C O L L A N A
Albert Ciccone
D I P S I C O T E R A P I A E
La psicoanalisi
a prova di bambino a cura di Mirella Baldassarre
P S I C O A N A L I S I
Alpes Italia srl - Via Romagnosi, 3 - 00196 Roma tel./fax 06-39738315 – e-mail: info@alpesitalia.it – www.alpesitalia.it
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I Edizione, 2019 Originally published in France as: DUNOD Editeur, S.A., Foreign Language Publishing Agreement La psychanaliyse à l’épreuve du bébé by Albert Ciccone © 2014 Dunod, Paris for the second edition
Albert Ciccone, Psicologo Psicoanalista, Professore di Psicopatologia e Psicologia clinica all’Università Lumière Lyon 2 (Francia). Le sue opere edite da Dunod sono: L’observation clinique (1998), Naissance à la vie psychique (avec M. Lhopital, 2001), Psychanalyse du lien tyrannique (2003), Le bébé et le temps (co-dir con D. Mellier, 2007), Honte, culpabilité et traumatisme (con A. Ferrant, 2009), La transmission psychique inconsciente (ed. 2012), La part bébé du soi (2012), La violence dans le soin (2014).
In copertina: Madame Roulin et son bébé Marcelle di Vincent Van Gogh (1853-1890) New York, The Metropolitan Museum of Art ©The Metropolitan Museum of Art, Dist. RMN/image of the MMA.
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INDICE Presentazione di Mirella Baldassarre.............................................................. XI Introduzione.................................................................................................... XV
Parte prima A partire dal bebè: costruire modelli di cura psichica
Capitolo 1 - L’arcaico, il bebè e l’infantile.......................................... 3 Il bambino sempre vivente in sé................................................... 3 L’infantile nella psicoanalisi.................................................. 3 L’infantile e la sofferenza: angoscia e onnipotenza................... 4 Le esperienze precoci, i loro effetti e i loro destini........................ 6 Il bebè nella genitorialità...................................................... 7 Le esperienze del bebè e la psicopatologia................................ 8
Capitolo 2 - Conoscenza del bebè e modelli della cura psichica....... 11 Esperienze con i bebè e pratiche della cura psichica..................... 11 Conoscenza del bebè e teorie della cura psichica.......................... 13 Il modello dell’incontro......................................................... 13 Il modello dell’integrazione pulsionale.................................... 15 Il modello della rianimazione psichica................................... 16 Il modello della consolazione.................................................. 16
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La psicoanalisi a prova di bambino
Parte seconda Osservazioni del bebè: metodologia della pratica clinica
Capitolo 3 - Osservazione del bebè nel campo della psicoanalisi..... 21 Il metodo di osservazione attentiva dei bebè secondo Esther Bick e Martha Harris........................................... 22 Altri contesti................................................................................ 25 L’osservazione delle interazioni genitore-bebè (comportamentali, affettive, fantasmatiche)............................ 25 L’osservazione secondo Emmi Pickler..................................... 27
Capitolo 4 - L’osservazione nelle sue pratiche................................... 29 L’osservazione clinica: un metodo euristico.................................. 29 Esigenze dell’osservazione clinica................................................. 30 Tutto il lavoro di interpretazione come quello di ricerca clinica deve partire dalla clinica...................................................... 30 La clinica non deve essere sovrainterpretata............................. 30 L’osservazione clinica non riguarda la realtà psichica in sé, ma i suoi effetti................................... 31 Il dispositivo e i suoi effetti devono essere considerati nell’osservazione e nel lavoro clinico....................................... 32 Possiamo fare una ricerca a partire da una monografia, dallo studio di un caso................................. 33 L’osservazione clinica contiene dei limiti di cui dobbiamo tener conto........................................................................... 34 Osservazione del bambino e dispositivo clinico: un esempio........ 36 Interesse dello scritto nelle metodologie cliniche.......................... 37 Conclusioni................................................................................. 40
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Indice
Capitolo 5 - Fondamenti della posizione clinica............................... 41 Evoluzione dei modelli della cura psicoanalitica........................... 41 Il lavoro di contenimento e di trasformazione......................... 41 L’intersoggettività come luogo dell’analisi................................ 42 Alcuni principi alle fondamenta della posizione clinica................ 44 La posizione clinica soggettiva si appoggia prima di tutto su un setting interno e non su un setting esterno...................... 44 La posizione clinica si basa su un lavoro del pensiero, in cui la parola non è la rappresentante esclusiva..................... 45 Il lavoro clinico si basa sull’impegno, l’implicazione................ 46 Il lavoro clinico si basa sull’elaborazione del contro-transfert.... 47 Tutto ciò che il paziente mostra o dice parla di lui ed è indirizzato al clinico........................... 49 Gli oggetti reali e lo spazio sono dei luoghi di proiezione potenziale degli oggetti interni e del corpo........... 49 Il sapere è messo in sospeso..................................................... 50 Non c’è mai una contro-indicazione alla cura psichica............ 51 Conclusioni................................................................................. 52
Parte terza Lo sviluppo psichico del bebè, le sue implicazioni nei modelli di cura
Capitolo 6 - Percezione e intersoggettività alle origini del pensiero.. 55 Percezione ed emergenza della vita psichica.................................. 55 La percezione è una costruzione............................................. 55 La percezione è uno dei fondamenti della realtà psichica......... 57 La percezione è limitata per cogliere il mondo......................... 61 Mondo psichico e mondo quantico: qualche metafora.............. 62 Soggettivazione e condivisione intersoggettiva di esperienze......... 64 L’intersoggettività nella psicoanalisi........................................ 64
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La psicoanalisi a prova di bambino La funzione riflessiva, una funzione attiva............................. 66 Anche il bebè è attivo............................................................ 67 Condivisione di esperienze nei modelli cognitivisti, dello sviluppo e interazionisti...................................................................... 68 Indici di intersoggettività nel bebè.......................................... 69 Alcuni problemi della condivisione intersoggettiva di esperienze......................................................................... 71 I pensieri emergenti..................................................................... 71 Un punto di congiunzione tra percezione e intersoggettività: lo sguardo mutuale...................................................................... 74 Lo sguardo mutuale specifico dell’umano................................ 74 Lo sguardo tra genitore e bambino: uno specchio..................... 74 Lo sguardo del genitore sul bebè............................................. 75 La condivisione dello sguardo alle origini dell’intersoggettività................................................... 76 Lo sguardo e la riparazione delle discontinuità........................ 78
Capitolo 7 - Alle origini del ludico...................................................... 81 Gioco, pulsione e affetto.............................................................. 81 Gioco, realtà e alterità.................................................................. 84 Nascita del gioco......................................................................... 86 I giochi primitivi.................................................................. 86 L’emergere del ludico nelle interazioni precoci......................... 87
Capitolo 8 - Condivisione affettiva e implicazione ritmica nella cura
psichica............................................................................. 93
La condivisione dell’affetto come paradigma della cura psichica... 93 Il contro-transfert al centro della condivisione affettiva................ 95 La ritmicità nell’esperienza della cura........................................... 98 L’implicazione ritmica della genitorialità nella cura (secondo D. Thouret).................................................................. 101 Il transfert ludico (secondo S. Resnik)......................................... 103
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Indice
Parte quarta La famiglia, la genitorialità esterna e interna
Capitolo 9 - Sfide della genitorialità.
Il bambino nell’economia narcisistica ed edipica.......... 107
Missione del neonato: continuità narcisistica e riparazione.......... 107 Continuità narcisistica.......................................................... 108 Riparazione della storia genitoriale........................................ 108 La genitorialità portatrice di violenza........................................... 109 La delusione relativa alle attese narcisistiche........................... 110 La rivalità narcisistica.......................................................... 112 Genitorialità e trasgressione................................................... 113 Esigenza del lavoro imposto dall’odio..................................... 113 Eredità fantasmatica.................................................................... 115 Fantasma di trasmissione............................................................. 117 Genitorialità e conferma della filiazione................................. 118 Genitorialità e scagionamento dei desideri colpevoli................ 119 Filiazione traumatica: esempio della clinica dell’handicap....... 121 Definizione del fantasma di trasmissione................................ 122 La ripetizione della storia infantile............................................... 123 Ripetizione e denuncia.......................................................... 123 Logiche della ripetizione........................................................ 125
Capitolo 10 - La funzione paterna: nuove prospettive .................... 129 Posto del padre e della madre....................................................... 129 La funzione paterna di appoggio.................................................. 131 La funzione pontica del padre...................................................... 135 Funzioni genitoriali e coppia....................................................... 137 Funzioni genitoriali interne e bisessualità psichica. Il tono come legame d’interiorizzazione ..................................... 139
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La psicoanalisi a prova di bambino Funzione paterna e continuità delle esperienze............................. 141 Funzione paterna e modulazione della presenza........................... 142 Conclusioni................................................................................. 143
Capitolo 11 - Bisessualità, bisensualità, bigenitorialità
e bigenerazionalità psichiche ..................................... 145
La bisensualità o bisessualità psichica primaria............................. 146 La bigenitorialità psichica............................................................ 150 La bigenerazionalità psichica........................................................ 152
Parte quinta Clinica delle parti bambine del Sé
Capitolo 12 - Lettura delle scene corporee........................................ 157 Qualche esempio di teatralizzazione (messa in scena) corporea e comportamentale negli stati autistici......................................... 159 Interiorizzazione di un’esperienza contenitiva e bisessuale primaria 159 Articolazione degli opposti sensuali ed emergere del linguaggio. 161 Difese contro le esperienze di separazione o di individuazione..... 163 Fallimento nell’integrazione di un oggetto-supporto................. 164 Messa in scena degli stati depressivi e creazione di un genitore consolatore........................................................... 165 Lettura dell’autolesionismo.......................................................... 168 Trovare un limite al sentimento di esistere, un appagamento alle tensioni interne..................................................................... 168 Dare una versione corporea ai traumi psichici......................... 169 Attacco all’oggetto persecutore................................................ 170 Conservare l’oggetto e la parte del corpo che gli è attaccata....... 170 Inscrivere una traccia dell’oggetto sul corpo............................. 171 Drammatizzare il rapporto con gli oggetti primari.................. 172 Vendicarsi di un oggetto insoddisfacente................................. 172
VIII
Indice Costruire delle sensazioni «dure»............................................ 174 Appropriarsi del proprio corpo............................................... 174
Capitolo 13 - Il bambino in ogni paziente........................................ 177 L’emergere degli aspetti del sé bambino........................................ 178 Esempi clinici di adulti ordinari................................................. 178 Esempio: la clinica degli stati al limite................................... 179 Esempio: la clinica del trauma.................................................. 183 Parallelismi adulti/bambini.......................................................... 187 Sofferenze e difese comuni.......................................................... 187 Psicopatologie comuni........................................................... 190 Parti bambine nel lavoro del sogno o di rêverie............................ 195 Sogni che traducono reazioni alla separazione......................... 195 Le rêverie mostrano che le parti bambine riconnettono il presente e il passato......................................... 197 La genitorialità e le parti bambine................................................ 198 Risveglio del bambino sofferente nel genitore............................... 198 Transfert degli aspetti neonatali su un gruppo e richiamo a una funzione genitoriale.................................................... 202 Passaggio da una genitorialità aritmica a una genitorialità integrativa.................................................. 212
Bibliografia ........................................................................................ 217
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Presentazione Il lavoro terapeutico e di ricerca che Albert Ciccone svolge da anni presso l’Università di Lyon 2, rivela un’ampia profondità, in questo libro, nel tracciare lo sviluppo della soggettività infantile che senza l’interazione con la soggettività dell’adulto, che provvede alle sue cure, non sarebbe in grado di sviluppare ed esprimere le proprie potenzialità genetiche, oltre al fatto di non poter iscrivere nel mentale, quindi decodificare le sensazioni corporee che sperimenta, e costruire il proprio mondo intrapsichico, l’immaginario, attivando l’apertura dello spazio psichico, lo sviluppo della rappresentazione, la creatività dei processi di pensiero, fino alle capacità simboliche. La psicoanalisi, a partire dal suo fondatore, Sigmund Freud, evidenzia il ruolo ricoperto dalle esperienze affettive infantili, quale fonte di elementi strutturanti l’apparato psichico e contemporaneamente sorgente di origine di molte manifestazioni psicopatologiche a causa dei conflitti che possono insorgere dalle dinamiche interne. Riprendendo gli elementi di base della psicoanalisi, e alla luce delle ricerche effettuate dalla psicologia dello sviluppo, Ciccone traccia un viaggio affascinante che dall’intrapsichico arriva alla relazione esterna con l’altro, con cui già il neonato deve confrontarsi a partire dai genitori. Ecco che il neonato non è più considerato un estraneo nel mondo ma immediatamente inserito nella coppia, nel sistema famiglia, genitori, coppia, fratelli, parenti. L’intento dell’autore in questo libro è quello che, a partire dalla conoscenza della vita psichica del soggetto, dei processi mentali che ne presiedono l’attività di pensiero, e quindi i differenti livelli di mentalizzazione a cui ciascun individuo in seguito perviene, si arriva alla cura del soggetto sofferente: bambino, adolescente, adulto, famiglia. In tal senso l’approccio e la conoscenza non implica solo lo psichismo individuale, ma coinvolge anche quello interno dei genitori, il mondo relazionale, il contesto culturale a cui è confrontato il soggetto, l’ambiente di vita. Tenendo presente che la sofferenza psichica dell’adulto, evidenzia Ciccone, è legata al bambino sofferente, ai suoi aspetti-bambino della personalità. Seguendo quest’ottica l’attenzione clinica coinvolge non solo le esperienze soggettive, le emozioni, la qualità dei legami sperimentati, ma ingloba le funzioni svolte dal ruolo genitoriale. La pratica clinica psicoterapeutica con i bambini, la conoscenza del loro sviluppo evolutivo, si rivelano un contributo notevole alla teoria e alla pratica psicoanalitica, apportando ulteriore chiarezza alla conoscenza. Attraverso l’analisi delle manifestazioni psicopatologiche, esplodono i conflitti profondi, emergono le dinamiche intrapsichiche, e l’organizzazioXI
La psicoanalisi a prova di bambino ne fantasmatica, senza trascurare il mondo relazionale affettivo del soggetto e l’impatto che esercita su di lui, fin da neonato e come le componenti bio-psico-sociali interagiscono tra loro. Scrive Ciccone: “La psicoanalisi è così messa alla prova delle conoscenze del bambino. Si tratta in qualche modo di trasferire il divano a casa del bambino, oggetto di saperi in campi largamente diversi da quello della psicoanalisi …”. Naturalmente anni di esperienze cliniche e di ricerca con i neonati, bambini nella prima infanzia e bambini con i loro genitori, allargano il campo della conoscenza che avanza grazie all’acquisizione di nuovi aspetti dell’evoluzione psichica, validati sempre più dalle scoperte delle neuroscienze. È la prima infanzia, soprattutto le esperienze precoci, “quelle del bambino che rimane vivo all’interno di ciascuno”, che devono essere tenute in considerazione nell’affrontare la cura. Intento, quello dell’autore, è proprio rilevare e affrontare l’importanza delle esperienze primitive, arcaiche, oltre a quelle edipiche considerate dalla psicoanalisi, non solo quale partecipazione alla costruzione delle basi psichiche, ma quale eventuale fonte della sofferenza dell’individuo. Aspetto che del resto anche gli psicoanalisti di formazione kleiniana e post-kleiniana, considerano: dai processi psichici più arcaici alle comunicazioni primitive (Ciccone e Lhopital, 2001). Il lavoro analitico viene indirizzato a “circoscrivere” le zone della soggettività che riguardano il bambino che il soggetto porta in sé. In questa ottica ne risentiranno sia l’ascolto che l’osservazione psicoanalitica che deve poter scoprire un punto di equilibrio tra ascolto e osservazione dei vari aspetti presenti nella personalità individuale: aspetti infantili, di bambino, di adolescente, di adulto. Tesi che l’autore approfondisce operandosi a riflettere sul seguente quesito: quando il passato esprime i suoi vissuti, soprattutto quelli che sono fonte di sofferenza, è bene riflettere su chi si sta esprimendo: il bebè, il bambino, l’adolescente o l’adulto, evitando in questo modo di applicare una selezione limitante alla complessità dei differenti aspetti emotivi ed evolutivi che compongono la personalità: rilevando come conflitti di natura edipica e narcisistica si mescolino. A tale riguardo l’osservazione e la metaforizzazione, trattate negli ultimi due capitoli, evidenziano l’attenzione ai livelli arcaici delle forme espressive e di comunicazione. Anche “l’incontro”, cioè la relazione che si viene a strutturare tra genitori e bambino, viene rivisitata in profondità al fine di rilevare la costruzione del mondo interno, poi la maturazione dello sviluppo psichico, attraverso il percorso di crescita evolutiva, sulla quale l’influenza delle funzioni psichiche genitoriali è determinante. Ciccone evidenzia come lo sviluppo del bambino e la crescita della genitorialità vadano di pari passo, si realizzano
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Presentazione
attraverso la creazione della relazione, del legame che l’esperienza affettiva struttura e che muove l’attività di rappresentazione, alimentando l’immaginario, sviluppando un funzionamento psichico maturo, nutrito dalla soggettività genitoriale. A questo proposito l’attenzione che Ciccone dà all’analisi della funzione paterna, libera quest’ultima dai limiti che finora ha ricevuto. Nel capitolo 11, vengono affrontate la bisessualità, la bigenitorialità e in ultimo la bigenitorialità psichica. Partendo dal sessuale e poi il bisessuale in senso ampio, la riflessione verte non solo sulla bisessualità biologica che appartiene all’essere umano, ma l’attenzione viene focalizzata sugli aspetti primari, appartenenti alle esperienze soggettive, definite dall’autore “sessuale psichico primario”, il cui livello bisessuale viene chiamato “bisessualità psichica”. Già Freud (1887-1902) avanzava la tesi della bisessualità seguendo l’ottica biologica, influenzato da Fliess, secondo il quale la bisessualità era biologica, appoggiandola a un conflitto esistente in ciascun individuo tra tendenze maschili e femminili. Freud dubiterà di una tale ipotesi, in quanto afferma di interessarsi agli aspetti psichici della bisessualità biologica (1887-1902). Si avvia alla concezione di una bisessualità pulsionale. La bisensualità o bisessualità psichica primaria che riguarda la sensorialità, la sessualità, le emozioni, viene ripresa e approfondita da Ciccone, attento allo sviluppo precoce della sessualità arcaica del mondo infantile, senza trascurare le origini di tali studi (Tustin, Houzel). L’esperienza del molle e del duro, riporta all’unione bocca-capezzolo, in cui il bambino sperimenta vulnerabilità e contenimento. “Poco a poco”, scrive Ciccone, “grazie all’attenzione, alla comprensione degli oggetti nel suo ambiente, il bambino riconosce i suoi vissuti … può tollerarli e articolarli nel suo mondo interiore. Tutto ciò sfugge alla coscienza e si opera nell’intimità delle relazioni intersoggettive”. Lo svolgimento all’esterno delle funzioni genitoriali, materne e paterne, sono in realtà funzioni psichiche tra genitori e l’interno di ciascuno. Per lo sviluppo del proprio mondo interno e poi poter “comunicare” nel mondo, il bambino deve sperimentare la sensazione profonda di essere tenuto nell’involucro materno però, allo stesso tempo, sorretto dalla colonna vertebrale paterna. Aspetti differenziati che nella loro articolazione, costituiscono l’appoggio sicuro su cui il bambino troverà il polo di orientamento. Il profondo contenuto di questo libro, teorico e clinico, nell’affrontare il costituirsi del mondo interno, suscita l’interesse degli operatori della salute mentale, che operano nei diversi ruoli, perché apre il cammino alla riflessione sulle esperienze precoci che conducono al costituirsi della vita psichica.
XIII
La psicoanalisi a prova di bambino Il C.I.D.P. (Centro Italiano Disturbi di Personalità, Roma-Padova) da tempo rivolge l’attenzione alle esperienze di ricerca, osservazione clinica, sempre più avanzate, per il riflesso esercitato sull’apertura di nuove frontiere nel trattamento terapeutico dei bambini, condiviso con i genitori, e precocemente consente di intervenire, evitando le difficoltà allo sviluppo della vita mentale. Un ringraziamento speciale alla dott.ssa Elisabetta Nalon, Responsabile C.I.D.P. sede di Padova, che ha provveduto alla traduzione, alla prof.ssa Elisabetta Negroni, Docente esperta di inclusione, che non si è risparmiata nella rilettura, all’editore Roberto Ciarlantini, ALPES Roma, che ha accolto con entusiasmo la mia proposta di inserire nella collana di psicoterapia psicoanalitica, da me diretta, il pregevole lavoro di Albert Ciccone. Dott.ssa Mirella Baldassarre Direttore C.I.D.P. Roma e Padova Vice Direttore IREP Roma e Padova
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Introduzione L’interrogativo principale di questo libro è rivolto ai contributi sulla conoscenza del bambino: teoria, pratica psicoanalitica e cura psichica in generale, di tutti i pazienti, qualsiasi siano (bambini, adolescenti, adulti, gruppi, famiglie). La conoscenza del bambino riguarda la conoscenza della sua vita psichica, emozionale, relazionale, così come delle condizioni del suo sviluppo, degli aspetti o delle qualità della genitorialità mobilitati da e per il suo sviluppo psichico. Possiamo identificare tre tematiche in questo lavoro. La prima è come evidenziare la portata formativa dell’esperienza acquisita con i bambini e i loro genitori, per la pratica clinica e per la sua teorizzazione. La seconda problematica consiste nel definire, circoscrivere i contorni degli aspetti-bambino in ogni personalità, e nel sottolineare il modo in cui la più profonda sofferenza umana riguarda essenzialmente questi versanti nel momento in cui la cura psichica consiste in parte essenziale nella loro presa in carico. Una terza problematica, infine, riguarda la precisione delle condizioni di sviluppo del bambino, della natura delle esperienze intersoggettive coinvolte, delle caratteristiche delle funzioni genitoriali psichiche mobilitate, al fine di rendere conto di ciò che è essenziale per ogni crescita psichica, specialmente nei contesti della cura psicoanalitica. A partire dal bambino, sono i fondamenti della pratica clinica e della posizione clinica che vengono interrogati, chiariti, specificati. Una prima tesi sviluppata in questo libro consiste nell’affermare che la conoscenza del bambino e l’esperienza con i bambini sono un contributo considerevole alla teoria e alla pratica della psicoanalisi. L’approccio del bambino e della prima infanzia è formativo per tutti gli psicoanalisti e professionisti della cura psichica. L’osservazione e la conoscenza delle condizioni di sviluppo del bambino permettono di costruire dei modelli pertinenti di cura psichica, di ciò che cura nella cura. La psicoanalisi è così messa alla prova dalle conoscenze sul bambino. Si tratta in qualche modo di trasferire il divano a casa del bambino, oggetto di saperi in campi largamente diversi da quelli della psicoanalisi, e di apprezzare le mutazioni che questi saperi, così come l’approccio reale dei bambini, hanno imposto o permesso riguardo alle pratiche psicoanalitiche e alle loro teorizzazioni. Le mutazioni nelle teorie della cura psichica e della cura psicoanalitica, provengono in effetti, in modo particolare, dall’esperienza clinica con i bambini, i bambini piccoli, e con i neonati. Certi aspetti essenziali della XV
La psicoanalisi a prova di bambino sofferenza umana, come del funzionamento della personalità di qualsiasi soggetto, tali aspetti primitivi, arcaici, sono presi in considerazione dai professionisti, psicoterapeuti, psicoanalisti che hanno esperienza nell’approccio ai bambini. L’osservazione dei bambini, con le particolari metodologie che l’organizzano, si propone anche come uno dei paradigmi del metodo clinico psicoanalitico. L’osservazione è un tempo essenziale della psicoanalisi e della pratica clinica, come vedremo. L’esperienza con i bambini quindi concerne, mobilita, assicura i fondamenti della posizione clinica, ed è utile ad ogni professionista, qualunque sia l’oggetto della sua pratica, a partire dall’idea che la cura consiste sempre nell’entrare in contatto con gli aspetti più infantili ed arcaici della sofferenza psichica. Questo introduce alla seconda problematica di questo libro, che consiste nel sottolineare ed illustrare il modo in cui la sofferenza psichica, la più intollerabile, la più violenta, la più disorganizzante, riguarda evidentemente gli aspetti infantili del soggetto, ma concerne fondamentalmente gli aspetti della prima infanzia. Si tratterà dunque di definire a cosa corrispondono questi aspetti del bambino, di capire come si possa osservarli, intenderli, “curarli”. L’essenziale della cura psichica, se si rivolge agli aspetti infantili, si rivolge particolarmente agli aspetti della prima infanzia. Lo psicanalista, il professionista, dovrà prendere contatto con il bambino all’interno del paziente, per tentare di trasformare il dolore. Freud aveva ovviamente insistito sul posto dell’infantile nella psicoanalisi. “Rigorosamente parlando (…) merita di essere riconosciuto psicoanalitico soltanto lo sforzo analitico che è riuscito a togliere l’amnesia che nasconde all’adulto la conoscenza dell’inizio della sua vita infantile (cioè il periodo che va dal secondo al sesto anno di vita). Non lo si dirà mai abbastanza forte e non lo si ripeterà mai abbastanza spesso tra gli psicoanalisti. (…) Mettere l’accento sull’importanza delle prime esperienze vissute non significa sottovalutare l’influenza delle esperienze più tardive; ma le impressioni della vita che avvengono dopo, parlano abbastanza fortemente nell’analisi, attraverso la bocca (del paziente), mentre spetta allo (psicoanalista) alzare la voce a favore del diritto dell’infanzia” (Freud, 1919a, p. 223).
Questo promemoria di Freud insiste sulla necessità di analizzare le esperienze infantili, ritornando indietro fino al secondo anno di vita … Io sosterrò qui, come numerosi altri psicoanalisti, l’utilità e la necessità di tenere conto, di comprendere, di provare a rappresentarsi le esperienze precoci, infantili e arcaiche, quelle della prima infanzia, quelle del bambino che rimane vivo all’interno di ciascuno. È a questi aspetti che si rivolge prioritariamente XVI
Introduzione
la cura psichica, perché sono le sofferenze in queste aree della soggettività che, quando ritornano, sono le più dolorose e assillanti. René Roussillon (2007b), per esempio, ha anche sottolineato la necessità di aggiungere, nella psicoanalisi, al riferimento classico all’infantile edipico, il riferimento alle esperienze primitive. Questo libro ha l’intenzione di partecipare a questa impresa e a questa esigenza. Bisogna tuttavia ricordare che numerosi psicoanalisti, da parecchie generazioni, lavorano già in questa direzione. Questo è il caso in particolare degli psicoanalisti di filiazione o di cultura kleiniana o post kleiniana, che hanno la consuetudine di chiarire le aree e i processi psichici più arcaici, le comunicazioni più primitive (cf. Ciccone e Lhopital, 2001), questo fin dagli studi originali di Mélanie Klein sui periodi precoci dello sviluppo psichico, le qualità emozionali dello stato primario della psiche umana, così come i loro effetti e manifestazioni nel funzionamento psichico e la psicopatologia (cf. Klein, 1932, 1950, 1955-1963; Klein et al., 1937, 1952). Mélanie Klein, ricordiamolo, ha lavorato con bambini molto piccoli (1926, 1932), ha osservato dei bambini e ha commentato le osservazioni sui bambini (1952ab), e gli analisti che sono sensibili agli aspetti-bambino dei loro pazienti hanno evidenziato, per la maggior parte, l’esperienza del bambino reale1. Per citare qualcuno di questi psicoanalisti, tra i più illustri, sappiamo come Winnicott (1958, 1971, 1989) per esempio, prendeva in considerazione e cercava il contatto con gli aspetti infantili precoci, le sofferenze del neonato, promuoveva la regressione ed era sensibile ai processi che caratterizzavano in ogni paziente lo sviluppo precoce, quali la transizionalità, l’emergere del sé, vero o falso. Bion (1962b, 1965, 1967, 1974-1977), altro esempio, ha sempre preso in considerazione i processi arcaici, gli aspetti bambino; si interessava ai processi di crescita psichica, di trasformazione nella situazione analitica a partire dalle caratteristiche proprie della relazione del neonato col seno “pensante”; egli considerava l’analisi come un vero nutrimento psichico. Herbert Rosenfeld (1965, 1987), in particolare nel suo lavoro con la psicosi, ha sempre mostrato e spesso enunciato la necessaria empatia con gli aspetti-bambino, e illustrato la necessaria regressione alle posizioni psichiche precoci. Donald Meltzer (1967, 1972, 1986, 1992; Meltzer e Williams, 1988) ha sempre chiarito il mondo emozionale del bambino in ciascuno, ricostruito le esperienze o le storie di bambino dei suoi pazienti, considerato l’attività dei fantasmi di bambino riguardo al corpo della madre, degli oggetti interni primari, e descritto la maniera in cui certe esperienze di bambino (come “l’impatto 1 La conoscenza dei bambini piccoli e l’esperienza reale con loro, era tale per Mélanie Klein, che ella stessa ha precisato molto tempo fa, in dettaglio e in modo sempre pertinente e totalmente all’avanguardia per il suo tempo, il modo in cui gli adulti in generale e i genitori in particolare devono considerare i bambini piccoli, di cui se ne devono occupare, allevarli (cf. Klein, 1936).
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La psicoanalisi a prova di bambino estetico” del mondo) si ritrovano lungo tutta la vita e in ogni analisi. Il lavoro di Salomon Resnik (1973, 1984, 1986, 1999ab) ha sempre preso in conto in modo particolare le comunicazioni primitive, preverbali, i processi primitivi nella psicosi. Anche Hanna Segal (1981) chiariva i processi primitivi nella psicosi come nella creazione. Frances Tustin (1981, 1986, 1990) ha messo in evidenza gli aspetti primitivi autistici in ogni personalità, lo stesso nella nevrosi, in quanto questi aspetti sono legati ai traumatismi precoci. Margaret Little (1986) mostrava in modo notevole la sua capacità di entrare in contatto con gli aspetti-bambino, arcaici, simbiotici, dei pazienti, corrispondenti a quelli che lei chiama “l’unità di base”. David Rosenfeld (1992, 2006), per dare ancora un esempio di uno psicoanalista contemporaneo, mette al centro del suo lavoro il chiarimento delle relazioni d’oggetto arcaiche, dei fantasmi del bambino, dei suoi vissuti, delle difese e nuclei autistici negli stati psicotici, come nella tossicomania, i disturbi psicosomatici, etc. Potremmo dare ancora una moltitudine di altri esempi. Si tratterà quindi di considerare il posto e gli effetti degli aspetti-bambino, di definire e circoscrivere le zone della soggettività che riguardano il bambino dentro al soggetto. Gli aspetti-bambino sono contenuti nell’infantile, sono un caso particolare dell’infantile, e ricoprono l’arcaico, l’originario, il primario, traboccando. L’ascolto e l’osservazione psicoanalitica dovranno trovare un punto di equilibrio tra l’ascolto e l’osservazione degli aspetti infantili, degli aspetti-bambino, e degli aspetti adulti o adolescenziali. È essenziale domandarsi sempre chi parla, quando un paziente si esprime; in particolare quando formula il vissuto di un dolore, di una sofferenza, o quando testimonia delle sue modalità per difendersene: chi parla? Il bambino, il bebè, l’adolescente, l’adulto? Uno stesso punto di equilibrio concerne l’ascolto dei conflitti narcisistici e edipici, sempre intrecciati. L’attenzione privilegiata portata ad un aspetto, non dispensa evidentemente di prendere in considerazione gli altri. L’ascolto privilegiato del bambino all’interno del paziente non significa che dobbiamo ignorare gli altri aspetti o gli altri riferimenti. Ma si può pensare che un’analisi non sia mai soddisfacente, che una comprensione non sia mai sufficiente, che una pacificazione non sia mai durevole, finché non abbiamo sentito, preso in considerazione, esplorato, gli aspetti-bambino sempre vivi in ogni paziente. Questo presuppone evidentemente che il professionista, l’analista abbia potuto sufficientemente esplorare lui stesso questi aspetti in se stesso, e che possa prendere contatto con il bambino in sé per poter sentire e capire il bambino che si manifesta nei suoi pazienti. Ricordiamoci, e lo preciseremo, che per creare un modello, come per ogni interpretazione, c’è ogni volta una costruzione, e consiste sempre, inoltre, nel metaforizzare gli elementi osservati (Ciccone, 1998a): lo stesso
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procedimento avviene per l’individuazione degli aspetti-bambino. Il paziente che “racconta” le proprie esperienze di bambino lo fa perché qualcuno “ascolta” quello che dice o ne parla come fossero esperienze soggettive, emozionali di bambino. La costruzione è addirittura una co-costruzione. Si tratterà pertanto, nel lavoro clinico, di osservare e di intendere i livelli più arcaici, più primitivi delle comunicazioni, delle espressioni, e di formulare il loro contenuto potenziale (per se stesso o per restituire all’altro, eventualmente) in modo metaforico, o indicando il valore metaforico del messaggio così come viene espresso, indirizzato; messaggio che è infiltrato da esperienze primitive o che parla metaforicamente di esperienze o di vissuti-bambino. Vedremo numerose illustrazioni di un tale lavoro d’osservazione e di metaforizzazione, in particolare negli ultimi due capitoli, destinati interamente alla clinica degli aspetti-bambino. Una terza problematica di questo libro consiste nel precisare certe condizioni dello sviluppo psichico del bambino, con l’idea che queste precisazioni chiariscano tutti i processi di crescita psichica, e in particolare quelli generati dalla cura psicoanalitica. Questo chiarimento è utile soprattutto circa gli aspetti intersoggettivi della nascita e dello sviluppo della vita psichica, e per le caratteristiche fondamentali delle posizioni o funzioni psichiche genitoriali. Lo sviluppo del bambino e la crescita della genitorialità vanno di pari passo. Si realizzano nelle zone intersoggettive dell’incontro, del legame, dell’esperienza. L’attenzione alle condizioni di sviluppo del bambino rivela e permette di descrivere, le caratteristiche fondamentali delle funzioni genitoriali, esterne ed interne, del genitore come del professionista. Possiamo dire che l’attenzione al bambino, proprio come la pratica della cura psichica, impegnano sempre la genitorialità interna. Certi aspetti ambientali, inter-soggettivi e intra-soggettivi, relativi allo sviluppo del bambino e al funzionamento psichico di ciascuno saranno così, precisati. Avanzerò, in particolare, delle proposte concernenti la funzione paterna, di cui la rappresentazione mi sembra debba essere rinnovata, perché soffre di una concezione limitata, riduttrice nella teoria psicoanalitica corrente. Proporrò le nozioni di “bisensualità psichica”, per descrivere la bisessualità nelle sue forme primarie, e di “biparentalità psichica”. La biparentalità interna emerge dall’articolazione della bisensualità poi bissessualità psichiche. Bisensualità, bissessualità e biparentalità si combinano inoltre a quello che nominerò come la “bigenerazionalità psichica”, per descrivere la distinzione e l’articolazione degli aspetti e prerogative adulti del sé e delle parti infantili e bambino. Possiamo dire che una parentalità creatrice supponga l’integrazione degli elementi della bisessualità, della biparentalità e della bigenerazionalità psichiche.
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La psicoanalisi a prova di bambino La parentalità integrata in ciascuno dei genitori e implicata nel ritmo del bambino, assicurerà le condizioni di uno sviluppo sicuro, armonioso, del mondo interno del bambino e della sua propria genitorialità. Una tale genitorialità al servizio dello sviluppo, riguarda sia i genitori che i professionisti, le famiglie, i gruppi, le istituzioni. La cura psichica consiste così nella sua essenza, nello sviluppare una genitorialità strutturante che si prenda cura degli aspetti infantili e bambino dei pazienti. L’osservazione recente di una paziente illustra molto bene e riassume l’insieme di questi punti. La paziente si accomoda sul divano e dice di essere molto stanca, come se portasse qualcosa di pesante. È in vena di piangere, dice di non avere “appoggio”, di trovarsi in una grande solitudine. Poi piange. Io dico qualche parola empatica sulla pesantezza di quello che porta e deposita qui. Dopo un momento di silenzio, la paziente enuncia: “Vuole che le dica cosa sto provando in questo ambiente? È l’atmosfera di una stanza con un bebé. Una stanza con molto calore … un orologio che batte il ritmo … era l’ambiente a casa di mia zia quand’ero bambina … e probabilmente anche quand’ero bebè”.
È inutile precisare che la temperatura del mio studio era, quel giorno, identica a quella di tutti i giorni, e che non c’era alcun tic tac di nessun orologio. Questa breve sequenza introduce ciò che sarà il cuore dello sviluppo di questo libro: descrive la sofferenza del bambino. L’ascolto, l’attenzione è indirizzata al bambino, dà “l’appoggio” che fa difetto al bambino perché possa ascoltarsi, provare le sue emozioni, depositare il suo dolore. Il ritorno dell’infantile riguarda il ritorno di vissuti infantili di sconforto, ma anche il ritorno all’ ”ambiente”, all’atmosfera di una vita familiare, all’attenzione genitoriale per il bambino, avvolgendo caldamente il bebè per assicurargli una sicurezza e un sentimento d’esistenza. L’attenzione, l’ambiente è ritmato da una temporalità strutturante, calmante. Potremmo dire che si tratta di un modello di un “momento di cura”, così come Stern parla dei “momenti di incontro” o dei “momenti presenti” (1997, 2003). Tornerò su tutti questi punti che riguardano la creazione di un modello del lavoro clinico, della cura psichica, psicoanalitica, a partire dall’esperienza del bambino. La prima parte di questo libro esplora il posto dell’infantile, delle esperienze precoci, definisce ciò che riguarda gli aspetti-bambino, precisa l’utilità dell’esperienza con i bambini, in particolare per comprendere la sofferenza nei suoi aspetti più profondi, e dà alcuni esempi della possibilità di creare un modello della cura psichica a partire dall’osservazione dei bambini e dei loro genitori. XX
Introduzione
La seconda parte mette in evidenza il valore euristico dell’osservazione clinica, di cui l’osservazione del bebè, con le metodologie che l’organizzano, può essere un modello. Precisa le esigenze dell’osservazione clinica e le logiche del suo metodo: evidenzia alcuni principi che sono i fondamenti della posizione clinica e del lavoro clinico in generale, la cui l’esperienza con i bambini e i bebè ha influenzato certi mutamenti, e che la pratica con i bebè mette in modo particolare sotto indagine. La terza parte torna sullo sviluppo psichico, la nascita del pensiero, insistendo sul posto dell’intersoggettività, del gioco, della ritmicità, per proporre un modello paradigmatico e trasversale della cura psichica, che poggia sulla condivisione di emozioni, l’implicazione ritmica dell’analista o del professionista, il più vicino possibile ai bisogni del paziente. La quarta parte è dedicata alla genitorialità, alle problematiche del suo sviluppo, a ciò che mobilita un bebè nei suoi genitori, all’eredità che loro gli impongono, agli effetti di ripetizione che la genitorialità produce. La funzione paterna, in particolare, viene considerata in un modo nuovo. La genitorialità, peraltro, è compresa come stato o qualità interna. Le funzioni materne e paterne sono esplorate nelle loro dimensioni di funzioni psichiche supportate dall’articolazione dei poli della bisessualità psichica e più primariamente della bisensualità psichica. Questa nozione di bisensualità psichica è evidenziata e messa in prospettiva con quelle di biparentalità e di bigenerazionalità psichiche. L’ultima parte, infine, tratta esclusivamente delle cliniche degli aspetti -bambino del sé. Illustra e mette in evidenza le modalità in cui si manifestano questi aspetti-bambino, come possiamo decodificarli, e metaforizzarli. I segni non verbali, corporali, sono oggetto di un’attenzione particolare e privilegiata di tale lavoro. Numerosi contesti clinici differenti vengono così messi alla prova da un ascolto e da una presa in conto degli aspetti-bambino, alla ricerca di una parentalità integrativa, strutturante, al servizio del loro sviluppo.
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