Marco Sparvoli
Una domenica diversa
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I Edizione, 2019 Marco Sparvoli, Dirigente Psicologo della Azienda ASL RM/D, lavora presso il SPDC del S. Camillo. Autore per la Alpes dei volumi “Domani è lo stesso giorno” e “Costruire una relazione terapeutica” e co-autore dei volumi “Lo psicologo nel SPDC” e “La psicologia nella crisi psichiatrica”. Per la serie di gialli di Alpes ha già pubblicato “Il Canone Pachelbel” “Tra gli occhi e il cuore” e “Per tutti Nina”.
In copertina: Greta, opera gentilmente concessa dall’artista Solo.
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“Qualunque impressione faccia su di noi, egli è un servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano”. Franz Kafka
Dedicato a Roberto
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Ringraziamenti Anche questa avventura del commissario Bruno Bruni è finita e vede le stampe. Devo dire che con il passare del tempo mi sono sempre più legato al quartiere Trullo e ai personaggi, immaginari, che lì incontro e descrivo, ma mi sono anche affezionato e colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che più o meno direttamente mi hanno aiutato. Allora cominciamo da Roberto che instancabilmente mi aiuta a radicare sempre di più il personaggio nel territorio e ad approfondire la descrizione della sua personalità, a cominciare dai suoi difetti, secondo lui una delle armi vincenti dei gialli italiani. Ringrazio poi l’autore dell’opera raffigurata nella copertina, il bravissimo artista Solo, che sarà difficile, vista la sua ritrosia a comparire, far partecipare a qualche presentazione. Un ringraziamento a Donatella, Antonio e Giuseppe, critici severi del libro che mi hanno fornito, anche se in tempi diversi, utili spunti. Poi LuisaeMarta che scrivo attaccate perché così sono nella vita, che hanno letto in anteprima una prima bozza del manoscritto molto diversa da quella che vede le stampe. Non può mancare in questo elenco Roberto Ciarlantini, editore-amico o amico-editore che non mi fa mai mancare il suo supporto. Ringrazio poi mia madre, che fin da quando ero molto giovane, mi ha trasmesso la passione per i film e per i libri gialli. Da ultimo il ringraziamento più grande ai lettori che mi aiutano, con i loro apprezzamenti e le loro critiche puntuali, ad andare avanti, e io come vedete continuo a farlo. Alla prossima.
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Una domenica diversa Domenica 28 aprile, sera
Non aveva più niente da chiedere a quella giornata. Stava pigramente poggiato sul cofano della macchina di servizio, fumava e guardava distratto il veloce e sicuro lavoro degli operai addetti allo smontaggio delle transenne e delle panche. A occhio e croce, proseguendo a quel ritmo, ne avrebbero avuto per un’altra ora almeno di lavoro. Cominciava ad alzarsi un po’ di aria fresca, proveniente dal mare che in realtà non era molto lontano da lì. Bruno si osservava con una sorta di scoramento, temeva di essere diventato e non a torto, una persona con atteggiamenti ossessivi, forse la categoria di uomini più noiosi che esistesse. Questa consapevolezza aumentava il senso di tranquilla disperazione che sempre più spesso lo pressava. Alle 20 sarebbe tutto finito, finalmente. Se non altro così sperava. Era stata una domenica storica per il Trullo: c’era stata la prima visita pastorale del Papa in quel quartiere periferico della città. Aveva visto le persone lasciare la piazza con i volti sereni. I padri che tenevano per mano i figli. Quell’incontro così semplice eppure così intenso, aveva trasmesso una sensazione di pace. Il Papa era in quel particolare momento storico, forse, la persona più rappresentativa nell’intero Paese. Il commissario Bruni e la sua squadra avevano svolto un tranquillo, faticoso lavoro di servizio d’ordine, e ora, con l’arrivo della sera, poteva insieme ai suoi uomini, tirare il fiato. Li osservava tutti lì fermi, ancora disposti nei punti assegnati dal servizio di sicurezza dell’intelligence che sovraintendeva agli spostamenti e alla sicurezza del Papa. La ressa di persone era stata la loro inquietante, assordante compagna di strada per l’intera giornata. Si sentiva svuotato, aveva i piedi gonfi per le troppe ore trascorse in piedi, quasi sempre fermo, le scarpe erano diventate improvvisamente strette. Ogni tanto oscillava sulle gambe, tanto per cambiare posizione. Si guardava provando una sorta di sentimento di autocommiserazio7
ne. Aveva quarant’anni e li sentiva nel fisico, ma soprattutto nella mente. Le cose brutte che aveva già visto nel corso della sua vita, avevano lasciato tacce indelebili dentro di lui. A causa delle disposizioni ministeriali, quel giorno tutti i fedeli erano stati considerati come potenziali attentatori o, al limite, come esibizionisti o molestatori che non attendevano di meglio della visita del Papa per potersi mostrare al mondo nel peggiore dei modi. Il tempo clemente e la temperatura mite li avevano aiutati, ma erano ormai più di dieci ore che stavano tesi, in servizio per strada. Bruno non vedeva l’ora di ricevere l’ordine di abbandonare la postazione. Aveva fame e sete, e avrebbe preso volentieri un caffè, all’improvviso la stanchezza si traduceva, come sempre accade, in bisogni di ogni tipo. Osservava distrattamente le squadre della nettezza urbana che ripulivano la piazza, aiutate da due piccole spazzatrici meccaniche che si muovevano armoniche, quasi ballando, come un tango figurato. Un furgone del servizio giardini del Municipio rimuoveva, in tutta fretta, le piante e i vasi di fiori portati lì per l’occasione. La piazza davanti la chiesa e il sagrato stavano riprendendo il loro aspetto spoglio, abbandonato ma rassicurante. Era soddisfatto, tutto si stava svolgendo velocemente sotto i suoi occhi. Il giorno dopo avrebbe concesso una meritata mattinata di riposo a tutti i suoi colleghi. Mentre si guardava attorno, vide anche l’autoambulanza allontanarsi, così come la squadra dei pompieri, con il loro mezzo rosso fuoco, che aveva stazionato discreta per tutto il giorno in una via laterale. Le auto delle Tv erano andate già via da un pezzo, così come i giornalisti della carta stampata. Accese un’altra sigaretta, mentre sentiva gracchiare nella radio di servizio gli ultimi comandi di quella infinita giornata, come fossero frasi vuote, senza significato. Non aveva mai visto tutta quella gente al Trullo. Certo, la chiesa era grande, ma la piazza non era bastata ad accogliere fedeli e curiosi che si erano raccolti per l’avvenimento. Bruno si domandò se tutte quelle persone frequentassero abitualmente la chiesa e ne rispettassero realmente i precetti. Perché, se 8
così fosse stato, il Trullo avrebbe dovuto essere il più tranquillo e civile quartiere di Roma. Gli veniva naturale lasciarsi andare a quei pensieri, che gli occupavano senza fatica la mente. Stentava a ricordare quello che il Papa aveva detto: era stato troppo preso a controllare che non succedesse niente. Se ne dispiacque. La considerò un’occasione persa. Pur essendo nato a Roma, quella era la prima volta che vedeva il Papa, non era mai riuscito ad andare all’Angelus domenicale o a una udienza del mercoledì. Pensava, come spesso i romani fanno, che sarebbe potuto andarci una prossima volta. Era preda di quel pigro fatalismo e indolenza che attraversa tutti quelli che hanno Roma nelle vene. Si avvicinò a lui l’auto di servizio del Ministero, ne scese il questore Comandini, ossuto e segaligno, che aveva supervisionato e presieduto tutte le operazioni di sorveglianza. Si strinsero la mano calorosamente, con la soddisfazione di chi sente di aver fatto un buon lavoro. Il Questore gli disse che sarebbe andato via, insieme agli uomini dei Servizi, ai tiratori scelti, agli artificieri e alle squadre dell’Arma. Da quel momento, l’ultima e unica forza a presidiare la piazza, sarebbe stata la sua, con gli uomini del Commissariato. La giornata finiva bene, con tutta la settimana precedente di prove che avevano estenuato e stressato lui e i suoi uomini. Finalmente il Trullo poteva ritornare al Trullo. Ne fu felice.
La piazza si svuotava Domenica 28 aprile, sera
Erano rimasti ormai in pochi sulla piazza, chiamò via radio i suoi uomini, si raggrupparono alla spicciolata sul sagrato. Non dovevano più controllare niente, l’operazione era praticamente finita. Nicotra, l’anziano collega, e un altro agente, erano i soli rimasti in servizio nella palazzina dove era il commissariato del Trullo, a garantire i collegamenti e la logistica di tutta quella giornata. 9