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GIORNALE DEDICATO AI TIFOSI DI JUVENTUS E TORINO - Anno xII - N. 9 - 2 FEBBRAIO 2020 - SETTIMANALE GRATUITO L'Analisi
La Partita
Numeri e Statistiche
L'Intervista
Giocatori non propedeutici all'idea di calcio di Sarri. Occorre pazienza senza scadere in isterici provincialismi
Gigliati alle prese con l'emergenza difesa. Madama deve approfittarne. I tifosi vogliono una prova convincente
La Signora subisce troppi gol. Higuain castiga-viola. CR7 e Buffon, due leggende senza tempo
Cuccureddu: “Juve poco cattiva ma sempre favorita per lo scudetto. Iachini ha ridato convinzione ai suoi giocatori”
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JUVE, SEI AFFAMATA A PRANZO? JUVENTUS-FIORENTINA | DOMENICA 2 FEBBRAIO ORE 12.30
Dopo la brutta sconfitta rimediata a Napoli i bianconeri, nel lunch-match della domenica, sono chiamati a un pronto riscatto per respingere le insidie provenienti da Inter e Lazio. Sarri sotto accusa per il gioco altalenante. Ma è davvero colpa sua?
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L'Analisi
Non sempre cambiando si migliora ma per migliorare bisogna cambiare Giocatori non propedeutici all'idea di calcio di Sarri. Occorre pazienza senza scadere in isterici provincialismi
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Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”. Il celebre aforisma di Winston Churchill riassume magnificamente un pensiero che il tifoso/cliente juventino medio dovrebbe far proprio e metabolizzare una volta per tutte, senza indulgere in richiami ad un passato la cui deriva finale ha avuto contorni aberranti e, in quanto tali, non ritenuti prodromici ad un cambiamento volto a migliorare gradevolezza, gradimento ed appetibilità del marchio Juve nel mondo, da perseguire coniugando i risultati ad una proposta di gioco non rinunciataria e speculativa; modalità, quest'ultima, che la competizione più prestigiosa boccia, da anni, con brutale spietatezza. Risponde peraltro a verità il fatto che la distanza dall'obiettivo sopra enunciato sia ben lungi dal ritenersi compiuta, anche se a tratti la percezione di quello che la Juve vorrebbe diventare è affiorata prepotentemente, ed è quasi sicuramente altrettanto veritiero che Madama avrebbe voluto affidare la guida di questo percorso, assai complicato nella sua fase iniziale, ad altro più carismatico allenatore. Malgrado ciò, pur con l'eccezione della Supercoppa italiana persa, che nell'ultima gestione era praticamente assurta a regola, la Vecchia Signora
Maurizio Sarri
capeggia il torneuccio della inettitudine e, soprattutto, si è qualificata agli ottavi di finale della Champions League con una scioltezza e autorevolezza che non si constatavano dalla notte dei tempi. Posto che ogni rivoluzione, se non fatta abortire in culla per difetto di pazienza, per dare frutti ha bisogno di un arco temporale adeguato; è bene precisare che l'eredità di un momento storico così particolare avrebbe implicato una gestione complicata per chiunque fosse stato il chiamato alla successione; a maggior ragione per chi, oltre lo scotto del noviziato a certi livelli, deve obtorto collo aderire alle aspettative di cui è stato investito, attingendo da un parco giocatori abbondantemente sopravvalutato e non propedeutico all'idea di calcio, chiarissima, per cui è stato "scelto". Sarri ha indubbiamente commesso errori, anche gravi, e quanto siano tutti farina del suo sacco o
parzialmente ascrivibili ad alcune cervellotiche decisioni societarie non è dato sapere; in punta di fatto, la discontinuità nelle e delle prestazioni, in certa misura ampiamente fisiologica a prescindere, deve essere imputata all'improvvida, scellerata trascuratezza di cui è stato fatto oggetto, e non da ieri, un centrocampo infarcito di perissodattili, di gente tecnicamente e atleticamente non all'altezza o addirittura fisicamente non idonea, il cui unico pregio risiede nell'essere stata cooptata senza spendere soldi per il cartellino e che i club ai quali erano in forza hanno lasciato partire con sostenibilissima leggerezza, scevra di ogni rimpianto. Quanto sopra, esulando dalla superficialità con la quale è stata trattata la questione relativa agli esterni bassi ed all'attacco, orfano di una quarta punta. Anziché scadere in isterici provincialismi nelle rare occasioni in cui l'avversaria
di turno prevale, con l'unico effetto di legittimarla come rivale (il riferimento alla sconfitta di Napoli è assolutamente voluto) o eccedere in prematuri trionfalismi come accaduto tre giorni prima (anche il riferimento alla vittoria in Coppa Italia non è casuale), sarebbe opportuno ragionare, magari aiutati da un minimo di competenza o, nel caso, da chi la possiede, giacché, probabilmente non è ancora stato ben compreso, i picchi di rendimento saranno, quelli sì, una costante stagionale e non potrebbe essere altrimenti. Dopodiché
Sarri deve finalmente decidere quale sia l'assetto primario di questo complesso oberato di tante contraddizioni, ma pure non privo di certezze: l'assenza di un trequartista d'elezione e l'impossibilità di supportare tre attaccanti, di cui due (CR7 ed il "Sivorino") non ingessabili in una posizione ben definita, con i pedoni della terra di mezzo di cui dispone. L'abito meno imperfetto che può confezionare è un 4-4-2 mascherato da 4-3-3. La veste perfetta e suggerita a chi ha nel cuore le sorti bianconere è invece intessuta di pazienza e so-
Fabio Paratici
stegno a prescindere, quantomeno sino a maggio, poi, come disse qualcuno: "Chi vivrà, vedrà". Augh. Ezio Maletto
Difesa viola in emergenza. Chiesa-Cutrone in avanti? Eliminata mercoledì sera dalla coppa Italia ad opera dell'Inter, al termine di un match comunque equilibrato, la Fiorentina proverà a giocare un brutto scherzo alla Juventus nel lunch-match domenicale allo Stadium. Uno scontro sempre molto sentito dai tifosi gigliati quello contro Madama e i fans seguiranno in buon numero la squadra. Iachini, da quando è subentrato alla fallimentare gestione di Vincenzo Montella, è ancora imbattuto in campionato e intende continuare la striscia positiva anche se in carriera, da allenatore, non ha mai battuto la Juve e il recupero tra la partita di Milano e quella di Torino non è molto: “La Juve ha potuto preparare questa gara per una settimana intera – le parole del
Federico Chiesa
tecnico nel dopo gara di San Siro – mentre noi no”. I viola devono oltre tutto fare i conti con l'emergenza-difesa: Milenkovic e Caceres sono infatti squalificati e
al loro posto potrebbero essere schierati Venuti e Ceccherini ai lati di capitan Pezzella. Dalbert ritrova il suo posto sulla corsia mancina mentre a destra spazio a Lirola, ex di giornata. Altra assenza pesante a centrocampo: Castrovilli out (come ha precisato lo stesso Iachini al termine di Inter-Fiorntina), si candida Badelj per la mediana con Benassi e Pulgar gli altri due indiziati a partire dall'inizio a centrocampo. Davanti staffetta Cutrone-Vlahovic al fianco di Chiesa, chiamato finalmente ad una prova convincente dopo troppi mesi di buio. Il figlio d'arte, tra l'altro, a sentire i bene informati di mercato, potrebbe proprio vestire il bianconero la prossima stagione, magari insieme a Castrovilli...
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La Partita
Dopo il ko di Napoli la Signora deve subito rialzarsi Allo Stadium, nel lunch-match domenicale, i tifosi bianconeri si aspettano una prova convincente
A
ll'ora di pranzo di una domenica dal vago sapore del Carnevale in dirittura di arrivo e di un inverno più per calendario che per clima, la Juventus si presenta al cospetto dei propri tifosi trascinando un fardello di alti e bassi e di contraddizioni. La posizione invidiabile di classifica non desterebbe preoccupazione, se non ci fossero ombre sparse ad addensarsi sul presente juventino e sul passato recente, sottoforma di fresca sconfitta in quel di Napoli. La Fiorentina, proverbialmente avversario ostico per la Signora, vogliosa di
squalifica, ma con un Federico Chiesa oggetto del desiderio bianconero ed un Cutrone di recente acquisizione, pericoloso assai. La Juve è chiamata ad una prova convincente, atta a sgombrare il campo da una serie di riserve tecniche e tattiche che si trascinano da troppo tempo. In ordine sparso, il non completo inserimento di forze acquisite in estate ma che spesso hanno lasciato a desiderare. Come altrimenti descrivere il rendimento di Rabiot e Ramsey, se non altalenante? Ancora, un gioco a volte prevedibile e di non eccelsa velocità, laddove principa-
Pjanic, Chiesa e De Ligt
risalire una graduatoria non propriamente soddisfacente e reduce dall'eliminazione in Coppa Italia, è di scena all'Allianz Stadium come sparring partner di lusso, con un nuovo tecnico in Iachini e una formazione che deve fare a meno di Milenkovic e Caceres per
le indiziato diviene il centrocampo, il reparto più in crisi e più criticato e che si rivela vera spina nel fianco allo sviluppo della manovra. Ed è la terra di mezzo il punto assolutamente decisivo per le sorti di una qualsiasi squadra, figuriamoci di una compagine che si è
posta l'obbiettivo di raggiungere grandi traguardi. In ultimo, la discontinuità tecnica scelta dalla dirigenza ad inizio stagione, che fatica ad emergere e che spesso va a cozzare con le nozioni e le abitudini tattiche apprese in lunghi anni di militanza. Una Juve sul banco degli imputati insomma, nonostante sia la capolista in campionato, semifinalista in Coppa Italia e, ciò che più conta, qualificata per gli ottavi di finale della Champions League, da giocare contro un avversario, il Lione di Garcia, non certamente proibitivo. La sconfitta in finale di Supercoppa pesa, così come le trasferte di Roma e di Napoli, la prima per la modalità, rimonta cioè subita senza una grande reazione; la seconda, fresca fresca, dopo 5 anni di imbattibilità al San Paolo, a fronte di una prestazione a tratti imbarazzante per ridotte capacità di reazione ed impalpabile in termini di agonismo. Ciò che lascia maggiormente interdetti è il fatto che la squadra in toto non abbia inteso ad approfittare dei mezzi passi falsi di Inter e Lazio, per allungare il distacco in termini di tranquillità, viceversa facendosi rosicchiare un punto, che potrebbe a lungo andare diventare importante. Non è da Juventus buttare alle ortiche queste occasioni. O per meglio dire, non è da Juve degli ultimi tempi. Se si aggiunge
Bonucci e Castrovilli
una serie di dichiarazioni poco opportune rilasciate da Maurizio Sarri a fine partita e che hanno fatto arrabbiare la tifoseria non poco, il quadro è completo. Non ci si dovrebbe stupire se qualche contestazione in un qualche modo esternata, si facesse strada. Fuor di dubbio Sarri non è ancora entrato nelle grazie di tutti i tifosi e certe dichiarazioni, come la faccenda delle strisce sulle maglie per ot-
tenere più rigori, non aiutano. La Fiorentina è squadra veloce e disposta a fondare il proprio gioco su ripartenze micidiali di cui Chiesa è il principale protagonista e sul movimento di mezzeali giovani e rapide: tipica situazione tattica da pericolo costante. Manco a dire che comunque la gara di domenica è una delle ultime occasioni per portare fieno in cascina della classifica, prima di rituffarsi nel pe-
riodo topico della stagione, col ritorno della Champions e con essa il ritmo serrato di impegni a distanza di 3 giorni di grande e costante importanza. Può aiutare la settimana che precede il match priva di partite da giocare, interamente dedicata all'allenamento e alla ricarica delle batterie; essenziale la ricerca della concentrazione e delle motivazioni, durante la marcia di avvicinamento al “pranzo” della domenica, per addentare una “fiorentina” con assoluta convinzione e spietatezza, attraverso una prestazione finalmente concreta e divertente. Sarri non è forse stato ingaggiato per lo spettacolo ed il bel gioco? Sarebbe ora che lo si vedesse. Senza trascurare il risultato, che è l'unica cosa che conta, ai piedi delle Alpi. Marco Sanfelici
Giornale sportivo per i tifosi di Juventus e Torino
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CHIUSO IN REDAZIONE ALLE ORE 16.30 DI GIOVEDÌ 30 GENNAIO 2020
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Numeri e Statistiche
di Massimo Fiandrino
Juve, troppi gol subiti. Higuain castiga-viola, Iachini male contro la Signora SFIDA N° 81 A TORINO. MADAMA DOMINA. ULTIMO KO NEL 2008 54 le vittorie della Juve, la più vistosa l’8-0 del 22 febbraio 1953 (doppiette di Boniperti, Hansen e Carapellese e una segnatura Vivolo e Praest). Indelebile quella del 04/12/1994 (prima stagione con Lippi), la Juve sotto per 2-0 vinse 3-2 con doppietta di Vialli e gol straordinario di Del Piero. 6 le “vittorie corsare” della Fiorentina a Torino, l’ultima il 3-2 del 2/3/2008 (Gobbi, Sissoko, Camoranesi, Papa Waigo, Osvaldo). 20 i pareggi delle sfide, gli ultimi 2 per 1-1, l’ultimo il 27/11/2010 (aut. Motta e Pepe). 8 le vittorie consecutive allo Stadium, in campionato contro i viola, dal 2011 a oggi. SARRI DOLORI VIOLA. IACHINI MAI VINTO CONTRO LA JUVE Sarri da mister del Napoli venne sconfitto nella tra-
sferta del 29/4/2018 contro i gigliati: addio scudetto andato poi alla Juve. Negli ultimi 3 match il Napoli di Sarri non ha segnato contro la Fiorentina. Sarri è però in vantaggio contro Iachini: 3 vittorie, 1 ko e 4 pareggi (8 reti all'attivo, 3 al passivo). Iachini non ha mai vinto contro la Juve: solo 1 pareggio (nel 2010) e 7 ko. Allo Stadium score ancora peggiore: 4 ko su 4 gare, 14 gol subiti. Iachini ha perso le ultime 5 sfide contro Madama e nelle ultime 4 la sua squadra non ha trovato il gol. Solo 2 i gol fatti dalle sue squadre ai bianconeri contro ben 22 subiti. MA IL GIGLIATO IMBATTUTO IN CAMPIONATO 0 le sconfitte per Iachini in campionato da quando è subentrato a Montella. Lo score: 2 vittorie (Spal e Napoli) e 2 pareggi (Bologna e Fiorentina). Media 2 punti a gara con il nuovo mister in questo Torneo. 4 gol realizzati in questo periodo per la Fiorentina, media 1
a gara. 1 Per la Fiorentina con il nuovo mister solo 1 gol subito in 4 gare in panchina in A. I viola nelle ultime 3 partite consecutive di Campionato non hanno subito reti. I viola nelle precedenti 18 gare avevato collezionato solo 3 gare senza subire gol e non consecutive. La metamorfosi difensiva con Iachini. TROPPI GOL SUBITI DALLA SIGNORA. HIGUAIN È IL CASTIGA-VIOLA 0 i gol di Chiesa alla Juventus in 7 sfide contro i bianconeri: 1 vittoria, 1 pareggio e 5 sconfitte. Solo 3 centri per il bomber viola in questo Campionato. 5 i punti in meno per la Fiorentina rispetto a un anno fa. Solo 6 vittorie in questo torneo, equamente divise fra casa e trasferta. 8 i punti in meno della Juve di Sarri rispetto all’ultima squadra di Allegri dopo 21 turni
6 gol li ha segnati alla Fiorentina. 15 SU 23 VINTE DI MISURA DALLA JUVE
(51 punti contro 59). Un anno fa la Juve era a più 11 sulla seconda classifica, il Napoli. 21 i gol subiti dai bianconeri in questo Torneo (media 1 a partita). Un anno fa erano solo 12. In casa bianconera per trovare più gol subiti bisogna risalire al Torneo 2010/11, allora 25 subiti. Il peggior quarto d’ora della retroguardia in questo Torneo dal 61° al 75°: in questo periodo 5 gol subiti. 41 La Juve segna da 41 gare di fila allo Stadium fra Campionato
(31), Champions (8) e Coppa Italia (2). L’ultima volta senza reti allo Stadium il 22/4/2018 contro il Napoli 'griffato' Sarri. Allora 1-0 per i partenopei (Koulibaly al 90’) 1U n solo gol di Dybala contro la Fiorentina, il 13/12/2015: JuventusFiorentina 3-1. Per la Joya 9 sfide ufficiali contro i Gigliati, mai il pareggio: 5 vittorie e 4 ko. 122 i gol in serie A di Higuain (come Immobile). Insegue a quota 123 Trezeguet, Ibrahimovic, Burini e Vialli.
30 le gare giocate dalla Juve (serie A 21, Champions 6, Supercoppa Italiana 1, C. Italia 2) 23 le gare vinte 15 le gare vinte di misura, la Juve è la squadra che in Europa ha vinto più gare con 1 Gol di scarto. Completano lo score 4 pareggi (1 in Champions con l’Atletico Madrid e 3 in A contro Lecce, Fiorentina e Sassuolo) e 3 sconfitte (2 con la Lazio sempre per 1-3, una in A e una nella Supercoppa Italiana, e una con il Napoli in A per 1-2). 60 le reti segnate dalla Juve in 30 partite (2 a gara) con 15 giocatori diversi (Ronaldo 20 gol, 1 su 3) 29 le reti subite, media quasi una a gara. (Nella foto sopra Higuain attorniato dai calciatori viola durante la gara di andata)
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L'Intervista a... Antonello Cuccureddu
“Juve poco cattiva ma sempre favorita per lo scudetto” L’ex difensore, cuore bianconero, ha trascorso tre anni a Firenze: “Per i viola è sempre una sfida particolare”
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n cuore bianconero in maglia viola, questo è stato Antonello Cuccureddu nei tra anni trascorsi dall’ex difensore in riva all’Arno, dopo oltre dieci anni di militanza nelle file della Juventus. Ai sei scudetti vinti con la Juve - oltre a una Coppa Italia e una Coppa Uefa – Cuccureddu avrebbe potuto
➊ aggiungerne un altro, nella prima stagione nel capoluogo toscano (1981-82), sfumato all’ultima giornata proprio ad opera della Vecchia Signora. Antonello Cuccureddu, prima di parlare della Juve e della prossima sfida con la Fiorentina, volevo chiederle un ricordo di Pietro Anastasi, suo ex compagno di squadra recentemente scomparso, sia come calciatore che come uomo.
“Oltre ad essere stato un campione, Pietro per me è stato anche un amico. Essendo entrambi isolani, andavamo molto d’accordo. Sono rimasto molto addolorato quando ho appreso della sua scomparsa. Mi è anche dispiaciuto che le istituzioni del calcio non abbiano dimostrato la giusta riconoscenza verso un campione che ha scritto delle pagine importanti anche con la Nazionale, facendo osservare un minuto di silenzio in tutti i campi. Invece purtroppo questo è avvenuto solo sui campi dove erano impegnate Juventus, Inter e Ascoli, le squadre della sua carriera”. L’attualità impone di commentare la battuta d’arresto della Juve col Napoli. “Sinceramente mi aspettavo delle insidie dalla partita del San Paolo. Nonostante le vicissitudini attraversate in questa stagione dai partenopei, il Napoli è pur sempre un avversario temibile ed era prevedibile che in una sfida molto sentita, come è quella con la Juve, i giocatori di Gattuso avrebbero provato a dare il meglio. Da tifoso juventino sono rimasto però deluso dalla prestazione fornita dalla squadra, che ha avuto un atteggiamento troppo molle. Mi aspettavo un po’ di “cattiveria” in più”. Tra le critiche mosse a
Sabato pomeriggio l'evento annuale di 'Juventibus'
➋ Sarri c’è anche quella di aver schierato il tridente. Lei è d’accordo? “Probabilmente se la Juve avesse perso senza il triden-
visto che Ronaldo, oltre al gol, non ha praticamente mai tirato in porta, Dybala non è pervenuto e Higuain è andato così così. Credo che
Grande appuntamento per i tifosi juventini sabato primo febbraio, nel pomeriggio, al 'Dash Kitchen', in largo Saluzzo 34c (San Salvario) nel cuore di Torino per l'evento annuale organizzato dal seguitissimo blog collettivo 'Juventibus.com'. Dalle 15 alle 18.30, in uno dei più bei locali della zona, si susseguiranno ospiti, chiacchiere, analisi e risate in chiave bianconera. Previste sorprese che faranno piacere ai tifosi bianconeri presenti in compagnia dei fondatori Massimo Zampini (TikiTaka su Italia1) e Luca Momblano (Telelombardia, Videogruppo, TopPlanet). Un Eventibus da non perdere.
➌ te, i tifosi avrebbero criticato comunque Sarri per non averlo schierato. A deludere sono state le prestazioni individuali dei tre d’attacco,
a questa Juve avrebbe fatto comodo il miglior Douglas Costa, un giocatore che, quando è in forma, è in grado di creare la superiorità numerica come pochi”. Vincendo a Napoli, la Juve avrebbe potuto dare un’accelerata sulle inseguitrici, che invece hanno potuto rosicchiare un punto ai bianconeri. Pensa che la lotta per lo scudetto rimarrà incerta fino alla fine? “È indubbio che quest’anno ci sia maggior equilibrio rispetto alle scorse stagioni, anche se io continuo a ritenere la Juve nettamente favorita, nonostante l’Inter si stia attrezzando per ridurre il divario con i bianconeri”. Molti tifosi lamentano il
fatto che Sarri stia faticando a imporre il suo gioco alla squadra. “In alcune occasioni la Juve ha fatto vedere un calcio spumeggiante, fatto di velocità e pressing, mentre in altre ha fatto più fatica, comprese alcune gare con le cosiddette provinciali”.
intensi, in una città bellissima e con una tifoseria molto appassionata. Una parte dei mio cuore è rimasta legata al colore viola, ma nasco e rimango un tifoso bianconero”.
Come vede la sfida di domenica con la Fiorentina? “Iachini è stato bravo a ridare un po’ più di convinzione ai suoi giocatori. Ho giocato per tre anni in maglia viola e so quanto questa gara sia sentita a Firenze. La Fiorentina farà di tutto per mettere in difficoltà la Juve”.
1. Antonello Cuccureddu ai tempi della Juventus in cui militò per 10 anni e vinse sei scudetti, una Coppa Italia e una Coppa Uefa
Si sente di fare un pronostico? “È l’unica partita per la quale mi è difficile esprimere un pronostico. A Firenze ho trascorso tre anni molto
Giovanni Rolle
2. Cuccureddu firma autografi ai suoi giovanissimi fans 3. Cuccureddu insieme a Pietro Anastasi: i due calciatori bianconeri, oltre ad essere compagni di squadra, erano anche amici
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Leoni da Tastiera
L’insostenibile pesantezza degli anti-Sarriani C
’è qualcosa di oscuro dietro i vigorosi epiteti scagliati da alcuni psuedo-tifosi bianconeri contro Sarri dopo la sconfitta rimediata a Napoli. Qualcosa di patologico. Tifosotti quasi sempre celati dietro l’anonimato garantito della fogna-social, che ti protegge da tutto, anche da eventuali figuracce epocali da scontare nel futuro. Questi decerebrati pigiatori da tastiera sembra non aspettassero altro che una sconfitta della loro squadra del cuore (?) per dare sfogo ai loro peggiori istinti. E al triplice fischio del San Paolo apriti cielo: tutta l’animosità nei confronti dell’ex tecnico del Chelsea è stata sparata come un proiettile. Parole al veleno, insulti, ululati da cani rabbiosi, e chi più ne ha più ne metta. Un mix di ignoranza calcistica e umana, quella espressa dai moderni ‘ha-
ter’ del football, alcuni pronti addirittura a santificare il vecchio allenatore, Allegri, elevandolo al ruolo di martire. Sarebbe comico se non fosse tragico. Perché la memoria, al giorno d’oggi, è inesistente. Già dimenticate infatti le figuracce europee della scorsa stagione proposte da acciughino nel primo anno dell’era Ronaldo: la memorabile disfatta casalinga contro i ragazzini dell’Ajax al cospetto di uno Stadium ammutolito e incredulo faceva seguito al grande spavento rimediato inutilmente contro l’Atletico Madrid, dove la Juve giocò una gara di andata penosa e fu salvata solo dalla tripletta ronaldesca al ritorno. Lo score finale europeo? 4 sconfitte e 2 pari su 10 gare per il Comandante Allegri, che fece il suo dovere in campionato, è vero, tranne però
Maurizio Sarri
l’ultima parte, giocata con l’entusiasmo di un condannato a morte che si avvia al patibolo. Per tacere della Coppa Italia, dove la Signora fu asfaltata a Bergamo dal signor Gasperini Giampiero da Grugliasco. Ma, si disse quel giorno, è meglio cosi: ci concentreremo solo sulla Champions. Infatti.
Il mondo va cosi, ai tempi dei social e dei siti imbarazzanti, di tanti giornali e di tv strapaesane. Per carità, lecito non avere in simpatia Sarri ed esprimere critiche al suo gioco (che per ora si vede a sprazzi). Ma tanto accanimento nei suoi confronti è sospetto. Nessuno dimentica le sue parole pronunciate ai tempi di Napoli, ci mancherebbe, condite en passant da qualche dito medio. Ma forse Allegri non proveniva dai nemici storici del Milan con annesse, feroci polemiche arbitrali a corredo? Un amico mi ha detto: “Si, però lui aveva un altro stile...”. Forse il mio sodale dimentica alcune conferenze stampa inquietanti proposte dal compagno di Ambra (o marito?), specie nell’ultimo periodo prima dell’esonero, in cui il nostro eroe non riusciva a fermare la lingua, disim-
pegnandosi anche in ardite disquisizioni socio-politiche. Ma tutto è dimenticato. Anche le vergognose litigate extra-campo con i vigili urbani sabaudi, verso i quali Allegri apostrofò parole simpatiche ma non riproducibili, per varie ragioni, in questo pezzo. Eh, che stile! Altro che Sarri. Quest’ultimo ha commesso un grave errore a Napoli, questo è vero: proporre una squadra senza stimoli, senza voglia di lottare, già paga dei pareggi rimediati nel pomeriggio da Inter e Lazio. Per una società come la Juve questo non è ammissibile. Bene ha fatto invece a non dare soddisfazioni all’ambiente napoletano, che lo aveva pesantemente insultato prima e durante la gara. La frase sui suoi ex-ragazzi è, se vogliamo scavare bene, una negazione di affetto verso il pubblico e la città di
Napoli, mai menzionati dal perfido Maurizio, che per non dare soddisfazione neanche ai giornalisti (?) partenopei, ha dato loro corda sulla battuta riguardante maglie a strisce e rigori, evitando di trasformarsi in voltagabbana e, alla fine, intortandoli tutti. Comunque sia, i numeri, per ora, sono dalla sua parte, aspettando una ‘rivoluzione culturale’ che mai, nella storia, è stata nelle corde della conservatrice (per molti aspetti) società della Continassa: primo posto in campionato, qualificazione agli ottavi Champions con due turni di anticipo (non accadeva sotto la Mole da 11 anni) e in semifinale in coppa Italia dopo aver piegato facilmente la Roma. Dopo soli sei mesi di lavoro e una polmonite a carico non è male. Riccardo Pagliassotti
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Numeri e Statistiche
di Massimo Fiandrino
Cristiano Ronaldo e Buffon, due leggende senza tempo CR7 A UN PASSO DA TREZEGUET 8 le gare di fila in serie A in cui Ronaldo è andato in gol. In questo periodo CR7 ha segnato 12 reti. Insegue il primato di Trezeguet, fermo a quota 9. 20 sono i gol stagionali di Ronaldo con la maglia della Juventus (17 in A, 2 in Champions, 1 in Coppa Italia), di questi 15 allo Stadium. 15 Ronaldo con il gol realizzato alla Roma in Coppa Italia ha segnato in 15 delle 17 manifestazioni in cui ha giocato, escluse la Community Shield e la Coppa Uefa. 48 i gol ufficiali di Ronaldo con la maglia della Juve, raggiunti Bona e Vidal (insegue Hirzer e Tevez a 50). 50 le vittorie della Juve con Ronaldo in campo in 69 match giocati dal fuoriclasse.
18 Charles (1957/58), 17 Hansen (1952/53), 17 Sivori (1959/60), 17 Platini (1983/84), 17 Ronaldo (2019/20). SUPER-GIGI SENZA LIMITI
Ronaldo
Completano lo score 10 pareggi e 9 ko. 9R onaldo è il giocatore che ha segnato nel maggior numero di partite in casa in questo Campionato: 9. Solo con il Milan non ha realizzato reti. Record nei principali 5 Tornei Europei. 11 Il record di turni di fila in gol per Ronaldo, con la maglia del Real Madrid nel 2014/15, a segno dalla 2^ alla 12^ giornata in Liga
621 i gol realizzati da Ronaldo in 830 presenze con i club in partite ufficiali fra Campionati e Coppe (Real Madrid 450; Manchester Utd 118; Juve 48 e Sporting Lisbona. 5). BOMBER JUVE DOPO 21 GARE CR7 COME SIVORI E PLATINI 23 Borel II (1933/34), 18 Hansen (1951/52),
42 Ha compiuto in settimana 42 anni Buffon, nato il 28/01/1978 a Carrara. 176 le partite in Nazionale (Campione del Mondo 2006) e record per gli Azzurri e in Europa. 5 Nel Mondiale 2014 Buffon ha disputato il suo quinto Mondiale e ha raggiunto il record del portiere messicano Antonio Carbajal, del tedesco Lothar Matthaus e del messicano Rafael Marquez. 911 le gare giocate da Buffon con tutti i clubs, primato per un giocatore italiano, poi
Buffon
Paolo Maldini fermo a quota 902. 1062 le partite giocate da Buffon tra club e Nazionale: 220 con il Parma, 666 con la Juventus e 176 in Nazionale con le prime squadre. Record Italiano I PIÙ PRESENTI IN A Buffon Gianluigi 647 Maldini Paolo 647 Totti Francesco 619 Zanetti Javier 615 Pagliuca Gianluca 592
I PIÙ LONGEVI IN A BALLOTTA 44 anni 38 giorni ANTONIOLI 42 anni 234 giorni BUFFON 42 anni il 28/1/2020 GIOCATORI JUVE PIÙ PRESENTI 705 DEL PIERO 666 BUFFON 552 SCIREA 528 FURINO 507 CHIELLINI 482 BETTEGA
VENDESI VILLA PRESTIGIOSA A MONCALIERI L'unità immobiliare si trova ai piedi del Castello di Moncalieri, a circa 100 metri dalla piazza principale ed è formata da una costruzione elevata a tre piani fuori terra che si affaccia da una parte su un lotto di terreno completamente recintato di circa 800 mq tenuto a giardino parco, con importanti alberi di ulivo e palme e pini ad alto fusto per garantire la massima privacy ed un suggestivo terrazzo a picco sulla pianura che dona una impareggiabile vista sulla città di Torino. Un profondo porticato, addossato all'ottocentesco muro di rinforzo, custodisce un antico forno a legna perfettamente funzionante inoltre un grande gazebo realizzato in ferro battuto protegge una bella zona conviviale caratterizzata da un'enorme tavolata intera di pietra di Luserna ideale per cene estive con amici. L'unità immobiliare è composta come segue: al piano terreno, la villa dispone di un secondo accesso dal cortile con collegamento diretto alla abitazione e al piano cortile troviamo un'entrata, una grande camera da letto, un'ampia sala adibita a zona cabina e zona fitness, un vano centrale termica, un bagno grande adibito a lavanderia oltre un vano scalo per accedere ai piani superiori. Al piano primo un triplo salone, una camera, una cucina molto ampia abitabile, una sala da bagno con vasca idromassaggio, un disimpegno ed esternamente un ampio porticato. Al piano secondo un ingresso a cui si accede tramite una scala interna in legno massello, possibilità di 3 camere, due bagni, con ampi terrazzi con panoramica vista sul giardino e sulla città. La superficie commerciale interna dell'appartamento è di 360 mq più 160 mq da considerare in diversa misura percentuale tra balconi e terrazzi e dehors. Grande importanza è stata data alla sicurezza della casa che presenta un impianto di video sorveglianza integrato ad un impianto volumetrico all'interno dell'abitazione con controllo della zona anche tramite cellulare.
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12 maggio 1974 di Ermanno Vittorio
La fantastica tripletta di ‘Pietruzzu’ contro i viola Quando Anastasi faceva impazzire il Comunale: in quella stagione realizzò 23 reti su 33 presenze. L'abbraccio con Lo Bello Juventus-Fiorentina 3-1 JUVENTUS Zoff, Spinosi, Longobucco, Furino, Morini, Salvadore, Causio (73° Altafini), Viola, Anastasi, Capello, Bettega (12° Piloni, 14° Gentile)
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All. Vycpalek Cestmir FIORENTINA Superchi, Galdiolo, Roggi, Beatrice, Brizi, Della Martira, Antognoni (58° Rosi), Merlo, Saltutti, De Sisti, Speggiorin (12° Favaro, 14° Guerini) All. Radice Luigi Marcatori: 9°, 78°, 86° Anastasi, 83° De Sisti Arbitro: Lo Bello Sez. Siracusa
L
a stagione 1973/74 non entrerà negli annali della Juventus che comunque lottò sino al termine sul fronte Campionato, poi vinto con merito dalla Lazio di Chinaglia, Maestrelli e del Presidente Lenzini. Nella prima parte stagionale la squadra bianconera è eliminata subito dalla coppa Campioni ad opera della Dynamo Dresda, secco 2-0 all’andata per i tedeschi, non basta il 3-2 di Madama a Torino. La Dynamo
Per la Juve è una cocente delusione che si rinnova a fine novembre quando allo Stadio Olimpico di Roma si disputa la Finale di Coppa Intercontinentale: i bianconeri partecipano per la rinuncia dell’Ajax. Ci sono i crismi per una facile vittoria ma la dea bendata proprio non ci vede, si impongono gli argentini dell’Independiente con un gol della mezzala Bochini al minuto 79. La coppa Italia 1973/74, dopo il passaggio della prima fase, si disputa a gironi: la squadra prende sottogamba l’impegno non qualificandosi per la finale dove vi giungeranno Palermo e Bologna. Resta il Campionato dove la squadra arranca ma non molla mai. La Lazio riesce a prendere la testa in solitaria alla 14.a giornata e non mollerà più la vetta anche se la Juve sarà sempre vicino all’aggancio (all’epoca i punti per la vittoria erano due ed il campionato è a 16 squadre). Fondamentali le ultime tre giornate. Alla 28a
➎ venne poi eliminata il turno successivo in un derby tedesco dal Bayern Monaco, quest'ultimo si aggiudicherà la coppa in finale con l’Atletico Madrid nell’unica finale ripetuta (prima 1-1 poi 4-0 per il Bayern).
la Juve perde all’Olimpico contro la Roma (3-2 doppietta di Anastasi) mentre la Lazio perde anch’essa a Torino contro i granata (21): i punti di distacco sono 3 a favore dei Laziali. Si decide tutto alla 29.a gior-
nata: Juve-Fiorentina 3-1 con tripletta di Anastasi ma la Lazio in uno stadio Olimpico vestito a festa vince di rigore (1-0) sul Foggia aggiudicandosi lo scudetto. L’ultima, inutile, giornata vede la Lazio pareggiare a Bologna 2-2 mentre i bianconeri sbancano Vicenza 3-0 con tripletta ancora di Anastasi. ‘Super Pietro’ nelle ultime 3 giornate aveva siglato 8 reti, non male! Arriverà cosi alle 16 segnature in campionato (suo record personale). Torniamo a Juventus-Fiorentina, buon pubblico, circa 40.000 spettatori. La squadra forse nella stagione è mancata nella cosiddetta fame di vittorie. La partita promette
➋ e sicuro. La ripresa è uno show di ‘Super Pietro’ che realizza la sua seconda rete al 78°: scambio con Bettega, tocco di Capello per l’accorrente attaccante che calcia di sinistro, gran parata di
➌ bene perché in apertura al 9° arriva il gol: punizione di Furino, si avvita Anastasi e di testa infila Superchi proteso in tuffo, la sfera di cuoio tocca sotto la traversa, entra in porta per poi uscirne, un attimo di incertezza risolto dal guardalinee sotto le tribune che assegna la rete. L’arbitro Lo Bello, alla sua ultima direzione di gara, non contraddice il suo collaboratore ed assegna la rete. La moviola poi in serata darà pienamente ragione alla decisione dell’arbitro siracusano. La Fiorentina non molla anzi prende il comando del gioco grazie ad un centrocampo eccelso che vede un Roggi in gran forma suffragato dalle geometrie di capitan De Sisti, aiutato da Merlo. Vari tentativi della viola con Speggiorin e Saltutti trovano comunque Zoff attento
Superchi che devia la sfera su cui si avventa per primo ancora Anastasi che raddoppia. La Viola non si dà per vinta rimettendo in piedi il match grazie a De Sisti: Saltutti in area è quasi cinturato da “Morgan” Morini, serve all’indietro l’accorrente De Sisti che calcia,
prodezza di Zoff con deviazione su cui arriva ancora “Picchio” segnando e rimettendo tutto in discussione. Ma è anocora Juve. Bettega serve Altafini (subentrato a Causio) il quale di testa supera Galdiolo servendo Anastasi, gran tiro in diagonale di destro e Superchi è ancora battuto. Il Comunale è tutto in piedi: un solo grido: Pietro! Pietro! Grande prestazione del centravanti che quasi da solo ha battuto la viola. Il resto della squadra è apparsa stanca, una stagione ad inseguire la capolista Lazio ed il primo caldo ha fatto il resto. Al termine del match Anastasi dedica la tripletta all’arbitro Lo Bello, siciliano come lui che da l’ addio al calcio. La prestazione fantastica di Anastasi non termina qui, la settimana successiva altra tripletta a Vicenza... Questi gol lo porteranno ai mondiali in Germania, anche se non saranno mondiali fortunati per l’Italia. Anastasi comunque dimostra la sua forma ed adattabilità al
➍ modulo azzurro voluto dal Mister Valcareggi, in rete contro Haiti nel 3-1. Al termine della stagione Anastasi siglerà 23 reti complessive in tutte le competizioni, campionato e coppe, con 33 presenze. Un rendimento da “Super Pietro”.
1. Anastasi con l'arbitro Lo Bello 2. La Juventus 1973/1974 3. Anastasi in gol contro i Viola 4. L'arbitro Lo Bello 5. Anastasi, altro gol contro i Viola in quella fantastica gionata
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‘Pallone d'oro’? CR7 al Real avrebbe sorpassato Messi A Madrid molti sono convinti che la partenza per l’Italia abbia penalizzato Cristiano. Verità o invidia?
O
rmai sono quasi 35 le primavere del Senhor Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro anche se vari soloni della medicina, sportiva e non, dicono che fisicamente e mentalmente ne dimostra perlomeno 5 in meno. La verità è che nessuno, neppure i suoi pur pochi detrattori, può mettere in dubbio le qualità professionali dell’asso portoghese e se non ci credete potete chiedere a qualcuno dalle parti del Bernabéu cosa ne pensi e se un po’ non lo rimpianga. Sono lo stesse persone che hanno la certezza che se fosse rimasto al Real Madrid avrebbe vinto a mani basse i 2 ultimi ‘palloni d’oro’ e con 7 titoli all’attivo avrebbe sorpassato Messi che sarebbe rimasto a 5. I suoi numeri sono al di fuori della portata dei più, e chissà ancora per quanto tempo. Snocciolandoli si rimane impressionati: ha segnato un totale di 450 gol in 438 partite con la ‘camiseta blanca’ alla statosferica media di 1,03 gol a partita. Quelli in Champions sono attualmente 105 in 101 partite totali e con il Madrid può vantare ben 16 titoli dei quali 4 Champions League, 2 Ligas e 3 Mondiali di Club. Se poi qualcuno osa dire che sono stati molti i 21 MM netti a stagione che gli garantiva il Madrid ed ancor più i 30 che guadagna ora a Torino (ricordiamo che il City ai tempi arrivò ad offrire il doppio di quanto percepiva in Spagna), conviene sapere che l’ingaggio è solo una parte dei suoi proventi che nel 2016, sua stagione d’oro, sono stati di 88 milioni fra stipendio, sponsor, diritti d’immagine, ecc. Ritorniamo alle origini, che furono delle più umili nel quartiere di Quinta da Falcao, in quel di Funchal, capitale dell’isola di Madeira e meta turistica di tanti nomi illustri come Winston Churchill, Bernard Shaw e Carlo I d’Austria fra gli altri. Cristiano Ronaldo sono i suoi due nomi, il primo gli
Ronaldo
fu dato dalla sorella Catia che lavorava in un orfanotrofio mentre il secondo da suo padre in onore al Presidente americano Ronald Reagan (chissa perché…). Appassionato più del pallone che dei libri la madre lo rincorreva per le strade del paese quando con un solo yogurt in mano scappava dalla finestra di casa (a pian terreno per fortuna) per unirsi agli amici rincasando a tarda ora. Il colmo fu quando la sua prima maestra, toccata nel morale di buona educatrice, gli consigliò di rinunciare al pallone visto che a suo dire non era uno sport fatto per lui e che non gli avrebbe dato da mangiare. Dove sarà mai questa illustre docente alla quale la chiaroveggenza fece sempre difetto? I suoi sogni non tanto nel cassetto erano quelli di giocare nel Manchester Utd., nel Real Madrid oltre che essere capitano della Selezione Portoghese. Obiettivi raggiunti a soli 25 anni. Il suo credo è sempre stato quello di non limitarsi a giocare in una sola nazione convinto che per essere considerato il migliore devi dimostrarlo in campionati diversi. Come dargli torto? Cristiano, dopo le squadre amatoriali dell’isola, a soli 12 anni, dopo un provino soddisfacente allo Sporting (sua madre è sempre stata tifosissima del club biancoverde a dispetto del padre benfichista) fece armi e bagagli trasferendosi a Lisbona all’Accademia dello Sporting che pagò una cifra sbalorditiva per un adolescente (4,5 MM di
scudi pari a circa 22.500 Euro attuali). Il suo esordio a soli 17 anni fu in un preliminare di Champions League alla vigilia di Ferragosto di un caloroso pomeriggio inoltrato lisboeta nel vecchio stadio José Alvalade. Lo Sporting guidato da quel Ladislao Boloni, anni prima da giocatore fu giustiziere dell’Italia, ed insolito allenatore romeno che pur dirigendo una squadra portoghese parlava solo francese. La rivale dei biancoverdi fu proprio l’Inter qualificatasi poi dopo lo 0-0 dell’andata con il 2-0 al ritorno. Qualcuno sugli spalti notò l’inberbe ragazzo, allora solo 17enne, ma nessuno se ne prese cura tanto che tiranna fu poi un’amichevole contro il Manchester Utd. disputatasi l’anno dopo. Quel marpione di Alex Ferguson non se lo fece scappare passando così alla corte dei Red Devils. Dove trascorse 6 anni di successi salvo poi approdare nel 2009 al Real Madrid per la modica cifra di 94 MM per poi essere venduto anzi regalato, opinione diffusa in Spagna, nel 2018 alla Juve per 117. Di questi, 100 sono andati ai blancos (come ne avessero bisogno), 5 suddivisi fra Sporting e Manchester Utd. e ben 12 a quel furbastro di Jorge Mendes, suo procuratore da sempre. Irina Valérievna Shaijlislámova vi dice qualcosa? Probabilmente sì, conoscendola di vista, stiamo infatti parlando della prima fiamma di Cristiano, al secolo Irina Shayk, 33enne modella russa dai tratti (e
che tratti) asiatici, padre tartaro e madre russa, e sua compagna fino al 2015. Lasciò il posto, se così si può dire, all’attuale Georgina Rodríguez conosciuta nel negozio Gucci a Madrid dove fungeva da commessa e dal carattere molto meno glamour della bella Irina. Una Georgina alla quale sta a pennello il ruolo conquistatosi e che ben si è adattata alla tranquilla vita piemontese accudendo i 4 figli, di cui l’ultima, Alana Martina, avuta con il portoghese. Tutto questo a livello di gossip mentre
a livello caratteriale Cristiano per molti addetti ai lavori dovrebbe assumere un atteggiamento meno prepotente ed arrogante che comunque si è forgiato attraverso la sua non facile infanzia, anche se lui stesso si autoconvince nell’affermare il contrario. Dichiarazioni come “sono bello, ricco e famoso e per questo le gente ha invidia di me” sarebbero da evitare, ma non si può piacere a tutti. Lui stesso afferma “io sono quello che sono e non cambio, se qualcuno non è d’accordo non parli con
me e non venga a vedermi giocare”. Insomma Cristiano non fa nulla per passare innavvertito anzi si crogiola nel suo ego alcune volte smodato pur riconoscendogli tutti noi indubbie qualità tecnico-morali che lo rendono da anni, e ancora per molto tempo, fra i primi 5 giocatori in attività. Perché non lo inseriamo come primo della lista? Gli strali e gli anatemi del Pibe de Oro non si farebbero attendere... Carlo Bianchi (nostro collaboratore da Madrid)
Calcio Femminile
Inarrestabili 'Women' SERIE A - JUVENTUS FC / LE BIANCONERE RULLO COMPRESSORE Lo scudetto sembra già indirizzato per la terza volta consecutiva a Vinovo. Straordinario il cammino della Juventus Women in questo campionato: dopo tredici giornate sono ben dodici le vittorie ottenute e un solo pareggio, quello contro il Milan. Il pari nel big match tra Roma e Fiorentina permette di lasciare le avversarie a distanza. Le viola hanno ora otto punti di ritardo come il Milan, per le giallorosse sono ben dodici le lunghezze da recuperare. La squadra di Rita Guarino ha vinto anche contro l'ostico Sassuolo e ora ha nel mirino un'altra formazione neroverde, la Florentia San Gimignano. Il club bianconero sarà in scena in Toscana sabato 1° febbraio alle ore 14.30. In caso di successo la Juventus potrebbe allungare ulteriormente, visti i non semplicissimi impegni delle dirette concorrenti: il Milan affronta l'Inter nel derby della Madonnina, la Fiorentina fa visita a un Tavagnacco molto attivo sul mercato e che potrebbe impensierire la viola più di quanto non si possa immaginare.
SERIE C - ASD FEMMINILE JUVENTUS TORINO / CONTINUA IL MOMENTO NO Continua il momento nero della Femminile Juventus di serie C. Nulla da fare contro la capolista Como per le ragazze di Stefano Serami: la prima della classe impartisce lezioni di calcio alle bianconere bissando il risultato dell'andata. Lo 0-7 matura tutto nel primo tempo quando le comasche sono in grado di andare a segno per ben sei volte. Domenica 2 febbraio Tomei e compagne faranno visita alla Speranza Agrate, sesta forza del campionato. All'andata finì 2-2 e il risultato lasciò l'amaro in bocca alle torinesi, che disputarono un'ottima gara sciupando diverse occasioni. Bisogna assolutamente tornare a fare punti, vista anche la vittoria del Parma contro l'Alessandria che riapre i giochi per la seconda retrocessione in Eccellenza. Salvo miracoli, sembra già retrocesso il Caprera. Sarà lotta tra Femminile Juventus, Alessandria e Parma per evitare il penultimo posto. Federico Scarso
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Il Ricordo di Anastasi
di Salvino Cavallaro
La mia amicizia con Pietro, la semplicità del vero Campione S
apere della morte di Pietro Anastasi mi ha turbato profondamente, non solo perché si perde un campione di calcio che ha fatto una parte di storia del romanzo bianconero e della Nazionale Italiana, ma soprattutto perché ho perso un amico. Sentimenti molto rari per chi come me svolge il proprio lavoro di cronista all’insegna dell’essere sempre super partes e attento a non sforare mai i limiti professionali di deontologia, la quale non conosce simpatie o antipatie tali da distorcere l’attendibilità dell’informazione corretta. Con Pietro è stato così, semplice com’era lui, umano come chi ha conosciuto la grande ribalta calcistica e non ha dimenticato mai le proprie radici siciliane di quella sua Catania che l’ha visto nascere, crescere e poi spinto verso la fortuna di grande campione tanto osannato dal mondo juventino. E penso con tristezza come a questo straordinario personaggio che è stato anche campione nella vita per averla vissuta fino in fondo con dignità, la Federazione Italiana non gli abbia neanche tributato l’onore che avrebbe meritato, visto che la domenica dopo la sua morte non ha saputo organizzare almeno un minuto di silenzio su tutti i campi di calcio. Solo la Juve e l’Inter l’hanno fatto, ma è poco, troppo poco rispetto a ciò che è stato Pietruzzu per il calcio italiano. In compenso tutti i media si sono prodigati nel ricordo di questo campione di calcio, rievocando statistiche e gesta che fanno capo alla sua luminosa carriera. Io che ho vissuto anche i
suoi momenti difficili dovuti alla malattia iniziata nel 2018 e che ho poi tradotto tristemente il suo non rispondermi più al telefono per evidente aggravamento della sua salute, desidero dedicargli quello che avevo scritto per lui e sua moglie Anna, di quel nostro incontro estivo del 19 luglio 2013 a Milazzo, in quella zona messinese che egli amava molto per avere acquistato una villetta nella vicina Rometta. Era il profumo della sua Sicilia che a giugno di ogni anno voleva riassaporare, partendo da quella città di Varese che ha posto le basi della sua storia di vita. Calcio, moglie, famiglia e figli. Tutto è cominciato qui, in questa terra lombarda. Ciao Pietro. INCONTRI D'ESTATE (Milazzo, 19-07-2013) C’è una magia nell’estate, che le altre stagioni non possiedono. Si sono scritti tanti versi in proposito, testi di canzoni estive che ci hanno fatto innamorare e che ci ricordano una persona cara o un momento particolare vissuto magari in una piacevole magica serata di luna piena. È il mistero e la fantastica storia della vita che in particolari momenti ci rende più vulnerabili, più inclini a lasciarci andare e rilassarci. L’estate, dunque, quale momento magico per enfatizzare i sentimenti e gli incontri che talora sono pure duraturi nel tempo. Durante il mio percorso di giornalista sportivo dedito più all’importanza dell’uomo prima che alle gesta del campione, ho avuto modo di intervistare calciatori, arbitri, allenatori e anche atto-
ri, presentatori e cantanti, sempre con l’impegno professionale di fare un servizio di informazione che potesse essere eticamente corretto e, al contempo, lasciare un segno positivo nel lettore, quasi fosse una carezza all’anima. Io e il mio interlocutore in un gioco a due, come fosse una partita a tennis. Il giornalista che lancia la pallina e l’interlocutore che ribatte. È un volere conoscere la persona che si ha di fronte, mai con fini di morbosa curiosità ma, più semplicemente, con il desiderio di ascoltare la sua storia attraverso un cammino fatto di momenti positivi e negativi. Un viaggio nell’introspettiva capace di far conoscere aspetti della persona che di solito sono messi da parte per far posto alla conoscenza del campione e della sua attività professionale. E così, in una di queste volte, mi è capitato d’incontrare Pietro Anastasi e sua moglie Anna. Non c’eravamo mai visti prima, solo sentiti telefonicamente per altre interviste e, assicuro, che a livello di pelle sentivo una persona
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particolarmente semplice nonostante il suo grande passato di campione. Ci incontriamo a Milazzo all’uscita dell’autostrada. Io, in compagnia di mia moglie Rosa e dell’amico dottor Attilio Andriolo, medico chirurgo con la passione del giornalismo sportivo. Arriva Pietro con sua moglie Anna, una bellissima signora varesina dai modi gentili e dall’istintiva solarità che conquista subito. Ci presentiamo e decidiamo di inoltrarci alla volta di Milazzo con una sola macchina, quella dell’amico Attilio, giusto per dovere di ospitalità. Entriamo subito in sintonia con Pietro e Anna e, insieme, decidiamo di visitare il Castello di Milazzo prima di fare l’intervista programmata in un bellissimo hotel della città mamertina: “Il Principe”. Fa caldo, il sole non concede sconti e ci ricorda che siamo in piena estate e in terra di Sicilia; mica può essere diverso il clima! Intanto mi accorgo che il nostro incontro è amichevole, spontaneo, lontano da ogni logica professionale. Pietro è rimasto così, un ragazzo semplice, libero da ogni schema predestinato a farsi pubblicità gratuita. Lui non ne ha bisogno, non ha mai avuto questo tipo di mentalità, neanche quando la ribalta ha acceso per lunghi anni i riflettori sulla sua persona. Così visitiamo il Castello e ammiriamo il paesaggio da mozzafiato che offre la cittadina mamertina. Uno spettacolo per gli occhi e per l’anima che, nonostante la calura del giorno estivo, il faticoso saliscendi di ripide salite, i gradini sconnessi dal tempo e le mura antiche del Castello che esprimono tutto l’orgoglio di una storia davvero unica nel suo
genere, non tiene conto dei disagi e dello sforzo fisico per arrivare fino in cima ad assistere al meraviglioso panorama. Ma Pietro e Anna non si arrendono alla fatica, sono caparbi perché capiscono l’importanza di visitare le stanze, i cunicoli e gli angoli crepati di una storia antica le cui radici si diramano attraverso le sue pieghe più profonde. E, dopo questo tuffo tra storia e magnifici scorci panoramici, ci rechiamo all’Hotel “Il Principe” di Milazzo per la nostra intervista. Lì, nel borgo antico di Vaccarella, fulcro storico della pesca e del duro lavoro della gente di mare, sorge il magnifico albergo gestito con sapienza e professionalità da Pino Ragusi. L’accoglienza e l’ospitalità del personale dell’elegante albergo sono perfette e lo sparuto gruppo di amici e sostenitori venuti ad assistere all’intervista fa da cornice perfetta a ciò che Anastasi desiderava; e cioè un incontro informale fatto di semplicità, privo di orpelli ed eccessivi clamori celebrativi. Noi che siamo giornalisti di lungo corso, non possiamo far altro che rispettare il volere di un ex campione di calcio che non perde occasione per dimostrare la sua semplicità d’animo e il desiderio profondo di ritrovarsi a rievocare i suoi trascorsi calcistici e umani, soltanto con pochi intimi rappresentanti della sua Sicilia. L’intervista scorre velocemente, nonostante le mie numerose domande che si sono interposte a quelle dei tifosi convenuti all’evento. Pietro è attento, rilassato, desideroso di non tralasciare nulla al suo racconto di grande calciatore fatto di momenti che s’intersecano tra fatti tecnici e aneddoti legati alla sua esperienza umana. Finita l’intervista e prima di salutare tutti gli amici, Pietro si concede a foto ricordo e autografi che gli rievocano il suo glorioso passato. Un tuffo nella dietrologia di quel “Com’eravamo” che lo rende vulnerabile all’emozione. Cuore e sentimenti s’intrecciano in un moltiplicarsi di ricordi incancellabili, mentre Anna con la sua simpatia tenta di stemperare l’intensità di ciò che è stato. E, per far questo, decidiamo di comune accordo di andare a cena
in un bellissimo ristorante del Lido Cirucco, proprio là, vicino alla punta estrema di Capo Milazzo; una terrazza che si affaccia sul mare. La luna piena che riflette tutta la sua intensa luminosità fa da cornice perfetta a una serata da ricordare. Anche il discreto rumore del mare e l’infrangersi delle onde diventano un po’ ruffiani, quasi a volerci accompagnare a sentimenti di amicizia. E, in effetti, è stato così. Pietro, Anna, Rosa, Attilio ed io decidiamo di fare una cena a base di pesce, un pasto che non può non accompagnarsi con il vino bianco fresco. È il tavolo dell’amicizia che non tiene conto dei ruoli professionali ma dell’importanza dell’incontro che ha instaurato un bellissimo e spontaneo idem sentire, frutto della simpatia a prima vista. È bello conversare con Pietro e Anna ma, soprattutto, è fantastico scherzare così, come fossimo ancora ragazzi con la voglia di rilassarsi e di gustare la magica serata d’estate. Beviamo e a ogni brindisi, l’istintivo segno di amicizia s’instaura in ognuno di noi. Poi, dopo tanto conversare e sorridere ci accorgiamo che la serata volge al termine. Pietro e Anna sono contenti di questo nostro incontro e noi lo siamo ancora di più. Li accompagniamo all’imbocco dell’autostrada, proprio al punto esatto dove c’eravamo incontrati qualche ora prima. È stato bello conoscersi, è stato bello vivere sentimenti di simpatia e di amicizia reciproca che non erano stati preventivati, costruiti, architettati e artefatti per chissà quale interesse. Tutto è stato semplice, spontaneo come Pietro e Anna. È un fatto di pelle o chissà di quale altro mistero. È la bellezza e l’imprevedibilità della vita che, talora, nel breve spazio di tempo riesce a far intraprendere rapporti umani così veri e intensi che forse non siamo riusciti mai a instaurare prima neppure con persone che vediamo tutti i giorni. Grazie Anna, grazie Pietro, anche a nome di Rosa e Attilio. Queste sono le cose belle della vita che ci riconciliano con il mondo. Voi ce li avete ricordati.
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L'Intervista
Speaker e calcio per caso, ma talento e coraggio infiniti L
oquace, spigliata, dotata di un’intelligenza viva e molto spiccata, Chiara Papanicolaou ha origini elleniche. Dice di sognare di notte il mare di Rodi, la città che adora e in cui va d’estate almeno una volta ogni due anni. Intervistandola ho colto in lei il tratto di una persona dalle idee molto chiare, suffragate da un carattere forte, deciso e quindi non incline alla rinuncia nel tentare nuovi percorsi professionali che stuzzicano la sua curiosità, la sua voglia di
conoscere ed essere inclusiva. Ama il suo lavoro, la radio, il contatto diretto con i radioascoltatori che nel tempo hanno imparato ad ascoltarla con quel piacevole gusto della persona che infonde simpatia. Lei è la voce che senti vicino, anche se non l’hai mai incontrata personalmente. E proprio questo suo avventurarsi anche in quelle radio come 'RBN' che si occupa di calcio e tifo bianconero, realtà a lei sconosciute fino a ieri, fanno di Chiara una professionista del microfono che non si ferma davanti a nulla. Chiara è molto legata a Torino e a quel quartiere Mirafiori in cui ritrova i suoi amici. Dunque, ascoltiamola... Chiara, sei nata a Torino da mamma greca e padre italiano. Caratterialmente ti rivedi in mamma o papà? E in te emergono le radici elleniche? “A papà, visto che ho un carattere cocciuto e a tratti permaloso. Mia madre invece è molto più tranquilla, quieta, temperante. Rodi e la Grecia fanno assolutamente parte di me. Ho imparato a parlare in greco contemporaneamente all’italiano. I miei nonni e gli zii vivevano a Torino, così sono cresciuta parlando in casa con loro. Rodi la adoro, lì ho tutti i parenti da parte di mia madre: ci vado almeno una volta ogni due
anni a godere di quel mare stupendo. Con la Grecia ho un legame molto forte pur con tutti i pregi e difetti che si porta dietro il popolo greco”. La radio, la tua vita. Come nasce questa passione? “Per caso. All’inizio della mia carriera mi sono definita speaker inconsapevole perché arrivavo da un altro percorso. Ho studiato teatro, mi sono trasferita a Roma a 22 anni per fare recitazione televisiva e cinematografica. Poi, in maniera casuale, ho fatto un provino per una piccola radio Capitolina. Così, spinta dalla curiosità, sono entrata a parlare in diretta dopo che mi erano state spiegate velocemente alcuni passaggi chiave. Mi sono buttata senza pensarci due volte. Il provino è piaciuto e ho continuato in quella radio che si chiama Antenna1. Terminata la breve esperienza, ho capito che mi piaceva continuare come speaker. Ho proseguito con altre radio romane, un percorso molto veloce. Pensa che a un solo anno dall’inizio, sono arrivata a quella che allora era 'Radio Dimensione2 soft', gruppo 'RDS' e quindi Montefusco. Da lì ho proseguito con 'Radio Montecarlo'. Insomma, una passione, quella dello speaker, che ho scoperto mettendola in pratica, che non avevo cercato e mi sono ritrovata a fare con entusiasmo: era quello che volevo. E oggi se non avessi la radio non saprei più cosa fare”. Ma è vero che essere speaker radiofonico impone predisposizione alle relazioni e al desiderio di comunicare? “Sì, è normale avere certe doti comunicative. Non conosco nessun collega che a microfoni spenti sia una persona schiva e poco propensa al dialogo. La riservatezza personale va oltre il proprio lavoro, inteso come capacità di comunicazione e dialogo. Io sono una persona riservata che non mette in piazza la propria vita privata ma quando si tratta di parlare, di comunicare in radio con gli ascoltatori, è un lavoro che mi piace molto”. Che cosa ricordi della tua
esperienza a Radio Montecarlo? “Essere pendolare, la stanchezza di fare tutti i giorni Torino-Milano e viceversa. Però è stata un’esperienza che ha consolidato la capacità di fare il mio mestiere. Finché ero in RDS mi sono sentita allevata, cresciuta da Montefusco, il quale prima mi ha preso nella realtà più piccola e poi c’è stato tutto un procedimento di affiancamento e anche di apprendimento del mestiere, per poter trasmettere su network assieme ad Anna Pettinelli. Era un lavoro di preparazione, didattico. Andare a Radio Montecarlo è stato come mettersi alla prova, chiedersi se fossi già matura per affrontare una carriera da professionista capace e affermata. E così è stato, perché poi di fatto mi vollero fortemente e senza alcun problema”. Questo tuo percorso professionale è l’emblema di un carattere coriaceo, deciso, che in qualche modo ti ha aiutato a realizzare ciò che volevi. “Sì, come ti dicevo ho cominciato dieci anni fa quasi in sordina, per curiosità, poi quando ho capito realmente quanto mi gratificasse questo lavoro, ho proseguito con decisione. Naturalmente, nella maniera più assoluta non mi sento arrivata. Anzi, ti dirò che non mi ci sentirò neanche fra 10 o 20 anni, a prescindere dalla radio in cui trasmetterò. Non ho la presunzione di essere la più brava, c'è sempre da imparare e cerco il confronto produttivo. Mi ritengo una professionista che si mette sempre alla prova”. Da un anno sei speaker di 'Radio Bianconera' dove intrattieni il programma “Cose di calcio” assieme al direttore Antonio Paoli-
me è soprattutto uno sport) che ho praticato da quando avevo 5 anni, fino ad arrivare ai 23”.
no. Come ti sei inserita nel mondo del tifo calcistico che non conoscevi? Il direttore ha detto che all'inizio fungevi da sua spalla e poi sei diventata una perfetta collaboratrice... “Esatto, il calcio non lo conoscevo per niente. Ma è l’inconsapevolezza, il dato che mi porto dietro da sempre, e cioè il gusto e la piacevolezza di maturare nuove esperienze. A 'RBN' sono arrivata dopo una momentanea inattività, avevo chiuso la collaborazione con Montecarlo. Non ho mai saputo di calcio e se mi avessero proposto di andare a RBN a trasmettere mentre ero in onda su Montecarlo o comunque anche un’altra radio, non ci sarei andata, in quanto di calcio non so nulla. Ho fatto di necessità virtù, iniziando una nuova esperienza e pensando che comunque il nuovo mezzo di comunicazione si chiamava RADIO. A 'RBN' mi sono presentata con umiltà senza espormi più di tanto. Poi, grazie ad Antonio Paolino che mi ha aiutato ad assimilare le dinamiche dell’argomento che si sviluppano all’interno del programma, mi sono sentita più sicura. Antonio è per me un punto di riferimento, gli chiedo continuamente spiegazioni di qualunque tipo che si riferiscono a cose tecniche che riguardano il calcio”. Nello scorso agosto hai anche fatto un’esperienza
lavorativa a 'Radio2 Rai'... “Sì, ho condotto un programma su 'Radio2', è stata una piccola parentesi, emozionante nel confrontarsi nella Radio di Stato, alla quale tutti siamo legati. Sono tornata alle origini, un intrattenimento leggero come facevo a RDS e Montecarlo, disponendo però di tempi più rilassati, perché Radio2 ti permette di entrare nel merito dell’argomento. Spero di ripetere l'esperienza”. Sei stata ballerina e nuotatrice a livello amatoriale. Federica Pellegrini e Tania Cagnotto sono i tuoi idoli. È vero che quando le vedi gareggiare ti emozioni particolarmente? “Mi sono appassionata al nuoto solo intorno ai 25 anni. I mondiali 2009 sono stati la molla definitiva. Mi sembra logico essere arrivata ad appassionarmi a questo sport perché amo il mare e nuotare. Pellegrini e Cagnotto sono il riscatto e l'orgoglio di un’Italia che spesso è brutta: sono riuscite a fare ciò che altre non hanno fatto. Per il mio ricordo di ballerina, invece, anche se non posso definirmi tale, posso dirti che ho ballato per tantissimi anni, cominciando da bambina con la danza classica per poi approcciarmi con quella moderna. Ho continuato con l’I Pop perché avevo trovato il mio equilibrio perfetto di espressione corporea. Sì, è un’arte (ma per
in collaborazione con il nostro settimanale 'JUVETORO'
Dunque, la vena artistica è insita nel tuo DNA. È vero che prendersi in giro, scherzare, essere ironici e spensierati durante la diretta aiuta a migliorare il livello d’ascolto? “Tutto ciò che è artistico come danza, recitazione, canto e quant’altro, sono dentro di me e mi appartengono come passioni vere. Per quanto riguarda lo scherzare quello è mestiere. Ognuno deve sapere fare il proprio. C’è chi è più simpatico, chi più serioso, chi più ironico. Quando si presenta la possibilità, anche a me piace dare un taglio brillante alla trasmissione, senza tuttavia diventare stupidi. Fare lo speaker vuol dire anche questo. Essere dinamici è essenziale”. Come riesci a conciliare il lavoro con la tua vita privata? “Mi ritaglio una parte di giornata per il lavoro di redazione che è inerente al tipo di diretta che faccio. Per cui se sono in onda su RDS, Montecarlo o Radio2 dovrò fare una lettura approfondita di quelle che sono tutte le notizie. Oggi come oggi, in Radio Bianconera arrivo in redazione un’ora prima dell’inizio della diretta per consultare i giornali sportivi, siti web e quant’altro, preparandomi al lavoro che poi dovrò fare”. Per finire Chiara, c’è una domanda che avresti voluto ti facessi e non ti ho fatto? “No, assolutamente. Anzi, non mi aspettavo che me ne facessi così tante...” Salvino Cavallaro
Radio Bianconera a fianco della Juve e dei suoi tifosi. È nata ad aprile, in tempo per festeggiare il suo primo Scudetto. Per Radio Bianconera ora è tempo di vivere la prima vera stagione a fianco dei tifosi della Juve, per raccontare tutto sul mondo della Vecchia Signora. In pochi mesi, la squadra diretta da Antonio Paolino si è già fatta conoscere. Per seguire Radio Bianconera ci sono molte opportunità. Intanto scaricando sul proprio smartphone la app ufficiale, dalla quale è possibile ascoltare le trasmissioni in diretta e mandare i propri messaggi. Ma anche in streaming sul sito www.radiobianconera.com con la possibilità di «guardare» i programmi attraverso le webcam dello studio. Inoltre, nella sezione podcast, si possono trovare tutte le trasmissioni già andate in onda. Per i tifosi del Piemonte c’è un’opportunità in più: la TV, attraverso il canale 16 del digitale terrestre. Inoltre, la web-radio è molto attiva su tutti i principali social network: Facebook, Instagram, Twitter e Telegram. Per interagire c’è un numero di telefono al quale mandare messaggi di testo e note vocali attraverso WhatsApp. Sarà un’altra lunga stagione per tutti i tifosi della Juve e Radio Bianconera è pronta a viverla con loro!
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Bella, brava e sportiva. Ecco Alessandra, ‘Miss JuveToro’ La ‘Miss JuveToro’ di questo numero del nostro giornale, dedicato alla partita Juventus-Fiorentina, è Alessandra Racca, 21enne studentessa nel corso di Laurea in Igiene Dentale. Alessandra è di Pancalieri, in provincia di Torino, è insegnante di ginnastica ritmica ed è stata per 10 anni atleta agonista, a livello regionale e nazionale, in questo sport. La bella e brava Alessandra è anche istruttrice di ‘zumba’ e ballerina di danze latino-americane. Altre ambizioni della nostra affascinante sportiva: fare l’indossatrice ed entrare nel mondo della televisione come show-girl. Alessandra lavora come modella per l’agenzia ‘Union Model’ di Dante Zanetti. In bocca al lupo Ale!