Amici del Musical #17

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amici del

musical

The Human Jukebox Rapunzel Appuntamento al buio Il grande dittatore Hedwig & the Angry Inch

17|2016 w e b z i n e


Amici del Musical www.amicidelmusical.it sito ideato da Franco Travaglio webzine issuu.com/amicidelmusical ideazione e coordinamento editoriale Francesco Moretti

in redazione Stefano Bonsi, Alessandro Caria, Enrico Comar, Laura Confalonieri, Sara Del Sal, Diana Duri, Matteo Firmi, Roberta Mascazzini, Roberto Mazzone, Valeria Rosso, Enza Adriana Russo, Franco Travaglio n. 17|2016 20 marzo 2016 in copertina: gli Oblivion Abbiamo fatto il possibile per reperire foto autorizzate e ufficiali. Per ogni informazione e/o chiarimento scrivete a: francesco.moretti@gmail.com


Facts & Figures

dall’Italia The Human Jukebox Rapunzel Appuntamento al buio Il Grande Dittatore

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dall’estero Hedwig and the Angry Inch

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letto / visto / ascoltato

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il 15 aprile 2016 scopri il vincitore!

scarica la webzine in pdf: http://bit.ly/adm_17_download


tutti pazzi per gli Oblivion

di Francesco Moretti

The Human Jukebox Trieste, Teatro Orazio Bobbio 21 febbraio 2016


Una macchina spettacolare tritatutto per ridere (a crepapelle) e cantare tra manie e vizi contemporanei


è arduo scrivere qualcosa di originale su questo spettacolo. Che innanzittutto non è uno spettacolo: è un happening. è cabaret. è bravura. è eccellenza. è divertimento allo stato puro. è che ogni volta che si legge una recensione, una nota, un post su questi cinque (sei, dai: una delle protagoniste è al settimo mese di gravidanza, ed il bebé nascerà sul palco, a questo punto) eterni Peter Pan che si chiamano Oblivion, gli aggettivi superlativi si sprecano. Vi dirò la verità: hanno ragione. Il modo migliore per vederli in azione è in teatro (io me li son gustati al Teatro Orazio Bobbio, a Trieste), non cercateli in tv anche se hanno dalla loro diverse apparizioni in ordine

sparso; il piccolo schermo non rende loro giustizia, e le folle distratte dal telecomando, da millantamila canali digitali e da smartphone e tablet, non apprezzerebbero appieno la loro superlativa comicità fatta di talento, improvvisazione, capacità di capirsi al volo e tanta, tanta, tanta competenza. Che è poi quella che manca, il più delle volte, ai blasonati protagonisti di tanti spettacoli e talent show televisivi. Lo spettacolo, dicevamo. The Human Jukebox racchiude già il senso di quello che si va a vivere: i cinque performer, nati e cresciuti sotto l’ala protettiva della BSMT di Bologna, che è tra le più quotate scuole di musical in Italia, in un’ora e mezza filata frul-


lano, smontano, parodiano, improvvisano, uniscono decenni di musica italiana e internazionale in una serie di siparietti ognuno dei quali vale il biglietto. Già prima dello spettacolo vagano in platea, accolgono gli stralunati spettatori chiedendo loro di scrivere su alcuni biglietti i loro cantanti preferiti; biglietti che saranno estratti sul palco e che andranno a costituire l’ossatura assolutamente casuale di quello che dovranno cantare. Difficile? Sì, ma considerata la loro sconfinata preparazione e l’apparente banalità delle scelte del pubblico (che non si discostano molto dai soliti noti Dalla, Morandi, Battisti, Mina e Queen; io ci ho provato inserendo Idina Menzel e Pia

Douwes, ma non mi hanno estratto), ecco che lo spettacolo si fa direttamente sotto i nostri occhi. Ed è un autentico spasso, perché il pubblico è continuamente coinvolto in un continuo scambio di battute diverso di sera in sera. Lascio a voi il gusto di scoprire il canovaccio della serata, una travolgente scaletta che spazia dal recentissimo medley sulle canzoni vincitrici del Festival di Sanremo, ad una esilarante parodia dei tre tenorini de Il Volo, alla X-Factoria Ia-Ia-O, ad uno spassoso FestivalZar con le (antiche) glorie canore nazionali emigrate nei Paesi Baltici, e tanto, tanto, tanto ancora. Preparatevi, perché uscirete dallo show spossati e contenti.


Sembrano in quattro come i Cetra, appaiono in cinque come quelli dell’amata Ave Maria, ma in realtà sono in sei grazie ad un abile travestimento di natura ginecologica: sono gli Oblivion ovvero Graziella Borcani, David Calabresi, Franchesca Frollini, Lorenzo Scusa, Flavio Vagarello e... Fagiolino. Mimi, ballerini, cantanti, stilisti, parrucchieri, catechisti, guardie del corpo di Joe Cocker gli Oblivion urlano, cantano sputando, sudano e suonano senza che nessuno glielo abbia chiesto. Oblivion The Human Jukebox è il titolo della loro ultima fatica nella quale faticano davvero poco. Uno spettacolo piuttosto inutile che si colloca nel cartellone del Teatro Orazio Bobbio di Trieste come lo spettacolo più incompleto e inconcludente della stagione. Grazie ad uno stratagemma degno del peggior scansafatiche (far scrivere al pubblico il proprio cantante preferito) gli Oblivion albergano in platea per cinque ore e trentasette minuti con il solo intento di distrarre il pubblico e contemporaneamente borseggiare le anziane signore presenti in sala. Il gruppo rientra nei soliti canoni teatrali solo nel bis, salendo finalmente sul palcoscenico ma cantando interamente in playback. La regia dello spettacolo è firmata da un Giorgio Gallione oramai pie-

E questa L’h


recensione? ho scritta io! di Davide Calabrese

gato dai debiti, la produzione dello spettacolo è di Bags, Bags Entertainment, Bags Live,Wec e non so ancora di chi perché non si capisce dal comunicato stampa, il disegno audio è di Corrado Cristina (o Cristina Corrado?), le luci sono di proprietà di Andrea “cambiacolori” Fici, i costumi sono di Martaintasca Malatesta Viendalmare e ad organizzare il tutto il backstage troviamo Marcello Barbolini GorillaFace Pavarotti Sudomagodo. Per i fan sfegatati del quintetto segnaliamo che per la prima volta da quarant’anni ci si trova ad assistere ad uno spettacolo decurtato del famoso Promessi Sposi in 10’, una vera perla del teatro interattivo, presente su Youporn dal 2009 nella categoria #blackgangbang. Tra il pubblico semi-sorridente si riconoscono vip locali del calibro di Cecco Beppe, La Mula de Parenzo, l’Abbonato Medio e la Fidanzata Granny di Flavio Vagarello. A spettacolo terminato, mentre ci si spinge con prepotenza verso l’uscita per non perdere l’ultimo autobus, si riflette e si parla del più e del meno senza considerare minimamente quanto appena visto. Un varietà dissacrante che prende in causa i vip della musica italiana deridendoli a loro insaputa come fossero uno Scajola qualunque. I cinque Oblivion si confermano essere cinque Stelle capaci di un bellissimo Movimento e senza Grilli per la testa.


Sciogli i tuoi capelli?

di Roberto Mazzone

Rapunzel Torino, Teatro Alfieri 11 febbraio 2016


Continua con grande successo il family show Rapunzel con - ancora - la “più amata dagli italiani”



Dopo il trionfo della scorsa stagione (60.000 spettatori solo a Roma), Rapunzel, favola musicale per tutta la famiglia è in tour nei teatri italiani fino al mese di aprile. Il regista Maurizio Colombi (Peter Pan il musical, Caveman) ha di nuovo colto nel segno. Lo si chiami family show oppure musical, a questo spettacolo non manca nulla per confermare il proprio successo. A partire dalle musiche originali composte da Alessandro Procacci, Davide Magnabosco e Paolo Barillari: semplici, forse, ma coinvolgenti e, perlomeno, orecchiabili. Lorella Cuccarini, vera icona dello show, torna a interpretare Madre Gothel, cattiva e affascinante matri-

gna di Rapunzel. La showgirl non si risparmia sul palco, nemmeno quando alla fine impersona una Gothel sconfitta, che torna a essere vecchia e stanca (e forse pentita); se la si ascolta con attenzione, sembra recitare con la voce dell’indimenticata Sandra Mondaini; nella canzone La mia vita è lei, invece, fa un effetto molto cartoon, in stile Jessica Rabbit. Accanto alla Cuccarini, nei ruoli principali, Alessandra Ferrari interpreta una convincente e stravagante, ma determinata Rapunzel, “principessa sperduta”, dalla fervida immaginazione e dai lunghi capelli biondi con straordinari poteri; e Giulio Corso nei panni del ladruncolo Phil,


che rivela una trascinante simpatia e si dimostra sorprendentemente all’altezza del ruolo, sia nel canto che nella recitazione. Alessia Imperatore, nel ruolo di Rapunzel bambina, è in grado di farsi notare interpretando un solo minuto della canzone Una suite a cinque stelle. Nella storia ci sono poi personaggi assolutamente inediti, come i due fiori parlanti, Rosa e Spina, interpretati da Alessandra Ruina e Martina Gabrielli, le sole amiche con


cui Rapunzel può confidarsi quando è rinchiusa nella torre; a loro sono affidate le citazioni più divertenti dello spettacolo (altra cifra stilistica di Maurizio Colombi, n.d.r.): basta nominare la parola “fiori”, ed ecco un simpatico medley tra Rose rosse e Papaveri e papere, Fiorin fiorello, ecc. E ancora la guardia reale Segugio, (Mattia Inverni), che parla in grammelot e - con il linguaggio del cuore aiuterà Phil a liberare Rapunzel dalla tirannia di Madre Gothel; e lo specchio Spiegel, che riflette la coscienza di Rapunzel e dà voce ai suoi desideri e pensieri più intimi, quelli che per paura non riesce ad esternare a Gothel. Le scenografie progettate da Ales-

sandro Chiti, imponenti e dal grande impatto visivo, rendono realistiche le ambientazioni della favola classica. Le luci di Alessandro Velletrani, unite agli effetti magici di Erix Logan danno allo show quel tocco di dinamismo che sorprende. Nel secondo atto, alcuni personaggi sul palcoscenico diventano disegni animati in video, in un interessante quanto improvviso alternarsi tra realtà e cartoon, tanto caro alle regie firmate Maurizio Colombi. Anche da cattiva, Lorella Cuccarini è ancora “la più amata dagli italiani” e nel finale coinvolge tutto il pubblico al ritmo scatenato della Rapunzel Dance.


Appuntamento al buio

di Roberto Mazzone

Appuntamento al buio Roma, Centrale risto-theatre 29 febbraio 2016


Un bar a New York, un bancone, dei tavoli: una ambientazione metropolitana per una commedia musicale romantico-pop


Ha debuttato al Centrale risto-theatre di Roma, in prima europea, Appuntamento al buio, la versione italiana di First Date, un musical americano del 2013 di Austin Winsberg, Alan Zachary e Michael Weiner, rimasto in scena per due anni consecutivi. Uno spettacolo moderno e divertente, con un adattamento del testo dal sapore tipicamente italiano - curato da Eugenio Contenti. La regia di Piero Di Blasio – che ha scritto anche le liriche italiane delle canzoni – e la direzione musicale di Giovanni Maria Lori rendono lo spettacolo particolarmente dinamico; le musiche sono accattivanti e striz-

zano l’occhio al rock, al pop e al classico Broadway-style, passando per le ballad che fanno innamorare alle prime note. Uno show atipico, a metà strada tra “on” e “off-Broadway”, per il quale il Centrale risto-theatre è risultata una location naturale, trasportando il pubblico nell’atmosfera di un vero e proprio locale newyorkese, con tanto di bancone e servizio ai tavoli. La storia è universale: un improbabile nuovo amore che nasce, a partire dal primo incontro tra due giovani newyorkesi, Casey (Laura Galigani) e Mike (Antonio Orler), alla costante ricerca della loro “perfetta metà”


della mela. L’appuntamento è stato combinato dalla sorella di lei, Maggie (Silvia Di Stefano), e da suo marito, collega di lavoro di Mike. L’incontro avviene in un tipico ristorante di New York - ma potrebbe essere in qualsiasi parte del mondo gestito in maniera alquanto eccentrica da uno stanco, ma ineguagliabile Cameriere (Fabrizio Checcacci). L’appuntamento è visto attraverso due piani concettuali: se sul piano “reale”, l’incontro tra due giovani sembra non sortire l’effetto sperato (tra incompatibilità caratteriali, aspettative mancate e l’ingombrante minaccia dei social network, che

privano del naturale “piacere della scoperta”), la prospettiva cambia nel momento in cui Casey e Mike elaborano l’andamento della serata – “qui e ora” nelle loro menti. I clienti diventano personaggi presenti nelle loro vite, a volte nel bene, altre nel male. Il pubblico farà la conoscenza di Alex (Maurizio Di Maio), il miglior amico “forever” di Casey, che la vuole tutta per sé e che teme che Mike la stia facendo a pezzi. Nick (Luciano Guerra), l’amico d’infanzia di Mike, abile corteggiatore, l’insegnante di “rimorchio applicato”, l’unico che ha sempre detestato l’ex fidanzata del suo amico,


Allison (Laura Pucini), una snob ed egocentrica ragazza frigida che ha fatto perdere la testa, il cuore e la faccia a Mike, lasciandolo da solo sull’altare. Laura Galigani e Antonio Orler, coppia indiscutibilmente affiatata sul palcoscenico, sono in grado di portare avanti una storia con molta naturalezza, dimostrando una duttilità interpretativa, maturata in anni di esperienze professionali molto positive, in Italia ma anche all’estero (lui è stato Rocky in Germania; lei Maria Roberta nella versione italiana di Sister Act, prodotta da Stage Italia).


I clienti del ristorante/altri personaggi sembrano “vivere di vita propria”, ma il passaggio da avventori a “catalizzatori della scena”, per quanto disinvolto, risulta, a tratti, compiuto troppo in fretta: i più applauditi – quasi in modo scontato – risultano Maurizio Di Maio e Fabrizio Checcacci, per le rispettive caratterizzazioni. Molto convincenti, soprattutto nel canto, anche Silvia Di Stefano e Luciano Guerra. I sette interpreti si muovono sulle agili coreografie di Luca Peluso, in maniera assai corrispondente alla dinamica regia di Piero Di Blasio.


Il grande dittatore

di Roberto Mazzone

Il grande dittatore Collegno (To), Lavanderia a Vapore 11 marzo 2016


La satira di Chaplin rivive a teatro grazie alla commedia musicale scritta e interpretata da Massimo Venturiello


Dopo oltre 70 anni da quando Charlie Chaplin scrisse, diresse e interpretò il suo primo film parlato, oggi quella pellicola viene riproposta per la prima volta a teatro, grazie a un efficace adattamento – in forma di commedia musicale – firmato da Massimo Venturiello, con la collaborazione registica di Giuseppe Marini.

Il grande dittatore è una geniale e pungente satira antinazista, realizzata quando il Terzo Reich era ormai nel pieno della sua espansione, pronto a soggiogare l’intera Europa. Come nel film, anche in questa commedia musicale il protagonista (Massimo Venturiello) si fa letteralmente in due: da

una parte c’è il barbiere ebreo, che – tornato dopo anni trascorsi in ospedale a seguito di un incidente aereo – deve affrontare la dura e disperata realtà del ghetto nel quale il nazismo ha relegato un intero popolo; dall’altra c’è lo spietato dittatore, Adenoyd Hynkel (il fui), al quale egli assomiglia tanto da finire con l’assumerne il ruolo, rovesciandone nel messaggio radiofonico finale la violenza in pacifismo. I personaggi - a parte il barbiere ebreo, il comandante Schultz e Hannah (interpretata da Tosca) - sono evidenti caricature della triste realtà. Le musiche di Germano Mazzocchetti richiamano alla memoria


tutte le sonorità di un tempo passato, ma non ancora troppo lontano, il cui ricordo deve necessariamente farsi presente – soprattutto tra le giovani generazioni – per fare in modo che tutto quello che è stato non si ripeta.

La scena di Alessandro Chiti (un girevole che ricorda vagamente la svastica nazista, simbolo di odio e di morte), diventa di volta in volta ghetto, quartier generale del fui e campo di concentramento; tuttavia risulta un tantino “sacrificata” nello spazio della Lavanderia a Vapore di Collegno, pur accompagnandosi adeguatamente al disegno luci piuttosto intimistico di Umile Vainieri.

Memorabile la scena della visita in Tomania da parte del dittatore di Batalia, Bonito Napoloni (Lalo Cibelli), il quale, insieme alla propria consorte (altra superlativa interpretazione di Tosca, n.d.r.) ruba letteralmente la scena al fui in una esuberante I am song. Gli altri protagonisti meritano tutti una menzione: Camillo Grassi, Franco Silvestri, Sergio Mancinelli, Gennaro Cuomo, Nico di Crescenzo, Pamela Scarponi, Alessandro Aiello.

L’equilibrio tra recitazione e parti cantate rappresenta un punto di forza dello spettacolo e si estende – a partire dal doppio ruolo da protagonista affrontato da Massimo Venturiello – all’intero cast; diventa a tratti una debolezza nel momento in cui appare evidente che – a esclusione dei momenti corali – le emozionanti performance canore sono quasi interamente lasciate alla competenza vocale di Tosca, che sa essere struggente e graffiante allo stesso tempo.

Dunque, anche come commedia musicale per il teatro, Il grande dittatore continua a essere un inno alla libertà, all’amore e alla speranza di cambiamento, un esempio di denuncia politica e sociale, che condanna qualsiasi forma di sopruso. In ultima analisi, è anche uno degli spettacoli di teatro musicale meglio riusciti degli ultimi mesi.


per un pugno di Gummib채rchen

di Laura Confalonieri

Hedwig and the Angry Inch Linz (A), Landestheater


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foto | Patrick Pfeiffer

La storia del tormentato transessuale Hedwig e della sua band conquista l’austriaca Linz


la trama “Signore e signori, che vi piaccia o no ecco Hedwig!” grida nel microfono un uomo dal marcatissimo accento slavo. E Hedwig entra in scena sulle note dell’inno nazionale americano e su due scarpe rosso fuoco con tacchi vertiginosi, ammantata in una bandiera americana che, una volta dispiegata, rivela nel mezzo il simbolo della ex Repubblica Democratica Tedesca. Hedwig, per sua definizione “cantante ignorata in tutto il mondo”, racconta che una volta si chiamava Hansel Schmidt e viveva a Berlino, “dalla parte sbagliata del Muro”. La favola della buonanotte che sua madre, abbandonata dal marito (un soldato americano), le raccontava sempre era L’origine dell’Amore, basata sul discorso di Aristofane nel Simposio di Platone. Una volta sulla Terra esistevano tre tipi di esseri umani tondi, a due teste, quattro gambe e quattro braccia: i figli del sole (due uomini gemelli), le “figlie della Terra” (due donne gemelle) e i “figli della luna” (una coppia di gemelli costituita da un uomo e una donna). In un accesso d’ira gli dei separarono le coppie, e da allora ogni essere umano cerca di ritrovare la sua metà. Crescendo, Hansel si convince sempre di più che solo nell’Ovest troverà la sua metà. Del resto, non ascolta altro che “la musica dell’Ovest” (per paura che

qualcuno senta infilando mangianastri e testa nel forno della cucina) e passa tutto il giorno a fantasticare la sua fuga sdraiato ai piedi del Muro. è così che conosce il G.I. americano Luther Robinson. Si innamorano e vogliono sposarsi e andare a vivere in America, ma, perché il matrimonio possa essere celebrato, in quegli anni la coppia deve esser costituita da un uomo e una donna. La madre di Hansel conosce un chirurgo che, in segreto, esegue operazioni di cambio di sesso. Incoraggia Hansel ad andarci:”Chi parte deve sempre lasciarsi dietro qualcosa.” Il chirurgo, però, è ubriaco e il suo bisturi è spuntato, così l’operazione riesce solo in parte. Hansel, tuttavia, assume l'identità di sua madre, Hedwig, ed emigra col suo passaporto. Il giorno del primo anniversario di matrimonio Luther lascia Hedwig per un uomo, proprio mentre la TV porta anche nella loro roulotte nel campeggio di Junction City, Kansas, il crollo del Muro di Berlino in diretta. Hedwig, vedendo che il suo sacrificio è stato inutile, cerca di consolarsi creandosi un’immagine ancora più femminile, collezionando e sfoggiando abiti sgargianti e parrucche monumentali (il suo nome, tipicamente tedesco, assume così anche per gli americani un significato: Head


+ Wig), e formando una rock band che battezza The Angry Inch. Tempo dopo, durante uno dei suoi lavori occasionali da babysitter, Hedwig incontra Tommy Speck, un adolescente introverso e fanatico della Bibbia, e per lui compone una canzone, Wicked Little Town. Il loro comporre musica insieme sfocia in una relazione, ma, quando arriva il successo, Tommy, che nel frattempo ha assunto il nome d’arte “Gnosis” (anche questa un'idea di Hedwig), si appropria dei brani e la abbandona. Hedwig lo segue nelle sue tournee, ma mentre lui, da rockstar di grido, riempie teatri e stadi, lei e la sua band devono accontentarsi di esibirsi in piccoli locali, ad esempio il Black Box di Linz. Di tanto in tanto Hedwig ne aprirà la

porta per seguire il concerto di Tommy, sperando ogni volta che almeno la nomini. Poco o nulla le importa di ferire in questo modo Yitzhak, il suo attuale marito, che da lei costretto a rinunciare alla sua carriera, tuttavia per lei si fa in quattro come corista, chitarrista, cameraman e tuttofare, oltre a sopportarne a capo chino le angherie e gli scherzi crudeli (l’ebreo zagrebino Yitzhak, essendo clandestino, ha un terrore folle degli agenti dell’ufficio immigrazione, e Hedwig, ogni tanto, si diverte a farlo scappare dal palcoscenico gridando:”Polizia!”), lasciandosi solo scappare una parolaccia qua e là. Solo alla fine della serata Hedwig, finalmente in pace con se stessa, gli lascerà la scena e un momento di gloria.



Il regista Johannes von Matuschka mette i suoi attori letteralmente faccia a faccia con il pubblico: la videocamera di Yitzhak riprende Hedwig in primo piano e la proietta sul grande schermo sullo sfondo, Hedwig gira per la sala offrendo le sue caramelle preferite al pubblico (in tedesco: Gummibärchen) e organizza perfino un karaoke. Il ruolo di Hedwig è per mattatori. Riccardo Greco ha voluto cimentarvisi a soli 28 anni e il risultato è straordinario. In un monologo di quasi due ore recita e improvvisa in vari dialetti, passa con agilità dal glam rock alle ballate e dal punk al country (la musica di Stephen Trask spazia dallo stile di

David Bowie - che fu coproduttore dello spettacolo a Los Angeles - a quello di John Lennon, fino ad arrivare a Lou Reed e Iggy Pop) e si consuma sotto trucco e parrucco troppo pesanti (dal debutto in novembre ad oggi ha perso 8 chili). Ariana Schirasi-Fard è un Yitzhak paziente, quasi rassegnato, che prende vita solo quando imbraccia la chitarra e si scatena quando intona (e che voce!) I will always love you di Whitney Houston. Il suo assolo finale, Midnight Radio, è un trionfo di voce, luce e lustrini. Una menzione speciale meritano anche gli Angry Inch: Wolfgang Bründlinger (chitarre), Wolfgang Boukal (basso), Ewald Zach (bat-



teria), e Bela Fischer Jr., che dirige e suona le tastiere. I testi di John Cameron Mitchell (questo spettacolo è, in parte, la sua autobiografia) e Stephen Trask sono stati ben tradotti in tedesco da Rüdiger Bering e Wolfgang Böhmer. Alcune canzoni, tuttavia, vengono eseguite in inglese. Christoph Rufer ha optato per una scena spoglia, riservando la parte del leone ai costumi (Hedwig, ad un certo punto, si incorona con una

Porta di Brandeburgo di plastica a luci intermittenti). Le coreografie di Philip Ranson ricalcano in tutto e per tutto quelle di un vero e proprio concerto rock. Lo spettacolo continua a registrare il tutto esaurito, tanto che è necessario aggiungere repliche ogni mese. Hedwig è politicamente scorretta e sensibile, oscena e fragile, esilarante e commovente. E per questo tutti la amano.


letto / visto / ascoltato Sleeping Beauty On Ice

Imperial Stars On Ice Teatro Rossetti,Trieste 05.03.2016

Lo confesso: ero riuscito ad addormentarmi al Roberto Bolle & Friends. Lo scoprii il giorno dopo (no, non avevo dormito cosÏ tanto), guardando il servizio sul tg regionale, e vedendo che alcune scene proprio non le ricordavo. Questo per dire che gli spettacoli di pura danza non sono proprio nelle mie corde, almeno che non vengano "travestiti" da qualcos'altro. Avevo apprezzato perciò moltissimo lo Schiaccianoci di Matthew Bourne, o il Lago dei Cigni su ghiaccio, visti alcuni anni fa; ecco che anche questa Bella Addormentata, portata al Rossetti dalla stessa compagnia - Imperial Ice Stars - che nel 2013 aveva per la prima volta trasformato il palco del grande teatro triestino in una pista di ghiaccio portando in scena una impeccabile versione, appunto, del Lago dei Cigni, partiva coi giusti presupposti. Le attese non sono andate deluse. Il famoso balletto di Tchaikovsky, messo in mano (anzi: nei pattini da ghiaccio) a questa compagnia diventa "altro" e incanta grandi e piccini con piroette, salti, volteggi e momenti di spericolata acrobazia, portati in scena con tale naturalezza e grazia che dopo pochi minuti lo spettatore manco piÚ se ne accorge che quelli in scena sono pattinatori e non ballerini. di Francesco Moretti


letto / visto / ascoltato Stupisce la precisione dei movimenti e delle coreografie, studiate al millimetro, sorprende sempre l'eccezionale forza muscolare dei ballerini che spesso e volentieri fanno roteare in aria (e a notevole altezza, vista la stazza di alcuni di loro) le loro partner. Meravigliano gli sfarzosi costumi, fanno presa sul pubblico i numerosi momenti in cui anche il fuoco entra in scena. Ascoltando la colonna sonora del balletto, ci si rende pure conto di quanto l'omonimo film d'animazione della Disney debba alle musiche di Tchaikovsky; e la scelta di trasformare la strega cattiva in uno statuario stregone si rivela azzeccata. I numeri di questa produzione danno l'idea della grandiosità dell'evento: 36 persone nel cast, 18 ballerini in scena, 7 ore di allenamenti al giorno, un medico al seguito, 15 km di tubazioni che scorrono sotto il palco per trasformarlo in una pista da 14 tonnellate di ghiaccio a -15°. Numerosi applausi a scena aperta, al termine una vera ovazione.


letto / visto / ascoltato Next to Normal

Theater Dortmund (D) 17 marzo 2016

Terza produzione in lingua tedessca - dopo Fürth, Linz e Berlino - del musical "Next to normal".

Anche stavolta tra i protagonisti ci sono due attori conosciuti anche tra il pubblico italiano: Maya Hakvoort (Diana Goodman, che ricordiamo come una delle storiche interpreti di Elisabeth nel musical omonimo) e Rob Fowler (Dan Goodman, già apprezzato Frank'n'Furter nei tour di Rocky Horror Show passati anche in Italia). Guidati dalla regia di Stefan Huber c'erano anche Johannes Huth (Gabe), Eva Rades (Natalie), Dustin Smailes (Henry) e Jörg Neubauer (Dr.Fine/Dr.Madden).

Tutto il cast, compresi i due nomi più famosi, si è però limitato a eseguire il compitino alla perfezione, ma senza metterci partecipazione nè trasmettere emozioni e sentimenti, cosa che pare riuscire molto meglio al cast italiano. Qualche problema di visuale nelle prime file, da dove non si riesce a vedere quello che accade al secondo dei due livelli della scenografia, che, evidentemente, dovrebbe essere più arretrata, non fosse che dietro di essa suona egregiamente un’orchestrina di sei elementi. di Roberta Mascazzini


letto / visto / ascoltato Abiti di scena forse fin troppo eleganti per la casalinga Diana e piĂš azzecati per gli altri.

Un'occasione persa, questa produzione, visto il potenziale del musical e delle voci; ma era solo la première e si spera in un miglioramento con l'aumentare delle repliche, che termineranno l'11 giugno 2016.

Data la tematica sociale del musical, a fine serata, durante la presentazione del cast&crew son state raccolte donazioni a sostegno delle madri in situazioni disagiate, a riprova che il teatro e il musical non sono mondi slegati dalla vita reale.


consigliato Kinky Boots

Original West End Cast Recording Masterworks Broadway disponibile dal 1° aprile Sarà in vendita dal 1 aprile ed è già un must-have.

Il cd del l'allestimento inglese di Kinky Boots si affiancherà a quello americano riuscendo a superarlo per intensità e voci.

Matt Henry è una Lola che fa vibrare i cuori e Killian Donnelly ha un'estensione vocale notevole, mentre Amy Lennox è brillante senza necessariamente ricalcare la voce di Glinda in Wicked.

Insomma, se avete già il cd USA... Non perdete quello made in UK, perché vi lascerà senza fiato. Clicca qui per ordinarlo su Amazon Consigliato da Sara Del Sal


news Titanic sbarca nel Ticino

A Walenstadt, sul lago svizzero di Walen, 42.000 spettatori hanno assistito, l’estate scorsa, a Titanic - Il Musical. Un accordo tra l’Ente Regionale per lo Sviluppo del Luganese (ERSL) e il TSW Event AG, società organizzatrice del Walensee-Bühne permetterà a Melide (cittadina nelle vicinanze di Lugano) di vedere lo spettacolo per tutto il prossimo mese di agosto, in un grande teatro all’aperto direttamente sul lago. Con un budget complessivo di cinque milioni di franchi svizzeri, infatti, questa produzione sbarcherà in Ticino, dove sarà allestita una tribuna coperta che potrà ospitare fino a 1500 posti a sedere. Il musical di Yeston e Stone, già vincitore di cinque Tony Awards nel 1997, sarà presentato in italiano e in tedesco per almeno 20 spettacoli. Prima esecuzione 10 Agosto 2016.


news Don Camillo e Peppone, debutto a San Gallo

Debutta in anteprima mondiale il 7 maggio 2016, al Theater St. Gallen (Svizzera) Don Camillo e Peppone basato sulla novella Il mondo piccolo del nostro Giiovannino Guareschi. Il libretto è scritto da Michael Kunze, mentre l’italiano Dario Farina ha composto le musiche. Di tutto rispetto il cast: Maya Hakvoort, Barbara Tartaglia, Andrè Bauer, Kurosh Abbasi diretti dal team creativo composto da Andreas Gergen,Yan Tax e Dennis Callahan. Lo spettacolo, in coproduzione con i Teatri Riuniti Viennesi, sarà proposto a Vienna nella stagione 2016-2017.


news West Side Story a Salisburgo, guest star Cecilia Bartoli

Opera e musical questa estate si incontreranno al Festival di Salisburgo, dove Cecilia Bartoli, una delle grandi dive della lirica dei nostri tempi, debutterà nel ruolo di Maria in West Side Story, accanto a Norman Reinhardt in quelli di Tony. La regia è affidata a Philip Wm. McKinley, scene e costumi George Tsypin, coreografie originali di Jerome Robbins. Gustavo Dudamel dirigerà l’orchestra venezuelana Simon Bolivar. L’attesa si misura dal prezzo dei biglietti? Allora è altissima: per la prima, in scena il 13 maggio nel cartellone del Salzburger Pfingstfestspiele (curato dalla stessa Bartoli), si raggiungono i 750 €. Le repliche di agosto, nell’ambito del Festival salisburghese, sono praticamente esaurite.


news Quattro star per Midsummer Night’s Circus

Midsummer Night’s Circus è il risultato di un laboratorio di drammaturgia condotto all’interno di MTS – Musical! The School nel 2015 e conclusosi con il debutto in anteprima il 5 giugno dello stesso anno presso il Teatro Nazionale di Milano. Forti dell’esperienza maturata, ora Midsummer Night’s Circus – il musical, viene presentato nella versione definitiva in occasione dell’anno celebrativo per il 400° anniversario della morte di Shakespeare, il 13 e 14 maggio al Teatro della Luna di Assago. info e biglietti: www.midsummernightscircus.com


audizioni Arriva in Italia American Idiot

Da martedì 26 a giovedì 29 aprile 2016, al Teatro Coccia di Novara, si terranno le audizioni per American Idiot, il musical che sarà prodotto da STM nella prossima stagione. Per partecipare all’audizione è necessario prenotarsi compilando il forum nella sezione CASTING del sito www.americanidiot.it entro il 24 aprile. É obbligatorio presentarsi con foto in primo piano (formato 13x18) e CV. É richiesta la disponibilità per l’intera giornata. American Idiot è la storia di tre amici d'infanzia, ognuno alla ricerca di un senso e di un posto nel mondo dopo gli eventi dell'11 settembre.Vincitore di due Tony Awards e vincitore del Grammy come Best Musical Show Album nel 2010, American Idiot ha debuttato al Berkeley Repertory Theatre nel settembre 2009, diventando uno spettacolo di successo acclamato dal pubblico di Broadway nell’aprile 2010. ®


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Le Bal des Vampires, Parigi - Teatro Mogador, data

Grande successo anche nella capitale francesce per i vampiri di Roman Polanski


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