Amici del Musical #20

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amici del

musical

Crazy for you Sunset Boulevard Disincantate Gypsy Vivaldi Susan Rigvava-Dumas Thomas Borchert Michael Xavier PrIMO Cristina Trebastoni

20|2017 w e b z i n e


Amici del Musical www.amicidelmusical.it sito ideato da Franco Travaglio webzine issuu.com/amicidelmusical ideazione e coordinamento editoriale Francesco Moretti blog amicidelmusical.blogspot.it

in redazione Stefano Bonsi, Alessandro Caria, Enrico Comar, Laura Confalonieri, Christian Costa, Sara Del Sal, Diana Duri, Matteo Firmi, Roberta Mascazzini, Roberto Mazzone, Valeria Rosso, Enza Adriana Russo, Franco Travaglio, Cecilia Zoratti n. 20|2017 30 giugno 2017

in copertina: Manuel Frattini e Matilde Pellegri in Crazy for You

Abbiamo fatto il possibile per reperire foto autorizzate e ufficiali. Per ogni informazione e/o chiarimento scrivete a: francesco.moretti@gmail.com


Facts & Figures

dall’Italia Crazy for you All Shook Up Disincantate PrIMO

dall’estero Sunset Boulevard Gypsy Prinzessinnen Hedwig Vivaldi

le interviste Michael Xavier Susan Rigvava-Dumas Thomas Borchert Cristina Trebastoni

letto / visto / ascoltato Dialogo - Concerto dialogato Mamma Mia! Musical d’oltralpe

scarica la webzine in pdf: http://bit.ly/adm_20_download

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who can ask for anything more?

di Alessandro Caria

Crazy for you Bologna, Teatro Duse 9 giugno 2017


foto | Salvatore Geremicca

Il musical di Gershwin per uscire da teatro con la voglia di cantare e di ballare: con un ospite d’eccezione come Manuel Frattini


Il secondo appuntamento del Summer Musical Festival di Bologna è con Crazy For You, che all’inizio degli Anni Novanta segnò una svolta nella Storia di Broadway. Il titolo è ispirato a un vero musical di George e Ira Gershwin, chiamato Girl Crazy (1930), di cui si è vista anche una versione cinematografica con Judy Garland e Mickey Rooney, nonché numeri musicali di Busby Berkeley nel 1943. I produttori, Roger Horchow e Elizabeth Williams, entrambi appassionati di Gerswhin, avevano pensato a un revival di Girl Crazy e, in questo spirito avevano scelto il regista, Mike Ockrent (inglese, purtroppo, ma regista di quel Me and My Girl, musical assolutamente inglese a sua volta, ma

splendido spettacolo che ottenne a Broadway 13 nominations ai Tony e un premio prestigioso al suo regista). Ockrent conosceva, e adorava, le canzoni, ma detestò la storia. Qui interviene Ken Ludwig, autore della magnifica farsa Lend Me a Tenor (in Italia Cercasi Tenore), americano. I due simpatizzano e si mettono al lavoro insieme a un terzo elemento, la coreografa Susan Stroman, all’epoca poco più che debuttante, una vera epifania per tutti gli appassionati del genere Musical, un vero genio della danza al servizio del teatro musicale! I tre rielaborano la storia iniziale, chiamano in soccorso notissime (ma anche inedite!) canzoni dei Gershwin e, come i loro protagonisti, montano


uno spettacolo che la critica saluta variamente come “la rinascita di Broadway”, “la liberazione dal decennio degli inglesi” o, facendo eco alla deliziosa battuta del musical “in 2.000 anni c'è stata una sola Resurrezione e non era un teatro”, come “la speranza per ogni appassionato di musical di un secondo avvento”. Esagerati? Assolutamente no! L’attesa per questa edizione della BSMT era molta, anche per la presenza, come guest star, di Manuel Frattini, uno dei beniamini del musical italiano. Lo spettacolo regala al pubblico momenti di straordinaria emozione e si esce, ma proprio tutti, con la voglia di cantare e di ballare. Questa commedia musicale si rifà al classico boy-meets-girl, o meglio

sarebbe dire un Wall Street-boy-meetsMain Street-girl, visto che narra di Bobby, giovane banchiere amante del Teatro spedito dalla madre in uno sperduto paesino del Nevada per cercare di allontanarlo da teatri, luminose e ballerine; ma invece di seguire le indicazioni materne Bobby, con l’aiuto di Polly, allestisce uno spettacolo per salvare il vecchio teatro del posto. Rendiamo allora il giusto omaggio all’intelligente regia di Mauro Simone, una direzione divertente e piena di ritmo, all’eccellente direzione musicale di Shawna Farrell, all’efficace disegno luci di Emanuele Agliati (che sollievo e che gioia trovare luci che raccontano ed evidenziarono qualcosa e che non


sono sparate a caso solo per il gusto di mostrare di quanti proiettori si dispone), alle strepitose coreografie di Gillian Bruce, che cita e ri-inventa quelle originali della Maestra Stroman con fervida creatività, eseguite da un ottimo Ensemble. Tra gli interpreti ricordiamo in primo luogo l’esuberante, bravo e pieno di charme Manuel Frattini che delizia il pubblico con il suo talento e il suo carisma nei panni di Bobby Child; ricordiamo volentieri la brava Gea Rambelli come Irene Roth, l’esigente fidanzata di Bobby che, insieme a Lank Hawkins (Mirko Marras), regala uno dei momenti più divertenti della serata trasformando un momento di seduzione tra due villains (Naughty Baby) in un delizioso ballo “sadomasochista” con una intricata e combattiva confusione di gambe. E veniamo alla splendida Matilde

Pellegri come Polly Baker, vera rivelazione della serata, per questa ventenne toscana potremmo scomodare l’abusata frase «è nata una stella!», la ragazza tiene testa con personalità al suo blasonato partner, canta con la


voce di un usignolo, recita con disinvoltura e tempi perfetti, balla con classe e sa stare sul palco con sorprendente naturalezza e ‘consapevolezza’. Che invidiabile energia, che giovi-

nezza c'è in questo show che – diciamolo – con qualche ritocco e con delle scenografie più sfarzose sarebbe pronto a girare nei teatri italiani. Teatri e città italiane che ora più che mai hanno bisogno di una rinascita culturale come l’immaginario paesino di Deadrock di questa musical comedy, visto che quotidianamente leggiamo di città che regrediscono, o perché il loro teatro chiude, il loro museo non ha fondi, tolgono spazi per il loro centro culturale. Ogni volta che succede qualcosa del genere, c'è una morte in quella comunità. Crazy For You è rilevante anche per questo: nel mondo in cui viviamo adesso, c'è una minaccia per l’Arte. Quindi è importante ricordare alle persone che l'Arte e la Cultura mantengono viva la città, mantengono vive le persone.


Il Summer Musical Festival, presentato dalla Bernstein School of Musical Theater di Bologna, è giunto quest’anno alla quinta edizione, diventando ormai un appuntamento consolidato e atteso dagli appassionati di questo genere teatrale. L’attuale edizione si “allarga” coinvolgendo il pubblico in un viaggio alla scoperta di nuovi spazi e nuove produzioni. Si è cominciato il 12 maggio al Teatro delle Celebrazioni con All Shook Up, jukebox costruito con i grandi successi di Elvis Presley, con un libretto di Joe DiPietro (autore di Memphis, vincitore del Tony come miglior musical), piuttosto esile - una cittadina del midwest americano, intorno alla metà degli anni ‘50; l’arrivo di un misterioso chitarrista in giacca di pelle e i sogni di

una ragazza del luogo spianeranno la strada alla travolgente e rigenerante potenza del rock ‘n’ roll – ma che grazie all’abile regia di Mauro Simone e alle vivaci coreografie di Gillian Bruce risulta alla fine gradevole e divertente e riesce a superare quel senso di déjà-vu, dato che questo musical cita e ricicla spesso elementi di altri musical come Bye Bye Birdie, Grease e Your Own Thing. Impeccabili tutti i talentuosi allievi della BSMT, citiamo tra gli altri Andrea Di Bella che interpreta Chad con buon senso dell’umorismo, Martina Maiorino che regala divertimento nei doppi panni (maschili e femminili) di Natalie e Beatrice Burelli che disegna con ironia una Sandra leggiadra e allo stesso tempo rigida e indifesa.


foto | Moris Dallini e Donatello Iacobone


Non potevo non dedicare una copertina ad un autentico mito vivente come Glenn Close, che dopo i fasti londinesi dello scorso anno, è stata l’acclamata protagonista anche del revival a Broadway di quel capolavoro che è Sunset Boulevard, chiuso appena pochi giorni fa.

Ho inseguito la possibilità di intervistarla per parecchi giorni, per qualche ora sembrava fosse cosa fatta, ma quando la sua agente ha capito che l’intervista sarebbe stata pubblicata a stagione conclusa e, soprattutto, non sarebbe stata vis-a-vis, ha gentilmente declinato l’invito. Cosa che invece non ha fatto Michael Xavier, apprezzatissimo Joe Gillis sia a Londra nel 2016 che in questo allestimento a Broadway, che ha accettato con simpatia di rispondere alle nostre domande.

La seconda vita di Sunset Boulevard, dopo la travagliata chiusura degli allestimenti originali negli anni Novanta e le successive riprese regionali degli anni Duemila, continuerà dal prossimo settembre proprio con una nuova produzione in tour che toccherà molte città del Regno Unito, e vedrà Ria Jones che aveva sostituito Glenn Close a Londra, in una turbolenta serata, e la prima Norma in assoluto nel workshop del 1992 a Sydmonton - proprio nei panni della protagonista. Francesco Moretti Everyone needs new ways to dream


amici del

musical

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The greatest star of all

di Christian Costa

Sunset Boulevard New York, Palace Theatre 20 maggio 2017


Glenn Close e la “sua” Norma Desmond: dopo i fasti londinesi, anche il revival a Broadway consacra l’attrice americana


Premetto: era la prima volta che assistevo ad un musical dal vivo, che andavo a Broadway, che mi trovavo in America, io ballerino professionista col sogno del musical fin da piccolo. Troppe emozioni da descrivere in una volta sola. Subito appena arrivato al Palace Theatre ho avuto l’impressione di stare per assistere ad una di quelle serate che rimarranno vive nella memoria per sempre. Con l’eccitazione di un ragazzino mi siedo, le luci si spengono e alle prime note gravi del tema di Surrender il cuore batte a mille. Conosco Sunset Boulevard a memoria, studiato e visto tutto ciò che si può vedere ed ascoltare. La prima cosa che si nota è che l’or-

chestra è sul palco e diventa protagonista attiva dello spettacolo. Dal primo monologo del bel Joe Gillis di Michael Xavier, ottimo attore e cantante di bella presenza - perfetto per il ruolo dell’ingrato amante -, capisco che il livello è molto più alto di quello che scorgevo dai video. Pochi ma bellissimi effetti speciali: il cadavere di Gillis che sale dal proscenio, il podio del maestro che diventa la macchina di Gillis, illuminandosi con i fari, e subito è inseguimento... L’emozione cresce sempre di più... Sta per arrivare LEI... Il silenzio in sala è surreale. Appare come una Dea, davanti a me Glenn Close! Il pubblico esplode in un applauso a scena aperta, scrosciante, io non riesco a


trattenere le lacrime. In quel momento ho capito perché si usa il termine “è una grande”, gli altri improvvisamente diventano tutti piccoli, il solo vederla scendere le scale lentamente riempie tutto il teatro; i movimenti, i gesti, l’eleganza e lo charme non si insegnano, ma lei potrebbe esserne maestra. Intona Surrender e subito dopo With One Look e da lì tutto scorre veloce: il pubblico è come a casa, ride, piange, rimane senza fiato, il coro straordinario, ballerini e attori eccezionali. Il Max di Fred Johanson è convincente e con una voce che non necessiterebbe di microfono, con una impostazione da vero baritono.

La migliore in assoluto: Betty Schaeffer di Siobhan Dillon, bellissima, fresca, voce chiara e ben timbrata. Le scene sempre essenziali, ma efficaci, lontane dallo sforzoso allestimento degli anni Novanta. Pochi oggetti: un lampadario, un divano, un manichino con il riflesso della piscina. Alla fine del primo atto, il dramma: Norma si taglia le vene, Glenn Close appare più fragile, più tristemente attaccata al passato rispetto alla prima produzione, forse l’età la rende più Norma Desmond di sempre... La sua voce ti entra dentro, le inclinazioni dei suoi recitativi ti arrivano alle corde dell’anima. Nel secondo atto, dopo l’apparizione di Michael Xavier in costume da


bagno e la title song, il momento più atteso da tutti: As if we never said goodbye. Glenn Close è Norma Desmond! Illuminata dallo spot light si riaccende la gloria del passato della “greatest star of all”. La voce negli acuti non c’è più, sono declamazioni contornate da un viso che non ha eguali: bruttissimo, bellissimo, elegantissimo, grottesco, estremo. Tutti ci domandiamo come sia possi-

bile avere tutta quella energia a settant’anni, di sicuro conosce alla perfezione il suo mestiere! E pensare che quella a cui ho assistito io era la seconda recita della giornata, incredibile! Con uno sguardo ti racconta davvero una vita intera, espressioni ed occhi immensi. La voce diventa secondaria, diventa espressione. Il pubblico esplode in un applauso infinito, io senza più fiato non credo


possa essere vero sia lì a pochi metri. Lo spettacolo continua, scorre via con logica e bellezza, l’orchestra sempre impeccabile capitanata da una meravigliosa musicista, Kristen Blodgette. Il livello del cast non è forse all’altezza della prima produzione, ma tutti sono chiaramente dentro al personaggio e sanno come muoversi. Il finale, che vede Norma Desmond impazzita come un’eroina

del bel canto, è sottolineato e interpretato da Glenn Close in ogni dettaglio, curato da pause e respiri, e l'intenzione arriva chiara dove deve arrivare. Noi tutti siamo sospesi in aria con le lacrime agli occhi. E adesso è pronta, lei il viso da Oscar, che mai ha vinto, da Golden Globe, da Tony Award, pronta per il suo close up che rimarrà sempre vivo in me. Il primo piano della greatest star of all.


BACKSTAGE

Michael Xavier

Michael Xavier è l'acclamato protagonista maschile, nei panni di Joe Gillis, della produzione di Sunset Boulevard rimasta in scena a Broadway, al Palace Theatre, fino al 25 giugno, al fianco di Glenn Close. Con alle spalle ruoli importanti nei piÚ grandi musical del West End, da Miss

di Francesco Moretti

Saigon a The Phantom of the Opera, passando per Mamma Mia!, My Fair Lady e tanti altri, con due nomination agli Olivier Awards per il suo ruolo da protagonista in Love Story e da non protagonista in Into the Woods, Michael Xavier ha accettato di rispondere alle nostre domande.


Quando e perché hai deciso di diventare un performer? Avevo 15 anni, partecipai ad una produzione di Grease nella mia scuola, e dissi a me stesso: “Questo è quello che voglio fare per il resto della mia vita!”

Cosa significa essere un performer? è un grande onore recitare un personaggio in una storia che aiuta il pubblico a pensare il Mondo o le loro vite in modo diverso, a chi siamo come esseri umani. Per l’umanità è una grande cosa far esperienza dell’arte, ed essere un artista è un grande piacere.

Che ruolo ti è piaciuto fare? Mi sono divertito in ogni ruolo in cui ho recitato, l'essere diverso... Adoro la commedia. Probabilmente i miei ruoli preferiti sono stati il Lupo e il Principe di Cenerentola in Into the Woods, dove nello stesso show recitavo una parte dark ed una umoristica!

Quali sono stati i momenti più difficili e più divertenti nella tua carriera? Cucinare un pasto mentre cantavo The Pasta Song in Love Story! è stato davvero difficile! Il momento più divertente? Oh, ce ne sono stati molti. Il più recente, quando canto Sunset Boulevard seduto, verso la fine del brano, e indosso i miei occhiali da sole da fighetto. Una delle stanghette si è infilata nell'occhio! Non molto piacevole!

Hai recitato in musical di Webber, Sondheim, Schönberg... differenze e difficoltà di ognuno? Sono tutti diversi e tutti hanno le loro peculiarità, ma Sondheim è il più difficile su come sa creare impasti vocali e quanto spesso cambia la volta successiva che lo canti... una nota un po' più appiattita, o un ritmo leggermente differente... Ogni volta una scoperta!

Tempo fai hai sostenuto il ruolo di Artie Green, ora stai facendo Joe Gillis in Sunset Boulevard... Cosa significa questo musical per te e la tua carriera? Ero abituato a cantare questo show nella mia cameretta da teenager, a 15 anni, immaginandomi in un palcoscenico. Significa così tanto per me, la mia immaginazione si è realizzata dopo anni di duro lavoro. Sono molto orgoglioso dei miei successi!

Cosa significa per te recitare accanto a Glenn Close? Lei è una delle migliori attrici al mondo, e io recito con lei ogni sera. Ogni recita è diversa dall’altra, e io amo tutto ciò! Prova sempre cose nuove ed è sempre in evoluzione. è davvero eccitante!

Puoi raccontarci qualcosa della tua scuola a Londra? Ma certo, con piacere! La scuola è la Musical Theatre Masterclass, si tiene ogni domenica per 3 ore. Gli studenti, per essere parte del gruppo migliore, si allenano per tre ore in recitazione, canto e danza.


MTM è una grande palestra per tutti quelli che aspirano a diventare performers, imparando dal meglio che offre il mercato: abbiamo un team meraviglioso di insegnanti fissi e un gran numero di star che vengono a far lezione, come Ramin Karimloo (ora in Anastasia a Broadway), Kerry Ellis (Wicked), Matt Henry (Kinky Boots), Louise Dearman (Wicked). è un ambiente pieno di positività e lavoro duro, e crescere con gli studenti è una continua fonte di ispirazione! Per maggiori informazioni visitate www.mtmasterclass.com



Everything’s coming up roses!

di Sara del Sal

Gypsy Klagenfurt, Stadttheater 24 marzo 2017


foto | KhFessl

Susan Rigvava-Dumas è l’acclamata protagonista di Gypsy, nella cittadina stiriana di Klagenfurt


Un trionfo annunciato. Quando lo Stadttheater di Klagenfurt ha presentato la sua stagione è stato immediatamente chiaro che Gypsy, il titolo di musical che ogni anno trova spazio nella cittadina autriaca sarebbe stato da non perdere. Spiccava, tra gli altri, infatti, il nome di Susan Rigvava-Dumas, un’artista olandese che ha lasciato un segno molto profondo nei paesi di lingua tedesca grazie a un temperamento molto deciso e a una voce indiscutibilmente straordinaria. Se Gypsy si poggia saldamente sulla protagonista,

Rose, antesignana delle mamme che spingono le figlie verso fama e successo, con un’artista di quel calibro era chiaro che c’erano le fondamenta per uno spettacolo da urlo. La regia dell’italiano Igor Pison è rimasta molto fedele al testo, e ha lasciato ampio spazio a una storia molto cattiva di raccontarsi al pubblico austriaco. Rose cresce due figlie senza tenere mai conto delle loro aspirazioni e delle loro necessità. Le scorrazza in giro per l’america in cerca di fortuna e non si rende nemmeno conto che


stanno crescendo, se non per quell’inevitabile problema di dover adattare i vestiti a fisici ormai formati. Quando June (Lisa Habermann), la figlia prediletta, nonchÊ quella piÚ portata per salire su un palcoscenico, decide di scappare con uno dei ragazzi che facevano parte della strampalata compagnia messa in piedi da Rose per dedicarsi alla prosa, la madre inizia a rivelare la sua ossessione. Noncurante della proposta di Herbie, l’uomo che la ama e che supporta tutte le sue idee di vivere una


vita più tranquilla e di dare uno stralcio di famiglia alla povera Louise, timida e impacciata, Rose si ribella a quel destino crudele che le ha visto allontanare troppo spesso i riflettori e spinge Louise a prendere il posto della sorella. Ma l’America sta cambiando, e di show con bambini, peraltro ormai adolescenti, non ha più voglia. Meglio i night dove la compagnia trova un ingaggio. Proprio lì Louise (Annemieke van Dam, che abbiamo conosciuto in Italia come Elisabeth e a Vienna anche come Mary Poppins) si ritrova a dover sostituire una spogliarellista. Una scelta non da poco, e contro natura per lei, che la madre cerca di sminuire, dicendo che basta che conceda al pubblico qualche centimetro di pelle, lasciando il resto all’immaginazione. è la svolta. Louise piace, si fa chiamare Gypsy Rose Lee e viene ingaggiata ovunque, con un successo dirompente. Libera finalmente dall’oppressione della madre che assiste quasi impotente alla sua ascesa. Ed è proprio lì che Rose rivela a tutti che lei sarebbe stata ancora meglio. Il suo era talento vero, sacrificato per lasciare spazio alle figlie, ma ancora in grado di risplendere. Pison sceglie il finale conciliatorio, con la figlia che accompagna la madre alla festa post spettacolo, in mezzo agli applausi di un pubblico che ha partecipato emozionalmente a un musical che dopo tanti anni ha ancora molto da dire e da dare.



Susan Rigvava-Dumas BACKSTAGE

Tanti Amici del Musical italiani l’hanno conosciuta nel ruolo di Mrs Danvers in Rebecca, di Kunze & Levay. Ora Susan Rigvava-Dumas è la protagonista di Gypsy, in questi mesi in scena a Klagenfurt.

di Laura Confalonieri


Da quando Gypsy ha debuttato, il personaggio di Rose è stato descritto in tanti modi: Stephen Sondheim, il suo creatore, l’ha definita “una figura tipicamente americana”, il critico Frank Rich “un mostro”, Brad Brantley “un personaggio mitico”, Patti LuPone “una sopravvissuta” e Bernadette Peters ha detto che “in Rose c’è una vulnerabilità che la rende umana”. Chi è Rose? È un mostro? È l'incarnazione del sogno americano, che vuole raggiungere a ogni costo? È, alla fin fine, semplicemente umana? Rose è spinta dal destino nella direzione che la vediamo prendere nel musical. è povera e ha un padre tirchio, ma vuole dare alle sue figlie il meglio, il glamour.

Ma quando un impresario importante si offre di fare diventare famosa sua figlia June pagandole lezioni di recitazione a patto che lei si faccia da parte, Rose non accetta. Sua figlia diventerà famosa solo per opera sua, dice, e solo facendo quello che vuole lei. Rose si occupa in modo iperprotettivo di tutti i bambini che raccoglie nei vari tour, non solo delle sue figlie. è una iper-mamma.

Rose mi ricorda un po’ la mia mamma: “Decido solo io e si fa quello che dico io!” (ride) Penso che tutte noi mamme siamo un po’ così. E tutti conosciamo mamme che sono così.

Però Rose, col suo comportamento, rovina la carriera a June. Quell’impresario influente, dopo il

suo rifiuto, fa in modo che Rose non possa più far esibire le sue figlie in teatri importanti. Rose è una donna indipendente in un’epoca nella quale le donne non sono indipendenti. Rose, che va per la sua strada senza compromessi, non è ben vista dalla società. Ma Rose ha sempre una soluzione per tutti i problemi. Ed è anche un po’ matta. Io interpreto sempre ruoli di donne sull’orlo della follia. (ride) Anche il film Donne sull’orlo di una crisi di nervi, nel frattempo, è diventato un musical. Mi piacerebbe cantarlo.

Parlando di mondo dello spettacolo e pazzia: Norma Desmond e Rose hanno qualcosa in comune? L’amore per la recitazione, per l’arte, ma, più di tutto, l’ossessione per la fama: Norma è stata famosa e non riesce ad accettare di non esserlo più; Rose non è mai stata famosa, ma non riesce ad accettare che non lo diventerà mai. Norma uccide il suo amante; Rose rifiuta di sposarsi.

Donne emancipate, come Lilli/Katharina in Kiss Me, Kate? Katharina è una diva. E suo marito sa che ha bisogno di lei per avere successo. è lei che porta i pantaloni.

Cos’hanno in comune Mrs Danvers e Rose? Come Rose, Mrs Danvers non accetta compromessi.Va alla morte tra le fiamme a testa alta.


Nell’allestimento ungherese di Rebecca Mrs Danvers però sviene quando la nuova Mrs DeWinter fa portar via le orchidee di Rebecca... No, no, no, Mrs Danvers non sviene! Mrs Danvers è un angelo vendicatore!

(E quando Mrs Danvers, così dicendo, ti fissa dritta negli occhi, non puoi né vuoi ribattere, quindi passi subito a domande meno incendiarie.)

Progetti futuri? Voglio scrivere e produrre un musical. Per la musica mi servirà un compositore, ma i testi li scriverò io.

Il soggetto? Non posso ancora rivelarlo. Sto

aspettando che la Warner Bros. mi venda i diritti. (ride. Io mi vedo già in prima fila alla prima di Wonder Woman – The musical con lei come protagonista) Secondo te, il pubblico quali soggetti vorrebbe vedere? Quali nuovi musical vuole il pubblico?

Secondo me, invece di scervellarsi a trovare nuovi soggetti e poi mettere in scena cose che col musical non c’entrano nulla, tipo Das Wunder von Bern, sarebbe meglio portare in scena tanti bei musical che sono finiti a torto nell’ombra, ad esempio Kiss of the Spiderwoman. Aurora è uno dei ruoli che mi piacerebbe interpretare.


Il prossimo ruolo quale sarà? Non posso ancora rivelarlo.

Si può dire almeno in quale teatro? Non ancora.

E se prometto di non pubblicarlo? (ride) Un ruolo che mi piacerebbe cantare è sicuramente quello della strega in Into the woods. E Desirée in A little night music. Avrei voluto cantare Desirée già a Monaco. In tanti mi hanno detto: “Peccato che abbia cantato tu quel ruolo”. Però so che è stato cantato bene. Anche Mrs Lovett è un ruolo che mi attira molto. E mi piacerebbe anche cantare Dottie in Sunday in the park with George.

Tutti musical di Sondheim. Andrew LloydWebber non scrive più buoni ruoli femminili? Diciamo che Sondheim scrive ruoli femminili con più spessore, più profondi.Però mi piacerebbe interpretare la parte cantata di Song & Dance.

Ti piacerebbe cantare con tuo cugino Daniel Koek? Certo! A Londra! Sunset Boulevard, Chess... O un concerto - Best of Sondheim.

Qualche altro ruolo al di fuori del circuito Lloyd Webber/Sondheim? Vorrei fare Next to normal a Kassel: io nel ruolo di Diana, con Nigel Casey in quello di Dan. O magari qui a Klagenfurt.

Anche Victor/Victoria mi piacerebbe molto. E Oolie in City of Angels, un musical bellissimo, ma poco rappresentato. E Susan in Love Life. E in Ascesa e caduta della città di Mahagonny. E Mrs Johnstone in Blood Brothers. E adesso che abbiamo parlato di tutti i ruoli che canterò nei prossimi vent’anni (ride), possiamo andare a casa. Mentre rientro in albergo, la canzone che mi passa per la testa è ♫ ♪ Everything's coming up roses for Rose, and for Norma, and for Kate... ♪ ♫


Dopo il lieto fine, cosa c’è?

di Roberto Mazzone

Disincantate Rivara (TO), Teatro Comunale 6 maggio 2017


Siamo sicuri che le principesse Disney vissero davvero “per sempre felici e contente�?...


Disincantate è un musical off-Broadway, nato da un’idea di Dennis T. Giacino, ex professore di storia che, durante una lezione sull’insediamento coloniale in Virginia, si è chiesto come sarebbe stata la vera Pocahontas nel 1616, rispetto all’immagine della giovane ragazza dai capelli neri, trasmessa in tutto il mondo dall’industria del cinema d’animazione. Sei attrici portano in scena dieci sfrontate e sfacciate eroine, che, forti del loro disincanto, intendono ribellarsi al “complesso della principessa”, sfatando il mito di fanciulla succube e indifesa, che vive la propria vita nella frivola attesa del Principe Azzurro, stereotipo diffuso ed esacerbato dalle pellicole firmate Walt Disney, o

addirittura già presente nella tradizione letteraria dei fratelli Grimm o di Charles Perrault. Sul paco si avvicenda un terzetto formato da una Biancaneve piuttosto formale, ma con la stoffa del leader, una Cenerentola svampita oltre l’ordinario e un’Aurora talmente narcolettica da rischiare di perdersi tutte le occasioni per esibirsi nel suo momento da solista. Insieme a loro, tra le altre eroine rappresentate, spuntano anche Tiana de La principessa e il ranocchio, una Sirenetta in calze a rete che rimpiange le sue pinne (barattate per l’amore di un uomo) e una Mulan in versione saffica che, improvvisamente, identifica in Cenerentola il bersaglio delle sue attenzioni amorose...


Le sei protagoniste, ognuna contraddistinta dalla propria personalità e da specifici vezzi (retaggio di oggetti magici quali mele avvelenate, scarpette di cristallo e arcolai...) affrontano il palcoscenico da vere star, senza risparmiarsi e divertendosi, tra loro e con il pubblico. Per questo - e per la straordinaria resa della loro performance - meritano di essere citate al completo: Claudia Cecchini, Martina Lunghi, Claudia Belluomini, Beatrice Baldaccini, Natascia Fonzetti e Dolores Diaz. Molti dei numeri eseguiti con l’accompagnamento al pianoforte della “fata madrina” Eleonora Beddini sono delle I am song, ovvero canzoni attraverso le quali i personaggi si pre-

sentano, introducono una propria caratteristica o raccontano al pubblico come sarebbe stata la loro vita oltre il classico lieto fine. Tutte melodie orecchiabili e intuitive, che risultano un adeguato ricettacolo per la traduzione italiana dei testi, ma soprattutto un azzeccato contrappunto alla dinamica ed elettrizzante regia di Matteo Borghi. Esilarante è dire poco per uno show che – tra varietà, vaudeville e cabaret – ha centrato il suo irriverente e ambizioso obiettivo: dimostrare al pubblico che è giusto cominciare queste storie con “c’era una volta”, ma con la disincantata consapevolezza che “…e vissero felici e contenti è una principesca rottura di palle”.


Principesse per una sera

di Laura Confalonieri

Prinzessinnen Stoccarda (D), Theaterhaus 12 giugno 2017


foto | Jacob Fearey

Alcuni performer da Tanz der Vampire, (tra i quali Nicolas Tenerani e Veronica Appeddu), le piĂš belle songs dai film della Disney... un concerto incantevole


In Germania i teatri sono chiusi di lunedì, così otto infaticabili protagonisti di Tanz der Vampire hanno pensato di dare un concerto per i loro fans nel loro giorno di riposo. Fleur Alders, Veronica Appeddu, Thijs Koben, Nicolas Tenerani, Tom van der Ven, Sander van Wissen, Anja Wendzel e Merel Zeeman hanno tuttavia scelto un tema inusitato per un gruppo di vampiri in libera uscita: 64 delle più celebri melodie Disney, raccolte sotto il titolo Prinzessinnen (Principesse). Quando la notizia ha fatto il giro della rete, la sala della Theaterhaus affittata per l'occasione si è rivelata subito troppo piccola. I biglietti sono andati a ruba in pochi giorni. Il teatro

ha dovuto mettere a disposizione dei concertisti una sala più grande. La scena è spartana: otto sgabelli con a fianco otto fiaschette d’acqua (Veronica Appeddu userà la sua azzurra, il suo vicino di sgabello, Nicolas Tenerani, ne sfoggia una rosa per un paio di gag durante la serata), otto microfoni e tavole dipinte a mano dagli stessi cantanti raffiguranti personaggi Disney, che verranno alzate su un lato o l’altro del palco prima di ogni canzone per mostrare da quale film è tratta (alla fine di ogni brano le tavole verranno poi posate sul palcoscenico, a formare un puzzle gigante). Per ricreare l’atmosfera del Palladium Theater, dove gli artisti e i loro fans sono di casa, la voce che annuncia il


concerto è quella di Jan Ammann. La voce registrata di Tom van der Ven (già Alfred) avverte, in olandese tedeschizzato: “Questo concerto non è privo di accenti”. La sua Sarah,Veronica Appeddu, per il suo accento il bersaglio preferito dell’IGIS (Integralisti Germanofoni Internettari Sufeisbuk), gli dà il cinque. Il pubblico ride. Leif Klinkhardt (di professione direttore d’orchestra) al pianoforte, Astrid Nägele al violoncello e Frank Behle alle percussioni suonano in sottofondo mentre ogni artista legge l’incipit di La Bella e la Bestia nella sua lingua madre. In assenza di Angela Lansbury, è Sander van Wissen a interpretare Mrs.

Bric, e canta Beauty and the Beast (La bella e la bestia) in tedesco. Segue la prima medley della serata: Nicolas Tenerani (alias Chagal) e Sander van Wissen attaccano con la canzone di Re Luigi Ich wär so gern wie du (Voglio essere come te) da Il libro della giungla, Fleur Alders (Magda per gli amici dei vampiri) rilancia con Prinz Ali (Il principe Ali) da Aladdin e Tom van der Ven con Ich will jetzt gleich König sein (Voglio diventar presto un re) da Il Re Leone. Anja Wendzel (finora la Sarah più agguerrita nella storia di Tanz der Vampire: i suoi duetti, inclusi quelli con il conte von Krolock, danno sempre l’impressione che, alla fine, per i compagni di scena finirà a ceffoni) riporta


nella serata un po’ di romanticismo disneyano cantando Reise durch die Zeit (Cuor non dirmi no) da Anastasia. Tom van der Ven, probabilmente proprio per non contrariarla, canta anche lui qualcosa di romantico: Ein Mensch zu sein (Part of your world) da La Sirenetta. Sander van Wissen non vuol essere da meno e canta Endlich sehe ich das Licht (Il mio nuovo sogno) da Rapunzel. Thijs Koben (Alfred 2) canta l’aria di Elsa For the first time in forever. Dopo tutto questo sentimentalismo, è un sollievo sentire Nicolas Tenerani intonare l’aria di Gaston. Fleur Alders e Veronica Appeddu si dividono il ruolo di Belle. Anja Wendzel, fra le risate del pubblico, prima porta la ta-

vola con il disegno di Gaston su e giù per il palco con movenze ammiccanti, poi le fa gli occhi dolci e le manda baci furtivi sdraiata sul palco, come fanno le teenager coi poster dei loro idoli. Fleur Alders canta Mutter weiß mehr (Resta con me) da Rapunzel. Quando Veronica Appeddu canta Cruella de Vil, Tom van der Ven abbaia mentre fa il giro del palco con il ritratto di Crudelia De Mon. Nicolas Tenerani canta Sei bereit (Sarò re) da Il Re Leone, e Merel Zeeman, supportata dalla band, non sa resistere alla tentazione di concludere l’aria sussurrando la melodia dallo stesso titolo di Tanz der Vampire. A Magda, del resto, nello spettacolo


non capita mai di invitare di persona il pubblico a prepararsi alla venuta di Krolock. Mentre Thijs Koben canta la canzone di Jafar, Sander van Wissen mostra al pubblico che Herbert von Krolock sa portare un disegno in maniera ancora piÚ sexy di Sarah. Come in teatro, quando Herbert è di scena le risate e le ovazioni sono assicurate. Merel Zeeman/Ursula tenta di convincere Veronica Appeddu/Arielle a regalarle la voce. Nicolas Tenerani, in omaggio agli italiani che sono venuti ad assistere al concerto, canta Who I'd Be da Shrek, prima in italiano, poi in inglese. Nel finale si aggiungono Anja Wendzel e Thijs Koben.

Altra medley: Tarzan, Pocahontas, La Bella e la Bestia. Il brano Casa mia viene cantato da Veronica Appeddu in italiano, da Fleur Aldres in olandese, da Merel Zeeman in inglese e da Anja Wendzel in tedesco. Veronica Appeddu canta Zero to Hero e Hercules dal film omonimo; Thijs Kobes, Fleur Alders e Merel Zeeman fanno le Muse, mentre Nicolas Tenerani, Sander Van Wissen e Tom van der Ven portano le tre tavole che compongono Ercole e Anja Wendzel, scalza e scatenata, fa le flessioni a bordo palco. Applausi e risate. Dopo un coro di Kann es wirklich Liebe sein (Can you feel the love tonight), Sander van Wissen racconta che il primo musical che sua madre


l'ha portato a vedere è stato Il Re Leone. A sua madre lo spettacolo non è piaciuto per niente; lui da allora ha sempre voluto interpretare Nala. Siccome in teatro non potrà mai farlo, ora coglie l’occasione e canta Shadowland. Con tutti gli altri a fare da coro diventa uno dei momenti più commoventi della serata. Dopo il duetto Unendlicher als ewig (La voce dell'amore) da L’incantesimo del lago cantato da Nicolas Tenerani e Merel Zeeman, la band annuncia un duetto di Veronica Appeddu e Tom van der Ven con le note di Draußen ist Freiheit. “Oooooooooooooooooooh” del pubblico. Loro cantano Il mondo è mio da Aladdin in tedesco; alla fine, però,Veronica Appeddu canta la frase

fatidica e il pubblico si scioglie. è il momento delle principesse emancipate, cioè di Fleur Alders, che canta Jetzt fängt mein Leben an (Il mio nuovo sogno) da Rapunzel in tedesco e Ich bin bereit (Oltre l’orizzonte) da Oceania in inglese. La principessa Fiona, che cresce in una torre aspettando un principe azzurro col quale stipulare un accordo prematrimoniale, viene interpretata da Veronica Appeddu (Fiona bambina), Anja Wendzel (Fiona adolescente) e Merel Zeeman (Fiona adulta). Tom van der Ven parla del suo musical preferito, Il Gobbo di Notre Dame, e, dopo il coro The bells of Notre Dame e una strofa di God help the outcasts, canta Someday.


Si potrebbe ora discutere quanto sia stato opportuno permettere a Rob Marshall, il regista di Pirati dei Caraibi Oltre i confini del mare, di trasformare Into the woods di Stephen Sondheim nell’ennesima parata disneyana di star hollywoodiane spacciate per cantanti per mere ragioni di botteghino, ma se uno degli effetti collaterali della scontata vittoria del marketing sull’arte è sentire Children will listen cantato da Fleur Alders e il finale di un musical che alla prima uscita ha vinto tre Tony Awards, cinque Drama Desk Awards e due Laurence Olivier Awards cantato da otto protagonisti della scena musicale europea durante un concerto di canzoni disneyane, allora, forse, non tutto il marketing viene per nuocere. Durante il finale - Märchen schreibt die Zeit (Tale as old as time) - il pubblico sfodera i bastoncini fosforescenti e ondeggia. Standing ovations. Urla: “Bis!” Sono le 21.30. Il concerto è durato un’ora e mezza, senza pausa.

Il bis, a cappella: Let it go. I fans, però, non vogliono mollarli. Le tavole disegnate dai concertisti, autografate, vengono vendute come tavolini. I festeggiamenti, con un discorso di ringraziamento, una favola scritta apposta per l'occasione e regali (buttons, T-shirts, tavolette di cioccolata, orsetti di peluche, rose e un'enorme torta decorata con la foto dei concertisti nei loro costumi di scena) si protraggono fino a notte. Anja Wendzel, che ha appena festeggiato il suo ventisettesimo compleanno, riceve in più un quadro della misura di quelli della galleria degli antenati del conte von Krolock: il suo ritratto nel costume da ballo di Sarah è composto da fotografie di lei durante lo spettacolo e con i fans. Si replica? Le richieste ci sono, da ogni parte della Germania. E, giacchè lo spettacolo è stato ripreso professionalmente, su facebook è già stata aperta una pagina per chiedere la distribuzione ufficiale del DVD integrale.


Hedwig sono io

di Laura Confalonieri

Hedwig Kassel (D), Studio Lev 3 giugno 2017


foto | Stephan Drewianka

Una location alternativa, in un quartiere difficile: l’ambientazione perfetta per questo nuovo allestimento di Hedwig


A Kassel, Schillerviertel non gode di una buona reputazione. In tedesco politicamente corretto il quartiere è definito sozialer Brennpunkt. Un ghetto, direbbe un rapper (e non solo lui). In questo quartiere la cooperativa Studio Lev, attiva dal 2009 nell’organizzazione di spettacoli teatrali e musicali con giovani artisti della città e della regione, ha recentemente rilevato il capannone di una fabbrica dismessa di casseforti, trovando finalmente una sede fissa per le proprie produzioni. La prima fu Rocky Horror Show, il musical cult per eccellenza; fra gli altri musical rappresentati finora figurano titoli non meno impegnativi quali Spring Awakening, La piccola bottega degli orrori e Grimm!

Nel 2014 il primo spettacolo di produzione propria, Vodar Eiland, scritto e diretto da Philipp Rosendahl in un workshop con il collettivo giovanile Me:Fragmenta. La stampa locale e i siti tedeschi di recensioni musicali ne hanno parlato in toni entusiastici. Un articolista vi ha addirittura trovato paralleli con L'Utopìa di Tommaso Moro. Lo spettacolo di quest’anno, Hedwig & the angry inch, è il primo che vede protagonisti due cantanti professionisti, e per loro Isabell Heinke, che ha curato l'allestimento e i costumi, ha voluto fare le cose in grande: ha arredato lo spazio intorno al palco in quattro stili diversi, ricreando l’appartamento di Berlino Est dove Hedwig è nata e cresciuta (e non dev’essere


stato facile procurarsi mobili tipici della DDR a 28 anni dalla caduta del Muro, per di più in Assia), un camerino con un’enorme specchiera illuminata e incorniciata di foto di celebrità, stipata di candele bianche e portacandele pieni di coriandoli dorati, alla quale ci si siede su sgabelli di pelli (di capra?) bianche, un angolo viola scuro in cui campeggia un crocifisso (la camera di Tommy Speck, che sotto la guida di Hedwig diventerà la rockstar Tommy Gnosis) e un angolo dove una bandiera americana fa da sfondo a un seggiolino da campeggio in plastica e metallo (il primo marito di Hedwig, Luther, l’ha abbandonata nel giorno del loro primo anniversario di matrimonio in una roulotte in

un campeggio di Junction City, Kansas). Il regista Philipp Rosendahl, per le proiezioni di sfondo al brano The Angry Inch, ha puntato sull’attualità: la foto di Donald Trump furioso, Kim Jong-un, parate militari, lanci di missili, esplosioni e funghi atomici. Come tutti gli altri spettacoli, anche questo è stato finanziato tramite crowdfunding. Servivano 5.254 €; in un mese, grazie a 233 sostenitori e 124 fans, hanno raccolto 9.835 €. Andreas Bieber ha già impersonato Hedwig al Metropol di Vienna nel 2006. Un ruolo diversissimo da quelli che interpreta abitualmente: il pubblico tedesco ha imparato a conoscerlo nella meravigliosa tunica multicolore


del sognatore Giuseppe, il pubblico viennese nei panni del tormentato principe Rudolf in Elisabeth, del collegiale Danny in Grease, dell’impacciato Leo Bloom in The Producers e, più di recente, in quelli di Fred, il truccatore gay di Ich war noch niemals in New York. All’inizio del suo concerto, Hedwig ricorda che sua madre le raccontava il mito di Aristofane dal Simposio di Platone come favola della buonanotte. Forse per questo Andreas Bieber fa della sua Hedwig una figura da tragedia greca, che, sconfitta dagli dei, si riduce a sopravvivere. Ha perfino disimparato a ridere. Ma se è innegabile che Hedwig sia una figura tragica, è anche vero che mettere in risalto solo quel lato del

suo vissuto sacrifica più della metà delle potenzialità dello spettacolo. Un po’ come se Bieber, ai tempi di Joseph, avesse indossato una tunica in tonalità di grigio, invece che in Technicolor®. D’altra parte, che scelta aveva un cantante che ha sempre incarnato ruoli romantici o, alla peggio, leggeri, se non cercare di ridurre la poliedrica, caleidoscopica Hedwig a una figura lineare, monocromatica, nella quale si sarebbe sentito a suo agio? Andreas Bieber, il ragazzo (dimostra sì e no 30 anni; ne compirà 51 a dicembre) biondo della porta accanto, non sarebbe mai stato credibile come transgender egomaniaca, sbracata, sboccata e mordace. Il trucco


appena un po’ carico, si muove elegantemente nel kimono di broccato grigio, nella pelliccia nera di visone sintetico, nell’abito di lustrini d’argento e su tacchi meno vertiginosi di quelli che si vedono quotidianamente in giro. Canta bene, destreggiandosi agilmente fra rock'n'roll, glam rock, country e grunge, ma esegue tutto troppo pedissequamente, come attento a non trasgredire. Per evitare di dover improvvisare, il palco e i mobili dove si siede sono disseminati, oltre che di bustine di Gummibärchen (forniti dall’Associazione degli Artigiani, sono rossi e a forma di cuore), di foglietti con le battute. Molto migliore la prova di Alice Macura, che, pure abituata a interpre-

tare ruoli squisitamente femminili (ad esempio l’inevitabile Elisabeth, che l’ha portata fino in Giappone), si mimetizza completamente nei panni trasandati di Yitzhak, riuscendo a mantenerne l’espressione corrucciata e annoiata per tutta la serata, qualsiasi cosa accada. La metamorfosi avverrà durante Midnight Radio, dove, oltre ad una voce esplosiva, sfoggerà un abito da sera rosso fiammante. Grintosi e versatili Christian Köhn e la sua band - Aladin Mors, Alexander Weyh e Lukas Blumenstein alle chitarre,Yannick Trolldenier al basso e Lukas Prelle alle percussioni. Gli applausi, sparuti durante la serata, scrosciano alla fine. Tante le chiamate in palcoscenico. Repliche fino al 16/7.


BACKSTAGE

Thomas Borchert

Che cosa hanno in comune il conte Dracula, Che Guevara e Leopold Mozart? Sono alcuni dei ruoli che hanno la possente voce di Thomas Borchert. Con lui abbiamo ripercorso la sua carriera partendo dalle origini.

di Matteo Firmi e Cecilia Zoratti


La Sua prima esperienza nel mondo della musica è avvenuta grazie allo studio del pianoforte. In che modo è entrato a contatto con il musical? Ho sempre voluto fare musica, cantare e recitare. Il musical è la combinazione perfetta di queste tre arti, ma allo stesso tempo rappresenta una bella sfida!

Nel 1990 ha recitato per la prima volta come performer professionista in “Cats”: come ha vissuto questa prima esperienza lavorativa? Recitare in Cats è stata un’esperienza meravigliosa che mi ha insegnato molto. Grazie a questo primo lavoro ho imparato la diligenza e la disciplina, doti indispensabili per intraprendere questo tipo di carriera.

Nel 1992 ha partecipato alla prima di “Elisabeth”: si sarebbe mai immaginato che il musical avrebbe avuto un successo così grande in tutto il mondo? Nel corso della produzione ha interpretato i ruoli di Luigi Lucheni e Der Tod: cosa si prova a vedere e vivere la storia dell’imperatrice da due prospettive opposte? Il musical Elisabeth è stato una pietra miliare nella mia carriera sotto più punti di vista, e ancora oggi sono molto orgoglioso di esserne stato parte. Inoltre ho recitato alternativamente entrambi i ruoli maschili: è stata una sfida molto impegnativa che però mi ha aiutato molto sia a livello personale che a livello lavorativo.

Lei ha anche recitato nella rappresentazione italiana di “Elisabeth” a Trieste:

che cosa si ricorda di questa esperienza? Ah, è stata davvero un’esperienza magnifica! Ho trascorso una splendida estate nella meravigliosa Trieste, dove ho recitato il ruolo di Der Tod in Open Air. Indimenticabile!

Nel 2008 ha messo in scena “Novecento – La leggenda del pianista sull’oceano” in cui ha recitato tutti i ruoli. Ha incontrato difficoltà nel recitare completamente solo? Portare sul palcoscenico un monologo teatrale con musiche composte da me essendone anche attore e regista è stato un po’ un azzardo, prima di tutto per il fatto che fino a questo momento ero conosciuto solamente come musical performer. Ma mi ero innamorato così tanto di questo monologo al punto da volerlo assolutamente portare in scena. Novecento è stata una delle esperienze più belle e arricchenti della mia carriera artistica.

Lei faceva anche parte del cast di “Artus” in cui ha recitato nella prima rappresentazione. Come si è preparato per quest’avventura teatrale? Quanto è stato importante per Lei interpretare quel ruolo in una prima mondiale? I ruoli di Merlino in Artus-Excalibur e del Conte in Il Conte di Monte Cristo sono musicalmente stati creati appositamente per me dal compositore Frank Wildhorn: è davvero un grande onore, gli sono molto grato! In alcune prime rappresentazioni ovviamente si è molto emozionati e tesi, però la musica di Frank Wildhorn è



fonte di grandi ispirazioni e ci si può lasciar andare passando da un brano all’altro con molta tranquillità.

Lei è attualmente in scena con “Borchert Beflügelt” e con “Luther – Rebell Gottes”. Cosa ci può raccontare di questi due spettacoli? Interpretare Martin Lutero in una prima esecuzione di un musical è un’occasione irripetibile ed è stato molto emozionante e interessante raccontare la vita di uno dei personaggi storici più importanti del mondo. Borchert Beflügelt è il mio nuovo spettacolo da solista, nel quale suono al pianoforte brani composti da me, ognuno dei quali è collegato a un episodio della mia vita. Nel corso

dello spettacolo presento anche il mio nuovo CD Midlife che è appena stato pubblicato e che può essere ordinato tramite email all’indirizzo midlife@soul-made-music.com. Potete trovare tutte le date dei concerti al sito www.borchertsupport.com

Nel corso della Sua carriera ha interpretato tanti ruoli anche molto diversi tra loro: in quale di questi è stato più facile identificarsi? In ognuna delle mie interpretazioni viene fuori una sfaccettatura della mia vera personalità. Se cerco un collegamento tra il personaggio e me stesso e vi lavoro a lungo e in modo approfondito, la mia interpretazione risulta veramente autentica.


La quinta stagion di Vivaldi

di Anna Hurkmans

Vivaldi, la quinta stagione Vienna, Volksoper 26 giugno 2017


ne

foto | Barbara Pรกlffy

Le stagioni di Vivaldi raccontano la sua stessa vita in un fastoso musical che sta spopolando a Vienna


L’autore Christian Kolonovits chiama il suo lavoro “BaRockoper” e a buona ragione. Non solo sentiamo molte citazioni delle Quattro Stagioni vivaldiane e di altre opere, ma anche alcuni brani tipicamente rock o pop con orchestrazioni di tipo settecentesco (eseguite da una grande orchestra diretta dallo stesso autore). Il punto di partenza è il fatto, noto a pochi, che Vivaldi era stato chiamato a Vienna dall’imperatore austriaco Carlo VI, grande amante della musica ed estimatore del compositore veneziano, proprio in un periodo di grande difficoltà per quest’ultimo. Il compositore accettò dunque con grande speranza l’invito; sembra che avesse venduto gran parte dei suoi

pochi beni tra cui anche spartiti per pagare il suo trasferimento. Purtroppo dopo nemmeno un anno l’imperatore morì e Vivaldi, rimasto senza incarico e senza sostentamento morì poco dopo e fu sepolto a Vienna dietro alla Karlskirche. Questo spunto dà occasione agli autori (Angelika Messner ha scritto libretto e liriche) di raccontare la vita di Vivaldi nei 4 tempi delle sue Stagioni: Primavera (la gioventù), l’Estate (il periodo della fama e dei molteplici impegni musical), l’Autunno (l’incontro con le prime difficoltà come la proibizione di esibirsi da parte del cardinale Ruffo) e l’Inverno, il suo malinconico declino. Il vero tema del lavoro è comunque il


ruolo dell’artista nella società del suo tempo, il sempre difficile rapporto tra la creatività di un genio e i limiti posti dal mondo circostante, dalle difficoltà finanziarie, da assurde regole morali o proibizioni, da ruoli imposti da cui l’artista vorrebbe sottrarsi. Così la prima difficoltà incontrata è da trovarsi proprio nella famiglia del piccolo Antonio: mentre il padre, musicista e parrucchiere incoraggia il figlio a seguire la sua vocazione musicale, la madre sostiene che l’arte non dà pane (frase tornata tristemente attuale) e “vende” il proprio figlio alla Chiesa, costringendolo a diventare prete. La carriera ecclesiastica era considerata allora un mezzo per acquistare

prestigio, ricchezza e potere. La disperazione del figlio è espresso bene nel song Verkauft und verraten (venduto e tradito), interpretata magistralmente da Drew Sarich (con vistosa parrucca rossa), a cui il ruolo e la musica sembrano cuciti addosso. Dopo una notte di follie nel Ridotto, il casinò veneziano (che è l’occasione di una potente scena corale molto rock), da dove Vivaldi viene trascinato via dal suo mentore Cardinal Ruffo, avviene la consacrazione come sacerdote. Nel brano Lebenslanger Haft (Detenzione a vita) Vivaldi esprime la sua angoscia per catene che dovrà portare per l’eternità. Poi però ha una trovata: per sottrarsi all’obbligo della messa quotidiana,



finge un’allergia all’incenso, per cui viene esonerato da quell’impegno (in realtà sembra che Vivaldi soffrisse di attacchi asmatici). Potendosi di nuovo dedicare alla musica,Vivaldi accetta l’incarico di maestro di violino nella scuola delle orfanelle della Pietà a Venezia. è molto benvoluto, e con le sue allieve, che diventano bravissime e famose, mette in scena intere opere. Trova due sorelle che vogliono lavorare con lui: Annina, bravissima soprano e sua sorella Paolina, che diventerà la sua Perpetua. Ma Annina si dà troppe arie da diva con trucco e vestiario esagerato.Vivaldi le insegna che la vera arte può fare a meno di pomposità ma che deve essere vera, sincera.

Allora Annina è pronta a diventare la protagonista di una nuova opera di Vivaldi. Il grande successo mette però in moto le malelingue sul rapporto del prete rosso con la sua musa Annina e anche il cardinal Ruffo lo rimprovera aspramente il suo protetto in un potente brano: Sünder, du entkommst mir nicht” (peccatore, non mi sfuggi). Infatti Vivaldi comincia ad incontrare sempre più difficoltà, concerti e impegni vengono disdetti, arrivano proibizioni di esibirsi. (Autunno). Su consiglio di Paolina,Vivaldi si reca a Roma . Ma come si canta in un brano (Rom, Stadt der Kastraten) a Roma è proibito alle donne di esibirsi; è il regno dei cantanti castrati


come Farinelli e Caffarelli. Vivaldi ha bisogno di nuovi spazi e si reca comunque nello Stato della Chiesa. Per esibirsi col coro e orchestra della sue ragazze della Pietà ha bisogno di permessi speciali dei cardinali, che vediamo in una gustosa scena corale in un bagno di vapore (heiss, heiss, heiss - caldo, caldo, caldo). Un cardinale progressista, Ottoboni, invita Vivaldi con la sua orchestra per un concerto nel suo palazzo, ma Ruffo interviene per proibire il canto di Annina come solista. Per salvare la situazione Ottoboni propone una gara di canto tra il castrato Caffarelli e Annina. Caffarelli (il bravissimo controtenore Thomas Lichtenecker) canta un’aria in italiano col titolo al-

lusivo Evviva il coltello ma Annina si sente tradita da Vivaldi e canta la bellissima canzone Ich bin Künstlerin, kein Zirkuspferd (Sono un‘artista, non un cavallo da circo) creando momenti di vera commozione, mentre Vivaldi se ne sta in un angolo, imbarazzato. Questo avvenimento causa la rottura tra la cantante e il compositore. Si entra nell’Inverno:Vivaldi accetta l’invito dell’imperatore, ma il suo soggiorno a Vienna porterà solo amarezza e infine la morte con un ultimo bellissimo brano (Meine Reise ist vorbei (Il mio viaggio è finito). Gli autori incastrano la vita di Vivaldi in due cornici: una “interna”, rappresentata dal contemporaneo Goldoni, a cui Vivaldi racconta la propria vita


per farne forse un’opera, che sarà la quinta Stagione; ed una “esterna” che collega la storia con l’oggi. Così il musical inizia con una rock band di ragazze, che si chiama Vivaldi, e che vuole fare delle ricerche sul loro idolo trovando infine il diario di Paolina che ne racconta la storia. Lo stesso gruppetto rock conclude anche la serata. Devo dire sinceramente che questi due interventi sono le parti meno riuscite dell’opera, sia scenicamente che musicalmente perchè hanno un che di amatoriale e non sembrano affatto necessarie, anche se risultano molto apprezzate dal pubblico giovane. Sono bellissime le scenografie che si ispirano spesso a quadri o affreschi

italiani (anche alla Villa dei Misteri di Pompei) e costumi di fantasia che giocano spiritosamente con la moda settecentesca con parrucche e gonne a “panier” che danno anche gioia all’occhio. Gli interpreti sono tutti bravissimi, dal già nominato Drew Sarich che porta gran parte del lavoro sulle sue spalle all’autoritario cardinal Ruffo di Morten Frank Larsen, la superba Annina di Rebecca Nelsen, il sanguigno Goldoni di Boris Pfeifer e tutti gli altri. Sono previste ancora poche repliche ma si riprende a gennaio e febbraio. La Volksoper (1.500 posti) era strapiena e gli applausi lunghissimi. Dunque chi si trova da quelle parti ne approfitti per vedere un musical veramente originale!


PrIMO conquista Roma

di Franco Travaglio

premiazione PrIMO Roma, Teatro Brancaccino 9 giugno 2017


foto | Matteo Benvenuti

Per il quarto anno consecutivo, Amici del Musical ed una prestigiosa giuria premiano le opere inedite di tre team creativi


Lo scorso 4 giugno, nella prestigiosa cornice ‘off’ del Teatro Brancaccino in Roma, e di fronte a una platea di addetti ai lavori ed appassionati, è andato in scena Accendiamo il Musical, la serata-evento (regia di Fabiola Ricci) di premiazione PrIMO, il Premio Italiano del Musical Originale.

Il Premio, primo e unico riconoscimento nel suo genere nel nostro Paese e giunto alla quarta edizione, è nato per incoraggiare la creazione di nuovi musical originali in italiano, realizzando, in collaborazione col portale musical.it, una vetrina aperta a tutti gli appassionati e agli addetti ai


lavori, favorendo l’ascesa di nuovi autori, compositori, librettisti e liricisti e promuovendo la crescita del Teatro Musicale italiano. La direzione artistica è di Franco Travaglio. Presentatori d’eccezione della serata sono stati due tra i più apprezzati interpreti del teatro musicale italiano: Valentina Gullace (Frankenstein Jr., Jesus Christ Superstar, High School Musical) e Marco Stabile (Jersey Boys, Dirty Dancing, Grease). Grazie alla generosa ospitalità del Teatro Brancaccio, tempio romano del musical, e la collaborazione della Compagnia Teatro Giovani di Torrita di Siena, sono andate in scena le esibizioni delle opere in gara e la consegna dei premi, e sono stati presentati due assaggi del nuovo

progetto fuori concorso Edda Ciano: tra Cuore e Cuore di Dino Scuderi ed Elisabetta Tulli. Dopo un’introduzione di grande intensità affidata alla splendida voce di Floriana Monici che proprio dal nuovo musical di Scuderi ci ha regalato l’aria Se cadrà una stella, grande entusiasmo hanno suscitato i ragazzi di Animali della Fattoria e Pirati e Pirati. Quest’ultima opera ha valso agli autori Alberto Manini e Stefano Calabrese il Premio come terzo classificato nella gara on-line, ricevuto dalle mani del grande interprete Michele Carfora. Dopo la travolgente Luna, tratta dall’opera in gara Licantropia di Francesco Ranieri e cantata da Alessandro D’auria e

Michele Carfora, Stefano Calabrese e Alberto Manini


Andrea Calandrini, Gianni Marras, Elisabetta Tulli

Maurizio Desinan, Aaron Desinan, Marisa Della Pasqua, Michele Renzullo, Valentina Gullace


Diletta Acanfora, il palco ha accolto la versatilità di Elisabetta Tulli, autrice ed interprete di tutte Le Ragazze Di Via Savoia, 31, vincitore del Premio della critica e secondo classificato. A premiare lei e il compositore Andrea Calandrini, il regista Gianni Marras. Dopo un altro estratto da Edda Ciano - il toccante duetto Ovunque Andrò, in cui a Floriana Monici si è unito Roberto Rossetti, anche regista del musical – un altro eccelso interprete, Gianluca Ciatti, si è esibito in Creatura Stupenda, tratto dall’opera vincitrice PrIMO 2017, 70 volte 7 di Maurizio Desinan e Marisa Della Pasqua, saliti sul palco col figlio

Floriana Monici, Roberto Rossetti

Aaron. A premiarli è salito sul palco un grande protagonista del teatro musicale italiano: Michele Renzullo, produttore, attore e traduttore co-fondatore della Compagnia della Rancia. La serata si è conclusa col coro degli interpreti e autori che hanno omaggiato la commedia musicale di Garinei e Giovannini con Aggiungi un Posto a Tavola. I vincitori sono stati omaggiati con una creazione originale ispirata a PrIMO dello scultore Cislaghi Artist. L’appuntamento è alla quinta edizione, che verrà lanciata in autunno. Ulteriori informazioni sul premio e il regolamento su www.premioprimo.it


BACKSTAGE

...e son 7000!

Come le leghe sotto i mari di Jules Vernes, o come i caffè di Alex Britti, il totale degli appassionati di teatro musicale iscritti alla nostra pagina facebook raggiunge sempre di più cifre da far strabuzzare gli occhi. Per conoscere meglio Cristina Trebastoni, la settemillesima Amica del Musical, l’abbiamo intervistata.

di Franco Travaglio


Non è la prima ADM che incontriamo per voi: era già successo, ben 5000 nuovi iscritti fa, a Giulia Odetto (potete rileggere la sua intervista qui https://issuu.com/amicidelmusical/doc s/adm_07_italia/46) e le avevamo anche portato fortuna, visto che di lì a poco sarebbe entrata nel mondo del musical dalla porta principale, coprotagonista accanto a Elio nella fortunata Famiglia Addams, nel ruolo di Mercoledì. Cristina invece sogna di stare dietro le quinte, e chissà che la nostra rediviva rivista non riesca a propiziare anche la sua carriera…

Per rompere il ghiaccio una breve autopresentazione. Compio 33 anni a luglio, vivo a Roma, sono laureata in “Letteratura, musica e spettacolo” alla Sapienza di Roma, e sempre alla Sapienza, sto prendendo la magistrale in “Scienze dello Spettacolo teatrale, cinematografico e digitale, teorie e tecniche”, inoltre da poco più di un anno è arrivato il nostro cucciolo a riempirci le giornate e ad insegnarci quanto possa essere, meravigliosa, impegnativa e imprevista la vita e io spero ogni giorno di essere una mamma degna di lui. Felicitazioni!! Come ti senti ad essere la 7000esima Amica del Musical? Fortunata... a quanto pare ho guadagnato una gradita sorpresa...

Come nasce la tua passione per il teatro musicale? Da bambina la scuola ci portò al Si-

stina a vedere Forza venite gente e rimasi folgorata dall'insieme di luci, musica, costumi, colori, canti ed emozioni.

Qual è il tuo musical preferito? Peter Pan il musical, per affetto... ho avuto modo di andarlo a vedere al Sistina in un periodo particolare della mia vita. Diciamo che avevo veramente bisogno di credere nelle fate, e mi è entrato nel cuore. E il genere di musical che ami di più? Quello favolistico indubbiamente.

Parlaci dell’ultimo film musicale che hai visto. La Bella e la Bestia della Disney, ho amato il film animato e questa ultima versione non mi è dispiaciuta, mi ha fatto piacere trovare delle caratterizzazioni più corpose di alcuni personaggi, vederli in carne ed ossa li ha resi più veri. Certo, mi sono chiesta perché abbiano scelto di cambiare i testi delle canzoni, ma poi ci si fa l'orecchio e ci si immerge con piacere nella storia.

Sogni di lavorare in questo campo? Cosa ti piacerebbe fare? Io da piccola sognavo di fare l’attrice, ma immagino che se avessi avuto qualche buona qualità in tal senso e un pizzico di talento, a quest’ora lo sarei già diventata. Ho scoperto quanto sia appagante stare dietro le quinte e fare in modo che lo spettacolo prenda forma e possa andare in scena (ho lavorato nella redazione di un programma televisivo). Purtroppo in teatro non mi è ancora capitato.


Qual è stata la produzione italiana che hai amato di più? Pinocchio, senza dubbio. è stato qualcosa di così grande, nuovo, diverso, un’emozione continua.

Se dovessi scegliere un artista italiano che meglio rappresenta il musical, chi sceglieresti e perché? Manuel Frattini. Da semplice appassionata di musical, Manuel secondo me è una vera eccellenza. L’ho conosciuto col dvd del musical Aladin e poi con quello di Pinocchio, ho avuto modo di vederlo a teatro in Peter Pan e in Cenerentola: beh per me lui è energia buona, è carisma, è qualità, io non riesco a non concentrarmi su di lui quando è in scena.

Parlaci del tuo compositore preferito... Andrew Lloyd Webber. Navigo nel-

l'ovvio probabilmente, ma le sue composizioni sono dei veri e propri viaggi emozionali per me, come ad esempio i brani de Il fantasma dell’Opera che mi ritrovo ad ascoltare in diverse versioni, a prescindere dalla visione del musical. Sempre più artisti italiani vanno a lavorare all'estero: fuga dei talenti o segno dell'eccellenza italiana? Segno dell’eccellenza italiana, non riconosciuta e poco valorizzata in patria. Da qui la fuga di talenti.

Cosa manca in Italia al musical, e qual è la più grande opportunità che abbiamo? Mancano gli spazi, i fondi, e soprattutto manca una cultura al musical e al teatro in generale nella popolazione. Una grande opportunità potrebbe essere l’educazione e la


divulgazione, intesa come sforzo di far conoscere il “mondo” musical e dare più voce e respiro a questa realtà, nella scuola dell’obbligo per cominciare, ma anche nelle università. Nel mio percorso di studi il musical non l’ho incontrato, e ora che sto lavorando alla tesi di laurea, non mi rimane semplice trovare della letteratura in merito. La mia tesi vorrebbe essere proprio un piccolissimo tassello in quella direzione, mettendo insieme informazioni sulla realtà e la storia del musical in Italia, magari riuscendo a trattare anche dei protagonisti e dei metodi di lavoro, per arrivare alle motivazioni che spingono addetti ai lavori e spettatori a credere nel musical e alle prospettive/aspettative in tale ambito.Vorrei realizzare un lavoro dal linguaggio semplice, chiaro e immediato, che

possa far capire la cultura, l'impegno e la fatica che c’è dietro a quelle emozioni di cui godiamo. Spero di trovare la strada giusta.

A tuo parere qual è il segreto che rende il musical un’arte così emozionante? La ‘collimazione’ delle diverse espressioni artistiche: la recitazione è interrotta e supportata dal canto, che a sua volta è sottolineato dalla danza. Questo rende tutto molto più vivo e immediato, costringe lo spettatore ad una partecipazione più attenta e probabilmente più attiva, si deve per forza cambiare atteggiamento e registro di attenzione durante le varie fasi dello spettacolo e rimane difficile non “cantare” dietro gli artisti. Tutto questo ti rende molto più partecipe, facilita molto l’immedesimazione e l’affetto verso i personaggi.


letto / visto / ascoltato Dialogo - Concerto dialogato di Luca Tudisca Milano, Teatro Nazionale 25 maggio 2017

Il mare della Sicilia. Un incontro. Un amore. Un figlio e una vita insieme. Questa è la storia di Ada e Santuzzo (Elena Nieri e Matteo Volpotti, entrambi “in stato di grazia”, merito anche dell’uso accentuato del dialetto siciliano). Il regista e performer Mauro Simone mette in scena le canzoni di Luca Tudisca – cantautore siciliano uscito dalla scuola televisiva di Amici – e il risultato è un “concerto dialogato”, che mantiene la dimensione intima di un dialogo, più che un racconto, capace di toccare le più sensibili corde emozionali del pubblico. Santuzzo è un pescatore che trascorre le sue giornate al mare in mezzo all’odore di pesce, con la sua inseparabile chitarra, grazie alla quale ha conquistato Ada. Il loro amore a prima vista genera un figlio, Luca. La passione del padre per la musica diventa per lui un sogno nel quale continuare a credere. E attraverso la sua musica – trasmessa al pubblico come intima poesia –, Luca si fa “motore” (mai invadente) di questo “Dialogo” lungo 50 anni di vita comune tra i suoi genitori. In questo racconto musicale (per voce e chitarra acustica) di Luca Tudisca le canzoni sembrano animarsi, vivendo di vita propria, creando una per-

visto da Roberto Mazzone


letto / visto / ascoltato fetta sintonia con le voci dei due performer. La regia di Mauro Simone è costruita con cura, dal particolare alla visione d’insieme, resa ancora più intima e raccolta anche grazie ai movimenti coreografici, affidati a Nadia Scherani. Resta tuttavia la sensazione che il testo scritto da Elisabetta Tulli per fare da contrappunto alle canzoni proceda per singole scene, limitando la narrazione dal punto di vista drammaturgico. Oltre agli attori e a un musicista in carne e ossa, protagonisti sul palcoscenico – e sparsi a penzoloni per tutto il teatro – sono i cappotti che Ada e Santuzzo indossano, dal loro primo incontro fino all’epilogo, uno sopra l’altro: elemento caratterizzante del tempo che passa e dei cambiamenti che la coppia si trova ad affrontare durante il proprio percorso di vita comune. Uno spettacolo che ribadisce l’importanza di credere nei propri sogni, anche quando la vita e le sue responsabilità richiedono decisioni importanti, da prendere restando con i piedi per terra.


news Mamma Mia! regia di Massimo Romeo Piparo dal 7 luglio 2017

Divertente, romantico, capace di travolgere il pubblico al ritmo della musica degli ABBA: da quasi 20 anni, Mamma Mia!, l’appassionante storia della giovane Sophie, che alla vigilia del matrimonio realizza il proprio sogno di essere accompagnata all’altare dal padre che non ha mai conosciuto, riscuote consensi e sold out in tutto il mondo. La nuova versione italiana del musical, prodotta dalla PeepArrow Entertainment e Il Teatro Sistina, con regia e adattamento di Massimo Romeo Piparo, vede protagonisti tre attori molto amati dal grande pubblico: Luca Ward, Paolo Conticini e Sergio Muñiz. La protagonista femminile è interpretata da Sabrina Marciano (reduce da una clamorosa affermazione nel ruolo della maestra di danza nel musical Billy Elliot) circondata da un cast di oltre 30 artisti e un’orchestra dal vivo, diretta dal M° Emanuele Friello e posizionata all’interno della scena: un’ambientazione tecnologica con vera acqua di mare e bagnasciuga. Un grande allestimento che unisce le nuove tecnologie alla meccanica del teatro, una storia leggera ma non banale, ironica e delicata, che racconta l’amore maturo accanto a quello giovanile, ma soprattutto una commedia che, attraverso due donne straordinarie, celebra la ricerca della felicità anche a costo di sfidare le convenzioni. di Roberto Mazzone


news Prima di approdare nei teatri italiani per un lungo tour che toccherà 20 città nella stagione 2017/2018, (Ancona, Firenze, Bari e Genova, tra le piazze già confermate), il musical debutterà in anteprima nazionale (7 e 8 luglio) in una location dalla storia eterna: il Teatro Romano di Ostia Antica (Roma). Seguiranno ulteriori tappe: dallo Sferisterio di Macerata, la grande arena all’aperto della cittadina marchigiana realizzata nell’800, fino alla suggestiva Piazza degli Scacchi a Marostica (Vicenza), oltre a figurare all’interno di prestigiosi festival estivi come La Versiliana, Catonateatro, Forte Arena (Cagliari), Rassegna delle 11 Lune di Peccioli (Pisa), proseguendo la stagione in autunno per arrivare sul palco del Teatro Sistina di Roma durante il periodo natalizio.

Lo scorso mese di maggio si sono svolte a Roma le audizioni per il ruolo della giovane Sophie, che è stato assegnato a Eleonora Facchini. Accanto a lei, nel ruolo del promesso sposo Sky, il volto giovanile di Jacopo Sarno (Datemi tre caravelle, Disney’s High School Musical, Full Monty). Completano il cast Elisabetta Tulli e Laura Di Mauro.

Rispetto allo stile ‘minimal’ della versione ufficiale inglese, Piparo sceglie un allestimento più ricco e spettacolare: 11mila litri di acqua in scena, pedane girevoli, una locanda dai caratteristici colori nelle sfumature del bianco e del blu e la bouganville alla finestra. E quando si chiuderà il sipario le sorprese di certo non finiranno, grazie a una speciale ‘appendice’ tutta da ballare: al termine dello spettacolo infatti il pubblico potrà scatenarsi sulle note in versione ‘discoì della colonna sonora del musical.


news Il musical d’oltralpe anticipazioni sui titoli autunnali

Vienna saluta una stagione d'oro, nella settimana appena passata si sono concluse le produzioni di Schikaneder e di Don Camillo & Peppone che noi di Amici del Musical abbiamo seguito approfonditamente. La deniere di Schikaneder si è tenuta il 21 giugno scorso al Raimund Theater che, dopo quasi dieci mesi di ininterrotta programmazione, vede calare il sipario. Lo spettacolo in questi mesi non ha avuto cali di spettatori e all’ultima rappresentazione la canzone Mein Lied ha ottenuto più applausi della premiere dello scorso settembre. Nell’altro teatro cittadino l’italianissimo Don Camillo & Peppone vede un buon numero di spettatori presenti, ma l’allestimento godeva di una migliore messa in scena nella premiere mondiale avvenuta a San Gallo in Svizzera, che assieme ai Teatri Riuniti Viennesi ha coprodotto lo spettacolo. La nuova stagione debutterà il 16 settembre al Raimund Theater con I am from Austria, una nuova produzione originale dei VBW sulle musiche del cantautore austriaco Rainhard Fendrich. Lo spettacolo vedrà la regia di Andreas Gergen che, oltre ad essere un regista di tutto rispetto, è un ottimo Sovraintendente teatrale gestendo il teatro di Salisburgo. Il libretto

di Matteo Firmi


news dello spettacolo è scritto a quattro mani da Christian Struppeck e Titus Hoffmann. Il cast vedrà nuove voci e liete riproposte: Lukas Permann nel ruolo di Josi Edler e la bella Irena Flury nel ruolo di Emma Caster. Al Ronacher Theater, in occasione del ventennale dal debutto, torna Tanz der Vampire, il celeberrimo musical di Roman Polanski con le musiche di Jim Steimann. L’allestimento, che si rifarà per molti aspetti alla versione originale del 1997, vedrà nei panni del Conte Von Krolock tre amatissimi interpreti: Mark Seibert, Drew Sarich e Thomas Borchert, che si alterneranno nel ruolo. Sarah sarà appannaggio di Diana Schnierer che, appena uscita dal conservatorio di Vienna, affronterà una parte che saprà sicuramente darci soddisfazioni. In questa produzione ci sarà anche un pizzico di Italia con la presenza di Nicholas Tenerani e Filippo Strocchi (quest’ultimo standby per il ruolo di Krolock). Ottime produzioni anche a Salisburgo dove vedremo Uwe Kroeger interpretare il Dottor Dolittle e una riproposizione oramai classica di The sound of Music. A Linz interessante omaggio a Leonard Bernstein, che nel centenario della nascita propone un nuovo allestimento di On The Town.


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Le Bal des Vampires, Parigi - Teatro Mogador, data

occhiello

Grande successo anche nella capitale francesce per i vampiri di Roman Polanski


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