Introduzione
Carlo Di Berardino (a cura di)
SessualitĂ e consapevolezza Il trattamento del disturbo del desiderio sessuale
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© Copyright Alpes Italia srl - Via G. Romagnosi, 3 - 00196 Roma, tel./fax 06-39738315 I edizione, 2019 Carlo Di Berardino, psicologo, psicoterapeuta specializzato in terapia cognitivo comportamentale, didatta e supervisore AIAMC, coordinatore della commissione didattica, è teacher di Mindfulness e di MBSR, si occupa negli ultimi anni della sua applicazione in ambito clinico. Dirige il Centro di Psicologia Clinica, scuola di specializzazione in psicoterapia riconosciuta dal MIUR. Ha insegnato in diversi istituti come professore a contratto presso Facoltà di Psicologia delle Università di Chieti e de L’Aquila; autore di numerose pubblicazioni a carattere scientifico in particolare per la Franco Angeli e Mc Graw Hill, volumi riguardanti la gestione dei gruppi in ambito psichiatrico e riabilitativo, attualmente insegna presso il dipartimento di Psichiatria dell’Università di Genova.
TUTTI I DIRITTI RISERVATI Tutti i diritti letterari e artistici sono riservati. È vietata qualsiasi riproduzione, anche parziale, di quest’opera. Qualsiasi copia o riproduzione effettuata con qualsiasi procedimento (fotocopia, fotografia, microfilm, nastro magnetico, disco o altro) costituisce una contraffazione passibile delle pene previste dalla Legge 22 aprile 1941 n. 633 e successive modifiche sulla tutela dei diritti d’autore.
Dedicato a mia moglie Anna
Autori Alessandra Di Berardino, psicologa, psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale, Teacher Mindfulness, specializzata in terapia EMDR. Presidente dell’AIMY-Associazione Italiana Mindfulness Yoga di Pescara. Didatta dell’Associazione Italiana Analisi e Modificazione del Comportamento (AIAMC-http://www.aiamc.it ) presso la Scuola di Specializzazione in psicoterapia C.P.C. Centro di Psicologia Clinica di Pescara riconosciuta dal MIUR. Si è formata presso la scuola ASIPSE di Milano con la supervisione della D.ssa Anna Meneghelli, negli stessi anni ha collaborato anche con il Prof. Angelo Cocchi all’Associazione Cambiare la Rotta e Programma 2000 per l’individuazione e intervento precoce all’esordio delle psicosi c/o il Dipartimento di Salute Mentale dell’A.O. Ospedale Niguarda (MI). Attualmente è impegnata in diversi progetti riguardanti l’applicazione della Mindfulness in ambito clinico e riabilitativo in particolare nella prevenzione delle cardiopatie e recentemente per conto del SERD della AUSL di Pescara coordina una ricerca sulla Mindfulness con i detenuti presso la Casa Circondariale “San Donato” di Pescara. Ha svolto e collaborato alla realizzazione di ritiri di meditazione presso il Centro BES “La Castaldina” di Pettorano sul Gizio (L’AQ). Liborio Stuppia è nato a Catania nel 1960. Ha conseguito la Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara nel 1987. È stato ricercatore universitario in Genetica Medica, quindi professore Associato e infine professore Ordinario sempre nella stessa disciplina. Dal 2010 al 2012 è stato preside della Facoltà di Psicologia della Università “G. d’Annunzio” e quindi Direttore del Dipartimento di Scienze Psicologiche, della Salute e del Territorio. È stato componente del Consiglio di Amministrazione e del Senato accademico dello stesso Ateneo. Dal 2012 al 2016 è stato componente del Comitato Nazionale sulla Biosicurezza, Biotecnologie e Scienze della Vita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Attualmente è componente del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Genetica Umana. Ha pubblicato oltre 200 articoli scientifici su riviste internazionali a peer review.
Introduzione
Indice generale Prefazione di Davide Dèttore........................................................................ IX Introduzione di Mario Amore...................................................................... XIII
Capitolo 1 (Carlo Di Berardino).............................................................. 1 1.1 Oriente e Occidente a confronto: dal tantrismo ai tabù della civiltà occidentale.................................................. 1 1.2 Dal Tantrismo agli approcci mindfulness di terza generazione cognitiva... 9 1.3 Il sesso, tra società e cultura...................................................................... 23 1.4 Sesso: diagnosi e patologie........................................................................ 28 1.5 La risposta sessuale: descrizione e sintomatologia delle disfunzioni sessuali. 31 1.6 Gender: identità sessuale tra normalità e patologia................................... 43 1.7 Pornodipendenza e sessualità online......................................................... 53 1.8 Rave, musica techno, droghe sintetiche e false spiritualità........................ 60
Capitolo 2 (Carlo Di Berardino, Liborio Stuppia)..................................... 65 2.1 La riproduzione sessuale secondo un’ottica evoluzionista ......................... 65 2.2 La teoria del cervello tripartitico nella sessualità....................................... 73 2.3 Stress tra reazione e risposta consapevole.................................................. 80 2.4 Stress e Medicina Comportamentale........................................................ 94
Capitolo 3 (Carlo Di Berardino).............................................................. 99 3.1 Attaccamento e sessualità nella coppia...................................................... 99 3.2 Metacognizione e consapevolezza: l’intervento nella coppia...................... 106
V
Sessualità e consapevolezza 3.3 La mente cuore........................................................................................ 122 3.4 L’approccio rivoluzionario della Mindfulness per le disfunzioni sessuali (Alessandra Di Berardino) ......................................................................... 129 3.5 Il disturbo del desiderio sessuale............................................................... 136 3.6 Altri programmi per favorire l’intimità emozionale (Alessandra Di Berardino)........................................................................... 145 3.7 Il nostro approccio al disturbo del desiderio sessuale................................ 148 3.8 Protocollo M.B.S.T. (Mindfulness-based Sexuality Treatment) ...................... 156 3.9 Sintesi generale del programma M.B.S.T. Mindfulness-based Sexuality Treatment... 172
Capitolo 4 Esercizi, schede e suggerimenti....................................................................... 173
Bibliografia............................................................................................ 207
VI
I miei piÚ sentiti ringraziamenti e riconoscenza per l’operosa e insostituibile collaborazione delle colleghe psicologhe Carmelinda Catino, Michela Ciabattoni, Angela Fatica, Daniele Garozzo, Eugenia Innocenzi, Veronica Vallucci, per l’impegno nella ricerca di spunti bibliografici e delle schede e per la loro costante partecipazione alle sedute di Mindfulness che hanno ispirato questo libro.
Introduzione
Prefazione di Davide Dèttore1 Il termine inglese “mindfulness” significa letteralmente “pienezza di mente, consapevolezza”, ma presenta una peculiare ricchezza di significati che lo rende, soprattutto nell’accezione qui impiegata, intraducibile, per cui lo si usa non tradotto anche in italiano. Esso rappresenta la versione inglese della parola “sati”, che nell’antico pali delle scritture buddiste si riferisce all’“attenzione consapevole” e alla “meditazione di consapevolezza”, concetti tipici della più antica delle pratiche meditative buddiste, detta vipassana, nome che significa “chiara visione” (analogo all’inglese insight). Tale forma di “meditazione di consapevolezza” può essere definita, seguendo Montano (2007), come la possibilità di acquisire una conoscenza che ha la qualità del vedere, un atto di percezione non mediato dai pensieri della mente, capace di generare nel tempo una comprensione intuitiva, profonda e non concettuale, di quello che sta accadendo nel momento in cui accade. Dunque la mindfulness si riferisce ad uno stato mentale in cui la persona ascolta e osserva le emozioni, le sensazioni fisiche e i pensieri, accettandoli così come sono, senza ragionare su di essi, senza aggiungere o togliere nulla, senza giudicarli, senza cercare di modificarli, né bloccarli. Ciò porta ad avere una piena consapevolezza del momento presente e a lasciare entrare ed uscire gli aspetti negativi della comune esperienza quotidiana, senza che si inneschino stati emotivi negativi duraturi e reazioni comportamentali controproducenti. La piena consapevolezza aiuta sia a riconoscere e a non lasciarsi coinvolgere in abitudini rimuginative, tanto inefficaci quanto aggravanti le emozioni negative, sia a non reagire impulsivamente. La pratica della mindfulness giova a pervenire alla compren1 Professore Associato di Psicologia Clinica, Dipartimento di Scienze della Salute, Università degli Studi di Firenze.
IX
Sessualità e consapevolezza sione del fatto che pensieri e sentimenti sono eventi transitori della mente e non necessariamente rispecchiamenti di sé o letture veritiere della realtà. Riuscire a prestare attenzione alle nostre esperienze interne, divenirne consapevoli comporta anche il prendere le distanze da esse (come nella procedura di “distanziamento”, molto utilizzata in terapia cognitivo-comportamentale classica). Così mediante la mindfulness ci si distacca dai propri contenuti mentali, non più identificandosi in essi, considerandoli solo esperienze interne e non il nostro pieno essere. Come afferma Kabat-Zinn (1990) e come ripeteranno successivamente gli autori sostenitori della Terapia dell’Accettazione e dell’Impegno (Acceptance and Commitment Therapy, ACT; Hayes, Strosahl & Wilson, 1999), i pensieri sono solo pensieri, non fatti, non rappresentano la realtà. La consapevolezza che noi non siamo i nostri pensieri porta al distanziamento dagli stessi e alla possibilità di entrare in relazione con essi per quello che in realtà sono: semplici eventi mentali, indipendentemente dal loro contenuto o dalla loro carica emotiva (Montano, 2007). Mediante la pratica di mindfulness, noi semplicemente portiamo alla consapevolezza una nostra esperienza interna e in questo modo rafforziamo la disponibilità (la cosiddetta “willingness” nella terminologia della ACT) della nostra mente ad accettare quella stessa esperienza. Essere disponibili a provare la vasta gamma di pensieri ed emozioni, così come emergono nella vita, non coincide con il voler desiderare di provare queste esperienze interne, né col trovarle di nostro gradimento. Assumere un atteggiamento di disponibilità significa semplicemente accettare, tollerare esperienze interne negative come mezzo per il raggiungimento dei nostri valori, di ciò che è realmente importante per noi. La pratica della mindfulness allo scopo di giungere a consapevolezza e accettazione, al fine di produrre cambiamenti utili terapeuticamente, è stata introdotta in Occidente per la prima volta da Jon Kabat-Zinn (1990; 2005) presso la Stress Reduction Clinic dell’University of Massachusetts verso la fine degli anni Settanta. Il suo protocollo MindfulnessBased Stress Reduction (Riduzione dello Stress Basata sulla Mindfulness, MBSR), derivato dalle antiche pratiche di meditazione buddiste, è stato applicato con successo, e con studi evidence-based di efficacia, a soggetti X
Prefazione portatori di malattie e disabilità fisiche gravi e invalidanti, che attraverso tale approccio riuscivano a evitare quelle reazioni mentali automatiche che portavano ad aumentare lo stress provato. Successivamente la concettualizzazione e le procedure della mindfulness sono state inserite all’interno di un set più ampio e articolato di metodiche e tecniche terapeutiche, quasi tutte fondamentalmente appartenenti alla cosiddetta “terza generazione della terapia cognitivocomportamentale”: la Terapia Dialettica Comportamentale (DialecticalBehavioral Therapy, DBT), ideata da Marsha Linehan (1993a; 1993b), che è considerata uno dei trattamenti d’elezione e più evidence based per il disturbo borderline di personalità; il programma terapeutico Four Steps (Quattro Passi) per il disturbo ossessivo-compulsivo di Schwartz (1996); la Terapia dell’Accettazione e dell’Impegno (Acceptance and Commitment Therapy, ACT) elaborata da Hayes, Strosahl e Wilson (1999), che si propone di aiutare i pazienti ad accettare i propri pensieri ed emozioni e a vivere in maniera coerente con i propri valori; la Terapia Cognitiva Basata sulla Mindfulness (Mindfulness-Based Cognitive Therapy, MBCT) di Segal, Williams e Teasdale (2002), dimostrata empiricamente valida per la prevenzione delle ricadute nel trattamento della depressione; la Terapia Focalizzata sulla Compassione (Compassion Focused Therapy) di Gilbert (2005; 2009), mirata ad attivare nei pazienti un atteggiamento “compassionevole” e accettante nei propri confronti, soprattutto per affrontare le tematiche psicopatologiche legate alle autocritiche e alla vergogna. Senza dubbio si può affermare che la mindfulness ha costituito e costituisce un importante nuovo concetto, che ha introdotto fertili sviluppi nella psicoterapia, soprattutto di orientamento cognitivo-comportamentale. Infatti, oltre alle proposte terapeutiche di più ampia portata sopra evidenziate, altri autori hanno proposto l’impiego di tale pratica nei trattamenti cognitivi e comportamentali per il disturbo d’ansia generalizzato, il disturbo da stress post-traumatico, la dipendenza da sostanze, i disturbi del comportamento alimentare, il disturbo da deficit di attenzione/iperattività, le psicosi, il trattamento di problemi familiari e la terapia di coppia (cfr. anche Didonna & Kabat-Zinn, 2008). XI
Sessualità e consapevolezza Le tecniche di mindfulness sono state applicate anche in Terapia Sessuale, sebbene non ancora ampiamente (cfr. Dèttore, 2018). La Brotto e colleghi (Brotto et al., 2010; Brotto e Luria, 2014) le hanno introdotte nel trattamento del Disturbo del Desiderio Sessuale e dell’Eccitazione Sessuale Femminile, soprattutto per quanto riguarda le problematiche dell’eccitazione, al fine appunto di aumentare la consapevolezza attiva del corpo e delle sue sensazioni con un atteggiamento di accettazione, non valutante e compassionevole. Analoghe motivazioni hanno condotto Meana e Steiner (2014) a raccomandare tali procedure nel loro modello di trattamento cognitivo comportamentale del Disturbo del Desiderio Sessuale Ipoattivo Maschile; anche Perelman (2010), il grande esperto dei disturbi dell’orgasmo maschile, le ha citate nel suo modello di intervento per l’Anedonia Orgasmica maschile, condizione estremamente difficile da trattare, da lui ridefinita come Pleasure Dissociative Orgasmic Disorder (PDOD) o Disturbo dell’Orgasmo con Dissociazione del Piacere, dove gli uomini che lo presentano si rendono conto di avere un orgasmo, ma non provano alcuna sensazione di piacere associato ad esso. Molto bene, quindi, ha fatto, in questo nuovo e originale libro, il collega e amico Carlo Di Berardino a presentare per la prima volta in Italia l’introduzione della mindfulness come importate contributo agli interventi di Terapia Sessuale standard, strutturando un protocollo per la regolazione del piacere sessuale, la così definita Mindfulness Based Sexuality Therapy (MBST), che può costituire un’utile proposta per aumentare l’efficacia e l’applicabilità della Terapia Sessuale stessa. Non posso quindi che augurare il meritato successo a questo interessante volume, auspicando anche l’avvio di contributi empirici che possano presentare prove fondate sulle evidenze dell’efficacia del protocollo ivi descritto, e nel contempo rivolgo vive congratulazioni agli autori per l’ottima e produttiva iniziativa.
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Introduzione di Mario Amore1
L’area della sessualità è stata per lo più indicata come ambito dell’esistenza umana correlata genericamente con l’aspetto della riproduzione; in realtà la concettualizzazione della sessualità si sviluppa più profondamente ispirandosi alla erotica platonica, così come esposta nel Fedro (370 a.C.), comprendendo la natura dinamica inconscia delle emozioni, delle pulsioni sessuali, dei bisogni e delle tendenze che sono alla base dell’attrazione umana e dei suoi articolati moti dell’animo. L’analisi del comportamento sessuale umano e patologico non è settore di studio di una singola scienza, ma travalica molte Scienze come la Fisiologia, la Psicologia, l’Antropologia, la Sociologia, l’Etica, nel convergere di diversi saperi. Qualsiasi tentativo di concepire lo studio del comportamento sessuale isolato da quello del quadro psicologico personale e sociale ostacola lo sviluppo di una riflessione comprensiva inerente la sessualità e la complessità di tale comportamento nell’uomo. Secondo una prospettiva evolutiva, la riproduzione sessuata, seppur associata a maggior dispendio energetico rispetto a quella asessuata, si è evoluta, secondo la prospettiva del divenire, grazie alle maggiori possibilità di adattamento, talora necessarie al variare delle condizioni ambientali. Mentre negli animali il comportamento sessuale è perlopiù istintivo e scandito da automatismi, nell’uomo appare legato ad attività mentali superiori ed è influenzato da specifiche caratteristiche socio-culturali nell’ambiente d’appartenenza. In questo senso, Claude Lévi-Strauss può affermare che l’umanizzazione del rapporto maschio-femmina presuppone il filtraggio della sessualità attraverso le strutture sociali, mentre per Scarso D. ed i suoi collaboratori (2005), la vita sessuale è essenzialmente “storia”, tale per cui “nella sessualità ogni uomo 1 Direttore del dipartimento di Psichiatria dell’Università di Genova.
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Sessualità e consapevolezza progetta il suo modo di essere nel mondo”, coglie l’essenza dell’altro e il proprio desiderio futuro. Merleau-Ponty in “Le Visible et l’Invisible”, pone il riconoscimento del proprio Io (corporeo) come simultaneo alla scoperta dell’alterità. Il proprio senso dell’identità viene collocato immediatamente in una dimensione intersoggettiva, tale per cui la sessualità si esprime attraverso il corpo che si pone come intermediario nell’incontro con l’altro. La sessualità non si pone esclusivamente come questione di mera corporeità, ma implica sempre l’esistenza dell’altro. Nella sessualità sono contemplati il sesso e l’amore, la pulsione e l’intimità, la passione e la relazione, l’attrazione e la reciprocità, il desiderio e la dimensione del prendersi cura. Le tematiche emergenti dall’affrontarsi e il confrontarsi degli essere umani con il loro intreccio di tensioni, inquietudini e aspettative, entrano a pieno titolo nel grande campo della sessualità e le risposte emotive che ne scaturiscono sono di natura complessa e trascendono dallo stesso ambito esperenziale della sessualità. Nella realizzazione dell’istinto sessuale entrano in gioco vari fattori: 1) capacità di azione/reazione dell’organismo in base alla propria struttura costituzionale in un determinato momento della vita; 2) energia impulsiva/istintiva che mette in moto specifiche attitudini congenite; 3) fattore temporale che condiziona l’efficienza degli impulsi sessuali. Anche il quoziente intellettivo e le strategie di coping dell’individuo, svolgono un ruolo di primo piano nella realizzazione dello stesso impulso sessuale. La realizzazione completa di esso che si iscrive in un modello teorico prestabilito (istinto), si realizza appieno dopo la pubertà, con la maturazione endocrina e il realizzarsi di una piena consapevolezza delle proprie capacità, sebbene l’esistenza di componenti parziali dell’impulso sessuale sia evidenziabile già a partire dalla prima infanzia. Nella pubertà, in genere, si verifica un collegamento armonico di tutti gli impulsi sessuali parziali che pongono le basi, nell’adulto, per la realizzazione dell’istinto di procreazione. Anche le stesse evidenze neurobiologiche, neurochimiche e neuroendocrine dimostrano che gli ormoni sessuali rappresentano importanti modulatori della sintesi di specifici fattori trofici, tra cui il fattore trofico di derivazione neuronale BDNF (Brain Derived Neurotrophic Factor), in XIV
Introduzione grado di garantire la sopravvivenza di specifiche popolazioni neuronali quali ad esempio quelle deputate alla sintesi di mediatori monoaminergici, gabaergici e colinergici. Si realizza pertanto tra gli ormoni steroidei e i neuroni un rapporto di stretta dipendenza funzionale, tale per cui grazie all’azione degli ormoni sessuali lo sviluppo neuronale subisce un input funzionale e strategico teso a facilitare e garantire la neurogenesi, la sinaptogenesi, il trofismo e la sopravvivenza neuronale. Sul piano biologico, le fluttuazioni e/o disfunzioni nella secrezione degli ormoni sessuali sembrano essere un fattore cruciale nel determinare modificazioni sia strutturali che funzionali del cervello, ma anche una maggiore vulnerabilità psicopatologica inerente i disturbi della sfera emozionale, affettiva e cognitiva. La sessualità matura riflette, negli esseri umani la plasticità del piano di sviluppo del sistema nervoso e contempla un ambito di comportamenti determinato geneticamente ma che vengono, in realtà, definiti dalle interazioni dell’individuo con l’ambiente. Come per altre forme di plasticità dello sviluppo, la differenziazione sessuale dei circuiti nervosi necessari per il comportamento riproduttivo è caratterizzata dalla presenza di periodi critici, durante i quali le interazioni specifiche fra cellule in via di sviluppo e ambiente determinano le facoltà comportamentali future dell’individuo. Nonostante le notevoli differenze distintive tra maschi e femmine, il programma dello sviluppo che sta alla base di entrambi, è identico in tutti gli aspetti della differenziazione sessuale. Un unico gene determina il tipo di gonade che si svilupperà; le gonadi, a loro volta, influenzano l’ambiente ormonale del feto o del neonato in via di sviluppo. I tessuti bersaglio in via di sviluppo sono sensibili agli ormoni soltanto durante certe fasi critiche della differenziazione. Le differenze del cervello maschile e femminile sono dipendenti dall’effetto pre e post-natale su centri e vie cerebrali, da parte dei diversi livelli, geneticamente condizionati, degli ormoni sessuali, androgeni ed estrogeni. Il sistema di comando che genera la sensazione dell’appetito sessuale, mediata biologicamente dalla dopamina in entrambi i sessi, rappresenta lo stimolo biologico istintuale teso a promuovere il mantenimento della specie, attivato a livello cerebrale dal testosterone in entrambi i sessi. In generale sono quattro i sistemi ormonali fondamenXV
Sessualità e consapevolezza tali alla base della sessualità: gli androgeni che, nell’uomo e nella donna, hanno un ruolo centrale nell’accendere il desiderio fisico istintuale; il testosterone totale e libero, ormone prodotto in elevate quantità durante e dopo la pubertà dalle ghiandole surrenali, che costituisce la base sia fisica che psichica del desiderio; gli estrogeni che, nella donna, agiscono come modulatori della femminilità e del benessere psicofisico; l’ossitocina, neurormone che presenta un picco plasmatico in coincidenza con l’orgasmo, che si comporta come un ormone favorevole il desiderio e il senso di sazietà dopo l’orgasmo, ma anche gli stessi legami affettivi. Le regioni cerebrali coinvolte nel desiderio e nel coordinamento della funzione sessuale sono le stesse nei due sessi. La funzione sessuale richiede l’integrità anatomica e funzionale del sistema limbico che comprende: 1) l’ipotalamo, in cui vi sono i “rilevatori di bisogno” oltre ai centri che regolano i punti di equilibrio dei vari sistemi biologici legati alla vita ma anche alla riproduzione e quindi al comportamento sessuale essenziale; 2) il talamo, dalla cui periferia del corpo somatico e viscerale, arrivano informazioni sensoriali, tra cui quelle vitali legate al dolore, anche sessuale; 3) l’amigdala, in cui si trovano sia i centri dei quattro sistemi emotivi di comando fondamentali, sia i collegamenti con i centri deputati alla memoria e in particolare all’ippocampo; 4) l’ippocampo, la parte di corteccia filogeneticamente più antica; 5) i corpi mammillari e il fornice, ugualmente situati nel lobo temporale; 6) il giro cingolato anteriore, sistema che si estende dal lobo frontale, al temporale al limbico, particolarmente coinvolto nei comportamenti di attaccamento affettivo e di eccitazione sessuale legata al bisogno affettivo di intimità. Il comportamento sociale degli uomini fornisce prove convincenti che l’organizzazione nervosa dei comportamenti riproduttivi, anche se è orientata dagli eventi ormonali che hanno luogo durante il periodo critico perinatale, non esercita una influenza immutabile sul comportamento sessuale dell’adulto né sulle sue inclinazioni sessuali. Nell’arco della vita di un individuo, motivazioni soggettive o religiose, sociali o economiche possono infatti spingere individui biologicamente simili a manifestare comportamenti sessuali estremamente diversi. XVI
Introduzione Il raggiungimento di una sessualità adulta e matura implica l’aver raggiunto una sufficiente capacità di risposta emotiva ed affettiva nell’ambito di una personalità armonica e integrata nei suoi oggetti interni ed esterni; si deve poter attingere ad uno stato di consapevolezza, di maturità psicologica che non sempre, nell’uomo in genere e ancor più oggi nella nostra società, è possibile raggiungere. Mentre durante la pubertà si assiste infatti a un rapido sviluppo somatico modulato dal tumultuoso accrescersi di pulsioni sessuali, la maturazione psichica del soggetto e i processi di consapevolezza delle proprie capacità si manifestano più lentamente e la sessualità umana si collega sempre più spesso ad aspetti dello psicologicamente abnorme, ormai quasi endemici nell’attuale società. Tali aspetti interferiscono marcatamente con elementi salienti della vita del singolo e sono capaci di generare profondi vissuti di insoddisfazione emotiva, stato di tensione, tendenze disadattive. È proprio in questa cornice generale del disadattamento che si manifesta sempre più un senso dilagante di insicurezza, di fragilità emotiva, ad indicare il collasso di quegli elementi nucleari e aggregativi fondamentali del vivere sociale. Il vertiginoso aumento dei disturbi inerenti la sessualità, di così ampio riscontro ormai sia nell’uomo che nella donna, testimonia ulteriormente l’area incessante di interscambio tra sessualità umana e sfera psichica dell’individuo. Lo sviluppo sessuale dell’essere umano si dispiega lungo una continuità di armoniche evolutive. Da una fase di indifferenziazione tra mondo interno ed esterno, il neonato, grazie all’insostituibile funzione materna, procede lentamente verso stadi successivi in cui diviene in grado di distinguere lo spazio della soggettività da quello dell’oggettività. Tale progresso avviene per gradi, comporta l’emergere dall’ambiente diadico primario ed il successivo avvicinamento alle altre figure dell’entourage familiare. Ancora successivamente, il futuro adolescente e l’uomo adulto indirizzeranno il loro interesse ed i loro investimenti oggettuali all’esterno. Per quanto concerne la sessualità e contrariamente a quanto avveniva in passato l’adolescente e l’uomo adulti moderni vivono sotto i riflettori di tutti, spesso incapaci di conquistare la maturità genitale e soprattutto l’amore genitale adulto. XVII
Sessualità e consapevolezza Nell’incontro fra fattori socio culturali in rapida evoluzione, globalizzazione e mutamento degli orizzonti di riferimento, affondano le loro radici molte disfunzioni sessuali. Più in generale, la globalizzazione della produzione e dei consumi, l’aumento diffuso e incontrollato dell’accesso all’informazione, l’invasività dei mezzi di comunicazione di massa, la competitività spinta e l’emarginazione ad essa correlata, il profondo mutamento dei ruoli di genere e degli equilibri sociali, la percezione diffusa di un aumento della violenza nel tentativo dell’autoaffermazione, sono soltanto alcune delle variabili che caratterizzano questo momento di passaggio delle società occidentali e il grande campo della sessualità umana non potrà non subire una profonda evoluzione/involuzione in risposta a tali variabili. Oggi, più che in ogni altro periodo storico, si assiste ad una innaturale corrispondenza tra mondi diversi nei quali confluiscono, in misura poco differenziata, concetti quali lavoro, successo, guadagno, condizione sociale, sensazione soggettiva di benessere, ma anche amore e sessualità. E allora ciò che dovrebbe essere confortevole e protettivo, caldo e rassicurante, può evocare cerchie di rappresentazioni quasi antitetiche di ambiguità e ripulsa. Esemplificativo in questo senso è il tema dell’impotenza maschile, una delle disfunzioni sessuali emergenti tra le più diffuse. Molto spesso il rapporto eterosessuale genitale è descritto da pazienti maschi afflitti da qualche disordine della funzione sessuale, in termini assolutamente analoghi a quelli abitualmente impiegati per definire l’irruzione nella coscienza di un sentimento perturbante (secondo la voce aggettivale tedesca, unheimlich ad indicare qualcosa di inquietante, sinistro, lugubre, ambiguo, sospetto). Tale sentimento perturbante, descrive Freud (1856-1939), è però l’accesso all’antica patria dell’uomo, al luogo in cui ognuno ha dimorato un tempo e che è anzi la sua prima dimora. In questo caso, disordine della funzione sessuale (unheimlich) è ciò che un giorno fu heimisch, patrio, familiare. Come afferma Osho Rajneesh (1931–1990), il problema fondamentale rimane quello di “risvegliare nell’individuo quel tanto di “consapevolezza” capace di generare in lui il desiderio di divenire libero, intelligente, autorealizzato e pienamente consapevole”. XVIII