Giuseppe Ruggiero (a cura di)
Il canto di Partenope La psicoterapia sulla rotta del cambiamento VIII Congresso FIAP (Federazione Italiana Associazioni di Psicoterapia)
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© Copyright Alpes Italia srl Via G. Romagnosi, 3 – 00196 Roma, tel./fax 0639738315 I edizione, 2020
Giuseppe Ruggiero, psichiatra, psicoterapeuta a orientamento sistemico relazionale, direttore, didatta e supervisore scuola di specializzazione IMePS di Napoli e dell’ITF RC-ME di Reggio Calabria. Past president Fiap e Aims.
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Indice generale Prefazione
di Giuseppe Ruggiero............................................................................ IX
Relazione introduttiva
Partenope, il viaggio, il mare. Sulla rotta del cambiamento di Giuseppe Ruggiero...................................................................... XIII
Voci d’Oltreoceano 1 Quanti pazienti ci vogliono per cambiare un terapeuta? di Patricia Crittenden..................................................................
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Dalla diade madre-bambino al trattamento degli adulti: cosa abbiamo imparato? Come possiamo applicarlo? di Frank Lachmann.....................................................................
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Violazione delle aspettative ed eruzione della violenza di Frank Lachmann.....................................................................
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Una voce fuori campo 51 Alle radici dell’inconscio di Alberto Oliverio.......................................................................
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Come sta cambiando la realtà 59 Corpo, trauma, cambiamento. L’approccio bioenergetico alla psicoterapia infantile di Livia Geloso............................................................................ 60 La bellezza e la potenza della vita e dell’amore: come riconquistare l’autenticità della relazione umana nei tempi del virtuale di Margherita Giustiniani............................................................ 64
III
Il canto di Partenope La psicoterapia sulla rotta del cambiamento Lingue e culture diverse in psicoterapia: una diversità feconda? Esperienze a confronto di Lucia Mariotto, Gianni Francesetti, Christoph Helferich, Gianluca Provvedi.................................................................... 70 Terapia online: teoria e tecnica di Ada Moscarella........................................................................ 73 Sfida alla linearità e scenari della complessità nell’uso della psicoterapia nel Perinatal Hospice e la pratica del Comfort Care di Loredana A. Messina................................................................ 78 Nascere, morire, curarsi: la psicoterapia e l’etica del limite di Francesca Mugnai, Margherita Riccio........................................ 84 Passato, Presente, Futuro:Tempo e Cambiamento in ottica costruttivista di Maria Cristina Ortu................................................................ 89 Burn-out e resilienza negli operatori sanitari di Arianna Pallavicino, Gerardo Pellegrino, Carmen Ricciardelli, Ilaria Soverini, Ferdinando Pellegrino........................................ 94 SQoTT! Ovvero del cambiare attraverso il movimento di Michela Parmeggiani............................................................... 97 La Psicologia Funzionale e il fenomeno del Cyber-Bullismo: interventi di riequilibrio del Sé e del gruppo dei pari di Maria Luisa Passarini, Luciano Sabella, Enrica Pedrelli, Chiara Batistini................................................ 102 Procreazione medicalmente assistita e nuove sfide per il “familiare” di Margherita Riccio.................................................................... 107 Fare ricerca in psicoterapia: un’esperienza di cambiamento di Roberta La Rosa, Silvia Tosi..................................................... 112 Ma che senso ha? Direzioni della psicoterapia al giorno d’oggi di Filippo Trovato........................................................................ 115 Il sogno come scenario sulle possibilità del cambiamento di Riccardo Zerbetto..................................................................... 118
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Indice generale
Come sta cambiando la persona 123 Tutto cambia perché nulla cambi: il disturbo come scelta elaborativa per preservare il senso di identità tra continuità e trasformazioni di Manola Alfredetti.................................................................... 124 Attraversare la “Tempesta” … di Shakespeare di Gianluca Bondi....................................................................... 129 Il cambiamento dei comportamenti difficili dei bambini attraverso l’incremento della funzione riflessiva genitoriale di Laura Caetani......................................................................... 134 La meraviglia negli sguardi: età evolutiva, esperienze traumatiche e resilienza di Elvia Cassinelli, Giovanna Sannino.......................................... 139 Ai margini della strada maestra. Identità e verità soggettiva di Zaira Di Mauro...................................................................... 143 Parole che ripiegano: la Psicoterapia della Gestalt per il Mutismo selettivo di Michele Lipani........................................................................ 148 Il movimento intercorporeo dalle relazioni primarie alla relazione terapeutica. Un sostegno al cambiamento di Fabiola Maggio, Silvia Tosi, Monica Bronzini, Michele Cannavò 153 Il corpo… ci arriva prima: “profondità” e “leggerezza” nel trattamento del dolore di Aldo Mattucci, Marcellino Vetere.............................................. 159 Narrazioni, individuo, comunicazione, relazioni: i quattro livelli di osservazione dell’interazione come strumento per l’integrazione delle psicoterapie di Andrea Mosconi....................................................................... 180 Identità nel cambiamento di Silvia Ronzani......................................................................... 185 Donne sull’onda del cambiamento di Grazia Maria Villari, Nuvola Rinaldi....................................... 189 Peripezia (peripatheia) e il paradigma del cambiamento nella vicenda edipica e nella tragedia greca di Riccardo Zerbetto..................................................................... 193 .
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Il canto di Partenope La psicoterapia sulla rotta del cambiamento
Teorie e modelli del cambiamentio 199 Le Dinamiche del Cambiamento. Riflessioni tra Volontà ed Essenza in una prospettiva terapeutica transpersonale di Claudio Calcina....................................................................... 200 La trasformazione di un “principio organizzatore” di Maria Adelaide Caponigro....................................................... 205 Sincronia nelle relazioni primarie e nelle relazioni di cura: confronto tra analisi bioenergetica, psicoterapia della Gestalt e psicoterapia familiare di Maria Luisa Manca, Giuseppe Ruggiero, Margherita Spagnuolo Lobb 209 10 concetti e 8 conclusioni per la comprensione e l’integrazione dei processi di cambiamento in psicoterapia di Andrea Mosconi....................................................................... 226 Dolore e Piacere nella crescita umana. La dimensione corporea del cambiamento di Patrizia Moselli....................................................................... 230 Le voci di dentro. Cambiamento e relazione terapeutica in terapia familiare di Maria Grazia Paturzo............................................................. 243 Uno studio sulla reciprocità tra terapeuta e paziente: movimento intenzionale, estetica del contatto e campo fenomenologico in psicoterapia della Gestalt di Margherita Spagnuolo Lobb..................................................... 250 La spiritualità in psicoterapia: l’integrazione della dimensione spirituale come risorsa nel processo terapeutico di Alessandro Toccafondi............................................................... 264 Gli occhi della maschera e gli occhi del Sé. Il cambiamento dello sguardo nel processo terapeutico di Marzia Vercillo e Paola Mancini............................................... 267
VI
Indice generale
Strumenti e tecniche per il cambiamento
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Il ruolo delle immagini in psicoterapia psicoanalitica di Annibale Bertola...................................................................... 274 La danza intercorporea tra paziente e terapeuta nel processo di cambiamento di Monica Bronzini..................................................................... 278 Fotografia transpersonale. Alcune considerazioni sulla fotografia e sul suo uso come strumento terapeutico e di esplorazione di sé, in un’ottica transpersonale di Giovanna Calabrese................................................................. 285 La scrittura guidata: prendersi cura degli operatori dei pazienti cronici di Gabriella Catanzaro, Alessandra Vela........................................ 292 Il cambiamento e la sessualità nel modello della Gestalt: un approccio controcorrente di Carla Cerrini.......................................................................... 296 Il cartoon sul cancro: ri-animiamo le famiglie di Gabriella De Benedetta, Silvia D’Ovidio................................... 299 Una terapia trasformativa - Modello Gates di Antonio Ferrara....................................................................... 303 Le radici organiche del senso di sicurezza: l’uso del contatto corporeo in psicoterapia di Alessandra Giovagnoli.............................................................. 307 Nuovo manuale di appercezione tematica di Gian Piero Grandi................................................................... 313 Lo sguardo oltre l’immagine. Uso di immagini d’arte in terapia sistemico relazionale di Conny Leporatti....................................................................... 316 Le storie curano... ma quali e perché? Il cambiamento in un modello narrativo relazionale di Gianmarco Manfrida............................................................... 319 THE FEELTHERAPY©. Psicoterapia della Gestalt, EMDR, terapia senso-motoria e teoria polivagale di Roberto Minotti....................................................................... 325
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Il canto di Partenope La psicoterapia sulla rotta del cambiamento Il Metodo T. R. E. (Trauma Release Exercices): uno strumento capace di attivare e indicare la direzione di cambiamento nel processo psicoterapeutico di Riccardo Sardi de Letto............................................................ 330 Oncologia Pediatrica e Psicologia Funzionale. Il Cambiamento del setting e degli strumenti terapeutici di cambiamento di Calogero Taormina.................................................................. 335 La Terapia è un processo di cambiamento profondo: strumenti per attuare idonee modalità d’intervento nella Psicoterapia Funzionale di Carlota Benitez Vegas, Rosa Iannone......................................... 340 Orthos: un progetto di cambiamento per giocatori compulsivi a orientamento umanistico-esistenziale di Riccardo Zerbetto, Nicola Bragazzi, Tania Re, Matteo Covelli..... 346 Come si cambia rimanendo sé stessi. L’utilizzo della tecnica del ruolo stabilito in psicoterapia di Ombretta Zoppi....................................................................... 351
Conclusione
Il cambiamento del terapeuta tra identità da difendere e risultati da ottenere di Antonio Gentile, Flavia Melchiorre............................................. 357
Biografie Autori.........................................................................
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Prefazione di Giuseppe Ruggiero1
L’Ottavo Congresso della Federazione Italiana delle Associazioni di Psicoterapia (FIAP), tenutosi a Napoli dal quattro al sette ottobre 2018, ha visto declinare, ancora una volta, esperienze varie, quanto consolidate, sul campo del disagio mentale e della relativa sofferenza dell’uomo. Una ricchezza di riflessioni, di ripensamenti teorici, di suggerimenti tecnici che hanno contribuito ad accrescere in ognuno di noi il senso della professione, aprendoci allo stesso tempo ai nuovi orizzonti della ricerca. Spenti gli echi di quest’incontro, che ci ha visti tutti attenti a navigare sulla rotta di Partenope, ancorata la nave fino alla prossima partenza, rimane da narrare l’esperienza vissuta, prima che scompaia nei vortici di Lete, il fiume dell’oblio. Abbiamo voluto farlo, come tradizione consolidata della FIAP, con la pubblicazione degli Atti, dove hanno trovato spazio gli interventi dei vari relatori con i quali ci siamo confrontati durante i quattro giorni del Congresso. È stato un vero viaggio, ognuno sulla propria nave, ma in un’unica flotta, che si è riproposta il compito di solcare il mare infido del cambiamento. È facile restare legati alla propria visione della realtà, alle proprie modalità diagnostiche e alle proprie tecniche d’intervento, eppure siamo consapevoli che il nostro lavoro non ci mette di fronte a un materiale inerte, di fronte abbiamo individui, coppie, famiglie, gruppi, con la loro ricchezza e le proprie fragilità, persone che soffrono, si sconfortano, qualche volta sembrano arrendersi, fino a quando non trovano le risorse per riprendere il cammino, comunque evolvono, con l’evolversi della storia, all’interno della quale sono collocate. Nei paesaggi della psiche cambiano i colori, i suoni, gli odori, i rumori e ogni volta la mente deve trovare nuove modalità di risposta, come in un fraseggio a più voci, tra accordi e disaccordi, alla ricerca di nuovi profili armonici. Quando rimaniamo spesso sospesi tra vecchi e nuovi bisogni, in cerca di una rappresentazione di noi stessi più fedele alla nostra natura e alla nostra storia, ci troviamo ad affrontare la sfida più ardua, quella del cambiamento, che costituisce sempre un salto verso l’ignoto. È proprio su questo processo che il Congresso ha voluto soffermarsi, proponendo ai partecipanti un invito reciproco ad uscire fuori dagli schemi delle scuole, pur restando fedeli ai propri approcci, a saper guardare ai padri fondatori con la libertà dei figli diventati adulti. 1 Presidente Fiap 2016-2018
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Il canto di Partenope La psicoterapia sulla rotta del cambiamento
Nella struttura del testo abbiamo preferito enucleare i contributi pervenuti non in base alla tipologia di intervento (relazioni, lecture, workshop), ma all’interno di alcune aree tematiche. Il Congresso, in fase progettuale, ne aveva indicato alcune: Il Cambiamento tra natura e cultura, Cambiamento e complessità dei fenomeni sociali, Identità e cambiamento, Cambiamento e ciclo di vita, Cambiamento e Psicopatologia, Il costrutto di cambiamento nei diversi modelli di psicoterapia, I fattori di cambiamento in psicoterapia, Umorismo e cambiamento, Il cambiamento del setting e degli strumenti terapeutici, Il cambiamento nella formazione del terapeuta, lasciando ad ogni relatore tutta la libertà nell’interpretazione del tema. Nella raccolta dei contributi inviati per la stesura degli atti ci siamo trovati davanti a una possibile, diversa, formulazione dei temi indicati, sia perché non tutti i relatori hanno scelto di fornire i propri testi, sia perché, come spesso accade, la produzione del testo scritto è stata organizzata da alcuni in maniera alquanto diversa dal testo “detto” in aula. Abbiamo perciò pensato di raccogliere gli elaborati in sette sezioni tematiche, preferendo la necessità di una sintesi alla pedissequa formulazione del programma. Ecco, allora, che dopo questa breve presentazione segue l’introduzione al tema generale del Congresso Il canto di Partenope, del Presidente Giuseppe Ruggiero, insieme agli interventi dei due illustri ospiti d’Oltreoceano, Patricia Crittenden, Quanti pazienti ci vogliono per fare uno psicoterapeuta? e Frank Lachmann, con due relazioni Dalla diade madre-bambino al trattamento degli adulti: cosa abbiamo imparato? e Violazione delle aspettative ed eruzione della violenza. Abbiamo anche voluto inserire il testo del professor Albero Oliverio, Alle radici dell’inconscio, il quale non potendo essere presente al congresso è stato così gentile da inviarci una sua riflessione. E poi ancora alcuni aspetti del cambiamento: Come sta cambiando la realtà, Come sta cambiando l’individuo, Teoria e modelli del cambiamento, Strumenti e tecniche per il cambiamento. Certo, come tutti i tentativi di ordinare in schemi definiti, oggi diremmo in cartelle da desktop, la ricchezza degli spunti proposti, anche questo può apparire artificiale e forzato, ma è il prezzo che si paga per ricondurre il molteplice all’unità. Ancora una precisazione. Per un’uniformità editoriale, non presente nei testi ricevuti, abbiamo dovuto apportare delle variazioni alle note e all’apparato bibliografico. Chiudo questa mia prefazione con un grazie all’attuale presidente FIAP Luisa Martini, che, insieme al Direttivo, ha voluto sostenere questa raccolta sull’onda di una tradizione ormai consolidata da anni, ma ancor prima
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Prefazione
desidero ringraziare tutti gli amici e colleghi relatori che, con cortese disponibilità, hanno inviato i testi dei loro interventi. Un particolare ringraziamento va infine al Prof Antonio Gentile e alla Dott.ssa Flavia Melchiorre, componenti dello staff dell’IMEPS, che mi hanno collaborato nella rilettura e nella organizzazione dei testi, mantenendo soprattutto i contatti con l’Editore. A loro due, che insieme a me hanno sfogliato, una per una, le pagine in questione, ho chiesto anche una parola di conclusione. Tutto ciò nella certezza, o almeno nella speranza, di aver offerto un servizio a tutti noi, con l’augurio che in ognuno rimanga traccia di un incontro di persone, di una condivisione di idee, di un sogno di cambiamento, sull’onda del canto di Partenope.
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Relazione introduttiva Partenope, il viaggio, il mare. Sulla rotta del cambiamento di Giuseppe Ruggiero
Aspettando Partenope… Partenope, il canto e l’incanto della sirena, l’arte di sapersi trasformare, il viaggio di scoperta, tra nuove rive e nuovi occhi. La malinconia e la risata, come due uccelli sullo stesso ramo. Ombre e luci del cambiamento. La città aspetta… Sa aprire le sue braccia, tra le viscere del vulcano e le luci delle lampare. Sa accogliere chi viene e salutare chi va. La città ha vicoli stretti e respiri larghi, profumi d’Oriente e balsami d’amore, legami e legamenti. Verranno in tanti, porteranno doni di pensiero, e gesti di cura, lacrime, nostalgie, e pentimenti. Facciamo entrare tutti. Lo spazio ci sta. Partenope sa come si esercita l’arte antica dell’ospitare. Non esiste cura senza ospitalità.
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Il canto di Partenope La psicoterapia sulla rotta del cambiamento La città si è vestita a festa. Quello che conta alla fine è averci messo la giusta parte di cuore, il gusto dell’attesa, un poco di stanchezza e un pizzico di buon umore. “Un tempo i filosofi avevano paura dei sensi, sostenevano che i sensi li avrebbero rapiti dal loro mondo, il freddo regno delle «idee», portandoli in una pericolosa isola del Sud, dove temevano che le loro virtù da filosofi si sarebbero liquefatte come neve al sole. All’epoca la «cera nelle orecchie» era praticamente una condizione del filosofare: un filosofo genuino non udiva più la vita nella misura in cui essa è musica, negava la musica della vita; una vecchia superstizione dei filosofi vuole infatti che tutta la musica sia musica di sirene” (Nietzsche 2018)
Oggi, nell’epoca delle alleanze tra filosofia, neuroscienze e psicologia, tra scienze umane e scienze della mente, abbiamo tolto la cera dalle orecchie per farci guidare dall’intelligenza del corpo, dalla vitalità delle emozioni, dalle preziose informazioni dei nostri sensi. Il risultato di questa operazione, che ha salde radici epistemologiche, scientifiche e cliniche, è che stiamo recuperando in pieno il significato della natura estetica delle relazioni umane, compresa ovviamente la relazione terapeutica. Dunque possiamo ascoltare il canto delle sirene, senza aver paura di perderci, mantenendo ferma la rotta della navigazione. In realtà il nostro viaggio è cominciato diversi anni fa, prima per terra e poi per mare, quando salimmo su una nave che salpò nelle acque del Mediterraneo. E in quella occasione proposi come colonna sonora la canzone degli Avion Travel, “Sentimento”. Dal Mediterraneo a Napoli, passando per Sorrento, Firenze, Roma, Riva del Garda, Ischia, il canto di Partenope continua ad ispirare il nostro cammino. Una sottile linea immaginaria congiunge tra loro le tappe del viaggio targato FIAP. Ma perché abbiamo scelto proprio questa metafora per parlare di cambiamento e psicoterapia? Chi era Partenope? Come i sogni, le città sono fatte di desideri e paure. Come afferma Marco Polo nel suo dialogo con il Kublai Khan, esse non sono solo opera del caso o della mente, ma prendono forma dall’umore di chi le guarda e restano invisibili agli occhi di chi non sa guardarle. Come ne Le Città invisibili di Calvino, (2016) anche Napoli ha un nome di donna: Partenope. Il mito racconta che Napoli fu edificata proXIV
Relazione introduttiva - Partenope, il viaggio, il mare
prio sul suo sepolcro, nell’isolotto di Megaride, dove la sirena venne a morire e dove oggi sorge il borgo marinari. La sirena vergine, non potendo sopravvivere al senso di vergogna per non essere stata fecondata, ma anche vinta dal dolore per la perdita di Ulisse, si lascia morire. Solo morendo, infatti, il suo grande corpo antropomorfo può fecondare, penetrando nel suolo-madre (Del Tufo, 2018). Sappiamo che intorno a Partenope si sono in realtà raccolte diverse leggende. Io ho scelto quella che mi sembra più adeguata ai temi del congresso e che ci viene narrata poeticamente dalla scrittrice e giornalista Matilde Serao, tra l’altro fondatrice del Mattino di Napoli. Napoli è stata creata dall’amore, scrive Matilde Serao, e ci racconta la storia familiare di Partenope (Serao, 2018). Cimone amava profondamente Parthenope, che nel dolce linguaggio greco significa Vergine. Suo padre però voleva che sposasse un altro uomo, un tal Eumeo. Così Cimone le chiede di partire subito “per un viaggio lungo, penoso, sul mare traditore, per una via ignota, ad una meta sconosciuta; partire senza speranza di ritorno”. Cancellare la faccia del padre e degli altri congiunti, abbandonare la casa paterna per andare incontro al proprio destino: un inequivocabile quanto insidioso esempio di tentativo di svincolo familiare. La fanciulla che ricambia l’amore di Cimone, accetta. Ed è proprio dal loro amore che si sviluppa il benessere e cresce la prosperità degli abitanti di questo piccolo isolotto, che a poco a poco si espande, attirando la curiosità di popoli lontani, che decidono di raggiungere attraverso il mare questo posto meraviglioso. I primi ad arrivare sono proprio il padre, le sorelle, l’intera famiglia di Parthenope, che come spesso accade di fronte alla fermezza d’animo di un figlio o di una figlia, non può fare altro che accettare la sua volontà. Quella costa divenne così in breve tempo ricca e fertile, si ricoprì di piante e fiori, Parthenope divenne madre, la madre del popolo, la regina umana e clemente. Quando il suo amato Cimone partiva in guerra, richiamato dal legame con la sua madre patria, come Penelope, ella rimaneva ad aspettarlo. Durante le lunghe attese, aveva creato un rapporto quasi simbiotico con la natura, tanto da mutare le sue sembianze in quelle di una sirena. Tanti naviganti si invaghirono del canto della sua voce. L’intento della sirena non era quello di sedurli, ma di addolcire il loro viaggio, di augurare loro la buona sorte, proteggendoli dalle insidie del mare e del cielo. La pace regnò a lungo, poi, però, con il passare degli anni, l’eco della sirena giunse all’orecchio anche di feroci predatori. Così arriveranno le guerre, il mare si sa porta con sé perle preziose e animali mostruosi. Ogni impero conosce il suo declino. E a Parthenope toccherà la morte: “Parthenope non ha tomba, Parthenope non è morta, conclude la scrittrice. Ella vive, splendida, giovane e
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Il canto di Partenope La psicoterapia sulla rotta del cambiamento
bella, da cinquemila anni. È lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori: è lei che fa brillare le stelle nelle notti serene; è lei che rende irresistibile il profumo dell’arancio; è lei che fa fosforeggiare il mare.” (Serao, 2018) Si chiude così, con tono poetico, l’inno all’amore di Matilde Serao. Una storia di distacchi e di dolorose attese, ma anche di prosperità e benessere, una storia incentrata sul tema della trasformazione, che riguarda i legami, i corpi, i contesti, e alla cui base si colloca un sogno, il desiderio come motore del cambiamento. “Il Canto di Partenope” allude, dunque, alla natura sonora del luogo, canto qui sta al posto di logos, o almeno gli si pone accanto, per ricordarci che la parola che cura è sempre incarnata, più che per il senso che offre, essa è importante per il suono che produce. Ma il riferimento mitologico vuole anche ribadire che senza la narrazione delle origini non ci può essere direzione e senso per lo sviluppo umano. In fondo i miti sono come le cellule staminali della realtà sociale, del tessuto culturale. Come per gli Argonauti, anche il nostro viaggio continua. Ora, come sapevano bene i Greci, qualunque meta non è mai il punto di arrivo, ma il punto di svolta. Il cambiamento non è un evento, ma un processo, sappiamo inoltre che l’esito del viaggio dipende non solo dalle abilità di chi conduce la nave, ma anche dallo stato d’animo dell’equipaggio, dalla direzione del vento, dalla disponibilità del mare e dalla posizione delle stelle (Marcolongo, 2018). Ma quali scoperte abbiamo fatto durante questo meraviglioso viaggio per mare e per terra? Pur partendo da prospettive teorico cliniche diverse, condividiamo la natura molteplice della persona, la sua multiforme espressività connessa al rapporto tra vincoli biologici e possibilità contestuali e culturali. Come scrive Hermann Hesse, ne Il lupo della steppa: “Nessun io, nemmeno il più ingenuo, è un’unità, bensì un mondo molto vario, un piccolo cielo stellato, un caos di forme, di gradi e situazioni, di eredità e possibilità”. Oggi ci troviamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione della geometria dell’umano: legami liquidi, identità multiple, in transito, modelli eterogenei di famiglie, le nuove forme di disagio adolescenziale, gli stili di vita dei millenials, “i look at me generation”, le patologie narcisistiche o del vuoto. E ancora, coppie in cerca di nuovi assetti relazionali, tra unioni omosessuali, esperienze adottive, di separazione e di ricomposizione, matrimoni misti, fecondazioni assistite e maternità surrogate, che disegnano scenari della genitorialità del tutto inediti e pongono al centro del dibattito scientifico il rapporto tra natura e cultura, tra legami di parentela biologici e legami affettivi. Come sostiene Manfred Spitzer (2018), siamo tutti connessi e isolati!
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Relazione introduttiva - Partenope, il viaggio, il mare
Alcuni spunti esemplificativi: • Tra moglie e marito non mettere il sito. Si conoscono in una chat, si raccontano le reciproche delusioni matrimoniali, decidono di vedersi da vicino e quando lo fanno, ecco la sorpresa: sono marito e moglie. Alla fine si separano. • Foodstagramming. Si scrive foodstagramming, si legge voyeurismo gastronomico. La moda è quella di postare abitualmente foto dei piatti consumati al ristorante o preparati in casa. • Black Mirror, serie Netflix, su come la tecnologia sta già rivoluzionando i rapporti umani e il modo stesso di stare al mondo. L’episodio si intitola “Ricordi pericolosi” e parla di memoria artificiale. Un sistema installato dietro un orecchio consente di immagazzinare ogni immagine registrata attraverso lo sguardo, con la possibilità di rivivere ogni ricordo, proiettandolo contro una superficie, come se fosse un DVD. Ora, vorrei spostare il discorso su un piano più strettamente culturale. Come ci ricorda l’antropologo Adriano Favole (2018), non esistono culture autosufficienti, le culture non sono mai superfici lisce e uniformi. Non cresciamo in una caverna, ma in un dedalo di cunicoli comunicanti. Siamo screziati come ali di farfalla. Siamo essere riflessivi, meta-culturali, non semplicemente prodotti e produttori di culture. In tale ottica allora è la capacità di uscirne, di individuare un punto, una via di fuga, che ci definisce. La capacità di progettare, di guardare il futuro, di immaginare altri mondi, di sognare. Il teatro, il cinema, la letteratura, la musica, la poesia, la festa, il gioco, il rito, la satira, l’umorismo, ma io direi anche la psicoterapia, sono tutti modi creativi per ampliare i nostri orizzonti percettivi, mettendo in discussione le abitudini che governano le nostre vite. Scrive Antonino Ferro (2017): “La vera operazione di guarigione è quella di rendere inconscio quello che è troppo conscio, cioè di trasformare una realtà troppo concreta in una realtà che sia possibile sognare. L’analista apre uno spazio per la fantasia, la creatività, l’assurdo, l’impensato … L’esperienza analitica deve essere un gioco, di volta in volta triste, allegro, divertente, tragico”. Certamente durante il nostro viaggio per mare e per terra non sono mancati momenti critici, come in ogni percorso che si rispetti. Alcune domande in particolare continuano ad emergere ponendosi al centro del nostro dibattito: quale relazione di aiuto, di cura per l’umanità di questo millennio perennemente sospesa tra nostalgia e disincanto? Come possiamo decifrare i nuovi linguaggi, soprattutto corporei, con cui si esprime il malessere psicologico dell’uomo contemporaneo e quali risposte possiamo offrire, coniugando il rigore del metodo con la flessibilità dei setting? XVII
Il canto di Partenope La psicoterapia sulla rotta del cambiamento
Secondo la filosofa Elena Pulcini (2009), la nostra epoca è caratterizzata da una sorta di polarizzazione, ovviamente patologica, che vede da un lato l’emergere di un individualismo illimitato (ossessione dell’Io), e dall’altra la nascita di forme di comunitarismo endogamico (ossessione del Noi). Ora queste patologie investono la sfera del sentire e della vita emotiva, producendo una scissione tra “assenza di pathos”, legata all’individualismo, e “eccesso di pathos”, connesso al comunitarismo. Che cosa significa allora oggi cambiare all’interno di una dimensione psicoterapeutica? Come mantenere viva la dialettica stabilità/cambiamento, cruciale per il buon funzionamento di ogni tipo si sistema, a partire da quello umano, se l’esperienza comune è che le cose cambiano tanto velocemente da non consentirci nemmeno di comprenderne senso e direzione? “Ciò che non muta io canto” (Gualtieri, 2010), recita un verso poetico del nostro tempo, da cui vorrei partire per condividere alcune riflessioni sul tema del cambiamento, facendo innanzitutto una premessa. Sappiamo che il mondo non è fatto di cose ma di relazioni, di eventi interconnessi, di storie. Come ci ricorda il fisico Carlo Rovelli (2017), “siamo processi, accadimenti, compositi e limitati nel tempo”. Possiamo conoscerci solo attraverso gli altri. Ma soprattutto noi esistiamo nel tempo. Abbiamo bisogno della memoria e dell’anticipazione, per cogliere il senso di unità nel fluire del tempo, per vivere pienamente il presente in cui siamo, momento per momento. “Il mondo è una disordinata rete di eventi quantistici. È più come Napoli che come Singapore.”, prosegue l’Autore. Siamo nodi di nodi in una rete di relazioni sociali, di processi chimici, di emozioni e affetti che scambiamo continuamente con i nostri simili. Per comprendere il mondo, non dobbiamo studiare le cose, ma i processi, dobbiamo studiare cioè come cambia il mondo. Per questo è tanto difficile parlare di cambiamento in psicoterapia, senza riferirsi a dei fattori, specifici o aspecifici, tradendo in questo modo la complessità intrinseca ai processi viventi. La psicoterapia che va oltre le Scuole, i modelli, le divisioni di pensiero, e, pur nel rispetto delle differenze, diventa comunità di scienza e di umanità condivisa, ha il compito di ri- fondare il paradigma dell’Umano in senso relazionale, confrontandosi con questi tre aspetti che definiscono una vera e propria postura relazionale, una geometria della modernità, quella che i più grandi artisti hanno rappresentato nel corso dei secoli: l’esposizione e quindi la fragilità, la vulnerabilità, la dipendenza. (Cavarero, 2014). Non l’io retto, ma l’io che si inclina e cogliendo nello sguardo dell’altro il suo assoluto bisogno di essere amato, compreso, riconosciuto, è costretto ad andare oltre quello sguardo in cui si riflette per cercare più in alto il senso della propria esistenza.
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Relazione introduttiva - Partenope, il viaggio, il mare
Quando si va per mare, si sa, è più semplice fare esperienza della natura sacra delle relazioni umane e dell’universo che ci ospita. In questo modo, in tante occasioni di convegni e di scambio, tra l’emergere del sé di Damasio (2010), l’affettività incarnata di Gallese et al. (2006) e Panksepp (2014), abbiamo scoperto che ciò che nutre l’umano è proprio il bisogno di trascendenza. Boris Cyrulnik (2018), autore di numerosi saggi, che ha sviluppato il concetto di resilienza, in un recentissimo testo, “Psicoterapia di Dio”, affronta il tema dei rapporti complessi tra spiritualità e benessere e ci parla della meraviglia di esistere tra i bambini del Congo, che subiscono le atrocità della guerra. Come psicoterapeuti, abbiamo il compito di aiutare chi chiede il nostro aiuto a cercare tracce di bellezza nelle esperienze più dolorose, l’alba dentro l’imbrunire. Fatta questa premessa, vorrei entrare nel cuore del discorso, il rapporto dialettico tra cambiamento e psicoterapia: come cogliere e favorire lo sviluppo di un processo terapeutico. L’epistemologia sistemica, che io considero una forma di conoscenza trasversale a tutti gli approcci clinici, ha contemplato il superamento degli approcci centrati su una “teoria istruttiva del cambiamento”, secondo la quale viene mantenuta una netta separazione tra osservatore e sistema osservato, in favore di modelli clinici coerenti con una “teoria perturbativa del cambiamento”, i cui esiti, non prevedibili, dipendono dalla coevoluzione dei sistemi di significati del terapeuta e del paziente. Secondo tale principio, il “qui ed ora” del singolo incontro perde la sua originaria connotazione riduttiva di stampo comportamentale, per ripresentarsi sulla scena terapeutica in una dimensione più ampia, che mette in primo piano, come ci ricorda Stern (2006), l’esperienza del momento presente, come crogiuolo di significati, stati d’animo, richieste e vissuti, che si riattualizzano in maniera intensa e significativa grazie all’incontro delle menti e degli affetti. In questo modo viene mantenuta la continuità della dimensione temporale, attraverso la rievocazione degli eventi traumatici e la loro rilettura in una nuova cornice di senso, meno costrittiva, più aperta alla possibilità di un cambiamento. Passiamo dunque a un costrutto di cura più ampio, quello della “cura che cura”. Non sono io che ti curo, ma io che mi prendo cura dello spazio, del tempo, della parola e del silenzio. Mi prendo cura di tutto quello che può stare a cuore a te che soffri, ma anche a me che ti ascolto e a noi che insieme ci prendiamo cura l’uno dell’altro. Il terapeuta, pertanto, più che “portare” il paziente o la famiglia da qualche parte precisa, più che dirigere il processo, dovrà collegarsi, allearsi
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Il canto di Partenope La psicoterapia sulla rotta del cambiamento
in un progetto di collaborazione, più che fare, infine, per sentire di esistere, dovrà sospendere l’azione per permettersi finalmente di essere. Ma al tempo stesso dovrà essere in grado di sostare sul confine: tra psiche e soma, tra sentire e pensare, tra mondo interno e mondo esterno, tra individuale e familiare, tra personale e culturale, tra normale e patologico. Il terapeuta può predisporre le condizioni opportune, ma non può sapere o determinare il momento in cui avverrà il cambiamento, né tanto meno prevederne le conseguenze. I pensieri, le emozioni, i vissuti corporei condivisi costituiscono il combustibile del processo di cambiamento in psicoterapia, che dipenderà da ciò che essi metteranno in comune, faranno insieme, mentre sono impegnati in una costante dinamica di reciproca regolamentazione dei propri stati d’animo. In psicoterapia si tratta di occuparsi non solo del “che cosa fai” e del “perché lo fai”, ma anche e soprattutto del “come lo fai”. L’apprezzamento estetico della vita nasce nel momento in cui ci dedichiamo alla cura di questo terzo elemento: il come! L’idea di base, ci ricorda Stern (2006) è che il terapeuta si immerga empaticamente, per quanto è possibile e rilevante sul piano clinico, nell’esperienza vissuta dei pazienti e inizi il dialogo da lì e non dalle sue idee su come “dovrebbero funzionare” Questo significa che i contenuti dello scambio comunicativo sono i pensieri, le azioni e le emozioni, sicuramente importanti, accanto ad essi però ci sono le forme dinamiche della vitalità, “il senso di essere vivi, quel senso di stare andando da qualche parte” (Stern, 2011). Come ci ricorda Sander (2007), si tratta di un processo che apporta cambiamenti all’organizzazione della coscienza, cioè cambiamenti nella consapevolezza di sé stessi e di ciò che sta accadendo intorno a sé. Si tratta di un cambiamento che permette di raggiungere una nuova e più inclusiva coerenza riguardo a sé stessi all’interno del proprio ambiente vitale. Ed ecco perché Il nostro setting deve diventare gravido di sguardi, corpi, relazioni, emozioni (Stern, 2011). La scomparsa di un sintomo, la percezione di un cambiamento nella qualità delle proprie relazioni interpersonali, ma soprattutto la consapevolezza di un cambiamento avvenuto all’interno della relazione terapeutica, nell’intimità dello scambio e della condivisione affettiva, sono gli elementi principali che, messi insieme, ci permettono di negoziare con il paziente la conclusione del percorso. La più grande risorsa della FIAP, che è poi anche una proposta culturale forte, chiara, concreta, è che a curare non sono i modelli, le teorie, o le tecniche, questi assomigliano piuttosto alle stelle comete delle favole o ai na-
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Relazione introduttiva - Partenope, il viaggio, il mare
vigatori delle nostre auto, ma il cammino, si sa, si fa camminando. Ciò che cura sono le buone relazioni che si costruiscono con sensibilità, attenzione, equilibrio e consapevolezza. Quando si osserva dall’esterno quello che accade dentro la stanza di terapia, è possibile identificare tracce di differenti modelli teorici e differenti metodologie cliniche, attraversare cioè veri e propri paesaggi mentali, ispirati dalle conoscenze della psicodinamica, della fenomenologia, del cognitivismo, dell’universo sistemico-relazionale, delle neuroscienze cognitive, affettive e sociali, della medicina, dell’antropologia, dell’arte. Al centro di questi paesaggi, in posizione dialettica e trasversale, troviamo la bellezza della narrazione, che ci aiuta a collocare gli eventi di vita in una trama storica pregnante sul piano affettivo, grazie alla forza suggestiva e performativa delle emozioni espresse, del sentire corporeo intersoggettivo, in maniera più meno coerente con un determinato contesto, quello che Stern (2006) definisce il sapere relazionale implicito, i diversi modi di stare con l’altro. Oggi sappiamo che la psicoterapia è una terapia biologica a tutti gli effetti. La psicoterapia è qualcosa in più di un processo di apprendimento, Bateson (1976) ci ha parlato di apprendere ad apprendere dall’esperienza, si tratta infatti di un’esperienza singolare e complessa, che si snoda attraverso continui adattamenti e rimodellamenti dell’alleanza, tra fratture e riparazioni, sincronizzazioni e disregolazioni, accordi e disaccordi, crisi e riassestamenti. “Menti che si incontrano”, come ci suggerisce Aron (2003) si conoscono, si riconoscono, si scambiano parti vitali del proprio sé, e nel fare questo si trasformano. L’esperienza terapeutica assomiglia al lavoro di un’orchestra, ad una jam session, ad una sessione di musica jazz. “Il jazzista non suona ciò che pensa di suonare ma risponde a ciò che avrà fatto accadere” (Sparti, 2005). Il cambiamento riguarda pertanto proprio la parte più profonda ed autentica della relazione intersoggettiva, quel luogo dove si depositano le memorie implicite di entrambi i partecipanti, il patrimonio più prezioso della vita umana. Il terapeuta deve essere pertanto in grado di tenere dentro di sé polarità opposte: paura e libertà, amore e morte, malinconia e umorismo, leggerezza e profondità, desiderio e limite, ferita e cura, tollerare l’ambivalenza e l’incertezza, sostenere il peso della domanda e il vuoto della risposta, togliere più che mettere, aspettare più che agire, essere più che fare, muoversi con equilibrio e coerenza tra rigore del metodo e creatività personale, ricercando una sintonia sempre maggiore tra pensare, sentire ed agire.
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Il canto di Partenope La psicoterapia sulla rotta del cambiamento
Conclusioni Vorrei concludere con alcuni versi di Alda Merini (2000): Tu non sai: ci sono betulle anche di notte levano le loro radici, e tu non crederesti mai che di notte gli alberi camminano o diventano sogni. Pensa che in un albero c’è un violino d’amore. Pensa che un albero canta e ride. Pensa che un albero sta in un crepaccio e poi diventa vita. Te l’ho già detto: i poeti non si redimono, vanno lasciati volare tra gli alberi come usignoli pronti a morire
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