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La Responsabilità Sociale d'Impresa. Quali prospettive per il futuro /Economia
LA RESPONSABILITA’ SOCIALE D’IMPRESA QUALI PROSPETTIVE PER IL FUTURO
di Marta D’Alia
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LA TRASFORMAZIONE DEL PARADIGMA DELLA RESPONSABILITA’ SOCIALE D’IMPRESA DAL VECCHIO AL NUOVO MILLENNIO. QUALI PROSPETTIVE PER IL FUTURO.
È di questi giorni la notizia che il governo francese ha annunciato una proposta di legge per limitare il potere della Grande Distribuzione sulle promozioni commerciali riguardanti i prodotti agricoli a tutela degli stessi agricoltori, vietando che il prezzo di vendita al dettaglio sia inferiore a quello di acquisto. Tutto ciò in reazione al potere della Grande Distribuzione di stabilire i prezzi di acquisto al produttore dei prodotti agricoli, sempre piú al ribasso, fenomeno che impoverisce gli agricoltori, i quali a loro volta sono spesso “costretti”, seppur lungi dal voler trovare in questo una giustificazione, a ricorrere alla manodopera in nero per contenere i costi di produzione.
In Italia, continua a tener banco la questione ILVA, per la quale si è trovata una tregua tra la Regione Puglia e il Ministero dello sviluppo economico forse esclusivamente in vista della campagna elettorale per le prossime elezioni nazionali.
La contrapposizione tra il diritto alla salute e il diritto al lavoro è purtroppo uno scontro comune di questo inizio millennio. Infatti, se da un lato esiste una coscienza scientifica e diffusa sull’importanza di lottare contro l’inquinamento ambientale, allo stesso tempo permane una forte resistenza ad effettuare una reale conversione ecologica dell’economia tradizionale, soprattutto per le attività del secondo settore, in un’ottica di sostenibilità futura.
A questo proposito, ha fatto scalpore a novembre scorso la notizia di un contadino peruviano di un paese delle Ande, Huaraz, che è riuscito a portare alla sbarra la multinazionale tedesca RWE come responsabile del riscaldamento globale che ha causato lo scioglimento del ghiacciaio che sovrasta il villaggio che adesso rischia di essere sommerso dalle acque. La causa, in cui si deve dimostrare il nesso di causalità tra le emissioni inquinanti di RWE e lo scioglimento del ghiacciaio che minaccia di inghiottire Huaraz, punta ad ottenere da parte di RWE un finanziamento di 17mila euro quale contributo alla realizzazione di un sistema di pompaggio in grado di tenere sotto controllo il livello del bacino idrico. (1)
Tra la fine dello scorso secolo e l’inizio dell’attuale, la riflessione sulla social corporate responsibility ha riguardato principalmente una valutazione del modello produttivo delle grandi multinazionali europee e americane in paesi in via di sviluppo spesso del sud est asiatico, che permetteva loro di produrre riducendo enormemente i costi di produzione e aumentando esponenzialmente gli utili aziendali, ma che condannava i lavoratori di quelle aree del mondo a condizioni di quasi schiavitù sia in termini di paga e orari di lavoro sia in termini di condizioni di pericolo in cui questi erano costretti a svolgere le loro attività.
Su questo tema, numerosi sono stati gli scandali che hanno coinvolto aziende planetarie come Zara, United Colors of Benetton e tante altre in casi di crolli di palazzine adibite a fabbriche tessili in Bangladesh e altrove.
La tematica della Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI) è entrata formalmente nell’agenda dell’Unione Europea a partire dal Consiglio Europeo di Lisbona del marzo 2000, dove è stata considerata come uno degli strumenti strategici per realizzare una società più competitiva e socialmente coesa e per modernizzare e rafforzare il modello sociale europeo.
A seguito della crisi economica internazionale che ha preso l’avvio nel 2008 e che ha investito la vecchia Europa e da cui ancora oggi i paesi europei stentano a riprendersi, ci si è invece concentrati soprattutto sulla necessità di creare in Europa un’occupazione di qualità, assicurare l’innovazione tecnologica e l’efficienza nella gestione delle risorse al fine di generare una crescita stabile, inclusiva e sostenibile, basata sulla lotta alla povertà, sul rispetto dei diritti umani, del lavoro e dell’ambiente.
La RSI è diventata quindi il nuovo paradigma economico opposto a quello del neoliberismo prevalente nella fine degli anni ‘90 – inizio 2000. Intorno alla responsabilità sociale d’impresa, la Commissione Europea, l’OCSE, l’ONU e i governi europei hanno elaborato delle strategie per lo sviluppo economico che puntano “sull’importanza del ruolo dell’impresa nella società e sulla gestione responsabile delle attività economiche quale veicolo di creazione di valore, a mutuo vantaggio delle imprese, dei cittadini e delle comunità”. (2)
È stato riconosciuto che corrette pratiche di RSI basate sui migliori standard e strumenti internazionali, producono, nel medio-lungo periodo, un vantaggio di competitività per le imprese, i lavoratori e la comunità in generale, tant’è che sono state elaborate politiche pubbliche miranti a sostenere quelle aziende che intraprendono azioni della RSI.
Da orientamento della cooperazione economica internazionale del XX secolo, la responsabilità sociale di impresa è diventata un paradigma economico per la crescita, comportando in questo modo anche una traslazione di responsabilità dalle aziende ai consumatori, adesso molto più attenti alla qualità dei prodotti, alla loro origine, all’impatto ambientale e sociale della produzione, e alla tutela dei diritti dei lavoratori.
L’aver assegnato un ruolo chiave per la crescita economica ad un fattore come la RSI che ha un forte carattere “umano” in contrapposizione alla sterilità dei principi economici del liberismo finanziario, ha permesso di elevare la consapevolezza di tutta la società in materia di RSI favorendo la creazione di una cultura condivisa e partecipativa che risponda alle esigenze dei diversi attori coinvolti, in particolare le imprese e i cittadini. Questo lascia ben sperare per il futuro dei diritti umani e ambientali nel prossimo futuro.
(1) - https://germanwatch.org/en/huaraz
(2) - Piano d’azione nazionale sulla Responsabilità Sociale d’Impresa 2012-2014, a cura del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, disponibile online su http://www.sviluppoeconomico.gov.it/images/ stories/documenti/Piano_RSI_2012_2014_IT.pdf