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Intersessualita’ e Diritti /LGBTI

INTERSESSUALITA’ E DIRITTI

di Daniela Tomasino

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Il recente caso di modifica chirurgica del sesso su un bambino di 2 anni, eseguito a fine settembre da una équipe di chirurghi pediatrici, neonatologi, genetisti e ginecologi del Dipartimento materno-infantile del Policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo, che ha avuto un’ampia eco sui media, è l’occasione per riaprire una riflessione sullo stato dei diritti delle persone intersessuate in Italia.

Cos’è l’intersessualità? Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, “Intersex is defined as a congenital anomaly of the reproductive and sexual system. An estimate about the birth prevalence of intersex is difficult to make because there are no concrete parameters to the definition of intersex. The Intersex Initiative, a North-American based organization, estimates that one in 2,000 children, or five children per day in the United States, are born visibly intersex.”

“L’Intersessualità è definita come una anomalia congenita del sistema riproduttivo e sessuale. Una stima sulla prevalenza nascita di intersessualità è difficile fare perché non ci sono parametri concreti per la definizione di intersessualità. Intersex Initiative, un’organizzazione nord-americana, stima che negli USA siano nati intersessuali uno su 2.000 bambini, o cinque bambini al giorno.”

Secondo il rapporto della FRA, “The fundamental rights situation of intersex people”, Intersex is a collective term for many natural variations in sex characteristics. It is not a medical condition – l’Intersessualità è un termine collettivo per delle naturali variazioni delle caratteristiche sessuali, e non una condizione medica.”

Il numero esatto di interessuali non è certo, e dipende da quali variazioni vengono prese in esame. Come scrive Michela Balocchi, “secondo la biologa Fausto-Sterling l’1.7% dei neonati può essere definito intersessuale, e l’Intersex Society of North America (ISNA) afferma che l’1% della nascite presenta un certo grado di intersessualità; secondo l’equipe del biologo Page circa il 10% della popolazione presenta variazione cromosomiche che non rientrano nella categorizzazione dicotomica XX e XY (Fausto-Sterling 1989). Il punto fondamentale però è che la natura umana si presenta in molteplici forme che non rientrano necessariamente nel rigido dimorfismo sessuale di cui è invece imbevuta la cultura occidentale.”

In altre parole un certo numero di persone possiede naturalmente caratteristiche genitali, ormonali o cromosomiche che non corrispondono agli standard tradizionalmente stabiliti per gli organi riproduttivi o anatomici relativi alle categorie sessuali binarie, ovvero ‘maschile’ o ‘femminile’. La maggioranza delle forme di intersessualità non è visibile alla nascita, ma si manifesta durante la pubertà, mentre la stragrande maggioranza delle variazioni sessuali visibili alla nascita vengono “corrette” chirurgicamente entro pochi giorni di vita del neonato.

“Congratulazioni! È maschio o femmina?” Probabilmente è la prima domanda che si è sentito porre ogni genitore. La distinzione maschio-femmina è profondamente ed inconsciamente presente in molteplici aspetti della nostra cultura, sin da prima della nascita, come può facilmente constatare chiunque abbia dovuto comprare abbigliamento per bambini (rosa o azzurro?), arredamento per camerette per bambini o giocattoli. I neo genitori non sono preparati in nessun modo alla possibilità che il sesso del nascituro o del neonato possa essere indefinito: è semplicemente un’eventualità non contemplata. Ciò che non è riducibile a una delle due categorie maschio-femmina è considerato sbagliato, ambiguo, patologico, anormale; va nascosto e normalizzato rapidamente.

Per questo motivo l’intersessualità, da parte dei genitori, è vissuta come una grave patologia e come un dramma sociale e psicologico, ed una soluzione rapida e apparentemente definitiva prospettata dai medici viene sempre accettata. È per questo motivo che i bambini intersessuati, silenziosamente, vengono sottoposti a interventi chirurgici per l’assegnazione a un sesso, nel tentativo di uscire da una situazione vissuta come un doloroso segreto.

Fino pochi anni fa, come ha raccontato l’attivista intersessuata Lucy Veith nel corso della tre giorni “Il genere, luogo precario”, organizzata da Arcigay Palermo nel 2014, quasi tutti i bambini intersessuati diventavano chirurgicamente donne, pochi giorni dopo la nascita, perché per un chirurgo “è più facile scavare una buca che non piantare un albero”. Il sesso di appartenenza viene cioè ancora oggi spesso scelto per ragioni mediche, che prescindono da un approfondimento scientifico o, a maggior ragione, dalla volontà o dall’identità di genere espressa dal bambino.

Gli interventi chirurgici vengono generalmente seguiti da trattamenti ormonali, allo scopo di ‘”fissare” il genere sessuale assegnato al bambino. Si tratta di trattamenti che, salvo rari casi, non hanno lo scopo di curare una patologia, ma di rassicurare i genitori e di normalizzare socialmente l’identità del bambino. Come ha scritto Amnesty International, “La chirurgia e la precoce assegnazione di genere può causare gravi traumi emotivi e fisici all’individuo e spesso ne consegue una ridotta sensibilità sessuale. Inoltre, può molto spesso provocare perdita della fertilità e, in alcuni casi, causare problemi alle vie urinarie. Molte persone intersessuate alle quali è stato assegnato un genere particolare nell’infanzia si rendono poi conto che non si identificano con il sesso e il genere assegnato.” La letteratura scientifica registra infatti numerosi casi di persone intersessuate che iniziano una procedura per cambiare sesso, tentando di correggere l’abuso medico subito alla nascita.

Negli ultimi anni è aumentato l’interesse sull’intersessualità, sui diritti delle persone intersessuali e sui protocolli medici. Sulla necessità di evitare trattamenti di normalizzazione sessuale, violando l’integrità fisica degli interessati, su bambini troppo piccoli per poter esprimere la propria volontà si sono espressi l’Onu (nelle sue articolazioni principali: Office of the High Commissioner for Human Rights (OHCHR), UN Women, Joint United Nations Programme on HIV/AIDS (UNAIDS), the UN Development Programme (UNDP), UN Population Fund (UNFPA) oltre all’UN’s Children’s Fund (UNICEF), l’OMS, la Fra (Fundamental Rights Agency), il Consiglio d’Europa, il Parlamento Europeo, oltre alle principali associazioni per la difesa dei diritti delle persone LGBT. ILGA Europe ha iniziato a lavorare su questo tema nel 2008, mentre Arcigay ha modificato il proprio nome nel 2015, diventando “Arcigay Associazione LGBTI italiana”, proprio per sottolineare l’inizio di un impegno verso un tema così a lungo trascurato.

Solo poche settimane prima dell’intervento, il 2 settembre, il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (Committee on the Rights of Persons with Disabilities, CRPD) aveva ammonito l’Italia per le pratiche di mutilazione genitale per gli intersessuali (IGM, Intersex Genital Mutilations), denunciando tali pratiche come una violazione dell’art. 17 CRPD sulla “Protezione dell’integrità della persona”.

Il senatore Lo Giudice, ex presidente di Arcigay, ha presentato a fine settembre 2016, dopo la diffusione della notizia dell’operazione palermitana, un’interrogazione in cui si chiede che “Le Regioni e il Ministero della salute attivino un monitoraggio del fenomeno e un’azione di informazione rivolta alle famiglie per evitare a bambini in tenerissima età che una decisione non matura e non necessaria produca domani ulteriori sofferenze”.

Alla comunicazione del CRPD e all’interrogazione del sen. Lo Giudice non è stata data, per quanto a nostra conoscenza, alcuna risposta.

L’associazione Intersexioni e Certi Diritti chiedono da tempo che il governo italiano provveda a stabilire adeguati percorsi diagnostico-terapeutici ed assistenziali per le persone intersessuali che ne abbiano bisogno, e garantire il necessario supporto informativo ai loro genitori, così come il supporto psicologico, se richiesto; l’organizzazione di corsi di formazione e aggiornamento per gli operatori e le operatrici interessate con la partecipazione di persone intersessuali ed esperti per i diritti umani delle persone intersex; l’istituzione di Centri specializzati.

Ma il percorso per i diritti delle persone, e soprattutto dei bambini intersessuali, in Italia come nel resto del mondo, sembra ancora lungo e accidentato.

Per approfondire:

• Dichiarazione programmatica di Amnesty International sui diritti delle persone intersessuate

• Italy > UN-CRPD investigates Intersex Genital Mutilations http://stop.genitalmutilation.org/post/Italy-CRPD-investigates-Intersex-Genital-Mutilations-as-Violation-of-Integrity

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