IIRIS un fiore per amatrice

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Prefazione

Francesca Mastrantonio-Andrea Stramaccioni (a cura di)

IIRIS

un fiore per Amatrice Dal trauma alla speranza

Alpes Italia srl - Via Romagnosi 3 - 00196 Roma tel./fax 0639738315 – e-mail: info@alpesitalia.it – www.alpesitalia.it Edizioni Alpes Italia Via Cipro 77 – 00136 Roma Tel./Fax: 06.39738315 info@alpesitalia.it www.alpesitalia.it

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© Copyright Alpes Italia srl – Via Romagnosi, 3 – 00196 Roma, tel./fax 06-39738315

I edizione, 2019

Francesca Mastrantonio, picologa, psicoterapeuta, sessuologa. Co-fondatrice e Direttrice didattica dell'Istituto Strategico-Scuola di specializzazione in psicoterapia strategica riconosciuta dal MIUR ed è Presidente dell’IIRIS (Istituto Integrato di Ricerca ed Intervento), associazione senza scopo di lucro impegnata nella diffusione della psicologia per il contrasto al disagio psichico e la ricerca sugli interventi psicologici nel sociale. Responsabile del progetto IIRIS – Un fiore per Amatrice, intervento di sostegno psicologico e di psicoterapia per la popolazione colpita dal terremoto del 2016 finanziato dalla Kiwanis Club di Bergamo. Collabora con il Policlinico Gemelli come Psicoterapeuta esperta in “Pronto Soccorso Psicologico” per il sostegno alle vittime della strada e ai loro familiari nel progetto Ania Cares gestito da Fondazione Ania in collaborazione con la Facoltà di Psicologia dell’Università “Sapienza” di Roma e la Polizia Stradale. Dal 2014 è coordinatrice del Gruppo di Lavoro “Formazione e qualità in Psicoterapia” presso l’Ordine degli Psicologi del Lazio. Si occupa prevalentemente di psicoterapia individuale, di coppia, di gruppo e di sostegno alla genitorialità. Svolge supervisioni per psicologi e psicoterapeuti e si dedica alla formazione specialistica presso scuole di specializzazione e master. Andrea Stramaccioni, psicologo, psicoterapeuta, didatta e supervisore. Vice-Presidente e tesoriere dell’IIRIS e Direttore scientifico dell’Istituto Strategico – Scuola di specializzazione in psicoterapia strategica, riconosciuta dal MIUR. Nella scuola svolge anche i ruoli di supervisore e didatta. Svolge attività di psicoterapeuta individuale, di coppia e familiare negli studi di Latina e Roma.

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Indice generale

Prefazione di Patrizia Patrizi...................................................................

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Introduzione di Francesca Mastrantonio...............................................

XI

Capitolo 1. Il modello strategico ed il lavoro sul trauma: una bussola per orientarsi in questo intervento di Simona Fiorucci, Andrea Stramaccioni...............................

1

Il Nostro Nord Magnetico: la comunicazione come persuasione...............

3

Il Nostro Nord Magnetico: l’ipnosi ericksoniana è l’infinita possibilità di apprendimento della mente umana .......................

5

Il Nostro sud: l’accettazione e l’utilizzazione.............................................

7

Il Nostro Est: il Setting terapeutico...........................................................

9

Il Nostro Ovest: l’analisi della domanda...................................................

10

Bibliografia.................................................................................................... 12 Capitolo 2. Il trauma, definizione e inquadramento generale di Enrica Todisco, Giulia Bonanni..........................................

13

Fasi peri-critica del trauma.......................................................................

15

Fase post-critica del trauma......................................................................

20

Fattori di rischio e di protezione a seguito di esperienze avverse e traumatiche...............................................................

22

Bibliografia...............................................................................................

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III


IIRIS un fiore per Amatrice - Dal trauma alla speranza Capitolo 3. L’intervento in emergenza: definizioni generali

e ipotesi di trattamento secondo differenti approcci terapeutici

di Giuseppina Trodella, Miriam Di Ianni, Stefania Ferro......

29

Il trauma secondo l’approccio di tipo cognitivo-comportamentale............

29

Il trauma e l’approccio psicodinamico/psicoanalitico................................

39

Il trauma e l’EMDR.................................................................................

42

Il trauma e la Mindfulness........................................................................

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Il trauma e la Schema Therapy.................................................................

45

Il trauma e la Trauma Sensitive Yoga (TSY)..............................................

48

La psicoterapia del trauma a orientamento gestaltico.....................................

48

La psicoterapia sensomotoria.........................................................................

49

Il trauma e la terapia psicofarmacologica.......................................................

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Indici di drop out nella terapia del trauma......................................................

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Esempi di intervento a seguito di catastrofi naturali/terrorismo................ Amatrice 24 agosto 2016 – danni psicologici ed interventi............................... 11 Settembre 2001 – danni psicologici sui sopravvissuti ed interventi................ L’assistenza psicologica alle popolazioni colpite dallo tsunami del 2015 in Asia....

53 53 57 58

Bibliografia...............................................................................................

60

Capitolo 4. Antropologia e Neuroscienze di Michele Battuello....................................................................

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IV


Indice generale Capitolo 5. IIRIS: un fiore per Amatrice-Un progetto di intervento ad orientamento strategico, creato e pensato con le vittime del terremoto

di Elisa Sommariva, Alessandra Celentano................................

73

Premessa .....................................................................................................

73

Dalla fase della promozione alla formulazione degli interventi..................

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Bibliografia...............................................................................................

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Capitolo 6. L’utilizzo del Training Autogeno nel trattamento del trauma nell’ambito del progetto “IIRIS-un fiore per Amatrice” di Elisa Sommariva..................................................................

83

Un po’ di teoria: breve introduzione al Training Autogeno.......................

83

Un po’ di tecnica: il Training Autogeno come strumento per il trattamento dei vissuti traumatici nel contesto di Amatrice.............

85

Un po’ di cuore: racconti di esperienze dirette .........................................

89

Bibliografia...............................................................................................

94

Capitolo 7. L’intervento strategico evoluto nell’infanzia in un contesto traumatizzato di Francesca Curcio..................................................................

95

La psicoterapia strategica in età evolutiva applicata al trauma...................

97

Sostegno alla genitorialità.........................................................................

101

Bibliografia...............................................................................................

102

V


IIRIS un fiore per Amatrice - Dal trauma alla speranza Capitolo 8. La mia esperienza nel progetto IIRIS: un fiore per Amatrice. di Veronica Torricelli................................................................

103

L’intervento psicologico a domicilio effettuato ad Amatrice......................

105

Gli incontri svolti a domicilio e le tematiche che li hanno caratterizzati....

107

Un parallelo tra il colloquio psicologico di tipo ambulatoriale (sede fissa) e il colloquio psicologico domiciliare.......................................

115

Conclusioni di Francesca Mastrantonio, Andrea Stramaccioni.......................................

121

Ridefinizione del costrutto di trauma e delle modalità di trattamento/aiuto/sostegno...................................................................

122

La centralità della dimensione temporale: il significato del “quando” .......

125

La relazione: io sono perché tu sei ...........................................................

127

Il contesto: l’importanza della cura del “dove” .........................................

128

Bibliografia...............................................................................................

131

Ringraziamenti........................................................................................

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DNA del Kiwanis Club Bergamo Orobico ONLUS....................................

135

Testimonianze..........................................................................................

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Prefazione di Patrizia Patrizi

Ho accolto con molto piacere l’invito di Andrea Stramaccioni e Francesca Mastrantonio a scrivere questa prefazione. Il tema è di grande interesse e il lavoro che il libro narra costituisce, come il curatore e la curatrice affermano, una restituzione alle persone che hanno incontrato, alla comunità cui quelle persone appartengono. Per quanti si occupano di sociale, credo che “restituire” costituisca non solo un’opzione metodologica utile ai fini stessi dell’intervento, ma un’azione etica: perché le persone che sono state incontrate, e che si sono incontrate, abbiano l’opportunità di sviluppare, nel loro quotidiano, quanto, proprio attraverso l’intervento, hanno dato di sé. Due richiami forti ho nella mia mente, mentre scrivo. Il primo è al XVI Convegno nazionale di Psicologia sociale dell’AIP Associazione Italiana di Psicologia, cui ho partecipato recentemente. Una relazione, in particolare quella di Loris Vezzali, Alessia Cadamuro e John Drury, ha trattato “Il ruolo dell’identità comunitaria come strategia per far fronte ai disastri naturali”, a partire da una ricerca svolta in seguito al terremoto che ha colpito l’Emilia Romagna nel 2012. Affermano gli autori e l’autrice, che “I disastri naturali possono avere un impatto devastante sulla popolazione, non solo a livello di danni materiali, ma provocando anche serie conseguenze psicologiche. Fondamentale è lo sviluppo delle capacità di resilienza, nonché un approccio di comunità che consenta di far fronte al disastro in virtù dello sviluppo di una rete di rapporti sociali e dell’aiuto e del sostegno reciproco”. Gli interessanti risultati di ricerca, che ho avuto modo di apprezzare, e l’impegno assunto per questa prefazione hanno sollecitato in me un’immagine: questo è il secondo richiamo. Nella sua ricerca sull’immaginazione riparativa, Brunilda Pali

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IIRIS un fiore per Amatrice - Dal trauma alla speranza cita un’opera dell’artista Maria Lai. La riporto con le parole della stessa Pali (2019, p. 122): Nell’opera Legarsi alla montagna, che ha avuto luogo a Ulassai nel 1981, l’artista ha voluto raggiungere due risultati: restituire qualcosa al luogo e coinvolgere i suoi abitanti. Ha lavorato insieme con la comunità per creare un’opera vivente, in cui riparazione e immaginazione andassero di pari passo. Parlando con la gente del luogo, la sua immaginazione venne catturata da una leggenda raccontata da bambine e bambini. La “leggenda del fiocco blu” narra di una bambina che si salvò da una catastrofe grazie a un nastro blu, cui si sarebbe aggrappata e che l’avrebbe portata via, facendola volare nel cielo. La leggenda sembrerebbe fondata su un fatto realmente accaduto, quando una parte di una montagna franò nel 1861 travolgendo un villaggio. Tutto questo sembrò all’artista un buon punto di partenza per lavorare attorno al concetto di identità collettiva condivisa. Per rinforzare il legame tra gli esseri umani e tra questi e la natura, larghe pezze di tessuto jeans vennero tagliate in strisce e legate insieme a creare una banderuola lunga miglia, che passasse casa per casa e collegasse ogni abitazione alla successiva, a esplicitare la relazione di vicinato: un semplice nodo tra estranei, un fiocco decorato con pani pintau (pane decorato) per amici e famiglia. L’artista ci ricorda che è l’amicizia a essere rara, non l’inimicizia. Mentre tutto il paese era legato, sia in senso figurato che metaforico, ogni casa era anche collegata alla vicina montagna, di per sé simbolo sia di vita che di morte, in modo da pacificarsi con la montagna stessa. Quest’opera d’arte sollevò rilevanti domande circa il senso di comunità, il suo passato comune, ma anche sul suo futuro, sul modo in cui le persone possono vivere insieme. Questa magica visione della bimba salvata è divenuta metafora per immaginare un futuro collettivo, fatto di legami, sentimenti e relazioni vitali, anche se spesso non semplici.

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Prefazione Un disastro naturale può esacerbare conflitti o fare comunità. Può fermare la memoria e fare della vulnerabilità una condizione permanente oppure sollecitare la ricostruzione, dalle macerie certamente ma soprattutto, per quanto di interesse in questa sede, delle proprie esistenze. Nel terremoto, il trauma del momento e quello che continua a mantenere in uno stato di paura, di allarme, di precarietà, attiva tutte le energie personali nella gestione e nel contrasto di quello che è stato, che spesso continua a essere, che, in ogni caso, domina le proprie vite e sfugge a ogni forma di controllo personale. Ciò costituisce un grande rischio psicologico e relazionale. Con le parole di Chimamanda Ngozi Adichie, potremmo definirlo come the danger of a single story1: avvenimenti che, per la loro potenza, finiscono per impadronirsi della vita delle persone nella percezione che hanno di sé stesse e nelle rappresentazioni degli altri che, di quelle persone e di quelle comunità, non hanno conoscenza, se non come vittime di un terremoto. Questo concetto viene ben evidenziato nell’introduzione del presente volume: “Tutto ricordava il terremoto. Tutto era fermo a quel periodo […] la vita nella cittadina rimandava in ogni suo frammento a un’emergenza”. Era necessario uscire dalla percezione prevalente di sé e degli altri come vittime dell’imponderabile. Nella vita di ogni giorno, e nell’emergenza in particolare, sentirsi parte della comunità e ricostituire continuità fra la propria storia e la rappresentazione di sé, in un diverso futuro atteso, costituiscono risorse fondamentali per consentire alle persone di affrontare nel miglior modo possibile sfide e minacce del presente da gestire. Centrali, in questa prospettiva, appaiono i costrutti della psicologia positiva (Seligman, Csikszentmihalyi, 2000; Seligman, 2002), rintracciabili negli interventi che questo volume narra: la speranza, quale capacità di fissare obiettivi e identificare le strategie necessarie per raggiungerli; l’ottimismo, come capacità di apprendere dall’esperienza e costruire scenari futuri positivi; la resilienza, la capacità di impegnarsi e persistere anche in presenza di eventi particolarmente negativi; il coraggio, con cui si 1 Conferenza tenuta per TED (Ideas worth spreading), luglio 2009: https://www.ted.com/talks/chimamanda_adichie_the_danger_of_a_single_story?language=it

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IIRIS un fiore per Amatrice - Dal trauma alla speranza possono affrontare le sfide per l’equità e il benessere sociale; l’autoefficacia percepita, intesa come insieme di credenze delle persone sulle loro capacità di esercitare il controllo sugli eventi che influenzano la loro vita; l’efficacia collettiva, una valutazione positiva condivisa dai membri di gruppi/sistemi, che non si identifica con le caratteristiche individuali ma ne costituisce qualità emergente all’interno dei rapporti. È nella comunità, infatti, che le persone possono sperimentare la capacità di riorientare le proprie esistenze all’interno di legami di fiducia e reciproco supporto. È questa la direzione che ci indica anche l’Agenda 2030 con i suoi obiettivi di sviluppo sostenibile. Ricordiamo, per tutti, i goal 1.5 – Entro il 2030, costruire la resilienza dei poveri e di quelli in situazioni vulnerabili e ridurre la loro esposizione e vulnerabilità ad eventi estremi legati al clima e ad altri shock e disastri economici, sociali e ambientali – e 13.1 – Rafforzare la resilienza e la capacità di adattamento ai rischi legati al clima e ai disastri naturali in tutti i Paesi –. Il termine “resilienza” ricorre nel testo dell’Agenda. Con questo scopo è necessario lavorare perché persone e comunità possano ricostruire storie, legami, futuro sostenibile. Interventi come quello presentato in questo libro, per essere “restituito” ai loro protagonisti, indica il contributo possibile di una psicologia orientata alle persone e alla comunità. PALI B. (2019), Immaginare un’altra giustizia, in P. Patrizi (a cura di), La giustizia riparativa. Psicologia e diritto per il benessere di persone e comunità, Carocci, Roma, pp. 111-126. SELIGMAN M. E. P. (2002), Positive Psychology, Positive Prevention, and Positive Therapy, in C. R. Snyder, S. J. Lopez (eds.) (2002), Oxford Handbook of Positive Psychology, Oxford University Press, New York, pp. 3-9. SELIGMAN M. E. P., CSIKSZENTMIHALYI M. (2000), Positive Psychology: An Introduction, in “American Psychologist”, 55, pp. 5-14.

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Introduzione di Francesca Mastrantonio

Come nasce il progetto Il primo viaggio verso Amatrice è stato nel mese di giugno del 2017, 10 mesi dopo il primo evento sismico che aveva sconvolto la cittadina del centro Italia. Era la prima volta che vedevamo Amatrice dopo il sisma e avvertimmo immediatamente la sensazione di trovarci dentro una “città sparita”. La cittadina non c’era più. Tutto era distrutto, non c’era più nulla che ricordasse l’antico borgo amatriciano dal tipico gusto medievale, solo l’eroica torre restava coraggiosamente in piedi, come per ricordarci che intorno a lei c’era stato poco tempo prima un reticolo di vie e di vite di cui era importante non perdere la memoria. Intorno a noi c’erano solo macerie, qualche palazzo ancora in piedi, fortemente danneggiato, con all’interno instabili arredi segno di una precedente vita, poche case e le nuove strutture costruite negli ultimi mesi per offrire agli abitanti rifugio o servizi. Tutto ricordava il terremoto, tutto sembrava fermo a quel momento. Non fu facile riprendersi da quella vista ma eravamo state chiamate dall’amministrazione comunale, dall’allora sindaco Sergio Pirozzi, per disegnare un progetto di sostegno psicologico che potesse aiutare una popolazione emotivamente provata e molto affaticata da una emergenza che sembrava non aver fine. Gli incontri che seguirono nelle settimane successive vennero dedicati all’ascolto delle persone che vivevano a Amatrice. Volevamo capire i bisogni, le necessità, i vissuti di tutte le persone che incontravamo anche per strada, ma era evidente che ogni persona portava con sé un’esperienza difficilmente sintetizzabile in poche frasi e poche ore di ascolto.

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IIRIS un fiore per Amatrice - Dal trauma alla speranza Ci trovavamo di fronte una esperienza che al momento della partenza del progetto, ipotizzata tra novembre e dicembre 2017, non sarebbe rientrata in un intervento di emergenza, anche se la vita nella cittadina rimandava in ogni suo frammento ad un’emergenza: macerie dappertutto, un paese inagibile, la maggior parte della popolazione sistemate nelle SAE, le soluzioni abitative in emergenza provvisorie, ma tutto lasciava presagire che lì di provvisorio ci fosse poco. Ci collocavamo temporalmente nella fase post critica del terremoto ossia quella fase che si inserisce nel medio e lungo periodo dopo un evento traumatico. Come spiegheremo meglio nei capitoli successivi, nella letteratura scientifica infatti si fa un’attenta distinzione tra gli interventi erogabili in funzione del momento in cui si realizza l’azione di aiuto in conseguenza a un trauma. Per trauma si intende un evento critico di grande impatto capace di frantumare gli assunti di base del proprio vivere tale da interrompere la percezione di continuità e di serenità della propria esistenza e far percepire alla persona l’assenza di controllo sulla propria esistenza e sul proprio ambiente che porta la persona a sperimentare un senso di profonda vulnerabilità (Janoff-Bulman,1992). Le azioni di supporto psicologico erogabili in fase acuta, ossia a breve distanza dall’evento critico, si caratterizzano per essere concentrate sul contenimento delle manifestazioni di maggiore instabilità emotiva da parte delle persone coinvolte, verifica delle condizioni di iperarousal e di shock da trauma a cui si accompagnano tutti quegli interventi necessari per rispondere ai bisogni sanitari che tendono ad essere pressanti in questa fase (in Pronto soccorso psicologico per le vittime della strada: Guida operativa per il sostegno delle vittime, 2018). Le fasi di transizione e a lungo termine, invece, sono contraddistinte da interventi focalizzati sul percorso di riabilitazione, di reinserimento sociale e recupero dello stato di salute avuto nel pre-evento. In questa fase è importante intervenire sulla visione del futuro, sulla percezione di speranza e sulla risignificazione dell’esperienza vissuta. Secondo la visione costruttivista infatti è la persona a dare significato alla propria esperienza. XII


Introduzione Il modo in cui si rielabora la realtà e i propri pensieri può influire, in certa misura, sull’impatto che una data esperienza può avere sulla propria personalità. Possiamo quindi immaginare che la creazione di un certo significato intorno ad una esperienza traumatica può incidere sulla reazione all’evento critico e influenzare la capacità di ripresa della persona (De Leo, Cimitan, et al. 2001). Si concentrerà oltre che sulla risignificazione dell’esperienza vissuta anche sulla rielaborazione del lutto. La popolazione di Amatrice (con questa definizione intendiamo anche tutte le persone delle frazioni limitrofi) è una popolazione in lutto perché ha perso parenti, amici, conoscenti, ma anche case, piazze, punti di ritrovo e di riferimento che erano parte integrante della storia personale e della comunità intera. Coloro che non hanno perso dei cari hanno comunque perso le tracce del loro passato e delle loro radici. Un lutto traumatico che intacca l’identità personale e comunitaria difficile da rielaborare. Con l’accezione di “lutto traumatico” intendiamo quella difficile situazione in cui si vive la perdita di una persona cara in circostanze improvvise esterne come incidenti o catastrofi. Unisce l’esperienza del lutto con il vissuto di chi vive un’esperienza traumatica (De Leo, Cimitan, et al. 2001). Questa particolare situazione è un fattore predittivo all’insorgenza di un lutto complicato o prolungato ossia quella particolare condizione di lutto che per la sua complessità non riesce ad essere naturalmente rielaborata e che nel tempo produce nei sopravvissuti numerosi disturbi fisici, sociali e psicologici. Risignificazione, rielaborazione del lutto e recupero della speranza, erano gli obiettivi della nostra mission, ma la condizione imprescindibile era quella di avere la garanzia di realizzare un service che avesse il tempo e le risorse per garantire alle specialiste di accogliere, avviare gli interventi e portarli alla loro conclusione naturale. Affinché questa condizione si realizzasse era importante pensare al service come un progetto finanziato e non come a un service su base volontaria che per la gratuità dell’intervento avrebbe potuto dare scarsa garanzia di continuità degli interventi ad opera delle/gli stesse/i specialiste/i. L’intervento che abbiamo ideato e poi realizzato presupponeva la realizXIII


IIRIS un fiore per Amatrice - Dal trauma alla speranza zazione di azioni di sostegno psicologico e di psicoterapia che sono contraddistinti per definizione dalla continuità degli incontri, dal lavoro sulla relazione tra clinico e la persona bisognosa e che mirano a un lavoro di rielaborazione del lutto nel quale è indispensabile prevenire (al meno in fase di programmazione) il rischio di riprodurre vuoti o assenze da parte dell’equipe di specialiste/i. Questa era anche l’esigenza esplicitata dalle coordinatrici dei servizi della Caratis con sede a Amatrice. Sin dall’inizio infatti le coordinatrici, Emma Petrongari e Claudia Quaranta, hanno visto nel service una risorsa importante per gli abitanti e la loro utenza, ma solo se avesse avuto una continuità nel tempo. Il finanziamento è giunto dal Kiwanis Club Bergamo Orobico Onlus presieduto da Marisa Elisabetta Fazzina che con tenacia è riuscita a coinvolgere tutte le socie e i soci in una importante raccolta fondi a garanzia della copertura dell’intero progetto per tutto il tempo necessario. Questo libro vuole essere la memoria di questo service, di tutte le persone che si sono affidate alle specialiste, di chi ha creduto a questo intervento: la popolazione che è venuta a bussare alle nostre stanze, le persone che hanno parlato con noi senza chiedere formalmente un aiuto, le persone che ci hanno accolto nelle loro case o nei loro negozi e ci hanno regalato i loro racconti, i bambini e le bambine che ci hanno arricchito della loro esperienza e delle loro emozioni, il personale dell’associazione sportiva che ci ha accolto nei primi mesi di progetto, il personale dell’amministrazione comunale che ha appoggiato l’avvio del progetto, il personale di tutta la Caritas che ci ha sostenuto durante tutto l’intervento, i soci del Kiwanis Club Bergamo Orobico Onlus nostro partner nel progetto, la allora Presidente Marisa Elisabetta Fazzina e il referente Francesco Tassoni che con fiducia costante, estrema generosità e grande collaborazione hanno supportato e finanziato l’intero progetto terminato nel mese di marzo del 2019. Siamo consapevoli che il nostro intervento non ha offerto soluzioni, non era il nostro obiettivo. Ci bastava portare sostegno e generare un sentimento di speranza, anche se tutti e tutte avremmo voluto fare molto di più. XIV


Introduzione Speriamo che attraverso il service e con l’aiuto del nostro libro le persone che abbiamo incontrato e quelle che non abbiamo potuto incontrare possano acquisire consapevolezza di cosa emotivamente hanno vissuto. Riconoscere il proprio vissuto e percepire che qualcuno lo ha visto, accolto e valorizzato dona chiarezza, coerenza interiore e senso di integrazione, sensazioni che possono aiutare la persona a riacquisire una percezione di controllo sulla propria esistenza così duramente provata (Di Iorio R., Giannini A. M., 2018). Sappiamo, infatti, che vivere con il terremoto e le sue conseguenze può generare nel sopravvissuto una dissociazione dalla sua parte emotiva. Questa reazione rappresenta inizialmente un sistema di difesa utile per affrontare nell’immediato il trauma. Il perdurare di questo sistema difensivo fa sì che le emozioni collegate al trauma restino congelate, consentendo così alla persona di condurre una vita apparentemente normale che lascia tuttavia una sottofondo di incoerenza del sé e di scarsa integrazione. La memoria traumatica suo malgrado è fortemente riattivata alla presenza di stimoli che rievocano il trauma. L’incapacità di integrare queste emozione insostenibili nella memoria e nella mente pone la persona di fronte alla necessità di controllare questi contenuti indigesti attraverso strategie di controllo che sfociano in sintomi fisici o psicosomatici che sono l’espressione del fallimento della dissociazione a tenerli congelati (Pennella R.A., 2019, De Leo D., et al., 2011). Siamo partiti da queste considerazioni tecniche e dalla realtà che abbiamo trovato per disegnare un progetto che potesse aderire prima di tutto alle richieste della popolazione, accettando sin dall’inizio un alto grado di flessibilità e di adattamento a ciò che avremmo trovato lungo il percorso. Il progetto si è così trasformato e riadattato in tutto il suo corso e il paragrafo che segue è il resoconto della sua realizzazione. I capitoli successivi cercheranno di spiegare il progetto e le sue azioni attraverso il racconto di alcuni interventi (con i dovuti accorgimenti per tutelare la privacy delle persone), saranno inoltre accennate le radici teorico-tecniche e scientifiche da cui siamo partiti per costruire la struttura organizzativa del service. XV


IIRIS un fiore per Amatrice - Dal trauma alla speranza Il passaggio dalla teoria all’azione sul campo è stata un’operazione molto difficile che ci ha obbligate/i a inserire delle novità create sul momento per superare problemi anche semplici ma non prevedibili. Ne è un esempio la scoperta che la sede del presidio psicologico, originariamente individuata dall’amministrazione comunale e collocata presso il palazzato dello sport, era vissuta con diffidenza dagli abitanti per il significato simbolico che lo legava al terremoto. Abbiamo saputo solo con il tempo che le persone non amavano recarsi presso il palazzetto perché era una struttura di cemento e per tale ragione vissuta come area pericolosa. Inoltre, presso il palazzato era stata raccolta la popolazione nei primi momenti dopo il sisma e questo generava in alcune persone un bisogno di evitamento. In quel luogo di “rifugio” non era possibile aprirsi e raccontarsi perché il contatto così immediato con il ricordo di quei giorni avvicinava troppo velocemente e violentemente a vissuti emotivi che con tanta fatica erano stati tenuti sotto controllo. Il rifugio non era più tale, ma anzi inglobava le persone in una memoria traumatica da cui era meglio fuggire. Alla luce di queste importantissime informazioni fu per noi primario collocare il presidio presso una sede più gradita alla popolazione e favorire i colloqui anche attraverso incontri domiciliari. In queste pagine non vorremmo solo spiegare il senso del progetto a dei tecnici, ai quali speriamo comunque di offrire spunti di riflessione utili per il loro lavoro. Vorremmo narrarlo anche per celebrare chi l’ha vissuto nel ruolo di protagonista e speriamo di riuscire a trasmettere il profondo senso di gratitudine che ci lega ai tanti protagonisti del service che si sono affidati a noi, ma dai quali noi per primi abbiamo imparato cosa sia la forza, il coraggio e la resilienza.

Il service Il service ha avuto inizio il 1° dicembre 2017. L’organizzazione originaria del progetto prevedeva un intervento di sostegno sulla popolazione suddiviso in 2 fasi. XVI


Introduzione La prima fase è stata caratterizzata da una periodo di avvio in cui si prevedeva un’azione di diffusione e presentazione di circa 3 mesi (dicembre, gennaio e febbraio) per far conoscere il service tra la popolazione e generare apertura e fiducia nei confronti delle specialiste. Questa fase preliminare è stata realizzata attraverso momenti di formazione di gruppo, distribuzione di locandine nei centri più frequentati dalla popolazione e interventi di strada. L’avvio dei primi colloqui di sostegno si è avuto nel mese di febbraio e da quel momento si è iniziato a registrare nella popolazione una sempre maggiore richiesta di interventi seppur contenuta rispetto alle aspettative. Dal 1° dicembre 2017 al termine del progetto avvenuto il 1° marzo 2019 la nostra associazione ha potuto contare sull’appoggio della Caritas diocesana con sede a Amatrice che ha favorito la capillarità dell’intervento. I colloqui si sono svolti presso il presidio individuato dal Comune, collocato in un ambiente del palazzetto dello sport, e presso una stanza collocata nella sede della Caritas messa a disposizione dall’ente. Alcuni colloqui sono stati svolti presso il domicilio o il luogo di lavoro dell’utenza per motivi logistici e per venire incontro alle esigenze delle persone spaventate dall’idea di trascorrere del tempo all’interno di una struttura di cemento come il palazzetto dello sport. Le 4 specialiste coinvolte nel progetto, le dott.sse Alessandra Celentano, Francesca Curcio, Elisa Sommariva e Veronica Torricelli, tutte psicologhe e psicoterapeute, sono state affiancate da: • la Responsabile del progetto, la dott. Francesca Mastrantonio, che oltre a curare gli aspetti organizzativi ha offerto anche supporto psicologico e sta scrivendo l’introduzione che leggete, • le tirocinanti psicologhe, le dott.sse Laura Niglia e Mariantonietta Vetro che hanno offerto supporto alla parte organizzativa, • la volontaria psicologa, dott.ssa Flavia Lanni, esperta in emergenze che intervenne subito dopo il sisma sul popolazione; quest’ultima ben inserita nella comunità amatriciana si è dedicata alla costruzione dei gruppi di training autogeno e alla copertura del presidio XVII


IIRIS un fiore per Amatrice - Dal trauma alla speranza nei momenti in cui le specialiste erano impegnate nei colloqui al fine di garantire una copertura costante del presidio e offrire delle prime informazioni. Pur essendo prevista nel progetto una cadenza quindicinale del service una miglior organizzazione delle turnazioni ha consentito l’apertura settimanale del presidio, grazie alla suddivisione del team di specialiste in due gruppi che si sono alternati sul territorio. Il service prevedeva come beneficiaria diretta la popolazione giovanile di Amatrice, ossia i/le giovani tra i 5 e i 16 anni, beneficiari/e indiretti/e erano le persone adulte coinvolte nel processo di crescita di questa giovane popolazione. Un terremoto è un’esperienza che spezza improvvisamente ogni certezza nell’essere umano e genera un senso di vulnerabilità interna tale da percepire se stessi come infinitamente piccoli e impotenti di fronte alla vita. Rielaborare un’esperienza di questa tipo è un lavoro molto faticoso già per un adulto capace di dare un nome a ciò che sente e restituire significato a ciò che vive. Un/a bambino/a o un/a ragazzo/a ancora in crescita hanno minori strumenti per comprendere e guarire dalle ferite che un evento simile può provocare nell’animo. Per questo motivo abbiamo dedicato principalmente il nostro intervento a questa popolazione, ma anche alle loro famiglie e a tutte le persone coinvolte nel loro processo di crescita affinché gli stessi adulti potessero assumere un ruolo supportivo e di esempio verso i piccoli attraverso la loro esperienza di rielaborazione e di risignificazione. L’azione progettuale ha raggiunto le seguenti tre fasce di utenza: 1. bambini/e dai 5 ai 10 anni 2. ragazzi/e dagli 11 ai 16 anni 3. adulti suddivisi tra genitori, nonni/e, zii/e dei/lle bambini/e, educatori/trici coinvolti/e nella crescita dei bambini e delle bambini quali: allenatori/trici sportivi/e e il personale della Caritas impegnato nelle attività pomeridiane rivolte ai bambini.

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Introduzione Le attività proposte e attuate sono state differenziate in base alla fascia di età e alle richieste provenienti dalla popolazione. Alle prime due fasce è stato riservato un accesso diretto ai colloqui, su richiesta dei genitori o del personale della Caritas. I colloqui sono stati gestiti da psicoterapeute esperte nell’età evolutiva e sono stati condotti utilizzando prevalentemente la tecnica del gioco e del disegno. In particolare la fase di valutazione ha previsto la somministrazione di alcuni test “carta e matita” specifici per la fascia di età, il “Test del disegno della famiglia”, il “Test del disegno dell’albero”, il “Test del bambino sotto la pioggia” e il “Test della figura umana” attraverso cui è stato possibile rilevare la presenza di sintomi già riferita dai genitori o dagli educatori. Principalmente i sintomi riscontrati sono stati: • per le/i bambine/i: disturbi d’ansia, enuresi notturna, disturbi del sonno; • per le/i ragazze/i: disturbi d’ansia (disturbo d’ansia generalizzata e disturbo da attacchi di panico), depressione reattiva e disturbi del sonno. Per la fascia adulta le attività si sono avviate prima con la somministrazione del training autogeno, tecnica di rilassamento efficace nel superamento degli stati ansiosi e delle tensioni fisiche dovute a emozioni bloccate. Successivamente con alcuni partecipanti è stato possibile dare vita a dei colloqui di sostegno. Inoltre, parallelamente ai colloqui rivolti ai/lle bambini/e, sono stati svolti anche colloqui di sostegno alla genitorialità per i genitori dei/lle piccoli/e seguiti/e. È importante ricordare infatti che la modalità in cui bambini/e rielaborano un trauma è fortemente influenzata dalle figure adulte di riferimento con cui interagiscono. La capacità di genitori, parenti stretti o educatori/rici di reagire all’evento sismico e alla vita nel post sisma in modo resiliente, di rielaborare i sentimenti legati a questa esperienza e di poter riavvicinarsi alla vita con speranza sono strumenti preziosi per i/le bambini/e che apprendono dai grandi come affrontare le avversità e come sopravvivere ad un evento di così grande entità per la propria esistenza (Di Iorio R., Giannini A.M., 2018). XIX


IIRIS un fiore per Amatrice - Dal trauma alla speranza Anche per gli adulti i colloqui hanno previsto una fase di valutazione durante la quale sono stati somministrati test specifici per gli adulti quali: il “Test della figura umana”, la scala di valutazione del disturbo post traumatico da stress (DPTS) REVISED IMPACT OF EVENT SCALE IES di Horowitz e la La Connor Davidson – Resilience Scale per misurare la resilienza. La somministrazione delle batterie dei test (bambini e adulti) era stata originariamente pensata per valutare l’efficacia degli interventi. Purtroppo ha incontrato spesso la resistenza delle persone coinvolte nei colloqui che lamentavano di aver subito già numerose somministrazione ad opera delle associazioni presenti sul territorio immediatamente dopo il sisma. La nostra decisione è stata quindi quella di non imporre la somministrazione, ma di proporla solo laddove avesse incontrato la disponibilità delle persone. I sintomi riscontrati nelle diverse fasce di target sono tutti riconducibili all’evento del trauma del terremoto. I colloqui successivi alla fase di valutazione sono stati orientati a raccogliere i vissuti legati al sisma. Hanno avuto inoltre la finalità di far emergere emozioni bloccate e a volte mai espresse come la paura, l’angoscia di separazione dai propri cari e la malinconia per le abitudini della vita precedente al sisma. I colloqui della prima fase, durata fino a settembre, hanno permesso di rielaborare solo parzialmente questi vissuti, i quali per la loro intensità emotiva hanno avuto bisogno di un lavoro di alcuni mesi per giungere ad una graduale desensibilizzazione e permettere una completa remissione dei sintomi. Durante questi mesi abbiamo rilevato una difficoltà specifica di questa popolazione di affidarsi e aprirsi agli aiuti offerti. Abbiamo infatti riscontrato nel tempo un generale vissuto di diffidenza della popolazione verso questo tipologia di supporto che è stato ampiamente offerto da svariate associazioni di volontariato al momento del sisma. Per ragioni economiche questi supporti non hanno avuto una continuità e hanno lasciato la popolazione da sola a dover affrontare tutto il post terremoto. L’uscita di scena di questi aiuti probabilmente ha accresciuto il senso di solitudine e abbondono che la popolazione già sperimentava. XX


Introduzione L’esperienza di aiuti imponenti caratterizzati da ricambi frequenti ha favorito l’emersione di vissuti di precarietà, discontinuità, il senso dell’abbandono e di perdita. Paradossalmente la frammentazione e la discontinuità degli aiuti genera essa stessa un problema evidente per la ripresa. La seconda fase del progetto è iniziata nel mese di ottobre in conseguenza del rifinanziamento del service da parte del Kiwanis Club Bergamo Orobico Onlus, fortemente sollecitato dalla popolazione coinvolta e dalla Caritas. In questa seconda fase i lavoro delle specialiste ad Amatrice, è stata caratterizzato dall’approfondimento delle terapie iniziate nella prima fase e dalla cura nella chiusura di tutti gli interventi svolti. Nella prima fase, come leggerete nei capitoli scritti dalla specialiste e di cui riporto alcuni stralci, le narrazione sono state concentrate sulla sintomatologia nata con il terremoto e il lavoro principale è stato quello di offrire supporto al processo di elaborazione del trauma. Nella seconda fase hanno preso spazio riflessioni più ampie sul proprio modo di relazionarsi e di vivere il quotidiano: abbiamo considerato questo passaggio importante perché ci ha offerto testimonianza di una progressione da uno stato di stallo, caratterizzato da senso di sfiducia e percezione incerta del futuro in cui il terremoto era il grande protagonista ad una apertura nei confronti del futuro fatta di scelte e progettualità per sé stessi lasciando in secondo piano la tragedia. Trattandosi di persone a stretto contatto con minori, responsabili della loro vita e della loro educazione, tutto questo si traduce in un maggiore equilibrio individuale che favorisce rapporti più sani, consapevoli ed equilibrati incrementando in modo indiretto ma consequenziale il benessere dei bambini e delle bambine di cui si prendono cura come genitori o educatori/rici. Ugualmente il lavoro con i/le bambini/e ha beneficiato di questa progressione. Anche con loro i contenuti trattati inizialmente sono stati molto concentrati sull’esperienza del terremoto di cui è rimasto un ricordo indelebile, ma gestibile e meno spaventoso. Nella seconda fase gli argomenti si sono spostati su tematiche che riguardano i problemi del loro quotidiano come le difficoltà con i pari a scuola, o con i fratelli per esempio. La seconda fase è stata molto intensa in conseguenza della partecipazione continua ai colloqui del XXI


IIRIS un fiore per Amatrice - Dal trauma alla speranza bambini ormai agganciati (6, 7, 8, 10 anni) che difficilmente perdevano le sedute. Tutte le persone con cui si è costruita la fiducia e l’alleanza terapeutica, hanno raggiunto gli obiettivi prefissati, inquadrabili in una migliore consapevolezza di sé, dei propri vissuti e delle proprie emozioni. Alcuni frammenti di sedute che leggerete nei prossimo capitoli ce ne danno prova. La chiusura del service è stata gestita con estrema attenzione, l’intento è stato quello di offrire una visione della chiusura rinnovata, non luttuosa o abbandonica, non improvvisa o ignorata. Riflessioni, vissuti, paure e traguardi raggiunti sono stati oggetto delle ultime sedute. Per noi specialiste uno degli obiettivi essenziali degli interventi di supporto era quello di trasformare questo momento di chiusura in strumento terapeutico. L’azione principale della seconda fase dell’intervento è stata proprio quella di offrire nella chiusura e nei saluti una esperienza programmabile e per questo capace di aiutare le persone a gestire i vissuti legati alle nuove separazioni, di vivere le relazioni come un ciclo che ha un suo avvio e un suo termine, ma in questo caso positivo e costruttivo perché le relazioni create durante l’intervento sono state il tramite per attraversare il mare di dolore e come zattere di salvezza hanno condotto su un terreno più stabile ricco di risorse su cui poter contare nel futuro. Prima di avviarmi verso la conclusione di questa introduzione un pensiero va all’equipe di specialiste e di specialisti che ha condiviso con me questa grande e importante azione di aiuto. Dall’avvio del progetto l’equipe operativa ha subito dei piccoli cambiamenti riconducibili ad una miglior organizzazione del service ed è stata composta per l’intera durata da 8 psicologhe di cui 5 psicoterapeute, una psicologa delle emergenze e 2 tirocinanti psicologhe. L’equipe operativa è stata costantemente affiancata da un team di supervisione e raccordo organizzativo composto, oltre che da me stessa, dai miei soci: il dott. Andrea Stramaccioni, vicepresidente dell’IIRIS, la dott.ssa Simona Fiorucci che insieme a Andrea si è occupata del collazionamento dei contributi di questo testo e la dott.ssa Alessandra Celentano, coordinatrice del equipe operativa, a loro va il mio ringraziamento per l’appoggio costante e la dedizione riservata al progetto. XXII


Introduzione Credo sia importante far presente che l’equipe operativa che ha lavorato sul territorio è stata suddivisa in due gruppi che si alternavano e le specialiste hanno sempre lavorato nel presidio con due colleghe. Era fondamentale per noi che ogni psicoterapeuta potesse sempre contare sull’appoggio di una collega dopo i colloqui. Seppur il service non si collocasse temporalmente vicino al sisma e per questo non si potesse definire come un intervento di emergenze, le specialiste si sono confrontate costantemente con vissuti traumatici e con esperienze che rimandavano all’emergenza ancora non rientrata caratterizzata da scenari di distruzione, emozioni molto forti e vissuti di lutto traumatico. Sono entrate anche loro in un esperienza traumatica con un ruolo che può avvicinarle a quello dei/lle soccorritori/rici (Di Iorio R., Giannini A. M, 2018), per tale ragione era essenziale garantire loro la vicinanze delle colleghe durante l’esperienza stessa e dei momenti di supervisione di gruppo periodici per elaborare le esperienze vissute. Il progetto per noi specialiste romane non può non tener conto dei lunghi viaggi affrontati per andare e tornare dal presidio psicologico. Amatrice dista circa 160 Km dalla sede della nostra associazione IIRIS. Ogni viaggio di andata come ogni ritorno impegnava circa 2 ore e mezza di macchina che sono state sempre vissute come momenti del gruppo per prepararsi ai colloqui e al rientro per rielaborare le emozioni vissute durante l’intervento. I viaggi sono stati parte integrane del progetto perché hanno consentito un momento di raduno del team e di raccoglimento durante il quale era possibile raccontarsi, rielaborare attraverso la narrazione ciò che il lavoro clinico aveva fatto emergere anche di personale, ma sono stati anche dei momenti per ridere e creare un legame profondo tra tutte. Per questo motivo anche il titolo di questo libro rimanda a un percorso e richiama l’idea di un viaggio interiore, perché ogni viaggio verrà ricordato da tutte noi così come ogni giorno trascorso su quella magnifica terra tra le montagne.

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Bibliografia De Leo D., Cimitan A., Dyregrow K., Grad O. e Andriessen K., (2011), Lutto traumatico: l’aiuto ai sopravvissuti. Aspetti teorici e interventi assistenziali. Roma: Alpes Di Iorio R., Gianni A.M., (2018), Stare con il dolore in emergenza. Soccoritori, vittime e terapeuti. Milano: Franco Angeli. Giannini A.M. et al. (in pubblicazione), Pronto soccorso psicologico per le vittime della strada: Guida operativa per il sostegno delle vittime. Janoff-Bulman R., (1992). Shattered assumption: Towards a new psychology of trauma, NY: Free, in Pronto soccorso psicologico per le vittime della strada: Guida operativa per il sostegno delle vittime (In pubblicazione) Pennella R.A., a cura di (2019), Storie di ordinaria dissociazione. Non pensiero e trauma tra storia, arte e psicoanalisi. Milano: Franco Angeli. Pietrantoni I. e Prati G, (2009). Psicologia dell’emergenza. Bologna: Il Mulino Shapiro F. e Forrest M.S., (1998) EMDR. Una terapia innovativa per l’ansia, lo stress e i disturbi di origine traumatica. Roma: Astrolabio.

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