Alberto Stefana
Storia del Controtransfert Da Freud alla scuola inglese delle relazioni oggettuali
Collana i Territori della Psiche diretta da Doriano Fasoli Board Scientifico: Alberto Angelini, Andrea Baldassarro, Nicoletta Bonanome, Marina Breccia, Carla Busato Barbaglio, Nelly Cappelli, Giuseppina Castiglia, Domenico Chianese, Cristiana Cimino, Antonio Di Ciaccia, Roberta Guarnieri, Lucio Russo, Marcello Turno, Adamo Vergine
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© Copyright Alpes Italia srl Via G. Romagnosi, 3 – 00196 Roma, tel./fax 0639738315 I edizione, 2019 © Copyright Routledge I edizione inglese, 2017 Stefana, Alberto. History of Countertransference. From Freud to the British Object Relations School. London and New York: Routledge.
Alberto Stefana è psicologo, psicoterapeuta e dottore di ricerca. Svolge la sua attività lavorativa presso istituzioni pubbliche, in particolare nell’ambito dei disturbi psichiatrici, e privatamente. Inoltre, svolge attività di ricerca sia empirica in psicologia clinica perinatale sia storica e teorica in campo psicoanalitico. È autore di oltre cinquanta saggi e articoli su riviste nazionali e internazionali, quali Psicoterapia e Scienze Umane e The International Journal of Psychoanalysis, come riportato dal suo sito www.albertostefana.com, tra cui si evidenziano i seguenti: • ‘Cenni storici sul controtransfert: da Freud alla scuola inglese delle relazioni oggettuali’, Psicoterapia e Scienze Umane 2013, 47, 3: 443-488. Il materiale di questo lavoro compare nei capitoli 3, 5, 6, 7, 8, e 9, ristampato col permesso di FrancoAngeli. • ‘Lo sviluppo del concetto di identificazione proiettiva: il contributo degli analisti kleiniani di Londra’, Il Vaso di Pandora 2016, 24(3):15-62. Il materiale di questo lavoro costituisce il capitolo 8, ristampato col permesso di La Redancia. • ‘Sigmund Freud e l’origine del concetto di controtransfert’, Medicina nei Secoli 2014, 26(3):943-960. Il materiale di questo lavoro compare nel capitolo 1, ristampato col permesso di Medicina nei Secoli. • ‘The origins of the notion of countertransference’, Psychoanalytic Review 2015, 102(4):437460. Il materiale di questo lavoro costituisce il capitolo 1, ristampato col permesso di Guilford Press. Tutti i tentativi sono stati fatti per contattare altri detentori del copyright di tale libro. Le citazioni da Edward Glover, The Technique of Psychoanalysis (London: Baillière, Tindall & Cassell, 1955) sono riportate col permesso di Elsevier.
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Indice generale Presentazione di Nino Dazzi...................................................................... V Prefazione di Bob Hinshelwood.................................................................. VII
Introduzione................................................................................................ 1 Le origini del concetto di controtransfert ................................................... 3 Freud e il movimento psicoanalitico tra la fondazione dell’IPA, la grande guerra e la svolta del 1920............................................................ 21 Il contributo dei primi pionieri................................................................... 33 La Seconda guerra mondiale, le controversial discussions e la tripartizione della Società psicoanalitica britannica ........................................................ 59 Il lavoro di Melanie Klein e la sua influenza sullo sviluppo del concetto di controtransfert........................................................................... 65 1947-50: gli anni della svolta ...................................................................... 75 Il contributo della scuola inglese delle relazioni oggettuali: prima fase..... 87 Lo sviluppo del concetto di identificazione proiettiva: un mezzo di comunicazione......................................................................... 97 Il contributo della scuola inglese delle relazioni oggettuali: seconda fase.... 121 Alcune considerazione non conclusive......................................................... 151
Riferimenti Bibliografici............................................................................. 159
III
Presentazione di Nino Dazzi
Il testo di Alberto Stefana che ho il piacere di presentare offre molti spunti interessanti. Innanzi tutto ha il pregio di proporre un’aspirazione, quantomai precisa ed esaustiva, ma soprattutto articolata storicamente, del concetto di controtransfert. Ci si sarebbe potuti attendere che, dopo il solito doveroso accenno alle formulazione freudiane in merito, si iniziasse dalla metà del secolo scorso gli anni della svolta, per quanto attiene, canonicamente, alla messa a punto del concetto. Aver scelto di ricostruire invece anche lo sfondo, ivi incluse le diatribe tra annafreudiani e kleiniani, e aver sottolineato l’importanza del contributo della Klein per i successivi sviluppi, è senz’altro apprezzabile. Al di là della valorizzazione, più che opportuna, di ambiti a tutt’oggi determinanti per la teorizzazione del controtransfert – un esempio su tutti, Heinrich Racker – l’autore è riuscito a far emergere, anche per la solida griglia che ha scelto nella seconda parte del volume (il riferimento alle complesse vicende della scuola britannica delle relazioni oggettuali), una quantità di apporti e contributi che permettono di tessere una tela assai fitta di riferimenti e connessioni. Non si tratta a mio parere riduttivamente di offrire una buona rassegna bibliografica, puntualmente aggiornata, quanto di riuscire a fornire strumenti adeguati di riflessione su un concetto fondamentale della teoria psicoanalitica odierna e di rilievo, mi spingerei ad affermare, transteorico. Stefana non ha tentato né la via delle facili e consuete semplificazione, né le schematizzazioni tecniche troppo strette. Ha evitato, per esempio, di forzare in direzione di una formulazione unitaria del concetto tale da soddisfare la molteplicità di indirizzi teorici presenti nella psicoanalisi contemporanea. Vanno infine considerati, in senso molto positivo, le considerazioni “non conclusive” con cui si chiude il volume. Rivelano equilibrio, poca disponibilità alle polemiche, e tuttavia evidenziano il persistente problema del gap tra teoria e tecnica, presente fin dagli scritti “tecnici” del fondatore della psicoanalisi.
V
Storia del Controtransfert
Citare Hinshelwood, che acutamente parla del controtransfert come de “il più pesante di tutti gli strumenti professionali”, non significa rinunciare ad approfondire ulteriormente le dimensioni teoriche del concetto, quanto sottolineare come sia determinante nel lavoro analitico (se il paziente deve sentirsi capito, coinvolto e direi riconosciuto) “non tanto… cosa si dice al paziente, bensì come si sta con lui”. Un messaggio di apertura anche ai contributi che possono giungere da altri sapere, compresi altri orientamenti psicoterapici, è una coerente conclusione del volume, un’ulteriore testimonianza di volontà di colloquio e di passione per il proprio lavoro.
VI
Prefazione di Bob Hinshelwood
“I concetti”, diceva Soren Kierkegaard (1841), “hanno la loro storia quanto gli individui, e non più di questi sono essi in grado di resistere allo strapotere del tempo. Ma in tutto ciò e malgrado ciò serbano una sorta di nostalgia per le scene della loro infanzia” (p. 47). E non c’è dubbio che il controtransfert sia un concetto che ha avuto una vita ricca. Se esso guardi indietro alla sua infanzia – con sospetto e scandalo nei giorni a ridosso della prima guerra mondiale – o meno è dubbio. Ora è abbracciato con grande lealtà da molti psicoanalisti che lo usano per informare la loro pratica clinica, giudicandolo un canale di comunicazione essenziale. Freud era perplesso da ciò che riconobbe come comunicazione da inconscio a inconscio, e addirittura considerò la possibilità della telepatia. Oggi, la natura del controtransfert è rappresentata in modi molto differenti da analisti provenienti da background teorici molto differenti, i quali partono da presupposti molto differenti sulla mente umana e il suo dominio inconscio. I significati del termine hanno ramificato in una serie sconcertante di direzioni; è come una vite selvaggia che attraversa una terra selvaggia. Lo so perché ho cercato di esaminare questa geografia da una singola prospettiva, quella dei kleiniani in Gran Bretagna, come se si scattassero fotografie da un satellite geostazionario. Ma questo libro è vicino al terreno, una guida turistica per ogni angolo e anfratto. Sono impressionato da un resoconto così completo e dettagliato di una complessa cartografia e, come diceva Kierkegaard, di una biografia altrettanto complessa. Detto questo, dobbiamo quindi essere preparati per un libro complesso, che ci accompagna senza fretta attraverso il pensiero di varie persone con vari orientamenti concettuali e attraverso varie fasi della storia della psicoanalisi. Esso copre il dibattito dal principio, con gli scandali che hanno travolto i più stretti collaboratori di Freud, fino alla più recente frammentazione delle scuole psicoanalitiche. Nel lungo ritiro dal pensiero meccanico del modello economico e della teoria pulsionale, il pensiero sul controtransfert e l’identificazione proiettiva è stato “usato” in tutti i modi. Questo libro ci offre una storia completa di come il problema del controtransfert ha superato i primi pionieri, e mentre procede attraverso la storia ci perdiamo nello stato frammentario della teorizzazione in cui chiunque può liberamente avere un’opinione senza il rigore di metterla in un contesto di idee vicine per il confronto. La storia del controtransfert è VII
Storia del Controtransfert
come un fiume che si dissolve in più direzioni mentre corre nel suo delta. Le connessioni e le interconnessioni tra diversi pensatori e diversi gruppi diventano miriadi e si perdono alla vista. Questo è un libro-fonte per chiunque voglia far avanzare la propria comprensione del controtransfert; ma è anche un avvertimento che nella nostra letteratura è già stato detto più che abbastanza, fino al momento in cui potremo assimilare più sistematicamente la nostra originalità frettolosa e valutarla efficacemente nella pratica. Questo libro è un inizio. Dicembre 2016
VIII
«STORIA. Il miglior modo per comprendere la psicoanalisi è ancor quello di seguirne la genesi e lo sviluppo». (Freud, 1922). «Riferendosi alla necessità di controllare le date degli articoli scritti sull’analisi, Freud osservò: “È proprio questo che i critici non fanno. Sembra che pensino che l’analisi sia piovuta dal cielo o sia stata eruttata dall’inferno – che sia immobile come un blocco di lava e non come un corpo di fatti che sono stati messi insieme, con un processo lento e doloroso, alla ricerca scientifica”». (Blanton, 1971). «La psicoanalisi è un argomento e un metodo così essenzialmente storico, che realmente non ha alcun senso parlarne in un modo che non sia storico e, naturalmente, dobbiamo cominciare con Freud. Tuttavia la storia è come la legge; la legge è ciò che i tribunali fanno e la storia è ciò che gli storici dicono; e la mia storia è differente dalla vostra storia e non vi dovete aspettare che necessariamente corrispondano; è solo il mio modo di comprendere la storia psicoanalitica». (Meltzer, 1974).