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Cleaning /Editoriale

CLEANING

di Liliana Maniscalco

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“Generazioni di italiani hanno vissuto la gravosa esperienza dell’emigrazione, hanno sofferto per la separazione dalle famiglie d’origine e affrontato condizioni di lavoro non facili, alla ricerca di una piena integrazione”. Un motivo di riflessione, dice il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella “verso coloro che oggi cercano anche in Italia opportunità che noi trovammo in altri Paesi, che sollecita attenzione e strategie coerenti da parte dell’Unione Europea”. L’occasione, è l’anniversario delle vittime italiane di Marcinelle.

La bagarre che è seguita sui giornali, ad opera di tanti rappresentanti della politica nostrana in reazione alle dichiarazioni del Capo dello Stato, mostra chiaramente come l’affermazione sia apparsa a molti in distonia con la schifosa campagna denigratoria in atto verso le ONG, volta a giustificare qualsiasi violazione dei diritti umani nei confronti di chi cerca di entrare in Europa attraverso l’Italia e, tragicamente forse in ultimo, a cambiare il clima della nazione verso una accettazione nei confronti degli abusi che si potranno così stendere a macchia d’olio e che potranno riguardare i cittadini, nel nome della sicurezza, della difesa dal terrorismo e, perché no, degli interessi economici.

Le immagini, pochi giorni dopo anche la decisione di rimandare il nostro ambasciatore al Cairo nella necessità di allacciare buoni rapporti col generale Khalifa Haftar, l’uomo forte del Parlamento di Tobruk, con la svendita atroce di Giulio Regeni e della sua famiglia, che ci giungono da Via Curtatone sono una conferma che lascia sgomenti.

Di fronte a isolati atti di violenza, probabilmente dettati dalla disperazione, da parte di alcune persone da giorni costrette a dormire in strada, tra le aiuole, successivamente allo sgombero del 14 agosto, la reazione delle forze di Polizia, nelle modalità ed in ragione dei mezzi utilizzati, è apparsa costituire un uso totalmente sproporzionato della forza, da qualsiasi punto di vista del diritto internazionale.

Solo una forte reazione mediatica è riuscita a fare presente che le soluzioni che riguardano il destino di persone sgomberate dalle proprie abitazioni devono essere concordate e non subite dai soggetti coinvolti.

Le forze di polizia avrebbero dovuto agire con una strategia che moderasse e limitasse al massimo il ricorso all’uso della forza, di fatto non necessaria di fronte a persone in condizione di grande vulnerabilità e di pieno esercizio dei propri diritti, come in questo caso.

Quanto è successo è un fatto grave con responsabilità condivise a livello locale, dove non sono state approntate adeguate sinergie volte all’accoglienza, e nazionale poiché gli obblighi connessi a temi relativi all’ordine pubblico sono stati ampiamente disattesi. Il tutto si inquadra perfettamente nel percorso propedeutico a questo nuovo clima cui sembrerebbe che la nostra politica voglia tendere.

E così è stato possibile che la tutela e la protezione che le persone avevano ottenuto per tramite del godimento di un diritto riconosciuto alla propria sicurezza sia venuto meno nei giorni scorsi e che il nutrito gruppo di Piazza Indipendenza abbia visto vedersi sciogliere come neve sotto il solleone di Agosto i sostegni assicurati dagli standard internazionali e dal riconoscimento dello status di rifugiati, vivendo un normale paradosso nell’imbastitura di una nuova cultura dove i diritti devono essere spazzati via, con un potente getto di idrante e un’azione di cleaning, in maniera che uomini, donne e bambini diventino invisibili, convenientemente.

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