Amici del Musical #21

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amici del

musical

Spamalot Flashdance Turandot The Woman in White Everybody’s talking about Jamie Vincent Rebecca

w e b z i n e

21|2018


Amici del Musical www.amicidelmusical.it sito ideato da Franco Travaglio webzine issuu.com/amicidelmusical ideazione e coordinamento editoriale Francesco Moretti blog amicidelmusical.blogspot.it in redazione Stefano Bonsi, Alessandro Caria, Enrico Comar, Laura Confalonieri, Sara Del Sal, Diana Duri, Matteo Firmi, Roberta Mascazzini, Roberto Mazzone, Valeria Rosso, Enza Adriana Russo, Franco Travaglio, Cecilia Zoratti n. 21|2018 6 gennaio 2018 in copertina: Valeria Belleudi in Flashdance Abbiamo fatto il possibile per reperire foto autorizzate e ufficiali. Per ogni informazione e/o chiarimento scrivete a: francesco.moretti@gmail.com


Facts & Figures

dall’Italia Spamalot Flashdance Turandot - la regina di ghiaccio dall’estero The Woman in White Everybody’s talking about Jamie Vincent Rebecca dal blog Tutti Insieme Appassionatamente Dirty Dancing Mamma Mia! Aggiungi un posto a tavola letto / visto / ascoltato The Greatest Showman Lubiana Festival: Broadway e West End Musicals news

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quando il divertimento è sacro

di Roberto Mazzone Spamalot Milano, Teatro Nuovo 17 novembre 2017


foto | Luca Vantusso

La scanzonata comicitĂ dei Monty Python rivive a teatro con la versione italiana di Spamalot, protagonista Elio


Portare in Italia un musical come Spamalot e far apprezzare alle platee nostrane l’irriverente comicità dei Monty Python poteva, inizialmente, suscitare qualche preoccupazione: ma il regista Claudio Insegno, oltre a valorizzare le competenze dei performer sul palco, continua a puntare sulla componente del divertimento, senza mai trascurare il gusto del pubblico, le cui entusiastiche reazioni non mancano di farsi sentire. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro Nuovo di Milano, è probabilmente una delle novità più attese della stagione 2017/2018.


Si tratta di una parodia delle gesta di Re Artù e del demenziale viaggio dei Cavalieri della Tavola Rotonda alla ricerca del Sacro Graal. Nei panni del sovrano di Britannia, Elio è nuovamente protagonista di un musical, dove (oltre alla spada) sfodera verve e “comicità affabulatoria”, che infonde interesse nel pubblico e rinnovata sicurezza nell’interprete, sia nelle scene d’ensemble, sia nelle divertenti gag con i vari personaggi. A raccogliere la sfida del primo adattamento in italiano del musical (scritto nel 2004, quindi 30 anni


dopo il film a cui è ispirato) è Rocco Tanica – storico collaboratore di Elio e Le Storie Tese - che ha svolto il suo lavoro in maniera encomiabile. Tutte le canzoni sono orecchiabili e si potrebbe fischiettarle a memoria se si avesse il tempo di impararle adeguatamente; merito anche della frizzante direzione d’orchestra (rigorosamente dal vivo), affidata alla bacchetta di Angelo Racz. Le liriche italiane impreziosiscono il libretto, rendendolo fruibile al pubblico, anche mantenendo specifici riferimenti comico-demenziali, che, nel copione originale, prendono di mira soprattutto gli ebrei e lo show busi-

ness americano: d’altronde, anche in Italia è risaputo che “Non si può fare un musical a Broadway, se mancano gli ebrei”, concetto esposto in maniera ineccepibile da Umberto Noto, nel ruolo di sir Robin, cavaliere mestamente pusillanime con una predilezione per questo genere di spettacolo. A corollario di questa tesi, lo show è “farcito” di citazioni che fanno il verso a sir Andrew Lloyd Webber o ad autori quali Mel Brooks e Moni Ovadia, o a grandi musical come West Side Story. Attorno a Elio – impegnati a ricoprire con destrezza e impegno anche


più ruoli – una corte di performer esuberanti ed impeccabili, primo fra tutti il suo devoto scudiero Patsy (Giuseppe Orsillo, impegnato in un certosino compito di sottomissione comica, che produce indiscutibilmente i suoi frutti). Ancor più esuberante è la Dama del Lago, o meglio, la sua interprete, Pamela Lacerenza: tra divertenti eccessi (ad esempio, un eclatante ingresso in scena dalla platea) e irresistibili duetti (come quello in coppia con l’istrionico Andrea Spina, durante l’investitura a cavaliere di sir Galahad), la si potrebbe definire protagonista femminile dello spettacolo, nonostante rimanga in disparte per

45 minuti, per poi interrogarsi con determinata convinzione – nel secondo atto, di fronte a un pubblico in visibilio – su che fine abbia fatto la sua parte. In questa rivisitazione, Lancillotto (Thomas Santu) è protagonista di un improvviso coming-out in perfetto Priscilla-style, a favore del sospiroso principe Herbert (Luigi Fiorenti ne realizza una caratterizzazione sopra le righe, ma decisamente appropriata al contesto). Un efficace corpo di ballo riproduce le coreografie di Valeriano Longoni, adeguatamente ispirate al Broadwaystyle.


What a feeling

di Roberto Mazzone Flashdance Milano, Teatro Nazionale 5 ottobre 2017


L’ormai classica storia di riscatto di Alex, operaia e ballerina, nella nuova produzione targata Stage Entertainment



Il musical Flashdance è la nuova produzione firmata Stage Entertainment, rimasto in scena fino al 31 dicembre al Teatro Nazionale di Milano: una versione effettivamente rinnovata, dalle coreografie “2.0” di Marco Bebbu (che attualizzano l’energia e la tipica atmosfera anni Ottanta), al disegno luci di Francesco Vignati, fino alla “maniac-ale” direzione d’orchestra di Angelo Racz. A livello drammaturgico, già nella versione originale, non si tratta di un titolo “da strapparsi i capelli”, ma in questo caso va riconosciuto che il lavoro di traduzione e adattamento svolto da Chiara Noschese ha trasmesso a questo prodotto un appeal

inaspettato, anche dal punto di vista registico, concentrandosi sul potenziale emotivo e dinamico dei personaggi, presi singolarmente, ma anche in coppia. Tra i personaggi dello show, sono da citare Hannah e Louise (Altea Russo e Lorena Crepaldi, a tratti eccessivamente “caricaturali”, ma indubbiamente in grado di suscitare momenti di spensierata commozione); Gloria (Elisa Lombardi, in un’interpretazione – soprattutto della omonima hit di Umberto Tozzi dove la grinta cede il passo a una maggiore componente di rabbia e rimpianto) e Jimmy (Marco Stabile, che con la sua naturale ironia pro-



ietta verso il riscatto i risvolti negativi di un personaggio che non si arrende mai); C.C. (Michel Altieri, in un autentico ruolo dalle connotazioni “evil”, dagli interessanti sviluppi). Valeria Belleudi (Alex Owens) e Lorenzo Tognocchi (Nick Hurley) risultano in effetti il “valore aggiunto” dello spettacolo: due protagonisti completi, in perfetta sintonia con il proprio lavoro di performer. Lei incarna adeguatamente un’eroina contemporanea, sprigionando dal proprio corpo un’instancabile ener-

gia, supportata da doti interpretative e vocali convincenti; lui, in un primo momento, sembra affidarsi a una recitazione “timida”, apparentemente in contrasto con un timbro vocale avvolgente, ma nel corso dello spettacolo costruisce con motivata passionalità il suo personaggio. La scenografia, di Gabriele Moreschi, non rappresenta un’epoca, ma, nella sua essenzialità, sostiene l’energia che si sprigiona sul palcoscenico ed è funzionale a quell’universale voglia di riscatto che travalica i confini del tempo.


alla corte di Turandot

di Roberto Mazzone La Regina di Ghiaccio Milano, Teatro degli Arcimboldi 26 novembre 2017


Per la seconda stagione torna il family show di Maurizio Colombi ispirato all’opera di Giacomo Puccini


Lorella Cuccarini torna sul palcoscenico, protagonista del nuovo family show ideato e diretto da Maurizio Colombi, con Davide Nebbia come regista collaboratore. Il musical è tratto dalla medesima fiaba cui si è ispirato Giacomo Puccini per la sua Turandot.

In questa versione, Turandot è una crudele principessa, i cui pretendenti sono costretti a indossare una maschera per evitarne lo sguardo e rimanere, dunque, vittime della sua bellezza, a causa di un incantesimo lanciato da tre streghe: solo colui che riuscirà a risolvere tre difficili enigmi


potrà averla in sposa; ma chi fallisce anche uno solo dei quesiti, è destinato a morire decapitato per mano stessa della glaciale Turandot. Per la showgirl si tratta di un’interpretazione stimolante, proprio perché si misura con un personaggio

dalle molte sfaccettature: vittima di un incantesimo, Turandot inizialmente mostra un carattere risoluto e una freddezza apparentemente inappellabile, salvo trovarsi progressivamente a fare i conti con la propria autentica personalità, fragile e bisognosa d’amore.



Drammaturgicamente più debole risulta il personaggio del principe Calaf, “salvato” dalla capacità interpretativa di Pietro Pignatelli, impegnato a dare anima e spessore a un uomo in cerca di risposte e d’amore, che riuscirà a fare breccia nel cuore della glaciale principessa, grazie al suo calore e alla propria scaltrezza. Accanto al nucleo centrale, costituito dai protagonisti ispirati alla tradizione della favola persiana e dell’opera di Puccini, lo spettacolo sviluppa nuovi personaggi, come le tre malefiche, subdole ed energiche streghe: Tormenta, Gelida e Nebbia, che si contrappongono direttamente agli irresistibili Ping, Pong e Pang, consiglieri dell’imperatore Altoum (Paolo

Barillari). Un altro personaggio tutto nuovo, in cui le piccole spettatrici possono – secondo il regista – facilmente identificarsi – è la Bambina della Luna (Daniela Simula), che prevede e può cambiare il futuro. Insieme al saggio e abilmente didascalico Signore del Sole (Sergio Mancinelli), ecco un’ulteriore coppia che sul palco provoca “scoppiettanti” scintille, poco importa se si tratti di calore o di ghiaccio. Inoltre, è interessante notare come a ognuno di questi personaggi corrisponda un particolare e specifico “fraseggio” musicale, una sorta di I am song, che ne identifica l’ingresso sul palco.


I diciotto brani che compongono la colonna sonora originale mantengono specifici riferimenti melodici alle aree più famose di Puccini: dal Coro a bocca chiusa (Madama Butterfly), passando perfino a un’inaspettata versione pop di Nessun dorma, cantata in duetto da Cuccarini e Pignatelli: un momento accolto con insolito tripudio rispetto a quello ri-

servato solitamente alle esecuzioni liriche, ma non per questo meno efficace. Non mancano accenni al repertorio disco-pop: dai Santa Esmeralda, all’Aida di Elton John, in una sorta di ideale omaggio “museale” a Puccini e soprattutto nella scena in cui Turandot si trova nella sua camera circondata dalle ancelle.


Il numero musicale in completo stile musical (La maledizione a Pechino) si fa attendere, poiché inserito nella scena che accompagna il pubblico verso il classico lieto fine. Gli arrangiamenti di Davide Magnabosco, pur attingendo a un repertorio musicale vasto e consapevolmente diversificato, fungono da “contrappunto” alla dram-

maturgia dello spettacolo, senza tuttavia “portare avanti la storia”, compito che sembra affidato soprattutto ai personaggi. Se la contaminazione è ormai la “cifra stilistica” delle regie firmate da Maurizio Colombi, è anche plausibile che questo sia l’allestimento più maturo e meno “disneyano” mai realizzato dal regista.


il ritorno della donna in bianco

di Sara Del Sal The Woman in White Londra, Charing Cross Theatre 25 novembre 2017


Romanticismo e suspence nel revival “da camera� del musical vittoriano di Andrew Lloyd Webber



Quando Andrew Lloyd Webber decide di riprendere in mano un suo spettacolo le sorprese possono essere infinte. The Woman in White, tratto dall’omonimo thriller vittoriano di Wilkie Collins, è ora in scena nel piccolo e nascosto Charing Cross Theatre, a pochi passi dal Tamigi. La regia, affidata al talentuoso Thom Southerland, è pensata per un musical da camera, quale questo titolo sarebbe, ma si avvale di un cast sbalorditivo. Anna O'Byrne è una Laura Fairlie che assomiglia molto anche fisicamente a Sophie Reeves, che interpreta Anne. Carolyn Maitland (Marian, la sorella di Laura) è una macchina da guerra che potrebbe riempire due teatri con la sua

voce, e, sembra incredibile ma sia il Walter Hartright di Ashley Stillburn che il perfido Sir Percival Glyde di Chris Peluso riescono a dimostrare che non solo Ramin Karimloo ha una voce perfetta per queste partiture. Stupenda la scelta di Greg Castiglioni come Conte Fosco, un personaggio che ha i tempi comici perfetti. Insomma, non di solo cast si compone uno show, ma quando è un cast cosi, va rimarcato, perché la somma dei singoli rende questo nuovo allestimento memorabile. A regnare è la semplicità. Sul palco, quando si entra in sala, si vede solo una lanterna accesa. Con un gioco di porte scorrevoli si compiono le ap-



parizioni e si cambia scena. Tutto qui. Il resto il regista lo affida agli attori, che possono dare letteralmente vita ai personaggi del romanzo, con le loro debolezze e con le loro meschinità. È una narrazione chiara, piacevole e facilmente godibile, amplificata dalla musica scritta dal compositore britannico. Proprio qui, invece, sta il nocciolo della questione. Alleggerita e rinfrescata, la partitura arriva molto piacevolmente allo spettatore meno abituato ad andare a teatro. Per coloro che invece conoscono bene Lloyd Webber, o almeno abbastanza, c'è comunque qualcosa di strano. Sì, perchè come quando si dice che si possa amare piú Londra o Parigi a se-

conda di quale delle due capitali si sia visitata prima, qui il giochino va reimpostato tra The Woman in White e Love Never Dies. Tante, troppe canzoni uguali. Ci si ritrova a cantare uno con le parole dell’altro; e questo non è proprio qualcosa che passa inosservato. Resta il fatto che a questo nuovo allestimento andrebbero dati più dei tre mesi di repliche previste, perché rappresenta un qualcosa che a Londra forse non si trova spesso, ed è quel gusto di fare spettacoli che hanno gli austriaci, che sanno ben dosare artisti e musiche importanti. E anche perché, considerato il numero esiguo di posti in sala, potrebbero essere in molti coloro che rischiano di restare fuori.


quando tutti parlano di Jamie

di Sara Del Sal Everybody's talking about JamieLondra, Apollo Theatre 25 novembre 2017


Diversità, rispetto dell’altro, sogni e ambizioni in un inedito musical, una storia che è già di tutti i giorni


A Londra è di scena il presente del musical. Non recuperi storici, sebbene ben confezionati, ma una new entry che parla dei giorni nostri. Dei giovani d’oggi. Dal 6 novembre 2017, all’Apollo Theatre c’è Everybody's talking about Jamie. E non solo lì. La storia di Jamie, un ragazzo inglese diventato famoso grazie a un documentario della BBC, arriva onstage con le musiche di Dan Gillespie Sells e le liriche di Tom MacRae. Jamie è un ragazzo come tanti, ha sedici anni e va a scuola. È figlio di genitori separati e vive con la sua mamma che lo adora, mentre il padre si limita a mandargli qualche soldo ri-

sicato per il compleanno, con un biglietto. Un giorno, quando la professoressa chiede agli alunni cosa faranno da grandi, Jamie, che viene preso in giro dal bulletto che ha in classe per la sua omosessualità, dichiara che vorrebbe diventare una Drag Queen. La professoressa gli dice di essere realistico, ma a casa la sua mamma gli ha preparato la festa e come regalo gli dona delle scintillanti scarpe col tacco rosse. Jamie è entusiasta del regalo e lo mostra alla sua amica Pritti, una ragazza che sceglie di portare il velo nonostante la sua famiglia non glielo imponga e che a sua volta viene presa in giro dagli altri in classe. A quel punto Jamie ha bisogno di un abito e decide di inve-


stire i venti pound che gli ha mandato il padre per un abito da Victor's Secret, dove incontra il gestore Hugo, che gli racconta di come in passato lui stesso fosse stato una drag molto famosa - Loco Chanelle - e che lo invita ad esibirsi nel Night club locale. La madre intanto cerca di spiegare al padre di Jamie che lei sta fingendo che sia lui a scrivere al figlio ma l’uomo dichiara di non volere avere nulla a che fare con quel figlio che non è, a parer suo, un vero uomo, e torna dalla sua nuova famiglia. La sera dello show è un successo, e Jamie pensa di andare al ballo della scuola vestito da donna, ma la professoressa sembra non essere d’ac-

cordo. Ci riuscirà? Riuscirà ad essere se stesso sempre senza paura di essere preso in giro e a chiarirsi col padre? Le risposte le trovate andando a Londra, dove, oltre a grandi voci, eccellenti ballerini e straordinari attori, troverete una colonna sonora accattivante, che entra subito in testa e che sa divertire. Strepitosi i due brani affidati a Margaret, la madre di Jamie, una Straordinaria Josie Walker che sa bene come restare umile ma toccare le corde dell’anima di chi la sta guardando. Il giovane e talentuoso John McCrea interpreta Jamie, dandogli portamento, carisma e freschezza. Lucie Shorthouse è Pritti, con gran



voce e una dolcezza infinita che si trasforma in determinazione. Phil Nichol è Hugo e con la sua fisicità alla Elton John è indiscutibilmente perfetto come Loco. Per quelli che si aspettano la parata delle Drag, come in altri show, va detto che questo spettacolo parla di Jamie, e quindi rimane entro un limite del rispetto che non oltrepassa mai determinate linee del buongusto, soprattutto applicato a un minorenne. È uno spettacolo che parla di sogni, di amicizia e di quell’amore incondizionato che una madre può provare per il figlio, e come tale è semplicemente straordinario.


Filmando Vincent

di Anna Hurkmans Vienna


Dietro le quinte delle riprese, nella capitale austriaca, di alcune scene del musical giĂ vincitore del Premio PrIMO


Come autori del musical Vincent sul pittore van Gogh, la sottoscritta, autrice di libretto e liriche e Raffaele Paglione, autore delle musiche, abbiamo avuto la bellissima occasione di lavorare una settimana a Vienna con un cast di performer di altissimo livello come Drew Sarich (Rudolph, Jesus Christ Superstar, Tanz der Vam-

pire, Evita, Vivaldi), sua moglie Ann Mandrella ( West Side Story, Beauty & Beast, Chicago, Evita), André Bauer (Elisabeth, Mozart, Rebecca, Klimt, Don Camillo) e Norberto Bertassi (Elisabeth, Les Miserables, Rebecca, nonché direttore artistico della compagnia “Teatro” che fa spettacoli con ragazzi).


Sarich in particolare, che andava ancora in scena di sera come Conte Krolock in Tanz, e che ha accettato di assumersi l’impegnativo ruolo di Vincent van Gogh con assoluta dedizione, è stato appena stato insignito del premio Deutscher Musical Theater Preis come il migliore performer di musical in lingua tedesca. Il nostro musical Vincent aveva ricevuto nel 2014 il premio della Critica del Premio PRIMO degli Amici del Musical, ma in realtà aveva avuto già un lungo percorso dietro a sè. Scritto nel 2000, era stato rappresentato in Olanda per 6 rappresentazioni in varie città olandesi dal Nederlands Musical Ensemble. In seguito aveva vinto un premio per la migliore canzone e il migliore arrangiamento (Too much e Sunflowers) al Song Expo Benelux (2002); è stato finalista in alcune competizioni importanti negli USA e ha avuto varie presentazioni di singoli brani a Londra e a Roma. La versione tedesca aveva anche trovato una casa editrice in Germania, ma purtroppo finora non eravamo riusciti a trovare una produzione che rimettesse in scena questo lavoro complesso che richiede un protagonista dalle eccezionali qualità vocali e attoriali. La nostra intenzione era di fare dei video di alcune delle scene/canzoni principali del nostro musical, da poter poi proporre a produzioni/teatri in tutti i paesi di lingua tedesca. Drew Sarich e Ann Mandrella, che avevano già registrato per noi 2 brani l’anno scorso, ci avevano offerto l’op-

portunità di lavorare una settimana con loro. Il nostro progetto era già stato programmato in modo dettagliato durante l’estate, quando la musical direktor Birgit Zach è venuta per una settimana da noi a Roma, per scegliere, riadattare e preparare le scene da registrare. Durante i mesi seguenti si è formato il cast e sono stati scelti gli ulteriori collaboratori: il nostro art director e cameraman Francesco Marchetti che è venuto con noi da Roma e gli altri membri di Vienna, l’esperta regista Joanna Godwin-Seidl, il coreografo Tom Poms che ha cominciato da ottobre a lavorare con i ballerini, infine la tecnica delle luci Irene Derby e la make up artist Georgie. Birgit Zach aveva nel frattempo prenotato le necessarie locations: la Klaviergalerie” per studiare e registrare i brani cantati, lo studio Theatercouch per la messa in scena e il teatro della Volkshochschule Brigittenau per le due giornate di riprese video (sabato e domenica). Dei costumi mi ero interessata io stessa; ho trascinato un grosso valigione da Roma con costumi per le ballerine (maniche con lunghe frange per i “Corvi” e gonne colorate e corpetti neri per le prostitute della Martinique, un gonna lunga con camicetta e biancheria ottocentesca per la Mandrella, giacca, gilet e camicia per “Gauguin”). Drew Sarich ha preferito tenere una sua camicia bianca semplice con pantaloni, senza cercare una rassomiglianza con Van Gogh con


barba e parrucca rossa, sia perché prodotti del genere se fatti bene avrebbero costi proibitivi, sia perché avrebbe implicato anche delle sedute troppo lunghe con la truccatrice. A Drew interessava soprattutto interpretare il personaggio da dentro, con voce e gestualità che potessero dargli credibilità. Raffaele e Francesco avevano portato le proprie attrezzature per registrare e filmare, dunque giravamo per Vienna sempre carichi di borsoni e valige! Un oggetto indispensabile per le riprese reperito in loco era il green screen, un telo verde che avrebbe permesso durante la post-produzione di proiettarvi quadri di van Gogh come scenografie.

La cosa che ci ha colpito particolarmente è stata la grandissima professionalità degli interpreti. Non solo erano tutti sempre perfettamente puntuali alle prove (persino dopo la grande festa che segue sempre una “last performance” in onore di Drew che dopo giovedì sera passava il testimone a Mark Seibert come Krolock), permettendoci così di mantenere fino in fondo la tabella di marcia programmata; conoscevano tutti i brani a memoria e ci tenevano così tanto ad eseguire in modo perfetto le loro scene che non si stancavano mai di ripetere qualcosa, talvolta proponendo di poter rifare una scena o una frase musicale perché non soddisfatti di sé stessi. Un


altro elemento molto apprezzabile era la totale mancanza di arie da star da parte di tutti. Ad un certo momento, vedendo che le ballerine rischiavano di scivolare su frange di stoffa staccatasi da qualche costume, Drew ha preso una scopa e spazzolato il palcoscenico. Dunque un vero clima di collaborazione, in cui non esistevano primadonne. È stato molto emozionante vedere poi recitare Drew e la moglie Ann in due scene importanti del musical, una in cui la prostituta Sien si offre a Vincent per ringraziarlo della sua ospitalità, cantata e recitata con un’intensità ma anche semplicità per cui less is more, cioè togliere significa dare di più; poi la canzone dei girasoli

che è una scena d’amore dove l’affiatamento dei due risultava perfetto (anche se hanno lavorato raramente insieme, solo in un Jekyll and Hyde). Nella scena del litigio tra Vincent e Gauguin i due attori non si risparmiavano, impegnandosi in una vera scena di lotta con spinte e cadute per terra. La canzone finale di Vincent, Zuviel, in cui il pittore ripensa tutta la sua infelice vita, segnata da troppi insuccessi e da troppo poco affetto e approvazione, è stato interpretata dall’attore seduto contro una parete, quasi rannicchiato, senza nessun effetto facile, con pochi gesti e senza nessuna retorica. Una performance che dava i brividi.


Ci siamo resi conto di aver lavorato con il top del musical di lingua tedesca, persone anche umanamente molto simpatiche ed interessanti (che non tutti siano così, ce l’ha raccontato Birgit Zach che lavora anche come preparatore dei cantanti alle Vereinigten Bühnen Wien e che ci ha raccontato più di un aneddoto su altri famosi cantanti, che qui non vogliamo svelare). Una cosa che pos-

siamo invece rivelare, perché oggetto di pubblico dibattito, è che il recente musical Schikaneder è stato un terribile flop finanziario perché la vendita dei biglietti è lontana da coprire le spese pazzesche, tra cui un cachet di 24 milioni di euro a Stephen Schwarz per le musiche, per non parlare dei costi delle faraoniche scenografie e i sontuossissimi costumi. Dato che le VBW vengono fortemente finanziate


dall’Austria e dalla città di Vienna i contribuenti austriaci non ne sono particolarmente contenti. Questo spiega anche perché si è corso ai ripari rimettendo in scena evergreen come Tanz der Vampire, sempre esauriti (infatti neanche noi siamo riusciti a trovare biglietti per la serate con Drew Sarich). Questa mia relazione può forse servire a qualche aspirante autore di mu-

sical a far capire quanto sia difficile vedere un proprio lavoro messo in scena in modo ufficiale. Oltre alla capacità creativa ci vuole soprattutto tanta, tanta pazienza. Consiglio comunque di avere perseveranza, di non arrendersi mai. È una strada lunga e ardua, ma talvolta si hanno anche grosse soddisfazioni come questa nostra... E non perdiamo la speranza che possa infine portare ad un risultato.


la prima moglie è ancora qui

di Matteo Firmi Rebecca Tecklenburg (D), open air 20 agosto 2017


In una remota cittadina tedesca, va in scena ogni estate un seguitissimo festival di musical open air. Il 2017 è stato l’anno di Rebecca...


Nella splendida cornice del castello di Tecklenburg, durante la scorsa estate abbiamo seguito per Amici del Musical l’allestimento di Rebecca, il celebre musical di Kunze/Levay scritto per i Teatri Riuniti Viennesi. Andreas Gergen, regista conosciuto nell’area tedesca per molti allestimenti come Don Camillo e Peppone e La visita della vecchia signora ha avuto idee registiche molto semplici che si sono perfettamente adattate al particolare spazio scenico a disposizione (un teatro open air, ndr), a tutto vantaggio dello show. Le scenografie di Susanna Buller, invece, sono talvolta banali, mai totalmente amalgamate nella storia. Karin Alberti ha ideato costumi

che sembrano avere due livelli: gli abiti dei performer principali sono molto curati, mentre quelli dell’ensemble sembrano più semplici. Il cast della produzione aveva punte di diamante amalgamate molto bene con un ensemble di media qualità. Il ruolo di "Ich" è stato ricoperto da Milica Jovanovic: la sua voce è stata un punto fondamentale di questo allestimento e spesso è stata il faro che permetteva al pubblico di seguire la storia. Buonissima l’interpretazione del personaggio, eccellente l’utilizzo della voce (a tal punto che non avrebbe avuto bisogno del microfono). Maxim de Winter, interpretato da Jan Ammann, è stato un padrone di casa molto convincente.


Molti spettatori arrivati a vedere questo allestimento (da Cina, Giappone, Italia e Polonia, da quel che potevamo intuire) si aspettavano un Max ispirato ai suoi predecessori, cosa che non è stata e questo è stato il suo punto di forza. I duetti con "Ich" hanno sfoggiato colori caldi e positivi, l’accoppiata Amman-Jovanovic ha vinto sotto ogni aspetto. Il ruolo di Mrs. Danvers è stato interpretato da Pia Douwes, l’intera platea - più di 1000 mille persone - ha applaudito a scena aperta La sua interpretazione non ha bisogno di commenti, convincente sotto ogni aspetto. Molto interessante la performance di Roberta Valentini, che nel ruolo di Beatrice ha saputo es-

sere una co-primaria di tutto rispetto, con una immedesimazione totale nel personaggio. Molto bello ed emozionante il duetto Beatrice - Ich: le voci della Valentini e della Jovanovic han ben saputo dipingere perfettamente le note scritte da Kunze-Levay. La produzione di questo spettacolo all’interno del Freilichtspiele Tecklenburg ha visto nel corso dei tre mesi estivi più di 90 repliche. Un Festival molto difficile da raggiungere, ma che merita di essere seguito. Già annunciata la programmazione del prossimo anno che vedrà Les Miserables e Spamalot, oltre al musical per famiglie Peter Pan.


dal blog L’armonia della musica a Capodanno Un grande classico come Tutti Insieme Appassionatamente nella tournee nazionale della Compagnia dell’Alba, con la regia e le coreografie di Fabrizio Angelini. > leggi la recensione

Trent’anni di balli proibiti Il Resort Kellermann, le angurie, il volo d’angelo: chi non ha amato Dirty Dancing, che quest’anno compie ben 30 anni di vita cinematografica? La versione teatrale, con la regia di Federico Bellone, continua il suo tour nei teatri italiani... > leggi la recensione


dal blog Mamma mia! Un grande pontile proteso sul mare, le tipiche case greche, le pedane girevoli che cambiano scene... un cast affiatato e un’orchestra dal vivo compongono il puzzle di Mamma Mia!, l’intramontabile hit firmato in italiano da Massimo Romeo Piparo. > leggi la recensione

Aggiungi una strofa all’amore Gianluca Guidi torna per la seconda volta a vestire i panni di Don Silvestro nel riallestimento del classicissimo Aggiungi un posto a tavola, ora in tournee in Italia. Dopo 500 repliche nel ruolo del sindaco, stavolta Enzo Garinei è la voce di Dio. > leggi la recensione


letto / visto / ascoltato

The Greatest Showman regia di Michael Gracey con Hugh Jackman, Zac Efron The Greatest Showman è uno di quei film che si potrebbero aspettare anche in scena con grande trepidazione. Attualmente nelle sale in Italia, racconta la storia di Phineas Taylor Barnum, qui interpretato da un Hugh Jackman in stato di grazia, e della sua ascesa al successo. O della sua forza di volontà nel realizzare i suoi sogni. Un uomo capace di creare un freak show e di dare una speranza e la possibilità di vivere una vita diversa a tutte quelle persone che il destino e delle fisicità inusuali sembravano aver penalizzato e ridotto in solitudine. Da vero e proprio musical ha una colonna sonora strabiliante e delle coreografie davvero dirompenti che riescono a far entrare lo spettatore dritto nella storia. Da vedere e rivedere, con la speranza davvero,un giorno, di sentire quelle canzoni cantate dai musical performer.

visto da Sara Del Sal


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Highlights from West End and Broadway Musicals Lubiana Festival, 21 agosto 2017 Sulla carta sembrava la serata perfetta. Un’orchestra, quella della Filarmonica Slovena, capace di dare grandi emozioni. Il direttore, Robert Purvis, una bacchetta che sa bene la differenza tra sinfonica e musical, e delle star del West End e di Broadway. Il tutto sotto le stelle. Il Lubiana Festival sembrava avere messo a segno un colpaccio dopo svariate produzioni inglesi create ad hoc. Insomma cosa poteva mancare? Come poteva essere riuscito a mettere insieme dei performer di questo calibro? Il programma, va detto, non era di certo particolarmente innovativo, spaziando tra On the Town, Carousel, Hello Dolly!, Cabaret, My Fair Lady, The Sound of Music e High Society, ma a parte un marcato gusto retrò lasciava uno spiraglio per Evita e The Phantom of The Opera prima di fare un ulteriore balzo indietro con West Side Story. Titoli un po’ datati, ma per una serata di gala potevano andare, e forse potevano facilitare l’orchestra. Eppure, Rebecca Treheran, Miriam Teak Lee, Ian Virgo e Adrian der Gregorian avrebbero dovuto compiere la magia. Abiti elegantissimi e grandi sorrisi per il loro ingresso sul palco e la serenità di chi sa come gestire la serata. Ma come in tutte le si-

visto da Sara Del Sal


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tuazioni in cui ci sono troppe certezze, qualcosa non ha funzionato. E ciò che ha rovinato la magia del musical non è imputabile ad altri se non a loro. Tanto ben vestiti e pieni di sè ma, fatta eccezione per Rebecca Treheran, incapaci di regalare un’emozione. Eppure chi frequenta Broadway e il West End sa che le voci sono una garanzia, in questi ultimi anni. Forse però lo erano meno qualche tempo fa e allora proprio per questo, con parecchi titoli pronti al debutto, loro erano liberi per fare una serata a Lubiana. La logica delle agenzie, che li raggruppano e li propongono come un pacchetto completo ha vacillato, e su quel palco c’erano quindi tre artisti mediocri, con voci piccole, nonostante un impianto di amplificazione perfetto. La Treheran ha fatto serata a sé, ma affiancata da tre compagni d’avventura che andavano al risparmio, ha a sua volta capitolato verso il finale, abbassando anche la sua performance. È questo ciò che meritiamo? Di andare a vedere un concerto di persone svogliate? Una volta questo era un lusso che si concedeva qualche rockstar, ma da quando i concerti sono diventati una fonte di guadagno importante anche per loro le cose sono cambiate e arrivano di fronte al pubblico con grande grinta e voglia di cantare. E questi quattro presunti big che fanno? Si siedono e offrono una immagine del musical della quale possiamo volentieri fare a meno. Fortunatamente in Italia le operazioni di questo tipo non trovano grandi opportunità, anche perché non è facile trovare un teatro con un’orchestra pronti ad allestire la serata. Per una volta è il caso di gioire di questo nostro limite. C’è da augurarsi che in futuro siano altri i nomi che gireranno, persone generose, con scalette più attuali, pronti a diffondere il vero volto del musical: un genere che si fonda sul talento, e non sulla mediocrità.


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Mary Poppins dal 13 febbraio 2018 Teatro Nazionale, Milano Sarà Giulia Fabbri, trentenne performer di scuola BSMT, a vestire i panni nell’attesa versione italiana di Mary Poppins, il musical kolossal che Disney Theatrical ha tratto dall’omonimo film e già messo in scena, con grande successo, a Londra, Broadway,Vienna, Australia. Davide Sammartano vestirà i panni dello spazzacamino Bert, i coniugi Banks saranno interpretati da Alessandro Parise e Alice Mistroni, mentre nel resto del numerosissimo cast si possono leggere anche le partecipazioni straordinarie di Dora Romano (che sarò la vecchina dei piccioni) e di Simona Patitucci (Mrs. Curry). La versione nostrana, che riprenderà le liriche del film con i brani aggiunti per lo show teatrale - adattate da Franco Travaglio - vede alla regia Federico Bellone, con le coreografie di Gillian Bruce, in una produzione WEC - World Entertainment Company. Con una grande orchestra dal vivo, la versione italiana promette di mantenere anche il strabiliante volo sulla platea della tata più famosa al mondo, come nelle produzioni già in scena nel resto del mondo. > info e biglietti


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Sunset Boulevard dal 21 marzo 2018 Politeama Rossetti, Trieste Si annuncia come uno degli eventi teatrali del 2018 l’arrivo in esclusiva nazionale, a Trieste, del nuovo tour inglese di Sunset Boulevard, cucito su misura della prima Norma Desmond in versione musical: Ria Jones. La performer inglese creò infatti l’ambito ruolo nel primo workshop del mega-musical di Andrew Lloyd Webber, nel 1991 a Sydmonton. Appena ventenne, non poteva recitare nella produzione che due anni dopo avrebbe debuttato a Londra. “Magari rifarò Norma in un revival, un giorno”, disse in un’intervista. Dopo un’intensa ed apprezzatissima carriera, la svolta avvenne una sera di aprile del 2016, quando Ria si trovò a sostituire Glenn Close nell’acclamata produzione di Sunset all’English National Theatre di Londra, ricevendo un’emozionante e lunghissima standing ovation già dopo With One Look. Questa nuova produzione, con un’orchestra dal vivo di 16 elementi, un look rinnovato nelle scenografie e nei costumi, approderà al Rossetti di Trieste il 21 marzo 2018. Al fianco di Ria Jones è confermato il Joe Gillis di Danny Mac. > info e biglietti


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Disincantate Le più stronze del reame da gennaio 2018 in tour Reduci dal successo della passata stagione, le principesse ribelli sono pronte ancora una volta a calcare i palcoscenici d’Italia. Divertente, spassoso, Disincantate, tra vaudeville e cabaret, sfata il mito del “Complesso della Principessa” per prendersi gioco delle frivolezze raccontate nelle favole e celebrare l’essere donna in tutte le sue sfaccettature. Dieci principesse portano in scena il loro varietà, a ritmo di divertenti gag, lasciando al pubblico importanti spunti di riflessione. Lo spettacolo, scritto da Dennis T. Giacino, è una produzione della compagnia i perFORMErs, con la regia di Matteo Borghi, le liriche italiane di Nino Pratticò, le coreografie di Luca Peluso e la direzione musicale di Eleonora Beddini, che suonerà dal vivo nelle vesti di Fata Madrina. A partire da gennaio 2018, la rivoluzione delle principesse ribelli toccherà Roma (Nuovo Teatro Orione), Spello, Firenze (Teatro di Cestello), Milano, Montalto di Castro, Urbania, Bologna. In questo nuovo tour, Beatrice Baldaccini (Belle, La Sirenetta e Rapunzel), Martina Lunghi (Cenerentola) e Natascia Fonzetti (Mulan, Pocahontas), già protagoniste della prima stagione, passeranno il testimone rispettivamente a Simona Distefano, Giulia Mattarucco ed Angela Pascucci durante le tappe della tournée nel mese di gennaio 2018, men-


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tre a marzo Laura Galigani sostituirà Claudia Cecchini (nel ruolo di Biancaneve), con il compito di guidare le scalmanate “colleghe” per compiere la loro rivoluzione. Completano il cast Claudia Belluomini e Maria Dolores Diaz, nuovamente nei rispettivi panni della Bella Addormentata e della Principessa che baciò il ranocchio.


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WelcomeTheatre è un progetto culturale che punta ad avvicinare il mondo del teatro all’universo dell’innovazione digitale. Lo sta facendo con una community social, con un blog divulgativo ed attraverso la prima piattaforma online per la distribuzione on-demand di spettacoli teatrali registrati live in HD. Una proposta che non vuole e non può sostituirsi all’irriproducibile esperienza del Teatro dal vivo, ma anzi vuole integrarla e arricchirla, affiancandosi ad essa ed offrendo la possibilità di godere del teatro con nuove modalità di fruizione, portando cioè nelle case della gente spettacoli allestiti in teatri anche molto lontani dallo spettatore. Il Team di WelcomeTheatre, costituito da Stefano e Claudio Santomauro, Nicola Sarnicola, Armando Giorgi, Ivano Cortesini e Vanessa Daviddi, ha lavorato in questi 2 anni per offrire al proprio pubblico (spettatori, autori e produzioni teatrali) un’interfaccia web semplice ed intuitiva per fruire nel migliore dei modi i contenuti video ovunque e su qualsiasi tipo di device (PC, Tablet, Smartphone, SmartTV). La seconda fase sarà invece dedicata allo sviluppo di funzioni specifiche per la didattica (agevolare l’insegnamento del teatro nelle scuole) e per le Produzioni che vogliono cogliere questa opportunità, offrendo loro servizi per agevolare il difficile lavoro di ricerca di spettacoli interessanti. WelcomeTheatre non si limita ad essere solo una piattaforma per la fruizione e distribuzione digitale di opere teatrali, ma ha anche l’obiettivo di aiutare ed accompagnare il mondo del teatro verso l’era digitale, attra-


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verso la creazione di una community social per operatori, attori, artisti, autori e imprese di settore, che offre aggiornamenti sul mondo del teatro, sui bandi, audizioni e offerte di lavoro, contenuti utili, formazione e servizi di promozione teatrale. Oggi WelcomeTheatre è tra le più grandi (e attive) community dedicate al teatro. Una sfida coraggiosa che li vede impegnati sul fronte della divulgazione (con il blog Teatrodigitale.com), della condivisione e supporto ai progetti teatrali nazionali (partnership e canali social), con l’obiettivo di diventare il più importante driver dell’innovazione digitale del mondo del teatro. https://www.welcometheatre.com


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