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Periodico mensile – Anno VI, numero 48/2016 – €
Poste Italiane - Sped. in A.P. DL 353/2003 conv. L. 46/2004, art. 1, c. 1, LO/MI
3,50 – Canton Ticino chf 7,00 GENNAIO 2016
MAGAZINE
LA SALUTE NATURALE RACCONTATA DAGLI ESPERTI
n. 48 MAGAZINE
VISCHIO & CO. Erboristeria e oli essenziali per l’inverno
EXTRA VERGINE D’OLIVA Al netto delle frodi è un vero toccasana
BIOFOTONI Gli indumenti che attivano la luce della vita
Dossier
Balavidya, una pratica che lavora su voce e corpo
ARRIVA L’INFLUENZA C’è anche il “vaccino” omeopatico
UNA SVOLTA SUL DOLCE
RIMEDI PER LA TOSSE
MIELE, GULAMERAH DI BALI E TUTTI I TRUCCHI PER LIMITARE LO ZUCCHERO
PRONTO SOLLIEVO CON BLOCCATI DAGLI EVENTI LE GIUSTE ERBE: GRINDELIA, TRAUMATICI? UN NUOVO DROSERA E LIQUIRIZIA METODO PUÒ RISOLVERE
SOMATIC EXPERIENCING
IL GIRAMONDO. Verso la guarigione: le favole di potere degli sciamani dell’Altaj
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Sommario NUTRIZIONE NATURALE pag. 12 Una svolta dolce pag. 18 La Stevia come
rimedio naturale
pag. 20 La vera marcia in più
dell’extravergine
IL MONDO DELLE ERBE pag. 24 Erboristeria
per l’Inverno pag. 28 Secca o grassa?
Vincere la tosse con i rimedi naturali
LE ALTRE MEDICINE
OMEOPATIA pag. 64
Previeni e cura l’influenza con il vaccino omeopatico
pag. 68
Una bambina “leader” con dolori gastrointestinali
pag. 56 Somatic Experiencing pag. 60 Biofotoni, la luce come principio di salute
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pag. 42
DOSSIER
Pratica vocale Balavidya La voce come strumento dell’anima Il Corpo, cassa di risonanza L’Energia del suono: la respirazione Lo Stantuffo del suono: gestire il diaframma La Puntina del suono: l’emissione ll Motore del suono: non sprecare energia La Marcia del suono: l’sstensione
RUBRICHE
Compiti applicati all’emissione: la psichicità del suono
Il periscopio pag. 8
Psicoterapia per tutti i giorni pag. 10
Ci salverà un fiore pag. 32
Aromaterapia pag. 36
Scoperte in soffitta pag. 40
Prepariamolo in casa pag. 72
Il giramondo pag. 74
Le ricette del mese pag. 80
Il mercato della salute pag. 83
Libri e web trend pag. 86
Annunci olistici pag. 90
L’ultima domanda pag. 98
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Nutrizione naturale
La vera marcia in più dell’EXTRAVERGINE (al netto delle frodi) I recenti casi di cronaca richiedono un approfondimento. Che differenza c’è tra i vari oli d’oliva? E perché l’extravergine è considerato uno degli alimenti più importanti per la salute? Fabio Fioravanti uando diciamo “olio” la mente corre subito ai grassi. Il termine “grasso” fa drizzare le antenne a molti ma i grassi sono pur sempre necessari per il nostro organismo. Sta di fatto che, da almeno una decina d’anni, l’interesse dei nutrizionisti è tornato prepotentemente sull’olio extravergine d’oliva che, in verità, noi abbiamo sempre consumato, magari solo per il fatto che era il più “buono” e quello che circolava in famiglia.
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Ora tutti scoprono le sue proprietà Il “ritorno” all’olio dell’ulivo si deve anche agli americani che, dispiegando la potenza dei loro media, hanno “scoperto” la dieta mediterranea di cui l’oliva, col suo grasso, resta uno degli attori principali: comprimete un’oliva e avrete un olio, insieme a tante altre cose. Si vedono grandi titoli, in particolare sui media statunitensi o del nord d’Europa: consigliano addirittura di pren-
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derne tutti i giorni due o tre cucchiaini tutti i giorni (persino nello yogurt!). Insomma, lo vedono come un integratore mentre per noi resta un ottimo condimento. Che cosa è successo? Per molti anni si è parlato di quest’olio solo perché contiene un grasso monoinsaturo, ovvero l’acido oleico. È quello che ci serve per condire l'insalata o per preparare la salsa rossa al pomodoro da cospargere sugli spaghetti (ottimo alimento). Tuttavia, si è vi-
sto che, in questa spremitura, sono presenti composti che si classificano tra le molecole naturali più interessanti dal punto di vista nutrizionale.
Il buon grasso dell’oliva Prima però torniamo al “grasso” dell’oliva: di cosa si tratta? È un grasso che non
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Marche alla sbarra: chi è coinvolto?
L’accusa avanzata dal giudice Raffaele Guariniello a una decina di marche riguarda il reato di frode in commercio. A ciò si aggiungono sette istruttorie avviate dall’Antitrust per pratiche commerciali scorrette. ■ Le marche coinvolte sono Carrefour Classico, Cirio 100% italiano, De Cecco Classico, Prima Donna Lidl, Pietro Coricelli Selezione, Santa Sabina e tre marche del gruppo spagnolo Deoleo, che ora gestisce Bertolli, Carapelli e Sasso. Le aziende rigettano le accuse e chiedono verifiche. ■ La Coldiretti, intanto, ricorda che l’Italia è «il secondo produttore al mondo dopo la Spagna ma anche il primo importatore di oli d’oliva che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, sotto la copertura di marchi storici magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui vari mercati».
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Nutrizione naturale
I benefici dei polifenoli dell’oliva ✔ Negli ultimi anni, in continuazione, emergono nuovi dati sui polifenoli dell’oliva che aiutano a proteggere le cellule dal danno ossidativo. Da tempo è noto il contributo che può dare l’extravergine nella prevenzione delle malattie cardiovascolari, dall’infarto all’ictus.
✔ Più di recente, alcune ricerche anche italiane (Istituto Mario Negri) suggeriscono che il buon olio abbia un effetto protettivo contro vari tipi di tumore. Inoltre, sono stati segnalati benefici per la salute delle ossa (contro l’osteoporosi) e persino sulle funzioni cognitive che tendono a deteriorarsi con l’avanzare degli anni.
✔ Per questi motivi, al di fuori dei paesi del Mediterraneo, si guarda sempre di più all’olio extravergine come a un toccasana. Noi che l’abbiamo sempre avuto in casa e che sappiamo come produrlo, dobbiamo valorizzarlo e proteggerlo dai soliti... furbetti.
impatta sui tanto temuti livelli di colesterolo nel sangue. Certo, come sempre, non si deve esagerare ma non ha il deleterio effetto che riscontriamo nei grassi “saturi”, soprattutto quelli di origine animale (burro, strutto, o anche semplice bistecca e formaggio) o i “saturi” vegetali come l’olio di palma, oggi molto utilizzati dall’industria alimentare. È un grasso fondamentalmente “neutro” sulla colesterolemia.
Che cosa c’è in più nell’oliva? Il vero valore aggiunto dell’extravergine, però, è un altro. Si è scoperto che contiene antiossidanti fenolici
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estremamente attivi, almeno nove tipi diversi. Due di questi, il tirosolo e l’idrossitirosolo, in un olio di qualità non dovrebbero superare il 4-5% del contenuto totale di polifenoli. In particolare, sono emerse le proprietà dell’oleocanthale: un potente fenolo antinfiammatorio e sappiamo che l’infiammazione cronica è una delle prime cause di malattie degenerative, ovvero tumori, artriti, demenze, coronaropatie e molte altre: le cosiddette malattie del benessere, di cui ci ammaliamo con l’avanzare dell’età. L’attenzione, quindi, si è spostata dai grassi alle altre sostanze contenute nell’oliva e che finiscono nel suo olio. L’oleocanthale ha un potere antinfiammatorio analogo all’ibuprofene, uno dei farmaci più venduti in Italia, in assenza però di effetti collaterali alle stesse dosi. Lo dice la rivista Nature, non noi.
Tutti parlano dell’oleuropeina Un’altra molecola su cui si incentra l’attenzione è l’oleuropeina: in natura si trova solo lì, nell’ulivo, che infatti i botanici chiamano Olea europea. Il nome dice tutto: è il nostro olio, l’olio europeo, quello che si estrae dal frutto dell’ulivo. L’olio a volte sembra un po’ amaragnolo? Si deve all’oleuropeina, e per questo gli intenditori fanno la “prova dell’amaro” sul palato per capire se è buono o no. È il principale polifenolo presente nell’olio extravergine. La lista degli effetti sul nostro organismo è lunghissima, sebbene ancora da comprovare con studi clinici: antiossidante, antinfiammatorio, anticancro, neuroprotettivo, epatoprotettivo... potremmo continuare a lungo.
Che cosa intendiamo per extravergine? Ahinoi, dobbiamo anche parlare di ciò che è accaduto recentemente. Di questi tempi – dopo le accuse di frode e “inganno ai consumatori” mosse dalla Procura di Torino ad alcune marche – occorre fare un distinguo. Se parliamo di extravergine (EVO), bisogna che sia veramente tale. Che cosa si intende, allora, per extravergine? E dov’è il valore aggiunto rispetto al semplice olio d’oliva? La differenza sta nel lavoro di chi lo estrae. Per essere extravergine l’olio deve essere estratto con spremitura meccanica (spremere e basta), senza alcun tipo di manipolazione chimica e senza calore aggiunto: questo tipo di produzione conserva nell’olio le sostanze naturalmente presenti nell’oliva. Un po’ meno nell’olio che si definisce “ver-
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gine” in cui l’acidità può essere più elevata: per legge l’acidità dell’olio extra non deve superare lo 0,8%.
Strane miscele di oli Se, invece, per estrarre l’olio si usano altri metodi – che comprendono l’uso di solventi e calore – non si può dichiarare “vergine” o “extravergine” ma solo
“olio d'oliva”. Va anche detto, però, che certi oli, oggi spacciati per extravergine, potrebbero essere in realtà miscele di diversi oli. Di soia, di canola o anche d’oliva, ma meno pregiato dell’extravergine. Il prodotto finale è meno buono al gusto e meno ricco delle sostanze naturalmente presenti nelle olive, quelle che dovrebbero esserci e, a volte, non ci sono.
IL PRODUTTORE
In che cosa consiste la produzione del vero extravergine? Un’eccellenza italiana da tutelare. Diversi piccoli produttori, che continuano a svolgere onestamente il loro lavoro, rischiano di vedersi danneggiati dalla presenza sul mercato di marche che propongono oli a più basso costo ma con la stessa dicitura in etichetta: si tratta davvero di extravergine? Per capire meglio, abbiamo incontrato in Umbria i responsabili di una piccola azienda italiana produttrice di un extravergine bio di altissima qualità: l’azienda agricola Le macine del Trasimeno. Qual è il primo step dopo la raccolta delle olive? «Per la produzione dell’olio attualmente vengono usati due differenti sistemi: quello tradizionale con macine di pietra (“a freddo”) e l’estrazione definita “continua”, attuata mediante frangitori. La nostra azienda mette in atto il primo sistema, secondo il quale
l’olio ricavato può essere definito come “olio di prima spremitura a freddo”. Con il sistema continuo invece si ottiene un olio che non può definirsi ricavato da “spremitura” bensì semplicemente da “estrazione a freddo”». Poi che cosa accade? «Una volta ottenuta la pasta di olive dalla prima fase di lavorazione meccanica il ricavato viene fatto sostare all’interno di un’impastatrice definita gramola». Che cos’è la gramola? «È una vasca lunga e stretta munita di lame in rotazione continua e lenta. Qui le molecole oleose si aggregano, in preparazione alla fase successiva. Così si facilita la separazione dell’olio dal contenuto acquoso della pasta. Il tutto è mantenuto a temperatura costante, mai superiore a 27° come previsto dalla normativa per la denominazione “a freddo”».
Così abbiamo estratto tutto l’olio delle olive? «No, l’estrazione è appena cominciata! La pasta viene spremuta in un macchinario chiamato decanter. Da qui uscirà il mosto che viene fatto passare attraverso un separatore. In questa fase avviene la separazione definitiva tra componente acquosa e olio». E la sansa? Che cos’è? «È la parte secca residua del materiale spremuto nel decanter. Si invia ai sansifici che provvedono a un'altra estrazione a partire dai residui oleosi, con l’ausilio di solventi chimici. Non è olio
definibile come “extra vergine”». Ma che cosa significa realmente “extra vergine”? «Si fa riferimento a un olio ottenuto unicamente attraverso procedimenti meccanici e che presenti all’esame chimico una percentuale di acidità inferiore allo 0,8%. Infine deve essere, sempre per legge, un olio piacevole al gusto secondo la valutazione di una commissione. Un olio che presenti un’acidità a norma ma un gusto rancido non potrà mai ottenere la dicitura di extra vergine».
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Aromaterapia
Pino silvestre, non solo albero di Natale L’abete è uno dei simboli tradizionalmente legati al Natale: ma le tradizioni più antiche, risalenti agli antichi
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Stefania La Badessa
romani volevano che fossero corone e rami di pino (Pinus sylvestris) a rallegrare le case a scopo propiziatorio durante le Calende di gennaio o i “Saturnalia”, che i romani festeggiavano proprio a fine dicembre. ● L’aroma penetrante e balsamico di questi alberi
sempreverdi appartenenti alla stessa famiglia – quella delle Conifere – pervade da secoli l’atmosfera di festa che caratterizza gli ultimi giorni di dicembre e i primi di gennaio. Nota per le sue proprietà balsamiche, l’essenza possiede sorprendenti proprietà toniche, capaci di rigenerare sia la forza
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Essenze di Buon Anno Gli aromi che riscaldano l’atmosfera
O
ltre a rileggere o rivedere uno dei classici più belli – “Canto di Natale” di Charles Dickens – magari avvolti in un plaid sul divano, sorseggiando una bevanda calda all’arancia, anice e cannella…disponiamo di alcune buone essenze adatte allo “spirito del Natale”. Diffuse nell’ambiente, magari miscelate insieme in mix personalizzati secondo il gradimento personale, questi aromi possono favorire il relax, riscaldare l’atmosfera rendendola gioiosa e accogliente, richiamare alla memoria ricordi lontani.
Cannella nell’aria Quando si pensa al Natale l’aroma di biscotti alla cannella (Cinnamomun verum) sembra pervadere gli angoli più remoti della casa…la cannella, con il suo aroma caldo e avvolgente, è quindi l’essenza regina del Natale. La si può utilizzare in casa o in ufficio aggiungendone 7-8 gocce nel diffusore e miscelandole con un cucchiaino d’acqua per ambienti di medie dimensioni. Ci si ritrova
Dei veri e propri “classici”: ma oltre alla loro capacità di risvegliare in noi lo spirito delle feste, sono anche utili contro i disturbi di stagione. Compresi gli eccessi a tavola. fisica sia l’umore: oltre a riattivare la forza vitale, quest’aroma è indicato per ritrovare coraggio, tenacia e voglia di vivere, favorendo il ridimensionamento dei piccoli e grandi problemi che possono affliggere la vita di tutti i giorni. ● Particolarmente benefico per la salute delle vie
respiratorie, grazie alle sue proprietà antisettiche, antinfiammatorie, balsamiche ed espettoranti, rappresenta un ottimo rimedio nel trattamento di tosse, mal di gola e raffreddore: rende il respiro subito più ampio e profondo, favorisce una pronta eliminazione del catarro.
COME LO USIAMO? ● L’essenza di Pino silvestre si usa negli appositi evaporatori e umidificatori per ambiente, alla dose di 3-4 gocce in poca acqua. ● Oppure, ne approfittiamo per massaggi e frizioni, dopo opportuna diluizione al 10% in olio base (ad esempio di mandorle). Da effettuare sulla schiena e sul torace.
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Aromaterapia
Una bevanda sotto l’albero
INGREDIENTI Succo spremuto di 1 arancia, 1 bicchiere d’acqua, 50 g di zucchero o miele, 1 bastoncino di cannella, 1 stella d’anice, 2 chiodi di garofano, fettine di arancia tagliata a “rondelle” buccia inclusa, succo di limone q.b. PREPARAZIONE Mettere l’acqua, le spezie, il succo di limone e le rondelle di arancia sulla fiamma e far bollire per 5 minuti. Abbassare la fiamma al minimo e aggiungere il succo d’arancia e lo zucchero, sciogliendo bene senza far bollire. Filtrare e servire, lasciando una fetta d’arancia per ogni tazza.
ideale contro il gelo delle giornate invernali. Ma le note aromatiche dei chiodi di garofano riescono a “scaldare” l’atmosfera, l’animo e la mente, anche quando diffuse nell’ambiente: stimolano positivamente la sfera emotiva e mentale, risvegliando l’intraprendenza e la voglia di fare e riattivando il coraggio di “tuffarsi” in nuove imprese. Lo scacciafreddo Per un’efficacia “antifreddo” garantita la si può mescolare nel diffusore per aromi alla dose di 5 gocce a 3-4 gocce di olio essenziale di cannella.
Zenzero, il digestivo ideale avvolti nel suo calore inconfondibile, al tempo stesso dolce e speziato, capace di allontanare il freddo e di riportare l’allegria: tipiche di questa essenza sono infatti le sue proprietà antidepressive, che la rendono capace di mitigare anche la mancanza di calore affettivo, allontanando la sensazione di solitudine e isolamento. Favorisce la creatività, ha un’azione stimolante sul fisico e sulla psiche, consente di ritrovare – anche a fine giornata – tono ed energia. Qualche cautela L’olio essenziale di corteccia di cannella può provocare irritazioni importanti sulla pelle. Per uso esterno va quindi necessariamente diluito in olio base. Ne viene comunque sconsigliato l’uso in gravidanza, allattamento e nei bambini al di sotto dei 12 anni.
Chiodi di garofano, lo scaldatutto Dai fiori in boccio essiccati dell’Eugenia caryophillata, albero sempreverde originario delle iso-
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le più lontane, come le Antille, le Seychelles e le Mauritius – del tutto simili a piccole miniature “legnose” che ricordano nell’aspetto sia i chiodi sia i garofani – si ottiene per distillazione l’essenza di chiodi di garofano. Tipico il sapore di quest’olio essenziale: piccante, e subito dopo proviamo una sensazione di “anestesia” alla lingua. Rientra tra gli ingredienti fondamentali del “vin brulè”, rimedio
Spezia legata al periodo natalizio in quanto ingrediente fondamentale dei “gingerbread cookies” o “omini di pandizenzero”, biscotti tipici della tradizione anglosassone, lo zenzero ha un aroma caratteristico e un sapore decisamente piccante. L’essenza ha innegabili proprietà digestive, riscaldanti e stimolanti. Le sue proprietà antisettiche ne fanno un buon rimedio nella prevenzione delle malattie infettive,
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ma – utilizzato per via interna, alla dose di 1-2 gocce sciolte in un cucchiaino di miele, per due volte al giorno – è in grado di stimolare i processi digestivi e alleviare crampi, nausea, aerofagia e flatulenza. Può diventare quindi il rimedio indicato per aiutare il nostro apparato gastrointestinale durante le feste, messo a dura prova dall’alimentazione abbondante. Per raffreddamenti e dolorini Il carattere caldo e stimolante dello zenzero può tornare utile per contrastare malanni tipicamente invernali come l’influenza e il raffreddore: una goccia in aggiunta a una tisana calda. Utile anche contro dolori reumatici e contratture (1 goccia di zenzero in 10 ml di olio base, con l’aggiunta di 1 goccia di origano e 1 di rosmarino).
Arancio amaro: raggi di Sole in gocce Il profumo delle essenze agrumate porta un raggio di sole nelle giornate più fredde, riscalda i cuori e ben si accorda alla voglia di allegria e di stare insieme che contraddistingue il periodo delle feste: dal Citrus bigaradia, albero sempreverde di origini orientali, si ottiene l’essenza di arancio amaro, dall’aroma fresco e pungente. Interessante per le sue proprietà sull’apparato gastrointestinale (spasmi gastrointestinali, flatulenze, costipazione) l’essenza di buccia di arancio è in grado di rischiarare i pensieri, allontanando la malinconia e i pensieri tristi. È un’essenza solare, capace di favorire serenità e buonumore, le relazioni sociali e consentire un riposo più tranquillo. Inoltre, 2-3 gocce insieme ad 1-2 di essenza di mandarino, rappresenta il ri-
medio ideale per favorire il sonno dei più piccoli, elettrizzati dall’arrivo imminente di Babbo Natale. Un altro digestivo per le feste Prima dei pasti, assumere 2-3 gocce di olio essenziale di arancio amaro mescolate in mezzo cucchiaino di miele può favorire la digestione, mentre la stessa dose aggiunta a una tazza di camomilla o di melissa è un’eccellente bevanda dopopasto.
Incenso, il rappacificatore Che cosa c’è di più natalizio dell’eroma d’incenso? Il vero incenso è la gommoresina raccolta dalla corteccia di piante appartenenti alla specie Boswellia – come le varietà “carteri” o “serrata” – originarie dell’India, del Mar Rosso e della Cina. L’olio essenziale ha un profumo balsamico, dolce e caldo. L’aroma dell’incenso eleva la mente alla meditazione e alla calma, favorendo così la capacità di ridimensionare qualsiasi problema, anche quelli che sembrano più insormontabili. È indicata quando si vogliono ridurre ansia e depressione, alleviando al tempo stesso le “pene dell’anima”. Particolarmente indicato quindi per tutti coloro che, proprio nel periodo natalizio, si sentono afflitti da pensieri tristi e opprimenti.
CANNELLA
antisettica e contro i gonfiori
Grazie alla sua azione antisettica e, al tempo stesso, stimolante sul sistema immunitario, l’essenza di cannella riduce la diffusione di germi infettivi nell’ambiente e, utilizzata in aggiunta (1-2 gocce) a una tisana calda di tiglio, può esercitare un effetto benefico anche a livello dell’apparato gastrointestinale, allontanando gonfiori e flatulenza, calmando crampi e coliche.
Bagno antistress ai CHIODI
DI GAROFANO
Volendo allontanare i pensieri negativi, ritrovare il buonumore e ravvivare la mente, si possono versare su un cucchiaio di sale grosso da cucina 3 gocce di chiodi di garofano, 2 di salvia sclarea e 1 di bergamotto. Mescolare poi il sale all’acqua del bagno, rimanendo immersi 10-15 minuti.
Teniamo i virus alla larga Non va trascurata l’efficacia antisettica di quest’olio, che lo rende ideale nel trattamento dei disturbi dell’apparato respiratorio (bronchite, tosse). Come espettorante e sedativo della tosse – ma anche per limitare la diffusione degli agenti infettivi in inverno basta mettere 6-7 gocce negli appositi diffusori, con l’aggiunta di 2 gocce di essenza di limone.
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Dossier
Pratica vocale
BALAVIDYA La voce come strumento dell’anima Barbara Barbarani
Come al solito, a noi piace sperimentare: un conto è la teoria, un altro la pratica. 42
È quello che ha fatto anche l’autrice di questo dossier, per risolvere i suoi
problemi di voce. Lei ha fatto tesoro della sua esperienza di insegnante Yoga
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Pratica vocale Balavidya
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pag. 50
Il corpo come cassa di risonanza
La puntina del suono, l’emissione
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Energia del suono, la respirazione
Il motore del suono, non sprecare energia
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Lo stantuffo del suono, gestire il diaframma
La marcia del suono, l’estensione pag. 54
Compiti applicati all’emissione, la psichicità del suono
Pensiamo al corpo come alla cassa risonanza di un violino. I suoni escono liberi se la cassa non è ostacolata nella sua capacità di vibrare. Lo stesso per la voce.
e della passione per il canto e la recitazione che la animano. Ne è scaturito un
metodo innovativo di lavoro sulla voce che si propone anche come uno
strumento di risoluzione su tensioni muscolari e blocchi emotivi. Ecco i primi passi. 43
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Le altre medicine
Somatic Experiencing In “congelamento” dopo aver subito un trauma: se ne esce con una tecnica innovativa che aiuta superare le ferite emotive e le “cicatrici” che segnano la vita. Patrizia Pascucci 56
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Un lavoro radicato nell’esperienza corporea Rispetto agli approcci più squisitamente psicologici o anche rispetto a certe tecniche più catartiche ed espressive, Somatic Experiencing™ offre un’opportunità dolce ma allo stesso tempo profonda e potente per rielaborare le esperienze traumatiche e rinforzare le risorse e il senso di efficacia personale delle persone. Non si focalizza principalmente sulla rielaborazione di ricordi e pensieri, ma lavora con le sensazioni che emergono istante per istante dentro di noi, in riferimento a situazioni o esperienze vissute. Il tipo di lavoro è quindi fortemente radicato nell’esperienza corporea ma prevede anche l’integrazione di quest’ultima nel nostro più ampio sistema di credenze, di valori, di modelli di comportamento. Le modalità di intervento ideate da Peter levine (nella foto qui sopra, ndr) sono molto concrete e agiscono a più livelli sul nostro intero organismo. Nella mia pratica clinica ho trovato estremamente interessante l’idea di introdurre un simile approccio e i risultati sono stati eclatanti. Il recupero di un’attenzione delicata, lenta, accogliente alle esperienze corporee – anche quelle più penose – è necessario e imprescindibile nel percorso verso la salute e il benessere di ciascuno di noi.
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Le altre medicine
S
olitamente, quando pensiamo a un trauma, la mente recupera immagini di eventi fortemente drammatici: un incidente, un’aggressione, la perdita dolorosa di una persona cara. Tuttavia, possono costituire esperienze traumatiche anche episodi o situazioni di vita ritenuti normalmente “comuni”. Quello che caratterizza la drammaticità e il potenziale scioccante di un evento, infatti, non è l’evento in se stesso, ma dipende da come noi lo percepiamo e dalla nostra capacità di farvi fronte, con le risorse psicofisiche a nostra disposizione in quel momento. Ciò che può turbare profondamente una persona in una certa cultura, ad esempio, può lasciare quasi indifferente un’altra appartenente a un contesto diverso. Quello che fa la differenza è il bagaglio di potenzialità e di risposte che l’individuo ha a sua disposizione per far fronte a quanto accade, nel momento in cui accade.
Cambiare le nostre reazioni Il trauma è, di fatto, una delle più frequenti cause di sofferenza. Ma spesso, proprio perché sottovalutato o non riconosciuto, non viene preso in seria considerazione nei percorsi di cura. Qualcuno potrebbe obiettare che, quando un’esperienza è stata fatta, ha poco senso “lavorarci su”. Niente di più sbagliato: non è la natura o il ricordo dell’esperienza a poter essere cambiato, ma il nostro modo di guardare e di reagire ad essa. Un’esperienza dolorosa non elaborata può addirittura sfociare in un disturbo psichico importante: il Disturbo Post Traumatico da Stress (DPTS). Succede che la persona, a distanza di almeno un mese dall’evento critico, sperimenta ricordi
spiacevoli e ricorrenti, evitamento degli stimoli associati al trauma, iperattivazione, irritabilità, difficoltà di concentrazione e del sonno. La possibilità, nel presente, di riuscire a far fronte in modo diverso allo stato di attivazione generato dall’evento critico può cambiare notevolmente la qualità della vita di una persona, ridonandole serenità, senso di padronanza e di efficacia personale.
Come mai noi sì e gli animali raramente? A fronte di un pericolo o di una minaccia l’essere umano, come tutti gli altri mammiferi, reagisce con una risposta di allerta (orientamento e valutazione di ciò che sta accadendo), di mobilizzazione (attacco o fuga) o di immobilizzazione (freezing) e di successivo rilascio dell’energia accumulata. Quest’ultima fase, di scarica energetica, è fondamentale per la risoluzione funzionale della risposta alla minaccia. Si tratta di un normale processo biologico, che nel mondo animale si ripete quotidianamente, nel consueto susseguirsi di vicissitudini legate alla sopravvivenza. Tuttavia, raramente in natura capita di incontrare animali traumatizzati. Che cosa differenzia l’essere umano dal resto dei mammiferi? Nel caso dell’uomo accade a volte che la fisiologica risposta al pericolo sia inibita, per ragioni di natura culturale, sociale o psicologica (razionalizzazioni, vergogna, condizionamenti educativi, ecc.).
Troppe minacce: entriamo in congelamento Nell’essere umano la grande attivazione dell’organismo, quindi, non riesce a trovare uno sfogo e rimane “bloccata” andando ad alimentare continuamen-
Caso clinico LA STORIA DI DANTE Dante è un artigiano di 40 anni, sposato e con una figlia piccola. La sua vita, piena di soddisfazioni, si è come “congelata” a seguito della morte prematura del padre, per malattia, avvenuta più di un anno fa. Da allora Dante ha cominciato ad avere attacchi d’ansia penosissimi e a sviluppare il timore di morire per qualche problema di salute che a suo avviso era la causa di un suo frequente senso di costrizione al petto. Assieme, introducendo elementi di Somatic Experiencing ™ nel corso del nostro lavoro, abbiamo individuato che ciò che ha scioccato Dante durante la malattia del padre è stato un episodio in cui egli lo ha visto, poco prima di morire, in preda a una crisi respiratoria. Dante, in quel momento, non ha saputo gestire la sua pena, il suo senso di impotenza, ed è come se abbia “vissuto sulla sua pelle” il dramma del genitore, facendolo proprio. Con lentezza, calma e attenzione, ho accompagnato Dante a contattare, nel qui o ora, piccoli frammenti di quell’esperienza. Dante ha via via imparato a tollerare anche le sensazioni più difficili, ha sperimentato come poterle contenere e far fluire. Nel giro di pochi incontri ha visto sparire i suoi timori e sintomi, ha recuperato un senso di pienezza e di potere personale, e ha potuto andare avanti serenamente con la sua vita.
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te, in un circolo vizioso, il disagio e i sintomi della persona. Ciò spesso accade quando a fronte di una minaccia, non avendo possibilità di lottare o scappare, rispondiamo con la sola strategia che ci rimane: il “congelamento” (freezing). In natura molti animali, in circostanze estreme (ad esempio quando percepiscono di non poter scampare a un predatore) si “fingono morti”. In realtà, non si tratta di una simulazione intenzionale e strategica, ma di una precisa e funzionale risposta del sistema nervoso, che rende l’animale meno “appetibile” al predatore e lo mette in una sorta di “stand-by”. Qualcosa di simile accade anche a noi. Se tuttavia quell’energia bloccata non viene poi rilasciata, il nostro sistema nervoso ne risente, perché è come se continuasse a rispondere a una minaccia costante.
Il fondatore di Somatic Experiencing È proprio osservando gli animali in natura che il dottor Peter Levine, fondatore di Somatic Experiencing ™, ha compreso come il trauma fosse collegato alla risposta di congelamento e alla mancata scarica dell’enorme energia attivata in risposta a una minaccia. Nel corso della sua vita, per oltre quarant’anni, Peter Levine si è occupato degli effetti dello stress sul sistema nervoso e sul corpo umano, arrivando a sviluppare un metodo efficace e scientificamente fondato, frutto della sua grande esperienza e dello studio multidisciplinare di biologia, psicologia, etologia, neuroscienze. A livello biologico, spiega Peter Levine, ciò che conta è la sopravvivenza, indipendentemente da come la si raggiunga. Se né la lotta né la fuga sono in grado di garantirla, subentrano lo shock, l’immobilità, la dissociazione. Il metodo da lui sviluppato si occupa proprio di liberare e reintegrare i livelli di energia e i vissuti rimasti bloccati, in modo graduale e sicuro. ■ In Italia la divulgazione e la formazione rispetto a questo approccio è portata avanti dall’Associazione Progetto Somamente (www.traumahealing.it ). Il dottor Levine ha scritto diversi testi tra cui in traduzione italiana: “Trauma e shock emotivi” (Macro Edizioni), “Il trauma visto dal bambino” e “Somatic Experiencing” (Ed. Astrolabio).
Come funziona Somatic Experiencing™ Concretamente, il lavoro con Somatic Experiencing™ (SE™) prevede l’intervento di un facilitatore che, all’interno di un contesto relazionale accogliente, sicuro ed empatico, “guidi” il cliente. Quest’ultimo è invitato a riconoscere, ascoltare, seguire le tracce delle sue sensazioni corporee e viene aiutato a “scongelare” gradualmente e a favorire la scarica delle risposte rimaste bloccate. L’obiettivo di ogni sessione è quello di “allenare” la persona a contattare, contenere ed elaborare piccoli parti dell’esperienza traumatica, rinforzando le sue risorse, senza ricadere in una ritraumatizzazione ma potenziando invece le innate capacità di autoguarigione del suo sistema. Ciò che accade lavorando con SE™ è che la persona acquisisce gradualmente e delicatamente una maggiore capacità di sentire, di tollerare le proprie reazioni rispetto a situazioni anche critiche; aumenta il suo senso di efficacia, di integrità, riappropriandosi della propria innata capacità di autoregolazione. In termini più tecnici, ciò che accade è che aumenta la resilienza del soggetto, ovvero la sua capacità di far fronte alle difficoltà che inevitabilmente la vita, prima o poi, pone dinnanzi.
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