Reti ecologiche e pianificazione urbanistica giovedĂŹ, 29 settembre 2011
arch. Ivonne de Notaris
Governare il territorio: pianificazione e sviluppo sostenibile LEGGE REGIONALE N. 16 DEL 22 DICEMBRE 2004 “NORME SUL GOVERNO DEL TERRITORIO” (pubb. sul BURC n.65 del 28/12/2004) Articolo 1 Oggetto della legge 1. La Regione Campania disciplina con la presente legge la tutela, gli assetti, le trasformazioni e le utilizzazioni del territorio al fine di garantirne lo sviluppo, nel rispetto del principio di sostenibilità, mediante un efficiente sistema di pianificazione territoriale e urbanistica articolato a livello regionale, provinciale e comunale. 2. Per i fini di cui al comma 1, la presente legge provvede a: a) individuare le competenze dei diversi livelli istituzionali, favorendone la cooperazione secondo il principio di sussidiarietà; b) garantire il rispetto dei principi di trasparenza, efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa, mediante la semplificazione dei procedimenti di programmazione e pianificazione; c) assicurare la concertazione di tutti i livelli istituzionali con le organizzazioni economiche e sociali e con le associazioni ambientaliste legalmente riconosciute.
Articolo 2 Obiettivi della pianificazione territoriale e urbanistica 1. La pianificazione territoriale e urbanistica persegue i seguenti obiettivi: a) promozione dell’uso razionale e dello sviluppo ordinato del territorio urbano ed extraurbano mediante il minimo consumo di suolo; b) salvaguardia della sicurezza degli insediamenti umani dai fattori di rischio idrogeologico, sismico e vulcanico; c) tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio attraverso la valorizzazione delle risorse paesistico-ambientali e storico-culturali, la conservazione degli ecosistemi, la riqualificazione dei tessuti insediativi esistenti e il recupero dei siti compromessi; d) miglioramento della salubrità e della vivibilità dei centri abitati; e) potenziamento dello sviluppo economico regionale e locale; f) tutela e sviluppo del paesaggio agricolo e delle attività produttive connesse; g) tutela e sviluppo del paesaggio mare-terra e delle attività produttive e turistiche connesse.
LEGGE REGIONALE N. 16 DEL 22 DICEMBRE 2004 “NORME SUL GOVERNO DEL TERRITORIO” TITOLO II PIANIFICAZIONE TERRITORIALE E URBANISTICA CAPO I PIANIFICAZIONE TERRITORIALE REGIONALE CAPO II PIANIFICAZIONE TERRITORIALE PROVINCIALE CAPO III PIANIFICAZIONE URBANISTICA COMUNALE
Governare il territorio: il Piano Territoriale Regionale
Il Piano Territoriale Regionale è stato adottato con delibera di G.R. n.1956 del 30/11/2006 (pubblicata sul BURC del 10 gennaio 2007), ed approvato con legge regionale n.13 del 13 ottobre 2008 (pubblicato sul BURC n.48BIS del 1 dicembre 2008). La documentazione è scaricabile dal sito istituzionale dell’ente Regione.
La funzione del Piano Territoriale Regionale
“Il Piano Territoriale Regionale della Campania si d’’inquadramento, d d’’indirizzo e propone come piano d di promozione di azioni integrate, al fine di determinare coerenza e sinergia tra la pianificazione sviluppo”” territoriale e la programmazione dello sviluppo
La forma del Piano Territoriale Regionale Il Piano regionale è articolato in
5 Quadri Territoriali di Riferimento
1. Il Quadro delle Reti 2. Il Quadro degli Ambienti Insediativi 3. Il Quadro dei Sistemi Territoriali di Sviluppo 4. Il Quadro dei Campi Territoriali Complessi 5. Il Quadro delle modalità per la cooperazione istituzionale tra i comuni minori e delle raccomandazioni per lo svolgimento di “buone pratiche”.
STRUTTURA DEL PTR I QUADRI TERRITORIALI DI RIFERIMENTO 1
2
3
LE RETI La rete ecologica
(1)
La rete del rischio ambientale (2) La rete dell’interconnessione
(3)
AMBIENTI INSEDIATIVI (AI)
LE RETI
AI
STS
CTC
SISTEMI TERRITORIALI DI SVILUPPO (STS) CAMPI TERRITORIALI COMPLESSI (CTC) RACCOMANDAZIONI PER LE BUONE PRATICHE
Il primo Quadro Territoriale di Riferimento
Le reti La rete ecologica, la rete dell’interconnessione (mobilità e logistica) e la rete del rischio ambientale che attraversano il territorio regionale. Dalla articolazione e sovrapposizione spaziale di queste reti s’individuano, per i Quadri Territoriali di Riferimento successivi, i punti critici sui quali è opportuno concentrare l’attenzione e mirare gli interventi.
La rete ecologica e gli indirizzi di pianificazione paesistica Obiettivo prioritario delle politiche territoriali deve essere il mantenimento e l’accrescimento della biodiversità, quale prodotto dei processi che regolano le interazioni tra gli organismi viventi e l’ambiente in cui si riproducono. Tale obiettivo viene perseguito legando la costruzione della rete ecologica alla pianificazione paesistica, tentando così di superare la contrapposizione tra naturale ed artificiale e collegando la tutela delle risorse naturali non rinnovabili a quelle delle risorse culturali, anch’esse non rinnovabili.
Le reti ecologiche, intese come insieme integrato di interventi singoli, di politiche di tutela e di azioni programmatiche, sono la risposta al progressivo impoverimento della biodiversità ed al degrado del paesaggio. Si tratta di porre in essere azioni finalizzate alla identificazione, rafforzamento e realizzazione di corridoi biologici tra aree con livelli di naturalità più o meno elevati e di una fitta trama di elementi areali, lineari e puntuali che, insieme, mirano al rafforzamento della biopermeabilità delle aree interessate. A seconda della matrice dell’area occorrerà prevedere azioni che vanno dalla prevalente conservazione e mantenimento, al potenziamento della biopermeabilità e della connettività, fino alla reintroduzione di elementi di naturalità, anche utilizzando strategie di sviluppo rurale.
LA RETE ECOLOGICA
Nell’ambito del I Qtr acquista particolare rilievo la
pianificazione
paesistica,
finalizzata a realizzare obiettivi di conservazione, recupero e trasformazione del paesaggio, ed in tal senso strettamente integrata alla pianificazione territoriale ed a tutte le altre attività di programmazione sul territorio. Obiettivo prioritario è quello di legare la tutela del paesaggio (patrimonio culturale) alla tutela della natura, passando da un’interpretazione di paesaggio come bene immobile tutelato per legge, a patrimonio costituito dal complesso organico di elementi culturali, sociali e naturali che l’ambiente ha accumulato nel tempo.
La rete del rischio ambientale e gli indirizzi strategici per la sua mitigazione
La quantificazione del livello di rischio complessivo (cioè proveniente da sorgenti diverse) presente in una certa area consente di operare una pianificazione consapevole, mirata a definire adeguate politiche preventive di mitigazione del rischio ma anche corrette destinazioni d’uso del territorio ed opportune localizzazioni di infrastrutture strategiche.
La rete delle interconnessioni e la pianificazione regionale dei trasporti. Le due direttrici di pianificazione sono:
fondo
che
caratterizzano
il
processo
di
1. attuare un processo di pianificazione continua nel tempo attraverso azioni che superino la tradizionale separazione fra programmazioni di settore e tendano all’integrazione della componente trasportistica con le politiche territoriali di sviluppo; 2. costruire un progetto di sistema che, partendo dai bisogni di mobilità dei passeggeri e delle merci, definisca un piano di servizi integrati di trasporto idoneo e quindi individui le eventuali nuove infrastrutture necessarie per l’attuazione del piano dei servizi.
La pianificazione regionale dei trasporti si dettaglia in: • pianificazione nel settore ferroviario • pianificazione nel settore stradale • pianificazione nel settore del trasporto merci e della logistica • pianificazione nel settore aeroportuale • portualità turistica
LA RETE DI INTERCONNESSIONE
RETE AUTOSTRADALE INTERVENTI PREVISTI SULLA RETE AUTOSTRADALE VIABILITA’ PRIMARIA INTERVENTI PREVISTI SULLA VIABILITA’ PRIMARIA NUOVE REALIZZAZIONI AEREOPORTI
LA RETE STRADALE
LA RETE DI INTERCONNESSIONE
LINEE FERROVIARIE IN ESERCIZIO POTENZIAMENTI E NUOVE REALIZZAZIONI (INVARIANTI) POTENZIAMENTI E NUOVE REALIZZAZIONI (OPZIONI) LINEE AV/AC PREVISTE AEREOPORTI
LA RETE FERROVIARIA
Il secondo Quadro Territoriale di Riferimento:
Gli Ambienti Insediativi Gli ambienti insediativi individuati contengono i “tratti di lunga durata”, gli elementi ai quali si connettono i grandi investimenti. Sono ambiti subregionali per i quali vengono costruite delle “visioni” cui soprattutto i piani territoriali di coordinamento provinciali ritrovano utili elementi di connessione.
Gli
ambienti
insediativi
vengono
presentati facendo riferimento a microregioni in trasformazione (Campanie incompiute), individuate – sulla base delle analisi delle morfologie territoriali e dei quadri ambientali, delle trame insediative, delle reti della mobilità, dei caratteri economico-sociali e delle relative dinamiche in atto – con lo scopo di mettere in evidenza l’emergere di città, distretti, insiemi territoriali con diverse esigenze e potenzialità, in una interpretazione della regione plurale formata da aggregati dotati di relativa autonomia, rispetto ai quali la Regione deve porsi come rete che li inquadra, coordina e sostiene.
Si tratta, quindi, di ambiti di livello scalare “macro”, sedi delle scelte strategiche con tratti di lunga durata (e dei conseguenti interventi “strutturanti”), nei quali si affrontano e avviano a soluzione rilevanti problemi relazionali derivanti da caratteri strutturali (ambientali e/o insediativi e/o economico-sociali) che richiedono la ricerca, di lungo periodo e concertata, di assetti più equilibrati di tipo policentrico e reticolare.
Il Piano individua nell’intera Regione 9 ambienti insediativi, i cui confini sono assunti in modo del tutto sfumato: si evidenzia così, di conseguenza, l’esistenza di una serie di situazioni territoriali di margine, là dove si individuano aree che partecipano contemporaneamente delle dinamiche di diversi ambienti.
Per ciascuno ambiente insediativo il Piano riporta
problematiche, delinea i lineamenti strategici di fondo, illustra l’assetto tendenziale e traccia delle visioni guida, ovvero una descrizione delle
possibili eventualmente alternativi, del futuro di ciascun ambiente
scenari,
al fine di pervenire, attraverso un processo concertativo con le istituzioni delle autonomie locali, alla costruzione di una
visione preferita‌ “piuttosto che lasciarsi trascinare nel futuro dalle tendenze prevalentiâ€?
PENISOLA SORRENTINO-AMALFITANA
Un patrimonio ambientale e paesaggistico eccezionale da tutelare innovativamente gestendone le risorse secondo criteri “qualitativi” di conservazione attiva, che coinvolgano responsabilmente le comunità locali
Ambiente insediativo n. 2 Penisola sorrentino-amalfitana Descrizione sintetica dei problemi: priorità: riassetto idrogeologico e difesa e salvaguardia dell’ambiente; problemi economici: valorizzazione e potenziamento delle colture “tipiche” presenti, in particolare, nelle aree collinari e che potrebbero costituire una valida integrazione del sistema economico-turistico della fascia costiera; problemi strutturali ed insediativi: scarsa offerta di trasporti pubblici collettivi; insufficiente presenza di viabilità trasversale interna; scarsa integrazione fra i centri montani e costieri; carenza di servizi ed attrezzature (quelle esistenti sono concentrate prevalentemente nei centri di Sorrento, Vico Equense, Castellammare di Stabia e Cava dei Tirreni).
Lineamenti strategici di fondo L’obiettivo generale è volto allo sviluppo del turismo locale nelle sue diverse accezioni e punta fortemente all’integrazione tra le aree costiere e le aree interne, cercando di coniugare, attraverso un’attenta azione di salvaguardia e difesa del suolo, la valorizzazione delle risorse ambientali e culturali dell’area con un processo di integrazione socio-economica. In questo quadro, la priorità è senz’altro da attribuire ad una rigorosa politica di riequilibrio e di rafforzamento delle reti pubbliche di collegamento, soprattutto all’interno dell’area, in modo da consentire a tutti i comuni di beneficiare di un sistema di relazioni con l’esterno attualmente gravante, prevalentemente, sulla fascia costiera.
Assetto tendenziale Le dinamiche insediative in atto, configurano un ambiente caratterizzato: dalla saturazione dei centri costieri; dall’accentuazione dell’abbandono dei centri montani interni; dalla inaccessibilità della costa.
Visione guida organizzazione della mobilità interna con sistemi intermodali; strutturazione delle conurbazioni con la distribuzione di funzioni superiori e rare; articolazione dell’offerta turistica integrando la fruizione delle risorse costiere con quella delle aree montane interne puntando anche alla valorizzazione delle colture tipiche; potenziamento del sistema degli approdi anche al fine di integrare il sistema di accessibilità.
Ambiente insediativo n. 5 Cilento e Vallo di Diano Descrizione sintetica dei problemi: problemi del sistema geomorfologico, atteso che il Cilento è da tempo riconosciuto come uno dei territori a scala regionale maggiormente interessato da fenomeni franosi e da alluvioni; il problema legato all’erosione delle coste, che interessa l’80% dei circa 130 km di litorale; la difficile accessibilità esterna aerea e marittima; la mancanza di un raccordo veloce tra la parte centrale del Cilento e il Vallo di Diano, che permetterebbe di collegare le aree costiere del Parco con l’Autostrada del Sole, rivitalizzando gli insediamenti montani dell’alta Valle dell’Alento e di quella del Calore Salernitano;. (il PTR evidenzia, a proposito di tale arteria, le difficoltà di una sua realizzazione, sia sotto il profilo economico che, soprattutto, ambientale, dovendo attraversare un territorio interamente compreso nel Parco Nazionale e con caratteri geomorfologici, orografici e naturalistici molto complessi e delicati).
Lineamenti strategici di fondo L’ambiente insediativo coincide quasi interamente con il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano (P.N.C.V.D.) comprese le aree contigue e, pertanto, le scelte programmatiche si possono ricondurre a quattro assi principali: lo sviluppo delle risorse endogene e la riduzione degli squilibri interni; la conservazione della biodiversità; il miglioramento della qualità insediativa; lo sviluppo del turismo compatibile.
Le Principali azioni previste: valorizzazione della risorsa umana, partendo dal presupposto che lo sviluppo di un territorio ha il suo fondamento nella cultura degli operatori che in esso agiscono; miglioramento della qualità del patrimonio naturalistico e culturale, in un’ottica di tutela e di sviluppo compatibile, nonché di sviluppo e migliore fruizione di attività connesse, quali il turismo, l’agricoltura, l’artigianato; il recupero, la riqualificazione e la rivitalizzazione dei centri e dei nuclei storici, intesi come beni culturali, sociali ed economici;
il miglioramento del sistema infrastrutturale delle comunicazioni, soprattutto di avvicinamento all’area, che si snoda essenzialmente lungo i seguenti temi strategici: • migliore accessibilità aerea mediante il completamento dell’aeroporto di Pontecagnano; • migliore accessibilità ferroviaria, ripristinando la tratta ferroviaria Sicignano degli Alburni-Lagonegro, che, attraversando in senso longitudinale il Vallo di Diano, consente ad est l’ingresso all’area del Parco; valorizzando la linea tirrenica anche con il recupero, semmai in forma di metropolitana leggera che integri l’attuale precaria viabilità lungo la direttrice costiera Casalvelino-Ascea-Pisciotta-Palinuro, la linea ferroviaria dismessa tra Punta del Telegrafo, nel Comune di Ascea, e Pisciotta; • migliore accessibilità marittima, attrezzando il sistema dei porti e degli approdi per la nautica da diporto, connessi, nel periodo estivo, alle linee di traghetti ed aliscafi e ai trasporti via terra; • migliore accessibilità stradale: con il miglioramento compatibile della percorribilità trasversale all’Ambito; la riconsiderazione dei modelli di intervento, soprattutto sulla fascia costiera, attualmente ispirati da una strategia di intervento definibile della “tirannia dei piccoli interessi”, cioè configurata dai problemi e dalle relative istanze di soluzione posti dai singoli individui, al di fuori di una visione collettiva e, quindi, da una efficace pianificazione degli interventi.
Assetto tendenziale Le dinamiche insediative porterebbero una configurazione dell’ambiente caratterizzata dal: progressivo spopolamento dei nuclei insediativi antichi a favore: • dei nuovi insediamenti sorti lungo le principali arterie di collegamento stradale e ferroviario; • di un’edificazione sparsa, diffusa sul territorio, consentita da normative emanate a favore dell’agricoltura (L.R.14/82), ma che ha comportato, invece, l’occupazione di vaste aree a destinazione agricola; • degli insediamenti costieri, interessati negli ultimi decenni da un notevole sviluppo legato al turismo balneare; concentrazione di servizi in pochi centri polarizzanti; dislocazione lungo il fondovalle del Vallo di Diano di attività commerciali e produttive il cui eccessivo sviluppo lo porrà quale elemento di saldatura fra i nuclei tradizionali pedemontani e collinari; accentuate dinamiche insediative interessanti i comuni costieri e legate allo sviluppo del turismo balneare (forte espansione delle seconde case per la villeggiatura, strutture di tipo residenziale-turistico).
Visione guida Il Ptr ritiene necessario ricercare dei correttivi ad un tale processo evolutivo tendenziale, che possono essere individuati nelle seguenti azioni: recupero, valorizzazione e rivitalizzazione dei centri storici, conferendo agli abitati, in un’ottica di intervento sostenibile, un’immagine di qualità, di confort e di decoro e assegnando ad essi funzioni in grado di frenare l’esodo dei residenti; promozione di un sistema insediativo unitario, organizzato intorno a centralità di rango locale, assegnando al sistema ruoli urbani significativi e ai centri che lo compongono ruoli e funzioni complementari nel quadro di un’organizzazione policentrica del sistema insediativo complessivo; il tutto supportato da un’adeguata politica di mobilità; il blocco dello sprawl edilizio, della edificazione diffusa e sparsa sul territorio, nonché delle espansioni lineari lungo le strade principali di collegamento e lungo la fascia costiera; miglioramento della qualità del patrimonio naturalistico e culturale, in un’ottica di tutela e di sviluppo compatibile; costruzione di una nuova immagine turistica, mediante una diversa impostazione tecnicourbanistica, la riqualificazione e valorizzazione dei luoghi, soprattutto della fascia costiera, con il recupero ambientale e la rinaturalizzazione del territorio, l’integrazione tra turismo balneare e turismo culturale, la costruzione di reti di connessione tra gli insediamenti costieri e quelli dell’entroterra.
Il terzo Quadro Territoriale di Riferimento
I Sistemi Territoriali di Sviluppo (STS)
I STS rappresentano dei luoghi di esercizio di visioni strategiche condivise: ambiti di programmazione di interventi sul territorio e di condivisione di obiettivi di sviluppo e valorizzazione di risorse eterogenee.
Il processo di costruzione del PTR – e dei STS in particolare - si propone alcuni macro-obiettivi ambiziosi: 1) Verificare ovvero ridisegnare un quadro di sostanziale coerenza per la programmazione regionale, sia intesa in termini di coordinamento e coerenza “interna” (quindi tra piani/programmi settoriali di livello regionale) sia in termini di coordinamento e coerenza “esterna” (vale a dire tra il livello regionale di pianificazione/programmazione e quello sub-regionale, a partire da quello Provinciale). 2) Costruire una cornice di riferimento complessa, idonea ad orientare secondo principi di coerenza ed integrazione funzionale le decisioni di allocazione/distribuzione di tutte le risorse finanziarie finalizzate allo sviluppo dei territori, compresi i fondi strutturali 2007-2013. 3) Intercettare, in relazione al tema specifico dello sviluppo locale, una serie di fondamentali processi di trasformazione nel sistema delle competenze pubbliche o di innovazione amministrativa, già avviati nel corso della trascorsa legislatura regionale e, allo stato, giunti ad un diverso grado di definizione formale.
il PTR individua in Campania 45 STS I STS sono individuati sulla base della geografia dei
processi di auto-riconoscimento delle identità locali e di auto-organizzazione dello sviluppo, confrontando il “mosaico” dei patti territoriali, dei contratti d’area, dei distretti industriali, dei parchi naturali, delle Comunità montane e sulla base di una verifica di coerenza con l’intervento in corso del POR Campania 2000-2006, con l’insieme dei PIT, dei Prusst, dei Gal e delle indicazioni dei PTCP (*** vedi schede). I STS sono stati anche classificati in funzione di 6 diverse dominanti territoriali (in relazione alle caratteristiche ed alle vocazioni dei territori): naturalistica; rurale-culturale; ruraleindustriale; urbana; urbano-industriale; paesistico-culturale.
I SISTEMI TERRITORIALI DI SVILUPPO STS A A DOMINANTE DOMINANTE STS NATURALISTICA NATURALISTICA
STS A DOMINANTE RURALECULTURALE
STS A DOMINANTE RURALEMANUFATTURIERA
STS URBANI
STS A DOMINANTE URBANOINDUSTRIALE
STS A DOMINANTE PAESISTICO AMBIENTALE E CULTURALE
I SISTEMI TERRITORIALI DI SVILUPPO STS A DOMINANTE NATURALISTICA
STS A A DOMINANTE DOMINANTE STS RURALERURALECULTURALE CULTURALE
STS A DOMINANTE RURALEMANUFATTURIERA
STS URBANI
STS A DOMINANTE URBANOINDUSTRIALE
STS A DOMINANTE PAESISTICO AMBIENTALE E CULTURALE
I SISTEMI TERRITORIALI DI SVILUPPO STS A DOMINANTE NATURALISTICA
STS A DOMINANTE RURALECULTURALE
STS A A DOMINANTE DOMINANTE STS RURALERURALEMANIFATTURIERA MANIFATTURIERA
STS URBANI
STS A DOMINANTE URBANOINDUSTRIALE
STS A DOMINANTE PAESISTICO AMBIENTALE E CULTURALE
I SISTEMI TERRITORIALI DI SVILUPPO STS A DOMINANTE NATURALISTICA
STS A DOMINANTE RURALECULTURALE
STS A DOMINANTE RURALEMANUFATTURIERA
STS STS URBANI URBANI
STS A DOMINANTE URBANOINDUSTRIALE
STS A DOMINANTE PAESISTICO AMBIENTALE E CULTURALE
I SISTEMI TERRITORIALI DI SVILUPPO STS A DOMINANTE NATURALISTICA
STS A DOMINANTE RURALECULTURALE
STS A DOMINANTE RURALEMANUFATTURIERA
STS URBANI
STS A A DOMINANTE DOMINANTE STS URBANOURBANOINDUSTRIALE INDUSTRIALE
STS A DOMINANTE PAESISTICO AMBIENTALE E CULTURALE
I SISTEMI TERRITORIALI DI SVILUPPO STS A DOMINANTE NATURALISTICA
STS A DOMINANTE RURALECULTURALE
STS A DOMINANTE RURALEMANUFATTURIERA
STS URBANI
STS A DOMINANTE URBANOINDUSTRIALE
STS A A DOMINANTE DOMINANTE STS PAESISTICO PAESISTICO AMBIENTALE EE AMBIENTALE CULTURALE CULTURALE
Per ciascun STS è stata definita una
matrice degli indirizzi strategici proposta aperta alla discussione, al contributo di approfondimento e precisazione, che è stato oggetto di confronto con le realtà locali nell’ambito delle Conferenze territoriali. “Essa, pertanto, va considerata come un quadro di riferimento, che si limita ad una registrazione della presenza di possibili effetti degli indirizzi strategici ed ad una prima valutazione della loro incidenza, fornendo indicazioni da correggere e qualificare in base ad ulteriori approfondimenti conoscitivi. La sua utilità, è prevalentemente di carattere metodologico: costringe, come in tutte le costruzioni di strategia, ad essere selettivi ed a valutare peso ed importanza relativa delle diverse azioni; segnala da subito problemi di integrazione di politiche territoriali e settoriali.”
GUIDA ALLA LETTURA DELLA MATRICE DELLE STRATEGIE DEGLI STS Indirizzi strategici A1 Indirizzo strategico Interconnessione (accessibilità attuale) A2 Indirizzo strategico Interconnessione ( programmi) B1 Indirizzo strategico Difesa della biodiversità B2 Indirizzo strategico Valorizzazione Territori marginali B3 Indirizzo strategico Riqualificazione costa B4 Indirizzo strategico Valorizzazione Patrimonio culturale e paesaggio B5 Indirizzo strategico Recupero aree dismesse C1 Indirizzo strategico Difesa dal Rischio vulcanico C2 Indirizzo strategico Difesa dal Rischio sismico C3 Indirizzo strategico Difesa dal Rischio idrogeologico C4 Indirizzo strategico Difesa dal Rischio incidenti industriali C5 Indirizzo strategico Difesa dal Rischio rifiuti C6 Indirizzo strategico Difesa dal Rischio attività estrattive D2 Indirizzo strategico Riqualificazione e messa a norma delle città E1 Indirizzo strategico Attività produttive per lo sviluppo (industriale) E2a Indirizzo strategico Attività produttive per lo sviluppo agricolo (sviluppo delle filiere) E2b Indirizzo strategico Attività produttive per lo sviluppo agricolo (diversif. territoriale) E3 Indirizzo strategico Attività produttive per lo sviluppo turistico Valori e definizioni generali attribuiti alle categorie di indirizzo strategico 4 Elevato - per cui l’indirizzo costituisce una scelta strategica prioritaria da consolidare. 3 Forte - per cui l’indirizzo riveste un rilevante valore strategico da rafforzare. 2 Medio - per cui l’applicazione dell’indirizzo consiste in interventi mirati di miglior. ambient. 1 Basso - per cui vi è scarsa rilevanza dell’indirizzo. 0 Nullo - area su cui non è stato effettuato alcun censimento.
Definizione analitica dei valori applicati nella matrice per ogni indirizzo Indirizzi strategici Interconnessione A1 Indirizzo strategico Interconnessione A2 Indirizzo strategico Interconnessione – programmi Nell’attribuire un peso alle strategie previste dal piano regionale dei trasporti ai singoli STS si è dovuto necessariamente considerare sia l’attuale grado di accessibilità, sia il peso degli interventi programmati. Porre l’accento solo sul secondo criterio, avrebbe determinato il rischio di una sottovalutazione dell’attuale grado di accessibilità. Si è suddivisa in due colonne la matrice destinata ai valori delle strategie dell’Interconnessione. A1 Indirizzo strategico Interconnessione VALORI ATTRIBUITI 3 Forte ai sistemi territoriali locali serviti da uno svincolo autostradale o asse stradale a scorrimento veloce e da una stazione ferroviaria; 2 Medio ai sistemi territoriali locali serviti solo da (almeno) uno svincolo o da (almeno) una stazione ferroviaria; 1 Basso a quelli in cui non è presente né una stazione ferroviaria né uno svincolo autostradale. A2 Indirizzo strategico Interconnessione – programmi VALORI ATTRIBUITI 3 Forte agli interventi che riguardano la realizzazione di nuovi svincoli autostradali, stazioni ferroviarie, interventi sui nodi aeroportuali e interventi che migliorano l’accessibilità di più di due STS; 2 Medio agli interventi che migliorano l’accessibilità di due STS confinanti; 1 Basso agli interventi di ammodernamento e/o adeguamento di infrastrutture esistenti e agli interventi che migliorano l’accessibilità del solo STS in esame.
D2 Indirizzo strategico Riqualificazione e messa a norma delle città Si sono considerate destinatari prevalenti di questo indirizzo i STS dei sistemi urbani e delle aree metropolitane. Si affidato un valore elevato ai Sistemi Urbani e un valore Forte a quegli aggregati di Comuni, che spesso senza soluzione di continuità, configurano vere e proprie città medie (dal punto di vista demografico), ma necessitano di azioni di riqualificazione e di dotazione di servizi che vanno programmate a livello di Sistema urbano, più che di singolo Comune. VALORI ATTRIBUITI 4 Elevato ai Sistemi Urbani 3 Forte a quegli aggregati di Comuni, che spesso senza soluzione di continuità, configurano vere e proprie città medie (dal punto di vista demografico), ma necessitano di azioni di riqualificazione e di dotazione di servizi che vanno programmate a livello di Sistema urbano, più che di singolo Comune.
E1 Indirizzo strategico Attività produttive per lo sviluppo industriale Ai fini dell’attribuzione di pesi alle strategie legate alle politiche industriali, abbiamo assunto, come criterio, la presenza nei STS di Comuni interessati dall’appartenenza ai Distretti Industriali, ad un Progetto Integrato di Distretto o di Filiera produttiva, dalla presenza dell’Asi e di PIP finanziati. VALORI ATTRIBUITI 4 Elevato ai STS caratterizzati dall’articolata e significativa presenza delle componenti considerate. 3 Forte ai STS caratterizzati dalla presenza di un notevole numero di Comuni interessati alla presenza di PIP, agglomerati ASI, Distretti Industriali e Progetti Integrati industriali e di filiera. 2 Medio ai STS caratterizzati dalla presenza di un maggiore numero (rispetto al precedente caso) di PIP e/o agglomerati ASI rispetto al numero dei comuni. La presenza di Comuni nei Distretti Industriali o nei P.I. industriali e di filiera viene considerato una componente dotata di significativo valore strategico. 1 Basso ai STS caratterizzati dalla presenza di un limitato numero di PIP rispetto al numero dei comuni. Se è vero che una proliferazione di PIP può annunciare anche forme di dispersione delle iniziative, tuttavia è indubbio che STS fortemente dotati di PIP sui loro territori registrano almeno un intenzionalità strategica da verificare. Per quanto spesso dotati di caratteristiche diverse, anche la presenza di un agglomerato ASI è stato considerato secondo lo stesso criterio.
E2 Indirizzo strategico Attività produttive per lo sviluppo agricolo Nelle Linee guida le politiche per lo sviluppo agricolo erano comprese nell’indirizzo strategico. Valorizzazione dei territori marginali che prevedeva priorità strategiche per quelle aree che rispondono ai parametri di definizione della ruralità. Nello schema di PTR è emersa la necessità di approfondire la componente produttiva portante di territori così definiti. La Politica strutturale per il settore agricolo, elaborata dall’Unione Europea, si articola attraverso due Linee direttrici. La prima Linea riguarda, prevalentemente, azioni mirate alla ristrutturazione delle strutture produttive agroalimentari (aziende agricole, industrie di trasformazione e settore della commercializzazione). La seconda Linea concerne, più ampiamente, interventi finalizzati alla diversificazione dello sviluppo nelle aree rurali (agriturismo, turismo rurale, villaggi rurali, enogastronomia, forestazione, artigianato locale, etc.). La politica agricola regionale applica, nell’ambito del POR, entrambe le opzioni, facendo riferimento alle aree PIF e alle aree PIAR. La prima ha una valenza strategica intervenendo sulle filiere produttive e viene applicata, in Campania, soprattutto dove le filiere sono concentrate, principalmente aree identificabili con la presenza di marchi territoriali di qualità (area PIF). La seconda ha una valenza strategica nelle aree rurali che in Campania sono state identificate con le Comunità Montane e le aree svantaggiate (area PIAR). Alla luce di tali considerazioni, la sezione della matrice relativa all’Agricoltura (all’interno della variabile E .Attività produttive per lo sviluppo.) viene suddivisa in ulteriori due colonne. Ciascuna colonna è compilata in base al valore strategico che la Politica agricola assume, rispettivamente, per la direttrice Filiere (E2a) e per la direttrice Diversificazione dello sviluppo territoriale (E2b). Per l’attribuzione del valore da assegnare a ciascun STS, la graduazione della strategicità della Politica stessa è elaborata come segue
E2 a – Indirizzo strategico attività produttive per lo Sviluppo delle Filiere VALORI ATTRIBUITI 4 Elevato presenza di filiere strutturate - buona vocazione produttiva presenza di filiere e/o presenza di marchio/i territoriali 3 Forte buona vocazione produttiva e/o presenza di marchi territoriali 2 Medio buone prospettive di sviluppo delle filiere agroalimentari 1 Basso scarse prospettive di sviluppo delle filiere agroalimentari
E2 b – Indirizzo strategico attività produttive per la Diversificazione territoriale VALORI ATTRIBUITI 4 Elevato forte vocazione rurale, ambientale e paesaggistica 3 Forte buona vocazione rurale 2 Medio basso indice di ruralità 1 Basso assenza di ruralità
E3 – Indirizzo strategico attività produttive per lo Sviluppo Turistico VALORI ATTRIBUITI (non specificati - possono assumersi i valori e le definizioni generali) 4 Elevato indirizzo che costituisce una scelta strategica prioritaria da consolidare 3 Forte indirizzo che riveste un rilevante valore strategico da rafforzare 2 Medio indirizzo che consiste nell’applicazione di interventi mirati di miglioramento ambientale 1 Basso indirizzo scarsamente rilevante.
Il quarto Quadro Territoriale di Riferimento
I Campi Territoriali Complessi (CTC) Nel territorio regionale vengono individuati alcuni “campi territoriali” nei quali la sovrapposizione-intersezione dei precedenti Quadri Territoriali di Riferimento mette in evidenza degli spazi di particolare criticità (riferibili soprattutto a infrastrutture di interconnessione di particolare rilevanza, oppure ad aree di intensa concentrazione di fattori di rischio) dove si ritiene la Regione debba promuovere un’azione prioritaria di interventi particolarmente integrati.
I CTC rappresentano “punti caldiâ€? del territorio regionale, aree oggetto di trasformazioni intense e in alcuni casi in fase di realizzazione, dove sono giĂ previsti, con provvedimenti istituzionali: interventi e strategie di riequilibrio e di risanamento ambientale, di bonifica di aree ad alto rischio e valore paesistico; opere ed interventi nel settore delle infrastrutture (in particolare nel campo dei trasporti e della mobilitĂ ); politiche per la protezione del territorio ed il ripristino di condizioni sociali ed urbane di sicurezza, in relazione ai rischi naturali.
Attraverso la definizione e la caratterizzazione dei CTC, ci si propone di:
evidenziare i processi di trasformazione piĂš rilevanti in atto o programmati; valutarne gli effetti, in termini di compatibilitĂ con il territorio naturale ed urbanizzato, in rapporto con gli obiettivi condivisi e perseguiti nei sistemi di locali sviluppo, ma anche in rapporto con la forma del paesaggio e degli insediamenti; suggerire alla pianificazione territoriale indirizzi di sviluppo ed orientamenti per la trasformazione, stabilendo criteri, prestazioni e regole per rendere coerenti ed integrate le azioni di trasformazione, limitandone l'impatto ambientale.
I diversi CTC sono caratterizzati da relazioni più o meno critiche con gli altri quadri di riferimento, in un sistema di relazioni che consente di definire
3 macro-situazioni: 1. Intreccio contraddittorio tra le reti a) Area urbana Casertana; b) Direttrice Nord Napoli-Caserta Il CTC è in questo caso caratterizzato dalla sovrapposizione degli effetti che le diverse forme di rete procurano sul territorio.
2. Ambiti di concentrazione delle sorgenti di rischio ambientale a) Area Vesuviana; b) Litorale Domitio; c) Campi Flegrei Questa tipologia è caratterizzata da una alta concentrazione di sorgenti di rischio ambientale, sia naturale (vulcanico, sismico, idro-geologico) che antropico (abusivismo, smaltimento di rifiuti, aree industriali, ecc.).
3. Impatti degli interventi infrastrutturali e loro compatibilità compatibilità territoriale a) Grazzanise; b) Area interProvinciale Caserta/Benevento/Avellino; c) Area Avellinese; d) Costa Sorrentina; e) Costa Salernitana Questa tipologia è caratterizzata dall'incidenza che l'infrastruttura caratterizzante il CTC ha sul territorio che attraversa, in termini di impatti sulle diverse dimensioni eco-ambientale, paesaggistico, sociale, della sicurezza, ecc.
I CAMPI TERRITORIALI COMPLESSI (CTC)
1
GRAZZANISE
2
AREA URBANA CASERTANA
3
DIRETTRICE NORD NAPOLI-CASERTA
4
AREA INTERPROVINCIALE CASERTA/BENEVENTO/AVELLINO
5
ALTA IRPINIA
6
COSTA SALERNITANA
7
COSTA SORRENTINA
8
LITORALE DOMITIO
9
AREA VESUVIANA
10
CAMPI FLEGREI
Atti della seduta di Consiglio Provinciale del 6/06/2006: - Delibera di Consiglio Provinciale n. 61 del 6/06/2006 (formato .pdf) con allegati: 1. documento di sintesi delle osservazioni denominato "Osservazioni e contributi della Provincia di Avellino alla proposta di Piano Territoriale Regionale (PTR) della Regione Campania" (Allegato A) (formato .pdf); 1a - All. A - grafico 1 Osservazioni PTR Ferrovie (formato .zip) 2a - All. A - grafico 2 Osservazioni PTR Strade (formato .zip) 3a - All. A - grafico 3 Osservazioni PTR STS (formato .zip) 2. verbale della Pre-Conferenza di Pianificazione in data 16/01/2006 (Allegato B1) (formato .pdf); 3. verbale della prima seduta della Conferenza di Pianificazione in data 25/01/2006 (Allegato B2) (formato .pdf); 4. verbale della seconda seduta Conferenza di Pianificazione, in data 16/02/2006 (Allegato B3) (formato .pdf); 5. verbale della seduta conclusiva della Conferenza di Pianificazione, in data 01/03/2006 (Allegato B4) (formato .pdf); 6. elenco delle n. 53 osservazioni al PTR pervenute da parte dei Comuni, degli Enti, delle Associazioni ed Organizzazioni esistenti sul territorio della Provincia di Avellino (Allegato C) (formato .pdf); 7. verbale della IV Commissione Consiliare relativo alla seduta del 29/05/2006 (Allegato D) (formato .pdf); 8. resoconto degli interventi esposti dai consiglieri provinciali durante la seduta consiliare del 6/06/2006 (Allegato E) (formato .pdf); 9. documento "Determinazioni conclusive in ordine alle osservazioni della Provincia di Avellino alla Proposta di Piano Territoriale Regionale" (Allegato F) (formato .pdf);
Atti e documenti della Conferenza di Pianificazione: Osservazioni e proposte di modifica raccolte (in ordine alfabetico - tutti i file sono formato .pdf)
1. Alto Calore Servizi S.p.a.; 2. Ambito Territoriale Ottimale ATO 1 "Calore Irpino"; 3. ANPAS - Associazione Nazionale Pubblica Assistenza; 4. ASI di Avellino; 5. Associazione Costruttori Edili della provincia di Avellino; 6. Associazione Insieme per l'Unione Intercomunale della Città dell'Area Avellana; 7. Autorità di Bacino interregionale del fiume Sele; 8. Autorità di Bacino nazionale dei fiumi Liri-Garigliano e Volturno; 9. Autorità di Bacino regionale del fiume Sarno; 10. Autorità di Bacino regionale Destra Sele; 11. CAI Club Alpino Italiano della Provincia di Avellino; 12. Cittadinanza Attiva; 13. Comune di Aiello del Sabato (AV); 14. Comune di Ariano Irpino (AV); 15. Comune di Atripalda (AV); 16. Comune di Avellino (AV); 17. Comune di Bisaccia (AV); 18. Comune di Guardia dei Lombardi (AV); 19. Comune di Lacedonia (AV); 20. Comune di Lapio (AV); 21. Comune di Liveri (NA); 22. Comune di Mercogliano (AV); 23. Comune di Mirabella Eclano (AV); 24. Comune di Montaguto (AV); 25. Comune di Monteforte Irpino (AV); 26. Comune di Parolise (AV); 27. Comune di Roccarainola (NA); 28. Comune di Torre le Nocelle (AV); 29. Comune di Venticano (AV);
30. Comune di Villanova del Battista (AV); 31. Comuni di Montoro Inferiore - Montoro Superiore e Solofra (AV); 32. Comunità Montana Alta Irpinia; 33. Comunità Montana del Partenio; 34. Comunità Montana dell'Ufita; 35. Comunità Montana Serinese Solofrana; 36. Comunità Montana Terminio - Cervialto; 37. Comunità Montana Vallo Lauro Baianese; 38. Confesercenti della Provincia di Avellino; 39. Confindustria - CGIL - CISL - UIL - CNA e Confcommercio - della provincia di Avellino; 40. Consorzio di Bonifica dell'Ufita; 41. Ente Parco Regionale dei Monti Picentini; 42. Ente Parco Regionale del Partenio; 43. Federazione Nazionale "Pro Natura"; 44. Federazione Provinciale Coltivatori Diretti della Provincia di Avellino; 45. FILT CGIL Trasporti di Avellino; 46. Legambiente circoli della provincia di Avellino; 47. Ordine degli Agronomi e Forestali della provincia di Avellino; 48. Ordine degli Architetti della provincia di Avellino; 49. Ordine dei Geologi della Campania. 50. Libera associazione per la difesa dei diritti dei cittadini di Lacedonia; 51. Comune di Morra de Sanctis; 52. Comune di Rocca San Felice (formato .zip); 53. MIBAC - Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Campania (formato .zip).
Documenti utilizzati per le osservazioni alla carta "Verso l'identificazione dei paesaggi della Campania": - Presentazione della carta "Verso l'identificazione dei paesaggi della Campania" (formato .zip) - Carta "Verso l'identificazione dei paesaggi della Campania" - ambito provincia di Avellino (formato .zip) - Apparato Analitico (per indiv.carta del paesaggio) (formato .pdf)
Governare il territorio: il Piano Territoriale di coordinamento provinciale
Il Ptcp: ruolo e contenuti La legge della Regione Campania n.16 del 22 dicembre 2004, nel disciplinare la tutela, gli assetti, le trasformazioni e le utilizzazioni del territorio, al fine di garantirne lo sviluppo nel rispetto del principio di sostenibilità , individua nel Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale lo strumento per il governo del territorio alla scala d’area vasta.
La norma attribuisce alla pianificazione regionale il compito di definire indirizzi e strategie per la promozione dello sviluppo sostenibile e per la tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del territorio, riservando invece alla pianificazione provinciale il compito di individuare gli elementi costitutivi del territorio e, conseguentemente, di definirne gli assetti strutturali.
In particolare la norma attribuisce al Ptcp la funzione, di sovente non esercitabile alla scala locale, di coniugare la tutela e la valorizzazione delle risorse endogene con le esigenze di sviluppo del territorio, mediante la definizione di disposizioni o indicazioni di carattere strutturale e programmatico.
Il PTCP è uno strumento di pianificazione di area vasta, che ha per scopo la definizione degli obiettivi e delle strategie di sviluppo, assetto e tutela del territorio di rilievo provinciale e sovracomunale, e costituisce attuazione della pianificazione regionale (PTR) e della Convenzione Europea del Paesaggio.
In questa ottica il Piano: - promuove la valorizzazione delle risorse e delle identità locali; - orienta lo sviluppo della competitività in una logica di sostenibilità ambientale e sociale; - definisce misure per la salvaguardia delle risorse ambientali, storico-culturali e per la mitigazione dei rischi naturali e la prevenzione di quelli di origine antropica; - fornisce indicazioni per la riqualificazione e l’integrazione degli insediamenti e per il potenziamento del sistema infrastrutturale;
Il Ptcp è finalizzato a: - governare temi territoriali complessi che non possono essere adeguatamente affrontati alla scala comunale (come ad esempio quelli ambientali); - coordinare e dare coerenza ai piani di settore e agli interventi nelle materie di specifica competenza della Provincia (come ad esempio la viabilità ed i trasporti, l’edilizia scolastica per l’istruzione secondaria, ecc.); - orientare la pianificazione dei comuni in coerenza con le precedenti finalità ponendosi anche come punto di partenza per promuovere il coordinamento dei Piani Urbanistici Comunali (PUC) ai fini di un assetto equilibrato ed armonico dell’intero territorio provinciale.
Da quanto detto si evince la complessità delle materie e delle tematiche che il Piano affronta: - ambientali (ecologiche, paesaggistiche, agronomiche, forestali, rischi geologici-ambientali, etc.); - antropiche (socio-economiche, produttive, programmatorie, etc.); -
strorico-culturali,
insediative,
infrastrutturali (viabilità, trasporti, mobilità, logistica, etc.);
nonché il ruolo che il PTCP è chiamato a svolgere, anche quale supporto alle attività di programmazione della Provincia e degli altri enti locali e di settore.
La pianificazione territoriale provinciale (art.18, c.2, L.R.16/04): a) individua gli elementi costitutivi del territorio provinciale, con particolare riferimento alle caratteristiche naturali, culturali, paesaggistico-ambientali, geologiche, rurali, antropiche e storiche dello stesso; b) fissa i carichi insediativi ammissibili nel territorio, al fine di assicurare lo sviluppo sostenibile della provincia in coerenza con le previsioni del Ptr; c) definisce le misure da adottare per la prevenzione dei rischi derivanti da calamitĂ naturali; d) detta disposizioni volte ad assicurare la tutela e la valorizzazione dei beni ambientali e culturali presenti sul territorio; e) indica le caratteristiche generali delle infrastrutture e delle attrezzature di interesse intercomunale e sovracomunale; f) incentiva la conservazione, il recupero e la riqualificazione degli insediamenti esistenti.
REGOLAMENTO n.5 del 4 agosto 2011 DI ATTUAZIONE PER IL GOVERNO DEL TERRITORIO Art. 9 (Attuazione dell’articolo 3 della legge regionale n.16/2004 - Piano strutturale e piano programmatico)
1. Tutti i piani disciplinati dalla legge regionale n. 16/2004 si compongono del piano strutturale, a tempo indeterminato, e del piano programmatico, a termine, come previsto all’articolo 3 della legge regionale n. 16/2004. 2. Il piano strutturale del PTCP ha valenza di piano di valorizzazione paesaggistica, di piano stralcio dell’Autorità di Bacino con le intese di cui all’articolo 8. 3. Il PTCP definisce, secondo quanto stabilito dall’articolo 9, comma 1 e 3 della legge regionale n. 13 del 2008, oltre agli elementi strutturali a scala provinciale anche le seguenti ulteriori componenti strutturali a scala 1:10.000: a) l’assetto idrogeologico e della difesa del suolo; b) I centri storici così come definiti e individuati dagli articoli 2 e 4 della legge regionale 18 ottobre 2002, n. 26 (norme e incentivi per la valorizzazione dei centri storici della Campania e per la catalogazione dei beni ambientali di qualità paesistica); c) la perimetrazione indicativa delle aree di trasformabilità urbana; d) la perimetrazione delle aree produttive (aree e nuclei ASI e aree destinate ad insediamenti produttivi) e destinate al terziario e quelle relative alla media e grande distribuzione commerciale; e) Individuazione aree a vocazione agricola e gli ambiti agricoli e forestali di interesse strategico; f) ricognizione ed individuazione aree vincolate; g) infrastrutture e attrezzature puntuali e a rete esistenti.
REGOLAMENTO n.5 del 4 agosto 2011 DI ATTUAZIONE PER IL GOVERNO DEL TERRITORIO Art. 9 (Attuazione dell’articolo 3 della legge regionale n.16/2004 - Piano strutturale e piano programmatico)
4. Il piano programmatico del PTCP contiene i limiti massimi e minimi dei carichi insediativi per le singole aree di cui al comma 3 e le azioni rivolte a perseguire gli obiettivi di valorizzazione paesaggistica, diminuzione dei rischi di cui al primo quadro territoriale di riferimento del PTR, specificando le risorse e gli strumenti finanziari di supporto alle azioni. 5. Il piano strutturale del PUC, qualora le componenti sono condivise in sede di copianificazione, inattuazione dell’articolo 4 della legge regionale n. 16/2004, coincide con il piano strutturale del PTCP. Il piano strutturale del PUC fa riferimento, in sintesi, agli elementi di cui al comma 3, precisandoli ove necessario. Con delibera di giunta regionale sono stabiliti i criteri di scelta ed i limiti di individuazione dei comuni che utilizzeranno la parte strutturale dei PTCP come piano strutturale del rispettivo territorio comunale. 6. La componente programmatica del PUC si traduce in piano operativo. Il piano programmatico del PUC, per la sua natura operativa, contiene, oltre agli elementi di cui all’articolo 3 della legge regionale n. 16/2004, la ulteriore specificazione delle aree indicate al comma 3, nel rispetto delle disposizioni di cui al comma 4, indicando: a) destinazione d’uso; b) indici fondiari e territoriali; c) parametri edilizi e urbanistici; d) standard urbanistici; e) attrezzature e servizi. 7. Il piano programmatico/operativo del PUC, elaborato anche per porzioni di territorio comunale, contiene altresì gli atti di programmazione degli interventi di cui all’articolo 25 della legge regionale n.16/2004.
La proposta di Piano Territoriale della Provincia di Salerno adottata con deliberazioni di G.P. n.479 del 27/12/2010 e n.28 del 31/01/2011
Le attività per la redazione del Ptc della Provincia di Salerno hanno una genesi che risala alla fine degli anni ’90, quando ancora non vi era una norma che ne dettagliava il contenuto e ne codificava l’iter formativo. Per la redazione del Piano l’Ente si è avvalso negli anni di diverse figura consulenziali, mentre operativamente il lavoro è stato svolto da un Ufficio costituito da collaboratori con diversi profili professionali, a garanzia della necessaria interdisciplinarietà del lavoro. Il processo di elaborazione del PTCP di Salerno, in attuazione della Lr 16/2004, ha avuto inizio a gennaio 2006.
La prima fase dell’elaborazione del nuovo piano si è sovrapposta al lavoro di formazione del Piano Territoriale Regionale (PTR) che ha visto la Provincia di Salerno attivamente coinvolta nel processo di comunicazione della proposta di piano regionale e di concertazione con gli attori locali, attraverso i lavori della Conferenza di Pianificazione, che è stata declinata quale primo momento di
ascolto strutturato del territorio ed in tal senso ha consentito di acquisire dalle comunità locali indicazioni e suggerimenti per la definizione di primi indirizzi strategici per la pianificazione di area vasta: tutte indicazioni che sono confluite nella elaborazione del Documento Programmatico
di Piano (novembre 2006)
La complessità delle materie e delle tematiche che il Piano affronta hanno comportato la necessità di sviluppare, per ogni tematismo, un attento lavoro di analisi ed interpretazione, che è alla base del sistema informativo dell’Ufficio e che è stato trasfuso negli elaborati della Serie 1 del Piano. È importante evidenziare che il SIT dell’Ufficio di Piano, archivia dati da più di un decennio, ed allo stato rappresenta un importante patrimonio per l’Ente, quale base di analisi utili per ogni scelta di pianificazione e programmazione nei diversi settori di intervento della Provincia di Salerno. Da questo punto di vista sarà cruciale la successiva attuazione e gestione del Piano, ed in quest’ottica è necessario implementare al più presto tutta una serie di attività gestionali, in parte già avviate (web-gis, servizio cartografico-catastale, protocollo d’intesa con l’Agenzia del Territorio, etc.).
La struttura generale della Proposta di Piano Il PTC della provincia di Salerno, ai sensi della L.R.C. n.16/04, è articolato in due componenti: • componente strutturale, che ha validità a tempo indeterminato; • e componente programmatica, che attiene ai programmi di intervento da attuarsi in un intervallo di tempo definito (il mandato elettorale) ed in correlazione con la programmazione finanziaria.
La componente strutturale si articola in disposizioni strutturali e disposizioni strategiche. Le disposizioni strutturali individuano e delimitano le diverse componenti territoriali con riferimento ai caratteri ed ai valori naturali (geologici, vegetazionali, faunistici), storico-culturali, paesaggistici, rurali, insediativi e infrastrutturali, ne definiscono le modalità di uso e di manutenzione che ne possano garantire la salvaguardia, la riqualificazione e la valorizzazione sostenibile. Esse inoltre riguardano la mitigazione dei rischi naturali, la prevenzione del rischio antropico e la tutela e gestione delle risorse idriche. Le disposizioni strategiche delineano le scelte di trasformazione di lungo periodo dell’assetto insediativo e infrastrutturale, attraverso indirizzi che orientano il riassetto policentrico dell’organizzazione insediativa e l’integrazione ed il potenziamento del sistema infrastrutturale, nonchÊ indicazioni per la costruzione della rete ecologica provinciale.
In coerenza con le disposizioni strutturali e strategiche è stata elaborata la componente programmatica del Piano che articola le politiche di sviluppo del territorio provinciale in sub-ambiti territoriali (gli Ambiti Identitari) ed in Piani Settoriali. Le disposizioni programmatiche del PTCP forniscono indirizzi per la pianificazione comunale e definiscono le scelte operative del PTCP che riguardano la rete della mobilità e gli interventi infrastrutturali da realizzare nel quinquennio ed i programmi operativi provinciali ritenuti di rilevanza strategica e quindi prioritari ai fini del perseguimento degli obiettivi del PTCP e per i quali vanno attivate le necessarie intese con le Amministrazioni e gli Enti competenti.
Gli elaborati di Piano Il Piano si compone di: - la Relazione Generale (e relativi allegati: Analisi Socio Economica; La Rete Ecologica Provinciale; Le Politiche Energetiche per la provincia di Salerno; L’uso antropico delle risorse idriche in provincia di Salerno; Ricognizione dei beni culturali, paesaggistici e delle aree naturali protette in provincia di Salerno);
- la Norme di Attuazione; - il Rapporto Ambientale e la Sintesi non tecnica; - ed un elaborato di confronto tra le proposte di Piano e la programmazione regionale dei fondi strutturali per il periodo 2007-2013.
Gli elaborati grafici Serie 1: Disposizioni strutturali – elaborati di analisi gli elementi costitutivi del territorio provinciale Le caratteristiche naturali 1.1.1 La biodiversità (descrive il territorio provinciale in relazione al diverso grado di biodiversità: da aree ad elevata biodiversità ad aree urbanizzate) 1.1.2 La naturalità (suddivide il territorio provinciale in relazione alla classe di naturalità) Le caratteristiche culturali 1.2.1. I beni storico-culturali (localizza a scala provinciale i beni archeologici; i centri e gli agglomerati storici al 1876 ed al 1956; i beni storicoarchitettonici extraurbani; i parchi ed i giardini storici; etc.) Le caratteristiche paesaggistico-ambientale 1.3.1 Le aree naturali protette (individua a scala provinciale le aree protette, nonché i siti della rete Natura 2000); 1.3.2 I beni paesaggistici (individua a scala provinciale le aree di tutela paesistica ex artt.136 e 142 del D.Lgs 42/2004; nonché i paesaggi di elevato valore ambientale e culturale, come individuati dalla Regione Campania);
Serie 1: Disposizioni strutturali – elaborati di analisi gli elementi costitutivi del territorio provinciale Le caratteristiche ed i rischi geologici 1.4.1 Caratterizzazione morfologica e patrimonio geologico (descrive il territorio provinciale in relazione all’assetto morfologico, alla morfologia fluviale, alla morfologia costiera; localizza il sistema dei crinali, il patrimonio geologico, etc.) 1.4.2 Il pericolo da frana (tutti gli elaborati relativi all’assetto idrogeologico restituiscono un quadro “omogeneizzato” dei PAI delle 5 Autorità di Bacino operanti sul territorio provinciale) 1.4.3 Il rischio da frana 1.4.4 Il rischio idraulico 1.4.5 Le fasce fluviali 1.4.6 Il rischio sismico e vulcanico (l’elaborato tiene anche conto del Piano di Emergenza “Vesuvio”) Le caratteristiche rurali 1.5.1 La carta dell’uso agricolo (a partire dalla CUAS e dalla Corine Land Cover, con approfondimenti “sul campo”, in scala al 5000 da ortofoto Regione Campania) 1.5.2 Le risorse naturalistiche ed agroforestali
Serie 1: Disposizioni strutturali – elaborati di analisi gli elementi costitutivi del territorio provinciale
Le caratteristiche della struttura storica del territorio 1.6.1 La periodizzazione delle espansioni insediative (localizza a scala provinciale gli insediamenti storici di primo impianto - 1870/71; gli insediamenti storici consolidati – tra il 1871 ed il 1955/56; gli insediamenti di recente formazione – tra il 1956 ed il 1987; gli insediamenti recenti edificati tra il 1987 ed il 2004) 1.6.2 La classificazione degli insediamenti per tipologie (localizza a scala provinciale gli insediamenti consolidati; gli insediamenti di recente formazione; l’edificato nel contesto extraurbano; gli insediamenti specialistici) Le caratteristiche antropiche del territorio 1.7.1 Centralità urbane e sistema dei servizi (descrive il sistema dei servizi provinciale: welfare; produzione; accoglienza; culturale; terziario; etc.) 1.7.2 Il sistema produttivo (localizza e descrive le aree e le “strutture” per la produzione industriale, artigianale e commerciale) 1.7.3 Il sistema turistico (localizza e descrive le strutture alberghiere ed extraalberghiere, nonché i flussi turistici nelle diverse stagioni dell’anno) 1.7.4 Il sistema delle infrastrutture per il trasporto, la mobilità e la logistica (localizza e descrive il sistema della mobilità su ferro e su gomma, le “vie del mare” ed il sistema di trasporto aereo) 1.7.5 Reti ed impianti per la risorsa idrica (localizza gli impianti per le risorse idriche) 1.7.6 Reti ed impianti per l’energia (localizza gli impianti per la rete dell’energia elettrica e del gas naturale)
Serie 1: Disposizioni strutturali – elaborati di analisi gli elementi costitutivi del territorio provinciale La pianificazione sovraordinata e di settore 1.8.1 Il PTR: i Quadri Territoriali di Riferimento (le “reti”; gli ambienti insediativi; il Sistemi Territoriali di Sviluppo; i Campi Territoriali Complessi) 1.8.2 Il PTR: le Linee Guida per il Paesaggio e gli ambiti di paesaggio (l’articolazione dei paesaggi della Campania sui sistemi del territorio rurale aperto) 1.8.3 I Piani Paesaggistici (PUC penisola sorrentino amalfitana; PTP del Terminio Cervialto; PTP Cilento Interno; PTP Cilento Costiero) 1.8.4 Le aree naturali protette: il Piano del Parco Naz. del Cilento e Vallo di Diano 1.8.5 Le aree naturali protette: le misure di salvaguardia per i Parchi Regionali 1.8.6 Il Piano Regolatore consortile per gli agglomerati industriali (contiene anche la descrizione delle aree industriali ex art.32 della Legge 219/81)
Il quadro strategico di Piano Le Strategie di Piano sono rappresentative dei macrorientamenti assunti dalla Provincia per garantire l’avvio organizzato delle condizioni primarie per lo sviluppo del territorio. Esse assumono quale presupposto gli elementi strutturanti del territorio, rappresentati nelle tavole della Serie 1, e muovono nella direzione di sviluppo rappresentata nella Serie 2. Al fine di mantenere l’equilibrio delle scelte di piano, tutti i piani sottordinati, settoriali e specialistici dovranno essere coerenti con il quadro strategico di governo del territorio provinciale.
SERIE 2: Disposizioni strutturali - Elaborati di progetto Le infrastrutture, i trasporti e la logistica 2.1.1 Le infrastrutture, i trasporti e la logistica La rete ecologica provinciale ed il rischio ambientale 2.2.1 La rete ecologica provinciale ed il rischio ambientale Il territorio rurale ed aperto 2.3.1 Il territorio rurale ed aperto Il sistema delle centralità e delle polarità territoriali 2.4.1 Il sistema delle centralità e delle polarità territoriali Il governo del territorio secondo le identità 2.5.1 Gli ambiti identitari 2.5.2 Ambiti identitari ed Unità di paesaggio 2.5.3 Ambiti identitari e Piano Territoriale Regionale
SERIE 3: Disposizioni programmatiche Il Piano delle Identità (Il PTCP delimita 7 Ambiti Territoriali Identitari, individuati quali livelli per la copianificazione dinamica. Detti Ambiti, al fine di promuovere strategie di sviluppo omogenee, sono stati determinati mediante l’accorpamento degli STS tracciati dal PTR secondo la geografia dei processi di autoriconoscimento delle identità locali e di autorganizzazione nello sviluppo) L’Agro nocerino-sarnese La Costiera Amalfitana e la centralità di Cava dè Tirreni L’Area Metropolitana di Salerno La Piana del Sele L’Alto Medio Sele Tanagro e gli Alburni Nord Ovest La Città del Vallo di Diano Il Cilento, Calore, Alento, Mingardo, Bussento e Alburni Sud Est
All’interno
degli
Ambiti
Identitari,
al
fine
di
garantire
l’efficacia
programmatica, si individuano estensioni territoriali minori definite
Paesaggio Identitario,
dell’azione
Unità di
individuate sulla base dei caratteri naturalistici, storico-culturali, insediativi, percettivi, socio-economici, delle reciproche relazioni e delle tendenze evolutive emergenti, anche con riferimento alla “Carta dei paesaggi della Campania” contenuta nel Piano Territoriale Regionale. Il Ptcp individua in via preliminare 46 Unità di paesaggio identitario: 1 MONTI LATTARI - COSTIERA AMALFITANA 2 PIANA DEL SARNO 3 UNITA’ COLLINARE-MONTANO PENDICI PIZZO D’ALVANO 4 UNITA’ COLLINARE DI SIANO 5 UNITA’ MONTE S. LIBERATORE 6 SELLA DI CAVA 7 VALLE DELL'IRNO 8 MONTI PICENTINI OCCIDENTALI 9 PENDICI OCCIDENTALI DEI PICENTINI 10 AREA URBANA DI SALERNO 11 UNITA’ FLUVIALE DEL PICENTINO 12 MONTI PICENTINI ORIENTALI 13 PENDICI SUD-ORIENTALI DEI PICENTINI 14A PIANA DEL SELE 14B PIANA DI PAESTUM 15A UNITA’ FLUVIALE DELLA FOCE DEL SELE 15B UNITA’ FLUVIALE DEL BASSO-MEDIO SELE 16 UNITA’ COLLINARE-MONTANA OCCIDENTALE ALTO SELE 17 UNITA’ FLUVIALE ALTO SELE 18 UNITA’ COLLINARE-MONTANA ORIENTALE ALTO SELE
19 20 21 22 23 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43
UNITA’ COLLINARE-MONTANA SETTENTRIONALE ALTO SELE UNITA’ MONTANA M.TI MARZANO EREMITA UNITA’ FLUVIALE DEL TANAGRO UNITA’ COLLINARE DI SERRE A MONTI ALBURNI NORDOVEST B MONTI ALBURNI SUDEST UNITA’ FLUVIALE CALORE SALERNITANO UNITA’ COLLINARE DI ALBANELLA UNITA’ MONTANA PANTONE PIETRA CUPA-DIFESA SOPRANO-M.VESOLE UNITA’ DELL'ALTO CALORE UNITA’ COLLINARE-MONTANO CAPO LA SERRA VALLO DI DIANO UNITA’ MONTANA GELBISON-CERVATI UNITA’ COLLINARE MONTANO PIETRA CUPA AGROPOLI-OGLIASTRO CILENTO PUNTA LICOSA-MONTE STELLA UNITA’ FLUVIALE ALENTO UNITA’ DI VALLO DELLA LUCANIA AREA DI ASCEA CAPO PALINURO-FOCE MINGARDO MONTE BULGHERIA-COSTA DEGLI INFRESCHI UNITA’ FLUVIALE DEL BUSSENTO UNITA’ COLLINARE-MONTANO ALTO BUSSENTO AREA SAPRESE UNITA’ COLLINARE-MONTANO DI SANZA DORSALE DEI MONTI DELLA MADDALENA
SERIE 4: Disposizioni programmatiche I Piani Settoriali Provinciali (sono i piani attuativi degli indirizzi programmatici di Piano, per materia o per oggetto specifico, costituiscono integrazione del PTCP, e mediante essi il PTCP assolve alla sua funzione di cerniera orizzontale) PSP per la costituzione della Rete Ecologica Provinciale e la valorizzazione delle aree di interesse naturalistico PSP del patrimonio culturale PSP dei Campi Territoriali Complessi (CTC Costiera Amalfitana – CTC Costa Salernitana) PSP delle grandi opere PSP della strada del Parco PSP dei circuiti identitari PSP dei distretti turistici PSP dei Poli di Eccellenza Tecnologico–Produttivi e dei Servizi Superiori del Territorio Avanzato; Programma per il Governo dei Consumi Idrici; Piano Energetico Ambientale Provinciale.
SERIE 2: Disposizioni strutturali - Elaborati di progetto
La rete ecologica provinciale ed il rischio ambientale
La rete ecologica provinciale: elementi strutturali, di progetto ed indicazioni metodologiche * a cura del dott. agr. Michelangelo De Dominicis * Allegato 2 alla Relazione di piano
Analisi strutturale (individuazione delle unità ecosistemiche) La cartografia di piano fornisce prime indicazioni in merito alla collocazione, alle dimensioni, alla forma delle “aree di collegamento”. Il profilo fisico-strutturale della rete è il risultato di uno studio di elementi geomorfologici, idrografici, naturalistici e paesaggistici individuabili da cartografie tematiche. In tale tipo di analisi sono stati utilizzati dati di campo, strumenti cartografici, foto aeree, immagini da satellite, che hanno così permesso, anche attraverso una loro stratificazione attraverso l’uso di GIS, l’individuazione sul territorio delle unità ecosistemiche, del loro grado di isolamento e frammentazione, delle connessioni e delle discontinuità (le «barriere»). I dati relativi all’uso del suolo possono inoltre costituire una solida base di lavoro, almeno per analisi a determinate scale. Il risultato di tale tipo di approccio ha quindi fornito un inquadramento del fenomeno a livello territoriale-strutturale, propedeutico per l’impostazione delle fasi successive del lavoro. Rientrano in quest'ambito le aree di collegamento basate sul reticolo idrografico, quelle forestali, quelle costituite da ambienti naturali lineari. Ambienti che dall'analisi cartografica risultano come non lineari (es. zone umide puntuali) possono invece assolvere alle funzioni di connessione ecologica per specie altamente vagili (a es., gli uccelli, i chirotteri, alcuni gruppi di insetti).
Analisi funzionale (individuazione popolazioni di specie obiettivo) La “connettività”, oltre ad essere determinata da una componente strutturale, legata al contesto territoriale, è determinata anche da una componente funzionale eco-etologica, che è tipica di ogni specie. Le funzioni di collegamento o di barriera degli elementi territoriali sono, di conseguenza, legate alle differenti caratteristiche eco-etologiche delle specie di volta in volta individuate. Le varie eccezioni, legate al comportamento di singole specie nei confronti del processo di frammentazione, della configurazione del mosaico paesaggistico e dell’uso specifico delle aree di collegamento, rendono impossibile l’individuazione di regole generali. L’analisi scientifica di tali processi naturali risulta influenzata anche da differenze a livello intraspecifico ed individuale (ad es.: in funzione dell’età, del sesso e della massa corporea) per cui la complessità risulta tale da sfuggire alla scala di percezione umana che può non coincidere con le esigenze ecologiche delle diversespecie. Tale tipo di analisi con la necessaria conoscenza delle numerose caratteristiche eco-etologiche e della struttura geografica delle popolazioni risulta fondamentale per una corretta individuazione e perimetrazione delle aree di collegamento e richiede tuttavia tempi lunghi, mentre le azioni di pianificazione ambientale, promosse dagli enti territoriali e volte a mitigare le conseguenze della frammentazione, necessitano di tempi più rapidi.
I tipi di aree di collegamento ecologico: indicazioni specifiche Si elencano i tipi di aree specifiche di collegamento ecologico sui quali effettuare le analisi sulle specie obiettivo. Per ciascun tipo di area di collegamento ecologico verranno fornite indicazioni per la conservazione. Tali indicazioni, dovranno essere seguite nell'ambito del necessario coordinamento di norme e interventi finalizzati alla conservazione della natura, alla difesa del suolo e alla lotta fitosanitaria. A- aree in successione spaziale continua Corsi d’acqua. Rete idraulico-agraria. Aree boscate con funzioni di collegamento. Rete delle siepi e dei filari alberati in zone agricole. Rete dei muretti a secco. Rete delle praterie e delle radure. Rete dei corridoi aperti tra dorsali e fondivalle. Sistema delle dune. B- aree in successione spaziale discontinua Rete dei boschi maturi. Rete dei boschetti, delle macchie e dei grandi alberi isolati. Rete delle pozze e delle altre piccole raccolte d’acqua a cielo aperto. Rete delle zone umide. Rete dei rifugi ipogei. Rete dei ruderi, degli edifici abbandonati e degli edifici storici. Colli di bottiglia nei percorsi di migrazione. C- opere per il superamento della frammentazione degli habitat Opere atte a mitigare l'effetto barriera dovuto alla presenza di infrastrutture nel territorio (in particolare lineari). Opere atte a mitigare l'effetto barriera dovuto alla presenza di briglie e altri manufatti di sbarramento lungo i fiumi.
Aree critiche di frammentazione ecosistemica: indicazioni generali Azioni di miglioramento ambientale e deframmentazione Il progetto di Rete ecologica prevede una serie di azioni ed interventi mirati che hanno la finalitĂ di rendere funzionale la rete stessa agli scopi della pianificazione paesaggistica in senso generale e allo sviluppo ecosostenibile del territorio provinciale. Tali indicazioni generali metodologiche possono materializzarsi nei seguenti interventi utilizzabili per la formazione e la salvaguardia di una rete ecologica nelle aree segnalate con presenza di frammentazione ecologica e paesaggistica. Gli interventi riguardano le seguenti categorie di carattere generale: a. interventi di gestione degli habitat esistenti; b. interventi di restauro ambientale e riqualificazione degli habitat esistenti; c. costruzione di nuovi habitat; d. opere specifiche di deframmentazione. Risulta evidente che, per quanto possibile, tali interventi dovranno essere resi coerenti con il progetto di Rete e riguarderanno anche azioni di mitigazione o compensazione legati alla realizzazione di nuove opere.
Interventi di gestione degli habitat esistenti Possono essere qui considerate tutte le azioni gestionali che concorrono al miglioramento della funzionalità ecologica degli habitat esistenti e delle aree a frammentazione lieve; tra cui, ad esempio: – selvicoltura: selvicoltura naturalistica (modalità di taglio, modalità di esbosco ecc.); – agricoltura: riduzione nell’impiego di fitofarmaci, agricoltura biologica, mantenimento di siepi, filari e macchie, mantenimento degli ecotoni; – aree verdi pubbliche e private: gestione razionale delle potature e degli interventi di manutenzione (interventi fitosanitari )ecc.
Interventi di restauro ambientale e riqualificazione degli habitat esistenti Possono essere considerati a tale riguardo tutti gli interventi che concorrono al miglioramento della funzionalità ecologica degli habitat. Tale categoria include interventi per le aree segnalate in cartografia come aree a frammentazione moderata o elevata. Risulta obbligatorio in tale contesto l’utilizzo di specie vegetali autoctone o comunque ampiamente naturalizzate come rinvenibili nell’allegato tecnico del regolamento per l’attuazione degli interventi di ingegneria naturalistica nel territorio della Regione Campania (2002). Alcuni esempi di interventi di questo tipo possono essere: – interventi spondali di rinaturalizzazione e stabilizzazione con l’utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica nei corsi d’acqua; – consolidamento di versanti con tecniche di ingegneria naturalistica; – impianto e/o consolidamento di siepi e filari arborei-arbustivi in aree agricole; – rinaturazioni polivalenti in fasce di pertinenza fluviale; – rinaturazioni in aree intercluse ed in altri spazi residuali; – colture agrarie a perdere per la piccola fauna; – piantagione di essenze arboree ed arbustive gradite alla fauna; – formazione di microhabitat.
Costruzione di nuovi habitat Sono da considerare al riguardo tutti gli interventi che determinano la formazione di nuovi habitat suscettibili di essere inquadrati in schemi di Rete. Risulta obbligatorio in tale contesto l’utilizzo di specie vegetali autoctone o comunque ampiamente naturalizzate come rinvenibili nell’allegato tecnico del regolamento per l’attuazione degli interventi di ingegneria naturalistica nel territorio della Regione Campania (2002). Tale categoria include interventi per le aree segnalate in cartografia di piano come aree critiche di frammentazione ecosistemica; esempi al riguardo sono: – nuovi nuclei boscati extraurbani; – bacini di laminazione; – recuperi di cave; – ecosistemi–filtro; – wet ponds (stagni permanenti) per le acque meteoriche; – barriere antirumore a valenza multipla; – fasce tampone residenziale/agricolo; – fasce tampone per sorgenti di impatto; – fasce arboree stradali e ferroviarie; – filari alberati stradali; – strutture ricreative urbane o extraurbane con elementi di interesse naturalistico; – oasi di frangia periurbana.
Opere specifiche di deframmentazione Tale categoria include interventi per le aree segnalate in cartografia come aree a frammentazione elevata; esempi al riguardo sono: – ponti biologici (sovrappassi) su infrastrutture di trasporto lineari complesse; – sottopassi faunistici su infrastrutture di trasporto lineari complesse; – passaggi per pesci (rampe di risalita e soglie); – formazione di alvei di magra a flusso idrico permanente in situazioni a deflusso idrico critico.