Sandro Rodighiero
Doppio transfert Una storia d’amore
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Sandro Rodighiero, psichiatra, gruppoanalista, già direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda ULSS 17 del Veneto, già presidente e attuale Coordinatore didattico dell’Associazione gruppoanalitica AION, (per la ricerca, la formazione e la diffusione del lavoro analitico nell’Istituzione), Confederata nella C.O.I.R.A.G.. Socio I.A.G.P.. Docente alla Scuola di specializzazione in psicoterapia “Aretusa” di Padova. È stato docente a contratto presso la Cattedra di Psicologia Generale dell’Università di Cosenza. Autore di più di un centinaio di articoli su riviste nazionali e internazionali, ha curato come coautore la pubblicazione dei volumi: La dimensione della Riabilitazione, La Garangola edizioni, Padova (1991); Interprestazioni (1994), Tra Scilla e Cariddi, approdi e percorsi dell’adolescenza (1996), e Fenomenologia del delirio (1997) Teda Edizioni, Castrovillari (CS); Depressioni e Melancolie e La cura e il farmaco, Edizioni Universitarie Romane (2002); Clinica psicoanalitica delle psicosi. Seminari Padovani di Salomon Resnik, Franco Angeli, Milano (2005); Clinica e Psicoterapia, dai modelli alla prassi (2005), I confini naturali della creatività (2006) ETS Editore, Pisa; Psicoanalisi in psichiatria (2011) Alpes Italia, Roma. È autore del volume La Materia del Transfert (2009), Alpes Italia, Roma.
In copertina: Disgelo, foto di Sandro Rodighiero (Ghiacciaio Perito Moreno nella provincia di Santa Cruz della Patagonia Argentina).
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Indice generale Introduzione................................................................................
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Capitolo I Il transfert nell'Istituzione tra Kaos ed Eros......................................
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Capitolo II Il silenzio e la cura........................................................................... 19 Capitolo III Parole e Molecole............................................................................. 25 Capitolo IV Il tempo e lo spazio nel transfert...................................................... 31 Capitolo V All’incontro con l’inconscio ............................................................ 39 Capitolo VI Ciò che è vero e ciò che è reale.........................................................
47
Capitolo VII La densa materia delle relazioni in famiglia....................................... 57 CapitoloVIII Sul bordo dell’abisso: un luogo per l’approdo...................................
81
Capitolo IX Sonno e Sogno, inconscio e realtà del transfert................................. 99
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Doppio Transfert - Una storia d'amore Capitolo X Melanconia depressione e suicidio.................................................... 109 Capitolo XI Essere soli........................................................................................ 129 Capitolo XII La corporeitĂ nelle architetture della mente...................................... 137 Capitolo XIII Mutamenti formali e stabilitĂ nel prendersi cura............................... 147 Capitolo XIV Un approdo possibile tra vita reale e virtuale.................................... 153 Capitolo XV La molteplicitĂ del transfert nella terapia di gruppo.......................... 165 Per Finire .....................................................................................
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Indice degli argomenti................................................................ 187 Indice dei nomi............................................................................. 191 Bibliografia................................................................................... 197
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Nel centesimo anniversario della nascita, dedico questa mia opera al caro amico e maestro Salomon Resnik
Introduzione «La mia vita è stata un inno alla follia, alla follia come libertà di pensiero», dice Alda Merini1(2010), e aggiunge: «I malati di mente sono come gli alberi. Le loro radici si ramificano nell’inconscio della gente. Per questo danno fastidio, per questo vengono tagliati via». La prima condizione della poesia è la libertà, la gioia. La poesia è gioia, è transfert2 (2010-B)
Nella clinica dei disturbi mentali, all’interno delle istituzioni o nel rapporto privato dello studio di un analista, emerge come la terapia avvenga attraverso lo scambio di emozioni e sentimenti veicolati dal transfert, dal doppio transfert, che scorre tra paziente e terapeuta e tra terapeuta e paziente riattualizzando esperienze e storie personali che, rivissute nello spazio della terapia, sono l’essenza della cura. Salomon Resnik non amava il termine “Controtransfert”: nei suoi scritti e nei suoi discorsi ripeteva sempre che “Doppio Transfert” è il termine più appropriato per descrivere quello che avviene in terapia tra paziente e analista, da persona a persona. «La psicoanalisi è un metodo,– scrive Salomon Resnik3 (2019) – il metodo psicoanalitico; consiste nell’andare intorno, nel trovare la via nello spazio e nel tempo assieme all’oggetto o soggetto dei nostri studi. Nel campo della medicina e della psicoterapia è un’avventura relazionale in cui il paziente e l’analista condividono un’esperienza itinerante, perdendosi e ritrovandosi, amandosi e odiandosi, benchè si tratti di una storia d’amore. Ciò significa che si può parlare di methodos, un modo personale di trovare insieme, di tanto in tanto, le trame di un discorso enigmatico, talvolta troppo visibile: accecante». Ecco allora l’importanza fondamentale dell’analisi del Transfert4 (Franco S., Rodighiero S. 2012), specialmente del controtransfert cioè dei sentimenti del terapeuta, che in quanto tale deve sapere rendere cosciente quello che è inconscio. Lavorando su questo piano il terapeuta impara a 1Merini A. (2010): da un’intervista di Luigi Pozzoli a Vivere oggi. 2Merini A. (2010 B): Elettroshock, Stampa alternativa, Roma 2010, pag. 13. 3 Resnik S. (2019): Aperture, Levis E. (a cura di), Cafoscarina, Venezia, 2019, pag. 55. 4Franco S. e Rodighiero S. (2012): “Il medico di base: transfert e controtransfert nella relazione di cura” in: Cuman M. A. e Minuzzo O. (edit), “Salvatore Franco e Danilo Redaelli, due protagonisti della riabilitazione del disagio psichico nel nostro territorio”, Editrice artistica Bassano, 2012.
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Doppio Transfert - Una storia d'amore
conoscere il suo paziente e a seguire i percorsi della sua mente, lo fa principalmente sapendo ascoltare le sue proprie reazioni emotive, analizzando se stesso ad ogni seduta, evitando di cadere in agiti, facilitati da vissuti inconsci lasciati inascoltati sullo sfondo. La materia del transfert dunque, da assaporare ogni volta per saper decidere di che materia è fatta quella relazione terapeutica e dove ci sta portando, per non perdersi, in questa foresta ancestrale in questo mare tempestoso che è la mente di ognuno. Già all’inizio del secolo scorso chi si occupava di psichiatria ha cercato di riordinare i sintomi della sofferenza mentale cercando una strada che li riassemblasse in sindromi costruendo una classificazione tassonomica sicura che non pemettesse di perdersi come inseguendo le briciole di Pollicino nel bosco. Ed Emil Kraepelin, uno dei maggiori studiosi del suo tempo, col suo Trattato di psichiatria generale, è riuscito così a dare una veste sistematica alla enorme mole di dati informi e disordinati riguardanti le varie forme di “insania mentale”. Ha isolato da una massa di sintomi e descritto quello che tutti ora riconosciamo come “schizophrenia”. L’ha chiamata “Demenza precoce” e nel suo trattato il capitolo relativo precede immediatamente quello sulla “Demenza paralitica”. Questo a sancire, anche per contiguità, l’ineluttabile organicità delle due affezioni. Infatti scrive5(1883): «Io non posso dubitare, in seguito ai fatti clinici e anatomici di avere a che fare in tale forma morbosa con gravi alterazioni della corteccia cerebrale, che di regola sono capaci solo di un parziale regresso». In tutta la sua opera non vi è la ricerca del senso e del significato di un particolare delirio o di un tipo di comportamento ma lo sforzo di individuare particolari alterazioni per facilitarne la classificazione nosografica e la ricerca di cause organiche che le giustifichino. Siamo tutti debitori nei confronti di questo grande maestro per la sua monumentale opera di classificazione e individuazione di singole entità morbose i cui confini, prima di Kraepelin, erano confusi e diffusi gli uni nel territorio degli altri. Ed ancor più lo siamo, in un’epoca come la nostra dove si è sentito il bisogno di tornare ad una psichiatria positivista nosografica ed organicista, dove si studia il Corpo Calloso e l’entità delle fibre che lo attraversano, si usa la TAC, la PET e la Risonanza Magnetica per misurare i Ventricoli e gli Acquedotti, si riproducono sinapsi in vitro e si scoprono ogni giorno nuovi recettori sinaptici e nuove sostanze con funzione di mediatori chimici. Tutti ora conosciamo l’importanza dell’immunità e di una nuova scienza come la Psico-neuro-endocrino-immunologia nella genesi delle psicosi e le ipotesi eziologiche basate su infezioni da virus lenti o lesioni della corteccia prefrontale. 5 Kraepelin E. (1883): Trattato di psichiatria generale (Lehrbuch der Psychiatrie,1883).
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Introduzione
Ovunque si usa il Manuale Diagnostico Statistico Dei Disturbi Mentali e se un’affezione non è descritta nel DSM III, III R, IV o 5, si è portati a credere che essa non esista. Questa visione neo-kraepeliniana, sempre molto diffusa anche tra le giovani generazioni, facilita enormemente il lavoro dello psichiatra e ne favorisce, a mio aviso, il disimpegno. Carl Gusstav Jung, nella sua lettera a Freud6 (Musatti C., 1975) del 11/9/1907 scrive: «Ho potuto constatare una volta ancora, fino alla sazietà, che senza le Sue idee la psichiatria va a sbattere inevitabilmente contro un muro, come è già il caso di Kraepelin. Anatomia e sforzi di classificazione continuano a dominare il campo oggi, ma si tratta di ‘strade secondarie’ che non portano in nessuna direzione». Nel tempo le classificazioni cambiano, i sintomi si modificano, le sindromi che apparivano ormai certe sfumano sempre più verso un insieme di sintomi variabili a seconda delle circostanze di vita, tanto che oggi molti importanti studiosi dubitano dell’esistenza stessa della schizofrenia come malattia a sé stante, ne accettano e curano i diversi sintomi, inseriti di volta in volta all’interno del variegato vissuto del paziente. Ecco allora, la materia del transfert,7 (Rodighiero S., 2009) del doppio transfert, come bussola sempre valida per non perdere la via della cura. Eugenio Borgna8 (1995) ci avverte, citando Sullivan (1962)9: «Una parte vitale dell’osservazione, in psicologia come in psicopatologia, è costituita dal racconto esperenziale: il racconto che il soggetto fa di ‘ciò che gli accade internamente’, di ciò che ha pensato, provato, desiderato, inteso fare». Questo si confronta con il problema bruciante del linguaggio, e continua: «Non esiste una sola parola di uso comune alla quale sia sempre possibile affidarci, sicuri che ‘significhi’ ciò che significa per noi nel momento in cui la usiamo». Questo testimonia della debolezza e precarietà di ogni descrizione e di ogni analisi in psichiatria legate a questo diaframma fra modi soggettivi di vivere una situazione e la loro espressione linguistica. La teoria in psichiatria si modifica10, (Borgna E., 2002 II) si rimodella in relazione a quelle che sono le risultanze della prassi; ma, a sua volta, una prassi sganciata da una riflessione teorica si smarrisce in una routine senza molto senso. Salomon Resnik ci ricordava sempre che Teoria ha la stessa radice di Teatro ed ha a che fare con il guardare, l’osservare. La Teoria allora, è osservare quello che si fa. Ecco quindi, con il fare e con l’esserci possiamo comunicare anche l’incomunicabile abisso dell’animo umano dolente 6 Musatti C. (1975): Belfagor, Vol. 30, No. 2 (31 Marzo 1975), pp. 201-215. 7 Rodighiero S.(2009): La materia del transfert, Alpes, Roma, 2009. 8 Borgna E. (2002): Come se finisse il mondo, Feltrinelli, Milano, 2002, pag.124-125. 9 Sullivan H.S. (1962): Teoria interpersonale della psichiatria, Feltrinelli, Milano, 1962. 10 Borgna E. (2002 II): Come se finisse il mondo, op. cit. pag. 128.
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Doppio Transfert - Una storia d'amore
e frantumato. Dove le parole si infrangono sciogliendosi come polvere, le emozioni parlano. Salomon Resnik11 (2015) nel suo ultimo libro ripensa ai suoi interessi scientifici da ragazzo, riguardo al principio dell’entropia, al secondo principio della termodinamica, alla trasformazione del calore in energia meccanica e scrive: «Penso all’organismo umano come ad un motore vivo e trasformativo e anche alla difficoltà di trasferire calore da un corpo caldo ad uno più freddo. Penso al calore umano e alle sue implicazioni nella vita relazionale, cioè nel co-essere». Come nel secondo principio della termodinamica, si tratta di trasformare una parte di energia affettiva in calore. Descrive così come nacque in lui il desiderio di intraprendere il cammino della cura del bambino autistico, graniticamente congelato, e riscaldarlo trasferendogli forse parte del suo grande calore umano. Il Transfert comincia con la vita, segnala Melanie Klein12 (1952). «Il tranfert è come un modo di vita in psicoanalisi. Trasferire è anche un atto di vita» dice Salomon Resnik13 (2009). La fondamentale differenza tra una qualsiasi consultazione medico-specialistica e una terapia psichiatrica, sta nel fatto che lo specialista visita il paziente, trae deduzioni da indagini radiodiagnostiche o di laboratorio, formula una diagnosi e prescrive una terapia; lo psichiatra invece a questo punto, si prescrive esso stesso sia come strumento di diagnosi che come farmaco, ed è proprio questa la particolare fatica del lavoro di psichiatra. La relazione con l’Altro in psichiatria, scrive sempre Resnik14 (2009 II), introduce un’ethos e una etica. Si tratta di come entrare in contatto con l’intimità “sacra” dell’altro senza violare la sua condizione di persona. Questo è un problema molto delicato. Il transfert diventa così il nostro più importante strumento diagnostico e terapeutico nel co-essere di una “impossibile” relazione vissuta sul bordo di un abisso. Questo libro nasce dal ripensamento ai molti anni trascorsi nel lavoro, come psichiatra del Sistema Sanitario Nazionale, iniziato ancora ai tempi dell’Ospedale Psichiatrico, proseguito poi sull’onda del movimento dell’antipsichiatria e della deospedalizzazione, per approdare nel Servizio di Diagnosi e Cura dell’Ospedale generale e al lavoro territoriale, terminando, ora, da pensionato, nello studio privato come psicoterapeuta. Vi è tutta una vita vissuta nel riflesso caleidoscopico di sentimenti condivisi con centinaia e centinaia di altre vite in un rapporto di doppio tran11 Resnik S. (2015): Vedo cambiare il tempo. Metafisica del macchinismo e le passioni dell’anima, Mimesis, Milano, 2015, pag. 24-25. 12 Klein M. (1952): The Origin of Transference, in Writings of Melanie Klein, Vol III London, The Hogarth Press, 1975. Pag. 48. 13 Resnik S. (2009): Prefazione in Rodighiero S.: La materia del transfert, Alpes, Roma, 2009, pag. IX. 14 Resnik S. (2009 II): Prefazione in Rodighiero S.: La materia del transfert, op. cit. pag. XI.
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Introduzione
sfert la cui sostanza e materia sono in continuo mutamento a seconda dell’istante del divenire terapeutico, una vita vissuta in modo intenso se, sempre con Resnik, Trasferire è anche un atto di vita. Resnik15 (2009 III) in un lavoro degli anni ’50 segnala «l’impatto inconscio della co-presenza nel transfert a causa della quale sia il paziente che l’analista possono indurre sentimenti, reazioni e comportamenti insoliti nell’altro: far agire».… «Cosa si fanno l’un l’altro, da inconscio ad inconscio, quando si confrontano sullo stesso campo? Queste influenze reciproche fanno parte anche della materia del clima e dell’esperienza di vita che si gioca durante il processo terapeutico se, tra i due soggetti, paziente e psicoterapeuta, si instaura un contatto vivo». Tutto questo è compreso nel lavoro del doppio transfert come concetto e come prassi lavorativa. Doppio Transfert è il titolo che do a questo mio lavoro, in ricordo del mio caro amico e maestro (lui non amava essere chiamato maestro, ma è stato colui che mi ha insegnato il lavoro) Salomon Resnik, del quale il primo aprile di quest’anno ricorre il centenario della nascita. Voglio ricordarlo nella sua umanità e nella capacità di mantenere una relazione “orizzontale”, da persona a persona, con i suoi pazienti in terapia, pur nella necessaria rigida gerarchia dei ruoli. «Non [si] può capire lo spasimo che accompagna gli attimi che precedono la stesura di una poesia. Nessuno riuscirà mai a capirlo, nessuno riuscirà a fotografarlo. È un qualcosa di fisico […] È quasi un parto, magari poi bellissimo, ma il travaglio dura ore, a volte giorni», scrive la Merini16 (2010 B II), a volte anni, posso aggiungere io, perchè se la poesia è libertà, la poesia è transfert, come scrive Alda Merini, anche la conquista della libertà (per il nostro paziente) col nostro duro lavoro nel transfert è poesia.
15 Resnik S. (2009 III): Prefazione in Rodighiero S.: La materia del transfert, op. cit. pag. XI. 16 Merini A. (2010 B II): Elettroshock, op. cit, pag. 16.
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