La vera storia di Isabella Morra. Vita e morte di una poetessa

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STORIA DI

CARMELO PASQUALE MONTESANO è nato

a Valsinni, vive e lavora a Matera. Già Direttore tributario dell’Agenzia delle Entrate, svolge attività di giornalista pubblicista. Studioso di storia patria e di tradizioni popolari, ha pubblicato nel 1984 una raccolta di poesie, Il giorno per tutti (Rocco Fontana editore), Il Glorioso San Fabiano Patrono di Valsinni (Editrice BMG, 1998); Isabella di Morra - Storia di un paese e di una poetessa (Altrimedia Edizioni, 1999); Magia e riti nella Valle del Sinni, in Le Terre del Silenzio. Ricerche, studi e documenti per la storia del Basso Sinni (Associazione Culturale INLOCO, 2002); la raccolta di poesie dialettali La Calma e il Vento (Antezza Editori, 2003); la monografia Giuseppe Melidoro, un galantuomo illuminato (Edizioni Profecta, 2014); Isabella Morra alla Corte dei Sanseverino (Altrimedia Edizioni, 2017). A cura della Deputazione di Storia Patria per la Lucania: Riflessioni a margine del caso Isabella Morra, in “Bollettino Storico della Basilicata” n. 22 (Osanna, 2006); Il Fascismo in un paese del Sud - Valsinni 19201945 (Antezza Editori, 2007); Rivolta legittimista e brigantaggio a Favale (EditricErmes, 2014). Nel 2020 per Altrimedia Edizioni ha pubblicato il saggio Egidio Alberti. L’ammiraglio in tuta da lavoro che citava Sant’Agostino.

Su questa vicenda non esiste solo la voce perfetta del critico letterario Croce, dello storico Croce, dello scrittore Croce, ma esiste una pubblicistica, come dicevo folta e interessante cui si aggiunge questo scritto, La vera storia di Isabella Morra. Vita e morte di una poetessa di Pasquale Montesano. In questo saggio che si unisce alla prima citata opera e ad altre di questo intelligente e coltissimo autore sono molti i chiaroscuri che si spiegano in meticolose e rigorose pagine di storia: il compendio di notizie affollatissimo di nomi e date, luoghi e toponimi, viaggi e indugi storiografici benemeriti, contribuirà a chiarire non solo agli studiosi, ma, anche ai lettori appassionati di vicende storico-letterarie aspetti portati alla luce di una vicenda umana che si fa letteratura storica proprio per risarcire la historia cordis che poteva essere soffocata dalla retorica. A Benedetto Croce sarebbe piaciuto.

MICHELE MIRABELLA

ISBN

prefazione di Michele Mirabella

LA VERA STORIA DI

ISABELLA MORRA

978-88-6960-154-5

9 788869 601545

PASQUALE MONTESANO

€ 18,00

€ 18

Vita e morte di una poetessa

La vicenda di Isabella, figlia di Luisa Brancaccio e del barone Giovan Michele di Morra, vittima di un efferato delitto, è ripercorsa in questo saggio minuzioso con l’aiuto di documenti inediti. L’intento dell’Autore, Pasquale Montesano, è quello di fugare alcune ombre esistenti sul percorso umano e poetico di una delle voci più belle del 1500. Aspetti particolari risaltano in La vera storia di Isabella Morra. Vita e morte di una poetessa e lo rendono un volume unico nel suo genere: vera e propria letteratura storica.


PASQUALE MONTESANO prefazione di Michele Mirabella

LA VERA STORIA DI

ISABELLA MORRA Vita e morte di una poetessa


PREFAZIONE MICHELE MIRABELLA Finito di stampare nel mese di novembre del 1999 a cura di Altrimedia Edizioni da Graficom. Con questa informazione si chiude il libro intitolato Isabella di Morra. Storia di un paese e di una poetessa di Pasquale Montesano. Io lo posseggo e ne ho letto molte pagine appena lo ebbi in dono dall’autore. Confesso di averlo, poi, trascurato, ma sono contento di averlo rubricato, nel catalogo della mia biblioteca, perché ho potuto riprenderne la lettura insieme a un’appendice che provvidamente Montesano ha pensato di recapitarmi che contiene messe a punto, meticolosissime precisazioni storiche e storiografiche e materiali di riflessioni severamente storiografiche utili anche ai lettori non specialisti. Un particolare di questa minuscola vicenda di un bibliografo scapestrato quale io sono, merita una menzione in questa mia dedica, ormai chi mi sta leggendo lo ha compreso, rivolta allo studioso Montesano: tutti i libri, non molti, ma significativi di una mia accesa curiosità per il caso Isabella Morra sono collocati nello stesso spazio di scaffale: fuori dalla norma che mi sono imposto della collocazione libresca scelta per generi. E, quindi, ho raggruppato menzioni storiche, opere poetiche, citazioni epistolari, racconti e rievocazioni storiografiche, alberi genealogici, guide turistiche, fotografie e riproduzioni di documenti di archivio. 5


Tutto quello che è stato pubblicato sulla poetessa Isabella, una voce accorata e bellissima del 1500 letterario italiano e che è nella mia disponibilità, sta raggruppato come ergendosi su un grumo di case fatte di altri libri, un pinnacolo di carta stampata che mi fa ricordare la bella icona fotografica del castello di Valsinni come lo vide Benedetto Croce. Fui incaricato, proprio nell’estate 1999, da Dacia Maraini di interpretare il ruolo di Benedetto Croce nell’Opera di prosa teatrale dedicata dall’autrice a Isabella Morra. Rocco Truncellito, presidente del Parco Letterario Isabella Morra, in occasione della prima nazionale della pièce teatrale, fu mentore e animatore della bella serata. Il testo narrava per bocca di Benedetto Croce da me interpretato. In quella circostanza approfondii la mia consapevolezza, non solo del valore della poetessa trucidata dai fratelli in una turpe saga di un maschilismo orribile, sacrilego e micidiale ma, anche, della affascinante storia locale di un’Italia preda di angherie straniere contrapposte. La sterminata tavolozza dei dispotismi feudali, il proliferare di controversie europee ridondanti nella caotica baruffa dei potentati locali e l’arcigno dispotismo della burocrazia postfeudale sono evidente palcoscenico della privatissima vicenda della vita di questa donna che voleva mirare il lontano mare della poesia considerata territorio dell’anima pensosa. E che morirà delle mani fratricide. Su questa vicenda non esiste solo la voce perfetta del critico letterario Croce, dello storico Croce, dello scrittore Croce, ma esiste una pubblicistica, come dicevo folta e interessante cui si aggiunge questo scritto La vera storia di Isabella Morra. Vita e morte di una poetessa di Pasquale Montesano. In questo saggio che si unisce alla prima citata opera e ad altre di questo intelligente e coltissimo autore sono molti i chiaroscuri che si spiegano in meticolose e rigorose pagine di storia: il compendio di notizie affollatissimo di nomi e date, luoghi e toponi6


mi, viaggi e indugi storiografici benemeriti, contribuirà a chiarire non solo agli studiosi, ma, anche ai lettori appassionati di vicende storico-letterarie aspetti portati alla luce di una vicenda umana che si fa letteratura storica proprio per risarcire la historia cordis che poteva essere soffocata dalla retorica. A Benedetto Croce sarebbe piaciuto.

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INTRODUZIONE «Ogni scritto parla di per sé, non ha bisogno di tutorato sotto forme e specie varie. La carta sopporta paziente i soprusi, salvo poi a prendersi la rivincita quando il tempo, giudice inflessibile e severo, stronca qualsiasi velleità di durata. […] Si vuole dire cioè che la scrittura trova la giustificazione se urgenza, necessità interiore tesa a produrre conoscenza: solo così la microstoria viene ad avere una sua dignità scientifica e umana».1 Dopo l’ultima pubblicazione su Isabella Morra,2 si sperava che altri e più accreditati studiosi avrebbero potuto chiarire con altre indagini alcune ombre esistenti sul suo percorso umano e letterario. In essa, la sua vicenda era legata alla storia del paese che le dette i natali, del quale per la prima volta abbiamo cercato di tracciare un quadro completo: dalle sue origini al secolo scorso, alla scoperta della poetessa, alla sua sopravvenuta fama, alle manifestazioni culturali svolte in suo nome. Fino alla “mitiz-

Dalla presentazione di Franco Vitelli, in P. MONTESANO, Isabella di Morra - Storia di un paese e di una poetessa, Matera-Roma, Altrimedia Edizioni, 1999, p. 9. 2 P. MONTESANO, Isabella Morra alla corte dei Sanseverino, Matera, Altrimedia Edizioni, 2017. 1

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zazione” del personaggio che ha contribuito, tra l’altro, a ritorni turistici ed economici non di poco conto in Valsinni, l’antica Terra di Favale,3 grazie soprattutto alle Amministrazioni comunali succedutesi negli anni, al Parco letterario a lei dedicato, il primo istituito in Basilicata, alla Pro loco e al compianto presidente Ninì Truncellito, medico umanista colto e lungimirante, artefice di tante iniziative di valenza nazionale. Quel saggio non è stato una delle tante produzioni superflue che hanno imperversato sulla Morra, piuttosto un contributo dovuto alla ricerca; uno studio finalizzato all’acquisizione di nuove conoscenze, con la speranza di intravedere qualche spiraglio di luce e di verità sulla sua tragedia. Un desiderio e una necessità interiore per cercare di scoprire attraverso archivi e consunti fogli, alcuni aspetti non noti della vita stessa della poetessa. Un lavoro, come allora precisato, non certo esaustivo, con tanti interrogativi che necessitavano di comprovate risposte. E di buoni frutti se ne erano ottenuti, come l’aver appreso che Isabella non sempre era stata chiusa, relegata, quasi prigioniera nei torrioni del castello di Favale, sconfessando una vulgata consolidata, ma che sin dal 1543 dimorava nella corte del principe di Bisignano, Pietro Antonio Sanseverino, quale dama di compagnia di Felicia, figlia sua e della moglie Giulia Orsini. Una corte frequentata da artisti, poeti, musici, intellettuali tra i più accreditati nel regno di Napoli, che si spostava sovente con la principessa, i più stretti familiari e collaboratori da Cassano, dove abitualmente risiedeva, verso altri luoghi e feudi: San Mauro, Morano, Senise, Tricarico, Taranto, Salerno, Napoli e altrove.

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Il paese si chiamò Favale fino al 1863. Dal 25 giugno 1863 al 13 settembre 1873, fu Favale S. Cataldo. Con Regio Decreto n. 1573 del 14 settembre 1873, il Comune ebbe la denominazione di Valsinni.

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Tutto questo avrà un po’ scompaginato una certa favoleggiante narrazione sulla sua figura, per essere venuti meno o messi in discussione consolidati modelli interpretativi da parte di storici e di critici letterari. L’aver trovato più di recente altre carte sulla stessa Isabella, sui ruoli e incarichi di Cesare Morra nella corte del Principato, prima e dopo la morte della sorella, addirittura “castellano” nel tenimento di Cassano e San Mauro di Corigliano, porta a chiederci i motivi per cui mai vi sia traccia nella Storia della famiglia scritta dal consigliere della Regia Corte, Marco Antonio Morra,4 figlio di Camillo (1528-1603), il fratello minore di Isabella. E perché mai non ci sia stato un minimo richiamo al principe Pietro Antonio Sanseverino, legato in troppe circostanze e situazioni ai Morra di Favale, al quale peraltro si deve la sollecitazione al viceré Pietro di Toledo di perseguire i responsabili dei misfatti, dell’uccisione di Isabella, gentildonna e amica della figlia Felicia. Giammai il Principe avrebbe potuto tollerare l’efferato delitto di una persona cara ai suoi congiunti e alla corte, soprattutto se avvenuto per mano dei fratelli. È uno dei tanti misteri di quella narrazione. In ogni scritto su Isabella Morra, da Benedetto Croce a quelli di tutti i successivi autori, si è dovuto necessariamente fare rimando alla già citata storia della famiglia, definita dal letterato napoletano, proprio per la mancanza di altra documentazione, “autorevole” e “di forte argomento di veridicità”,5 se non altro per il fatto che Marco Antonio Morra non ha taciuto e non poteva sottacere la tragedia di Favale, ma il cui intento precipuo era di

M. A. DE MORRA, Familiae Nobilissimae De Morra Historia, Neapoli, Ex Typographia Io. Dominici Roncalioli, 1629. 5 B. CROCE, Isabella di Morra e Diego Sandoval de Castro, Palermo, Sellerio Editore, 1983, pp. 9-10. 4

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glorificare l’antico casato e salvaguardarne in ogni modo l’onorabilità, in particolare del nonno Giovan Michele, facendolo apparire solo marginalmente implicato nella faccenda di mancata fedeltà alla Corona spagnola e al principe di Salerno, Ferrante Sanseverino, del quale era suffeudatario. E, tuttavia, il racconto dedicato in particolare ai suoi parenti nel feudo e agli accadimenti ivi avvenuti, oltre che reticente, privo di date e con errata cronologia dei fatti, alla luce di altre e inedite testimonianze appare oltremodo omissivo e fuorviante. Una saga e una cronaca da dover essere integrata e modificata, soprattutto là dove tralascia vicende e circostanze che il biografo non poteva non sapere, non esserne a conoscenza dalle informazioni a lui pervenute dal padre Camillo, a sua volta ascoltate dalla madre Luisa, diretta e segnata testimone di quelle sciagure nella baronia, che dal 1547 e fino alla sua morte, il 26 dicembre 1562, aveva vissuto con lui.6 A meno che il genitore, fuori dal feudo sin dalla tenera età, gli abbia volutamente riferito non tutti gli episodi, alcuni forse troppo sconvenienti per il loro lignaggio. Potrebbe anche darsi però che Marco Antonio non ne avesse più il ricordo e la cognizione, perché anziano quando scrisse la storia della famiglia, ossia due, tre anni prima della morte. Rivedere e riconsiderare certi avvenimenti con lo studio di altri documenti superstiti cercati e rintracciati quasi con caparbietà, sotto il magistero di uno storico autorevole e attento qual è il prof. Antonello Savaglio della Deputazione di Storia Patria per la Calabria, è stato l’intento di questo lavoro, svolto con umiltà,

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ARCHIVIO DI STATO NAPOLI (AS-NA), Regia Camera della Sommaria, Segreteria, Significatorie dei Relevi (Spogli), Vol. III, I parte, p. 934. (Il relevio per la morte di Luisa Brancaccio fu pagato il 20 marzo 1564 dal figlio Camillo, Ivi, p. 350 v. Nella stessa pagina è riportata di nuovo la data di morte della Brancaccio, il 26 dicembre 1562).

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senza supponenza alcuna, nel nome e nell’esigenza “intima” della verità storica, nella convinzione personale che «la ricerca non è soltanto funzionale a ciò che si sta cercando; la ricerca contiene in se stessa la ricompensa della sua fatica».7 Non è compito nostro addentrarci nell’analisi filologica della produzione poetica di Isabella Morra, alla luce di quanto tratteremo e documenteremo; ci si augura che lo facciano altri, se ne avvertiranno la necessità e se riterranno utili i riscontri storici. Nostro è il dovere di portare a conoscenza di quanti amano il sapere, informazioni e fatti inediti sulla vita e sulla morte di Isabella nel contesto della storia dei Morra di Favale.

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Da Dolce per sé, di Dacia MARAINI, Milano, Rizzoli, 1997, p. 182. 13


DOCUMENTO 1

BIBLIOTHÈQUE NATIONALE DE FRANCE (BNF), BIBLIOTHÈQUE DE L’ARSENAL, Généalogies et armes des Gentilhommes des élections de Limoges, Brive et Tulle dans la généralité de Limoges, 1666, 1667, 1668. Manoscritto 81, f. 42. Nel documento, tra l’altro, sono riportati la nomina di Giovan Michele Morra a commissario al governo dei frutti dell’Abbazia di Bénévent del 5 agosto 1552; il suo testamento a favore dei figli Cesare, Fabio e Camillo del 15 Aprile 1555 e la naturalizzazione francese ottenuta da Cesare e Fabio il 20 luglio 1565. 68


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