Emilio Servadio Biancamaria Puma (a cura di) con il contributo di Viviana Simonelli
In viaggio con de Martino nella Lucania rurale tra magia e medicina popolare
Prefazione di Giovanni Pizza Note archivistiche di Lucia Rosaria Petese
Collana i Territori della Psiche diretta da Doriano Fasoli Board Scientifico: Alberto Angelini, Andrea Baldassarro, Marina Breccia, Giuseppina Castiglia, Domenico Chianese, Marcello Turno, Adamo Vergine
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© Copyright Alpes Italia srl - Via G. Romagnosi, 3 – 00196 Roma, tel./fax 06-39738315 I edizione, 2019
Emilio Servadio, (Sestri Ponente 1904 - Roma 1995). Figura di spicco nel panorama culturale del Novecento: pioniere della psicoanalisi e della ricerca psichica in Italia, psicoanalista, parapsicologo, poeta, sessuologo, giornalista pubblicista, conferenziere; è stato redattore dell’Enciclopedia Italiana e del Dizionario Enciclopedico Italiano. Biancamaria Puma è una psicoterapeuta che fu allieva di Emilio Servadio. Nel 2004 ha scritto la biografia di Servadio per i siti www.emilioservadio.it /com e nel 2018 per il Dizionario Biografico degli Italiani Treccani (vol. 92). Viviana Simonelli è il Direttore della Biblioteca e dell’Archivio storico della Fondazione G.E. Modigliani di Roma. Autrice di opere di saggistica e ricerche bibliografiche. In copertina: foto di Ando Gilardi. Con il Patrocinio di
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Ringrazio l’umile gente di Lucania – i maghi, i loro clienti e coloro che hanno voluto intrattenersi con me sulle loro intime esperienze – per avermi molto insegnato. Emilio Servadio
Indice generale Ringraziamenti............................................................................................ IX Prefazione di Giovanni Pizza........................................................................
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Premessa di Biancamaria Puma.....................................................................
1
Saggio introduttivo di Biancamaria Puma ................................................
11
Emilio Servadio: il connubio psicoanalisi-parapsicologia ...............
11
L’incontro con Ernesto de Martino................................................
31
I preparativi della Conferenza di Royaumont (aprile-maggio 1956).
42
Il progetto e i preparativi della ricerca ..........................................
54
Il contesto e i luoghi della spedizione ............................................
62
Il mancato Report: gli avvenimenti .............................................. 70
Parte prima
Documentazione archivistica (a cura di Biancamaria Puma e Viviana Simonelli) Progetto di un viaggio esplorativo in Lucania (inedito) .................................. 91 Preliminary project of a Parapsychological-Anthropological Investigation in Southern Italy....................................................................... 93 De Martino Proget-tentative evaluation of cost..............................................
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Questionario redatto da Servadio riguardante l’indagine sui guaritori lucani...
97
Diario, taccuini (inediti) e relazione...............................................................
101
Le interviste....................................................................................................
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Rapporto sulla spedizione in Lucania per lo studio dei Maghi-guaritori, promossa dalla Parapsychology Foundation ...................................................
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In viaggio con de Martino nella Lucania rurale tra magia e medicina popolare
Parte seconda Memoriale di un’antropologia interiore: (a cura di Biancamaria Puma) Uno speciale incontro in Lucania .................................................................. 277
Appendice Alcuni scritti di Emilio Servadio riguardanti la ricerca sui maghi guaritori (a cura di Biancamaria Puma) Spedizione scientifica in Lucania alla ricerca di maghi e taumaturghi (Il Tempo 16 giugno 1957) ............................................................................. 321 Difficile responso della scienza sui fenomeni che avvengono in Lucania (Il Tempo 18 giugno 1957).............................................................................. 324 Il guaritore ammalato non riesce a guarire se stesso (Il Tempo 21 giugno 1957) ............................................................................. 327 Scoprirono in Lucania il Medio Evo della magia Le fattucchiere e gli stregoni stanno in cima ai monti (La settimana Incom 6 luglio 1957) ................................................................ 330 Operazione maghi sulle montagne lucane (Epoca 28 luglio 1957) .................................................................................. 335 Le oscure vie della guarigione (Quaderni ACI - XXIX, Rivista di Psicoanalisi 1959) ...................................... 336 Unconscious and paranormal factors in healing and recovery (Society for Psychical Research 1963) ............................................................... 353 I guaritori di campagna (ESP 1976) .................................................................................................... 371 Indice dei luoghi citati.............................................................................. 381 Indice dei nomi citati.................................................................................
383
Bibliografia.................................................................................................
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Alla memoria di Clara Gallini
Ringraziamenti Si ringrazia la signora Betty Servadio per avermi fatto dono delle carte private del padre, per il consenso alla pubblicazione delle stesse, per la cessione dei diritti d’autore, e per le informazioni fornitemi riguardo la sua famiglia ed il suo illustre padre. Sono grata ai miei genitori Teresa Perisi e Alberto Puma per avermi offerto l’opportunità di ospitare l’Archivio Servadio in una stanza della loro abitazione. Un sentito grazie alle professoresse Piera Candotti e Paola Jannibelli per le traduzioni rispettivamente dal francese e dall’inglese ed al prof. Alberto Figliuzzi per l’aiuto offerto riguardo le fotografie. Un pensiero di gratitudine al dottor Mauro Tosti Croce per essersi prodigato per la valorizzazione dell’Archivio Emilio Servadio affidando alla dottoressa Lucia Rosaria Petese la mappatura e la fusione di due nuclei dell’Archivio stesso. Si ringrazia anche la predetta dottoressa Petese per la grande professionalità archivistica e per la cura con cui ha condotto sia la mappatura dell’Archivio nonchè i riferimenti archivistici delle note presenti in questo lavoro. Ringrazio per avermi sempre offerto il loro aiuto e sostegno riguardo alle iniziative intraprese per la divulgazione del pensiero e l’opera del professor Servadio: l’arch. Maria Novaro, il prof. Salvatore Nocera, la prof.ssa Franca Castagnino e le dott.sse Daniela Guolo e Viviana Simonelli. Esprimo anche a quest’ultima la mia gratitudine per avermi offerto il suo aiuto nella cura e trascrizione dei documenti archivistici e per aver curato la bibliografia. Si ringrazia il prof. Giovanni Pizza per la Prefazione e il prof. Pietro Angelini per avermi offerto spunti di riflessione e suggerimenti bibliografici. Si ringrazia signor Daniele Tedeschi per avermi consentito di consultare alcuni documenti conservati nell’archivio di Raffaele Pettazzoni e la dott.ssa Adelina Talamonti per avermi fornito in copia digitale alcuni documenti contenuti nell’Archivio di Ernesto de Martino nonché la dott.ssa Lucia Pitzurra per avermi concesso la liberatoria per la pubblicazione delle foto e dei documenti del padre. Si ringrazia la signora Vittoria De Palma per aver concesso una breve visita all’archivio de Martino conservato presso il suo domicilio e la dottoressa Sonja Moceri per essersi interessata affinché ciò avvenisse. Ringrazio anche per la collaborazione Elena Piccini curatrice, insieme alla sorella Patrizia, della Fototeca Ando Gilardi. Un sentito grazie anche alla signora Teresa […] per la liberatoria concessami alla pubblicazione della sua storia. IX
Prefazione di Giovanni Pizza
Questo libro di Biancamaria Puma è un contributo molto importante alla storia culturale e politica del nostro Paese. Esso può avere sugli studiosi il medesimo effetto che ebbe, nell’ultimo anno del secolo scorso, la pubblicazione degli inediti gramsciani. Penso alle celebri Lettere dal carcere di Antonio Gramsci che, avendo vinto il premio Viareggio come contributo di grande letteratura nel 1947, furono pubblicate come Lettere 1926-1935 includendo le risposte della cognata Tatiana Schucht, alla quale erano prevalentemente indirizzate, solo nel 1999. In apertura del terzo millennio, un nuovo campo esplorativo si offriva agli studiosi che poterono non solo dare voce all’interlocuzione gramsciana e ridefinire la figura della coautrice delle Lettere, ma anche comprendere certamente meglio le reali motivazioni del politico sardo nell’assumere posizioni che, come fu subito evidente, non erano destinate soltanto a esibire forme espressive a carattere letterario, quanto a favorire uno sviluppo analitico plurale del suo pensiero e della sua opera (Gramsci-Schucht 1999). Pensiamo a cosa può accadere quando, come in questo caso, a essere sottratto al rischio dell’oblio è la memoria di un Autore come Emilio Servadio (1904-1995), figura di grande calibro scientifico e intellettuale, tra i padri fondatori della psicoanalisi in Italia e non solo. Con questo volume abbiamo la possibilità di ricostruire – se non ancora a tutto tondo, certamente con un ampliamento notevole del quadro documentale – una delle più note “spedizioni” enografiche nel secondo dopoguerra in Italia: quella guidata da Ernesto de Martino (1908-1965) in Lucania nel 1957, fondatore a sua volta di una nuova e originale antropologia italiana. Lo studio di materiali di inchiesta inediti, la ricostruzione ampia del punto di vista di un “membro” autorevole di quella “équipe” psico-medico-antropologica, la consultazione di diari, questionari, carteggi inediti e fotografie, costituiscono momenti di eccezionale interesse per l’elaborazione di una storia disciplinare filologicamente fondata e rilanciano la straordinaria potenza degli archivi inediti degli studiosi. Per le scienze antropologiche questo è particolarmente utile, essendo l’archivio sempre un intreccio complesso di voci plurali (Pizza 2018). Lo hanno mostrato diversi studiosi nel mondo e, in Italia, Clara Gallini con i suoi lavori fondativi per la costituzione e l’esplorazione dell’Archivio inedito di Ernesto de Martino. Ora lo si può fare con maggiore vigore, perché il volume di Puma ricostruisce la vicenda XI
In viaggio con de Martino nella Lucania rurale tra magia e medicina popolare
di quella campagna di ricerca, della sua preparazione e del suo svolgimento, a partire da un Archivio meno noto, forse, ma non meno importante: l’Archivio completo di Emilio Servadio. Concludendo la sua Prefazione al volume del 1959 Sud e magia, Ernesto de Martino non mancava di ricordare come parte del materiale etnografico su cui il testo si basava fosse stato «ricavato da una esplorazione in équipe cui collaborarono attivamente Emilio Servadio e Mario Pitzurra e che fu generosamente finanziata dalla Parapsychology Foundation di New York» (de Martino 1959: 12). Del lavoro di Servadio, fondamentale per quella spedizione, del livello scientifico alto della sua figura di studioso e della conseguente importanza di una sua collaborazione co-disciplinare con de Martino, ha scritto in varie sedi Gallini, riaprendo più volte il fascicolo delle ricerche demartiniane in équipe sui guaritori e la loro clientela. Nello studio critico degli inediti, curato da Adelina Talamonti e introdotto da un saggio di Gallini, proprio ripartendo dalla sopra citata notazione di de Martino, l’antropologa demartiniana chiariva il carattere esemplare del paragrafo Vita magica di Albano, un passaggio del libro che le apparve «cruciale» in quanto fondato su una specifica descrizione etnografica centrata sulle soggettività delle persone incontrate nel paese lucano, che diventavano ora i veri protagonisti della scena dialogica: «Maria Adamo detta La Silvestre, Angela D’Amico, Vito Dragonetti, Rocco e Michele Abate, zio Giuseppe, il guaritore, ecc. – personaggi tutti con le loro storie di malattia, e guarigione, concretezze die esperienze, voci evocative che esprimono ciascuna il proprio “senso del male” intrecciando le parole con quelle dell’etnologo interpretante» (Gallini 2008: 7-8). Risiede infatti qui la principale eredità di questa grande campagna di ricerca psico-antropologica sulla magia nel Sud, e in particolare del soggiorno ad Albano, nel 1957. Una ricerca del tutto nuova, per quella fase storica, sulle “vie oscure” dei processi di guarigione, su meccanismi di “efficacia” che imponevano di riconfigurare il percorso interpretativo delle pratiche magico-religiose tradizionali, cercando di coniugare l’esperienza individuale della sofferenza a un patrimonio collettivo simbolico e materiale e la lettura antropologica a una sorta di verifica psichica e medica dei fatti osservati (Pizza 2013). È vero che in quella ricerca in Lucania mancarono spunti di analisi che avrebbero potuto favorire studi di socio-antropologia dello Stato nazionale atti a comprendere la dimensione politica della magia e i rapporti tra il corpo e le istituzioni (Palumbo 2017). Piuttosto si trattò, da parte dell’antropologia italiana rappresentata da de Martino, di sviluppare un dialogo avanzato con la psicologia e la medicina, in collaborazione con un grande psicologo-psicoanalista esperto di magia, Servadio, e di un medico, proveniente dalla scuola di igiene dell’Università di Perugia diretta da Alessandro Seppilli, Mario Pitzurra. XII
Prefazione
Nella sua introduzione Gallini ha ricostruito l’importanza strategica per la ricerca sulla magia lucana degli studiosi coinvolti. In particolare a Servadio, insieme psicoanalista, psicologo e metapsichista, l’antropologa ha giustamente attribuito l’input cruciale e la strategia preparatoria che condusse al finanziamento della ricerca da parte della Parapsychology Foundation statunitense. Il processo che diede luogo a quella ricerca, il cui finanziamento è stato minutamente ricostruito nel volume di Gallini e Talamonti ripercorrendo l’intera vicenda di contatti e incontri con la fondazione americana, può ora essere considerato anche alla luce di questa nuova documentazione. Si trattò, infatti, di una missione importante la cui ricostruzione può consentire di gettare una luce nuova sul dibattuto rapporto di de Martino con la parapsicologia. Preso talora fra gli estremi opposti di un ridimensionamento o di una sopravvalutazione, quel rapporto assume, grazie a questi nuovi materiali, una ulteriore caratura etnografica; a partire dalle riflessioni teoriche che costituirono l’impalcatura del volume Il mondo magico (de Martino 1948), con la spedizione del 1957 si poté ricontestualizzare il “problema della realtà dei poteri magici” nel quadro di una stretta collaborazione fra etnologo, psicoanalista e medico. Questa triade, pur nel quadro di una più ampia équipe, andò a costituire l’asse portante del gruppo. Naturalmente con la centralità dominante dell’etnologo, secondo la peculiare idea demartiniana di ricerca interdisciplinare: non un accostamento paritetico fra varie discipline, ma analisi interdisciplinari ricondotte a unità metodologica e interpretativa da parte dell’etnologo (Pizza 2015: cap. 4). Il dialogo fra antropologia, psicoanalisi, parapsicologia e medicina assume in questa équipe una funzione strategica, che avrebbe dovuto condurre anche alla ricerca di principi oggettivi nei meccanismi della guarigione per efficacia simbolica messi in atto dai guaritori di Lucania. Tale “ponte” interdisciplinare appare ancora auspicabile, oggi che nuovo materiale su quella complessa vicenda è reso disponibile per gli studiosi. Si può, ad esempio, provare a comprendere le ragioni di quel progetto interdisciplinare e insieme le motivazioni che ne frenarono gli stimoli, rimandandoli – come nelle parole dello stesso de Martino – a un libro da scrivere a più voci che avrebbe dovuto costituire «un vero e proprio passo in avanti negli odierni studi etnopsicologici» (cit. in Gallini 2008: 36). I lettori possono giudicare da loro stessi la ricchezza delle potenzialità che il testo che segue può assumere nel quadro di una ricostruzione della dimensione culturale e politica delle esplorazioni psico-antropologiche sulle popolazioni meridionali, che coinvolse molteplici intellettuali e studiosi, cineasti e antropologi-visuali, economisti, e, come vediamo, medici, psicologi, storici delle religioni, nel tentativo di riportare alla dimensione
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dell’esperienza una “quistione meridionale” ancora troppo formalizzata in chiave quantitativa nell’ordine del discorso politico sulle condizioni economiche del Paese. Si cercava, in sostanza, di mutare la narrazione di scala della ricerca, riportandola alla dimensione dell’esperienza concreta di persone in carne e ossa. Un obiettivo che ha caratterizzato a lungo anche i lavori immediatamente post-demartiniani, penso all’antropologia religiosa di Alfonso Maria di Nola e all’antropologia medica di Tullio Seppilli: entrambi a Servadio e a de Martino guardarono in una chiave del tutto originale, come a maestri della co-disciplinarità psico-medico-antropologica contemporanea (di Nola 2017; Seppilli 2008). Maestri di maestri, diremmo. In particolare emerge dal testo di Puma il ruolo svolto dal patrocinio dell’Università di Perugia per la spedizione italiana demartiniana del 1957, garantito da Seppilli, che l’anno precedente aveva fondato nell’ateneo perugino l’Istituto di Etnologia e Antropologia Culturale, sviluppando poi la sua ricerca in antropologia medica. Con questo lavoro c’è dunque da augurarsi che si rinvengano molti dei tasselli mancanti per ricostruire la vicenda della spedizione demartiniana di èquipe in Lucania del 1957. Strutturato in tre parti, il libro indica un chiaro percorso esplorativo. Nella Parte prima Puma si avvale della competente collaborazione della biblioteconoma e archivista Viviana Simonelli, attualmente Direttore della Biblioteca e degli Archivi Storici della Fondazione Giuseppe Emanuele e Vera Modigliani di Roma. In questa parte si dà conto in maniera ragionata delle esplorazioni dell’Archivio Servadio: ne risultano pubblicati materiali preziosi tra i quali spiccano in particolare il diario della ricerca e i questionari psicologici e parapsicologici; nella Parte seconda si evidenzia una dimensione umana della persona Servadio, talora sorprendente: è una documentazione che rinnova significativamente la biografia del grande psicoanalista, non senza colpi di scena inediti che non è il caso di svelare in sede di prefazione; quindi l’apparato fotografico, un nuovo “atlante” con molte foto di Ando Gilardi, di Pitzurra e dello stesso Servadio. Questo corpus fotografico, in parte inedito di archivio e in parte edito e raccolto dall’Autrice, è destinato ad arricchire il patrimonio visuale classico che evoca quella feconda stagione di ricerca sul “mondo popolare subalterno”; e pongo alla fine di questa descrizione l’Appendice che mi ha particolarmente colpito in quanto vi si raccolgono opportunamente alcuni scritti, pubblici ma forse poco noti, di Servadio ai quali Gallini stessa guardava con enorme interesse. Come ha recentemente testimoniato l’etnopsichiatra Roberto Beneduce, era proprio parafrasando il titolo del saggio di Servadio, Le vie oscure della guarigione, che Gallini avrebbe voluto intitolare un suo nuovo studio Le vie oscure della ragione (Beneduce 2017: 267). Ha ricostruito questa vicenda Adelina Talamonti (2017), mettendo
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Prefazione
in rapporto il saggio di Servadio del 1959 con quello demartiniano dell’anno precedente: Miseria psicologica e magia in Lucania (de Martino 1958), quali esiti paralleli, e insieme diversi, della medesima spedizione. Questo libro costituisce un passaggio importante per chi voglia praticare una nuova via di consilienza tra antropologia culturale e religiosa, biomedicina e psicoanalisi. Tale percorso è reso più agile dal fatto che la psicoanalisi in questione a sua volta mette in atto una propria peculiare forma di ricerca sul campo, se non una vera e propria etnografia autonoma, manifestandosi come una scienza attenta alle persone nella pratica. Quei mondi disciplinari, seppure diversi, condivisero una comune sensibilità conoscitiva nel cogliere l’indole delle pratiche magico-religiose nella dimensione umana, esistenziale, culturale, talora nei rapporti di forza tra istituzioni visibili ed esperienze invisibili, tra materialità e spirito, tra istituzione e persona. È anche grazie a loro che le psico-antropologie odierne possono offrirsi come strumenti utili per comprendere le attuali forme di (ir)razionalismo e di (neo)oscurità, nonché i complessi magismi delle istituzioni e le stregonerie degli Stati nazionali contemporanei. Come si vedrà leggendo, è anche su questi temi, e insieme nella struttura stessa del testo, che un vero e proprio dialogo tra Puma e Gallini sembra proseguire: a dispetto della interruzione causata dalla recente scomparsa della grande antropologa postdemartiniana, il colloquio riprende nel testo. In un percorso di studio e di ricerca di sicuro valore, destinato a sollevare nuovi interessi filologici e storici sulla vicenda peculiare della ricerca psico-antropologica dedicata agli aspetti magico-religiosi del Sud d’Italia, Puma ci mette a disposizione un materiale di grande importanza e lo fa con toni di incisività e chiarezza, con parole di amorevolezza e fiera rivendicazione del ruolo del Maestro. Sentimenti che traspaiono da una scrittura attenta alla documentazione e nondimeno appassionata e partecipe, che possono essere valorizzati alla lettura e che ci consentono di ricostruire, con maggiore dovizia documentale, una fase strategicamente importante della storia politico-culturale del nostro Paese.
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Riferimenti bibliografici Beneduce Roberto (2017), «Des mots tordus». Note su alcune scritture minori del disastro, in “Nostos” 2, pp. 265-304. De Martino Ernesto (1948), Il mondo magico. Prolegomeni a una storia del magismo, Eiaudi, Torino. Id. (1958), Miseria psicologica e magia in Lucania, in “Tempi Moderni dell’Economia, della Politica e della Cultura”, 1, fasc. 2, pp. 74-78. Id. (1959), Sud e magia, Feltrinelli, Milano. Di Nola A. M. (2017), Lezioni dall’obitorio. Saggi di antropologia medica ed etnopsichiatria, a cura di Ireneo Bellotta e Giovanni Pizza, Quaderni di Rivista Abruzzese, Lanciano. Gallini Clara (2008), Introduzione, in Ernesto de Martino, Ricerca sui guaritori e la loro clientela, a cura di Adelina Talamonti, Argo, Lecce, pp. 7-38. Gramsci Antonio - Tatiana Schucht (1999), Lettere 1926-1935, a cura di Aldo Natoli e Chiara Daniele, Einaudi, Torino. Palumbo Berardino (2017), L’occhio del re, in “Nostos”, 2, pp. 137-191; nuova versione in Berardino Palumbo, Lo strabismo della Dea. Antropologia, accademia e società in Italia, cap. 5, Edizioni Museo Pasqualino, Palermo, 2018, pp. 207-244. Pizza Giovanni (2013), Due significativi contributi con gli inediti demartiniani sui guaritori lucani e sul tarantismo salentino, in “AM. Rivista della Società italiana di antropologia medica”, 35-36, pp. 491-494. Id. (2015), Il tarantismo oggi. Antropologia, politica, cultura, Carocci, Roma. Id. (2018), Finestre, muri, vetri. Archivi e antropologia, in “Lares”, 1, a. 84, pp. 165-181. Seppilli Tullio (2008), Scritti di antropologia culturale, 2 voll., a cura di Massimiliano Minelli e Cristina Papa, Olschki, Firenze. Servadio Emilio (1959), Le oscure vie della guarigione, in “Rivista di Psicanalisi” anno V, fasc. II, pp. 149-164. Talamonti Adelina (2017), Il lato oscuro degli uomini e delle cose, in “Nostos” 2, pp. 61-70.
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