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U.S.A.: La politica dell’immigrazione introdotta da Trump /Speciale migrazioni

U.S.A.: LA POLITICA DELL’IMMIGRAZIONE INTRODOTTA DA TRUMP

di Chiara Casotti e Lorenzo Moro

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A gennaio scorso, appena entrato alla Casa Bianca, il presidente Donald Trump ha firmanto un ordine esecutivo che vieta l’ingresso alle persone provenienti da alcuni paesi a maggioranza musulmana.

Le proteste sono scattate immediatamente negli aeroporti negli Stati Uniti. I dimostranti e i gruppi di attivisti, tra cui Amnesty International, hanno definito tale divieto incostituzionale.

L’ordine afferma: “si sospende l’ingresso negli Stati Uniti, sia a immigrati che non immigrati, ...”. In particolare, l’ordine si rivolge a persone provenienti da paesi originariamente elencati dall’amministrazione Obama come focolai terroristici: Iraq, Siria, Iran, Sudan, Libia, Somalia e Yemen.

Kevin Johnson, Preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di California, ha detto che i termini “immigrati e non immigrati” coprono la maggior parte dei viaggiatori stranieri di quei paesi: “Un immigrato è un residente legale (ovvero un titolare della carta verde); un non immigrato è qualcuno con un semplice visto”.

Ci sono stati diversi rapporti che descrivono come sia i titolari di carta verde sia persone con visti validi siano stati bloccati appena arrivati ​negli Stati Uniti, o addirittura ancor prima, quando stavano imbarcandosi per il volo intercontinentale. Un uomo iracheno che viaggiava con la sua famiglia, quando ha messo piede al Kennedy International Airport di New York, si è ritrovato in fermo detentivo.

L’ordinanza si applica anche ai rifugiati. Due famiglie cristiane siriane sono state fermate e rimandate a Doha, Qatar, dopo aver raggiunto l’aeroporto internazionale di Philadelphia. Il provvedimento di un giudice ha permesso agli altri richiedenti di rimanere in attesa di un’ulteriore revisione.

Più in generale, Trump ha messo in stand-by da oltre tre mesi tutti i processi per le richieste di asilo e ha sospeso il controllo dei rifugiati siriani a tempo indeterminato, “fino a quando non ho stabilito che siano state apportate adeguate modifiche al programma di ammissione dei rifugiati americani per assicurare che l’ammissione di profughi siriani sia coerente con l’interesse nazionale”.

L’ordinanza vuole sospendere l’ingresso delle persone provenienti principalmente da quelle sette nazioni e allo stesso tempo concede anche ai funzionari amministrativi una certa discrezionalità nell’applicazione: “I segretari di Stato e di sicurezza interna possono, caso per caso e quando lo richiedano interessi nazionali, rilasciare visti o altri diritti d’immigrazione a cittadini di paesi per i quali i visti e le prestazioni sono altrimenti bloccati”, ha detto l’ordinanza.

Il provvedimento Trump ha gettato fin da subito nell’incertezza le amministrazioni federali sulle modalità di applicazione pratica. Un giudice federale del distretto di New York ha bloccato immediatamente l’amministrazione di Trump nel respingimento delle persone all’estero. I giudici federali di Boston hanno impiegato una settimana prima di arrestare o deportare chiunque avesse un visto valido o una carta verde.

Bill Hing, professore di diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza di San Francisco, ha affermato che il modo in cui l’ordinanza è stata eseguita è in violazione della legge sull’immigrazione e la nazionalità. “Secondo la legge sull’immigrazione e la nazionalità, se la persona interessata ad entrare negli USA è già stata sottoposta a controllo e presenta un visto valido, dovrebbe essere in grado di entrare nel Paese”, ha detto Hing. “E se c’è un problema si ha il diritto a ricorrere davanti a un giudice dell’immigrazione”. Questa legge protegge le persone che hanno già passato il processo di verifica e hanno ricevuto un visto o una carta verde. Questo iter è lungo e include la verifica dell’identità di una persona, i motivi per venire negli Stati Uniti e l’assenza di una storia criminale.

Le persone con visti e carte verdi costituiscono l’oggetto di una parte dell’ordine esecutivo. La questione dei rifugiati è un’altra. Per loro, l’ordine di Trump riduce a metà il numero totale che gli Stati Uniti hanno concordato di accettare per l’anno 2017.

Per i profughi provenienti dalla Siria, che hanno presentato domanda per l’ammissione con richiesta di asilo, questo processo è ora in attesa a tempo indefinito.

Secondo molti attivisti l’ordinanza penalizza i musulmani per il solo motivo religioso.

Attualmente il numero dei paesi presi di mira è limitato a sette, ma l’ordinanza lascia spazio alla possibilità di far crescere il numero dei paesi coinvolti. E l’ordinanza fa riferimento agli attacchi dell’11 settembre e blocca l’ingresso per coloro che sono coinvolti in “omicidi d’onore”: questo linguaggio lega il provvedimento Trump ai fondamentalisti islamici.

Trump ha rilasciato una dichiarazione negando che ciò rappresenti un divieto per i musulmani: “Non si tratta della religione - è sul terrore e per mantenere il nostro paese sicuro”, ha detto.

La battaglia legislativa si è spostata nei Tribunali Federali dove i giudici hanno, a singhiozzo, bloccato o permesso l’attuazione dell’ordinanza Trump in un susseguirsi di sentenze mese dopo mese, fino all’ultima che ha dato spazio parziale all’applicazione del provvedimento.

Naureen Shah, senior director delle campagne di Amnesty International USA, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

I piani dell’amministrazione Trump per attuare il divieto di accesso ai musulmani sono crudeli per intere famiglie e mettono a rischio migliaia di vite umane. Con questo divieto, gli Stati Uniti stanno girando le spalle alle persone più vulnerabili al mondo tra cui le persone che fuggono dalla guerra, dalla violenza e dalla tortura. Permette inoltre di sostenere una politica basata sul fanatismo e sulla discriminazione. Nessuna parte di questo provvedimento è ragionevole e perciò deve essere interrotto. Il Congresso è l’organo competente per chiudere adesso questa faccenda discriminatoria una volta per tutte.

L’intento di queste politiche è chiaro: proibire l’accesso al paese alle persone a seconda di chi sono, non per quello che hanno fatto. È discriminatorio e pericoloso.

Amnesty International ha documentato l’impatto di tale divieto in tutto il mondo e ha mobilitato migliaia di persone per far rispondere i membri del Congresso e chiedere loro di interrompere questo divieto.

Ciò che possiamo fare dall’Italia è firmare l’appello No Ban, No Wall: https://www.amnesty.it/appelli/ presidente-trump-stai-danneggiando-rifugiati-piudeboli-al-mondo/

Il 12 luglio, dopo il ricollocamento di 50.000 rifugiati quest’anno, gli Usa hanno raggiunto il tetto di ammissione di rifugiati stabilito dall’ordine esecutivo del presidente Trump il 6 marzo. É il più basso numero di ammissione di rifugiati mai fissato dal ramo esecutivo. Naureen Shah, direttrice delle campagne di Amnesty International USA, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

Come risultato del programma crudele dell’amministrazione Trump che vieta ai rifugiati l’ingresso nel paese, migliaia di persone vulnerabili che fuggono dalla guerra e dalla violenza provenienti da tutto il mondo sono sempre più in pericolo. Molti dei 26.000 rifugiati che sono già stati sottoposti a esame delle credenziali e autorizzati a venire a vivere negli Usa potrebbero essere abbandonati a causa di un’interpretazione restrittiva da parte dell’amministrazione della recente decisione della Corte Suprema sul bando. Gli Stati Uniti stanno voltando le spalle alle persone che fuggono da alcune delle situazioni più disperate del mondo. “Gli Usa hanno storicamente aiutato le persone a ricostruirsi una vita e, in cambio, queste hanno contribuito a rivitalizzare le città, gli affari e l’economia. Il bando dell’amministrazione Trump ha portato a nuove barriere insensate, che abbandonano nonne, cugini, zie, zii e persino bambini orfani di guerra in sicuro pericolo. Il Congresso non deve permettere che questa politica intollerante resti in vigore. Deve annullare il bando a musulmani e rifugiati una volta per tutte.

#NoBanNoWall #TrumpWatch

PUNTI CRITICI dell’ordinanza:

Ci sono sei aspetti in cui la procedura statunitense non è conforme agli standard legali internazionali*:

1. One-Year Bar - Lo sbarramento di un anno: con eccezioni limitate, i possibili richiedenti asilo non possono fare richiesta se vivono negli Stati Uniti da più di un anno. Il ban ha un impatto sproporzionatamente duro su alcuni rifugiati, incluse le donne e gli attori LGBTI.

2. Expansion of Expedited Removal - Espansione della rimozione accelerata: questi procedimenti consentono la rimozione di alcuni gruppi di non cittadini dagli Stati Uniti senza udienza davanti a un giudice dell’immigrazione.

3. Detaining Asylum Seekers - Detenzione di richiedenti asilo: la detenzione viene utilizzata illegalmente come misura punitiva e arbitraria; le condizioni e la posizione della detenzione impediscono l’accesso a un consulente legale. Le carenze gravi nelle condizioni di detenzione includono l’accesso inadeguato alle cure mediche e il prolungato confinamento nelle celle di detenzione che porta con sè gravi conseguenze psicologiche. Le nuove politiche aumentano notevolmente l’uso della detenzione nei confronti degli ‘immigrati e aggravano questi problemi.

4. Operation Streamline and Prosecution of Asylum Seekers - Operazione per razionalizzare e perseguire i richiedenti asilo: Contrariamente a quanto previsto dal diritto internazionale, i richiedenti asilo si troveranno ad affrontare il rischio di essere perseguiti per ingresso in modo illegale negli Stati Uniti.

5. Consistent Recognition of Gender-Based Asylum Claims - Coerente riconoscimento delle domande di asilo basate sul genere: Esiste un problema negativo nel riconoscere le pretese di persecuzione basata sul genere.

6. Inconsistent Adjudication - Sentenze incongruenti: le percentuali di accettazione delle domande di asilo simili variano drasticamente tra le varie regioni. Alcune aree degli Stati Uniti hanno tassi di accettazione molto bassi e sono definite effettivamente “zone libere di asilo”.

*Fonte: Amnesty International, Sez.Canada

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