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DICEMBRE 2016

MAGAZINE

LA SALUTE NATURALE RACCONTATA DAGLI ESPERTI

n. 58 MAGAZINE

R DOSSIE

Periodico mensile – Anno VI, numero 58/2016 – €

Poste Italiane - Sped. in A.P. DL 353/2003 conv. L. 46/2004, art. 1, c. 1, LO/MI

3,50

go n o L r e t l Va ta

La die ngevità della lo

RIMEDI PREZIOSI Le erbe contro i dolori articolari

Franco Berrino

TECNICHE MEDITATIVE Scopri la mindfulness immaginale

«Troppi errori nelle mense scolastiche» FUNGHI MEDICINALI

AROMATERAPIA

SULLE ALI DI PSICHE

LE SCELTE PIÙ OPPORTUNE PER SCONGIURARE IL RISCHIO INFLUENZA

CONTRO L’HERPES LABIALE GLI OLI ESSENZIALI DI MANUKA E FRAGONIA

SIAMO COSÌ PERSPICACI DA CAPIRE L’INTELLIGENZA DI CORVI E SCIMPANZÉ?

PREPARIAMOLO IN CASA. L’autoproduzione dei doni natalizi (mangerecci e non)


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Sommario NUTRIZIONE NATURALE pag. 16 «Ma che cosa diamo da

mangiare ai bimbi?» pag. 22 Medicina tradizionale

cinese: come cuocere i cibi?

IL MONDO DELLE ERBE pag. 26 Dolori articolari,

passiamo alle erbe pag. 32 Difese a tutto campo

con i funghi medicinali pag. 36 Rimedi anti-herpes:

Manuka e Fragonia

LE ALTRE MEDICINE

SCOPERTE IN SOFFITTA pag. 44

pag. 60 Pratiche anti-stress,

nutrire lo Jing pag. 64 Liberiamo la potenza

della meditazione pag. 70 Farmaci nelle acque,

rischi per la salute

Il brodo di giuggiole

PREPARIAMOLO IN CASA pag. 76

L’autoproduzione dei doni natalizi


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pag. 46

DOSSIER

VALTER LONGO La dieta della longevità ● Introduzione ● La dieta dei centenari in pratica ● Le buone abitudini di Salvatore Caruso ● La Dieta Mima-Digiuno

RUBRICHE

● I pasti di Molochio (terra di over-100)

Il periscopio pag. 8

Conosci te stesso pag. 10

Sulle ali di Psiche pag. 12

Ci salverà un fiore pag. 40

Le ricette del mese pag. 80

Il giramondo pag. 82

Libri, video e CD pag. 84

Web trend pag. 87

Mercato della salute pag. 88

Scelti per voi pag. 91

Annunci olistici pag. 92

L’ultima domanda pag. 98


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Nutrizione naturale

Franco Berrino

«Ma che cosa diamo da mangiare ai bimbi?»

Per inerzia, si serve la solita fettina di prosciutto: anche ogni giorno nelle mense scolastiche. Ma vogliamo almeno acquisire i dati scientifici? Niente di esoterico, i dati sono a disposizione di tutti. Fabio Fioravanti

“A

nche oggi non capisco l'ignoranza, le fesserie, le cose obsolete propinate da chi si dovrebbe occupare dell’alimentazione nell’infanzia. In particolare da chi decide la composizione dei pasti nelle mense scolastiche». Il professor Franco Berrino, epidemiologo e oncologo dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano, non ha dubbi: troppi errori gravi nel dare da mangiare ai bambini (per non parlare delle scelte alimentari degli adulti...), anche nelle scuole dove si potrebbe fare di gran lunga meglio.

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Semplicemente si tratta di educazione alimentare.

Via l’industria dalle scuole Prima cosa: promuovere una buona cucina in queste mense, educare i cuochi e togliere l’industria alimentare di mezzo. «Questa si offre sempre per educare, ma non è proprio quello che serve», continua Berrino. Certo, oggi le scuole sono senza soldi e per alcuni amministratori è un’opportunità per risparmiare o raccogliere risorse da reinvestire in altri progetti. «I distributori di merendine e bibite nelle scuole servono a questo – dice il professore –: trovare un po’ di

denaro per sostenere un sistema scolastico in panne». L’industria, a volte, offre anche corsi educativi ma l’informazione segue altri interessi, non quelli del bambino. Non va bene.

Rimpinzati di proteine Le evidenze, infatti, vanno in tutt'altra direzione. Ormai è


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Troppe proteine, poi ci si lamenta perché i bambini avanzano il cibo. Bisognerebbe invece dire: meno male!

chiaro, ribadito dalle massime autorità scientifiche europee e americane. Che cosa dicono? Che si consumano troppi zuccheri e proteine (vedi il dossier a pagina 46). «Riguardo alle proteine – chiarisce Berrino – queste autorità con le loro nuove linee guida hanno ammesso di essersi

sbagliate. I LARN italiani del 2014 rispetto a quelli del 1996 abbattono del 20-30% l’apporto raccomandato di proteine. Dovrebbero essere meno di un grammo per chilogrammo di peso corporeo. Eppure in molte scuole, a mezzogiorno, ci sono proteine animali tutti i giorni. Una

quantità abnorme di proteine: poi ci si lamenta che la bambina avanza e non mangia tutta quella roba. Bisognerebbe invece dire: meno male!».

All’ingrasso sempre con le proteine «Forse è ancora poco noto che sono proprio le proteine animali

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Nutrizione naturale

a far ingrassare. E sappiamo da tempo che il sovrappeso o l’obesità in età infantile aprono la strada a tante malattie dell’età adulta, quelle con cui i medici hanno a che fare tutti i giorni. Guardiamo al latte della mamma», continua l’oncologo. «È il latte migliore per i piccoli. Ebbene, l’industria dei latti artificiali ha cercato di dire che la natura si era sbagliata: servivano molte più proteine in quel latte. Ma ormai è chiaro che non è vero. Quando si può, meglio il latte della mamma, con meno proteine, perché gli altri latti fanno ingrassare». Se non si può allattare, troviamo formule che cerchino almeno di

riprodurre il latte materno. Ci sono.

Il primo anno di vita è decisivo Il problema di fondo – dice ancora Berrino – è che la partita si gioca nel primo anno di vita. Se in questo periodo i bambini assaggiano alimenti insalubri – il gusto della carne, lo zucchero – poi continueranno a preferirli per tutta la vita. «È la stupidità di certi pediatri che hanno continuato, in periodo di svezzamento, a suggerire gli omogeneizzati di carne».

La faccenda dello zucchero Stesso discorso anche per lo zucchero. Poche settimane fa, l’American Hearth Association

Mestruazioni a sette anni: rischio estrogeni nel latte Più che un bicchiere di latte è una vera e propria bomba di estrogeni. E le bambine che lo consumano regolarmente vedono aumentare il rischio di avere le mestruazioni precocemente. Troppo presto. Spiega Franco Berrino: «La gravidanza della mucca dura 42 settimane. Purtroppo, si continua a mungerla anche nelle ultime settimane di gestazione. Ma se nel primo trimestre la concentrazione degli ormoni femminili nel latte è pari a 10, nel secondo trimestre si arriva a 500 e nell’ultimo trimestre si sale a 1000. Risultato: vediamo bambine che hanno le mestruazioni a 7-8 anni: questo inibisce la loro crescita. I medici allora inducono una menopausa farmacologica per qualche anno allo scopo di permettere a queste bambine di crescere». Un discorso simile vale per la carne: le bambine che ne mangiano troppa rischiano di incorrere in mestruazioni precoci. «Puntiamo sulle proteine vegetali – ricorda Berrino – anche perché proteggono dalle allergie e dagli stati d’ansia».

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(la massima istituzione dei cardiologi americani, ndr) ha sancito che esiste una forte correlazione tra lo zucchero nei cibi e il rischio cardiovascolare nei bambini. Ora raccomandano di evitare il consumo di zucchero nei primi due anni di vita. «Era chiaro da anni – osserva Berrino –, sono contento che finalmente questo dato venga sancito ufficialmente». Gli studi scientifici dicono che una sola bevanda zuccherata al giorno aumenta il rischio di obesità nei bambini piccoli e in età scolare. Sarebbe bene anche evitare margarine e farine 0 o 00 come primi ingredienti. Ci si chiede però se qualcuno è all’ascolto...


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Trabocchetto “zero” e attenti al fruttosio «Quanto alle bevande “zero” – continua il professore – non faranno ingrassare, ma aumentano comunque il rischio di diabete e sindrome metabolica. Non diamo i prodotti basati sullo zucchero ai bambini nei primi anni, compresi i succhi di frutta preconfezionati. Poi andranno a scuola, li assaggeranno ma non gli piaceranno più di tanto, saranno più protetti, meno attratti. Soprattutto, teniamoli al riparo dal fruttosio, spesso aggiunto a questi alimenti. È una nota causa di pressione arteriosa più alta, glicemia più alta, uno stato infiammatorio eccessivo e colesterolo buono (HDL) ridotto».

La dieta protettiva è un’altra In particolare a questa età – ma a tutte le età – una dieta basata su vegetali e cibi integrali risulta protettiva, piaccia o non piaccia: certo è più comodo aprire la bustina e dar da mangiare al piccolo un pezzo di carne. Se il bambino si oppone, procediamo con gradualità, si potranno dare porzioni di pesce e, qualche volta se necessario, carne bianca. Da evitare il più possibile la carne rossa, soprattutto conservata: tuttavia il prosciutto ancora oggi è presente ogni giorno in gran parte delle mense scolastiche italiane, come fa notare Alquati. «Se a scuola a mezzogiorno diamo questo esempio, è facile capire che cosa accadrà alla sera a casa».

VOCI CHE CORRONO

Abbuffate di proteine: cerchiamo di evitarle ✔Meno proteine, ad ogni età (tranne negli over-65), questo ormai è un dato assodato (anche se i media tendono a tenerlo nascosto). Le proteine si potrebbero assumere anche con i cibi vegetali, cioè legumi e cereali, altro dato indiscutibile. Andrebbe chiarito che non esistono proteine migliori e peggiori: è sempre la stessa cosa. Perché preferire quelle vegetali? «Gli aminoacidi e l’apporto proteico sono gli stessi – dice Mario Berveglieri, pediatra specializzato in scienza dell’alimentazione – ma nel caso delle proteine animali ci sono “compagni di viaggio” che ormai sappiamo essere deleteri».

✔Infatti, quando mangiamo la bistecca – dice il nutrizionista –

assumiamo il ferro eme che è ossidante. Ma anche grassi saturi, colesterolo e acido arachidonico, un pro-infiammatorio. Persino aminoacidi solforati con effetto acidificante e che mettono in crisi il metabolismo dei minerali. Agli animali che normalmente si mangiano, venduti in tutti i supermercati, danno il mais, ricco di arachidonico, che si accumula nelle loro carni. Dall’alimentazione innaturale data agli animali da carne, per fare produzione, non deriva proprio un buon cibo per noi esseri umani.

✔Un dato è chiaro: consumiamo troppe proteine. Soprattutto nei bambini – con le bistecche e i prosciutti – questa abitudine aumenta il rischio di obesità per un motivo ormai

noto: le proteine scatenano la produzione di fattori di crescita che moltiplicano le cellule adipose. Indagini fatte – non in America ma qui da noi nelle scuole di Ferrara, Pordenone, Milano e Bologna – dicono che nel migliore dei casi i bimbi assumono almeno il doppio delle proteine raccomandate, in certi casi anche cinque volte di più.

✔«Le conseguenze dovrebbero essere tenute in considerazione», conclude Berveglieri. «In prima battuta è il sovrappeso, negli anni poi arrivano le malattie croniche. Iniziamo a vedere l’eccesso proteico per quello che è: un incubatore di quello che accadrà successivamente». Riguarda la nostra salute.

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Nutrizione naturale

Sguardi vacui, scienza assente La battaglia sulle mense scolastiche è dura: quando si parla ai responsabili per esporre i motivi della scelta, spesso ci si trova di fronte ad un muro con sguardi vacui, seccati e frasi del tipo: “Volete togliere anche il prosciutto cotto?”. Ma alcuni genitori maestri e professori, per fortuna, capiscono. Questo è quanto emerge dalla ricerca scientifica, molto citata ma che, alla prova dei fatti, si tende a relegare in un angolino. Eppure si potrebbe iniziare introducendo in mensa pasti più salutari almeno una o due volte alla settimana. Sarebbe utile anche per evitare allergie e lo sviluppo di malattie autoimmuni, purtroppo in grande crescita.

Scongiurare il rischio ADHD Un altro esempio. L’ADHD, cioè bambini iperattivi, disattenti a scuola. Grande problema su cui di norma si interviene con gli psicofarmaci. Alcuni studi scientifici, in particolare uno coreano, dicono che questi bambini consumano il doppio di proteine rispetto al raccomandato. In Gran Bretagna, poi, raccomandano di eliminare i coloranti artificiali nelle bevande dolci proprio per migliorare il comportamento dei piccoli con ADHD. «Quello che vediamo è che quanto più la dieta per questi piccoli segue lo stile occidentale – afferma Berrino – tanto più subentra il rischio di incorrere nell’ADHD. Torniamo alla dieta mediterranea – dice il professore – ma che sia quella vera».

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A SCUOLA

Pasti senza proteine animali: si può fare richiesta «È ancora poco noto che i genitori possono richiedere alla scuola di fornire ai loro bambini una dieta senza proteine animali. Molte mamme mi hanno chiesto come fare», dice Elena Alquati, presidente dell’associazione L’Ordine dell’Universo e tra le promotrici del Coordinamento Cambiamo la Mensa. «Spesso la scuola richiede il certificato medico, o comunica che non ci sono diete vegetariane. In realtà i genitori possono fare richiesta di dieta Etico Religiosa e non è necessaria la certificazione medica». Il Coordinamento Cambiamo la Mensa si batte per informare sulle criticità delle mense scolastiche con l’obiettivo di migliorare l’alimentazione proposta ai bambini, rendendola più sana. E anche per promuovere il ritorno delle cucine a scuola. Trovate il modulo per richiedere la dieta senza proteine animali sul sito del progetto: https://coordinamentocambiamolamensa.wordpress.com

Il professor Franco Berrino con Elena Alquati


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Aromaterapia

Stefania La Badessa

Rimedi anti-herpes: Manuka e Fragonia Due oli essenziali possono dare sollievo e accelerare la guarigione. Ecco come utilizzarli.

Il fiore di Manuka

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S

tress fisico e mentale, stanchezza e sbalzi di temperatura sono in grado di alterare l’equilibrio dell’organismo, che diventa inevitabilmente più vulnerabile. Il calo delle capacità di difesa coincide, molto spesso, con una maggiore frequenza degli episodi di herpes nella zona che contorna le labbra, ma in alcuni casi compaiono vescicole più o meno grandi anche sul naso, solitamente riunite a formare veri e propri “grappoli”.

zona circostante il naso o delle palpebre) di una vera e propria infezione causata da un virus, l’HSV1 o Herpes labialis, appartenente alla famiglia degli herpes virus. Occorre quindi dotarsi di essenze ad azione antivirale specifica. Quali? Per favorire la guarigione delle lesioni, attuando un pronto sollievo sui sintomi dell’herpes, ricorriamo a due oli – entrambi di origine australiana – poco noti ma efficacissimi: quello di Manuka e di Fragonia.

Sempre più Manuka Che tipo di infezione è? La comparsa dell’herpes viene segnalata generalmente circa 12 ore prima da una sensazione di formicolìo, prurito (a volte anche bruciore) e di “pelle che tira” che porta alla formazione di una zona arrossata e gonfia sulla quale compaiono le caratteristiche vescichette (bolle) dell’herpes, inizialmente piene di liquido. Dopo qualche giorno, le vescicole si rompono e la zona diventa screpolata e ricoperta di crosticine brune. L’herpes è a questo punto ormai in via di guarigione. Oltre a essere poco gradevole alla vista, questo tipo di eruzione della pelle provoca fastidio e dolore a causa dell’infiammazione che colpisce tutta la zona interessata. Generalmente il fenomeno ha una durata complessiva di 10 giorni ed è facile che la volta successiva le vescicole facciano la loro comparsa nello stesso punto.

Due soluzioni dall’Australia L’herpes è la manifestazione a livello delle labbra (o anche della

Il Leptospermum scoparium (Manuka) è un arbusto sempreverde, originario dell’Australia sud-orientale e della Nuova Zelanda, noto soprattutto per l’ottimo miele che le api ricavano dai suoi fiori.

Dalle foglie e dai rametti viene ottenuto anche un efficace olio essenziale dotato di proprietà antibatteriche e antifungine, che sembrerebbero – secondo alcune fonti – essersi dimostrate più attive di quelle del molto più noto Malaleuca alternifolia (Tea tree oil).

Come si usa? Per utilizzarlo sulle lesioni erpetiche è sufficiente diluirlo leggermente in olio base (3-4 gocce in un cucchiaino di olio) o in una crema neutra al momento dell’applicazione, ricordandosi di ricorrere a un cotton fioc monouso per limitare il pericolo di diffusione dell’infezione. Volendone preparare una soluzione “pronto-uso” è possibile mescolare 3-6 gocce di olio essenziale in 30 ml di olio

QUALCOSA IN PIÙ

Sinergie con altre essenze Alla soluzione oleosa anti-herpes di Manuka o Fragonia è possibile associare vantaggiosamente anche 2-3 gocce di Tamanù e Lavanda per completarne l’efficacia grazie alle loro proprietà antisettiche, astringenti, antinfiammatorie e cicatrizzanti: ● l’olio polinesiano di Inophillum calophyllum (Tamanù, nella foto), ben noto anche in Ayurveda, favorisce la rigenerazione cellulare e quindi la guarigione delle lesioni, ma agisce anche come antidolorifico e antinfiammatorio. ● L’olio di Lavanda, al di là delle sue proprietà antimicrobiche e antivirali, costituisce un rimedio eccezionale perché capace di favorire la rigenerazione dei tessuti e decongestionare le zone infiammate. Consente quindi di agire sui sintomi come dolore e bruciore, favorendo una rapida guarigione delle lesioni erpetiche.

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Aromaterapia

Il fiore di Fragonia e dai fiori bianchi, che ricordano nell’aspetto quelli del biancospino. Dalle foglie, per distillazione, viene ottenuto un olio verdognolo con proprietà antimicrobica e antimicotica. Alcuni studi condotti in Australia avrebbero evidenziato in quest’olio proprietà analoghe a quelle del ben più noto olio di Tea tree oil.

Come si usa? Se ne può applicare una goccia sulla zona interessata oppure procedere con la diluizione, alla dose di 3-4 gocce in un cucchiaino di olio base.

base, aggiungendo eventualmente 2-3 gocce di altri oli essenziali indicati.

Ma c’è anche l’essenza di Fragonia Sulle coste sud-occidentali dell’Australia cresce un piccolo arbusto, l’Agonis fragrans, appartenente alla famiglia delle Mirtaceae, dalle foglie lanceolate

Non trascurare il loro potere olfattivo L’olio essenziale di Manuka ha anche effetti rilassanti e calmanti, è in grado di donare gioia e serenità. Un’essenza capace di collegare fortemente alla terra, rafforzando così sicurezza e senso pratico, fiducia in se stessi e chiarezza spirituale. L’olio essenziale di Fragonia, invece, può essere utile per

migliorare le proprie capacità di ascolto, approfondire le amicizie e provare gratificazione nel rapporto con gli altri. Allevia lo stress e aiuta a sciogliere i blocchi emozionali del cuore, allontanando tristezze e malinconie.

Le precauzioni necessarie Ribadiamo che gli oli essenziali puri possono causare – se applicati direttamente sulla pelle – irritazioni rilevanti. È necessario diluirli in un olio vettore come quello di mandorle o di calendula prima di applicarli sulle lesioni. In alcuni casi, anche diluiti, l’applicazione degli oli essenziali può causare sfoghi cutanei, bruciore o irritazione: ciò potrebbe indicare una personale intolleranza all’olio, un’allergia o che se ne sta usando una concentrazione eccessiva. In questi casi è bene sospendere prontamente l’applicazione. In ogni caso, per l’applicazione sui più piccoli è necessario ricorrere al consiglio del pediatra.

ALTRA OPZIONE

Melissa e Menta, gli impacchi di foglie in infuso Altri due oli essenziali utili per dare sollievo alle eruzioni cutanee da herpes sono quelli di Melissa e di Menta. Riducono l’arrossamento e il gonfiore favorendo la guarigione della lesione.

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Quello di Menta, secondo alcune ricerche, sarebbe efficace anche nel bloccare la riproduzione del virus dell’herpes. Li si può utilizzare preparando un infuso: si aggiunge a un cucchiaino di foglie essiccate di Menta e uno di Melissa circa 150 ml di acqua bollente in una tazza. Si copre per evitare

l’evaporazione degli oli essenziali lasciando in infusione per circa 15 minuti. La “lozione” così preparata potrà essere applicata in impacchi – ricorrendo a compresse di garza sterili monouso – oppure per “toccature” con l’aiuto di un cotton-fioc monouso, da rinnovare più volte durante il giorno.


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Dossier

A cura della redazione

VALTER LONGO

LA DIETA DELLA LONGEVITÀ Il ricercatore è conosciuto in tutto il mondo. Dai suoi studi di genetica e sulle persone che hanno vissuto oltre i cent’anni nasce una proposta concreta: la dieta anti-aging. 46


58 dossier 1 _Layout 2 07/11/16 11.57 Pagina 47

La dieta della longevità

pag. 46

Introduzione

pag. 50

La dieta dei centenari in pratica

pag. 54

Le buone abitudini di Salvatore Caruso

pag. 56

La dieta Mima-Digiuno

pag. 58

I pasti di Molochio (terra di over-100)

n alcuni luoghi del pianeta le persone vivono più a lungo, molto più a lungo. E in buone condizioni di salute. Alcuni ricercatori hanno cercato di carpirne il segreto: tra questi Valter Longo, riconosciuto in tutto il mondo come uno degli scienziati più importanti in questo settore d’indagine. Si può rallentare l’invecchiamento o è un destino inesorabile? Sì, si può. In primis attraverso le scelte alimentari che facciamo ogni giorno.

I

concentrazioni di centenari mai registrate – e quelli sardi della provincia di Nuoro (insieme ad altri gruppi di ricerca). Sono tutte “zone blu”, come le chiamano gli esperti, cioè piccole aree geografiche in cui si registra una longevità fuori della norma. E attenzione: queste persone superano il traguardo ancora attive – certo non scalano più le montagne, come si suol dire – ma sono autonome e conservano la loro dignità e il gusto di vivere.

Le “zone blu” degli over-100 A seguito della pubblicazione del suo ultimo libro, “La dieta della longevità”, Longo è riapparso sulla scena mediatica internazionale per spiegare a tutti il suo punto di vista. È quello che cercheremo di riportare in questo dossier che abbiamo voluto dedicargli. Longo ha seguito negli anni i centenari soprattutto di Okinawa e dell’Ecuador ma anche gli italiani tra cui Emma Morano (117 anni e finora la donna più vecchia del mondo), il calabrese Salvatore Caruso (110 anni) di Molochio in Calabria – paesino dove si conta una delle più alte

Riprogrammare la genetica Il messaggio base è il seguente. È vero che i nostri geni possono fare una grande differenza ma i geni si possono istruire e costringere a funzionare in un certo modo rendendoci più longevi e in salute anche dopo gli ottant’anni. Come? Attraverso l’alimentazione e un’attività fisica regolare. Prendiamo una persona i cui genitori, nonni e bisnonni abbiano vissuto a lungo: sicuramente quella persona parte avvantaggiata. Ma la cosa nuova, emersa da tante ricerche, è che i geni, il nostro DNA, non

Il libro

Valter Longo La dieta della longevità Vallardi Pagine 301, euro 15,90 Il libro vede la prima edizione in lingua italiana. A breve seguiranno le pubblicazioni in inglese per Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia, Nuova Zelanda e altri paesi. Valter Longo è conosciuto all’estero anche per le sue collaborazioni scientifiche con università di vari paesi, contando sui ricercatori che, come lui, indagano sui segreti della longevità. Il volume dal titolo “La dieta della longevità” spiega quale dovrebbe essere la dieta per vivere più a lungo. Poi ciascuno faccia le proprie scelte. Ma sarebbe da leggere, se non altro per valutare il tenore, la qualità dell’analisi. Si avvale di una miriade di indagini scientifiche che Valter ha elaborato, insieme ai suoi colleghi, e tradotto in una “pratica”. Per presentare la migliore risposta che possiamo fornire oggi, non fra venti o trent’anni.

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Dossier

Chi è Valter Longo Classe 1967, è riconosciuto come uno dei leader internazionali degli studi sull’invecchiamento. Nel 2015 la rivista Time lo ha eletto “guru della longevità”. È professore di Gerontologia e Scienze biologiche nonché direttore dell’Istituto della longevità presso l’University of Southern California a Los Angeles. È anche direttore del laboratorio di Oncologia e longevità all’Istituto di Oncologia molecolare di Milano.

dettano un destino ineluttabile. I geni sono flessibili e, anzi, possono essere riprogrammati (la chiamano “epigenetica”): bisogna metterli sul “programma longevità”. Si cambia “canale” facendo delle scelte, anche di tipo alimentare. E conta persino l’aspetto “spirituale” anche se, al momento, le evidenze scientifiche sono minori. «Dopo aver ascoltato numerose storie – dice il ricercatore – raccontate da centenari credo che sia importante non tanto la spiritualità in sé ma uno scopo nella vita, la voglia di vivere».

cardiovascolari, ovvero quelle di cui più frequentemente si muore. I nomi tecnici sono TorS6K, GH-IGF-1 e PKA. Per spiegare meglio: Valter Longo è anche noto per aver individuato la mutazione genetica di una popolazione ecuadoriana, i Laron. Gli adulti al massimo raggiungono poco più di un metro d’altezza, sono affetti da nanismo ma stanno benissimo, anche perché risultano quasi immuni dalle malattie per cui si muore ogni giorno nei nostri paesi. Non a caso, quella mutazione genetica dei Laron blocca proprio le vie metaboliche che consentono a zuccheri e proteine di fare danni.

Non rassegnarsi alla genetica I Laron sono protetti naturalmente dalla genetica ma la domanda è: «E noi che non abbiamo quel corredo genetico dobbiamo rassegnarci?». No, secondo le indagini degli ultimi anni. Valter Longo non si limita a spiegarle ma propone un piano d’azione, scende nell’arena delle cose pratiche,

L’approccio pescitariano Valter Longo, che abbiamo avuto il piacere di ascoltare di recente a Milano, propone una dieta che definisce “pescitariana”. Ovvero, sostanzialmente vegana con qualche portata di pesce. Non è un fondamentalista, consente latticini come il feta e il pecorino. Tutto questo si basa su un’analisi accurata dello stile alimentare delle popolazioni longeve che ha studiato personalmente. Soprattutto bisogna contenere le proteine, in particolare di derivazione animale, i grassi saturi o trans e gli zuccheri (vediamo la sua dieta nelle prossime pagine, ndr).

Iperprotetti: i Laron ecuadoriani Entrando più nel dettaglio – ma potete approfondire sul suo libro – zuccheri e proteine “accendono” i geni che accorciano la vita e aumentano il rischio di contrarre cancro e malattie

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Valter Longo insieme ad alcune persone di etnìa Laron. Affetti da nanismo per una mutazione genetica risultano però protetti dalle malattie tipiche dell’Occidente. A differenza di noi, i Laron possono quindi mangiare malissimo senza subirne le conseguenze.


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La dieta della longevità

concrete. L’aveva già fatto con la Dieta MimaDigiuno, per cui è diventato famoso in tutto il mondo (si veda a pagina 56, ndr).

Lavori in corso La “Dieta Mima-Digiuno” è una terapia alimentare tuttora in fase di studio che può essere adottata da persone con malattie anche gravi: da seguire bene, però, accompagnati da una guida esperta. Oppure, qualche giorno di “Mima-Digiuno” si può inserire all’interno del percorso della dieta della longevità. Tutto questo conta sul sostegno attivo di alcune università mediche di grande prestigio: tra cui Harvard, Mayo Clinic, la Charité di Berlino, l’Università di Leida, l’ospedale San Martino di Genova e l’University of Southern California.

E le statine? Non risolvono il problema Un radicale cambio di prospettiva: pensiamo al problema del colesterolo alto. Spesso è colesterolo endogeno, prodotto dal nostro organismo: «Curare una persona con il colesterolo alto – spiega il professore – usando farmaci come le statine significa bloccare la produzione del colesterolo. Bisognerebbe invece scoprire perché il corpo ne sta producendo troppo. Limitarsi a bloccarne la produzione è come aggiungere più liquido di raffreddamento a un motore che si riscalda. Raffreddarlo aiuta ma non risolve il problema. Infatti alcuni studi mostrano che le statine non comportano nessuna differenza sul rischio di morte. Sono convinto che la dieta Mimadigiuno diventerà l’approccio standard anche contro il colesterolo alto».

Create Cures e L-Nutra Un’ultima cosa, prima di passare ai fatti: Valter ha creato la Fondazione no profit Create Cures e sta dando vita a una rete di professionisti che assistano le persone malate. Ha anche fondato una società – la L-Nutra – di cui tiene a precisare di non possedere alcuna azione. Intanto, i proventi del suo libro, che già si annuncia come un bestseller, saranno tutti devoluti nella ricerca. C’è molto lavoro da fare.

PREVENIRE L’ALZHEIMER, SI PUÒ FARE A TAVOLA Le diete della longevità e Mima-Digiuno hanno un ruolo anche nella prevenzione del declino cognitivo legato all’età e della malattia di Alzheimer. Con qualche consiglio in più, anch’esso basato su evidenze scientifiche. Secondo Longo, infatti, la dieta mediterranea, e soprattutto la dieta della longevità, con un surplus d’olio extravergine d’oliva (1 litro alla settimana) o di frutta a guscio (30 g al giorno) risulta protettiva per il cervello. Un dato emerso da un importante studio svolto a Barcellona. È possibile che anche il caffè (3-4 tazze al giorno) contribuisca a tenere lontano l’Alzheimer e persino l’olio di cocco: questo alimento è ricco di grassi saturi ma, a differenza degli altri grassi, sono a catena media. Una faccenda biochimica. Ebbene, questi particolari grassi del cocco (40 ml al dì) pare che migliorino le funzioni cognitive nei pazienti colpiti da Alzheimer. Dato interessante sebbene da confermare.

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