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3,90 Periodico mensile - Anno VIII, numero 71/2018 - €

Poste Italiane - Sped. in A.P. DL 353/2003 conv. L. 46/2004, art. 1, c. 1, LO/MI Prima ammissione: 20 gennaio 2018

FEBBRAIO 2018

MAGAZINE

LA SALUTE NATURALE RACCONTATA DAGLI ESPERTI

n. 71

MAGAZINE

Fuhrman: «Vi spiego come guarire dal diabete»

DA JOJOBA AD ARGAN Carezze per la pelle in inverno

Dossier Zen-Stretching, esercizi energetici sui meridiani

PANGDAHAI I semi per il mal di gola dal sud-est asiatico

LA ZUPPA DI MISO

RICETTA DELLA SERENITÀ

PUNTURA DELLE API

SALUTE IN UNA TAZZA: INGREDIENTI E REGOLE PER L’AUTO-PRODUZIONE

CONSIGLIATO DA ILDEGARDA: L’UNGUENTO ANTI-TENSIONI FAVORISCE UN BUON SONNO

UN’ANTICA MODALITÀ DI CURA CONTRO I DOLORI REUMATICI

CASE INSALUBRI. Idee per difendersi: vernici assorbi-inquinanti e legni balsamici


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Sommario NUTRIZIONE NATURALE pag. 16 Diabete: malattia cronica

o reversibile? pag. 22 La zuppa di Miso,

perché dobbiamo considerarla?

IL MONDO DELLE ERBE pag. 26 Coccole per la pelle

in inverno pag. 30 La ricetta della serenità

secondo Ildegarda di Bingen pag. 34 Pangdahai, un seme

contro il mal di gola

LE ALTRE MEDICINE

AROMATERAPIA pag. 38

Due essenze contro i dolori reumatici

pag. 64 Digital mindfulness,

auto-difesa al tempo degli smartphone pag. 70 La terapia con

il veleno dell’ape pag. 74 Aria inquinata,

dentro casa siamo al sicuro?

SCOPERTE IN SOFFITTA pag. 46

Crema-fredda, il primo cosmetico


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pag. 48

DOSSIER

ZEN-STRETCHING Esercizi con i meridiani ● Introduzione ● I 6 esercizi Makko-Ho ● Tutti gli esercizi dello Zen-Stretching

RUBRICHE

● Gli esercizi per tonificare e disperdere energia

Il periscopio

I nostri amici animali pag. 78

pag. 8

Attualità

Prepariamolo in casa pag. 80

pag. 10

Psicoterapia per tutti i giorni

Le ricette del mese

pag. 12

Ci salverà un fiore pag. 42

pag. 84

Libri

Web trend pag. 88

Scelti per voi pag. 91

Annunci olistici pag. 92

L’ultima domanda pag. 86

pag. 98


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Nutrizione naturale

DIABETE: malattia cronica o reversibile?

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Dopo la sua comparsa, è considerato un compagno di vita fedele, di quelli che non ti abbandonano mai. Eppure non tutti la pensano così. Il dottor Fuhrman ci spiega perché ritiene che di diabete si possa guarire. Daniele Magni na malattia indotta dalla dieta richiede una risposta dietetica. Si può riassumere in questa semplice frase l’ultimo libro tradotto in italiano del dottor Joel Fuhrman, medico di famiglia statunitense e nutrizionista di chiara fama che offre la “sua” soluzione a una delle patologie in più preoccupante crescita nel mondo: il diabete.

U

Una patologia che continua ad aumentare È sufficiente leggere titolo e sottotitolo dell’ultimo bestseller di Fuhrman per capire come la pensa. “La fine del diabete. Il diabete non è una malattia cronica”. Controcorrente come al solito e in perenne lotta contro ogni approccio farmacologico, Fuhrman argomenta in modo semplice e chiaro, peraltro non sempre convincente, qual è la sua opinione sulla malattia. Il punto di partenza è incontrovertibile: la comparsa del diabete di tipo 2 è causata da un’alimentazione scorretta. A

Il libro del dottor Fuhrman supporto di questa tesi, snocciola cifre e statistiche relative al suo Paese, gli Stati Uniti. Negli ultimi trent’anni, il numero di soggetti con diabete di tipo 2 è triplicato. Oggi quasi 26 milioni di americani (11,3 per cento della popolazione adulta) sono diabetici e 80 milioni (33 per cento della popolazione adulta) prediabetici. Di questo passo, entro il 2050 un americano adulto su tre sarà malato di diabete. E che cosa consigliano medici e diabetologi per tenere sotto controllo la malattia?

La terapia farmacologica nel mirino “Farmaci, farmaci e ancora farmaci”, sostiene il nutrizionista più amato e odiato negli Usa. “La comunità scientifica ha rinunciato a sconfiggere il diabete, si limita a gestirlo impostando terapie croniche che si concentrano sul controllo della glicemia piuttosto che su strategie alimentari che modifichino radicalmente la condizione di salute dei diabetici”. E si lancia in una provocazione che è la diretta

La presa di posizione di questo famoso medico e nutrizionista statunitense è di quelle che fanno discutere. Il diabete, sostiene Fuhrman, non è una condanna definitiva, bensì una malattia che si può gestire al meglio e, in molti casi, farla regredire fino alla sua definitiva scomparsa. La soluzione è la dieta, abbinata a una costante e moderata attività fisica. E Fuhrman non è il tipo da lanciare il sasso e poi nascondere la mano, anzi! Con oltre 50 ricette, gli esempi di menu (colazione, pranzo e cena), le risposte alle domande più frequenti, i consigli per medici e pazienti, questo libro, diretto e coinvolgente, rappresenta una traccia precisa e lungimirante per chi voglia davvero prendere in mano le redini del proprio benessere. JOEL FUHRMAN

La fine del diabete Macro Edizioni pagine 335 ● euro 16,50

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Nutrizione naturale

conseguenza del suo pensiero: “Per la maggior parte dei diabetici la scoperta di questi farmaci non è certo stata la loro salvezza: se non fossero stati inventati, i malati sarebbero stati obbligati a modificare il loro stile di vita e le loro abitudini alimentari. Far regredire e prevenire il diabete a livello individuale e nazionale non necessita di prescrizioni mediche, ma solo di un cambiamento nel modo di mangiare”.

Le vere cause del diabete In tutta onestà, non ci sentiamo di sposare questa tesi: è incontestabile che l’introduzione dei farmaci anti diabete – dagli ipoglicemizzanti orali fino all’insulina – abbia salvato milioni di vite. Ma è altrettanto vero – ed è questo che ci interessa di più del pensiero di Fuhrman – che dieta sbilanciata

e ricca di zuccheri, in aggiunta alla sedentarietà, siano i fattori scatenanti del diabete di tipo 2, che è poi quello che colpisce il 90 per cento dei diabetici. Buttiamoci quindi a capofitto nei ragionamenti del dottore americano, prendendo il meglio, o semplicemente quello che ci convince di più, del suo pensiero.

La guarigione è dentro di noi Il punto di partenza è forte e stravolge radicalmente il concetto di cura. È sbagliato cercare fuori dal proprio organismo la soluzione alla malattia, qualunque essa sia. Se gli si fornisce la “strumentazione” adatta, il nostro organismo innesca un potente programma di autoguarigione. “Creagli l’ambiente biochimico giusto per guarire, e il tuo corpo diventerà una miracolosa macchina che

GUIDA PRATICA AGLI ALIMENTI Il dottor Fuhrman classifica gli alimenti in base a un indice aggregato di densità dei nutrienti (ANDI, Aggregate Nutrient Density Index) da lui messo a punto. Questo indice attribuisce un punteggio agli alimenti sulla base della quantità di nutrienti che forniscono all’organismo per ogni caloria consumata. Obiettivo è quello di consumare il maggior numero di alimenti con il valore nutritivo più elevato (i valori variano da 1000 a 1). Scopriamo i 5 migliori e i 5 peggiori.

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cavolo riccio: 1000

patate bianche: 28

crescione: 1000

pane bianco: 17

pak choi: 865

pasta bianca: 16

spinaci: 707

olio di oliva: 10

rucola: 604

coca cola: 1

rimette in assetto tutti gli squilibri”, argomenta Fuhrman. “Nel caso specifico del diabete, si risolve tutto a tavola: la nostra salute è determinata dalla densità dei nutrienti per caloria nella nostra dieta. In pratica, se consumi più alimenti ad alta densità nutritiva e meno alimenti a ridotto contenuto di nutrienti, la tua salute migliorerà e il diabete pian piano scomparirà”.

La svolta: la dieta nutritariana È arrivato il momento di addentrarci nei consigli dietetici del dottor Fuhrman per scoprire quali alimenti sono in grado di invertire il decorso della malattia, apportando nuova linfa a un organismo sovraccarico di zuccheri e, quasi sempre, di chili in eccesso. Il nutrizionista statunitense definisce la sua proposta alimentare “dieta nutritariana”. In parole semplici, più la dieta è ricca di nutrienti e più è sana. E quali sono gli alimenti che contengono sostanze vitali e salutari?

Tanta, tantissima verdura... Ahinoi, scordiamoci pasta, dolci, farine, uova, proteine animali e latticini. La soluzione al diabete di tipo 2 è un menu ricco di verdure a foglia verde, frutti di bosco, legumi, funghi, cipolle, semi e altri alimenti naturali. Immagino la vostra delusione… Del resto, cambiare per sempre il modo di mangiare è il passo inevitabile per guarire. Inoltre, vanno modificati gli stili di vita scorretti, in particolare sedentarietà e fumo. A voi la scelta. Ma entriamo ancor più nel


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Tre ricette sfiziose e ricche di nutrienti “giusti” d’aglio; 2 cucchiai di farina di frumento integrale; 2 cucchiai di spezie miste; 5 cucchiai di brodo vegetale; pepe nero macinato q.b.

AVENA E MIRTILLI (per 2 porzioni) Ingredienti: 60 ml di latte di soia, canapa o mandorle senza zucchero aggiunto; 100 g di fiocchi d’avena integrali; 125 ml di acqua; 150 g di mirtilli (freschi o surgelati); 1 mela verde, tagliata a pezzetti; 1 cucchiaio di semi di lino macinati.

contenuto di sodio; 8 foglie grandi lattuga romana.

Preparazione: versate il latte sull’avena cruda e aggiungete acqua fino a ricoprirla interamente. Lasciate in ammollo per almeno 30 minuti (l’ideale sarebbe per tutta la notte). Aggiungete i mirtilli, la mela e i semi di lino. Mescolate e servite.

INVOLTINI DI LATTUGA E FAGIOLI NERI

Preparazione: schiacciate i fagioli e l’avocado con una forchetta. In un’ampia ciotola versate la purea ottenuta, aggiungete gli altri ingredienti – meno la lattuga – e mescolate. Deponete al centro di ogni foglia di lattuga 60 g circa di ripieno e arrotolate come una piadina farcita. Servite.

Preparazione: cuocete al vapore i carciofi e lasciateli riposare. Trasferite i cuori in una ciotola e schiacciateli delicatamente. Aggiungete anche le altri parti tenere (foglie e gambi). Scaldate il brodo in una padella, versate la cipolla e l’aglio e fate saltare per 5 minuti. Aggiungete i funghi e fate saltare per altri 4 minuti, fino a quando i funghi saranno teneri. Poi versate il sedano, il prezzemolo e le spezie e cuocete ancora per qualche minuto. Trasferite le verdure saltate in una terrina e aggiungete i carciofi, le lenticchie, le noci, i fiocchi d’avena, il concentrato di pomodoro e la farina integrale. Cospargete di pepe nero. Amalgamate il tutto e spalmatelo in una teglia leggermente unta di olio. Ricoprite con uno strato di 3 mm di concentrato di pomodoro e cuocete in formo a 180 ° per un’ora.

POLPETTONE DI LENTICCHIE CON SALSA (per 4 porzioni)

(per 4 porzioni) Ingredienti: 450 g di fagioli neri bolliti; mezzo avocado grande; mezzo peperone verde tagliato a pezzi; 3 scalogni tritati; 200 g di tofu; 20 g di coriandolo fresco tritato; 2 cucchiai di succo fresco di line; 1 cucchiaino di cumino; 2 spicchi d’aglio tritati; 80 g di salsa messicana a basso

Ingredienti: 2 carciofi grandi; 350 g di lenticchie secche bollite; 200 g di funghi champignon finemente tritati; 40 g di cipolla tagliata a dadini; 40 g di noci tritate; 25 g di sedano tagliato a dadini; 20 g di fiocchi d’avena integrali; 80 g di concentrato di pomodoro; 2 cucchiai di prezzemolo fresco; 2 spicchi

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Nutrizione naturale

Il “super legume” buono e salutare Tra le tante passioni alimentari di Fuhrman, ai primi posti si posizionano i fagioli di soia (edamame). “Sono legumi straordinari”, commenta con passione il ricercatore statunitense, “poiché hanno un contenuto estremamente ridotto di carboidrati e rappresentano un alimento perfetto per i diabetici e uno squisito complemento per qualunque insalata o altro piatto vegetale”. Ma non è soltanto nella riduzione della glicemia che la soia edamame dimostra le sue sorprendenti proprietà salutari: “Diversi studi scientifici ne attestano i benefici anche nell’abbassamento del colesterolo e nella prevenzione del tumore al seno”, aggiunge il dottor Fuhrman. La soia edamame di provenienza italiana è reperibile nei negozi di alimenti naturali e nel reparto surgelati di alcuni supermercati.

oltre all’insalata iniziale, è rappresentata per esempio dagli involtini di lattuga e fagioli neri (vedi ricetta a pagina 19).

Una cena frugale per dormire sereni e rilassati Anche nel caso del pasto serale, un’abbondante insalata o un piatto di ortaggi crudi, arricchiti con salsa di pomodoro fresco e spezie oppure hummus. A seguire, una portata di ortaggi cotti al vapore: fagiolini, cavolo, pak choi, carciofi, cavolini di Bruxelles, cavolo riccio, broccoli, zucchine. Concediti ogni tanto una vera prelibatezza: il polpettone di lenticchie con salsa (vedi ricetta a pagina 19).

Ma c’è dell’altro… dettaglio, invitandovi peraltro a leggere il libro: oltre a una cinquantina di ricette ad hoc, potrete consultare un programma quindicinale che porterà sicuri risultati.

Ecco il pasto del mattino Iniziamo con la colazione, pasto di fondamentale importanza per affrontare la giornata nel modo corretto. Un paio di frutti freschi a ridotto contenuto di zuccheri – papaya, kiwi, frutti di bosco, melagrana, arancia o mela verde – a cui aggiungere qualche ortaggio fresco: cetriolo, finocchio, lattuga, sedano. Il tutto spolverato con un cucchiaio di semi di lino o di chia macinati. In alternativa, una bella tazza di avena integrale e mirtilli (vedi ricetta a pagina 19).

È ora di pranzo Fai dell’insalata il tuo piatto principale. Arricchiscila sempre con una gran varietà di ortaggi

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crudi. Le salse o i condimenti si possono preparare usando noci o semi crudi macinati, oppure un avocado come base. Completa la tua insalata con una manciata di legumi e termina il pasto con un frutto fresco come dessert. Una valida alternativa,

Dopo aver indicato a grandi linee i capisaldi di questa dieta estremamente rigorosa, il dottor Fuhrman fornisce ulteriori raccomandazioni. Ne segnaliamo qualcuna, ma l’elenco sarebbe davvero lungo. Partiamo dalle basi:

Un ricercatore senza peli sulla lingua Laureato presso la facoltà di medicina dell’università della Pennsylvenia e direttore per la ricerca della Nutritional Research Foundation, Joel Fuhrman è considerato uno dei massimi esperti in tema di alimentazione. Autore di libri di enorme successo – “Mangiare per vivere” è stato al primo posto nella lista dei best sellers del New York Times – è ospite fisso di trasmissioni televisive e radiofoniche.


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● per massimizzare la perdita di peso, in prima battuta, vanno eliminati gli ortaggi ricchi di amido; ● scordatevi ogni tipo di bevande zuccherate, succhi di frutta e dolcificanti di ogni genere. Bevete solo ed esclusivamente acqua; ● non superate i 30-60 grammi al giorno di semi oleosi e frutta a guscio. Ancor meglio i semi crudi di girasole, chia, canapa, sesamo crudo non decorticato e zucca. Vietato l’olio, di ogni tipo (su questo divieto ci dissociamo: è probabile che l’olio a cui fa

riferimento il dottor Fuhrman è quello a cui è abituato lui, non certo al nostro extravergine di oliva spremuto a freddo!); ● nella scelta di frutta e verdura, privilegiate sempre il biologico; ● evitate gli spuntini: la guarigione del diabete è facilitata se si fa riposare il pancreas.

Un percorso non facile, ma di grande efficacia È sempre riduttivo racchiudere in poche pagine il contenuto di un libro intero. Questo articolo vuole essere solo uno spunto

per chi vuole affrontare in modo nuovo il diabete, oppure avere qualche indicazione pratica per prevenirlo. Per entrare nel dettaglio, il libro va letto dalla prima pagina all’ultima. Come detto all’inizio, non ci sentimo di “sposare” tutto quello che spiega il dottor Fuhrman. Però gli riconosciamo tanta passione e dedizione alla causa. Se quindi volete intraprendere un percorso alimentare così “difficile” ma stimolante, fatelo esclusivamente con il supporto del vostro medico di fiducia.

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Il mondo delle erbe

SI PREPARA CON TRE ERBE

La ricetta della serenità secondo Ildegarda di Bingen

N

ei suoi testi Ildegarda parla di “contrarietà” che nuoce al proprio sonno o potremmo dire più genericamente alla nostra serenità. Contrarietà significa essere opposto, contrastante, sfavorevole: indica

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una nostra disposizione interiore, ovvero la modalità in cui percepiamo una data situazione, persona, eventi.

Troppe tensioni, torniamo a noi stessi Ildegarda proponeva di usare tre erbe in una particolare

formulazione e applicazione per predisporci a “percepire” in modo più oggettivo la realtà, allentando le tensioni e i nostri condizionamenti che spesso si rivelano cause di un’ansia che compromette la qualità del sonno e la nostra capacità di affrontare le prove quotidiane.


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Un unguento disegnato per allentare le tensioni e favorire un buon riposo. Si segue l’insegnamento della grande maestra medievale. Sabrina Melino

Fiori e foglie dell’Achillea, un ingrediente del rimedio di Ildegarda. Il nome deriva dalla credenza che l'eroe greco Achille avesse usato questa pianta come un medicamento.

A maggior ragione, le prestazioni eccezionali come una gara o un esame. Riuscire a essere più sereni, trovarsi nel proprio “ritmo”, significa convogliare le energie in ciò che è importante per noi rendendoci più performanti e soddisfatti.

Quei pensieri che distruggono il sonno Spesso l’insonnia è provocata proprio da un’iperattivazione mentale che non solo rende difficile addormentarsi ma provoca quella che è definita ruminazione, ovvero “il pensare continuamente alla stessa cosa”,

contribuendo così ad aumentare lo stato d’ansia e la visione distorta della realtà. L’idea di Ildegarda, ripresa e riproposta ai nostri giorni, si dimostra utile sia durante il giorno aiutandoci ad affrontare situazioni che riteniamo consciamente o inconsciamente “prove avverse

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Il mondo delle erbe

queste componenti possiedono attività antiossidanti. Spicca l’azione calmante, ipnotica e sedativa che è data dai monoterpeni 1-8 cineolo. Come può un unguento avere Per avere un’idea del ruolo della quest’azione? Salvia nella farmacopea Personalmente ho riproposto tradizionale basta pensare al l’idea di Ildegarda sotto forma di suo nome. unguento. Valutiamo bene gli effetti Deriva dal latino delle piante e i punti in cui viene “salvus” (salvo, in massaggiato. Seguendo la lezione di riferimento alle sue Ildegarda (si veda qui sotto, ndr) si proprietà medicinali) o da applica sul cuore, sulle tempie e sulla “salvere” (stare bene) da nuca, prima di dormire o al bisogno cui deriva la parola tedesca durante il giorno. Le piante suggerite da “salbe” (unguento Ildegarda per la composizione del medicamentoso). In effetti, sul preparato hanno un’azione calmante, piano emotivo la Salvia agisce su ipnoinducente, bradicardica e colagoga. Acquarello di fiore prostrazione e nervosismo. Passiamo in rassegna le tre erbe. e foglie della Sul piano mentale è efficace contro la Salvia (disegno resistenza al cambiamento, trattenimento Salvia, la pianta dell’adattabilità Olga Serova). o eccessivo protagonismo. Il costituente principale della Salvia Nei suoi termini medievali Ildegarda l’aveva (Salvia officinalis L.) è un olio essenziale capito e scriveva: “La Salvia è di natura calda e particolarmente ricco di principi attivi, dai secca […] ed è utile contro le linfe malate”. monoterpeni, ai tannini, ai flavonoidi. Molte di o difficili” , sia nell’accompagnarci in un sonno più ristoratore e sereno.

L A R I C E T TA O R I G I N A L E

Ildegarda detta il rimedio

Chi non riesce a dormire a causa di qualche contrarietà prenda, se è estate, un poco di Finocchio e il doppio di Millefoglie (Achillea millefolium, ndr) e li faccia bollire in poca acqua e, tolta l’acqua, metta quelle erbe calde sulle tempie, sulla fronte e sul capo e vi avvolga sopra un panno. Prenda, poi, Salvia fresca e l’asperga con un poco di vino, la metta sopra il cuore, intorno al collo e in tal modo concilierà il sonno. Se è inverno, faccia cuocere i semi di Finocchio e la radice del Millefoglie e li metta intorno alle tempie e al capo, come detto innanzi, e disponga la Salvia in polvere, inumidita col vino, sopra il cuore e intorno al collo e fermi il tutto legandovi un panno (…). Il calore del Finocchio, invero, induce ad addormentarsi mentre il calore del Millefoglie stabilizza il sonno; il calore della Salvia, infine, rallenta il cuore e placa le vene del collo fino a far sopraggiungere il sonno Da: Causae et Curae, Ildegarda di Bingen

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Il Finocchio per “digerire” le brutte esperienze Sul piano psicosomatico il Finocchio é un aiuto per chi manifesta difficoltà a metabolizzare e digerire le esperienze difficili. Si tratta in genere di persone che hanno anche delle responsabilità e devono adattarsi a tutti i costi ad esse, somatizzando spesso in ambito digestivo. In queste situazioni si riscontra sovente un sovraccarico epatico: intendiamolo da un punto di vista energetico-emotivo, ovvero uno stato di stress d’organo determinato da sentimenti come recriminazioni, rabbia, vittimismo.

Achillea, la pianta dell’invulnerabilità. Dai fiori ad ombrello dell’Achillea (Achillea millefolium L.) si estrae un olio essenziale quanto mai ricco di principi attivi dotati di plurime attività. Tra queste l’azione sulle funzioni epatiche per cui l’Achillea si propone classicamente come epatostimolante, coleretico e colagogo. In effetti, la contrarietà per una situazione che stiamo vivendo – come la pressione emotiva che accompagna una decisione importante che affrontiamo con eccessivo stato d’ansia e preoccupazione – impatta in modo particolare sull’attività epatica e sulla cistifellea. Per questo motivo si applica l’unguento a livello delle tempie e della nuca, punti riflessi della vescicola biliare. Sul piano emotivo l’Achillea agisce su insicurezza, desiderio di approvazione, fragilità. Sul piano mentale lavora sulla rigidità mentale, nevrosi, ansia da prestazione, vittimismo. Consigliata quindi in tutte le occasioni in cui ci sentiamo particolarmente vulnerabili. Ildegarda di Bingen ne parla anche come di una pianta di natura calda e secca, ottima per cicatrizzare le ferite sia esterne, sia interne. Indicata per epistassi e dolori mestruali.

Finocchio, la pianta della rigenerazione spirituale Si usano i frutti maturi disseccati (comunemente detti semi). Anche in questo caso troviamo un gran numero di sostanze chimiche di grande interesse biologico. La droga del Finocchio (Foeniculum

vulgare Mill.) veniva e viene tuttora consigliata in seguito a pasti abbondanti e ricchi di lipidi, perché influisce positivamente sul gonfiore e il meteorismo, inibendo i processi fermentativi nel grosso intestino. Oltre alle proprietà antispastiche e antinfiammatorie per cui è noto, il Finocchio vanta proprietà drenanti dei liquidi corporei, sostenendo l’azione renale e degli altri organi emuntori. Ma per Ildegarda c’è dell’altro: “In qualunque modo esso venga mangiato rende felice l’uomo e gli porta un delicato calore, una buona sudorazione e lo fa digerire bene”, scrive. Lei parla di “felicità” e in effetti i semini del Finocchio agiscono anche a livello psicosomatico, per dirla in termini moderni (si veda qui sopra, ndr).

Dalle avversità alla rinascita In definitiva, le tre erbe segnalate da Ildegarda, riproposte anche oggi, aiutano ad adattarsi a situazioni che riteniamo “avverse”, ci predispongono a una modalità più serena e accogliente contribuendo a trasformare le contrarietà in un’opportunità di “rinascita”, di trasformazione, di crescita. Un altro straordinario esempio dell’eredità che Ildegarda ci ha lasciato con i suoi rimedi: una sintesi della comunicazione che avviene continuamente tra mente e corpo, tra cosmo e microcosmo. La medicina ildegardiana, infatti, é in primo luogo uno strumento prezioso di comprensione del nostro Sé.

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Dossier

ZEN-STRETCHING Esercizi con i meridiani Si agisce sul flusso del Ki partendo dalle esperienze dello Shiatsu, a sua volta profondamente radicato nella cultura medica cinese. Diversi benefici all’orizzonte, tutti da esplorare. Silvia Marchesa Rossi

È ora di entrare più in profondità sulle attività di riequilibrio energetico dettate dalla tradizione cinese e giapponese. Lo facciamo partendo da una scuola moderna che affonda le sue radici nello Shiatsu. Anche perché ci permette di aprire una finestra su un’altra visione di noi stessi: siamo fatti di carne e ossa e abbiamo una mente, su questo non c’è dubbio. Ma, secondo tante tradizioni, in primo luogo quelle orientali, c‘è dell’altro. Molto altro. C’è un’energia che scorre nei meridiani e punti su cui possiamo intervenire, con varie tecniche praticate da molto tempo e ancora oggi: Agopuntura, Shiatsu, Tuina solo per citarne alcune. Tra queste, i movimenti proposti dallo Zen-Stretching. Non una “medicina” come si intende comunemente, ma un’attività da inserire nel quotidiano con risvolti tutti da esplorare per il nostro benessere, anche contro alcuni disturbi, imparando a conoscere le energie che sono parte di noi stessi. 48


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SOMMARIO pag. 48

Introduzione

pag. 52

I 6 esercizi Makko-Ho

pag. 58

Tutti gli esercizi dello Zen-Stretching

pag. 60

Gli esercizi per tonificare e disperdere energia

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Dossier

o Zen-Stretching nasce come supporto all’attività di riequilibrio energetico realizzata con lo Shiatsu. La tradizione orientale offre numerosi strumenti volti a questo scopo: le cosiddette pratiche di lunga vita, dallo Yoga al Qi Gong, dalla Meditazione al Do In; oppure il Tai Ji Quan e altri stili interni di allenamento marziale. Che cosa caratterizza lo Zen-Stretching in modo particolare rispetto a tutte queste possibilità di ricerca dell’equilibrio energetico?

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Essenzialmente la griglia di lettura di tutti gli esercizi proposti: ognuno di essi sollecita in diversi modi le facoltà vitali fondamentali riconosciute nella tradizione dell’Agopuntura e dello Shiatsu.

Agire sulla circolazione del Ki In questo non vi è nulla di misterioso: i punti usati in Agopuntura e le linee di forza stimolate nello Shiatsu sono, secondo la circolazione energetica di riferimento, vere e proprie stazioni (i punti) e canali (i meridiani) che troviamo lungo

precise catene muscolari, riconoscibili nel movimento, nella sensazione, a volte nella localizzazione dei sintomi (disagio, limitazione, costrizione). Su questi punti e sui meridiani – vere e proprie linee di forza – la tradizione orientale tramanda che possiamo intervenire in modi svariati: pungendo, scaldando, premendo, mobilizzando, allungando.

Sempre a disposizione per l’auto-trattamento Dunque, accanto ai provvedimenti che possono

Com’è il nostro bicchiere?

KYO (VUOTO) E JITSU (PIENO), DUE CONDIZIONI COMPLEMENTARI

Secondo la cultura orientale, due delle caratterizzazioni importanti della condizione dell’energia vitale sono proprio queste: la mancanza e l’eccesso di energia. Si tratta di concetti apparentemente complessi, che però è possibile e utile spiegare anche con esempi molto semplici e quotidiani. Nel nostro vivere operiamo continuamente e istintivamente delle scelte, assegnando a qualche nostra capacità un ruolo primario, confortati dalla

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sicurezza con cui questa ci consente di esprimerci e occupare il nostro spazio/tempo. Sono, apparentemente, le nostre risorse, su cui facciamo affidamento (Jitsu, il pieno). D’altro canto, a volte ci succede di renderci conto che un’altra capacità rappresenta il nostro punto debole, magari può essere quella che in qualche occasione ha dato cattiva prova di sé: ci ha fatto temere di non essere all’altezza, e così l’abbiamo istintivamente accantonata, come a negarle importanza (Kyo, il vuoto). Sembrano scollegate, ma in realtà è naturale che più evitiamo di coltivare la capacità carente, più ci rifugiamo nella nostra “carta di briscola”. E per un po’ va bene, ma può venire il momento (e di solito succede) in

cui la capacità utilizzata in eccesso mostri la corda e cominci ad esprimersi con proteste (sintomi) e segnali che ci mandano a cercare cure, quali che siano. Spesso ricorriamo ai mezzi per silenziare queste proteste, ammazza-dolori di vario tipo, comprensibilmente preoccupati di ritornare in forma. In realtà, secondo la cultura orientale, quello è il momento di cui approfittare per chiedersi dove sta il vuoto, che è l’origine di tutto questo superlavoro del pieno. Cominciare ad esempio a rassicurarsi sull’esistenza e l’utilità della capacità “Cenerentola”, nutrirla e rivalutarla, in modo che, tornata a fornire le sue risorse, cominci a scaricare il pieno onnipresente e logorato e ritorni un equilibrio dinamico più sano ed efficace.


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La lezione Zen-Stretching

essere adottati da un praticante Shiatsu a favore di un ricevente su queste zone sensibili, si può pensare a un intervento autonomo da parte del ricevente stesso, che diventa così parte attiva e interprete della ricerca e della stimolazione sul proprio organismo. Il vantaggio offerto da questa alternativa – coltivata dallo ZenStretching – è l’acquisizione, da parte della persona, di conoscenze inizialmente molto semplici e intuitive, che la mettono in grado di valutare, secondo questa griglia di lettura, la sua risposta e le relative modificazioni per trarne numerosi benefici.

La diagnosi energetica I 6 esercizi Makko-ho che vedremo nelle prossime pagine conservano un ruolo centrale, come da sempre nello Shiatsu. Eseguendoli, impariamo a valutarci secondo una scala di valori relativi alla difficoltà/facilità di esecuzione o al gradimento. In pratica: ● tra i 6 esercizi, quello che sentiamo più difficile o pesante o fastidioso segnala che i meridiani sollecitati con quell’esercizio sono in condizione di “eccesso” (Jitsu, pieno); ● contemporaneamente, dal paragone con il “più difficile”, individuiamo l’esercizio che sentiamo meno gravoso, più comodo, a volte poco significativo, tanto che potrei rimanere più a lungo nella postura, senza percepire resistenza. Questo esercizio è collegato invece con i meridiani che definiamo “carenti di energia” (Kyo, vuoto).

Tonificare il vuoto, disperdere l’eccesso Una volta individuato il divario esistente tra le diverse capacità vitali – che, secondo la cultura energetica cinese, è all’origine dei messaggi che ci lancia il nostro corpo e che chiamiamo sintomi o disturbi – procediamo a tonificare la carenza (il vuoto) e a disperdere l’eccesso (il pieno). Per fare questo lo Zen-Stretching propone appositi esercizi di tonificazione e di dispersione (si veda a pagina 60, ndr). Dopo averli effettuati, infine, eseguiamo nuovamente i 6 esercizi Makko-ho per fare una verifica della nostra condizione energetica: spesso vediamo che il pieno e il vuoto sono cambiati. Ovvero, è cambiata la scelta dell’esercizio che sentiamo “facile” e quello “difficile”. Certo, è una semplificazione schematica: in realtà tutti gli esercizi presenteranno svariati gradi di gradimento o difficoltà, ma per operare il cambiamento conviene prendere in considerazione quelli che più si differenziano tra loro. Come in un sistema di vasi comunicanti, quando intervengo su due punti, il minimo e il massimo, tutto il sistema ne viene influenzato, anche i gradi intermedi.

Una risorsa per la vita quotidiana Ecco perché allenarsi con lo ZenStretching può essere un’occasione da non perdere per verificare e correggere condizioni che possono provocare sintomi disturbanti. Ma è anche una ricerca paziente e continua che educa all’autoascolto e all’analisi pratica della propria vitalità a tutti i livelli della persona.

Chi è Silvia Marchesa Rossi L’autrice del dossier, Silvia Marchesa Rossi, ha svolto formazione Shiatsu presso l’Istituto Ohashi. Decisivo, nel 1990, l’incontro con l’opera “ZenImagery exercises” del giapponese Shizuto Masunaga, grande interprete dello Shiatsu: «Mi offrì la possibilità di sentire su me stessa quei percorsi che, come operatrice Shiatsu, ero invitata a cercare e stimolare nel ricevente. Il sistema Masunaga fu per me rassicurante e insieme molto fecondo di iniziative», racconta. «Su questa base si è sviluppato lo Zen-Stretching che propongo nei miei corsi. Nel frattempo, anche grazie agli strumenti didattici che ho affinato nel tempo, lo Zen-Stretching viene proposto in altri centri, anche all’estero». Silvia ha fondato a Milano il circolo “Il Vaso di Pandora” offrendo a tutti due opzioni: apprendere gli esercizi e le sequenze tramite il corso settimanale, oppure in seminari intensivi di due giorni. Per verificare di persona la validità della pratica viene offerta agli interessati la possibilità di partecipare a una lezione di prova gratuita negli incontri settimanali del martedì. Da qualche anno ha inoltre formulato un programma di formazione per diventare “Facilitatore di Zen-Stretching”, che consente di accedere alla collaborazione con l’associazione e gestire in proprio i corsi di base di ZenStretching. Per info e iscrizioni ai corsi: www.zen-stretching.it Tel: 02.36514463 - 347.2459059

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I nostri amici animali

Fabio Fioravanti

Ci mancava anche questa… Cani e gatti in leasing Un business assurdo: animali a rate e restituibili. Come oggetti usa-e-getta.

N

o, dai... Animali in leasing. Anche per farsi un regalo di compleanno o di Natale. Sta diventando un settore del commercio in questo momento negli Stati Uniti.

Una pratica predatoria Sotto queste condizioni, chi riceve il pet non ne diventa proprietario. Solo alla fine del leasing può diventarlo pagando un’ulteriore quota di denaro. Spesso, però, il povero animale viene semplicemente restituito all’agenzia del leasing. Dall'altra parte dell'Oceano Atlantico se ne interessa l'American Society for the Prevention of Cruelty to Animals (ASPCA). Parlano espressamente di “pratica predatoria”. Questi animali sono dei prodotti per soddisfare bisogni a breve termine? E che succede se la famiglia non è più in grado di saldare le rate?

Pet brokers? Anche no… E chi si prenderà cura dell’animale se ha bisogno di cure mediche costose? Da noi questo non si è ancora visto ma potrebbe arrivare dopodomani. I “pet brokers”, come vengono definiti questi sedicenti uomini d'affari, cercano di fare il loro business, col pelo sul corpo del cagnolino o del gattino. E anche sul loro stesso corpo.

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E non mancano gli animali in affitto Tutti scontenti tranne chi ci guadagna Sì, insomma, il cagnolino o il gattino si può prendere in leasing e poi riconsegnarlo, ma sarà già troppo vecchio per riproporlo sul mercato. Che fine farà? Generalmente, non buona: oggetto da dismettere. Tra l’altro, chi ha seguito questa “geniale idea” lamenta di averlo pagato troppo, con tassi d'interesse molto alti come riporta Bloomberg. Questo vale anche per i mici, di cui molti amano sicuramente la compagnia. Peccato che quelli che si sono buttati in questo commercio, dopo aver acquistato un essere peloso che gira per casa, manifestino spesso un certo disagio. Una signora dice: «Anche questo gatto sta rovinando il mio conto corrente». Ma è colpa del gatto?

Esseri senzienti non bambole di pezza Dove vogliamo andare? Quando si acquista o si fa un leasing per un pet non si tratta solo di spendere dei soldi per il regalino di moda, o autogratificarsi, ma di prendersi una responsabilità. Troppo spesso si abbandonano o si restituiscono perché “sporcano” (ma dai? Certo, anche loro devono fare i loro bisogni...) oppure il bambino ha perso interesse ed è diventato grandicello. Ma il pet non è un peluche, un pupazzetto o un robot, una cosa virtuale che possiamo dismettere da un momento all'altro. È un essere vivente, esattamente come noi.

Primi divieti Non troviamo il senso in tutto questo con le sofferenze che produce. Speriamo di non importare fuori tempo massimo questo triste trend nel nostro Paese. Il dato positivo è che negli USA qualche stato federale ci sta ripensando: la pratica è stata proibita in Nevada mentre in California l’animal leasing è vietato dal primo gennaio di quest’anno. Cancelliamolo per sempre.

Dapprima in Giappone, poi negli USA – ma non solo – sono sorte molte società che affittano animali per i “parties”, oppure solo per un pomeriggio nel parco. Animal Rental, chiamano questa attività. Addirittura, si noleggiano animali esotici di ogni tipo, dagli elefanti, alle zebre, a Cheetah (il povero scimpanzè). Persino le iene per avere un'emozione in più, o i grandi felini. Prezzi esorbitanti. A Chicago la Animal Rentals affitta la scimmia cappuccina per 395 dollari, solo per la prima ora e successivamente 195 dollari all’ora. Il maialino Napoleone si affitta per 195 dollari e Mini Burro, l’asinello nano, per 160 dollari. Simili iniziative non mancano anche in Italia. Alcune società forniscono animali per eventi, dalle feste private, alle manifestazioni organizzate da Comuni e aziende. Oppure per riprese televisive e cinematografiche. Anche in questo caso le associazioni per la difesa dei diritti degli animali manifestano forti dubbi. Persino alcuni psicologi storcono il naso: «Così si abituano i bambini all’affetto a noleggio, con troppa superficialità», dicono.

Al via il Framingham dei cani Un grande studio americano seguirà 3000 cani Golden Retriever per l’intero arco della loro vita al fine di ottenere informazioni utili ai fini della prevenzione delle loro malattie. Il Golden Retriever Lifetime Study prenderà nota di che cosa mangiano, quanto dormono, quanta attività fisica praticano. E poi si andrà a vedere nel tempo come stanno, quanto hanno vissuto e quali malattie eventualmente hanno contratto. La logica è la stessa del grande studio di Framingham sugli esseri umani da cui sono arrivate notizie fondamentali sui rischi di malattia e il conseguente consumo di tutte le pilloline che prendiamo.

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