amici del
musical
Les Miserables, Gianluca Cucchiara, Elisabeth, Klimt, Jesus Christ Superstar, The Witches of Eastwick, Hairspray ... e tanto altro ancora!
w e b z i n e
04|2012
Questo numero lo iniziamo in modo speciale: con una filastrocca comparsa qualche giorno fa come status sulla pagina facebook di Pierpaolo Lopatriello - che ringraziamo per la gentile concessione e che meglio di ogni articolo riassume questa eccezionale stagione 2012-13 di musical. Buon divertimento, e buona lettura. Francesco Moretti
Editoriale
All'uomo mascherato e con la rosa in bocca al ritmo del flamenco a Roma ormai je tocca, mentre a Milano cantano - i belli come i brutti le gesta di quell'orco che fa scorregge e rutti. Sempre sotto il Duomo, che certo ne vede tante, a breve tutto il pubblico sarà "febbricitante". A nulla servirà costruir potenti mura, ché tanto già sentiamo ululare una Creatura; baraccone travestite che viaggian nel deserto, un noto transatlantico che affonda in mare aperto, un'emula di Marilyn che lo vuol sempre caldo, direi che il cartellone quest'anno è bello saldo. Se poi ci aggiungi pure un po’ di brillantina, una povera fioraia che però c’ha parlantina, una madre che voleva il successo e non l’ha avuto, un gruppo di operai con un progetto astuto, direi che tutto sembra tranne che ci sia crisi, speriamo dunque abbondino gli applausi ed i sorrisi. E giusto perché tra noi il rito non si perda, pur con volgare rima, a tutti quanti... MERDA. Pierpaolo Lopatriello
Amici del Musical www.amicidelmusical.it sito ideato da Franco Travaglio webzine coordinamento editoriale, progetto grafico e impaginazione Francesco Moretti hanno collaborato Enrico Comar, Laura Confalonieri, Sara Del Sal, Diana Duri, Pierpaolo Lopatriello, Franco Travaglio n. 04|2012 07 ottobre 2012 Dove non specificato, le immagini sono state reperite sul web. Per ogni informazione e/o chiarimento scrivete a: francesco.moretti@gmail.com
Facts & Figures
Les Miserables Klimt Elisabeth Hairspray The Witches of Eastwick Jesus Christ Superstar Dal West End londinese Gianluca Cucchiara La stagione 2012/13
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foto: Lorenzo Gaudenzi
Non chiamateci School Edition Perché l’allestimento BSMT - Comunale di occhiello Bologna de Les Miserables merita davvero di più di Enrico di autore Comar Non testoci sono molte locandine o cartelloni pubblicitari dello spettacolo per le strade di Bologna. Persino all’Ufficio informazioni cittadino non vedo traccia dell’ “evento”, eppure l’atmosfera che si respira sin dal foyer del teatro è quella delle grandi occasioni, con il pubblico in fermento e numerose “facce da musical” (attori, cantanti, addetti ai lavori, ma anche semplici appassionati, volti senza nome già visti diverse volte, magari a Trieste o a Milano, in occasione di altri eventi). La versione presentata in questa cooproduzione tra il Comunale di Bologna e la BSMT è, per questioni di diritti, la School Edition. Ma il nome non tragga in inganno. Per qualità e imponenza, l’allestimento può competere con buona parte di quelli dei principali teatri europei (rivelandosi ben più spettacolare, per esempio, di quello proposto a Innsbruck appena pochi mesi fa).
L’efficace regia di Gianni Marras sfrutta al meglio pochi e significativi elementi scenici, che si fondono con suggestive proiezioni su più livelli (spesso con risultati di grande effetto), puntando molto sulla spettacolarità delle scene di massa (e, con un ensemble di oltre 70 persone, può sicuramente permetterselo) ottimamente coreografate da Marcello Fanni, ma è anche in grado di toccare corde molto profonde nei numerosi momenti intimisti dello spettacolo. L’imponente orchestra del comunale (circa 50 elementi, tre volte quella londinese) è un po’ sacrificata in un arrangiamento che non sempre ne sfrutta le potenzialità espressive e drammatiche. Stefano Squarzina dirige con sicurezza e grande senso della teatralità. Si ostina, a volte, a dilatare i tempi in cerca di una monumentalità che, purtroppo, l’arrangiamento
non possiede, ma è innegabilmente abile nel sostenere e accompagnare attivamente i cantanti in scena e nel creare una perfetta fusione tra la componente musicale e quella scenica, aiutato in questo da un cast eccellente, con interpreti di alto livello (tutti studenti o ex studenti della BSMT) sin dai ruoli minori. Voce nobile, dal magnifico smalto e grande presenza scenica per il Vescovo di Matteo Ferrari, che, pur nelle poche battute del suo personaggio, lascia decisamente il segno. Alessio Schiavo e Federica Ugolini sfruttano fino in fondo (evidenziandole forse troppo, ma questo pare ormai un must di tutte le produzioni di Les Miz) le potenzialità “brillanti” dei Thénardier, avendo comunque cura di non oltrepassare mai la linea del caricaturale
o dell’istrionismo fine a se stesso. Martina Pezzoli, Fantine vigorosa e fiera, ci mette un po’ a far emergere veramente il personaggio. Se I dreamed a dream, forse perché troppo “classica”, troppe volte ascoltata e cantata nei più vari contesti, scivola via senza grandi emozioni, le scene successive vedono un progressivo arricchimento del personaggio che trova il culmine nell’intensa e al tempo stesso delicatissima Fantine’s death.
Alessandro Arcodia ha il difficile compito di esprimere la graniticitĂ e al tempo stesso la complessitĂ emotiva della figura di Javert, ed anche lui pare andare in crescendo nel corso dello spettacolo, trovando il suo apice nel drammatico soliloquio finale del suo personaggio. Spicca, sotto il profilo vocale, il magnifico Marius di Marco Trespioli (probabilmente la voce piĂš bella e interessante della serata) ma le piĂš gradite sorprese sono probabil-
foto: Rocco Casaluci
mente l’ottima Cosette di Giulia Fabbri e soprattutto la magnifica e sfaccettata Eponine di Veronica Appedu. Non è invece affatto una sorpresa l’eccellenza di Riccardo Berdini, che con questo Valjean offre piuttosto una decisa conferma di un talento vocale e scenico da tempo ben noto a tutti gli amanti del musical italiani. “Voglio farmelo tatuare davvero!” scherza Berdini sul “24601” scritto sul petto. Capelli grigi, rughe dipinte e il “marchio” dell’ex forzato in bellavista; persino lo sguardo e le movenze, ai miei occhi, sono ancora quelli di Jean Valjean. O forse invece foto: Rocco Casaluci
sono io a non riuscire a separare l’attore dal personaggio che, per quasi tre ore, mi ha accompagnato nella Francia ottocentesca. è solo durante il caloroso, interminabile abbraccio tra lui ed il regista Gianni Marras, che lentamente vedo riapparire il vero Berdini. “Non mi è venuta bene quella strofa…” insiste ogni volta che cerco di fare un complimento. Non è vero naturalmente, ma alla fine fingo di dargli ragione per poter andare avanti. Cerca di abbozzare qualche frase sulla serata, ma è subito interrotto da nuovi complimenti, nuove strette di mano, torna poi al discorso per-
dendo spesso il filo o interrompendosi per domandare come ci è parsa questa o quella scena, si avvia verso il camerino, per poi tornare sui suoi passi per dire qualcos’altro, che non riesce a concludere la frase a causa di nuove strette di mano, nuovi abbracci con altri membri della compagnia. Capisco che, se voglio ottenere qualcosa, devo aspettare che la situazione si plachi. Mentre lo aspetto all’uscita, incrocio altri membri del cast, alcuni ancora con il trucco di scena sulla faccia, altri già del tutto in borghese, tutti circondati da amici, colleghi o semplici spettatori giunti a
complimentarsi. Mi avvicino ad una coppia di turisti inglesi “in agguato“ di fronte all‘uscita artisti. “Abbiamo visto lo spettacolo a Londra 12 volte” mi dicono “Questo spettacolo è stato fantastico… bellissimo l’allestimento… bravissimi gli attori”. Subito dopo si gettano sul Thénardier della serata, il quasi incredulo Alessio Schiavo, “tenendolo in ostaggio” per diversi minuti. Ed ecco riapparire Berdini, subito assalito. “Il ruolo della vita!” è il suo primo commento quando gli si chiede di parlare del suo personaggio; “tutti gli altri vengono dopo.” E proprio i personaggi sono, sefoto: Lorenzo Gaudenzi
condo Berdini, uno dei punti di forza di questo musical. “Con figure dotate di una tale intensità, di una tale ricchezza emotiva, l’intero spettacolo acquista una forza narrativa e una spinta drammatica di cui lo spettatore i sala non può non accorgersi. Questo richiede naturalmente un notevole impegno ed un lavoro approfondito da parte dell’attore, caratteristiche che troppo spesso in Italia sembrano essere ancora assenti. Siamo infatti ancora legati ad una visione del musical come qualcosa di leggero, trattato con una sorta di superficialità, quando invece il pubblico non solo è pronto, ma esige foto: Rocco Casaluci
qualcosa di diverso; esige quel cambiamento che all’estero è avvenuto da oltre vent’anni e che, per qualche ragione, in Italia non riesce a prendere forma. La Bernstein School ha da tempo lanciato un forte segnale in tal senso, contribuendo a dare vita ad un modo di fare il musical, e di pensare il musical, che secondo me può rappresentare un modello per il futuro di questo genere teatrale in Italia.” “Una macchina da guerra” la definisce Veronica Appeddu, giovanissima interprete di Eponine. “La Bernstein è sicuramente una delle realtà più significative nel mondo del musical in questo paese”.
La incrocio per caso, quasi un’ora dopo, seduta al tavolo di un bar mentre mi allontano dal teatro. Bellissima, dal vivo ancor più che sulla scena, occhi vivaci ed energici e mani in continuo movimento, sprizza entusiasmo e vitalità, malgrado l’ora tarda e l’ovvia stanchezza post-spettacolo. Ci metto qualche minuto per capire di avere a che fare non con una consumata artista di palcoscenico, bensì con una semplice studentessa dell’ultimo anno (Veronica infatti, a differenza degli altri interpreti dei personaggi principali, frequenta ancora la BSMT). Ho fatto gli spettacoli di que-
st’anno, Spring Awekening e Le streghe di Eastwick,“ racconta, “dopodichè ho avuto la possibilità di fare questo musical.” “Shawna (Shawna Farrell, direttrice della BSMT) ha saputo davvero guidarmi nella preparazione del mio ruolo. Ho cominciato a lavorare su Eponine ed in particolare sul brano On My Own dall’inizio dell‘anno, quando ancora l‘ipotesi di questo spettacolo era poco più di una voce. Dopo aver partecipato ai provini ho atteso l‘annuncio del cast, scoprendo con mia grande soddisfazione di essere stata scelta proprio per questo ruolo.” “La Scuola segue un metodo molto foto: Rocco Casaluci
rigoroso nella formazione di noi studenti, seguendoci passo dopo passo e garantendo a tutti noi una preparazione a 360° con una dedizione ed una diligenza che purtroppo, in altre realtà simili, troppo spesso mancano”. Un impegno che, negli ultimi tempi,
foto: Lorenzo Gaudenzi
sembra essere stato comunque premiato, data la proficua carriera di molti talenti sfornati dalla scuola bolognese. “E’ vero.” conferma Veronica. “Finalmente, dopo anni in cui i musical più importanti sono stati quasi sistematicamente affidati ad artisti,
più o meno dotati, provenienti da altri generi, oggi si inizia a dare spazio a giovani di talento, realmente preparati in materia.” Mi avvio verso casa, non prima della mia ultima, banalissima domanda, su quali ruoli le piacerebbe interpretare in futuro.
“Trovo un nuovo personaggio preferito ogni mese”. Non credo esista risposta migliore di questa.
Klimt, ovvero art nouveau in musical La capitale viennese festeggia con un musical il 150° anniversario della nascita dell’artista di Laura Confalonieri Se non fosse morto a 56 anni, quest’anno Gustav Klimt ne compirebbe 150. Ottima ragione per Vienna, sua città natale, di ricordarlo con mostre, gadgets, torte, cioccolatini, champagne - e un musical. La prima mondiale, in effetti, è stata nel luglio 2009 al festival estivo di Gutenstein, ma in occasioni come il centocinquantesimo compleanno di uno degli esponenti di punta dell'Art Nouveau non si sta tanto a sottilizzare; e se alla georgiana Kim Basinger sono bastate nove settimane e mezzo per trasformarsi in un'icona degli anni '80, al californiano Dean Welterlen ne sono bastate solo quattro e mezzo per trasformare tredici cantanti in quadri viventi. Nemmeno gli hanno dato molto spazio: la sala della Künstlerhaus (il più importante circolo artistico mitteleuropeo all’epoca di Klimt, che ne fu membro dal 1891 al 1897, al-
lacciandovi contatti preziosi, che fecero la sua fortuna iniziale) che ha avuto a disposizione è piccola e attigua ad una sala cinematografica. Sarà anche per quello che le uniche scenografie (di Eduard Neversal) sono proiezioni giganti delle opere del festeggiato. La storia scritta da Sissi Gruber, Birgit Nawrata e Niki Neuspiel e musicata da Gerald Gratzer comincia nel 1881, quando Gustav Klimt (impulsivo e convincente: André Bauer), fonda, assieme al fratello Ernst (giovane e esuberante: Georg Prohazka) e all’amico Franz Matsch (affannato: Lucius Wolter), la "Künstler Compagnie": i primi soldi guadagnati vanno alla mamma (Bettina Soriat), gli altri in bagordi. Assieme alle procaci e disponibili modelle Maria "Mizzi" Zimmermann (commovente: Anna Carina Buchegger) e Traudl (Daniela Leh-
ner) appare il Genio (snodata e sinuosa, ma poco in voce: Linda Geider), che, in body stile Liberty e trucco glitterato con tanto di oro, perline e tasselli colorati, mostra la direzione artistica che Gustav prenderà in seguito. Lui, per il momento, le resiste. Durante la festa di fidanzamento di suo fratello con la sarta Helene Flöge (angelica: Regina Mallinger), ne incontra la sorella Emilie (intensa: Sabine Neibersch), ed è conquistato dal suo anticonformismo. Sentono di essere fatti l’uno per l’altra, ma la loro relazione resterà platonica finchè morte non li separi. Durante l'assegnazione a corte della
croce d’oro al merito alla "Künstler Compagnie" da parte del ministro della cultura von Hartel (basso solenne: Dennis Kozeluh), il poliedrico giovane artista Kolo(man) Moser (squillante: Harald Tauber) disturba la festa proclamando che “l'arte a Vienna è come un ca**o ammosciato”, e propone a Klimt di unirsi al suo circolo, che mira ad un rinnovamento radicale. Klimt preferisce l’heavy petting con la baronessa von Erlenauer (convincente: Daniela Lehner). La sua futura cognata Emilie osserva la scena, ne soffre, ma si chiede, in lacrime, “Come può il veleno essere così dolce?” Tempo dopo, la modella Mizzi Zim-
mermann confessa a Klimt di aspettare un figlio da lui. Compare il Genio: tenta di convincerlo a cacciarla e a concentrarsi solo sulla sua arte, ma lui ha occhi e orecchi solo per la sua modella incinta. Le fa promettere di mantenere il segreto, ma non la abbandonerà e non le farà mai mancare niente. Il Genio, infuriato, sparisce. Durante l’inaugurazione della casa di moda delle sorelle Flöge, Emilie e Gustav si ritrovano pericolosamente vicini, ma, un po’ perchè le clienti sono accorse in massa e danno da fare, un po’ perché, alla fine della giornata le due coppie Gu-
stav-Ernst e Emilie-Helene si affrontano in un numero che ricorda molto “Anything you can do, I can do better” (qui, in austriaco: ”Wir können es besser”), la distanza che separa l’amicizia dall’amore è presto riguadagnata. Oltrettutto, Ernst, scosso da una tosse improvvisa, collassa. Morirà in pochi giorni di polmonite. Gustav è convinto che sia stato il troppo lavoro ad ucciderlo, e incolpa l’amico Franz di aver preso le troppe commesse che l’hanno ucciso. La Künstler Compagnie viene sciolta in un litigio. Il Genio ricompare, per suggerire a Gustav di seguire finalmente la sua
creatività e dare inizio ad un nuovo stile di pittura. Lui stavolta l’ascolta e fonda con Kolo Moser la Secessione viennese. Decidono anche di costruire un edificio adatto al movimento - la Secessione, appunto. Sulla porta l’iscrizione: "Al tempo la sua arte / All’arte la sua libertà". Il Genio gongola. L’inaugurazione della Secessione divide i viennesi: tanti trovano le opere in nuovo stile geniali, ma molti di più ne sono scandalizzati. Le signore dell’aristocrazia e dell’alta borghesia, però, fanno da subito a gara per farsi ritrarre da Klimt. Una di loro, Serena Lederer (nata
Pulitzer), la ricchissima moglie dell’industriale August Lederer, diventerà sua mecenate a vita (la perfetta coppia di magnati: una garrula Bettina Soriat e il basso profondo Nicholas Boris Christahl, invecchiato ad arte con un paio di baffoni neri). Anche le sorelle Flöge litigano, rinfacciandosi l’un l’altra di non riuscire ad amare (Helene è vedova da cinque anni e Emilie è sempre e solo un’amica per Gustav Klimt). Franz Matsch e Gustav Klimt si ritrovano per presentare al Ministero delle Belle Arti i pannelli per la decorazione del soffitto dell’aula magna dell’università di Vienna, com-
missionata loro anni prima. Essendo lo stile di Klimt nel frattempo molto cambiato, ed essendo la commissione giudicatrice rimasta molto tradizionalista (gustosissimo il cameo di Harald Tauber nelle vesti del vetusto professore sordo e rincitrullito), la “Filosofia” viene bocciata. Incoraggiato da Emilie, Klimt presenta l’opera all’Esposizione Universale di Parigi e vince la medaglia d’oro. La notte del suo trionfo sale sulla Torre Eiffel, dove l’ha preceduto il Genio. Acrobazie ginniche e vocali sullo sfondo di una Parigi di notte in 3D. Complimenti a Norbert e David Wuchte per le proiezioni. Di ritorno da Parigi trova la sua ex modella Mizzi alla stazione, che gli dice che il loro secondo bambino è morto. Klimt si dispera, ma non sa decidersi a prenderla con sé. La ragazza si ritrova sola, a sfogare il suo dolore nell’intenso “Wie ein Schatten im Nebel”. Le amanti, deve amaramente ammettere con sé stessa, sono solo ombre nella nebbia. Le disgrazie, comunque, anche per i geni non vengono mai sole: davanti casa, Klimt trova tre uscieri del tribunale venuti a prendere i tre pannelli commissionati - e già pagati – dall’università. Lui rifiuta di consegnarli, perché sa già che non verranno esposti all’università. Arriva il ministro von Hartel. Litigano.
Von Hartel si lascia convincere a lasciargli le opere, a patto di riavere indietro le 30.000 corone versate in anticipo. Klimt sa che non riuscirà mai a raggranellare tanto denaro, ma non per questo rinucia a passare l’estate sull’Attersee con Emilie. Sulle sponde del lago Emilie si decide a dichiarargli il suo amore, ma lui la rifiuta, seppure a malincuore. Ha paura di non riuscire ad esserle fedele. Il Genio è in sollucchero: finalmente Klimt è solo suo, e lo spingerà a lavorare senza sosta, alla ricerca di stili sempre nuovi. Lo spinge a dipingere il “Fregio di Beethoven”. Serena Lederer, intanto, rileva per 30.000 corone i tre pannelli mai consegnati all’università. All’esposizione del “Fregio” arriva anche Franz Matsch. Il Genio gli si incolla letteralmente addosso e, sulle note dell'”Inno alla Gioia”, gli fa ammettere di essere inebriato dal nuovo capolavoro del suo ex amico. Quando rivede Gustav, tuttavia, Franz non riesce a non litigarci. Klimt, ormai senza famiglia e senza amici, è in balìa del Genio: viaggia e lavora ininterrottamente, fino a venir colpito da un ictus. Emilie arriva appena in tempo per abbracciarlo e dargli l’ultimo bacio. I costumi di Uschi Heinzl qui sono al meglio: il dipinto più famoso di Klimt prende vita.
Elisabeth, più che mai A Vienna il “nuovo” debutto a vent’anni dalla nascita del musical in lingua tedesca più visto al mondo di Sara Del Sal Compie vent’anni Elisabeth, il primo grande successo targato Kunze e Levay, e festeggia a Vienna, al Raimund Theater.Venti candeline non sono poche e, come accade con i bambini che hanno fatto i bravi, i due papà dello spettacolo hanno deciso di regalargli alcune arie nuove, tra le quali una canzone che parla del Principe Nero Schwarzer Prinz, che viene cantata da Der Tod all’inizio, quando incontra per la prima volta Elisabeth da bambina, intenta a fare l’acrobata con risultati parecchio pericolosi. Una ballata romantica, non un pezzo rock, che permette a Tod di presentarsi: un modo per eliminare il dialogo tra i due in mezzo a familiari urlanti che solitamente aveva luogo. Sono ridotti all’osso ora i dialoghi, la formula è sempre di più quella dell’ Opera Moderna, e quindi stralci di canzoni fanno capolino qua e là, come per la visita all’ospedale psi-
chiatrico, dove ora i pazienti entrano in scena cantando. Se musicalmente si fa ancora più interessante, l’allestimento scenico invece rimane fedele a quello grandioso dell’ An der Wien, il teatro in cui storicamente era nato, ma deve fare i conti con gli spazi più contenuti del Raimund. Ecco che la scena degli scacchi si impoverisce, ma rimangono l’inizio e la fine con il palco che si alza, gira e si inclina, arrivando quasi a chiudersi come un libro. Quello che cambia ha molto a che vedere con l’elevata qualità raggiunta dalle videoproiezioni, che continuano a contestualizzare la storia con una fedeltà sempre più impressionante. Basta pensare alla scena al Prater, nella ruota panoramica. Ora quando Sissi e Franz si dichiarano l’un l’altra sembra di essere davvero in movimento, per non parlare dei castelli o della chiesa, l’Augustiner, in cui si sono
sposati. Sembra di esservi dentro per davvero. Quindi sono vivamente consigliate le visite pre-show alla chiesa e alla residenza imperiale dell’Hofburg, in pieno centro, dove è attiva la mostra permanente dedicata a Sissi, per potere apprezzare fino in fondo l’estrema fedeltà dell’allestimento teatrale ai luoghi e ai vestiti degli Asburgo. Ma torniamo al musical. Elisabeth si presenta come una via di mezzo, tra l’edizione da capogiro dell’An Der Wien e quella da tour tedesca che ha fatto tappa anche in Italia. Il regista è lo stesso Harry kupfer, ma il
costumista è quello del tour, Yan Tax, e gli abiti da favola con l’edera verde lasciano quindi spazio ad altri, fedelissimi a quelli originali, ma chiaramente diversi, seppur di molto superiori rispetto a quelli usati per l’allestimento tedesco. Parlando del cast, sicuramente sono tutti pienamente soddisfatti di Annemieke Van Dam nel ruolo del titolo, ma c’è da rimanere sbalorditi di fronte a Kurosch Abbasi, Lucheni, che se a Trieste sembrava quasi impaurito dal ruolo, ora lo ha finalmente in mano. Diverso il discorso per Der Tod, Mark Seibert. Nell’edizione
da tour si è sempre risparmiato, al punto da risultare la morte meno sensuale che si fosse vista in scena. Ora a Vienna, come per magia, è più generoso vocalmente e riesce persino a sembrare intrigante in qualche scena. Certo, vocalmente non è un fenomeno come quelli che frequentemente si trovano sui palchi viennesi (Borchert, Kroeger, Sarich tanto per citarne alcuni)e quindi quando duetta con Rudolf da grande si vede eccome, anche perché Rudolf, il giovane Anton Zetterholm, è in assoluto il più interessante e dotato del cast.
Buona anche la performance di Franziskus Hartenstein come Franz Josef, il solito ruolo scomodo, perché non riesce a farsi amare dal pubblico nonostante il suo eccellente lavoro. Per il resto, è un cast di livello, ma non necessariamente sempre da brivido, con i “secondi cast” ancora troppo inesperti e fuori parte per dare davvero soddisfazione. Un compleanno quindi ben diverso dalle nottate da capogiro scelte per i Miserabili o per il Fantasma dell’Opera a Londra, dove però non manca la torta di Demel in scena.
Il musical del buonumore A Monaco un allestimento locale di Hairspray nel quale troneggia Uwe Kroeger di Laura Confalonieri Nella vita della teenager Tracy Turnblad è tutto XXL: il girovita, la scatola di cornflakes che mangia ogni mattina, la quantità di lacca "Ultraclutch" che le serve per sfoggiare un'acconciatura alla Jackie Kennedy, la sua mastodontica mamma brontolona Edna, e la sua gioia di vivere, che le fa attraversare cantando e ballando il cadente quartiere di Baltimora dove vive, ignorando i topi che le saettano tra i piedi e l'esibizionista che le apre l'impermeabile davanti, schivando un ubriacone che viene buttato fuori da un bar e perfino coinvolgendo in un numero di tip tap due incappucciati del Ku Klux Klan. Siamo negli anni in cui il reverendo King ha un sogno, e anche Tracy ne ha uno: diventare una star del corpo di ballo della popolare trasmissione televisiva locale Corny Collins Show, sponsorizzata, appunto, dalla "Ultraclutch", sua lacca di fidu-
cia. Prima di riuscirci dovrà dribblarne la produttrice razzista Velma von Tussle e la sua svampita figlia Amber. Ovvio che ci riuscirà. E troverà anche l'amore (manco a dirlo, il primo ballerino del Corny Collins Show). Anzi, riuscirà perfino a forzare le barriere razziali, portando nello show i suoi amici, ballerini di colore. Hairspray è andato in scena per la prima volta nel 2002, cioè in un'epoca in cui gli spettatori avevano già da tempo accettato che non tutti musicals finissero in gloria, ma gli autori Marc Shaiman, Scott Whitman, Marc O'Donnell e Thomas Meehan hanno voluto ripristinare gli antichi fasti e rappresentare un mondo edulcorato e colorato in cui tutto si può basta volerlo. A Colonia l'esperimento en suite era fallito dopo poco più di nove
mesi, 284 rappresentazioni e 3.000 bombolette di lacca. A Monaco questo "musical del buon umore" è sbarcato solo grazie ad una produzione itinerante sponsorizzata dalla regione del Saarland. E in una produzione itinerante, si sa, qualcosa si perde sempre per strada. Chi ha visto lo show a Londra o a New York si sarà sicuramente subito accorto che le scenografie di Court Watson sono tanto "essenziali" da sfiorare il parrocchiale. In compenso sono coloratissime. La regia di Andreas Gergen è pulitina, di maniera, non ha niente del-
l'anarchia del film di John Waters, né dell'esuberanza di quello di Adam Shankman. Gli unici (s)punti originali sono gli ammiccamenti alla piazza di Monaco, con Mr Pinky (un Benjamin Eberling versatile, che interpreta anche il direttore della "Ultraclutch" Mr Spritzer, un secondino e il preside della scuola), lo stilista per taglie forti, che somiglia al compianto Rudolph Mooshammer, e parole come "Hofbräuhaus" e "zuzeln" nel numero (You're) Timeless to Me. Danny Costello coreografa con mestiere numeri di danza Madison, jazz e rhythm'n'blues.
La voce di Conny Braun è quasi troppo "adulta" per farne una teenager credibile, ma la sua Tracy ha davvero il ritmo nel sangue. Jessica Kessler non deve neanche recitare, tanto le viene naturale la sprovveduta Penny Pingleton. E anche se non sono più i vampiri ad invitarla a ballare, nel finale può scatenarsi in lamè. Uwe Kröger ha finalmente trovato il suo ruolo ideale: Edna Turnblad deve cantare poco, muoversi bene e parlare tanto, sfoggiando vis comica senza tema di esagerare. E il teatro si sbellica a vederlo nei panni della casalinga tutta asse e
ferro da stiro prima e tailleur rosa confetto poi. Quando, nel finale, entrerà in scena in tenuta da Marilyn (sempre rigorosamente in rosa), con tanto di neo e vaporosa chioma bionda, sarà l'apoteosi. A proposito: complimenti a Ulli Kremer per i costumi. Il suo (You're) Timeless to Me, inoltre, mostra che la sua partecipazione all'edizione austriaca di Ballando con le stelle ha dato i suoi frutti. Bravo anche Andreas Zaron nei panni del tenero padre e sposo Wilbur Turnblad. La vera star della serata, tuttavia, è Deborah Woodson, che nei panni
di Motormouth Maybelle fa scattare in piedi tutti per un'ovazione nel mezzo del suo assolo I Know Where I've Been. La sua voce è il trionfo del soul. Betty Vermeulen è una caratterista di carattere: la sua perfida Velma von Tussle è uno spettacolo di tulle verde veleno e isteria. La sua mimica (facciale, ma non solo) durante Miss Baltimore Crabs vale da sola il prezzo del biglietto. Tanja Schumann, cabarettista nota al pubblico televisivo tedesco, si fa in tre e convince sia nei panni di Prudy Pingleton, la madre bigotta
e legnosa di Penny, che in quelli dell'insegnante di ginnastica e della secondina del carcere femminile. Eugene Boateng, che sei anni fa ha vinto il castingshow "VIVA Dancestar", è un Seaweed J. Stubbs pieno di swing. Il resto dei comprimari fa il suo dovere senza infamia e senza lode: il Link Larkin di Dominik Hees somiglia tanto a Elvis, Marc Seitz è un Corny Collins vacuo e vanesio, e Johanna Dost una Amber von Tussle bionda al punto giusto. Jeff Frohner dirige con piglio una band di dieci elementi.
Le streghe di Eastwick, incantesimo non riuscito Non convince l’allestimento del musical tratto dal celebre film che ha debuttato al Lubiana Festival 2012 di Sara Del Sal Il Lubiana Festival si apre sempre di più al musical e il primo appuntamento dell’estate è stato con un titolo che in Italia è stato messo in scena solo alla BSMT: Le streghe di Eastwick. Un musical scritto da John Dempsey, sulle musiche di Dana P. Rowe messo in scena in sloveno dal Ljubljana City Theatre, che in passato ha già lavorato su titoli come Cabaret, Il violinista sul tetto o A qualcuno piace caldo. Quando un teatro stabile, nella sua stagione decide di inserire un musical, e di realizzarlo con i suoi attori, corre sicuramente il rischio di non avere a disposizione un buon numero di performer in grado di cantare, recitare e di ballare, e in questo caso, ahimè, era evidente. Nonostante le intenzioni fossero più che buone, in alcuni casi era evidente che mancavano le persone in grado di dare vita a uno spettacolo così complesso. Penalizzate in pri-
mis le coreografie, molto semplici, che erano spesso troppo semplici, e penalizzato anche il canto, soprattutto nel caso dell’attore più giovane, che era in seria difficoltà con la partitura. Meglio il protagonista, Uros Smolej, che ha dimostrato di essere completo e convincente come Darryl Van Horne,che nella versione cinematografica aveva il volto di Jack Nicholson. Brave anche Tanja Ribic nei panni di Alexandra (Interpretata da Cher nel grande schermo), Pia Zemljic, come Jane (Susan Sarandon) era la meno ferrata nel canto, mentre ha tenuto perfettamente il ruolo della timida Sukie (Michelle Pfeiffer) Iva Krajnc. Lo spettacolo, a teatro, ricalca molto il film, e scorre via veloce su melodie che ricordano in molti casi quelle dei classici Disney. La messinscena era scarna, ma l’orchestra dal vivo era di certo una presenza importante. Visto in slo-
veno, lo spettacolo sicuramente perdeva un po’ del suo smalto per tutti coloro che non conoscono la lingua, ma valeva come ottimo esercizio per avere una visione d’insieme. Insomma, un valido assaggio di un titolo, che se ritrovato in scena in paesi con lingue più familiari, potrebbe dare delle soddisfazioni e che ha davvero divertito il pubblico di Lubiana, forse meno abituato al genere, che ha perdonato le parecchie imperfezioni di questo allestimento. Uno dei giochi che si potevano fare durante lo spettacolo era cercare di immaginarlo messo in scena con i performer italiani, perché si, in questo
caso si può tranquillamente dire che avrebbero saputo fare meglio. Rimane comunque apprezzabile che in un paese che non ha tradizione del genere, ci sia un’apertura e vengano realizzati degli spettacoli di questo tipo, con investimenti importanti e con un ensemble davvero numerosissimo.
Superstar, ma solo a metà Tante ingenuità registiche nel Jesus Christ Superstar visto a Lubiana, ma il pubblico gradisce comunque. di Sara Del Sal Di nuovo Jesus Christ Superstar. Location: Lubiana. Continua il “pellegrinaggio” di un titolo davvero gettonatissimo in questo 2012, e, almeno per quanto riguarda il Lubiana Festival, va a segno. Produzione inglese, allestita solo per le date nella capitale slovena, questo spettacolo non finisce di stupire e di mettere in difficoltà. In questo caso la palma d’oro del peggiore tra gli addetti ai lavori se la contendono il regista, Mikal Rand, e il direttore d’orchestra, Nigel Lilley. Con una scenografia scarna, nella quale dominavano delle “fessure” dalle quali c’erano sempre occhi che spiavano o che giudicavano, ma che poteva essere interessante, il regista ha pensato di scegliere dei costumi tradizionali, e si è spesso lasciato prendere la mano. Alcuni esempi? Perché prevedere una scena con l’ensemble impegnato all’interno del tempio a vendere, a
fornicare, a elemosinare, e romperla per mandare il coro a cantare due strofe rivolto al pubblico? Perché allestire la tavola dell’ultima cena con dei bicchieri in coccio e una mega coppa da sacro graal in ottone luccicante degna delle più geniali trovate dei Monty Phyton? Perché fare ricevere le frustate da Jesus e prevedendo che a turno ci fosse un performer con le mani tinte di rosso che lo sfregiasse passando e non stare attento che in certi casi non si presentasse nessuno? Certo, dalla sua ha invece il fatto di avere risolto in modo interessante “Superstar”, con un Giuda in abito, modalità intervistatore televisivo, che provocava incessantemente Jesus, o una crocifissione “a mezz’aria”, forte,molto intensa. Il direttore d’orchestra invece ha rallentato tutto ciò che gli era possibile, accelerando inspiegabilmente contro il povero Ian Virgo, Judas,
proprio nei momenti in cui iniziava a dare corpo a qualche acuto. Il cast era buono, con un Virgo che prendeva confidenza con le note forse non dalla primissima canzone, e con un Jesus, Alex Gaumond, che ha retto bene il ruolo da ogni
punto di vista. Bella la scelta di Portia Emare come Maddalena, che con una voce graffiante ha dato un grande calore al personaggio. Ma le vere sorprese sono stati Tim Oxbrow, che ha dato a Simone una carica e un’energia davvero
coinvolgenti, Vas Constanti che ha interpretato un Erode quasi sadomaso e, il migliore in assoluto, Keiran Hill, un Pilato davvero mozzafiato. Molto interpretato, questo Jesus quindi convinceva,
anche un pubblico non troppo preparato, come quello di Lubiana, che ha applaudito anche nei momenti sbagliati. Ma ci sta. Di fronte a uno dei capolavori di Webber e Rice, l’entusiasmo non manca mai.
Alcune foto di My Fair Lady alla Royal Albert Hall
Autunno nel West End Dopo Phantom e Les Miz, anche My Fair Lady va in scena in versione concerto, mentre l’autunno nel Wes End scalda i motori di Diana Duri Ormai da anni da luglio a settembre l’appuntamento è fisso per tutti gli amanti della musica: ci sono i BBC PROMS alla Royal Albert Hall. Per la prima volta quest’anno gli organizzatori hanno deciso di inserire un musical nella programmazione e la scelta è stata vincente. Tutto esaurito il 14 luglio per My Fair Lady in versione “semi-staged” come indica il programma stesso. Sulla scia di Les Miz per il 10° e 25° anniversario e The Phantom of the Opera in scena proprio qui il 1° ottobre 2011 per il 25°, l’intero cast di 60 elementi ha eseguito l’intero musical, con costumi e oggetti di scena accompagnati dall’orchestra dei BBC PROMS. La cornice magica e calda della Royal Albert Hall è ormai rodata ad ospitare ogni tipologia di evento e spettacolo, dai concerti classici alla danza dell’English National Ballet, agli eventi sportivi, al musical.
La performance è stata piena e avvolgente degna del West End. Vediamo velocemente che succede a Londra in quest’ autunno: alcuni cambiamenti e alcuni titoli fissi. Nel West End Matilda the Musical regna sovrano incontrastato dallo scorso novembre, nessun biglietto scontato. Nessuna offerta. House full ogni week end, i biglietti si trovano un mese per l’altro. Les Miz e Phantom resistono da 27 e 26 anni, The Lion King continua il successo per le famiglie seguito da Shreck; We will rock you resiste a ritmo di rock e Rock of Ages prosegue - per ora. Il mago di Oz è finito e al London Palladium sta arrivando A Chorus Line, un grande titolo americano che torna nel West End. Il 1° settembre si è concluso Chicago, in scena da 15 anni. All’ultima emozionante perfor-
mance c’è stata una reunion di grandi star e performer del passato tra cui anche la famosa Ruthie Hanshall. Farà effetto non vedere più quelle foto accattivanti sul poster in bianco e nero proclamare “The hottest show in town!”. Mamma mia si sposta al Novello Theatre a Aldwich per lasciare posto prima a Let it Be, altro bio musical dedicato ai Beatles, e poi all’atteso fenomeno americano The
Book of Mormon in arrivo a gennaio 2013. Lungo The Strand al Savoy e all’ Apollo Theatre arriveranno Viva Forever - il musical delle Spice Girls - e Il diario di Bridget Jones dal noto e omonimo film; all’Adelphi da novembre è atteso Bodyguard. Il film kolossal tratto da Les Miserables invece uscirà a metà gennaio 2013 in UK.
Non dividere mai musica e storia A tu per tu con Gianluca Cucchiara, autore di tanti musical ed ora impegnatissimo con i Sunday Recovery di Franco Travaglio Il creativo del musical che incontriamo in questo numero è Gianluca Cucchiara. Autore e compositore a tutto tondo, è stato uno dei primi musicisti a mettere il suo multiforme talento al servizio del teatro musicale, collaborando con la Compagnia della Rancia ai suoi primi musical originali italiani. Attualmente si è preso un pausa dal teatro musicale per dedicarsi a un’altra grande passione: la musica rock. E come ci racconta l’ha fatto trasferendosi in una delle patrie della musica e del musical, Londra. Tu provieni da una famiglia piena di talento e legata indissolubilmente al teatro musicale, come hai vissuti i primi approcci al teatro, alla musica, alla composizione? In modo totalmente spontaneo. Il primo musical di mio padre, Tony, è Caino e Abele del '72; a Caino e Abele ne sono seguiti tanti, quindi in qualche modo ho sempre vissuto questa
dimensione. Il primo pianoforte è stato un regalo di mia nonna, a sette anni ho iniziato a studiare ma sopratutto ad ascoltare tanta musica. A casa mia si sentiva di tutto. Avevo tre grandi passioni: il rock, la musica classica ed il teatro musicale. Comporre è stato un passaggio automatico e sicuramente la musica di mio padre mi ha influenzato tantissimo, stare con lui voleva dire assorbire continuamente nuovi spunti. Ho iniziato molto presto a scrivere anch'io, finché a sedici anni ho collaborato per la prima volta alle musiche di un suo musical, Don Chisciotto di Girgenti, da lì non mi sono più fermato. La tua carriera ha spaziato in vari ambiti, dalla musica pop alle colonne sonore, dai musical a opere teatrali di più ampio respiro qual è stato il principio ispiratore che ha unito la tua carriera? Credo il gusto. Non saprei dire precisamente cos'è l'ispirazione, è uno
stato d'animo che ti permette di dare forma a qualcosa che prima non c'era. Ma l'ispirazione col passare degli anni si lega indissolubilmente all'esperienza, al “mestiere”. Come dici tu ho composto generi assolutamente diversi. Per citare alcuni tra i musicals che ho scritto: Mac Gregors era ambientato nella Scozia del 1600, L'altra Cenerentola era una totale dissacrazione di una tra le favole più famose, Le notti di Cabiria a Roma negli anni '50, Dance!, raccontava di una sfida tra due compagnie, una di balletto classico ed una di hip hop. Ogni volta che iniziavo e inizio a scrivere qualcosa cerco sempre di circoscrivere un
ambito, di tenere una unità di stile, una coerenza musicale e soprattutto studio il terreno in cui mi devo muovere. Essendo stati ambiti così diversi forse l'unico principio ispiratore è stato il mio gusto, la mia maniera di comporre, la mia continua ricerca di un accordo che arriva e che ti spiazza, e soprattutto la convinzione che nel teatro musicale la musica sia assolutamente un mezzo per fare arrivare una storia. A quali spettacoli ti senti più legato? Domanda difficile, direi “a tutti” ma se devo scendere nel particolare Mac Gregors, è stato il primo musical, avevo 19 anni quando ho iniziato
a lavorarci, la storia era tratta da un libro di racconti di Max Bartoli che aveva anche scritto il testo, e dopo quattro anni è stato presentato all'INTAR Theatre di New York con la regia associata di Saverio Marconi e Baayork Lee, nel cast Angela Christian (The woman in white) e supervisore alla musica Gordon Harrell (Fosse, City of Angels, La Cage aux Folles). Due mesi a New York, una delle mie città preferite, con interpreti e collaboratori di altissimo livello. Davvero una esperienza incredibile. Raccontaci della tua partnership artistica con Saverio Marconi, con due opere di grande impatto come Le Notti di Cabiria e Dance! Come mai oggi è
diventato così difficile vedere a teatro opere veramente nuove? Come faccio??? Dovrei parlare per un mese di fila! Saverio per prima cosa è un grande amico, come dicevo prima la nostra collaborazione è iniziata nel '95 con Mac Gregors a New York. La Rancia per me era il mito italiano del Musical quindi ero veramente felice di lavorare per loro. Tornati da New York Saverio mi ha subito chiesto di iniziare a scrivere le musiche per Notre-Dame de Paris ma la Disney è uscita col cartone l'anno dopo e quindi abbiamo accantonato l'idea. La cosa che più mi piaceva di Saverio, e che mi faceva sentire molto simile a lui, era
l'umiltà e il rigore con cui affrontava il suo lavoro. Mi diceva sempre che dovevamo imparare dai grandi e quindi viaggi continui in Inghilterra, in America dove vedevamo anche 6 spettacoli a settimana, collaborazioni con giganti del musical internazionale, per citarne alcuni Ted Sperling, che ha fatto la supervisione musicale di Dance!, e Mark Hummel che a fatto i “dance arrangements” sempre per Dance!,. Tornando al '96 Saverio stava lavorando alle Notti di Cabiria, la musica era stata affidata ad un altro compositore che poi però è uscito dal progetto, quindi un mese prima dall'inizio delle prove mi ha chiesto se volessi scrivere io la musica di Ca-
biria, naturalmente ho accettato. Amavo Nino Rota e il suo connubio con Fellini, la sfida era ancora più interessante. Per un mese di fila abbiamo lavorato io, Saverio e Chiara Noschese, che oltre ad essere un'attrice straordinaria è anche una bravissima lyricist ed ha scritto i testi delle canzoni, così in un mese è nato Le Notti di Cabiria. L'anno dopo, o forse due con la stessa “formazione” Marconi-Noschese-Cucchiara abbiamo scritto Dance!, trasposizione teatrale di Molto Rumore per Nulla con in scena Chiara, Raffaele Paganini e Renata Fusco. Uno spettacolo esilarante e commovente allo stesso tempo. è stato veramente impegna-
tivo ma ne è valsa la pena. Provo a rispondere alla domanda: il perché oggi sia diventato difficile vedere opere veramente nuove forse sta nell'inflazione di musical che c'è stata in italia. Quando il genere ha iniziato a funzionare e ad incassare tutti hanno voluto farlo, quindi spesso la qualità delle cose proposte era scadente e la gente ha preferito scegliere i grandi titoli alle nuove produzioni. Peccato, ci vorrebbe una patente per tutto! Qual è il progetto che ti è rimasto nel cassetto e vorresti mettere in scena? Come tutti gli autori ho un cassetto stracolmo. Scrivo in continuazione. Però una cosa c'è, ho scritto tanto
per il teatro, musicale e di prosa, per la televisione, pubblicità, discografia, ora mi piacerebbe scrivere anche per il cinema, ma non ho mai veramente cercato una strada. Quale grande musical ti piacerebbe aver scritto? Into the woods. Quale consiglio daresti a un giovane compositore che si vuole affacciare alla ribalta del teatro - musicale e di prosa – italiano? Ascoltare tanto ed analizzare tanto i grandi autori. Non perdere mai di vista il fatto di dover raccontare una storia. La musica in teatro non è una cosa a sé stante, la musica è parte del racconto, la musica è il via-
tico della storia. Sembra la scoperta dell'acqua calda, ma spesso mi capita di sentire o vedere opere dove c'è un totale scollamento tra il contesto e la musica. Qual è il più grande problema e la più grande opportunità del teatro italiano attuale? Come viene considerata la cultura in Italia rispetto al mondo anglosassone in cui da poco ti trovi a lavorare? Un'altra domandina facile facile, mi vuoi proprio bene! Da un punto di vista artistico, per quanto riguarda il teatro “musicale”, in Italia c'è ancora il problema della mancanza di quella divisione totale di ruoli che è alla base del mondo del musical anglosassone. Mancano gli specialisti, e parlo soprattutto del production team. In Inghilterra esiste una figura precisa per ogni aspetto della produzione, in Italia c'è ancora la cultura del “minimo indispensabile”, questo naturalmente a discapito della qualità. E non sto parlando di interpreti, adesso anche in Italia il livello si è alzato di parecchio. L'obiettivo dovrebbe essere quello di produrre musical con uno standard qualitativo molto alto, curando ogni minimo aspetto della produzione, solo partendo da un livello alto un genere può avere adito ad essere riconosciuto come patrimonio culturale. Ma ancora non si può per vari motivi. Il musical non è riconosciuto al livello dell'opera e le
compagnie di produzione sono per lo più di privati. Il mercato ancora non consente ai privati di fare investimenti enormi come succede nel teatro anglosassone, dove i musical sono stanziali, ovvero rimangono in scena per svariati anni. A Londra il musical è una fonte di ricchezza enorme per la città stessa, gli spettatori sono per lo più turisti e si parla di migliaia di persone al giorno che portano ricchezza al paese, perché c'è un sistema, che parte dalle case di produzione e che arriva alle istituzioni, che promuove, coopera ed agisce a favore del teatro musicale. Ma questo naturalmente è un processo che ha bisogno di anni per avviarsi, quindi spero che la più grande opportunità del musical italiano sia quella di iniziare a ragionare tutti in questo senso. Parlaci delle tue ultime opere, dall'innovativo Troglostory fino alla tua avventura nella musica rock. Innovativo... mmm si, in effetti lo è, non so per quale motivo ma sicuramente Troglostory è innovativo! è il terzo lavoro che scrivo con mio padre: L'Altra Cenerentola, Il Conte di Montecristo e Troglostory. Quest’ultimo è una rivisitazione di Romeo e Giulietta, ma la storia si svolge nell'età del fuoco: due tribù rivali, il motivo della contesa è la scoperta del fuoco appunto da parte di una delle due. L'ambientazione è suggestiva. Gli interpreti si muovono in maniera
animalesca, un mix tra The Lion King e la tribù dei Na'vi di Avatar su uno sfondo di crateri fumosi... Scrivere la musica per Troglostory è stato veramente divertente, la novità per me è stata il dialetto agrigentino, mettere in musica il siciliano è stato affascinante. A livello armonico melodico è un musical molto “classico”, anche se sicuramente ci sono forti riferimenti a Stephen Sondheim che è uno dei miei autori preferiti. A livello di orchestrazione è stato impegnativo; strumenti etnici di tutti i tipi, a fiato a corda a percussione uniti ad una orchestra sinfonica. Un cast notevole, Annalisa (mia sorella), Anna Malvica, Angelo Tosto, Luca Notari, Silvia Specchio, Giulia di Domenico e Giacomo Buccheri tra gli altri. Troglostory è un lavoro che mi ha molto gratificato, cui sono davvero legato (forse perché è l'ultimo musical che ho scritto, ad oggi?). La mia avventura nella musica rock invece (e qui mi prendo un po' di spazio) nasce due anni fa, subito dopo aver finito la direzione musicale dei Promessi Sposi Opera Moderna! Dopo tanto teatro, avevo voglia di tornare al rock, una delle mie grandi passioni. Sono cresciuto tra l'altro ascoltando band storiche come Led Zeppelin, Deep Purple, Doors, fino ad arrivare ai più attuali Radiohead, Porcupine Tree, Muse, Alice in Chains, A Perfect Circle, Nirvana... (ce ne sarebbero troppi da citare) che avranno
grande influenza su questa produzione. Due anni fa dunque decido di scrivere dei pezzi e inizio a lavorare ad un disco. Al progetto aderisce come cantante e lyricist Mirko Petrini, mio caro amico e collega, (tra l'altro anche lui viene dal musical, ci siamo conosciuti durante un riallestimento di Caino e Abele). A seguire Fabio Staffieri alla Chitarra, Emanuele Nazzaro al Basso e di recente Alessio Barelli, un ragazzo inglese ma di origini di Viterbo, alla batteria subentrato al nostro primo batterista Fabio Testaferrata. La band è fatta. I Sunday Recovery. Per un anno lavoriamo ai testi, alla stesura e gli arrangiamenti degli undici pezzi che diventeranno il nostro album di debutto Coma, che annovera una partecipazione del bassista britannico Colin Edwin (Porcupine Tree), prodotto da Mazepa Records, la mia etichetta, in associazione con Giovanna Romagnoli, una persona speciale, che mi ha dato fiducia e che peraltro aveva co-prodotto Dance! Coma racconta del disagio dei nostri tempi, il coma della società, delle pressioni psicologiche che subiamo continuamente, ma parla anche di una umanità pronta a reagire, alla ricerca dell'individuo, un uomo che non vuole più essere il “gioco privato” di qualcuno o di qualcosa e si libera dalle convenzioni, dagli stereotipi e dalle leggi di massificazione. Alle lyrics del disco collabora tra l'al-
tro un bravissimo paroliere inglese che viene dal musical, Andrew James Whelan. Decidiamo con i Sunday di missare il disco a Londra agli Sphere Studios, una delle sale di incisione più importanti della capitale inglese, (Queen, Muse, Adele, Script tra i clienti della sala). Il mix è affidato al fonico e proprietario dello studio Francesco Cameli. Il mastering lo fa John Davis al Metropolis Group di Londra. A Novembre 2011 Coma esce in Inghilterra e distribuito in tutto il mondo su iTunes. I Sunday Recovery cominciano il tour in Inghilterra, ci trasferiamo a Londra in blocco a Settembre 2011 e le date dei concerti da una decina diventano sem-
pre di più fino ad arrivare ad una cinquantina nella scorsa stagione, di cui la maggior parte a Londra. Tra il locali dove abbiamo suonato alcuni sono nella storia del rock inglese: il 100 Club, la Scala,Water Rats, Bull and Gate, Clapham Grand, Underworld. Dopo il tour le prime conferme di critica, i blog e le testate musicali inglesi iniziano a notare e recensire i Sunday! A seguire arriva l'Indi-week di Dublino e il Surface Festival a Londra dove arriviamo in semifinale. Proprio in questi giorni sta iniziando una campagna promozionale in Italia, curata dall'agenzia Lunatik (Verdena,Teatro degli orrori) e il tour inizierà nel 2013. Nel frattempo
altri concerti a Londra e ad Amsterdam dove da poco abbiamo chiuso un contratto con una agenzia di booking olandese. Questa la mia avventura nella musica rock! E' possibile ascoltare i pezzi, vedere video etc. su www.facebook.com/sundayrecovery Ho fatto un po’ di advertising??? Quali sono i tuoi prossimi progetti? Qui a Londra ho iniziato a collaborare da un po' di mesi con un produttore che si chiama Andy Wright, per lui ho realizzato vari lavori come arrangiatore tra cui gli archi di un paio di brani del prossimo Cd di Mick Hucknall (Simply Red). Sto già lavorando ad un adattamento di Troglostory in inglese che si chiamerà A New Dawn, sempre con Andrew
Whelan, poi un EP di Folck-Rock con Annalisa, mia sorella, dal titolo Freddo Argento e naturalmente il secondo Cd dei Sunday Recovery che uscirà nel 2013 sempre in coproduzione con Giovanna Romagnoli. Se vincessi all'enalotto, a quale progetto musicale o teatrale ti dedicheresti? Non lo so, probabilmente inizierei a svuotare un po' il cassetto, ma non saprei da dove cominciare e quindi spenderei tutto in viaggi in giro per il mondo. Il nostro lavoro è importante ma ci sono altre mille cose!
la
stagione
2012/2013 a cura di Francesco Moretti
invia le tue segnalazioni - notizie, stage, workshop, audizioni... a francesco.moretti@gmail.com
le novità La febbre del sabato sera Gli anni Settanta, la disco music, e quel dito puntato verso il cielo: la Stage quest’anno punta all’operazione nostalgia con la versione teatrale di uno dei film cult per più di una generazione. Con Gabrio Gentilini a rinverdire passi e movenze di John Travolta, regia di Caroline Brouwer. Dal 18 ottobre al Teatro Nazionale di Milano.
Shrek - il musical Da uno dei film d’animazione più visti di tutti i tempi, dissacrante, spassoso e ingombrante arriva la versione teatrale che ha per protagonista uno sgraziato orco verde e un irresistibile contorno di personaggi. Con Nicolas Tenerani nella parte principale e Alice Mistroni nei panni di di Fiona. Regia di Ned Grujic e Claudio Insegno. Dal 9 ottobre al Teatro Nuovo di MIlano.
Frankenstein Junior Il film stra-cult di Mel Brooks, già sbarcato a Broadway, si prepara ad invadere i palcoscenici italiani con la versione teatrale italiana firmata dalla Compagnia della Rancia. Un cast all-star capitanato da Giampiero Ingrassia (dottor Frederick Frankestein) e Giulia Ottonello (Elizabeth) con la regia di Saverio Marconi. Dal 24 novembre in tournee.
Titanic - il musical Da uno dei naufragi più celebri della storia, un musical inedito scritto da Federico Bellone e Cristiano Alberghini per raccontare un grande affresco fatto di persone, drammi ed eroismi, lontano dai cliché dell’omonimo film campione d’incassi. Con Danilo Brugia e un inedito tema musicale scritto da Ennio Morricone. In tournee dal 21 ottobre.
le novità Gipsy Loretta Goggi torna sulle scene con il musical che racconta la storia di una madre che fa di tutto per vedere trionfare la figlia Gipsy sulle scene. Scritto da Arthur Laurents, con musiche di Jule Styne e liriche di Stephen Sondheim, è uno dei grandi classici di Broadway. Adattamento e regia di Stefano Genovese, in tournee dal prossimo 12 gennaio.
W Zorro - il musical Fabrizio Angelini e Gianfranco Vergoni portano sulle scene la storia dell’eroe mascherato che sarà interpretato da Michael Altieri. Dopo Pinocchio e Aladin, è il nuovo musical scritto da Stefano D’Orazio e Roby Facchinetti. Il cast, per la parte dei duelli a colpi di spada, sarà allenato dal campione Stefano Pantano. Dal 6 ottobre in tournee.
Sugar Definita come “la migliore commedia della storia del cinema”, A qualcuno piace caldo torna sulle scene italiane con la regia di Federico Bellone che dirigerà Justine Mattera, Christian Ginepro e Pietro Pignatelli nei ruoli che furono di Marilyn Monroe, Jack Lemmon e Tony Curtis. Musiche di Jule Styne e canzoni di Bob Merrill, nei teatri dal 10 marzo 2013.
My Fair Lady Massimo Romeo Piparo dirige il revival di uno dei musical più conosciuti e amati, in collaborazione con il Sistina, portando in scena Luca Ward e Vittoria Belvedere e la sempreverde favola della fioraia sguaiata e rozza trasformata in una vera signora da un ostinato e burbero professore di fonetica. In tournee dal 7 dicembre.
le novità The Full Monty In tempi di forte crisi economica anche lo spogliarello può essere una valida alternativa per ragranellare uno stipendio. Da un film celeberrimo, Massimo Romeo Piparo ri-propone la versione teatrale italiana calandola nella realtà industriale torinese. Pietro Sermonti, Sergio Muniz, Gianni Fantoni tra gli interpreti per un libretto di Terrence McNally e musiche David Yazbek. Dal 29 gennaio 2013.
L’acqua cheta - il musical Una delle più conosciute e amate operette di Giuseppe Pietri, datata 1920, si trasforma in musical grazie alla Prato Film Commission e ad un gruppo di interpreti d’eccezione, tra i quali spiccano Silvia Querci, Francesca Taverni e Cristian Ruiz che firma anche le coerografie. Debutto a Prato il 24 novembre, poi in tour.
Biancaneve il Musical Sarà Martha Rossi a vestire i panni di Biancaneve nella ripresa del musical di Daniele e Lorenzo Biagini, con la regia di Enrico Botta. Una rilettura della fiaba dei fratelli Grimm che la trasforma in un originale family show. Nel cast Gianluca Roncari (principe), Susanna Pellegrini (regina) e Simone Sibillano (cacciatore). Dal 24 novembre in tournee.
Grease L’ormai intramontabile evergreen della Compagnia della Rancia ritorna sulle scene italiane, per il 15° anno, con un nuovo cast capitanato da Riccardo Berdini (Danny), Serena Carradori (Sandy) e con la partecipazione di Floriana Monici (Rizzo). Regia ancora una volta di Saverio Marconi, coadiuvato da Marco Iacomelli. Dall’8 novembre in tournee.
le riprese La Cage Aux Folles Massimo Romeo Piparo riprende lo show tratto dal celeberrimo “Il vizietto” con due nuovi protagonisti: Enzo Iacchetti e Marco Columbro. Una storia che diverte, commuove, sorprende, ambientata nel locale che dà il titolo al musical, sulla Costa Azzurra nel pieno degli Anni Settanta. Dal 30 novembre in tournee.
I Promessi Sposi Il più grande romanzo storico italiano, nella versione Opera Moderna voluta da Michele Guardì con le musiche di Pippo Flora, torna nei teatri italiani con Graziano Galatone nei panni di Renzo e Noemi Smorra in quelli di Lucia. Scenografie rotanti e colossali, coro e numerosissimo cast per celebrare con fasto una storia che parla di Amore, Fede, Potere e Giustizia. Dal 15 novembre.
Peter Pan Manuel Frattini tornerĂ a volare sulle teste degli spettatori nella ripresa di Peter Pan, il family-musical dedicato al ragazzo che non voleva crescere con le musiche di Edoardo Bennato riarrangiate in chiave poprock. Regia di Maurizio Colombi, nel cast anche Pietro Pignatelli nel ruolo di Capitan Uncino. Dal 9 novembre in tournee.
Oblivion Show 2.0 il sussidiario Un frullato di comicitĂ surreale, canzoni, parodie, musica condito con tanta eleganza e irriverenza dai cinque irresistibili menestrelli moderni Borciani-Calabrese-FolloniScuda-Vignarelli. Uno spettacolo che non ha paura di mescolare Shakespeare e Manzoni, Lady Gaga e Tiziano Ferro, Pinocchio e il Quartetto Cetra. Dal 23 ottobre in una articolatissima tournee!
le riprese Sindrome da Musical Manuel Frattini ripropone lo spettacolo in cui si... autocelebra portando in scena i protagonisti dei musical da lui interpretati: Pinocchio, Aladdin, Robin Hood, Peter Pan, Gedeone, Seymour... Da un’idea di Lena Biolcati, con la partecipazione di Silvia di Stefano, la regia di Adolfo Lambo e un cast di sei performer. Dal 15 febbraio 2013.
Priscilla - la regina del deserto Torna a grande richiesta il piÚ sgangherato e colorato e irriverente bus di nome Priscilla e la sua travolgente avventura on the road nel deserto australiano. Dall’omonimo film cult, un irresistibile juke-box musical che celebra non solo una storia di amicizia e amore, ma anche un decennio di canzoni - gli anni Ottanta e dintorni - che hanno fatto epoca. Dal 6 novembre di nuovo a Milano e poi in tour.
The Rat Pack Live from Las Vegas The Rat Pack è il nome con cui negli anni Cinquanta veniva chiamato un eccellente gruppo d’artisti americani: Frank Sinatra, Dean Martin e Sammy Davis Jr. a cui si aggiungevano Joey Bishop e Peter Lawford. Un nome non troppo carino (la traduzione letterale è “branco di ratti”) inventato da Lauren Bacall dopo aver visto il gruppo – che era unito da una forte amicizia oltre che dalla passione per la musica – al ritorno da una “notte brava”. Questi artisti amarono condividere la scena e spesso fra gli anni Cinquanta e i Sessanta si esibirono a Las Vegas, con un successo tale che le loro serate divennero una delle principali attrazioni della città. Attraverso una compilation di canzoni meravigliose, cult della musica del Novecento, lo spettacolo restituisce lo charme e le voci di Frank Sinatra, Sammy Davis e Dean Martin: rincontreremo così il carisma inarrivabile di “The Voice”, la calda nostalgia di Dean Martin e la frizzante simpatia e versatilità di Sammy Davis, protagonisti di una partitura intessuta delle note di capolavori come The Lady is a Tramp, Mr Bojangles, I’ve Got You Under My Skin,That’s Amore, Everybody Loves Somebody Sometime, New York New York, Fly Me to the Moon, Sway,Volare, My Way, Memories are Made of This... The Rat Pack Live from Las Vegas sarà al Politeama Rossetti di Trieste, dopo una tenitura natalizia al prestigioso MuseumsQuartier di Vienna, dal 3 al 6 gennaio 2013.
dall’estero Swan Lake on Ice A Trieste in esclusiva nazionale, reduce da una serie di repliche trionfalmente “sold out” a Londra, nella prestigiosa Royal Albert Hall, Swan Lake on Ice non ha nulla a che fare con i classici ice-gala: è infatti uno spettacolo di altissimo calibro che intreccia danza e pattinaggio, teatro e musica a raffinatissimi effetti, tanto che è stato il primo show sul ghiaccio ad ottenere prestigiosi premi internazionali di teatro. Il direttore artistico e coreografo Tony Mercer, rifugge infatti per le sue produzioni dal kitsch e dall’acrobatismo sportivo: i suoi consulenti creativi sono atleti olimpionici, e sono capaci di far esprimere al massimo le potenzialità atletiche degli oltre trenta eccellenti danzatori in un linguaggio coreografico necessario, significativo, elegante. Ne saranno dimostrazione le splendide spirali dei cigni sul lago, che enfatizzano la suggestione di queste meravigliose figure: ogni loro movimento – le braccia flessuose, i moti obliqui del capo – è un segno, una poesia, intrinsecamente legata alla narrazione e alla musica. Swan Lake on Ice offre poi un sontuoso e mutevole impianto scenico, impreziosito da raffinati e moderni effetti luce e una ricchezza rara di costumi, per raccontare – sulle note dell’insuperabile partitura di Ciajkovskij – una delle favole più romantiche e sognanti della tradizione europea, quella del contrastato amore fra Odette e il Principe Sigfrido, un sentimento tanto forte da vincere l’incantesimo di un perfido mago. Al Politeama Rossetti di Trieste dal 26 febbraio al 3 marzo 2013.
news Il fantasma di Canterville Si sono tenute al Teatro Concordia di Venaria le riprese de Il Fantasma di Canterville, family-musical di Franco Travaglio con la regia di Marco Iacomelli, che ha visto protagonisti oltre 20 allievi della Scuola di Formazione dell’Attore di Torino. L’opera arrichirà la collana di teatro educativo che Accademia dello Spettacolo di Torino distribuisce gratuitamente in DVD in oltre 30.000 istituti scolastici in Italia.
iMusical Una nuova realtà che vuol diventare punto di riferimento per tutto quanto è musical in Italia: scuole, audizioni, incontri, spettacoli, notizie, formazione, integrando canali tradizionali e l’ormai irrinunciabile web 2.0 con la sua galassia di social network. è iMusical, il portale che ha debuttato - preceduto da una serie di videointerviste ai protagonisti del musical italiano - lo scorso 1° ottobre.
SONO APERTE LE AUDIZIONI
Per il cambio cast della produzione tedesca di Tarzan Disney 2013 con musiche di Phil Collins:
OPEN CALL AUDIZIONE PER BALLERINI/E : cerchiamo
Ballerini/e esperti, in forma, con ottima tecnica in danza moderna/contemporanea. Si cercano ballerini/e con capacità acrobatiche specialmente nella parte superiore del corpo: con conoscenza di forme di danza che siano molto atletiche e fisiche. La capacità canora rappresenta un bonus ma non è necessaria. A tutti i ballerini/e nello show verrà richiesto di eseguire danza aerea.
QUANDO & DOVE: Lunedi 12 Novembre 2012 Martedi 13 Novembre 2012
Roma: Maison de la Danse - Via Assisi 37 Milano: OnStage - Via Rutilia 10/8
Le prenotazioni saranno dalle 09.00 alle 10.00. Prepararsi a rimanere per l'intera giornata. I ballerini/e indosseranno abbigliamento adeguato alla danza e dovranno essere pronti a danzare a piedi nudi. Portare ginocchiere per l'audizione. I capelli dovranno essere tenuti raccolti, e non dovranno in nessuna situazione coprire il viso. Il canto non è richiesto per i ballerini/e, ma se viene offerto durante l'audizione e il candidato desidera cantare viene richiesto di preparare 1-2 canzoni pop e di portare i relativi spartiti per il pianista (no mp3 o basi). I ballerini/e possono presentarsi direttamente all’audizione con foto e cv. E’richiesta solo la Vs conferma di partecipazione via mail a cattaneocasting@gmail.com
AUDIZIONI SU PARTE PER CANTANTI SI ACCETTANO DOMANDE PER I SEGUENTI RUOLI: Cantanti solo su appuntamento.
TARZAN: maschio, caucasico, ventenne. Altezza: 1.78 min. Estensione SI 3-SIbem5. Voce tenore con grande espressività ed emozionalità pop/rock. Tarzan è affascinante, sexy, vulnerabile, animalesco, misterioso, curioso, innocente e con una grande carica umana. Fisicamente massiccio ma tonico, come un nuotatore: NON un culturista. Tarzan deve essere agile, coraggioso, e a suo agio con il movimento e il lavoro aereo. Danza aerea durante lo show. Ottima conoscenza della lingua inglese. TERK: Maschio, ventenne. Altezza: 1.76 max. Estensione: MI 3 - SI 4. Il miglior amico di Tarzan, pasticcione, sicuro di sé ma autoironico. Sebbene il personaggio sia un gorilla, cerchiamo qualcuno che sappia aggiungere doti di recitazione al ruolo con grande presenza (NON un attore che si nasconda sotto un costume). Deve anche essere atletico e agile, con una voce pop/rock eccezionale. Danza aerea durante lo show. Ottima conoscenza lingua della inglese. KALA: femmina, trentenne. Etnia africana, pelle scura (nera). Altezza min. 1.63. Estensione: FA3-DO5. Figura materna di Tarzan, fiera, determinata, di forte volontà. Sebbene il personaggio sia un gorilla, cerchiamo qualcuno che sappia aggiungere doti di recitazione al ruolo con grande presenza (NON un’attrice che si nasconda sotto un costume). E' richiesta una voce pop/rock eccezionale. Momenti di danza aerea durante lo show. La lingua tedesca rappresenta un bonus. Ottima conoscenza della lingua inglese.
PER I CANTANTI:
INVIARE CV e FOTO specificando peso, altezza e range vocale. A:cattaneocasting@gmail.com INDICANDO IL RUOLO PER CUI CI SI PRESENTA
Le iscrizioni si chiudono il 14 Ottobre 2012 GLI APPUNTAMENTI DI CANTO VERRANNO CONFERMATI SOLO PREVIA VISIONE DI CV E FOTO. SEGUIRA' LA CONFERMA SCRITTA E L'INVIO DEL MATERIALE SU PARTE DA PREPARARE PER I PROVINI. I contratti saranno della durata di un anno con decorrenza Aprile 2013
Casting Consultant per l'Italia: Chiara Cattaneo 329.53.46.966
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