mondiali. I marcati tassi di crescita di Cina ed India negli ultimi anni, secondo il WEO, più alti di quelli di tutti gli altri principali paesi, hanno aumentato, in modo netto, i fabbisogni energetici di questi due paesi, costretti ad importare sempre di più. Queste linee di tendenze economiche sembrano destinate ad aumentare e a mantenere forte la crescita della loro domanda di energia. Diventando più ricchi, cinesi e indiani utilizzano sempre di più energia per uffici e industrie, e acquistano un numero crescente di apparecchiature elettriche ed automobili. Ciò contribuisce a un netto miglioramento della loro qualità della vita, aspirazione più che legittima, che deve però essere favorita e aiutata dal resto del mondo. Le conseguenze per Cina ed India, per i paesi Ocse e per il resto del mondo, di una crescita incontrollata della domanda mondiale di energia sono, tuttavia, allarmanti. Se i governi del mondo si fermassero alle attuali politiche, premessa di base dello Scenario di Riferimento del WEO 2007, i fabbisogni energetici mondiali nel 2030 sarebbero oltre il 50% più elevati rispetto ad oggi. In questo contesto, Cina e India, contano insieme il 45% dell’aumento della domanda mondiale. Essendo poi i combustibili fossili la principale fonte di energia si rischierebbe di creare un trend di continuo implemento delle emissioni di anidride carbonica, legate al consumo di energia e a un aumento della dipendenza dei paesi consumatori dalle importazioni di petrolio e gas, in gran parte provenienti da Medio Oriente e Russia. Entrambi questi fattori aumenterebbero le preoccupazioni riguardanti il clima e la sicurezza energetica. La sfida, a detta di Tanaka e del WEO, è quella di creare le condizioni per un sistema energetico più sicuro e a più basso contenuto di carbonio, senza per questo rallentare lo sviluppo economico e sociale. Questa sfida sarà più impegnativa e di maggior importanza nei paesi asiatici (India e Cina su tutti) che nel resto del mondo. Per indirizzare il mondo verso un percorso energetico più sostenibile sono necessarie azioni politiche decise, immediate e coordinate da parte di tutti i governi. È indubbio che la Cina continuerà ad aumentare i fabbisogni energetici per alimentare il proprio sviluppo economico. Tuttavia, lo sono molto meno il tasso di crescita ed il modo con cui questi fabbisogni saranno soddisfatti, poiché dipendono dalla velocità di espansione dell’economia e del panorama mondiale economico e delle politiche energetiche. Nello scenario di riferimento proposto dal WEO, si prevede che la domanda di energia primaria in Cina più che raddoppi passando da 1742 milioni di tep del 2005 a 3819 nel 2030. La Cina dunque, con una popolazione quattro volte superiore, sorpasserà gli USA diventando il paese consumatore più grande. Le risorse energetiche cinesi, ed in particolar modo il carbone, sono notevoli ma non saranno sufficienti per soddisfare tutto l’aumento dei suoi
64 eni’s way / monografie
q
scenarios
In one section of the programme they presented the world energy outlook 2007, namely the study of energy prospects and future energy scenarios. The energy challenges of china and india are the world’s energy challenges and a testing ground for a technologically-advanced future, yet with a more protected and less polluted environment.
GIANTS Of ECONOMY by
alessio de sio
«I
n just less than three years’ time, China will be the world’s largest energy consumer, ahead of the US and India”, IEA (International Energy Agency) Executive Director Nabuo Tanaka said, opening the presentation of World Energy Outlook 2007, the detailed study on the future of energy and on changes in the world scenario. “In 2010 – Mr Tanaka said – China will be world’s largest energy consumer and overtake the United States”. Such a growth, IEA chief economist Fatih Birol added, implies that “in this sector, one invested dollar in three will come from China, but also from India”. And they are exactly the two countries, he said, that will bring about the greatest uncertainties in forecasting the future on the world energy market. “The most crucial uncertainty – Mr Birol said – regards the future rate of economic growth in China and India, so far all the time underestimated by international organisations”. China and India are the two emerging giants of the world economy. The pace of their economic growth will require more and more energy, but will also boost the living standards of billions of people. Therefore, we cannot ask them alone to curb development in order to solve world-level problems. So, how can we attain a safer energy system that uses less carbon, considering that – as Mr Tanaka pointed out – carrying on at this
eni’s way / monografie 65
fabbisogni. Più del 90% delle risorse di carbone in Cina si trova nelle province interne, mentre si prevede che il maggior aumento della domanda sia richiesto nella regione costiera. Ciò aumenterà la pressione sul trasporto interno di carbone e renderà le importazioni verso la costa più competitive. Nella prima metà del 2007 la Cina è diventata un forte importatore di carbone. Il colosso asiatico sta comunque già compiendo imponenti sforzi per risolvere i problemi derivanti dal crescente consumo di energia, ma dovrà intraprendere misure ancora più forti e drastiche. Analizzando l’India, bisogna dire che la sua rapidissima crescita continuerà ad incrementare la domanda di energia, aumentandone il peso nel consumo energetico globale. Nello Scenario di Riferimento del WEO, la domanda di energia primaria dell’India raddoppierà entro il 2030 con un aumento medio del 3,6% annuo. Il carbone rimane il combustibile principale con un consumo che si triplicherà dal 2005 al 2030. La maggior parte dei fabbisogni aggiuntivi di energia in India, al 2030, dovrà essere importata, ed è certo che l’India continuerà a dipendere dalle importazioni di carbone sia a causa della qualità richiesta dalle acciaierie sia per motivi economici, poiché le centrali sono situate lontane dalle miniere ma vicine ai porti. In questo Scenario si prevede che le importazioni totali di carbone aumentino di quasi sette volte, così come quelle di petrolio arrivando a toccare i 6 milioni di barili al giorno nel 2030 facendo diventare così l’India il terzo importatore netto di petrolio davanti al Giappone. Quanto al gas, nonostante ci si aspetti che le recenti scoperte portino ad un aumento della produzione, si prevede che essa raggiunga il picco fra il 2020 e il 2030 e poi cominci a calare. Il governo indiano sta studiando provvedimenti più decisi per giungere a sostenuti risparmi energetici. Nello Scenario Alternativo del WEO, la domanda di energia primaria dell’India, nel 2030, è inferiore del 17% rispetto a quello di Riferimento. I risparmi di carbone, soprattutto per la produzione di energia elettrica, sono maggiori sia in assoluto che in percentuale, grazie ad un minore aumento della domanda di elettricità, ad una migliore efficienza nella generazione di energia elettrica ed alla sostituzione tra fonti energetiche per la produzione di energia e per usi industriali. Come risultato, nel 2030 le importazioni di carbone nello Scenario Alternativo sono poco più della metà di quelle dello Scenario di Riferimento. Le importazioni di petrolio sono di 1,1 milioni di barili al giorno, inferiori, nel 2030, rispetto allo Scenario di Riferimento, ma la dipendenza rimane comunque alta, intorno al 90%. Infine, un minore utilizzo dei fossili potrebbe portare, sempre nel 2030, ad una riduzione delle emissioni di CO2 del 27%, la maggior parte della quale deriva da un miglioramento dell’efficienza energetica sia da parte della domanda e sia da quella dell’offerta. “Il tempo – ha sottolineato Tanaka – è la risorsa più scarsa che abbiamo”. È dunque questo “fattore” il problema più pressante, considerando l’evoluzione degli scenari globali energetici e l’avvento di Cina ed India. I prossimi 10 anni, secondo il WEO, risulteranno cruciali, visto che il tasso di espansione delle infrastrutture per gli approvvigionamenti energetici sarà rapidissimo.
66 eni’s way / monografie
rate, India will release more CO2 than all other countries by 2030? First of all, the Executive Director reckons that it is necessary to strengthen relations with these two giants, especially in terms of energy efficiency, something which China is greatly focusing on. The WEO highlights the fact that energy development in China and India is rapidly transforming the world energy system, owing to their magnitude and their increasing relevance in the international trade of fossil fuels. Likewise, both countries are increasingly exposed to variations in world markets. According to the WEO, high economic growth rates of China and India – higher than those of all other foremost countries – have clearly boosted the energy requirements of the two countries, which need to import ever increasing amounts of energy. These general economic trends seems bound to soar, thus keeping the growth of their demand for energy high. As they get better off, the Chinese and the Indians use an increasing amount of energy for their offices and industries, and purchase more and more electrical equipment and cars. This clearly improves their living standards, and such a desire is legitimate, but it should be supported by the rest of the world. Nonetheless, unchecked growth in world demand for energy would produce alarming consequences for China and India, for OECD countries and for the rest
eni’s way / monografie 67
of the world. If the world governments were to settle with the current policies, basic condition of the WEO 2007 Reference Scenario, by 2030 world energy needs would be more than 50% higher than today. In this context, China and India alone would account for 45% of world demand growth. Besides, since fossil fuels are the main source of energy, the risk would be that of sparking a trend of steadily increasing carbon dioxide emissions, linked to energy consumption, and growing dependence of consumer countries on oil and gas imports, to a large extent proceeding from the Middle East and Russia. Both these factors would boost concern regarding climate and energy security. Mr Tanaka and the WEO claim that the challenge is that of laying the grounds for a more secure energy system, with a lower carbon content, without hindering economic and social development. This challenge will be tougher and more important in Asian countries (India and China above all) than in the rest of the world. In order to pave the way for a more sustainable energy system, all governments need to adopt resolute, immediate and coordinated measures. It can hardly be questioned that China’s energy requirements will keep on increasing, in order to feed economic growth. But far less certain are its growth rate and the way those requirements will be met, for they depend on the pace of its economic growth, on the world economic scenario and on energy policies. In the reference scenario the WEO envisages, primary energy demand in China is expected to more than double, soaring from 1,742million toe in 2005 to 3,819m by 2030. Hence, China –whose population is four times that of the US – will overtake the US and become the world’s largest energy consumer. China’s energy resources, especially coal, are remarkable, but not enough to meet demand growth. Over 90% of coal resources in China are to be found in inland regions, while most of the demand is expected to proceed from the coastal area. This will put pressure on the domestic transport of coal and make importations to the coastline more competitive. In the early half of 2007, China became a big coal importer. The Asian giant is already making huge efforts to solve the problems stemming from rising energy consumption, but will have to take on ever more drastic measures. As to India, it should
68 eni’s way / monografie
be pointed out that its hectic economy growth will keep on boosting demand for energy, thus increasing its relevance for global energy consumption. In the WEO Reference Scenario, India’s primary energy demand will double by 2030, with an average yearly increase of 3.6%. Coal shall remain the main fuel and its use will increase threefold from 2005 to 2030. Most of India’s additional energy requirements by 2030 will have to be met by imports, and no doubt India will keep depending on coal imports owing to the quality requested by the steelworks industry and to economic reasons, because power plants are far from the coal mines but close to ports. In this scenario, coal imports are expected overall to increase almost sevenfold. The same will happen with oil imports which are set to rise to 6 million barrels a day by 2030, thus making India the third largest net importer of oil, ahead of Japan. As for gas, even if recent discoveries are expected to lead to higher production, demand is expected to peak between 2020 and 2030, and then start ebbing off. The Indian government is studying stricter measures to enforce more energy saving. In the WEO Alternative Scenario, India’s primary energy demand by 2030 would be 17% below that envisaged in the Reference Scenario. Coal saving, especially for power generation, would be the largest both as a whole and as a percentage – thanks to a lower increase in power demand, to greater efficiency in power generation and to the replacement of energy sources for power generation and industrial usage. As a result, by 2030, coal imports in the Alternative Scenario would be just a bit more than half those in the Reference Scenario. Oil imports would be 1.1 million barrels a day lower by 2030 as compared to the Reference Scenario, but dependence from oil would still high, around 90%. Finally, a drop in the use of fossil fuels may lead – again by 2030 – to a 27% drop in CO2 emissions, mostly from an improved energy efficiency, both on the demand side and the supply side. “Time – Mr Tanaka said – is our scantiest resource” Hence, the “time factor” is the most urgent problem, considering the evolution of world energy scenarios and the emergence of China and India. The next decade, according to the WEO, will be a crucial one, considering that the growth rate of energy supply infrastructure will be very high.
eni’s way / monografie 69
credits ENI’S WAY MONOGRAFIE Periodico Eni - Anno 2 - Numero 2 - 2007 Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 564/2002 del 15.10.2002
direttore responsabile gianni di giovanni Editor in chief Caporedattore laura brunetti Editor Comitato di redazione Editorial board
Laura brunetti, salvatore colli, stefano dellagiovanna, anna galdo, daniele podofillini, clara sanna
Redazione patrizia arizza, laura barbieri, Editorial assistants mariella diamanti, miro gabriele, Alessandra MIna Progetto grafico e impaginazione dario galvagno
Design and layout
Traduzioni gf studio Translations Produzione agi - agenzia italia Production Direzione eni Head Office pIAZZALE ENRICO MATTEI, 1 - 00144 ROMA Redazione agi - agenzia italia Editorial office via cristoforo colombo, 98 - 00147 roma
tel. 06 51996385 - fax. 06 51996536 - www.agi.it
Stampa grafiche marchesi Printers Roma Le foto sono di C. Brufola, Masterfile (pagg. 2/3, 61, 63, 69/69), Gettyimages (pag. 13), Micromegas (pag. 25), R. Cerisola (pagg. 48/49), archivio Eni (pagg. 50/51) Grazia Neri (pag. 67)
Pictures are by C.Brufola, Masterfile (pagg. 2/3, 61, 63, 69/69), Gettyimages (pag. 13), Micromegas (pag. 25), R. Cerisola (pagg. 48/49), Eni Archive (pagg. 50/51), Grazia Neri (pag. 67) Sped. in a.p. 70% - Autorizz. Dir. Prov. p.t. Roma. In questa rivista la pubblicità è inferiore al 50%. Eni’s Way non è in vendita La rivista Eni’s Way, per garantire al massimo l’obiettività dell’informazione, lascia ampia libertà di trattazione ai suoi collaboratori, anche se non sempre ne può condividere le opinioni.
Comitato Nazionale Italiano del Consiglio Mondiale dell’Energia Via Cristoforo Colombo, 98 – 00147 Roma Tel. +39 06 51605091 / +39 06 51435403 Fax +39 06 51885135 www.wec-italia.org