L'eredità di Bion

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Capitolo 1 Psicologia della guida

Antonio Ciocca (a cura di)

L’eredità di Bion

Collana i Territori della Psiche diretta da Doriano Fasoli Board Scientifico: Alberto Angelini, Andrea Baldassarro, Nicoletta Bonanome, Marina Breccia, Carla Busato Barbaglio, Nelly Cappelli, Giuseppina Castiglia, Domenico Chianese, Cristiana Cimino, Antonio Di Ciaccia, Roberta Guarnieri, Lucio Russo, Marcello Turno, Adamo Vergine

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© Copyright Alpes Italia srl Via G. Romagnosi, 3 – 00196 Roma, tel./fax 0639738315 I edizione, 2020

Antonio Ciocca (1946-2017). Professore associato di Psicologia Clinica presso l’Università Cattolica del S. Cuore di Roma, è stato un medico, psichiatra e psicoanalista, membro della Società Psicanalitica Italiana (SPI), dell’IPA e della Federazione Europea di Psicoterapia Psicoanalitica (EFPP).

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Indice generale

Prefazione Antonio Ciocca e l'eredità di Bion di Marcello F. Turno ............................................................ VII Bion come clinico di Antonio Ciocca................................................................. 1 Wilfred R. Bion: i luoghi e gli affetti della prima infanzia di Maria Pia Chiarelli.......................................................... 5 L’esperienza di “O” nei Seminari Clinici di Brasilia e San Paolo di Domitilla Cataldi............................................................. 15 Ricordi e testimonianze: quattro analisi con Bion di Domitilla Cataldi............................................................. 35 La rappresentazione di Irene Baldacci................................................................... 55 Proust e Bion alla ricerca di “O” di Alessandra Ginzburg......................................................... 67

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«Qualche cosa avvenne durante la seduta»: Bion e la tradizione mistica di Walter Procaccio, Stefano Oliva......................................... 75 Psicoanalisi e Neuroscienze: un dialogo tra corpo e mente di Roberto Esposito, Filippo Cieri........................................... 91 Appendice Un ricordo di Antonio Ciocca di Stefania Marinelli, Domitilla Cataldi, Maria Pia Chiarelli, Filippo M. Ferro................................................................... 113

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Si ringraziano tutti coloro che in questi anni hanno contribuito a tenere vivo il dibattito intorno all’esperienza di “O� e, in particolar modo, la dottoressa Loredana Aiello per il costante supporto tecnico e scientifico.



Prefazione Antonio Ciocca e l’eredità di Bion Marcello F. Turno

Alcuni anni prima della sua scomparsa Antonio Ciocca avviò un creativo gruppo di studio sulla persona e sul pensiero di Bion. Il volume in questione raccoglie i contributi di alcuni psicoanalisti che vi parteciparono e che focalizzarono la loro attenzione sull’ultimo Bion, quello operante nelle due Americhe, e che poterono discutere con lui quanto appunto andrete a leggere. A tutti gli effetti Antonio Ciocca è il curatore di questo volume, poiché ne fu l’ideatore e concordò con i collaboratori gli argomenti dei lavori, apprezzando successivamente la stesura di alcuni di questi, anche se non vide l'opera compiuta. Si è pensato di privilegiare questa particolare scelta per riportare una testimonianza omogena del filone di studio che il gruppo aveva intrapreso. Antonio Ciocca, ricercatore poliedrico, è stato uno studioso che ha indagato molti aspetti patologici della personalità, fra cui gli esordi psicotici adolescenziali, le farmacodipendenze, i disturbi di ansia, i disturbi psicosomatici, i disturbi da attacchi di panico, i disturbi alimentari, in relazione ai disturbi del pensiero e delle disarmonie mente/corpo e delle patologie del Sé. Mentre sul versante della pratica ha affrontato studi sulle psicoterapie brevi e sulle loro possibilità applicative, sui gruppi e sulle comunità terapeutiche per tossicodipendenti. Nel campo dei disturbi alimentari il suo pensiero è stato indubbiamente innovativo. Responsabile del Centro per la diagnosi e il trattamento dei Disturbi della condotta alimentare del Policlinico A. Gemelli di Roma, sosteneva che tali disturbi non avevano ancora trovato l’impegno sociale e sanitario imposti dalla loro gravità. Era pertanto a favore di una integrazione di competenze: psicologiche, VII


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psichiatriche, mediche, nutrizionistiche, sociologiche e pedagogiche per un intervento globale di terapia e prevenzione, che lo hanno visto collaborare con Bob Palmer, già direttore del Dipartimento universitario di Psichiatria di Leicester (UK) a cui molto si deve sugli studi del fenomeno anoressico, e con Kathryn J. Zerbe, psicoanalista americana già direttrice della Eating Disorder Unit della Menninger Cinic di Topeka (USA). Tale interesse, oltre a vederlo membro dell’ECED (European Council on Eating Disorders) e della AED (American Academy on Eating Disorders), si concretizzò soprattutto con una partecipazione a un progetto dell’Unione Europea COST ACTION B6 denominato ECLOS-ED (European Collaborative Longitudinal Observational Study on Eating Disorders) che in quel tempo (1999) si avvaleva di un campione di 5000 pazienti distribuito in diciannove paesi europei. Questo per sottolineare che l’impegno di Ciocca non si rivolgeva solo ad aspetti teorici o speculativi della psiche, ma molte sue convinzioni si radicavano su elementi di ricerca sul campo che solo pochi psicoanalisti hanno realmente effettuato1. L’intensa esperienza maturata presso il Centro del Policlinico Gemelli e lo scambio con colleghi interessati all’argomento lo portarono a realizzare due importanti articoli. Uno Il corpo, noi stessi2 dove spiega cos’è il corpo per una ragazza anoressica, affrontando il paradosso del corpo come tramite della realtà, di come il controllo mentale del corpo può dare l’illusione del controllo della realtà, e in che modo la sensorialità entri in gioco nel disturbo anoressico e con che criterio questa possa essere utilizzata e valorizzata nel lavoro analitico per aiutare il paziente a identificarsi “come soggetto differenziato, a partire proprio dalla percezione del proprio corpo nel contesto della esperienza analitica” in cui ci si cimenta con la necessità di estendere l’attenzione e l’ascolto analitico ad ogni vissuto del paziente, per poter cogliere l’intera sua esperienza, in modo da accompagnarlo e aiutarlo a 1 Un importante articolo di Robert Palmer Cultura, costituzione, motivazione e la misteriosa comparsa della bulimia nervosa, e di Kathryn J. Zerbe Di chi è questo corpo? Il significato e il trattamento degli aspetti psicosomatici della condotta alimentare, sono contenuti in “I disturbi alimentari” (A. Ciocca & M.F. Turno edts), Psicoterapia e Istituzioni, vol. monogr. VI, 1-2/1999. 2 In: Anoressie: patologie del sé corporeo, A. Ciocca, S. Marinelli, F. Dazzi (a cura di). Franco Angeli, 2013.

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Prefazione - Antonio Ciocca e l’eredità di Bion capirne il significato3. Quello che poi sarà ricongiunto al concetto di portare nella seduta l’attenzione al sostenere l’esperienza di O nel paziente. L’altro, Il corpo, àncora della mente. Gli attacchi auto lesivi nelle anoressie e bulimie, in cui delinea il suo assetto clinico e teorico, poi ribadito in seminari e congressi4. Il mio personale incontro con lui avvenne verso la fine degli anni ’70 quando era Ricercatore presso la Cattedra di Clinica Psichiatrica dell’Istituto di Psicologia Generale e Clinica, della Facoltà di Medicina della Università Cattolica di Roma, percorso accademico che si concluderà come Professore Associato di Psicologia Clinica presso la stessa Università, dopo un’esperienza di insegnamento presso la Facoltà di Psicologia dell’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti. Fino ad allora aveva stretto un rapporto di vicinanza e collaborazione con Filippo M. Ferro e Sergio De Risio e fatto esperienza degli insegnamenti di Ignacio Matte Blanco e di Salomon Resnik, con cui sviluppò un rapporto amicale di stima reciproca. L’incontro con Antonio, inizialmente di lavoro, divenne presto anche un rapporto di amicizia che mi ha permesso di conoscere molti aspetti delle sue passioni: il suo amore per i viaggi, che furono numerosi e in diverse e distanti località, a testimonianza del suo interesse per l’altro: luoghi, culture, persone, la sua apertura mentale e la sua curiosità attenta al mondo. I poeti romantici tedeschi e la poesia contemporanea5, la musica classica ma anche la musica moderna come David Lang, Arvo Pärt, Philip Glass, Michael Nyman, il cinema, l’arte figurativa contemporanea: Edvard Munch, Francis Bacon e Lucien Freud6. Coltivò anche interessi di tipo letterario. Fece parte di un gruppo7 insieme a Sergio De Risio, 3 Ivi, p. 35 e 34. 4 Ivi. 5 Ne è un esempio il suo commento alla poesia di Sylvia Plath, The other, presente nel libro (Op. cit. p. 191), dove si apprezza la sua acuta e sensibile capacità di analisi del testo. 6 Sempre in Anoressie e patologie del sé corporeo c’è una attenta esamina tra E. Munch e F. Bacon, attraverso il confronto di due opere pittoriche, dove ci accompagna nel diverso modo di esprimere l’angoscia e i diversi effetti dell’angoscia sul corpo. 7 Il gruppo, tributario dell’esperienza francese di Tel Quel, si chiamava Quinta generazione e si rifaceva all’esperienza dei Novissimi – cogliendone i limiti – in particolare a Nanni Balestrini ed Edoardo Sanguineti.

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Renato Minore, Nicola Colecchia e Luciano Russi che pubblicò interessanti scritti di poesia e di saggistica, e in questo ambito produsse saggi che spaziavano da Hölderlin a Ponge. Ma prima fra tutti l’interesse per l’archeologia che studiava a fondo con impegno e metodo. La passione archeologica non era a detta di Antonio solo interesse storico ma anche una modalità di entrare in un mondo pregno del vissuto e del sapere dell’umanità: una delle sue passioni era lo studio delle antiche scritture. Il metodo archeologico è lo stesso che ha usato nel campo delle sue ricerche psicoanalitiche. Le vicissitudini e le personalità dei grandi psicoanalisti non potevano essere disgiunti da quello che avevano prodotto. Se è possibile affermarlo, diciamo che era entrato in stretta confidenza con Freud, Jung, Klein, Bion e tutti coloro che hanno elargito contributi sostanziali alla psicoanalisi. Questo suo interesse, che era anche impegno e lavoro, portò alla luce, per le edizioni del Mulino, una sintetica ma pregevole Storia della Psicoanalisi in cui mette in evidenza la costruzione del pensiero di questi analisti rapportato con le loro esperienze cliniche e di vita, grazie anche alla consultazione di documenti desecretati e messi a disposizione degli studiosi, e del Freud Diarium al quale lavora Christfried Tögel in un continuo aggiornamento8. Su questo filone di ricerca Ciocca mette in luce la capacità di usare fonti e documenti inediti tramite un suo contributo alla rilettura del caso di Ellen West intitolato La ricerca storica e la psicoanalisi9. Mentre in Storia della Psicoanalisi fondamentale appare il capitolo dedicato a W.R. Bion in cui affronta il pensiero dell’ultimo Bion e il senso della trasformazione in O. Presumo che un primo interesse per Bion possa essere nato durante la sua personale formazione psicoanalitica – che si concluderà con la nomina a full member presso la Società psicoanalitica italiana e quella 8 Vedi cit. p. 10 e 11 della presentazione di Storia della Psicoanalisi, A. Ciocca, Il Mulino, 2014. Mentre il sito del Freud Diarium, aggiornato da Christfried Togel, è reperibile presso http://www.freud-biographik.de/ frdbio.htm. 9 In: “Un’altra volta ancora” Nuove riflessioni su Ellen West, M. Bettoni Pojaghi, L. Capocaccia, A. Ciocca, F.M. Ferro, M. Rizzo (a cura di), Fioriti, 2013.

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Prefazione - Antonio Ciocca e l’eredità di Bion internazionale – in quanto il suo analista, Sergio Bordi, era stato il primo traduttore di Second Thoughts. Nel periodo in cui cominciai a lavorare con lui presso l’ambulatorio delle farmacodipendenze del Policlinico Gemelli, 1978 per la precisione, stava nascendo, con l’aiuto di psichiatri e psicoanalisti della Facoltà di medicina dello stesso policlinico, una Comunità Terapeutica per tossicodipendenti – Fratello Sole, ubicata presso il vecchio istituto Bonizzi di S. Marinella, poi trasferita a S. Severa – che si stava impostando su una modalità, unica in tutta Italia, di holding psicodinamica e psicoterapeutica in linea con i primi insegnamenti di Main che vedeva una piena partecipazione di tutti gli ospiti della comunità nella vita quotidiana comunitaria, con lo scopo di inserire il soggetto tossicomane nella società e permettergli di vivere una vita normale, al di fuori della dipendenza farmacotimica. Antonio aveva già svolto un importante lavoro in questo campo per via della sua tesi di laurea impostata sulle comunità terapeutiche e sull’esperienza della psicoterapia istituzionale, legata soprattutto ad alcune figure della psichiatria francese, fra cui François Tosquelles, che aveva portato un rinnovamento dell’assistenza psichiatrica sia in alcuni ospedali psichiatrici sia sul territorio, nel tentativo di utilizzare gli strumenti psicologici e psicoterapeutici al di fuori della stanza d’analisi. Cercando di sanare due criticità che aveva riscontrato nel “pensare” una comunità terapeutica: “la psicoterapia da sola, che permetteva di capire ma non di cambiare, ed il modello della comunità pedagogico-riabilitativa, che accoglieva ma non faceva riflettere”10. La mia esperienza, come osservatore agli incontri di gruppo con gli operatori della Comunità terapeutica da lui condotti, mi porta a dire che erano impostati secondo una modalità di gruppo di lavoro. Ma un vero stabile interesse verso il pensiero di Bion nacque attraverso lo studio dei disturbi alimentari in cui egli fortemente si concentra sulla dinamica dei fenomeni mentali in relazione al rapporto mente-corpo, soprattutto quel corpo identificato come un “oggetto reale” che ci mette in contatto con la realtà oltre che con la mente. 10 Nel giardino della cura: nutrire Emozioni e coltivare Pensieri, E. Addonizio e S. Magnani (a cura di), Edizioni Effigi, 2019.

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Attraverso i suoi scritti affiora la profonda comprensione del pensiero di Bion che lo porterà ad avere contatti con Armando B. Ferrari e con Luciana Bon de Matte, psicoanalisti di cultura sudamericana trapiantati in Italia. Il primo aveva collaborato con Bion in Brasile, mentre la seconda, a sua volta, aveva collaborato con Ferrari, incentrando la sua ricerca sul mondo delle emozioni, quello che Bion chiama l’esperienza di O. Ferrari e Bon de Matte avevano assunto a vera categoria concettuale psicoanalitica la fase dell’adolescenza, attribuendole un proprio statuto teorico e clinico11, dove l’adolescenza si ricollega all’importanza del corpo come primo oggetto di esperienza. Questo assunto si rivelò per Ciocca un collegamento quasi naturale al fenomeno dell’anoressia, tema di cui divenne profondo conoscitore, accreditandosi come consulente di programmi scientifici relativamente alle patologie alimentari. Fu, ad esempio, invitato ad una trasmissione scientifica condotta da Piero Angela per una ricostruzione della personalità di un’anoressica per eccellenza con evidenti disturbi della percezione del sé corporeo: la principessa Sissi12. Con Bon de Matte avviò una lunga e proficua esperienza di supervisione e di condivisione di pensiero e clinica psicoanalitica che lo portarono successivamente a dedicarle un libro con contributi di analisti che come lui avevano condiviso questo percorso: Per una relazione analitica a misura del paziente. Realtà e persona nell’opera di Luciana Bon de Matte13. Aveva compreso, prima di tanti altri, che la rivoluzione nel pensiero di Bion era proprio insita nella profondità del cambiamento che proponeva e nel percorso trasformativo della pratica psicoanalitica che lo aveva portato a subire atteggiamenti di contrasto con la psicoanalisi classica anglosassone che, nel suo arroccarsi, esprimeva un conservatorismo atto più a proteggere la teoria che non l’esperienza clinica. Ciocca, che in gioventù aveva seguito i seminari romani di H.A. Rosenfeld e di W.R. Bion, rimase favorevolmente colpito dall’abbandono da parte di quest’ultimo di un linguaggio scientifico matematico 11 A.B. Ferrari, Adolescenza. La seconda sfida. Borla. Con importante introduzione di L. Bon de Matte. 12 La vera storia della principessa Sissi, presentato in Quark (trasmissione TV- Rai). 13 Edito da Franco Angeli.

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Prefazione - Antonio Ciocca e l’eredità di Bion nato più che altro per una comprensione della mente piuttosto che come metodo. Un linguaggio che suona ancora per certi versi arcano, ma esclusivo, e che si può considerare simile alla modalità con cui un pittore organizza la sua tavolozza, usa i colori e regge il pennello. In parte imitabile, ma non riproducibile. E questa modalità personale, individualistica, viene rafforzata dallo stesso Bion durante un seminario quando un giovane analista si mise a parlare della “griglia”, e lui ebbe a sottolineare che quella era la “sua griglia”. Ciò che impressionava, dopo tante formule matematiche, era la conversione ad uno stile espressivo più vicino a un linguaggio comune, alla comprensione dello stato emotivo del paziente, ad una realtà interna ed esterna che non si può conoscere ma se ne può fare esperienza, che si sfiora ma non si afferra e per questo mai totalmente conoscibile: l’esperienza di O. Neanche lo studio approfondito di tutta la produzione di Bion, inclusa quella considerata artistica e autobiografica Memoria del futuro, La lunga attesa e A ricordo di tutti i miei peccati ha permesso a chi si occupa di questo autore di sciogliere il nodo di “O”. Ci restano, quasi una profezia, le parole di Bion: O is a fact!, con cui continueremo a fare i conti. Parlandomene si capiva che aveva intuito che “O” apparteneva a qualcosa di profondo, personale per ciascun individuo e a suo modo indicibile, cioè una esperienza che non si poteva raccontare ma solo vivere. In questo suo modo di essere egli appariva non diverso dai Sette servitori della poesia di Kipling, citata da Bion, che con: Che, Cosa, Perché, Quando, Come, Dove e Chi esprimono una volontà di sapere inestinguibile. Penso che proprio questo nodo ontologico che non si può spiegare ma solo vivere, abbia spinto alcuni estimatori di Bion a considerarla come una deriva mistica. Che Bion si sia interessato dei mistici, diceva Ciocca, si giustifica dal fatto che la loro ricerca non si basava sul pensiero razionale, logico intellettuale ma esploravano un tipo di conoscenza di sé diversa e vicina all’esperienza di O. Antonio come docente era molto apprezzato, ma lo era ancor di più come supervisore. Aveva maturato una modalità di ascolto che possiamo definire rassicurante, accogliente e mai giudicante, per il suo interXIII


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locutore. Generazioni di specializzandi in psichiatria e psicologia hanno lavorato con lui sia durante che dopo la specializzazione. La sua grande capacità era nell’ascolto e, parafrasando Bion, nel saper cogliere il punto. La sua mente fluiva nelle parole dell’altro, si immedesimava nei ragionamenti, chiaro e preciso nel porgere il suo pensiero, ed era sempre deciso e incoraggiante. Chi ha avuto il privilegio di lavorare con lui lo ricorda per la sua empatia e generosità. In ambito clinico e accademico tendeva sempre a valorizzare il lavoro altrui e a distribuire i giusti meriti: aveva l’imperdonabile difetto della sincerità e dell’onestà.

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