Spedizione in A.P. - 45% - art. 2, comma 20/B - legge 662/96. Contiene I.P. Filiale di Torino - n.ro 8/12 Vivalda Editori, Torino.
CORSA IN MONTAGNA 2012 / SCIENZA Valanghe Himalayane / Kilian / Basilicata / Slovenia / Portogallo / Lecco
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«Alive and kicking» ci scrive in un tweet un nostro sostenitore. Insieme ai tanti “mi piace” che accolgono le nostre proposte dagli ormai oltre 15.000 contatti della nostra pagina Facebook, rappresenta uno stimolo forte a proseguire sulla strada intrapresa negli ultimi tempi, che ci ha visti impegnati a offrire un prodotto editoriale sempre più integrato tra presenza in forma tradizionale e utilizzo delle nuove tecnologie. Abbiamo un profilo Twitter attivo e vivace, un canale YouTube, la possibilità di acquistare l’edizione digitale della rivista su ezPress e di alcuni libri su Book Republic; tra poco i nostri libri saranno in distribuzione anche con Amazon e siamo pronti a lanciare la “app” per iPhone e Android. Uno sforzo parallelo a quello di garantire, ogni mese, una rivista che ha riconquistato spazio, lettori e attenzione da parte dei protagonisti e degli operatori di settore. Ora cambia anche il fascicolo che avete tra le mani: con l’adozione delle nuove tecnologie di stampa assume un profilo più slanciato, con una piccola riduzione in larghezza che consente l’azzeramento degli sfridi della carta impiegata. Anche in questo caso un passo in avanti virtuoso con la scelta di una carta al top della qualità ecologica certificata FSC (Forest Stewardship Council) proveniente da foreste gestite in maniera responsabile.
Oltre il buio con nuove energie sostenibili
Piccoli segnali di quelle opportunità che la crisi sta favorendo e che, se interpretate come tali, consentiranno di ripartire correggendo la rotta sbagliata del modello di sviluppo consumista, energivoro e sprecone sin qui adottato, aiutandoci a determinare un futuro sostenibile e durevole. Lo si può davvero realizzare solo cambiando radicalmente i paradigmi di oggi, quelli che continuano a invocare la crescita come unica strada per superare la crisi e che lamentano la riduzione dei consumi inutili e degli sprechi, accusandoli di essere un freno al mercato e all’economia. Questi ultimi inoltre non possono restare gli unici riferimenti. Se la società si misura unicamente con la mera competizione di mercato, la montagna abitata non ha futuro ed è destinata a perire. Senza un sufficiente numero di consumatori e con costi di produzione superiori che la pongono fuori mercato, ha il destino segnato e nessun investimento apparirà mai giustificato. Se invece nuovi parametri come sobrietà, equità, qualità, sicurezza del territorio, attenzione all’ambiente saranno adottati come pilastri di un nuovo modello, allora non solo la montagna ma l’intero sistema potrà uscire dalla crisi economica e, soprattutto, cominciare ad affrontare quella ecologica. Per farlo con efficacia basta prendere esempio dai cicli naturali che ci dimostrano come l’equilibrio sia possibile. PAG. 1 /
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sommario 285 ANNO 2012
1 / editoriale
> IN COPERTINA Kilian Jornet ad agosto durante un allenamento prima della Pikes Peak Marathon, in Colorado, Stati Uniti (foto Droz Photo)
30 / libri Reinhold Messner la mia sesta vita in cinque musei
news 4 / scienza
di Camilla Visca
Speciale valanghe himalayane La scienza a braccetto con l’esperienza
32 / libri segnalazioni
62 / escursionismo
Slovenia il Parco nazionale del Triglav di Alberto Campanile e Anna Brianese 72 / scheda gialla
di Giulio Caresio
6 / scienza
Il rischio misconosciuto degli 8000 di Nicola Pugno
34 / trekking coast to coast La Basilicata esiste e traversarla a piedi è possibile
7 / scienza
75 / ritratti di Alp
This will destroy you: Carlo Mollino di Daniela Zangrando
di Riccardo Carnovalini
44 / scheda gialla
La testimonianza
76 / arrampicata
di Gnaro Mondinelli
9 / scienza
Il commento di Simone Moro
48 / arrampicata
Portogallo del Sud O fin do mundo de la escalada
Lario / 2 Cento falesie per tutte le stagioni
86 / scheda gialla
14 / running
di David Munilla
di Eugenio Pesci
Corse in montagna il racconto di una stagione straordinaria
56 / scheda gialla 92 / vetrina
di Giancarlo Costa
60 / una splendida giornata La grande montagna fumante
24 / competizioni
Super Kilian Skyrunning World Champion (x4)
a cura di Paolo Campagnoli
FOTO ARCH. SALOMON / J. SARAGOSSA
di Sacha Morteo
Sisifo felice «Vincere non vuol dire arrivare primo. Non vuol dire battere gli altri. Vincere è battere se stessi. Superare il proprio corpo, i propri limiti e le proprie paure. Vincere vuol dire superare se stessi e realizzare i propri sogni». Kilian Jornet Correre o Morire 2011
Kilian Jornet taglia per primo il traguardo di una faticosissima ma altrettanto bella Ultra Cavalls del Vent 2012 / Pirenei, Spagna
sisifofelice@vivaldaeditori.it
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NEWS scienza
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IL ISCHIO MISCONOSCIUTO DEGLI
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di NICOLA PUGNO
Nicola Pugno Classe 1972, sposato, tre figli, ingegnere, fisico e astrofisico, dottorati in ingegneria e biologia. È professore di Scienza delle Costruzioni al Politecnico di Torino, dove ha fondato il Laboratory of Bio-Inspired Nanomechanics. Autore di circa 200 articoli su riviste internazionali di strutture e materiali (incluse Nature e Nature Materials). Ha ricevuto nel 2011 il premio europeo più ambito per l’eccellenza scientifica, l’Ideas dell’European Research Council. Grande appassionato di montagna è stato sette volte mezzalamista (2009: 5h 26’)
RIFERIMENTI [1]
N. Pugno, Int.
J. OF FRACTURE (2006) 140, 159-168
[2]
N. Pugno et al. J. OF APPLIED MECHANICS (2003) 70, 832-839
[3]
N. Pugno et al.,
J. OF THE MECHANICAL BEHAVIOUR OF MATERIALS, (2011) 20, 107-109
Colgo volentieri l’invito a scrivere una riflessione, che potrebbe sorprendere gli stessi esperti alpinisti himalayani, a partire dalla recente tragedia del Manaslu. Scrivo solo ed esclusivamente perché ritengo mio dovere non omettere queste riflessioni che potrebbero tornare utili in futuro agli alpinisti himalayani, ben lungi dal pensare di poter e dal voler fornire giudizi di qualsiasi natura, specialmente ad alpinisti di grandissima esperienza e dal caldo del mio ufficio: non ci sarebbe nulla di peggio. Mi astengo quindi da qualsiasi considerazione che non sia prettamente scientifica e mi unisco al cordoglio dei parenti delle 11 vittime. La valanga ha colpito il campo 3, a circa 7000 m di quota. L’alpinista Silvio “Gnaro” Mondinelli, sopravvissuto alla tragedia, mi ha personalmente riferito che la valanga potrebbe essere stata innescata dalla caduta di un seracco e che la pendenza del pendio, coperto da circa 3 metri di neve, si aggirava attorno ai 50 gradi. È certo vero che una valanga o un crollo di un seracco possono sempre verificarsi sia su un 4000 che su un 8000, ma su un 8000 esiste un rischio aggiuntivo di cui forse neppure gli stessi alpinisti dell’aria sottile hanno mai sentito parlare. Il modello più semplice per prevedere la propagazione di una valanga considera il distacco per attrito, ovvero quando la tensione tangenziale (forza di scorrimento divisa per l’area su cui agisce) all’interfaccia dello strato più debole (tipicamente costituito da cristalli di neve di dimensione maggiore) raggiunge un certo valore critico, dato dalla pressione della neve moltiplicato per il coefficiente di attrito. In questo modello (τ = τf , per i dettagli vedi il box a pagina 11) il distacco è previsto indipendente dalla quantità di neve accumulata e a un angolo di inclinazione del pendio uguale
o superiore all’angolo di attrito (arcotangente del coefficiente di attrito). Un modello diverso considera il distacco qualora la tensione tangenziale, imposta dall’accumulo di neve, raggiunga un valore critico costante e caratteristico della resistenza del materiale (τ#=#τa#=#τC). In questo modello il distacco della valanga è possibile per qualsiasi pendenza purché si sia verificata una precipitazione sufficientemente abbondante. La pendenza del pendio più sfavorevole, corrispondente alla minima precipitazione necessaria a causare il distacco, è prevista di 45 gradi (mentre, matematicamente, a 0 e 90 gradi le precipitazioni necessarie a causare il distacco tendono all’infinito). Un terzo modello più evoluto prevede l’impiego della meccanica della frattura classica (τ#=#τF#[Δa#=#0]). Il modello unificante (τ#=#τf#+#τa#+#τF) che proponiamo nel box a pagina 11 si basa invece sulla meccanica della frattura quantizzata[1] e su un approccio elastico tradizionale[2] e generalizza una precedente pubblicazione sulle valanghe[3] (τ#=#τa#+#τF#[Δa#=#costante]). Questo modello “universale” si può applicare anche per il calcolo del crollo di seracchi sospesi (e valanghe di roccia, ovvero frane). Prende in considerazione attrito, adesione, coesione e frattura e ha inoltre il grande vantaggio (proprio anche della meccanica della frattura classica) di essere sufficientemente realistico da fare entrare in gioco anche la lunghezza del difetto più pericoloso che genererà il distacco o il crollo. Non è facile identificare nella pratica tale difetto (potrebbe essere l’intera interfaccia debole o una sua zona super-debole) e tantomeno la sua dimensione, ma si può ragionevolmente assumere che questa sia proporzionale alla dimensione del pendio o del seracco, a loro volta proporzionali all’altezza della montagna. Tale
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NEWS SKY & TRAIL RUNNING 2012
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NEWS running
di SACHA MORTEO
Super Kilian: «Questa la stagione in cui mi sono sentito e ho corso meglio» Per la quarta volta Skyrunning World Champion realizza 8 vittorie in giro per il Pianeta e 2 tappe del suo progetto Summits of My life
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ilian è uomo dei record, delle imprese sportive più incredibili. Tutti coloro che lo seguono e lo conoscono ormai sembrano abituati a questa realtà di fatto. Eppure Kilian davvero non smette mai di stupire, confermando le sue doti di grande agonista a cui affianca altrettanto talento umano e simpatia. Nella pagina a fronte Vertiginoso il ritmo dei suoi successi di due momenti di gara, a sinistra un giudice quest’anno. Limitandoci al post estate, dopo attonito osserva un aver vinto a fine agosto il prestigioso e superpassaggio in discesa tecnico Trofeo Kima (49,5 km e 3800 m di dislidurante il Trofeo Kima (foto R. Moiola), a destra vello), il 18 settembre Kilian archivia la seconKilian e Anton Kupricka da tappa del suo visionario progetto Summits che arriveranno primo of My Life: compie la traversata Courmayeure secondo – in ordine invertito rispetto alla Chamonix lungo la Cresta dell’Innominata e foto – alla Ultra Cavalls passando per la vetta del Bianco (42 km e 3810 del Vent (foto Arch. Salomon / J. Saragossa) m di dislivello) nell’incredibile tempo di 8h 42’ Kilian si riposa al termine della seconda tappa di Summits of My Life, la CourmayeurChamonix di cui a destra vediamo uno spettacolare passaggio aereo (foto S. Montaz)
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European Outdoor Film Tour 2012/2013 ➊
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A New Perspective
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Birdman
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Je veux
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L’ Alaska è la mecca dello snowboard big mountain. Andarci ogni anno per Xavier de le Rue e Ethan Morgan è un must.
Torna anche quest’anno in Italia il più grande evento cinematografico outdoor d’Europa. Promosso da Mammut e Gore-Tex, l’European Outdoor Film Tour coinvolgerà 9 Paesi per un totale di 200 date: 11 di queste saranno dedicate all’Italia. Dal 28 ottobre al 7 novembre verranno proiettati 8 documentari che riguardano tutto il mondo outdoor, filmati di alpinismo, freeride, kayak, base jump e altro ancora per stupirvi e farvi passare due ore a bocca aperta. Non mancate all’appuntamento!!
Per molti anni David Lama ha dominato le scene internazionali dell’arrampicata sportiva ma oggi vuole ulteriormente alzare il suo livello. Nel luglio di quest’anno, con il suo compagno Peter Ortner, ha scalato la Nameless Tower, meglio conosciuta come Trango Tower, nel Karakorum in una remota regione del Pakistan. Insieme hanno salito in free climbing Eternal Flam, una delle vie più note e difficili al mondo. A 6000 m le condizioni sono molto critiche, fa freddo e la neve non si scioglie nemmeno in piena estate.
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Due secondi di silenzio, una raffica di vento e poi giù in caduta libera a 250 km/h. Dal paracadutismo al base jump, alla tuta alare, non contenti si sono inventati il Proximity Flying: volare il più vicino possibile alle rocce senza possibilità di errore. In caso di emergenza solo il paracadute può rallentare la caduta negli ultimi metri.
La cantante francese ZAZ, fino a due anni fa, cantava in strada nei pressi di Montmartre e in una rock band latina. Sebbene oggi sia abituata a cantare davanti a migliaia di fans, il suo sogno è sempre stato quello di cantare a 4800 m in cima al Monte Bianco. Accompagnata dal suo chitarrista e dal suo contrabassista, ZAZ è riuscita ad avverare il suo sogno. Non facile visto anche il trasporto del contrabasso fino alla cima!
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Sketchy Andy
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The crossing
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Il suo nome è mister Slackline, il suo gioco è lo slacklining. A soli 26 anni Andy Lewis è considerato il padre dello slacklining moderno. Ottimo base jumper, inventore del backflip sulla slackline e detentore del record di distanza con la highline (senza protezioni), dedica il settanta percento del suo tempo alla slackline.
Chris Bray e Clark Carter sono due ragazzi poco più che ventenni il cui intento è quello di attraversare Victoria Island, isola sperduta e selvaggia nel nord del Canada. Per questa avventura non bastano buone scarpe da trekking e degli zaini; i due australiani si sono preparati costruendo un PAC (= Paddleable Amphibious Cart), una specie di macchina anfibia con ruote gigantesche ricoperte di Kevlar appositamente disegnate per superare i difficili terreni dell’isola… ma il viaggio si rivelerà ricco di imprevisti…
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The Shapeshifter
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The Shark’s Fin
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Where the trail ends
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I kayaker hanno girato tutto il mondo alla ricerca del dio fiume, meglio conosciuto come The Perfect Whitewater. Sembra che Ben Marr l’abbia trovato proprio vicino a casa sua in Québec. E lo ha domato: con fuoco e luce.
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Per più di dieci anni lo Utah è stato il sogno di ogni mountainbiker. Con il miglior terreno del pianeta, le possibilità infinite e le innumerevoli linee, il Freeride Big Mountain nello Utah doveva essere libertà prima di tutto. Ma poi qualcosa è cambiato: il terreno ha cominciato a essere troppo familiare. Tre amici così hanno deciso di girare il mondo alla ricerca degli spot migliori per il freeride downhill, come il Deserto dei Gobi, ritrovando una sensazione che mancava da anni…
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PUBBLIREDAZIONALE
In India centrale sul Monte Meru, si erge una delle pareti più esclusive e tecnicamente difficili del mondo: the Shark’s Fin. Questa cima per Conrad Anker è la missione che dura da una vita, e per i suoi due compagni d’avventura è la scalata della vita. Per Renan Ozturk sarà ancora più dura, è appena uscito da un grave infortunio alla schiena e al cranio… i medici non sono molto contenti di questa rischiosa avventura!
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NEWS libri
a cura di RENATA GERMANET
Reinhold Messner LA
MIA SESTA VITA IN CINQUE MUSEI
È appena uscito per i tipi di Vivalda Editori La mia sesta vita, il libro in cui Valter Giuliano e lo stesso Messner ci accompagnano lungo le stanze dello spettacolare museo della montagna in cinque moduli che l’alpinista altoatesino ha fortemente voluto per raccontare e celebrare le terre alte del mondo in ogni loro sfaccettatura: dalla religiosità all’alpinismo, dall’arte all’arrampicata, dalla filosofia all’ecologia.
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Valter Giuliano La mia sesta vita Reinhold Messner ci guida nei suoi musei Vivalda Editori Torino 2012 176 pp., 19,50 €
Feticcio delle montagne africane, esposto al museo Ripa di Brunico
ulla di ciò che Reinhold Messner realizza è indenne da critiche e da polemiche. Forse perché ogni suo atto è sempre nuovo, fuori dalla norma, non ancora immaginato, volutamente in rotta di collisione con schemi, consuetudini, rassicuranti “normalità”. È accaduto per la dimensione verticale, l’arrampicata. Poi per le grandi imprese alpinistiche d’alta quota sui quattordici Ottomila, cui sono seguite le grandi traversate dei deserti di sabbia e di ghiaccio e, infine, l’esplorazione degli ultimi spazi selvaggi del Pianeta. Non ne è rimasto immune neppure il suo impegno politico, in cui ha profuso notevoli energie per salvare l’ambiente naturale e le montagne del mondo. Quelle che lui chiama le sue cinque vite, hanno sempre incrociato la polemica. Quasi sempre qualcuno – forse alla ricerca di luce riflessa, non potendo risplendere della propria – ha avuto da ridire, ha avanzato dubbi, ha posto domande a volte capziose. È accaduto così anche per la sua sesta vita, quella dedicata alla realizzazione di un museo della montagna, impresa con cui ci consegna la sua visione e interpretazione delle terre alte del mondo in ogni loro sfaccettatura: dalla religiosità all’alpinismo, dall’arte all’arrampicata, dalla filosofia all’ecologia. «Operazione pseudo culturale; strizzatina d’occhio alla moda della new age; pura operazione di marketing; omaggio al culto della personalità»: sono solo alcuni dei commenti e delle critiche che si sono abbattuti sui musei di Messner. Per arrivare a ben più pesanti giudizi moralistici
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Valbrona: Aldo Rovelli su Sanissimi e bellissimi 8c+ (foto A. Zardi) Nella pagina a fianco, in alto, StÊphanie Frigière su Lavanda gastrica 7a, in Antimedale (foto A. Bastianello)
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i I ESC ra d a cu EN IO P EUG
Lario on the rock / 2 IN GIRO PER LE FALESIE LECCHESI Da tempo fra le più note e classiche aree di arrampicata sportiva italiane, il Lecchese offre oggi quasi 100 falesie, ove sono rappresentati diversi stili di scalata. Presentiamo qui una ricca selezione di falesie, sia classiche che recenti, di sicuro interesse per un tour sulle sponde del Lario. INFORMAZIONI UTILI La recentissima topoguida Lario Rock Falesie. Lecco, Como, Valsassina redatta da Eugenio Pesci e Pietro Buzzoni per le edizioni Versante Sud, uscita nel 2011, racchiude nelle sue quasi 500 pagine tutte le informazioni relative alle cento falesie dell’area descritta, arricchite in modo innovativo con molte schede storiche inerenti i personaggi e le vicende che in quasi trent’anni hanno animato l’arrampicata sportiva di quest’area lombarda. Una grande quantità di fotografie anche rare e mai pubblicate caratterizza le schede, e si affianca alle foto tecniche di cui il libro è molto ricco. Eugenio Pesci e Pietro Buzzoni Lario Rock falesie Lecco, Como, Valsassina Versante Sud, Milano 2011 488 pp. con foto e schizzi a col., 30,50 € ACCESSO L’area lecchese è facilmente raggiungibile attraverso la SS36, da Milano, o da nord se si proviene da Colico. Spesso molto trafficata la strada che collega Como a Lecco passando per Erba, così come quella che da Bergamo, via Pontida Calolziocorte, raggiunge Lecco da est.
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Meglio seguire la A4 sino a Milano e da qui entrare sulla SS36 in direzione nord. Attualmente il tempo di percorrenza dei 50 km fra Milano e Lecco è legato ai lavori in atto nella zona di Monza per la realizzazione di un grande tunnel stradale. Utile la soluzione ferroviaria per chi non si vuole sottomettere alla logica delle 4 ruote. Per molte falesie è possibile in 30/40 min. un accesso a piedi dalla stazione di Lecco, o l’uso degli autobus di linea in loco. METEO In genere il clima della zona risente della presenza del lago e risulta afoso in estate, fra l’altro con poche falesie a nord (Nibbio, Valbrona, Corni di Canzo)
e pochissime falesie esposte a est. In inverno non sono rari periodi con inversione termica e sole in Valsassina mentre in basso regna la nebbia. In genere molto favorevoli e ideali le mezze stagioni, nelle quali si verificano i picchi di frequentazione delle falesie più classiche. Per le informazioni, www.ilmeteo.it (affidabile) oppure il Bollettino nivometeo della Regione Lombardia tel. +39 848837077 (numero verde), con previsioni a tre giorni. Per informazioni in tempo quasi reale, rimandiamo a www. larioclimb.paolo-sonja.net/index.html classico e aggiornato sito gestito da Paolo Vitali e Pietro Corti. FALESIE DA NON PERDERE Diamo qui un’informazione indicativa di alcuni fra i più bei luoghi dell’area lecchese e comasca, rimandando alle pubblicazioni specifiche per ulteriori dettagli.
In alto, Marisa Bogetti impegnata a Masone su Danza dei Sospiri 7b (foto B. Quaresima)
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testo di ALBERTO CAMPANILE e ANNA BRIANESE foto di ALBERTO CAMPANILE
SLOVENIA
L’ALTRO VERSANTE DELLE ALPI GIULIE
«Sono montagne particolari, cariche di suggestione. Prive di quote elevate ma sicuramente severe. La Nord del Mangart, per fare un esempio, non ha nulla da invidiare alle ben più quotate pareti dolomitiche o delle Alpi occidentali. E poi qui l’ambiente naturale è ancora integro. Le Giulie sono l’oasi naturale dell’estremo oriente dell’arco alpino, quasi in sintonia con le caratteristiche di Trieste, la città più orientale d’Italia...». JULIUS KUGY
PARCO NAZIONALE DEL TRIGLAV
I
l più illustre cantore delle Alpi Giulie è stato Julius Kugy: nato a Gorizia nel 1858, triestino d’adozione, dedicò la sua vita alpinistica all’esplorazione di queste montagne, erroneamente da alcuni considerate “minori”. Tra la fine dell’Ottocento e primi del Novecento aprì oltre cinquanta vie, in compagnia di guide alpine di lingua italiana, tedesca e slovena. Scalò d’inverno, bivaccò nel silenzio dei monti, esplorò canaloni arditi, si addentrò in valli solitarie, alla ricerca di una pianta menzionata alla fine del ‘700 da Balthasar Hacquet, uno dei primi studiosi della flora slovena, nonché docente di storia naturale all’Università di Lemberg. Cercava l’introvabile Scabiosa trenta. Questa sorta di ossessione lo accompagnò per tutta la vita e lo
spinse a vagabondare in luoghi remoti, che poi descrisse con dovizia di particolari in numerosi piacevoli libri. «...E ancora mi guidava in segreto, dolce e silenziosa, un’antica speranza; e ancora facevo ore e ore di strada, se da quel picco selvaggio mi riusciva di adocchiare tra le rocce un’isoletta verde, sperduta e promettente; e ancora, sotto il brillio delle stelle nelle notti di bivacco, nella solitudine dei rifugi alpini, sognavo di lei: della misteriosa cercata e bramata Scabiosa trenta...». Le sue ricerche furono inutili, l’oggetto dei suoi desideri era una specie nota, la Cephalaria leucantha presente sulle lande carsiche. Kugy era innamorato della Valle di Trenta, dei suoi paesaggi da cartolina, dell’azzurro dell’Isonzo (Soča per gli sloveni), le cui acque erano,
e sono, così trasparenti da apparire prive di consistenza, immateriali, limpide e pulite, secondo alcuni addirittura potabili fino a Kobarid / Caporetto. L’Isonzo sgorga tra le rocce nei pressi del Rifugio Koča ob Izviru Soče, a lato della tortuosa strada che da Bovec / Plezzo s’inerpica al Passo Vršič. Nasce come un rivolo, diventa torrente impetuoso e poi fiume più placido; scivola da Bovec a Caporetto, poi passa in Italia a Gorizia; termina la sua corsa nel Golfo di Trieste, dopo 136 chilometri. In Val di Trenta il fiume s’insinua in profonde gole rocciose, un paradiso per gli amanti di rafting, canyoning, canoa e hydrospeed. Una sezione del fiume è abbastanza facile, adatta anche ai principianti. PAG. 63 /
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Plezzo / PluŞna: il torrente Glijun s’insinua nel bosco, spesso coperto da un soffice strato di muschio
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testo e foto di RICCARDO CARNOVALINI
LA BASILICATA
esiste e attraversarla a piedi è possibile Al termine della proiezione di Basilicata coast to coast, appena si sono riaccese le luci in sala, in molti hanno iniziato a pensare di percorrere la Basilicata a piedi, magari andando, come nel film, da una costa all’altra. Ed è proprio in quel momento che Riccardo Carnovalini, appassionato camminatore, ha cominciato a progettare il suo viaggio di 11 giorni sulle orme di Rocco Papaleo, di paese in paese, facendone una memorabile traversata dal Tirreno allo Ionio.
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Foto: Damiano Levati
CONTROLLO DELL’ IMPATTO
Denis Urubko - Simone Moro, Nanga Parbat. Foto: Matteo Zanga
VERTO S6K GLACIER GTX COMPATIBILE CON RAMPONE AUTOMATICO, TESTATA SULLE VETTE PIÙ IMPORTANTI DELL’ARCO ALPINO PER PORTARTI PIÙ IN ALTO, PIÙ AVANTI E PIÙ VELOCE GRAZIE ALLA TECNOLOGIA CRADLE™.
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Tra fari, vento e scogliere a picco sul mare alla scoperta delle falesie nel paradiso del surf
testo e foto di DAVID MUNILLA
Portogallo traduzione di URSULA BEDOGNI
del
Sud
“O fin do mundo de la escalada�
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Carlos Logroùo su Despenteando Mental (7b+/c), ovvero Disordine mentale, ad Armaçao Nova, Sagres. Le onde battono con forza questo paradiso per il surf
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ALP vetrina The North Face Meru kit | Summit Series Messo a punto da Conrad Anker & Co. per la seconda spedizione sulla Shark’s Fin sul Meru - scalata da loro con successo per la prima volta nell’ottobre 2011 - arriva sul mercato uno dei kit integrati da alpinismo più innovativi ed efficaci. Oltre alla cura nel realizzare ogni singolo elemento, un occhio attento è stato indirizzato all’integrazione dei vari capi che lo compongono, per far fronte efficacemente a qualsiasi tipo di condizione in montagna. La Meru Gore Jacket garantisce impermeabilità assoluta, leggerezza e buona traspirabilità grazie a una delle membrane più innovative ed efficaci sul mercato: la Gore-Tex Active Shell. La giacca si distingue per il taglio funzionale e quattro aree antiscivolo su spalle e fianchi, realizzate e rinforzate con piccoli dischi in silicone, per tenere lo zaino in posizione. Grande cura in ogni dettaglio: cuciture nastrate, tasche interne ed esterne facilmente accessibili, cappuccio sagomato e indossabile sotto il casco. In abbinamento i pantaloni Meru Gore Bib anch’essi in Active Shell, con comode cerniere bidirezionali sull’intera lunghezza della gamba che si uniscono a formare una patta posteriore apribile, bretelle e ghette integrate, rinforzi interni nella zona di contatto tra le caviglie e zip anteriore con
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ALP 285 Vetrina.indd 92
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Men’s Shaffle Jacket
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Men’s Meru Gore Jacket
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Men’s Radish Mid Layer Jacket
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Men’s Meru Gore Bib
Completano il tutto la Shaffle Jacket in piuma d’oca, leggera, comoda e caldissima, nonché lo strato intermedio Radish Mid Layer Jacket in pile elasticizzato con aree antiscivolo rinforzate analoghe a quelle del guscio e tecnologia FlashDry che riduce drasticamente i tempi di asciugatura. Un kit davvero al top.
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MOUNTAIN HARDWEAR Ghost Whisperer La giacca ha un’imbottitura in piuma d’oca che permette massimo isolamento termico con un peso estremamente contenuto (solo 205 g). Il tessuto esterno è in comodo e resistente nylon Ripstop per garantire resistenza alle sollecitazioni meccaniche. Può essere usata da sola o come strato termico sotto il guscio. Taglie: S, M, L, XL, XXL www.mountainhardwear.com
PATAGONIA
SALEWA
VIBRAM
Super Alpine Bibs
Chakra Gore-Tex® donna
Saucony ProGrid Xodus 3.0
In tessuto antivento impermeabile e traspirante dalla silhouette ergonomica e femminile, con grandi tasche con zip impermeabili. Tasca con cerniera sul petto. Zip di ventilazione posteriore sulla manica, facile da maneggiare sotto tensione. Regolazione monomano del cappuccio preformato e del fondo. 2 grandi tasche interne a rete, chiusure con velcro sulle maniche, facilmente maneggiabili con i guanti.
Specifica per trailrunning, la sua struttura riduce l’impatto del piede sul suolo durante la rullata. L’esclusiva suola Vibram® Xodus 3.0 con mescola Vibram® Multitrek offre massima trazione, grip e protezione, e ha un profilo studiato per la massima mobilità del piede, tasselli multidirezionali per trazione a 360°; intersuola ammortizzante in Eva per l’assorbimento degli shock e il comfort. Ideale per gare lunghe e tecniche come Lavaredo Ultra Trail, UTMB® e Tor des Géants.
Impermeabili, traspiranti e antivento, assicurano massima protezione nelle peggiori condizioni atmosferiche grazie al tessuto a 3 strati Gore-Tex® Pro Dwr® idrorepellente a lunga durata. Inserti sotto le braccia e sulle ginocchia danno libertà di movimento. Totalmente coprenti con zip laterali integrali a prova d’acqua per togliere e mettere i calzoni anche con gli scarponi e facilitare le soste di emergenza. www.patagonia.com
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www.vibram.it PAG. 93 /
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P E R S O N A L
C A R D
SALEWA Mini Max I
Leggerissimo marsupio porta borraccia in Nylon Ripstop, ideale per escursioni veloci in montagna. Piccolo taschino laterale con cerniera, borraccia da mezzo litro. Dimensioni: 18 x 8 x 8 cm Peso: 200 g Volume borraccia: 0,5 l
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