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Periodico mensile – Anno V, numero 44/2015 – €
AGOSTO
3,50 – Canton Ticino chf 7,00 SETTEMBRE 2015 Poste Italiane - Sped. in A.P. DL 353/2003 conv. L. 46/2004, art. 1, c. 1, LO/MI
MAGAZINE
LA SALUTE NATURALE RACCONTATA DAGLI ESPERTI
n. 44
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MAGAZINE
EFFETTO ARNICA
CON I FIORI DI BACH
Ecco come si usa contro contusioni e reumatismi
Prova costume superata!
La carica dei polifenoli Maqui & co. Perché fanno così bene?
Aroma TERAPIA Guida essenziale alle acque aromatiche
Il Mantra Madre Un’antica arte di risveglio e guarigione
Dossier Lo Shiatsu entra in famiglia Semplici esercizi da praticare in casa
IL TONICO DI GENZIANA
PREPARIAMOLO IN CASA
I NOSTRI AMICI ANIMALI
RICETTE ED ELISIR CON LA RADICE “TIRAMISÙ” DEI NOSTRI NONNI
OLIO, ACETO E BAGNI ALL’AROMA DI BASILICO. E COME SI COLTIVA?
SOS MICIO CAMILLO: CURIAMO IL BRONTOLONE CON L’OMEOPATIA
BAGNI DI FIENO E PINO MUGO. Tuffi balsamici, riscopriamo la pratica altoatesina
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Sommario NUTRIZIONE NATURALE pag. 14 La carica dei polifenoli
Maqui, il “mirtillo” della Patagonia More di gelso pag. 22 Le regole
del ghiaccio sicuro
IL MONDO DELLE ERBE pag. 24 Arnica, l’erba
delle cadute
pag. 28 Il tonico di Genziana pag. 36 Le acque aromatiche
LE ALTRE MEDICINE
OMEOPATIA pag. 68
Chiusa come le valve dell’ostrica
pag. 72
Il brontolone Camillo supera il suo problema
pag. 54 Yoga tantrico-
sciamanico, il mantra madre
pag. 60 I bagni di fieno
e pino mugo
pag. 64 La pietra rossa
degli indiani Lakota
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pag. 42
DOSSIER
SHIATSU FAMIGLIARE Introduzione Sollievo per le gambe Lavoro sulla schiena e torniamo sulle gambe Altri esercizi in sequenza Relax in leggerezza Shiatsu anche per la piccolina
RUBRICHE
Le mani che alleviano il dolore
Il periscopio pag. 8
Psicoterapia per tutti i giorni pag. 10
Sulle ali di Psiche pag. 12
Ci salverĂ un fiore pag. 32
Scoperte in soffitta pag. 40
Prepariamolo in casa pag. 74
Le ricette del mese pag. 77
Il mercato della salute pag. 81
Libri pag. 84
Web trend pag. 87
Annunci olistici pag. 90
L’ultima domanda pag. 98
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Nutrizione naturale
Barry Sears
La carica dei POLIFENOLI Spengono l’infiammazione cellulare preservando l’organismo dalle più comuni malattie degenerative. Più ne mettiamo nel piatto, meglio è per noi. Fabio Fioravanti
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S
i fa un gran parlare di polifenoli, tra le più potenti sostanze antiossidanti che si conoscano (più delle vitamine C ed E). Li troviamo soprattutto nella frutta e nella verdura colorate. Ma, esattamente, a che cosa servono? E come possiamo assicurarci un’adeguata quantità di polifenoli nella nostra dieta?
Infiammazione “calda” e “fredda” Barry Sears, ideatore della dieta Zona, è uno dei più convinti assertori dei benefici dei polifenoli. Per lui, ma anche per molti altri nutrizionisti, costituiscono uno dei bastioni della prevenzione: tutto ruota attorno all’infiammazione di basso grado, quella generata anche da un’alimentazione insalubre. «Di solito – spiega Sears – parliamo di infiammazione quando ci stiriamo un muscolo. Potremmo definirla “infiammazione calda”. Quella di cui stiamo parlando è la “infiammazione fredda”, perché non ci accorgiamo del suo insorgere».
Porte spalancate alle malattie «Questa “infiammazione fredda” o di basso grado è tecnicamente un’infiammazione delle cellule ed è del tipo che uccide. Dal momento che non l’avvertiamo, ce la trasciniamo per anni, se non per decenni, finché il danno cellulare è tale da generare una patologia cronica. Potranno essere diabete, cardiopatie, cancro o persino il morbo di Alzheimer: il risultato finale sarà un invecchiamento prematuro e, per aggiungere al danno la beffa, l’infiammazione cellulare ci farà anche ingrassare».
La strategia Zona La Dieta Zona di Barry Sears è dunque orientata a ridurre al minimo l’infiammazione fredda. Un obiettivo che si ottiene in due modi. In primo luogo riducendo gli alimenti che infiammano (secondo la sua scuola: pane, pasta, riso e patate: i carboidrati di colore bianco) e, contemporaneamente, servendosi in abbondanza di cibi che contengono elevate quantità di acidi grassi
Attenti alle sofisticazioni di olio d’oliva e cacao Olio extravergine Buona fonte di polifenoli, ma occhio alle sofistificazioni. C’è un semplice test per saggiare la bontà di un olio extravergine d’oliva. Ponete una goccia d’olio sulla parte anteriore della lingua: un buon prodotto genera un sapore di burro fuso. Poi spostate l’olio verso la gola: se avvertite un gusto pepato e magari l’impulso a tossire è un buon segno: ci sono polifenoli.
Cacao I benefici dei polifenoli del cacao sono ridotti dall’aggiunta di zuccheri, come spesso avviene. Per ironia, aggiungono latte e zuccheri proprio per togliere il tipico gusto amaro dei polifenoli. Ecco perché è meglio il cacao amaro. Inoltre, attenti al cacao lavorato all’olandese (con aggiunta di soda caustica per la raffinazione): abbatte drasticamente i polifenoli.
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Una scodellina di more, tra i vegetali più ricchi di polifenoli (vedi anche a pagina 17).
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Nutrizione naturale
omega-3 e, appunto, polifenoli. Com’è noto, la tipica composizione di un piatto Zona è costituito da un terzo di alimenti proteici (anche tofu o “carni” vegetali) e due terzi di carboidrati colorati, ovvero verdure non amidacee. Si aggiunge poi una quota lipidica: olio extravergine d’oliva oppure noci.
e indirettamente di tutto l’organismo». Di fatto, molti dei polifenoli che assumiamo sono utilizzati per gestire i centomila miliardi di batteri che vivono nell’intestino. Non più del 20% entra nel sangue andando a svolgere un’azione protettiva su tutte le cellule del corpo.
Toccasana per i batteri “buoni”
Via libera ai vegetali colorati
Ma c’è un altro buon motivo per introdurre vegetali ricchi di polifenoli nella dieta: «I polifenoli – continua Sears – agiscono come prebiotici favorendo la crescita della flora batterica intestinale amica. Sono invece letali contro i batteri “cattivi”. Tutto questo concorre al mantenimento della salute dell’intestino
Facciamo quindi in modo che ad ogni pasto non manchi una buona “dose” di verdura e frutta colorata. E integriamo con altri alimenti ricchi di polifenoli: via libera alle spezie e alle erbe aromatiche. E, alle giuste quantità, anche il vino rosso e l’olio extravergine d’oliva forniscono il loro contributo. Avrete notato che sono tutti alimenti tipici della cucina mediterranea. Ce l’abbiamo in casa, approfittiamone. Barry Sears, poi, contrariamente ad altri esperti (come Franco Berrino), raccomanda anche l’assunzione di integratori ad alte dosi a base di polifenoli purificati. In particolare quelli estratti dal Maqui.
Il vino rosso del nobile Cornaro A soli 35 anni il nobile veneziano Luigi Cornaro stava per morire, a causa di continui eccessi alimentari. Sopravvissuto alla crisi, decise di correre ai ripari adottando uno stile alimentare ipocalorico basato su pane integrale, zuppa di verdure, un tuorlo d’uovo al giorno, e anche piccole quantità di frutta e verdure fresche. Non rinunciò però a tre bicchieri di vino rosso al dì. Sappiamo com’è andata a finire perché lo stesso Cornaro ce lo racconta nel suo libro “Discorsi della vita sobria” (1558), un manuale antiaging che conserva ancora qualche validità. Scrisse il libro a 83 anni e morì a 91. L’alcol, in effetti, estrae con grande efficacia i polifenoli della buccia dell’uva. Lasciate evaporare il vino e assaggiate ciò che rimane sul fondo: è amaro, quelli sono i polifenoli. Il problema del vino è che si deve consumare in quantità moderate perché l’alcol è tossico per il fegato.
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Alimenti impoveriti Un altro punto da tenere presente: l’eccessiva lavorazione industriale impoverisce gli alimenti di polifenoli e vitamine. Ma anche l’impiego di diserbanti e pesticidi impoverisce i vegetali. Infatti, i polifenoli vengono prodotti dalle piante per neutralizzare i danni prodotti dal Sole e dalle aggressioni dei parassiti. La chimica sui campi, quindi, libera le piante dalla necessità di combattere i microbi, producendo meno polifenoli e più zuccheri. «L’assenza di colorazione e forma omogenea, i segni e i bozzi sulla superficie sono danni collaterali della guerra ai microbi in assenza di pesticidi. E soprattutto – nota Barry Sears – sono un indicatore della presenza di maggiori concentrazioni polifenoliche».
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Gli alimenti più ricchi di polifenoli Come si misurano i polifenoli presenti nei cibi? Un metodo consiste nel misurare il valore ORAC, ovvero la capacità antiossidante dell’alimento. Ancora meglio, secondo Barry Sears, il potere antiossidante di un cibo dipende dal rapporto tra l’ORAC e i carboidrati.
✔ FRUTTA Mora
1370
Bacche di sambuco Mirtillo rosso Mirtillo selvatico Lampone Fragola Avocado Susina Ribes nero
LEGENDA
✔ BEVANDE Tè Vino rosso
1289 1196 1196 931 757 749 609 517
Vino bianco
3760 800-1700 151
✔ DOLCI Cioccolato fondente da cucina
3772
Cacao amaro in polvere
2253
✱
Un’altra categoria di alimenti ricca in polifenoli è costituita da erbe aromatiche e spezie. Per esempio l’origano essiccato (6635), la curcuma in polvere (2899) o il timo essiccato (5842). Ovviamente a tavola non ne assumiamo in grandi quantità: teniamoli comunque presenti.
✔ VERDURE Lattuga rossa Carciofo (testa) Erba cipollina Spinaci (crudi) Rucola Ravanelli Zenzero (radice) Lattuga romana Asparagi (bolliti) Cavolo rosso
1784 1282 1132 1058 929 972 941 855 779 474
I numeri si riferiscono al rapporto ORAC per grammo di carboidrati assorbibili. Quanto più il valore è alto tanto più l’alimento riduce l’infiammazione cellulare.
PER APPROFONDIRE Barry Sears La Zona mediterranea Sperling & Kupfer Pagine 320, euro 18,00 L’ultimo libro di Barry Sears, ideatore della dieta Zona, si concentra sugli alimenti più potenti contro l’infiammazione cellulare. I punti in comune con la dieta mediterranea sono moltissimi. Sears è membro del MIT e presidente della "Research Inflammation Foundation”.
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Aromaterapia
Stefania La Badessa
ACQUE AROMATICHE:
prepariamole in casa
Utilissime contro le piÚ comuni affezioni della pelle. In passato se ne faceva grande uso: iniziamo allora la nostra operazione‌ di recupero.
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Acque aromatiche versione “mix” Secondo le specifiche esigenze è possibile mescolare, a partire da 300 ml di acqua depurata, più di un olio essenziale, creando combinazioni sinergiche capaci di favorire – personalizzando il trattamento – il benessere della pelle. La scelta delle essenze viene ovviamente effettuata rispettando la tipologia della pelle da trattare e le preferenze olfattive: non
dimentichiamo infatti che, trattandosi di prodotti cosmetici da utilizzare quotidianamente, la gradevolezza dell’aroma è una caratteristica imprescindibile per garantire costanza nell’applicazione. ✔ Per la pelle secca si potranno ad esempio associare 3 gocce di camomilla romana, 2 di geranio (dall’azione rivitalizzante e utile per
B
volatili e idrosolubili presenti naturalmente nelle piante. Si ottengono principalmente sottoponendo il materiale vegetale a un processo di distillazione durante il quale l’acqua, sotto forma di vapore, estrae dalle piante medicinali i vari principi attivi che passano nel liquido arricchendolo con le proprietà curative delle piante e soprattutto dei loro oli essenziali. Rispetto a questi ultimi, l’azione delle acque aromatiche risulta più delicata e priva di rischi di sovradosaggio.
en note ai terapeuti francesi che le utilizzano per via esterna e per via interna, le acque distillate aromatiche possono far valere la loro efficacia curativa soprattutto in un periodo stagionale come quello estivo, capace di mettere a dura prova la freschezza della pelle che – a causa del caldo, del sole e del sudore – tende a perdere sia idratazione, sia elasticità e benessere.
Il metodo “storico” Nelle acque distillate aromatiche o “idrolati”, la base acquosa – solitamente rappresentata dall’acqua distillata – viene arricchita dai principi attivi
stimolare il microcircolo) e 2 di gelsomino (dalle proprietà idratanti e distensive). ✔ Per la pelle grassa le essenze indicate saranno il limone (3 gocce), il cipresso (2 gocce) e il ginepro (2 gocce). ✔ Per la pelle infiammata associamo camomilla (3 gocce), lavanda (2 gocce) e geranio (1 goccia).
L’opzione fai-da-te Per riscoprirne l’efficacia non è necessario limitarsi ai pochi prodotti offerti dal mercato cosmetico, ma è possibile procedere – in modo semplice e pratico – alla realizzazione personalizzata di acque aromatiche “fai-da-te” ricorrendo a normale acqua distillata – facilmente reperibile in farmacia – ed oli essenziali, da scegliere in base alle proprie esigenze e preferenze aromatiche.
A cosa servono? Non c’è molto in commercio Ampiamente utilizzate nei secoli scorsi, realizzate ad arte dai farmacisti dell’epoca secondo antiche ricette, trovano minore applicazione – da un punto di vista commerciale – nella cosmetica più recente, che sembra aver dimenticato le preziose proprietà curative di queste speciali preparazioni acquose. Poca la scelta nell’ambito delle preparazioni in commercio che si limitano a prendere in considerazione piante come l’achillea, la camomilla, il fiordaliso, la rosa, i fiori d’arancio, l’hamamelide e la lavanda.
Le acque aromatiche possono trovare applicazione sia a scopo curativo che puramente
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Aromaterapia
Per la pelle arrossata e secca
•
Su questa tipologia di pelle le acque aromatiche esercitano un’azione lenitiva e calmante, dando sollievo ad arrossamenti e fenomeni di secchezza. Anche la pelle affetta da couperose può trarre beneficio dall’applicazione disarrossante di questo tipo di acqua aromatica, che prevede l’uso di essenze note per le loro proprietà antiinfiammatorie e addolcenti. Tra le acque aromatiche più indicate in questo caso – da aggiungere alla base di acqua distillata (300 ml – vanno citate quella di rosa (3 gocce), camomilla romana (8 gocce), fiori d’arancio (6 gocce). Esaminando le peculiarità di ciascuna, sarà
cosmetico, per via interna o esterna. Sarà possibile, ad esempio, utilizzarle – in modo analogo a un comune collutorio – in caso di gengiviti, infiammazioni della bocca e della gola, ma anche per irrigazioni vaginali in presenza di irritazione, prurito e piccole perdite. L’applicazione più comune rimane però quella cosmetica: le acque aromatiche possono rappresentare eccellenti presidi cosmetici per la pulizia e la bellezza della pelle. Applicati come una lozione, utilizzando le apposite bottigliette spray o tamponando la superficie da trattare con l’aiuto di un batuffolo di cotone, consentono di rinfrescare, detergere e tonificare.
Ideali per i più piccoli Queste acque sono adatte per la pelle delicata dei neonati, per dare sollievo alle pelli irritate – anche dall’esposizione ai raggi solari o dalla salsedine – oppure
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possibile individuarne le specifiche caratteristiche: potremo utilizzare l’acqua di rose per curare arrossamenti e manifestazioni allergiche, come tonico rinfrescante adatto a tutte le tipologie di pelle, anche quando si vuole migliorare il comfort della pelle aggredita dalla salsedine, dal cloro o dall’eccesso di sudorazione. L’acqua di camomilla romana può – per le sue proprietà calmanti e lenitive – risultare utile per calmare gli arrossamenti da pannolino ma anche per dare sollievo agli occhi arrossati e stanchi, applicata in forma di impacco utilizzando compresse di cotone imbevute per 10-15 minuti. L’acqua di fiori d’arancio rappresenta quasi un segreto di bellezza per tutti i tipi di pelle, indicata per la cura e la pulizia del viso, per calmare gli arrossamenti e uniformare il colorito.
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•
funzionalità e il benessere dell’organismo.
Sudorazione eccessiva?
per reidratare le pelli stanche e opache. Esistono in commercio – grazie al lavoro di aziende specializzate nel settore – anche acque aromatiche predisposte per un uso interno, da assumere per via orale, diluendone un paio di cucchiai da tavola in un litro d’acqua che andrà poi consumato nell’arco della giornata: utili per sostenere la
D’estate può essere necessario agire in contrasto alla sudorazione eccessiva: la Salvia officinalis, per le sue proprietà antimicrobiche e deodoranti e la sua capacità di ridurre la produzione di sudore, rappresenta l’essenza ideale a contrasto dell’eccessiva sudorazione, anche quella tipica del periodo menopausale. Sono sufficienti 5-6 gocce di essenza in 250 ml di acqua depurata – da vaporizzare almeno un paio di volte al giorno sulle zone da trattare – per arginare efficacemente non solo il problema sudore, ma anche gli odori sgradevoli che spesso lo contraddistinguono. La stessa preparazione può essere impiegata come un collutorio, per sciacqui e gargarismi in caso di gengiviti, stomatiti e mal di gola.
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Anche per i capelli… Per la pelle grassa e impura Per regolare l’eccessiva produzione di sebo che caratterizza questo tipo di pelle è necessario intervenire sulle ghiandole sebacee grazie agli impacchi – da eseguire una volta al giorno– con acque aromatiche di lavanda (6-8 gocce/300 ml di acqua dist.), limone (6-8 gocce/300 ml di acqua dist.) e melissa (6-8 gocce/300 ml di acqua dist.): la lavanda stimola la circolazione e rigenera le cellule cutanee, il limone esercita azione astringente e purificante, la melissa – oltre all’azione astringente – riequilibra il sebo delle pelli più grasse. Nota tradizionalmente come “Eau des Anges”, possiamo usare anche l’acqua di mirto (6 gocce di essenza/300 ml acqua dist.), utile sulle pelli grasse tendenti all’acne.
Per una corretta preparazione Non sempre è possibile reperire con facilità l’acqua aromatica dell’essenza desiderata, ma può essere semplice – soprattutto per gli amanti dell’aromaterapia che hanno sempre a portata di mano le loro essenze preferite – preparare un’acqua aromatica personalizzata. Seppure diverse rispetto ai veri idrolati, perché prive di alcuni principi attivi della pianta originaria, queste acque aromatiche “fai-da-te” possono rappresentare una buona alternativa, da utilizzare però – rigorosamente – solo per via esterna. È sufficiente mettere alcune gocce di essenza nell’acqua già
distillata. Si utilizza solitamente una dose di 300 ml di acqua distillata per 4-5 gocce di essenza, ma le quantità possono variare secondo lo scopo, le zone di applicazione della preparazione e gli oli essenziali utilizzati: alcuni oli essenziali, come quello di lavanda sono infatti meglio tollerati dalla pelle e dalle mucose e se ne può quindi aggiungere qualche goccia in più.
Per quanto tempo si conserva? Il flacone utilizzato per la conservazione dell’acqua aromatica dovrà essere di vetro scuro (marrone), per evitare che la luce possa alterare più facilmente il preparato che – se ben conservato – potrà avere una durata media di 2-3 settimane, periodo estendibile ad un mese quando la conservazione avviene a temperature fresche, come quella del frigo.
Alcuni oli essenziali sono dotati di proprietà ideali per la cura dei capelli: grazie a un’azione stimolante sul cuoio capelluto, riescono a riequilibrare eventuali problemi di sebo, migliorando il benessere dei capelli che ritrovano così vitalità e lucentezza. Ecco le essenze consigliate: Forfora Lavanda, melissa, cipresso, tea tree. Capelli grassi Limone, salvia e ginepro. Capelli “spenti” Lavanda, sandalo, geranio. Le relative acque aromatiche possono quindi trovare applicazione, in modo analogo a una qualsiasi lozione per capelli, nelle problematiche più diffuse. La preparazione è semplice: a 300 ml di acqua distillata si aggiungono 3 cucchiaini di aceto di mele (utile per ripristinare l’equilibrio acido-alcalino del cuoio capelluto) e circa 10-15 gocce delle essenze prescelte.
Caduta dei capelli Scegliendo essenze capaci di stimolare il microcircolo e quindi capaci di favorire il benessere del bulbo pilifero, si può realizzare una preparazione – da applicare una volta al giorno regolarmente per 30-60 giorni – adatta a contrastare la caduta stagionale dei capelli: 300 ml di acqua di rose costituiscono la base della preparazione, che andrà addizionata con 3 cucchiaini di aceto di mele, 6 gocce di rosmarino, 6 di alloro, 3 di sandalo e 2 di salvia. L’applicazione è più pratica acquistando in farmacia bottigliette munite di contagocce oppure flaconi spray.
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Dossier
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I toccare è il primo contatto della vita: è la mano a stabilire il primo legame tra il bimbo e i genitori e questa memoria permane anche durante la vita adulta. Nel corso del tempo perdiamo magari quella naturalezza, ma se riusciamo a staccarci dagli impegni, ritagliandoci un momento tutto per noi, scopriamo di poter recuperare quelle sensazioni profonde, tipiche dell’infanzia.
Un’eredità giapponese
SHIATSU in famiglia Una pratica di estrema semplicità. Talmente semplice che si rimane sorpresi nel constatarne i benefici. Perché non provare? Alberto Cospito 42
La tradizione giapponese dello Shiatsu, che affonda le radici nell’antica Cina, è un modo per acquisire consapevolezza, senza giudizio, di questa parte profonda di noi stessi. “Shi” significa dito, “atsu” significa pressione: lo Shiatsu rappresenta così un approccio di salute unicamente tramite la pressione delle dita. Ai giorni nostri lo sviluppo dello Shiatsu presenta due differenti aspetti: uno è lo Shiatsu famigliare che non s’interessa del campo medico, e l’altro è una pratica professionale che utilizza la diagnosi dei meridiani o canali energetici.
La Natura prima insegnante In questo breve dossier ci occuperemo appunto dello Shiatsu famigliare. Non c’è nulla di più naturale: avrete notato che quando abbiamo mal di testa o mal di pancia portiamo spontaneamente le mani sull’area dolente. Ciò aiuta a rilassarsi, a sciogliere le tensioni. Ecco l’origine dello shiatsu! La
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Shiatsu famigliare
Nota della redazione Per questo dossier abbiamo deciso di invitare una giovane famiglia, che non aveva mai praticato Shiatsu. Ma entrambi, Davide e Claudia, si sono resi molto disponibili e hanno dimostrato grande interesse. I ragazzi sono agli inizi ed è proprio questo ciò di cui volevamo parlarvi: nelle foto si vedono anche le loro reazioni emotive. Ringraziamo soprattutto Alberto Cospito, professionista di Shiatsu Amico Loft a Legnano, che ha accettato con entusiasmo di dirigere il nostro esperimento.
forma primitiva non richiede alcuna riflessione teorica, è l’istinto che si esprime.
Comunicazione energetica Un altro aspetto sul quale vorrei portare l’attenzione del lettore riguarda la possibilità, offerta dallo Shiatsu, di ravvivare le relazioni intime di coppia, la possibilità di tornare a sentirsi vicini. A volte il contatto si perde. Ognuno di noi possiede un’energia che ci permette di compiere le nostre attività quotidiane: alcuni la chiamano “vibrazione”. Il semplice fatto di essere insieme, di lavorare uno sull’altro, comporta un’influenza reciproca, una sorta di armoniosa e piacevole “pressione”: ricominciamo a comunicare ma questa volta partendo dall'origine profonda del nostro essere.
Anche quando non c’è comunicazione verbale, il nostro corpo è in contatto permanente con l’universo, con le stelle, i pianeti, la terra e con le persone care.
Noi parte dell’universo Purtroppo, la frenesia delle nostre vite, a volte, induce a opporre resistenza a questo flusso energetico. Lo Shiatsu può ristabilire la comunicazione col mondo esterno. Fu una grande scoperta: gli antichi cinesi nelle loro ricerche hanno evidenziato dei punti sul corpo in relazione con l’esterno e li hanno denominati “tsubo”. Esistono anche quando non ci pensiamo, come esiste tutto l’universo in ogni istante della nostra vita. Non siamo estranei a tutto questo, anzi, è all’origine della nostra stessa esistenza.
Lo Shiatsu famigliare non è qualcosa di miracoloso, è una pratica ordinaria, alla portata di tutti. Si tratta semplicemente di aiutare con le mani senza pensare. Il corpo ha bisogno di esprimere la sua unicità, la sua individualità. Se recepite questa richiesta intorno a voi, praticate tra di voi e troverete un modo di comunicare spontaneo e vivificante. Kazunori Sasaki
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Le altre medicine
a t p i a o r u t Na
I bagni di fieno Immersi nelle erbe i contadini altoatesini recuperavano le forze dopo il lavoro. Oggi il “badl” è proposto contro diverse malattie reumatiche. Ma anche come pratica anti-stress. Gemma Astolfo
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Tutte le essenze dei prati
a scoperta risale probabilmente a molti secoli fa: il fieno, in forma di decotti e impacchi, ha un’azione antireumatica. Ma è solo a partire dal secolo scorso che in Alto Adige si diffonde la pratica dei bagni di fieno. O almeno, la medicina accademica comincia a studiare le pratiche popolari e si accorge che i contadini usano immergersi nel fieno dopo una giornata di duro lavoro, per ritemprarsi.
Le erbe che crescono in quota, e lontano da fonti di inquinamento, sono ricche di oli essenziali. E dopo la fienagione iniziano a fermentare e a scaldarsi (sino a raggiungere i 60 °C). L’ambiente caldo-umido favorisce l’assorbimento dei principi attivi. Si può catalogare quindi come una pratica che incrocia aromaterapia e l’uso delle erbe a diretto contatto con la pelle. Solitamente, chi si immerge per la prima volta nel fieno resta sorpreso dall’effetto rigenerante.
Nei trattati di balneologia
Antireumatico e rilassante
La pratica viene dunque accolta anche nei trattati ottocenteschi di balneologia e adottata da medici e naturopati austro-ungarici. È una tradizione delle genti delle nostre montagne, soprattutto in Alto Adige, dove la chiamano “badl”. Un tempo si scavavano buche nel terreno e le persone si facevano ricoprire di fieno. Bisognava sudare: si sfrutta infatti anche l’azione del calore, più o meno come accade nella sauna, ma in maniera più delicata.
In generale, questo tipo di applicazione si consiglia contro i reumatismi, irrigidimenti muscolari, sciatiche, vulnerabilità ai crampi. Ma, grazie all’intensa sudorazione, è anche un modo per far fuori un po’ di tossine. E, in definitiva, gli aromi che si sprigionano inducono il rilassamento. La composizione delle erbe è molto complessa in quanto sono presenti più di 40 specie che agiscono in sinergia. Esperienza da provare se capitate da quelle parti.
DOVE POSSIAMO PROVARE? Oggi, ovviamente, non si fanno più buchi nella terra per riempirli di fieno. Si usano apposite vasche. Diverse strutture alberghiere altoatesine, ma anche masi, offrono questo trattamento ai loro ospiti. I bagni di fieno sono offerti anche sull’altopiano di Asiago. Trovate cartine e indirizzi anche su questo sito internet: www.badlkultur.it
UN TUFFO NEL FIENO: ECCO COME SI PROCEDE Il bagno di fieno si considera una forma di balneofitoterapia. Le persone si immergono nel fieno inizialmente per soli 15-20 minuti, e successivamente per 30-45 minuti. Si suda molto. Alla riemersione si viene avvolti in coperte di lana e invitati a riposare su un lettino per trattenere il calore corporeo e continuare a sudare. Di norma si praticano cicli di circa dieci bagni, con un intervallo di uno o più giorni.
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Prepariamolo in casa
Giulia Landini
IL BASILICO Le ricettine a cui non avevate pensato Non solo trofie al pesto‌ Con il basilico prepariamo anche un aceto, un olio e una tisana digestiva.
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l basilico, re delle erbe estive, deve il suo inebriante profumo all’eugenolo, un olio essenziale dall’azione disinfettante e stimolante. È digestivo, diuretico e antinfiammatorio. Non si utilizza essiccato, poiché contiene estragolo, un composto organico tossico per il nostro organismo. Si può invece congelare o conservare sott’olio extravergine di oliva.
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Aceto balsamico aromatizzato Una volta raccolte, pulire le foglie con un panno umido, riponendole in un vaso di vetro o ceramica. La proporzione di basilico rispetto all’aceto è del 20%: fare quindi bollire un aceto di vino rosso di ottima qualità, versarlo sul basilico, chiudere il vaso e lasciare riposare per tre giorni, quindi filtrare. Si utilizza come condimento.
Olio al basilico In un barattolo di vetro si mettono
30 foglie di basilico che andremo a coprire con olio extravergine di oliva: è molto importante, affinché non si sviluppino muffe, che le foglie siano completamente coperte di olio. Insieme al basilico si può aggiungere del peperoncino piccante o dell’aglio, per rendere l’olio ancora più saporito. Chiudere il barattolo, riporlo al buio, in luogo fresco e asciutto per 21 giorni muovendolo ogni tanto. Trascorso questo tempo, filtrare e imbottigliare. Le foglie macerate si possono usare per insaporire le verdure crude.
Relax nella vasca da bagno Infine, grazie alle sue virtù tonificanti e deodoranti, il basilico può essere aggiunto all’acqua di un bagno rilassante: basta metterne un mazzetto in un sacchetto di tela che immergerete nella vasca da bagno. Attenzione, però, che vostro marito, o vostra moglie, non vi scambi per una trofia al pesto…
Tisana stomachica (anche per il mal di gola) Se avete mangiato troppo o soffrite di crampi allo stomaco preparatevi una bella tisana al basilico versando 3 grammi di foglie fresche in 150 ml di acqua bollente: fate riposare 10 minuti con la tazza coperta, filtrate e bevete. Questa tisana è ottima anche, in caso di gola infiammata, per fare sciacqui e gargarismi. Un abbinamento: l’aroma di basilico si sposa benissimo con i fiori di ibisco (karkadè).
Le regole per coltivare il basilico in casa
✱ La piantina di basilico che avete comprato al supermercato non vi è mai durata più di
qualche settimana? Siete in buona compagnia: dopo un po’ il basilico tende ad appassire. Dove sbagliamo? ✱ La prima cosa da fare dopo aver acquistato il basilico è cambiare il vaso, prediligendo quelli di terracotta e applicando alla base uno strato di argilla espansa che impedisca i ristagni di acqua. Il basilico non ama troppa acqua. Infilate il
dito nel terreno del basilico: dovrà essere leggermente umido, né secco né fradicio. Ricordatevi che il momento migliore della giornata per annaffiare è la mattina. ✱ Altro elemento importante è l’esposizione: se lo terrete all’interno assicuratevi che sia in una zona luminosa. Se lo posizionate all’esterno fate attenzione che non
venga raggiunto direttamente dai raggi del sole. Sul vostro balcone o nel vostro orto, mettete il basilico in una zona ombreggiata e lontano dalle correnti d’aria. ✱ Tagliate i fiori del basilico: sulla punta periodicamente spunteranno dei grappoli di fiori che, se non vengono eliminati, rendono la piantina più legnosa e inadatta all’impiego in cucina.
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