piccole opere umane giulia pesarin
Galleria del Carbone, Ferrara 16 - 21 aprile 2013 Delizia Estense del Verginese, Portomaggiore (FE) 16 giugno - 25 agosto 2013 Fabbrica Saccardo, Schio (VI) 29 settembre 2013
concept e performer Elisa Mucchi progetto espositivo Alessandro Passerini mostra a cura di Alessandro Passerini Giulia Pesarin fashion designer Elena Massari
catalogo a cura di Alessandro Passerini
testi Michela Malisardi, Elisa Mucchi progetto grafico e impaginazione Alessandro Passerini
la fragrante espressione di un’intelligenza possibile
Il progetto Piccole Opere Umane si genera dalla riflessione, eco del precedente progetto sul tema del sacro presentato nel 2012 alla Galleria del Carbone di Ferrara; sacro che non richiama ad alcun credo religioso, ma apre riflessioni e propone possibili sguardi e letture del corpo nel suo muoversi e nel rapporto con l’ambiente. Il progetto mira alla realizzazione di un luogo performativo in cui il pubblico possa sentirsi parte del tutto e dove siano concepiti come opere d’arte gli stessi esseri umani, da osservare, cogliere e sentire. In contrapposizione all’atteggiamento sensazionalista, che caratterizza spesso le proposte artistiche contemporanee, ci si domanda se sia ancora possibile fermarsi ad osservare un corpo nella sua attività o inattività, coglierne la bellezza. Dove sta la bellezza? Può richiedere uno sforzo cercare di vedere il dettaglio, forse la bellezza può rimanere nella dimensione più allargata ed universale ed il dettaglio può chiudere bloccare il flusso di energia così come può fare il concetto. Questa una possibile proposta e lettura, ma la questione si apre solamente ed accetta il rischio del suo scorrere.
Elisa Mucchi
Il Corpo Segreto
Il corpo è segreto e continua e inevitabile rivelazione contemporaneamente; il nudo sui libri faceva palpitare, faceva discutere poi è arrivato il momento della fotografia, dello schermo poi dell’esibizione reale e palpabile del corpo. Si è imparato quindi a sfidare il corpo, a celebrarlo, ad usarlo per creare scompiglio e distruggere le regole finché la nuova legge è diventata il corpo stesso. Il suo potere immenso, una volta svelato, lo ha reso una merce di scambio ma è una moneta che vale poco quando chiunque la esibisce, la tratta e lo mostra. Il corpo appartiene all’Uomo e lo possiede, il corpo è l’opera più maestosa. Da sempre il corpo, comunque sia interpretato, risulta un indicatore esemplare della società, nel Medioevo la Maternità, emblema della primigenia corporalità, era esibita e carnale, nella Modernità le regole si sono fatte ferree e la Madonna divenne diafana, irreale e trasparente. Qui vediamo un corpo che scappa da quell’immagine delle tendenze artistiche degli anni Settanta, dove l’impellenza era maltrattare e abusare il fisico, che doveva essere fruito, agito e agente, veicolo e messaggio, al contempo, del travagliato periodo storico. In questa sede, il corpo agente e co-involgente, prima di interagire direttamente con il fruitore, si confronta con quello rappresentato dalle fotografie in mostra di Alessandro Passerini e Giulia Pesarin. I due artisti intendono la corporalità con sfumature certamente differenti che sanno sapientemente interagire e dialogare, aiutando la creazione di quell’unicum sensoriale utile all’environment performativo e sonoro, ricercato nel corso della mostra. I corpi fotografati da Passerini, nella loro definizione precisa e didascalica, ricercano l’interazione con elementi ambientali per essere invasi dall’input vitale. Nonostante la Natura sia onerosa e l’intervento tecnologico inglobante, il corpo nelle fotografie di Passerini riempie se stesso e ne diventa protagonista indiscusso, si nasconde, non per vergogna ma per rappresentare la condizione più generalmente umana. Il corpo presentato da Passerini è l’emblema di un post-moderno stanco di rappresentare la trasgressione ricercata a tutti i costi, dedicandosi invece a una tecnica impeccabile, che esprime una grande consapevolezza corporea e che implica un rinnovamento sempre presente. Il corpo rappresentato da Giulia Pesarin, al contrario, esce da sé stesso ma non lo rifiuta, lo rifugge per ri-introdurvisi con un’altra consapevolezza che coinvolge la mente e il corpo. Le fotografie dell’artista presentano un corpo soggetto alla mutazione dal dettaglio, a una volontà che lo coinvolge in un processo di fluttuazione metamorfica. Gli ambienti degradati contrastano con il fashion designer curato e fiabesco, che aiuta il processo di astrazione e reinserimento in un corpo che si muove ma non fugge.
La cornice fotografica aiuta il fitto scadenziario d’interventi performativi curati e interpretati da Elisa Mucchi, che coinvolgerà in “Piccoli gesti umani” un pubblico sempre diverso. Sarà un campionario d’umanità, un appuntamento utile, per dirla alla Ginzberg, per “allargare l’area della coscienza” conoscitiva di corpi che dialogheranno con l’environment sonoro, gli abiti e gli spazi, tentando di oltrepassare il confine conoscitivo collettivo e personale, troppo volte trascurato. L’attenzione sarà dedicata alla processualità della ricerca che si divide tra atto performativo, archetipo e sua rappresentazione.
Michela Malisardi
giulia pesarin
Editato nel febbraio 2014 a Portomaggiore (FE) www.passeart.it
www.saatchiart.com/AiluigHoliday www.galerie-sakura.com/ficheproduit.php?photographer_ID=134