Italia Reale dicembre 2013

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Mensile di politic a, cultura e informazione ANNO XLVII - n. 11 A cura dell’Alleanza Monarchica - Casella Postale n. 1 - 10121 Torino Centro - Poste Italiane Spedizione in a.p. - 70% - D.C. - D.C.I. - Torino - N. 11/2013 Dicembre 2013 - In caso di mancato recapito rinviare all’Uff. C.M.P. Torino Nord per la restituzione al mittente, che si impegna a corrispondere il diritto fisso dovuto.

TAXE PERÇUE Tassa riscossa TORINO - C.M.P.

Giancarlo Vittucci Righini

PANORAMA INTERNAZIONALE Unione Europea Sono in continua crescita i movimenti estremisti antieuropeisti caratterizzati da opposizione alle regole dell’UE ed all’euro, e da posizioni antislamiche. Il primo dato significativo è dato da quel 60% di cittadini europei che all’Europarlamento ha dichiarato di non aver fiducia nella istituzioni europee. In Francia un sondaggio ha attribuito un 24% di voti al Front National di Marine Le Pen i cui elettori ritengono che l’UE è destinata “a sprofondare come l’Unione Sovietica”. Da altro sondaggio risulta che del Presidente François Hollande i francesi danno un giudizio molto positivo nel 3%, favorevole nel 9% e negativo nel 76%, con un 12% che non si pronuncia. In gran parte dell’Europa dalla Finlandia alla stessa Germania e all’Olanda, dall’Ungheria alla Grecia i movimenti anti UE e antieuro si stanno rafforzando ed è probabile che alle prossime elezioni per il Parlamento europeo che si terranno nel maggio 2014 riscuoteranno un ampio successo che

Direttore responsabile ROBERTO VITTUCCI RIGHINI Direzione:

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Recapito lettere, esclusivamente: Alleanza Monarchica Casella Postale n. 1 10121 Torino Centro Recapito plichi o pacchi: Alleanza Monarchica Casella Postale n. 681 10121 Torino Centro Autor. Tribunale di Torino n. 2292 del 6-12-1972 ITALIA REALE (già Alleanza Monarchica)

Precedente autorizzazione (Stella e Corona) del 17-5-1967 Editore e Stampatore EDIGRAPH s.n.c. di Basso & Tasini Via Chieri, 64 10020 Andezeno (TO) La direzione del Mensile è presso l’Editore.

potrà riflettersi pesantemente sulla politica dell’UE soprattutto se si coalizzeranno in un unico gruppo. Inghilterra Il Regno Unito ha concesso asilo politico a numerosi criminali di guerra provenienti da varie parti del mondo (Afghanistan, Iran, Iraq, Ruanda e Sri Lanka). Ora il governo britannico sta correndo ai ripari; dei 99 criminali riconosciuti, 3 sono stati deportati, 20 hanno perso l’asilo politico, 46 hanno perso la cittadinanza e gli altri sono scomparsi. Kossovo Nonostante l’intervento massiccio della Nato, e l’ottenuta indipendenza dalla Serbia, la situazione continua a peggiorare. Nel primo semestre del 2013 ben 14.345 kosovari hanno chiesto asilo in Europa. La Germania ne ha accolti 11.030, l’Italia 860. I trasferimenti avvengono tramite l’intervento di organizzazioni criminali. Si ritiene che la situazione d’instabilità e di malessere sia dovuta al fatto che gli aiuti della comunità internazionale anziché andare incontro alle reali necessità della popolazione sono sprecati in progetti faraonici. Si teme che tra gli emigranti clandestini si nascondano elementi criminali e persino agitatori e terroristi.

matrice slava, nel giro di qualche decina di anni, forse meno, la loro influenza ed il loro numero sono destinati ad aumentare in modo esponenziale.

destra) rischia di dividere l’elettorato moderato favorendo la candidata della sinistra Michelle Bachelet.

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Egitto Il Presidente Putin ha affermato che “Ci sono forze straniere che stanno usando l’islam radicale per creare conflitti sul nostro suolo e indebolirci”. Il governo ha in progetto di spendere 571 milioni di euro nei prossimi 10 anni nel settore dell’industria bellica. È previsto un aumento delle spese per la difesa dal 3,2% del 2013 al 3,8% del 2016, una quota molto più alta rispetto a quella di altre nazioni. Vi è pero chi dubita che la Russia sia veramente in grado di sostenere un tale incremento di spesa. America Latina L’Alleanza del Pacifico costituita da Cile, Perù, Messico e Colombia in soli due anni ha realizzato il rafforzamento del commercio ed il libero scambio di persone e merci, sopprimendo dazi e ostacoli burocratici. L’Alleanza ha un pil pari al 40% dell’intera America Latina ed una crescita del 5%, superiore al doppio di quella del Mercosur, l’organizzazione dei Paesi sud americani più protezionisti (Venezuela, Argentina e Brasile). Il successo dell’A lleanza dipende dal fatto che non si limita ai tradizionali accordi di libero scambio ma comprende servizi, investimenti e acquisti pubblici.

Russia Cile I musulmani sono ben 21 milioni e grazie all’immigrazione dalle ex repubbliche sovietiche e all’incremento demografico, superiore a quello di

MOVIMENTO POLITICO ITALIA REALE

Sono ormai prossime le elezioni presidenziali. La candidatura dell’italocileno Aldo Parisi (centro-

Prosegue il conflitto tra il governo sostenuto dall’Esercito ed i Fratelli Musulmani. In particolare nella zona del Sinai si sono verificati attacchi di guerriglieri ed attentati terroristici. La maggioranza della popolazione sostiene il governo e si augura la fine dei disordini. Una forte minoranza appoggia i Fratelli Musulmani.

BARACK OBAMA Libia

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N on e s i s t e più come Stato. Ben 1.700 gruppi armati si contendono il controllo del territorio. La produzione di petrolio è crollata a 600-700.000 barili al giorno, rispetto ai 1.600.000 barili ai tempi di Gheddafi. La Cirenaica aspira alla successione. A Bengasi e Tobruk vi sono consistenti gruppi filo Al Qaeda. Il Fezzan ha proclamato l’indipendenza.

LA GRANDA a pag. 8

Siria Le truppe governative fedeli a Baschar Assad stanno prendendo il sopravvento sui ribelli grazie all’aiuto dell’Iran e della milizia sciita libanese di Hezbollah. Gli Stati confinanti sono ancora incerti sul da farsi, perché una vittoria di Assad porterebbe al rafforzamento dell’influenza iraniana, una vittoria dei ribelli al prevalere di gruppi legati ai terroristi di Al Qaeda. ■

IL PRINCIPE EUGENIO a pag. 10


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G.V.R.

PANORAMA POLITICO om’era prevedibile nel settore della politica si sono verificate delle grosse novità.

C

Innanzi tutto la scissione all’interno del Popolo della Libertà: Angelino Alfano, segretario del PdL, nonché Vice Presidente del Consiglio dei Ministri e Ministro degli Interni, ha rotto gli indugi e costituito un movimento denominato Nuovo Centrodestra che appoggerà il governo Letta, cosiddetto di larghe intese. Alfano è stato seguito da una trentina di senatori e altrettanti deputati, pari a circa un terzo dei parlamentari del PdL. A sua giustificazione sostiene che nell’attuale situazione è necessario continuare ad appoggiare il governo presieduto da Enrico Letta, poiché altrimenti si aprirebbe la strada ad un governo di estrema sinistra costituito oltre che dal PD, dal partito Sel di Vendola e da un gruppo di transfughi del Movimento 5 Stelle di Grillo. Sarebbe forse possibile, addirittura un patto tra PD e 5 Stelle già auspicato da Bersani, in ogni caso con l’aumento della spesa sociale e conseguentemente delle tasse, che hanno ormai raggiunto un punto veramente insostenibile. I seguaci di Alfano possono avere le loro ragioni, ma comunque hanno intenzione di non assumere alcuna iniziativa, tranne le solite reazioni verbali che lasciano il tempo che trovano, allorquando la maggioranza del Senato deciderà a favore della decadenza di Berlusconi da Senatore. A sua volta il Cavaliere ha ricostituito la mitica Forza Italia che può contare su circa il 70% degli aderenti al Popolo della Libertà oltre che sui mezzi finanziari e propagandistici della famiglia Berlusconi. A favore dell’ex Presidente del Consiglio ci sono il suo carisma, la sua straordinaria abilità di oratore, i suoi mezzi. Il punto debole è rappresentato dall’età ormai avanzata e dalla mancanza almeno per ora di un valido braccio destro che

possa diventarne il successore. Fortunatamente Berlusconi ha smesso di fare dello spirito, non sempre apprezzabile, dopo le recenti batoste giudiziarie. Per quanto riguarda Angelino Alfano, l’uomo appare senza carisma né personalità, ed è probabile che il suo futuro anche prossimo si avvicinerà a quello inglorioso di Fini. Fra pochi mesi, nella prossima primavera, si terranno le elezioni per il Parlamento Europeo e questo sarà il banco di prova per il cosiddetto Nuovo Centrodestra. Se non riuscirà a superare il 4% dei voti e quindi a conquistare dei seggi, si assisterà al ritorno di molti dei transfughi al partito di Berlusconi. Intanto mentre il Cavaliere in vista delle prossime elezioni auspica un cartello elettorale che comprenda Forza Italia, Fratelli d’Italia, La Destra, Lega Nord, ecc. fino al Nuovo Centrodestra, ed invita i suoi seguaci a non attaccare gli scissionisti, Angelino Alfano da una parte assicura che non è venuta e non verrà meno l’amicizia ed il vincolo d’affetto con Berlusconi, ma dall’altra afferma che il suo è il partito della speranza, mentre “alcuni accanto al presidente Berlusconi hanno voluto un partito estremista, della nostalgia, della rabbia”. A sua volta il PD ha le sue gatte da pelare. Si sono appena concluse le primarie tra gli iscritti al partito. Matteo Renzi, l’ex DC, il quale sostenuto da parecchi big del partito (da Veltroni, a Franceschini, a molti della Margherita e persino da diversi ex bersaniani) appariva come il probabile trionfatore, ha dovuto accontentarsi di un modesto 46,7%. Il suo principale antagonista è Gianni Cuperlo, già segretario giovanile dei comunisti, che lo tallona con il 38,4%. Seguono Pippo Civati con il 9,19 e Gianni Pittella con meno del 6%. In altre parole la maggioranza degli iscritti al PD ha votato contro Renzi, come è stato rilevato da Massimo D’Alema.

Al ballottaggio andranno i primi 3 candidati a segretario, a meno che Civati non si decida ad appoggiare Cuperlo che in questo modo potrebbe raggiungere la maggioranza assoluta. Inoltre vi sono parecchie altre considerazioni da fare. L’aumento straordinario del numero degli iscritti al partito verificatosi proprio negli ultimi giorni, in certi casi addirittura del 30 040 0% fa sorgere seri dubbi circa la regolarità della votazione, a parte il fatto che l’iscrizione era consentita anche agli stranieri che in quanto tali non hanno diritto di voto nelle consultazioni elettorali. Ci sono inoltre casi contestati come quello di Salerno dove sono in ballo 12.000 voti. In particolare Cuperlo si dimostra soddisfatto poichè mentre i sondaggi lo davano al 5%, è arrivato primo nelle grandi città (Genova, Bologna e pare anche Roma, Napoli e Bari) ed attacca Renzi in quanto “l’impianto che propone non apre una fase nuova ma riproduce il ventennio che vorremmo lasciarci alle spalle”. C’è altresì da rilevare che complessivamente nei circoli del PD hanno votato in circa 270.000; 80.000 in meno rispetto alla settimana precedente nella quale gli iscritti avevano votato per i segretari provinciali, e quasi 200.000 in meno rispetto al precedente congresso del partito nel quale si fronteggiarono Pier Luigi Bersani e Dario Franceschini. Durissima la polemica di D’Alema con Renzi: lo ha definito un “superficiale”, un “gianburrasca” ed in effetti è “l’uomo dell’establishment” con un ampio sostegno da Briatore a De Benedetti, e ha aggiunto “Se vincesse Renzi io temo che ci saranno delle persone che non si sentiranno più rappresentate”. In altre parole vi è la possibilità che in caso di vittoria di Renzi si verifichi una scissione a sinistra, poiché l’apparato dell’ex PCI e del sindacato comunista respin-

gono l’idea di morire democristiani sia pure di sinistra. È possibile che l’8 dicembre in occasione delle successive primarie aperte a tutti, compresi i non iscritti al PD, i votanti a favore del Sindaco di Firenze possano aumentare. Comunque resta il problema di fondo: cosa intende fare Renzi in caso di vittoria? Probabilmente boicottare il governo Letta ed andare a nuove elezioni con un programma nebuloso. Ma il problema è proprio Renzi: spacciato per l’uomo nuovo della politica italiana, buon parlatore dalla lingua sciolta ma non ci pare che nelle due cariche finora ricoperte, prima Presidente della Provincia di Firenze e attualmente Sindaco della stessa città, abbia dato prova di particolari capacità. ■

SANTUARIO REALE Il Direttore e la Redazione di “Italia reale” rivolgono il loro grato saluto al Cappellano Reale e Rettore del Santuario Reale Madonna delle Grazie di Racconigi, Mons. Franco Troya, Comm. dei SS. Maurizio e Lazzaro, il quale da molti anni oltre a celebrare degnamente sacre Funzioni in ricordo di S.M. Umberto II e per Casa Savoia, ha sempre accolto i monarchici con calore ed ospitalità, e gli augurano ancora molti anni di valido apostolato. ■

L’ARTE DEL FALSO Confermato dalla Cassazione che Roberto Cota è stato eletto Presidente della Regione Piemonte grazie ai 27 mila voti di una lista “farlocca”. Nel PD tardivo alt all’assurda eruzione di nuovi tesserati alle primarie. Regolarità di liste contestate in più parti di Italia ad ogni elezione. Il Referendum istituzionale del 2 giugno 1946 dall’esito falso e truffaldino, ha fatto scuola. ■

Con questa fotografia che ritrae S.M. Umberto II con un giovane Avv. Roberto Vittucci Righini, quest’ultimo nel 776º e ultimo numero del Mensile da lui diretto, rende omaggio al Re d’Italia, simbolo di regalità, dignità e serietà, il Sovrano che per il bene della nostra Patria avremmo voluto avere a dirigerne le sorti, nel cui ricordo e devozione anche dopo la Sua scomparsa molti hanno continuato a battersi da monarchici. Ci auguriamo che i successori di Sua Maestà abbiano identici carisma e prestigio. ■

GIOVEDI’ MONARCHICO A TORINO La riunione nel corso della quale verranno formulati gli auguri per l’avvenire dell’Italia, di Casa Savoia e dei Monarchici, avrà luogo in una sala della Caffetteria Madama di Via Madama Cristina 27: - Giovedì 19 Dicembre 2013, ore 17,30.

Come tutti gli anni anche nel 2013 si è tenuta nel Comune di Monasterolo di Savigliano (Cuneo) la celebrazione del 4 novembre con un discorso denso di amor di Patria del Sindaco Ing. Marco Cavaglià, e interventi del Cav. Antonio Prochietto e del Vice Presidente la Provincia di Cuneo. Gli scolari delle elementari, come sempre perfettamente istruiti dalle Maestre, hanno sventolato piccoli Tricolori mentre alcuni di essi dopo aver ricordato uno per uno tutti i Monasterolesi morti per l’Italia, hanno recitato poesie patriottiche lungamente applaudite dai numerosi presenti. ■

Auguri per un sereno e proficuo 2014 all’Italia, a Casa Savoia ed a tutti noi. La Redazione ■


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COMUNICATO IMPORTANTE DEL MOVIMENTO POLITICO “ITALIA REALE” www.italiareale-stellacorona.it tili indicazioni per tutti coloro che intendono mettersi in contatto e collaborare con Italia Reale - Stella e Corona ed il giornale Italia Reale che proseguirà le sue pubblicazioni, nella continuità del lavoro svolto dall’Avv. Roberto Vittucci Righini.

U

PERIODICO “ITALIA REALE” Il giornale “Italia Reale” continuerà con periodicità da definire, pubblicato presso la Casa Editrice Serel - International S.r.l. di Stefano Termanini, Editore in Genova. Nuovo Direttore responsabile sarà il Dr. Alberto Conterio e Vice Direttore il giornalista Alberto Acquaviva. I consigli e le indicazioni dell’Avv. Roberto Vittucci Righini, Presidente Onorario del Partito, costitui-

ranno sempre per noi un sicuro punto di riferimento. Le collaborazioni al giornale, da ritenersi volontarie e gratuite, saranno graditissime. Gli articoli (preferibilmente da inviarsi per via telematica) dovranno essere indirizzati: - quelli via e-mail a: italia-reale@gmail.it - quelli dattiloscritti o scritti a mano, al pari della corrispondenza, a: Italia Reale, Casella Postale n. 937, 16100 Genova Centro. Per ricevere il periodico occorrerà inviare un contributo che si quantifica, in via del tutto indicativa, in Euro 25,00, a mezzo bollettino di conto corrente postale, intestato a “Italia Reale” n. 1012593792, Codice Iban: IT63M076010140000101 2593792. Codice Bic: BPPIITRRXXX.

PARTITO Per iscriversi al Partito “Italia Reale” occorre inviare, con lo stesso bollettino di conto corrente postale, il contributo volontario, quantificato in via indicativa in Euro 25,00. Nei bollettini, fatti stampare da Italia Reale e inviati in allegato a questo numero del Mensile, sono già predisposte le causali: iscrizione al Partito e contributo per ricevere il giornale. Nel caso d’iscrizione al Partito occorre ritagliare il modulo stampato in questa pagina o chiederne altro, compilarlo e spedirlo, unitamente alla ricevuta del versamento effettuato, a: Italia Reale, Casella Postale n. 937, 16100 Genova Centro. Successivamente verrà inviata la tessera, attestante l’avvenuta iscrizione.

VERSAMENTO DEI CONTRIBUTI VOLONTARI È anche possibile, alternativamente al conto corrente postale, versare i contributi volontari (gli importi indicativi sono gli stessi sopra riportati per ricevere il periodico e per iscriversi al Partito) a mezzo bonifico bancario intestato a “Italia Reale” presso la Banca Generali, Iban:IT696G0307502200 CC8500503391. ATTENZIONE: nella causale, in ogni caso, deve essere indicato l’indirizzo postale per ricevere il periodico (nome, cognome, indirizzo postale, cap., città, con precisazione contributo giornale e/o partito).

ITALIA REALE IN INTERNET RESPONSABILE DEL SISTEMA INFORMATICO Dr. Roberto Rizzo Italia Reale (Movimento politico): http://italiareale-stellaecorona.it email: italia.reale@gmail.com Italia Reale on line (il giornale) http://italia-reale.alleanza-monarchica.com e-mail: italia-reale@libero.it e-mail: italia.reale@gmail.com Siti Locali: Liguria http://liguriamonarchica.wordpress.com Piemonte - Biella http://biellamonarchica.blogspot.com/ Italia Reale su Facebook https://www.facebook.com/groups/506893939335585 Italia Reale su Twitter https://twitter.com/ITALIA REALE Italia Reale (il giornale) su Facebook http://www.facebook.com/ItaliaReale Alleanza Monarchica http://www.alleanza-monarchica.com e-mail: info@alleanza-monarchica.com Archivio Fotografico su Casa Savoia http://foto.alleanza-monarchica.com

RECAPITI I recapiti personali, sia del Presidente Nazionale, sia del Segretario Nazionale, sono a disposizione, per contatti e corrispondenza: - Presidente Nazionale, Avv. Massimo Mallucci,Via Ravaschieri n. 19, 16043 Chiavari (GE), tel. 0185/ 30.76.75, e-mail: allmonarchicaliguria@libero.it - Segretario Nazionale, Dott. Angelo Novellino, Via Kenia n. 23, 0 0 144 Roma, cell. 335/39.36.61, e-mail: costituentemonarchica@yahoo.it ■

Il Canale di Alleanza Monarchica su You Tube http://www.youtube.com/alleanzamonarchica Altri siti monarchici Sito dedicato a Re Umberto II: http://www.reumberto.it Monarchici in rete http://monarchicinrete.blogspot.it

Roberto Vittucci Righini

GRAZIE A TUTTI C

ome annunciato ad ottobre, questo è l’ultimo numero del Mensile “Italia reale” stampato a Torino, con la mia direzione.

La tessera di “Italia Reale”

Dal 2014 “Italia Reale” proseguirà le pubblicazioni, come da comunicato dell’omonimo Movimento politico, riportato in questa pagina. Continuerò naturalmente ad affermare come posso la mia fede politica, ma senza gli impegni che ho avuto da quando all’età di 13 anni nel 1949 mi sono iscritto al Partito Nazionale Monarchico diventandone quasi subito Dirigente giovanile, e senza le responsabilità assunte 47 anni addietro, nel 1967, con la direzione di questo Mensile. Ringrazio quelli tra i lettori che con e-mail, per posta o con telefonate mi hanno comunicato la loro solidarietà e riaffermato la loro amicizia. Auguro altri 47 anni, come minimo, di vita al periodico “Italia Reale” che seguirò con immutato attaccamento. Grazie a tutti. ■


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Giuseppe Chirico (Rinnovamento Italiano)

Danilo Quinto (Corrispondenza romana)

DISSESTO ECONOMICO ITALIANO BUONISMO D’ACCATTO E LA TRATTA DI ESSERI UMANI

Non si possono curare le malattie serie con le pezze calde Vediamo perché: 1) la situazione attuale è con molta ironia magistralmente descritta da Lucrezia Reichlin nel Corriere della Sera del 16.9.2013, ed il suo risanamento dovrebbe essere affidato ad interventi drastici tali da correggere le cause del danno alla radice. 2) Invece andiamo avanti con una serie interminabile di pezze calde che lasciano il tempo che trovano. Esempio si afferma che: - il ricalcolo delle pensioni può aiutare la crescita - meno tasse sulle tredicesime - la riduzione del cuneo fiscale consentirà l’aumento delle buste paghe - l’aumento della deduzione sull’IRAP è in grado di ridurre la pressione sulle imprese e così via. Di proposte siffatte negli ultimi anni ne abbiamo ascoltate dozzine + dozzine, tutte sicuramente utili, nessuna risolutiva, non risolutive neanche se attuate tutte insieme contemporaneamente. E nella sostanza, quelle che sono state attuate non sono servite altro che a peggiorare la situazione di dissesto.

Se si vuole affrontare il problema e risolverlo, sono da mettere a fuoco le cause e i meccanismi del grave dissesto. La causa centrale del dissesto è il debito pubblico italiano, alto e solenne più della vetta del Cervino, che ci sovrasta invincibile, ed attende. Ovviamente di crescere ulteriormente, come accade un anno dietro l’altro, da più di quarant’anni; cioè dal 1970, anno della creazione operativa degli Enti Regionali.

Prima del 1970 il bilancio dello Stato si muoveva entro limiti di sufficiente equilibrio ed il debito pubblico era inesistente o molto modesto. Dopo, le Regioni hanno registrato un disavanzo annuo medio di 80.000 miliardi di lire, che lo Stato ha provveduto a ripianare anno per anno: in 43 anni lo Stato ha erogato alle Regioni un totale di 3.440.000 miliardi di lire, pari a 1.776,00 miliardi di Euro. Questa cifra molto cospicua non è lontana dal debito pubblico attuale (circa 2.000 miliardi di €). Ci rendiamo conto perfettamente che un’eventuale proposta di sopprimere gli Enti Regionali, incontra ostacoli in prati-

ca non superabili: si parla da anni di abolire le Province e fino allo stato attuale non è accaduto nulla. Però nulla vieta di fare due conti. La soppressione delle Regioni consentirebbe un risparmio annuo di 41 miliardi (l’importo di 2 “manovre”), da cui un dimezzamento del debito pubblico nel volgere di 23-24 anni, ed una progressiva riduzione del costo annuo per interessi da corrispondere ai creditori del ciclopico debito attuale.

Tale risparmio, progressivamente crescente, creerebbe le condizioni ottimali per un ripristino della crescita economica; il sistema Italia potrebbe abbandonare la morta gora di un debito crescente e degli interessi crescenti e navigare finalmente verso lidi più sereni. È ovvio, occorre una coraggiosa revisione dell’architettura dello Stato Italia: Governo, Parlamento, Comuni. Non avremo più le Signorie (Province) ed i Principati (Regioni). I Signori ed i Principi dovranno trovarsi un altro lavoro, dignitoso ed un poco meno remunerativo. Glielo troveremo. ■

Mario Patrucco

SESSANT’ANNI … E NON LI DIMOSTRA

l vertice di Governo con il premier Letta, il vice Alfano, e i ministri Bonino e Mauro ha deciso di utilizzare anche i droni - oltre a due pattugliatori e due fregate, una nave anfibia, con due elicotteri dotati di strumenti ottici a infrarossi e radar di ricerca di superficie, un velivolo P180 con visione notturna, un’unità navale tipo moto trasporto, con spazi ampi di ricovero per i naufraghi - per l’operazione umanitaria e militare denominata “Mare Nostrum”. In tutto si calcola l’impiego di circa 1500 uomini. Per carità, salvare le vite umane è una cosa giusta e poi i costi sarebbero contenuti - solo un milione e mezzo di euro - considerati i miliardi che vengono sprecati per futilità di ogni tipo in questo Paese.

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E poi, era ora, che una qualche decisione venisse presa dopo le centinaia di morti che ci sono stati negli ultimi mesi, rispetto ai quali si sono ascoltate solo parole ipocrite (“L’Italia si prende le sue responsabilità e chiede all’Europa di fare altrettanto”), vuote (“istituire corridoi umanitari per chi scappa dalla guerra, dalla fame …”), ambigue (“qui si tratta di diritto di asilo”), insensate (“aboliamo il reato di clandestinità”). Qui c’è un unico, grande problema da affrontare. Il buonismo d’accatto che sbandiera la necessità del-

l’accoglienza e dell’integrazione, sa bene - perché è composto da persone abili e furbe - che queste sono impraticabili per una società, come quella europea, che non ha più una sua identità (giudaico-cristiana, per chi non lo ricordi) e quindi vive delle sue comprensibili paure. Sempre il buonismo d’accatto sa che quel che i magistrati “sospettano” - in base a quanto riferiscono i giornali - sugli sbarchi di Lampedusa, che ci possano essere dei basisti che danno informazioni all’organizzazione che gestisce il racket degli esseri umani, costituisce “il” problema che non viene visto. Si chiama tratta di esseri umani. L’intero Governo e tutto il Parlamento italiano, insieme, a tutti i leader dei partiti - anche di quelli europei - sa che le persone che pagano migliaia di dollari per imbarcarsi, si consegnano a organizzazioni criminali che hanno costituito un commercio che per loro costituisce la terza fonte di reddito, dopo la droga e le armi, un “fenomeno gigantesco e poco osservato”, come si legge nella relazione del Comitato parlamentare per la sicurezza (Copasir) del 2009.

anno, circa un milione, cinquecentomila dei quali nella sola Europa. Tutte le rotte internazionali conducono al nostro Paese. Le persone schiavizzate partono: dall’Egitto, seguendo tre direttrici, due nel deserto verso la Libia e una, quella proveniente da Sri Lanka, Bangladesh e Corno d’Africa, via mare; dalla Libia, dove i clandestini provenienti dall’A frica sub-sahariana, risaliti nel deserto a bordo di camion, partono da cinque aree tutte nelle Tripolitania; dal Marocco, che è luogo di transito dei flussi dell’Africa centrale e nord-occidentale diretti in Europa; dall’Algeria; da Malta; dalla Tunisia, da dove transitano gli immigrati provenienti da Niger, Ciad, Ghana, Liberia, Mali, Sierra Leone, dall’Algeria, dal Marocco, dall’Iraq, dalla Palestina e dallo Sri Lanka. Secondo il “National Intelligence Council” il traffico di esseri umani fa entrare a livello globale nelle casse della criminalità internazionale tra i 7 e i 13 miliardi di dollari l’anno.

Secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, gli esseri umani vittime del traffico sono nel mondo, ogni

Di fronte a questi dati oggettivi, basta fare una sola consederazione: quali politiche di prevenzione e sicurezza vengono attuate e quale mistificazione viene operata dibattendo questioni che non c’entrano nulla rispetto ad un’attività criminale che nessuno reprime? ■

Ma queste rapide considerazioni ci danno il destro per cercare di intuire prossime strategie delle due super Potenze. Proprio le vicende di questi mesi confermano quanto gli analisti di geopolitica stanno intuendo da tempo: un coinvolgimento americano in Siria, simile a quello in Afghanistan o in Iraq potrebbe sottrarre risorse geopolitiche alla rinata attenzione americana per un Oriente … non solo … Medio. Confermano queste interpretazioni le recenti vicende del rinato dialogo tra americani e nuovi emergenti iraniani: le prove d’intesa tra Rohani e Obama in “primis” ed in sen-

so contrario di marcia gli assestamenti dei rapporti degli Usa con Israele e Arabia Saudita. Ma per ulteriormente aggiornarci sulla “non belligeranza” tra Usa e Cina non dobbiamo trascurare altri balzi continentali di Pechino.Abbiamo visto in precedenti nostre note come la Cina abbia ormai consolidati affari in Africa; ma non basta: nel giardino di casa statunitense, in America Latina, essa ha ormai definito un nuovo canale tra Pacifico e Atlantico, alternativo a quello americano di Panama, in Nicaragua intendiamo. Non sarà il caso di cambiare nome alla “non belligeranza”? ■

(MA A CHE PREZZO!) on stiamo parlando di una bella signora. Purtroppo stiamo parlando, con un po’ di ansietà, della situazione siriana.

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E l’età (sessant’anni) è quella raggiunta da quella anomala situazione che potremmo chiamare di “non belligeranza” tra Stati Uniti e Cina. Dobbiamo ovviamente andare un po’ indietro nel tempo (appunto sessant’anni fa), quando nel luglio del 1953 si pose fine a Panmunjeom ad un vero e proprio confitto armato tra le due grandi Potenze. Ricordiamo che Mac Arthur stava per sganciare la bomba atomica sulle forze cinesi accorse in

Corea, a centinaia di migliaia. Ma dopo l’armistizio anzidetto è iniziato quel lungo periodo, che chiameremo di non belligeranza, che si è rivelato ancora in questi giorni, “tenere” bene, appunto anche nella crisi siriana. Il paventato “veto” di Cina (e Russia) ha infatti dissuaso gli Usa dall’intervento in quell’orrendo “melting pot” siriano (tutti contro tutti).Adesso che abbiamo preso fiato, vediamo quanto conti per la Cina l’evitare a tutti i costi un ingigantimento del conflitto. Pechino non è interessata a difendere la Siria: quello che per la Cina

conta è che si eviti a tutti i costi una terza “primavera araba”. Primo motivo: Pechino teme che una ulteriore “primavera araba” possa produrre un effetto di imitazione in casa propria, nello Xinjiang, nel territorio dove bollono i prodromi di un diffuso terrorismo islamico (vedasi il recentissimo attentato nella Piazza Tienanmen, cinque morti e diciotto feriti), chiaramente di quella matrice, come ammesso immediatamente dalle impaurite autorità cinesi. Secondo motivo: è quello di garantirsi ed acquisire, in quantità sempre più gigantesche, le materie pri-

me. Primo tra tutti il petrolio: ed in quella zona geografica la Cina è la miglior cliente: il 60% del petrolio del Medio Oriente va in Cina. Ma non basta, perché Pechino sta sviluppando progetti di esplorazione petrolifera in Iran ed Iraq, proprio le due Nazioni contrapposte sul fronte di quello che, in Siria, è diventato lo scacchiere di biblica lotta, all’ultimo sangue, tra sciiti e sunniti. La Cina, quindi, è la prima a voler garantire la pace e la stabilità in Medio-Oriente e non può non guardare con estrema apprensione alla intempestiva “linea rossa” tracciata da Obama.


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Giuseppe Chirico (Rinnovamento Italiano)

Mauro Faverzani (Corrispondenza romana)

RIFLESSIONI

BARACK OBAMA

così siamo arrivati ad una sorta di “redde rationem” non voluto né evocato, ma ineluttabile. Gli “ineluttabili storici” sono molti, moltissimi, e ... a posteriori inevitabili. Ma sono sempre, invariabilmente, inevitabili? Adesso l’Italia, Nazione che perse la Guerra Mondiale ed anche la Pace susseguente, ma seppe vincere il dopo-guerra, creare il “miracolo economico”, inventare una splendida “made in Italy”, diventare la 5ª o la 6ª potenza economica mondiale ...

UN “LUSSO” CHE IL MONDO NON SI PUÒ PERMETTERE

E

Adesso, questa stessa Italia è sull’orlo di una gravissima crisi finanziaria dalle conseguenze imprevedibili, forse drammatiche. Speriamo di no, ed incrociamo le dita e soprattutto preghiamo Iddio.

Perché siamo arrivati a questo punto? Se io fossi di destra accuserei la sinistra e se fossi di sinistra accuserei la destra ... ma non è così semplice. La questione è in realtà più complessa e le radici di essa affondano nel lontano passato. La perentorietà della crisi attuale - di questi ultimi giorni - deriva e si sviluppa, però, presumibilmente, dall’attacco all’Euro, attacco da anni permanente che affronta ora la Grecia, ora il Portogallo e poi l’Olanda e la Spagna, lambendo anche l’Italia che adesso però è, improvvisamente, nell’occhio del ciclone. Perché l’attacco all’Euro, e da chi? Preferiamo che rispondano a questo importante quesito persone più adatte di quanto non sia l’estensore di questa breve nota, osservatore attento, ma non particolarmente esperto di economia e finanza internazionale. Perché l’attenzione dei mercati internazionali aggredisce ora, da alcune poche settimane, l’Italia, prima con un suo declassamento ad opera delle Agenzie di rating e poi con le scommesse al ribasso dei grandi operatori finanziari? Qui è più facile rispondere. Ciò accade per due motivi.

Il primo di questi motivi è l’eccezionale debito pubblico italiano, oggi dell’ordine di 1.890 miliardi di €, pari a circa 3.780.000 miliardi di vecchie lire. Questo incredibile debito pubblico nasce all’inizio degli anni ’70, contestualmente all’istituzione concreta delle Regioni. Riporto qui quanto ebbi a scrivere il 22.3.2001 su “Il Maestrale” a proposito di “Federalismo Italiano” ..... “è da ricordare che le Regioni, benché previste dalla Costituzione, sono state un fenomeno del tutto negativo, soprattutto da un punto di vista finanziario; esse sono costate allo Stato un passivo di circa 80.0 0 0 miliardi di lire all’anno che, moltiplicati per 30 anni, danno una cifra di 2.400.000 miliardi di lire, che è molto vicina a quella del debito pubblico attuale. Bel risultato. Per il vantaggio di chi?”. Adesso sono decorsi 41 anni dall’Istituzione degli Enti Regionali ed il debito pubblico è continuato a crescere nell’ultimo decennio con una progressione più o meno analoga. Le responsabilità a mio modesto avviso non sono né a destra né a sinistra, ma a carico globale della classe politica che ha considerato e considera le Regioni come un onere inevitabile di passività di bilancio a carico dello Stato. È giusto?

PRIMA DI TUTTO GLI AFFARI La Banca d’Inghilterra ha ammesso di aver celato nei propri caveau di Threadneedle street, su suggerimento della Banca dei regolamenti internazionali-Bri di Basilea, i lingotti d’oro rubati alla Banca centrale cecoslovacca dopo l’invasione nazista. L’oro cecoslovacco consegnato alla tedesca Reichsbank, pervenuto alla Banca d’Inghilterra tramite la Bri, del valore di 5,6 miloni di sterline, dopo essere stato negoziato ed in parte spedito in America, si ritiene sia finito nelle casse del Terzo reich poco tempo prima che l’Inghilterra entrasse in guerra con la Germania. ■

li Stati Uniti ed il mondo non meritano Barack Obama, più simile alle piaghe d’Egitto - è il caso di dirlo - che al vecchio Uncle Sam.

G

Pochi anni della sua amministrazione sono riusciti a far perdere alla superpotenza occidentale non solo credibilità e potere, bensì anche il controllo dello scacchiere internazionale. Ora Washington chiede al Congresso il permesso per la sua nuova avventura bellica in Siria, pur volendoci trascinare l’intero Occidente, nonostante gli Usa siano di fatto isolati: invisi ai Fratelli Musulmani - che pure han sostenuto e sostengono - tanto quanto ai salafiti, ai militari ed ai civili, sono guardati con sospetto dai leader moderati, che li considerano troppo deboli e pasticcioni, tanto quanto dai lupi islamici, che per loro nutrono solo odio e sete di vendetta, benché stupiti d’essere ritenuti interlocutori credibili dagli stessi di cui vorrebbero sbarazzarsi. Un’incredibile politica estera totalmente fallimentare, dunque, da qualsiasi punto di vista la si voglia considerare, così da dar buon gioco al vicepremier siriano Qadri Jamil, nell’affermare che gli Usa “sono ormai divenuti oggetto di sarcasmo da parte di tutti”. Sul banco degli imputati non ci sono gli Stati Uniti, ragion per cui - tanto per essere subito chiari sarebbe ideologico riproporre la solita, trita e ritrita deriva antiamericanista, risposta sbagliata ad un problema vero. In discussione c’è, nello specifico, l’ultimo inquilino della Casa Bianca, che ha dimostrato di muoversi con una superficialità tattica, un pressappochismo tecnico, un’improvvisazione strategica tale da far impallidire anche la peggiore gestione repubblicana della Storia statunitense. Specialmente nelle aree più “calde” del pianeta, quel Medio Oriente messo a ferro e fuoco dalla cosiddette “primavere arabe”, passe-

partout in realtà dell’islam più crudele e forsennato. Quanto azzardato fosse assegnare un premio Nobel per la Pace sulla “fiducia” a Barack Obama nemmeno dieci mesi dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, lo conferma oggi proprio la vicenda siriana. Negli ultimi tempi gli Stati Uniti in fatto di politica estera hanno dimostrato di non azzeccarne una: ovunque intervengano, “dopo” è peggio. La “primavera araba” è lì a dimostrarlo con stravolgimenti costruiti su bufale, come i 50 mila anziani e bambini del cui massacro fu accusato Gheddafi oppure le elezioni vinte dai Fratelli Musulmani al Cairo. Ed i “rimedi” sono peggiori dei mali, come confermano la mezzaluna a Tripoli, sharia e corruzione in Egitto in Fiamme, nonché il rapido processo di forzata islamizzazione della Tunisia e poi ancora i disordini in Turchia, Eritrea ed Etiopia. Ora è la volta della Siria, traendo spunto dall’utilizzo di armi chimiche contro i civili a Ghouta episodio dubbio e di ancor più dubbia matrice, se cioè ne siano responsabili Assad o i ribelli, i quali - secondo il magistrato svizzero Carla Del Ponte, membro della Commissione Onu per i diritti umani in Siria - già al gas nervino, il Sarin nello specifico, avrebbero fatto ricorso la scorsa primavera nel silenzio generale, anzi nell’omertà, visto che proprio gli Usa

esautorarono gli ispettori dell’Onu dal compito d’accertare chi l’avesse utilizzato, come scritto dal “Wall Street’s Journal”. È difficile ritenere i ribelli siriani, sostenuti dai fanatici sunniti, dal Qatar, da Al Qaeda, dai talebani, dai salafiti, dal turco Erdogan, migliori di Assad, come dimostrano già in queste settimane le Chiese distrutte, i Vescovi ed i Sacerdoti ammazzati o rapiti, i cristiani massacrati o ridotti alle catacombe, le loro case ed i loro negozi devastati da una furia incontrollata. Tutto - ciò che è ancora più tragico - nel silenzio internazionale, con i “grandi” preoccupati solo di giocare a Risiko, proponendo fallimentari soluzioni studiate a tavolino. Con l’unica eccezione della Santa Sede, che ha invitato al digiuno ed alla preghiera con un richiamo simile a quello di Benedetto XVI contro l’“inutile strage” del primo conflitto mondiale, sperando che gli esiti non siano i medesimi. Intendiamoci: non piacciono i dittatorelli e che ingiustizie ve ne siano, specialmente nelle aree critiche del mondo, è sotto gli occhi di tutti. Altrimenti non sarebbero “critiche”... Ma rispondervi con interventi dissennati, forieri solo di morte e distruzione, consegnando interi popoli - finora retti da una “calma relativa” e da equilibri precari - all’islam più sanguinario e fanatico, non ce lo possiamo proprio permettere.

Dietro i disordini in Tunisia, Egitto e Libia ci sono sempre e solo i Fratelli Musulmani, che puntano alla leadership in Medio Oriente ed al controllo del Mediterraneo, con le armi e con i denti. E che pare vi stiano riuscendo, incredibilmente con la complicità dell’Occidente. V’è un’ultima cosa, da considerare: come mai gli esagitati pacifisti a senso unico, scesi nelle piazze contro la Presidenza Bush ancora sanguinante per le ferite provocate dall’11 settembre, ora che la Casa Bianca è occupata dall’iperdemocratico Obama, “uno di loro”, tacciono? Dove sono con le loro bandiere arcobaleno? L’attuale Presidente degli Stati Uniti non ha mantenuto una sola delle promesse fatte: disse di voler chiudere la prigione di massima sicurezza per sospetti terroristi di Guantamano, descritta dai media come l’anticamera dell’inferno, e non lo ha fatto. Disse di voler porre fine a tutte le guerre. E l’Afghanistan è proseguito con la guerra dei droni, “frutto” dell’attuale Amministrazione, nonché con i nuovi fronti, come la Libia e la Siria. Dove sono i pacifisti? La sicurezza mediterranea è troppo importante: compromettendo gli equilibri eurasiatici, ne esce pregiudicata la stabilità mondiale. Per questo, oggi, Obama è un lusso, che politicamente non ci possiamo permettere. ■


ITALIA REALE - 11/2013

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Francesco Atanasio

25 LUGLIO 1943 UN INEDITO DINO GRANDI 70 anni dal 25 luglio 1943 un inedito di Dino Grandi (pubblicato sul n. 3/2013 di “Nuova Storia Contemporanea”, con una prefazione di Francesco Perfetti), ha fornito un copioso contributo alla ricostruzione di quell’evento e in particolare del ruolo svolto dalla Corona.

A

Grandi - che scriveva a Federzoni alla fine degli anni ’50 - inizia rievocando i contatti avuti con Vittorio Emanuele III quale Ministro della giustizia, incarico assunto nel giugno 1939 dopo aver dovuto lasciare l’ambasciata di Londra a seguito della stipula dell’alleanza con Berlino. Narra il nostro che il Re, ricevutolo a Sant’Anna di Valdieri, ebbe a dirgli: “Ore gravi stanno avvicinandosi per il nostro Paese… Qualcuno crede e si illude che lo Statuto del Regno … sia ormai lettera morta. Non è vero. Lo Statuto è stato qua e là corroso, ma le capriate dell’edificio costituzionale sono rimaste intatte. Io temo che profittando di circostanze eccezionali d’emergenza possa essere dato un colpo grave alle linee maestre dell’edificio costituzionale. Ho bisogno di qualcuno che consideri suo compito difendere quello che resta ancora … Lei deve essere questa persona … La trincea è lo Statuto”. Entrata l’Italia in guerra contro l’armonica azione che automaticamente ebbe a determinarsi a favore della neutralità da parte della Monarchia, del Vaticano, delle Forze Armate e della …. maggioranza del Consiglio dei Ministri, Mussolini cercò infatti di rafforzare la dittatura travolgendo le ultime trincee rappresentate dalla Costituzione Albertina e dalla stessa Monarchia. Dopo le sconfitte in Africa, Albania e nel Mediterraneo, Grandi - che Mussolini aveva inviato al fronte greco assieme ai gerarchi titolari dei ministeri per depotenziare i dicasteri da un punto di vista politico matura la convinzione che l’Italia non aveva se non una via di salvezza, quella di uscire dalla guerra al più presto

Dino Grandi

possibile a costo di provocare con ciò l’occupazione tedesca dell’Italia che già di fatto esisteva da qualche mese. Oggi sappiamo che il Principe Umberto tentò di creare le condizioni perché ciò si verificasse: l’ambasciatore di Polonia presso la Santa Sede, Papèe, in una nota del maggio 1942 al governo inglese riferì che “il Principe di Piemonte intende svolgere un ruolo politico”, mentre Halifax, ambasciatore inglese a Washington, nel febbraio 1943, confermava che “i recenti cambiamenti nel gabinetto italiano sono riferiti come risultato della scoperta da parte della Gestapo che c’era un complotto per dare il potere al Principe di Piemonte e rovesciare il governo”.Bottai, uno delle menti più sensibili del regime fascista, aveva già annotato

Giuseppe Bottai

nel suo diario al 21 ottobre che “gente, per solito sennata, viene a confidarti di complotti capitanati dal principe ereditario”. Mussolini, resosi conto delle iniziative assunte dai Principi di Piemonte (più che noto è l’operato al riguardo di Maria Josè), sollecitati in tal senso da una vastissima aerea politica (dai liberali agli stes-

Vittorio Ambrosio si comunisti …), dai settori più attenti del regime (da Grandi a Bottai, da Ciano a Federzoni …), allarmato dalle posizioni “antitedesche” del nuovo Capo di Stato Maggiore Generale Ambrosio (voluto da Umberto), nel febbraio 1943 sostituiva tutti i ministri e rimuoveva il Capo della Polizia Senise, che aveva favorito i contatti avviati da Acquarone per coagulare attorno alla Corona più vasti consensi. Quasi in risposta a questa ennesima “svolta” dit-

tatoriale il 25 marzo 1943 Vittorio Emanuele III conferiva a Grandi, non più Ministro ma ancora Presidente della Camera dei Fasci e delle Corporazioni, il Collare della SS. Annunziata: era il massimo riconoscimento onorifico del Regno d’Italia e che rivestiva nel caso dell’ex Ministro una precisa valenza politica. (Non a caso il Sovrano, quando riceverà il 25 luglio pomeriggio Mussolini - dirà lo stesso un anno dopo nel famoso libro “Storia di un anno” - rilevò che l’ordine del giorno Grandi era stato sottoscritto dagli altri tre “Collari” presenti nel Gran Consiglio - Federzoni, De Bono e Ciano e che ciò costituiva un elemento di valutazione da non poter sottovalutare). Dopo il Re Grandi incontrò anche il Principe Umberto, al quale disse che occorreva “un colpo di Stato da parte della Monarchia … il quale sia null’altro che il ripristino nella sua interezza del funzionamento della Monarchia costituzionale”. A questo punto Grandi dichiara di aver commesso l’ “errore tattico” di non essersi coordinato con Acquarone e soprattutto di avere rifiutato ogni contatto con i capi militari e i loro fiduciari i quali sovente, dal febbraio al giugno, fecero discreti approcci alla persona di Grandi diretti ad esaminare insieme la gravità della situazione in cui si trovava il Paese. Il nostro ripete diffusamente questo concetto facendo intuire come si ritenga corresponsabile delle manchevolezze dell’azione del governo Badoglio, che purtroppo si rivelerà inadeguata per come il Re confiderà al suo aiutante di campo Puntoni. Ancora il 20 luglio, Grandi ricorda, si rifiutava di incontrare Acquarone, che vedrà solo nelle prime ore del 25 luglio per consegnargli il secondo originale della deliberazione del Gran Consiglio con le firme originali di coloro che l’avevano votato e chie-

Pietro Acquarone

Paolo Puntoni dergli di assumere una serie di iniziative oramai superate (ad esempio la nomina della Maresciallo Caviglia al posto di Badoglio) dallo svolgersi dei fatti! Stigmatizzato l’atteggiamento degli antifascisti di cui sperava che avrebbero per un momento dimenticato vendette e rancori e non si sarebbero sottratti all’elementare ed urgente dovere di costituire un fronte unico … per salvare la Patria, l’ex ambasciatore doveva rilevare infine come le positive ripercussioni derivate dal capovolgimento della situazione interna italiana in Ungheria, Bulgaria, Romania, Jugoslavia, Grecia e nella stessa Germania, dove “i focolai di ribellione già esistenti in quei Paesi si accingevano ad esplodere seguendo il coraggioso esempio dato dall’Italia”, furono vanificate dalla “stupidità dei Governi alleati” e “la favorevole situazione internazionale determinata dal colpo di Stato in Italia a poco a poco si raggelò e si inaridì. Il modo come gli Alleati trattarono l’Italia dal luglio al settembre scoraggiò definitivamente i patrioti di tutti i Paesi occupati dalla Germania … la guerra che avrebbe potuto decidersi e terminare con la piena vittoria degli Alleati mediante il concorso della rivoluzione dei Paesi occupati dalla Germania dovette protrarsi ancora per due anni”. Sollecitato dal Re e dal nuovo ministro degli esteri Guariglia e su suggerimento anche della Santa Sede, Grandi il 15 agosto partiva per la Spagna per cercare di collaborare ai negoziati con gli anglo- americani, che non vollero però dare seguito ai contatti da lui intrapresi nonostante il beneplacito di Churchill. Il dattiloscritto di Grandi (rimesso dalla famiglia Federzoni a De Felice, che lo versò all’Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri) ribadisce la centralità negli avvenimenti del 25

luglio della Corona, che il nostro riconosce non aver saputo coadiuvare adeguatamente respingendo quei contatti con i vertici militari e il ministro della Real Casa che invece avrebbe potuto consigliare e orientare come gli aveva chiesto il Sovrano. L’inedita testimonianza infine sottolinea - sì da smentire i soliti detrattori di Casa Savoia - il grave errore strategico e politico degli anglo-americani che non seppero (e non vollero) sfruttare le decisioni assunte dal Re a favore di una più celere sconfitta della Germania.

Pietro Badoglio Un’Italia non umiliata dalla richiesta di resa incondizionata, non ingannata sulla data dell’annuncio dell’armistizio, efficacemente sostenuta nel territorio metropolitano e nelle zone dalla stessa occupate nei Balcani e nel Mediterraneo, garantita nelle proprie istituzioni, con in testa la Monarchia, avrebbe fatto della nostra Nazione un fattore rilevante per la conclusione anticipata della guerra.

Raffaele Guariglia Dietro l’Italia sarebbero venute le corone di Bulgaria, Romania e Ungheria sottraendo l’Europa orientale all’occupazione sovietica, mentre in Germania la “destra” aristocratica e monarchica avrebbe avuto maggiori possibilità di eliminare il dittatore. Per “punire” l’Italia e forse con essa anche l’istituzione monarchica la si gettò nel baratro dell’occupazione nazista e nello strazio di un guerra civile che ha ipotecato tutto il suo futuro. ■


ITALIA REALE - 11/2013

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Maurizio Michele Caterino

LA VITA COME DOVERE ETICO entir, “riprese”, e meditar: di poco Esser contento: da la meta mai Non torcer gli occhi: conservar la mano Pura e la mente: de le umane cose Tanto sperimentar, quanto ti basti Per non curarle: non ti far mai servo: Non far tregua coi vili: il santo Vero Mai non tradir: né proferir mai verbo, Che plauda al vizio o la virtù derida (A. Manzoni)

S

Per definizione la scuola è cultura, stabilità, mediazione, luogo di trasmissione della memoria attraverso cui la comunità definisce sé stessa ed elabora il linguaggio necessario alle persone per un reciproco riconoscimento. Dopo oltre trenta anni d’insegnamento nelle scuole secondarie dello Stato, trascorsi traendo robusta e costante ispirazione dai manzoniani versi succitati, intendo tracciare un parziale bilancio di questa mia opera, ancora in corso, a servizio della gioventù, nonché fare il punto della situazione del mondo scolastico, considerandolo sotto l’aspetto etico-pedagogico, ma senza voler minimamente scivolare in un’arringa del tipo Cicero pro domo sua, o in uno stanco e retorico amarcord. L’insegnamento è stato da me reputato come una sorta d’elevata missione sociale, che può discendere solo da un’autentica e pura vocazione fondata sul senso del dovere, su uno spirito di abnegazione, su non ordinarie doti morali di volontà, comprensione, pazienza, umiltà, sensibilità e intuizione psicologica, su solidi e profondi convincimenti culturali dettati dall’impegno nello studio, dalla passione e dall’amore nutrito verso l’umanità per la trasmissione non solo del sapere, ma soprattutto dei più preziosi valori etici e intellettuali: l’unica speranza per chi ancora crede in un mondo più giusto fondato su valori cri-

stiani. Non so se possedevo o se posseggo i predetti requisiti, non tocca certo a me stabilirlo, tuttavia ho cercato di essere, nel mio piccolo, un docente corretto e discreto, ma al contempo un libero pensatore non intruppato, con cui si può essere o meno d’accordo, ma che nessuno potrebbe giammai accusare di conformismo, di piaggeria o di secondi fini. Infatti mi sono sempre impegnato nel dire quel che pensavo, senza ampollosi orpelli aulici, rispettando scrupolosamente ruoli e livelli istituzionali. Di conseguenza mi sono ingegnato nel proporre analisi originali, pungenti, talvolta anche scomode, ma che fanno sorgere interrogativi, che dischiudono la mente degli allievi, che stimolano la riflessione, che incentivano la volontà di apprendere e che sviluppano la capacità di formarsi una propria opinione, rifuggendo pertanto da ogni vaniloquio e da qualunque discorso unilaterale, autoritario o assiomatico, anzi offren-

Don Lorenzo Milani do piena e totale disponibilità a qualunque confronto dialettico, ma soprattutto operando diligentemente, animato da un rigido ed ostinato senso del dovere, perché persuaso che la parola muove, ma l’esempio trascina. Con la parola alla gente non si fa nulla. Sul piano divino ci vuole la grazia e sul piano umano ci vuole l’esempio. (Don Lorenzo Milani). Prima di predicare altrui, date voi stessi l’esempio. Sarete seguiti. (Fëdor Michajlovicˇ Dostoevskij). Per raggiungere gli obbiettivi che mi ero prefisso sin dall’inizio della mia carriera è sta-

Un allievo non impara bene e non apprende se non ciò di cui ha “sete”. Di conseguenza potrà riuscire a gustare interiormente e quindi ad apprendere, soltanto ciò che desidera con piacere e convinzione. Si trattava pertanto di cimentarmi, non senza fatica, nell’attivare una pedagogia del desiderio, del desiderio di apprendere, collegata all’esperienza. Infatti il momento dell’apprendimento è anche il momento magico dell’esperienza, cioè il momento dell’ingresso nel mondo, nella storia, negli avvenimenti, nei fatti, nella natura delle cose, solo così si può assapora-

Fëdor Michajlovicˇ Dostoevskij

to per me necessario, dovendo purtroppo andare controcorrente, superare nei primi tempi, nella fattispecie negli anni ottanta del secolo scorso, l’egemonia, nella didattica e nella pedagogia, dell’impostazione marxista, costruttivistica e neopositivistica, che solo dopo la polverizzazione dei regimi comunisti, sotto le fumanti macerie del Muro di Berlino, si è improvvisamente dissolta, lasciando purtroppo ampio spazio, tra tante miserevoli rovine, ad una sciagurata pedagogia subminimalista e ad una squallida ed asfittica cultura di massa fatta di slogan rockettari ed immaginifici. Nel frattempo subentrava a piè sospinto il mercatismo, applicato nella ristrutturazione della scuola (e dello Stato) ritenuta sempre più simile a un’azienda, con debiti e crediti, presidi managers, studenti miseramente ridotti a consumatori di formazione e docenti trasformati in anonimi progettisti ad ore, secondo un certo modello turbocapitalistico, originato dal pensiero unico iperliberista, incentrato sul business e caratterizzato da un ambiguo relativismo. Rebus sic stantibus, secondo il mio modesto

giudizio, occorreva tentare di contrastare questo processo, altrettanto gretto e materialista come quello marxista, che si manifesta però diversamente in modo molto subdolo e suadente, ad esempio col perfido sistema dei quiz/indovinelli e che predilige una competizione solo in apparenza meritocratica, ma invece fine a se stessa, legata cioè ad un arido nozionismo, sviluppato sotto le mentite spoglie delle cosiddette “competenze”. Tale dottrina è nemica del Pensiero, quindi risulta graditissima sia a chi non vuole che si pensi, sia a

Aristotele re la gioia e la pienezza del sapere.Aristotele, nella Metafisica, scriveva: “L’inizio della conoscenza è lo stupore”. Oggi, purtroppo a scuola, con le debite encomiabili, e per fortuna numerose eccezioni, forse non studia più nessuno, nemmeno i professori, buonisti, lassisti, riformisti, spesso intimoriti dall’arroganza delle famiglie e dalla tra-

cotanza di certi allievi, o fiaccati da uno sterile e pesante burocratismo. Un tempo, sui banchi di una scuola tradizionale, seppur per certi versi poco inclusiva, apparentemente autoritaria e pedante, povera di mezzi tecnologici, ma ricca di idee, di entusiasmo e di passione, persino centralistica, ma poco burocratizzata, si imparava metodo e disciplina con grande spirito di sacrificio ed acuto senso del dovere, si imparava cioè a pensare e a interiorizzare determinati Valori, cioè si imparava a Vivere. Era dunque una scuola di vita e di pensiero, ed era proprio quello che ho sempre avuto come obbiettivo precipuo della mia azione didattica, senza minimamente trascurare conoscenze e abilità. “La cultura è quel che resta, dimenticato tutto ciò che si è imparato a scuola” è una frase di B. F. Skinner che solevo ripetere spesso e volentieri, allorquando taluni alunni un po’ svagati e giuggioloni, ma non indifferenti all’ascolto, sostenevano l’inutilità dell’apprendere determinati argomenti. Se oggi i giovani vivono in uno stato di sbandamento, perché immersi in un vuoto valoriale ed esistenziale inquietante, è perché la produzione di idee, cioè il pensiero, viene sovente avversata, irrisa, e talvolta persino censurata. In mancanza di idee, prevalgono slogan, parole d’ordine e armi di distrazione di massa. ■

Sant’Ignazio chi si sforza di pensare il meno possibile, perché pensare costa fatica, non è trendy e certamente non porta frutti nell'arco di pochi mesi! Scriveva Sant’Ignazio “Non è il molto sapere che sazia e soddisfa l’anima, ma il sentire e gustare le cose interiormente”.

Burrhus Frederic Skinner


ITALIA REALE - 11/2013

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F.C.

LA GRANDA UN RICORDO DI UMBERTO DI SAVOIA Premessa. Al Principio degli anni ’90, l’Istituto per la Guardia d’Onore alla RR. TT. del Pantheon - allora retto dall’A mmiraglio Antonio Cocco - bandiva un concorso letterario, suddiviso per varie discipline. Inaspettato pervenne tra gli altri elaborati, lo scritto di una Signora della provincia di Alessandria - nemmeno socia di quel Sodalizio - che ebbe una menzione speciale, per la “ricchezza” interiore data da una spontaneità e genuinità assolute.A distanza di tanti anni, ci piace riproporlo, lasciando inalterate alcune debolezze sintattiche, in particolare nella punteggiatura, che contribuiscono alla spontaneità dell’elaborato.

si chinava sulle pagine di storia che riportavano fatti e figure di Casa Savoia ed univa ai nostri studi i suoi racconti.

^^^ Era un giorno di fine inverno del lontano 1933. Nella nostra piccola scuola di campagna arrivò un mattino un pacco contenente i ritratti dei Principi reali sposi, da vendersi tra gli scolari che ne avessero fatto richiesta. La maestra sembrava indugiare nel farceli vedere perché, penso, sapesse il prezzo di quelle fotografie appena un poco più grandi della copertina dei nostri quaderni, finché incurante della nostra impazienza, sciolse i legacci, ne sfilò una, lentamente scese dalla cattedra ed incominciò ad aggirarsi tra i banchi per mostrarcela. Il più vicino possibile. Eravamo tutti molto piccoli, raccolti in una pluriclasse come ce n’erano tante nei nostri paesi a quei tempi. La maggior parte di noi proveniva da famiglie contadine soggette a quell’epoca ad una vita dura e ristretta. Questo la maestra lo sapeva da sempre, perciò tardava a dirci il costo mentre continuava ad esporre ai nostri sguardi attoniti la bellissima riproduzione in bianco e nero dei due stupendi Principi. Stavamo tutti silenziosi senza nulla chiedere, sembrava che ognuno di noi volesse tenere chiusa dentro di sé la propria emozione ed i propri senti-

menti, o forse il desiderio di avere quel quadretto unito al pensiero di non poterlo acquistare ci bloccava le parole? Per me era così e così per tutti (doveva essere). L’insegnante finì il giro dei banchi, tornò in silenzio al suo tavolino e dai miei occhi quella luminosa visione sparì. In quel momento come se dentro di me si fosse accesa una scintilla, mi alzai di scatto, allungai il braccio e indicando il pacco aperto sulla cattedra, con fatica riuscii solo a dire: “Signora maestra, quanto costa?”, la maestra mi fissò un istante prima di rispondere; forse in quell’attimo comparve alla sua mente il girotondo dei dieci bambini della mia famiglia, con il seguito di annate magre e tempestose; le tante cose misere, la penuria di denaro che ovunque c’era. Alla risposta, dovuta quasi con sollievo, mi disse soltanto: “brava che me l’hai chiesto”, poi si rivolse a tutti e in poche parole ci spiegò: “la Direzione ha inviato nelle scuole questi quadretti dei nostri Principi in occasione delle loro nozze, chi desidera acquistarli, il prezzo è di lire 2, parlatene alle vostre famiglie, senza obbligo”. Le nostre piccole teste si chinarono a riflettere su quella cifra; era tanto per

i poveri borsellini dei nostri genitori! e poi a che serviva? Era già così difficile avere di che vestirci in quegli anni. Qualcuno, i più poveri, all’uscita dissero che a casa non avrebbero nemmeno osato parlarne, pur desiderando tanto avere quel ricordo. Ma io a casa avrei parlato, e sapevo anche con chi. L’impulso di desiderio che mi aveva spinto in quel momento a chiedere il prezzo di quel cartoncino, aveva portato anche alla mia mente la persona che sentivo tanto vicina a me con il pensiero: la nonna. La maestra ed i compagni non sapevano che la “me Granda”, (perché lei voleva che la chiamassero così), diceva che le nonne (o le none), in Piemonte erano le streghe, conservava con i tanti anni anche tanti ricordi e tanto bene per la nostra Casa Regnante. Nessuno sapeva che questa nonna fiera ed austera sedeva molte volte con noi fra i balocchi ancora odorosi di frumento, al caldo della grande stalla, dove ci radunavamo a fare i nostri compiti di scuola e mentre sfogliavamo quei semplici sussidiari,

A mezzogiorno di quel lontano mattino ricordo la lunga tavola con quindici persone attorno. La “Granda”,seduta nel mezzo, io di fronte dall’altra parte. Gli adulti parlano tra di loro, i piccoli fanno rumore con piatti e posate. Noi della scuola invece mangiamo la minestra senza fiatare e questo non era del nostro solito; io in modo particolare ero silenziosa. La “Granda” lo capì benissimo, e per farci parlare ci chiese, come tante volte faceva, se c’era qualcosa di nuovo. A quella domanda alzai prontamente gli occhi verso di lei e con il cuore come sciolto da un incubo incomincia a dire: “Granda” se tu sapessi cosa è arrivato questa mattina alla nostra scuola, ma se tu vedessi come sono belli, la Principessa tutta vestita di bianco con un lungo velo e la corona in testa, il Principe vestito da soldato con gli stivali e la sua sciabola, si può comprare quel quadretto, a me piace tanto! Mi fermai, tutti tacevano, solo mio padre chiese: “quanto costa” ? “due lire” risposi piano; lui abbassò la testa sul piatto e non disse niente, le madri mormorarono che era tanto, si aveva necessità di ben altre cose. Il breve desinare era finito, le donne già si alzavano, le mie parole mi parvero cadute nel vuoto. Anche la mia “Granda” si alzò in piedi, ma non si mosse, fissò i suoi grandi occhi chiari sopra di me e disse forte il mio nome: “Gina”, mi disse “prima di tornare a scuola, passa nella mia stanza”. Poi si avviò verso l’uscita che dava alla scala. La sua figura, alta e asciutta, quasi si misurava con l’uscio semiaperto. Si volse ancora prima di sparire dietro la pesante porta e come a giustificarsi proseguì con voce ferma: “ieri mi hanno portato la pensione” (riscuoteva poche lire per il figlio caduto in guerra), per adesso posso stare senza lo sciroppo, la tosse mi

sta passando; girò ancora lo sguardo verso i ragazzi più grandi che già si mettevano sulle spalle i mantelli per uscire e ordinò: “il quadro dei Principi di Piemonte, lo appenderete nella sala in alto accanto allo specchio del camino”. Il nonno, ovvero “il Grand”, nel nostro genuino piemontese, non c’era più. Io occupavo il suo posto nel loro grande letto di ferro e quella notte rannicchiata accanto alla nonna che dormiva quasi seduta dietro un mucchio di cuscini per via del fiato che la notte si sentiva mancare, non potevo prendere sonno. Non riuscivo a dirle ciò che provavo per avermi (lei) aiutata a realizzare quel piccolo sogno.Allora il bene, la gratitudine, dovevamo dimostrarla con lo star buoni e l’ubbidienza, le parole si usavano poco. Mi feci coraggio, ed abbracciandola forte al petto le parlai sottovoce: “Granda, sono tanto contenta che abbiamo anche noi il ritratto del Principe e della Principessa”. “Anche mi, Gina”, rispose “adesso dormi”. Con una sensazione di dolcezza infinita stavo addormentandomi quando avvertii una stilla calda posarsi sulla mano; rabbrividii e istintivamente compresi, senza proferire parola; più forte ancora mi strinsi alla “Granda”, mentre nel buio una lunga e scarna mano si posava sui miei capelli.

CINQUANT’ANNI DOPO (1983) Mezzo secolo è passato da quell’anno. Come un uragano nel suo lento inesorabile cammino il tempo travolse e mutò vita e destini. Casa Savoia è messa al bando. I Principi della mia infanzia, sfiorando appena il Trono, sono in esilio lontano. Remota, perduta nella tempesta, la dolce stagione della vita, forse nemmeno vissuta. Smarriti anche i richiami lontani, svaniti nel gorgo delle cose che non sono più. Le nostre esistenze sradicate dal luogo natio si avviano melanconica-

mente verso il tramonto, mentre i più vecchi già da anni riposano nel piccolo cimitero del paese. Siamo ai primi di marzo, fa ancora freddo. Dal chiuso delle nostre case, fra le abituali informazioni apprendiamo che il Re Umberto è in fin di vita. Poi la televisione annuncia la Sua morte. Dopo anni di silenzio e di oblio, una valanga di immagini e di parole invade le nostre dimore. Faccio comprare fasci di giornali, desidero rivedere, risentire ancora di più. All’improvviso nello sfoglio dei rotocalchi colorati, mi appare grande, lucida, in bianco e nero, la fotografia di quel lontano giorno. Come l’emigrante rivede la bandiera del suo paese dopo infiniti anni di assenza, gli occhi mi si riempiono di lacrime. Alla mente tornò intatto, luminoso, quel piccolo caro mondo passato come se tutti non fossero mai spariti. Nel tumulto del cuore tornarono le emozioni, le illusioni vissute da bambina dinnanzi a quella visione di fiaba. Rivisse il cuore i sogni della fanciulla che a quella si ispiravano, dove sempre un cavaliere alto e bruno sarebbe giunto al fiorire della giovinezza per portarmi lontano in una nuvola di veli e di felicità. Lo scricchiolio del giornale che le mani tremule stringono, mi fanno sussultare e mi ritrovo a mormorare: “Umberto è morto, come ‘la Granda’”, la maestra, mio padre e tanti e tanti amici. L’Augusta immagine come sulle ali di un filone arcano a me tornato, me li ha fatti balzare dal profondo dell’animo, facendomi sentire e capire che amandoli non moriranno mai e gli uni faranno parte degli altri per sempre. Ancora assorta e commossa avverto l’arrivo della figlia con i nipotini, la porta si spalanca, quattro occhi azzurri mi scrutano per l’insolita accoglienza. Prima di farmi loro incontro, metto al sicuro quel prezioso, amato ricordo. “Nonna perché piangi?” mi chiede il più grande fissandomi gli occhi: una lacrima rappresa forse esitava ancora sul ciglio. La mia mano si posa su un ciuffo di capelli irti: “Sta buono” gli dico “dopo ti racconterò”. Luigina Luparia Zai ■


ITALIA REALE - 11/2013

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G.V.R.

R.V.R.

LE ORIGINI DELLA REPUBBLICA

CHIARIMENTO

li anniversari della repubblica danno regolarmente luogo a commemorazioni, cerimonie, interviste, tutte tese a dimostrare che quella repubblicana fu una vittoria non inficiata da brogli di sorta e che rappresentò una manifestazione di maturità democratica del popolo italiano. I brogli invece ci furono, e non soltanto in Alta Italia, tanto da capovolgere il risultato del referendum (non dobbiamo dimenticare che De Gasperi, allora Presidente del Consiglio dei Ministri, il 4 giugno 1946 scrisse di suo pugno una lettera a Falcone Lucifero, Ministro della Real Casa, dando per certa la vittoria della Monarchia sulla base dei dati in suo possesso).

G

A questi 9 milioni di voti, secondo le calcolatrici di Romita se ne aggiunsero altri tre, dei quali circa un milione del Partito repubblicano (968.322), circa centomila della Concentrazione democratica repubblicana (91.960), e trecentomila del Partito d’azione (326.066), per non parlare dei fascisti repubblichini che votarono per altre liste. In altre parole, i voti che potrebbero essere definiti democratici non superarono il 15-20% del totale dei voti favorevoli alla repubblica. Lo confermano anche i risultati elettorali del Piemonte nel 1946. I voti a favore della repubblica furono 1 milione 250.070. I comunisti ebbero 445

La lettera 4 giugno 1946 di De Gasperi al Ministro della Real Casa, Falcone Lucifero

È innegabile che la vittoria repubblicana fu imposta e voluta dall’estrema sinistra forte di circa 9.000.000 di voti (4.204.701 comunisti e 4.606.509 socialisti), la quale si proponeva la comunistizzazione dell’Italia, così come era già avvenuto in molti Stati europei.

mila 976 voti ed i socialisti ne ebbero 599.425, pari complessivamente a 1 milione 45.401. I repubblicani (del P.R.I. e della Concentrazione democratica repubblicana) ebbero 31.313 voti e gli azionisti ne ebbero 43.775. Anche in Piemonte i voti di matrice democratica a favore della repubblica

furono soltanto 205.000 su 1.250.000, pari a circa il 15-16%! L’abbattimento della Monarchia in Italia, doveva costituire il primo passo verso l’instaurazione di un governo di marca bolscevica, così come era avvenuto in Jugoslavia, Polonia, Germania Orientale, Ungheria, Bulgaria, Romania, ecc. Se i piani socialcomunisti fallirono non lo si dovette certamente alla sparuta minoranza di repubblicani di sentimenti democratici, ma alla maggioranza del popolo italiano, rappresentata dai monarchici, che dando il loro voto ai partiti moderati, ed in primo luogo alla Democrazia Cristiana, consentirono la costituzione di forti governi di centro che furono in grado di fronteggiare le agitazioni di piazza e di estromettere i socialcomunisti dal governo.

(dei quasi 8.000.000 di persone che votarono D.C. alla Costituente del 1946, per quanto visto, circa 7.000.000 votarono contemporaneamente per la Monarchia), e poi successivamente per aver portato i socialisti nel Governo e per tutti i progressivi cedimenti a sinistra. Mi è sempre parso che le manifestazioni celebrative di questa repubblica siano fuori luogo. Non possono vantarsene i repubblicani democratici, poiché la stragrande maggioranza dei voti a favore della repubblica fu data dall’estrema sinistra che certamente democratica non era. Non possono vantarsene neppure i socialcomunisti di allora, i quali non riuscirono a trasformare l’Italia in una repubblica popolare, a causa dell’opposizione della maggioranza degli italiani che avevano votato a favore della Monarchia.

Poiché la matematica non è un’opinione, questa tesi non può essere smentita da chicchessia. Né possono valere le affermazioni di coloro che in buona o malafede sostengono che nel 1946 i comunisti ed i socialisti erano democratici. Infatti non vi è dubbio che i comunisti dell’epoca fossero addirittura stalinisti e che i socialisti nenniani fossero i loro degni alleati, come dimostrarono ancora nel 1948, allorché si presentarono assieme nel Fronte Democratico Popolare; non va inoltre dimenticato lo slogan di Nenni: “o la repubblica o il caos”, che certamente non può essere considerato un’espressione di spirito democratico.

Così ancora una volta, nonostante tutt o, la maggioranza monarchica, “sciolta dal giuramento di fedeltà al Re, non da quello alla Patria” (sono testuali parole di Re Umberto II), tenne fede ai propri ideali e facendo blocco attorno a partiti anticomunisti di centro e di destra salvò l’indipendenza e la libertà della Patria con buona pace dei pennivendoli falsificatori della storia, i quali inneggiano alla “repubblica democratica”, con lo stesso entusiasmo con il quale avrebbero inneggiato alla repubblica popolare di marca comunista e come a suo tempo inneggiarono al fascismo. ■

È anche opportuno rilevare che fin dal lontano 1946 la direzione politica della Democrazia Cristiana ha svolto una politica in netto contrasto con la volontà del proprio elettorato.

ITALIA NEL CUORE

Così è avvenuto per la scelta repubblicana, in contrasto con il voto monarchico della stragrande maggioranza degli elettori che hanno votato Democrazia Cristiana

Bill De Blasio, nuovo Sindaco di New York, nel discorso pronunciato subito dopo l’elezione ha ricordato in lingua italiana Sant’A gata dei Goti (Benevento) cittadina di origine dei nonni materni, brindando quindi con l’italiano Prosecco Aneri. ■

ella risposta data sul Notiziario della “Guardia d’Onore” alla lettera con la quale tale Alessandro Sacchi, dell’UMI, comunicava le dimissioni dall’Istituto, il Comandante Ugo d’Atri ha rivolto un gratuito (che necessità, infatti, c’era di tirare in ballo noi in una bega tra altri?) non apprezzato attacco a “Stella e Corona” la cui lista presentata alle elezioni comunali di Roma ha “graziosamente” definito velleitaria e di esito catastrofico. Non ancora pago, il Presidente dell’Istituto delle Guardie d’Onore ha accusato “Stella e Corona” di avere “un’aria di sufficienza” verso “l’attività commemorativa” delle Guardie d’Onore. Sfido a scovare nei 47 anni di pubblicazione di questo mensile un attacco contro l’Istituto che tra l’altro ha per tanti anni usufruito dell’apprezzata, competente e compianta presidenza dell’Ammiraglio Antonio Cocco che è anche stato nostro candidato alle elezioni, al pari di come d’A tri è stato iscritto da giovane a “Stella e Corona”, partito che a suo dire “ha progressivamente ridicolizzato la Causa”. Ho, sempre evitato di pubblicizzare i contrasti, che pur vi sono stati, con altre formazioni monarchiche, ritenendolo dannoso per il nostro tristemente sempre più piccolo mondo e così, per fare un esempio, non mi sono mai apertamente lamentato dei tentativi dell’Isti-

N

SPERPERI DI SOLDI PUBBLICI Da una e-mail anonima di inizio 2013 che denunciava i ricchi omaggi aziendali della Rai in oggetti d’oro, orologi di pregio ed altri prodotti di lusso, senza che fossero registrati i beneficiari dei doni ed i Dirigenti che li avevano disposti, è partita un’indagine interna dalla quale sarebbe risultato che negli ultimi 5 anni in una sola gioielleria vicina alla sede Rai di Roma sarebbero stati acquistati a tal fine oggetti per 600 mila euro. Un ulteriore esempio di come vengono sperperati i soldi pubblici. ■

tuto di sottrarre al nostro Movimento politico dirigenti attivi, per farne - con rispettabili eccezioni - portatori di manti e patacche. Ogni qual volta un monarchico critica o parla male di altri monarchici mi viene da chiedere perché lo faccia: per apparire più bello, più intelligente, più furbo? Ho sempre, da dirigente prima del Partito Monarchico e poi dell’Alleanza Monarchica, fatto il possibile per portare a viso aperto fuori dai ghetti il nostro alto ideale senza limitarlo a commemorazioni e funzioni sacre, certamente necessarie ma che non devono esaurire la nostra attività di monarchici, e me ne vanto al di là delle facili e gratuite ironie di chi comodamente in esse realizza il suo essere monarchico. d’A tri ha scritto che “le Guardie d’Onore sono attualmente 4170, di cui 583 hanno versato l’ultima quota sociale nel 2011 e quindi stanno per essere cancellate per morosità”; l’aver perso il 14% degli iscritti in 2 anni dovrebbe indurlo a pensare più all’Istituto che dirige che a criticare gli altri. ■

AGRICOLTURA ITALIANA SEMPRE PIU’ IN CRISI L’agricoltura italiana è in piena crisi con crollo dei prezzi del grano, del mais, del riso (che in alcuni tipi ha subito perdita di valore sino al 60%) e via dicendo. Colpa le importazioni, alle quali non sono estranei gli italiani, di prodotti esteri fatti a volte transitare nel nostro Paese per poi venir venduti come se fossero stati qui prodotti. In piena attività anche la falsificazione dei formaggi italiani dal Parmigiano al Pecorino, dal Gorgonzola alla Mozzarella. La Coldiretti ha esibito al Forum dell’agricoltura di Cernobbio un kit acquistato via internet per la contraffazione dei più celebri formaggi italiani. A quando una decisa azione del Ministero contro queste vergogne che causano enormi danni economici all’Italia? ■


ITALIA REALE - 11/2013

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Ettore Oddone

R.V.R.

IL PRINCIPE EUGENIO DI SAVOIA- SOISSONS

TRIESTE 4 NOVEMBRE 1953

l dipinto di Jacob van Schuppen alla Galleria Sabauda di Torino ritrae un gentiluomo dall’aspetto profumato e salottiero, uno dei tanti personaggi che, grazie alle ricchezze accumulate o ereditate, passa e sfiora la Storia come altri contemporanei, predecessori o successori di molte grandi famiglie europee principesche o nobili che siano. Vienna ha dedicato a quello stesso personaggio un monumento equestre sul basamento del quale si legge “A chi ha gloriosamente sconfitto i nemici dell’Austria, al saggio consigliere di tre Imperatori”.

I

Sempre a Vienna, nella Cattedrale di Santo Stefano, in una cappella chiusa da un meraviglioso cancello con gli stemmi di Savoia e del Toson d’Oro riposa il corpo del Principe Eugenio di Savoia-Soisson morto, settantatreenne, nella Capitale dell’Impero, il 21 aprile 1736. Non aitante fisicamente, anzi gracile “ël gobèt dij Savoia”, come affettuosamente lo definisce Nino Costa, era francese di nascita e destinato alla carriera ecclesiastica. Divenne, invece, sotto le bandiere di Casa d’Austria, uno dei più grandi condottieri della Storia di tutti i tempi. In verità, diciannovenne,

il Principe aveva offerto la sua spada a Luigi XIV ma questi, forse mal impressionato dalla modestia dell’aspetto esteriore o dalla vita poco seria condotta fino ad allora, ne rifiutò i servizi. Il Re di Francia avrebbe dovuto in seguito pentirsi se è vero che pochi anni dopo quando le gesta militari e le attività diplomatiche (connubio assai raro in un guerriero) di Eugenio lo avevano già reso famoso, tentò invano di chiamarlo a sé con offerte di governatorati, comandi militari e generose rendite.

Il Reggimento Dragoni di Savoia, schierato con le truppe di Leopoldo I d’Austria e guidato dal Principe, si era già distinto nella liberazione di Vienna dall’assedio dei Turchi. Il suo Comandante avrebbe poi espugnato Buda (1686) strappandola alla Porta, sconfitto gli eserciti ottomani a Zenta (1697) ed espugnato Belgrado (1717) segnando il trionfo dell’aquila imperiale sulla mezzaluna. Il successo degli Asburgo nella loro politica orientale e le conseguenti espansioni territoriali, avevano avuto i loro presupposti sui campi di battaglia dove Eugenio di Savoia, via via colonnello, maggior generale, luogotenente gene-

rale era sempre stato in prima linea con estremo coraggio, fantasia tattica, sagacia strategica. Non meno leggendari furono i successi militari in Italia dove venne nominato prima feld maresciallo e poi comandante supremo; lontano cugino di Vittorio Amedeo II (i loro nonni erano fratelli essendo entrambi figli di Carlo Emanuele I) Eugenio ebbe grande peso nella liberazione di Torino dall’assedio dei Francesi nel 1706. In quell’occasione il Principe “aveva impresso alla sua armata una velocità mai prima ottenuta ed aveva vinto con un’arditezza che rasentava la temerarietà”. Di vittoria in vittoria strappò la Lombardia agli avversari e divenne Governatore di Milano. Un altro trionfo degli Asburgo, questa volta nella politica italiana, che nel nome della “Grande Alleanza”, aveva premiato la leadership dell’Austria contro una possibile e paventata egemonia francese. Le battaglie condotte al servizio della bandiera asburgica furono 32, le ferite di guerra sul suo corpo furono 13. Non solo gli amanti delle statistiche sono soddisfatti ma anche i cultori di storia militare e coloro che fanno sottili distinguo fra la capacità di comando ed il coraggio fisico. Negli intervalli fra un fatto d’arme e l’altro, nel suo tempo libero, “Prinz Eugen der edel Ritter” tentò con successo la ristrutturazione dell’esercito dandogli disciplina, strumenti e mezzi per poter sempre meglio confrontarsi con quelli avversari. L’attività militare e di Governo (Eugenio fu anche Governatore delle Fiandre e presidente del Consiglio imperiale di guerra degli Asburgo) non cancellò l’interesse per l’architettura e l’arte. Nato non ricco, fece costruire il Castello del Belvedere a Vienna, ebbe contatti con artisti del suo tempo e costituì una importante collezione di quadri; parte di questi, per

l’esattezza 178, vennero poi acquisiti dalla Galleria Sabauda di Torino e ne costituiscono il corpo principale della sezione fiammingo-olandese per cui la Pinacoteca Torinese ha motivo di vanto nazionale. Eugenio di Savoia-Soissons, il profumato personaggio del quadro citato all’inizio, era modesto e gran signore; aveva una particolare cura nel vestire ed a noi piace ricordarlo con la descrizione che ne fece Marziano Bernardi nel suo libro “Un po’ di Piemonte” quando, di fianco al cugino, alla testa dell’esercito vincitore, appena terminata la battaglia di Torino, entrava nella città festante: “Eugenio, come al solito impassibile, composto ed elegante quasi venisse da una parata e non da una delle sue più sanguinose battaglie, volge intorno a sé lo sguardo tranquillo. Soltanto la corazza ammaccata denunzia la strenua lotta”. ■

CASELLA POSTALE N. 1 NOTIZIE DI CASA SAVOIA Caro Direttore, ormai da anni, con molto piacere, curo sul nostro Mensile la rubrica che informa sulle attività svolte da esponenti delle Case Reali, regnanti e non, nel Mondo. Sono tante, e confermano quanto pesante sia il lavoro svolto dagli esponenti di quelle Dinastie tanto che, per motivi di spazio, parte delle notizie devo per forza saltarle. Alcuni lettori, pur apprezzando il mio lavoro, hanno però lamentato che mentre si parla con abbondanza dei Reali di Gran Bretagna, Spagna, Giordania, Marocco, Serbia, Francia, ecc., quasi

NEL DOVEROSO RICORDO DI 7 MARTIRI el novembre 1953 il territorio attorno a Trieste era diviso in zona A (sotto il controllo alleato comprendeva Trieste e un piccolo entroterra) e zona B (sotto il controllo jugoslavo comprendeva Capodistria e una piccola parte dell’Istria). Trieste, pur avendo un Sindaco italiano, Gianni Bartoli, dipendeva dal Governo militare alleato rappresentato dal Generale inglese Winterton, che pur si era pronunciato per il passaggio della Città all’amministrazione italiana.

che il Maggiore inglese che dirigeva le operazioni, fece sparare ad altezza d’uomo.

Il 3 novembre 1953 per festeggiare la vittoria dell’Italia nella Grande Guerra, Trieste si presentò allietata da una massa di Tricolori e il Sindaco chiese al Generale Winterton di esporre il Tricolore sul Municipio, ricevendone un rifiuto.

La polizia in Piazza Unità d’Italia intervenne con cariche e con colpi d’arma da fuoco uccidendo altri quattro Italiani: Leonardo Manzi di 16 anni, Francesco Paglia di 24 anni, Saverio Montano, ex partigiano di 52 anni ed Erminio Bassa, marittimo di 50 anni. Dopo un anno di patimenti morirà una settima persona, Stello Orciuolo non più ripresosi dopo le ferite subite il 4 novembre.

N

Il giorno successivo, 4 novembre, gli Italiani tennero una manifestazione che venne attaccata da nuclei armati britannici che colpirono indistintamente manifestanti e passanti.

Due triestini furono uccisi: Pierino Addobbati di 15 anni e Antonio Zavadil di 65 anni, e molti vennero feriti. Il 6 novembre i Triestini, esasperati, si riunirono in centro per protestare contro le violenze e contro l’avvenuta rimozione del Tricolore italiano che era stato nuovamente esposto al Palazzo Municipale.

Nel pomeriggio, durante la cerimonia religiosa di riconsacrazione la polizia si presentò in forze per allontanare i presenti e la folla indignata rispose lanciando sassi, al

I funerali dei sei uccisi il 5 e 6 novembre 1953 videro la partecipazione di oltre 150 mila Triestini. Anche a seguito del sangue versato da questi martiri, un anno dopo, col Memorandum di Londra, i soldati italiani entrarono in Trieste, finalmente ricongiunta all’Italia mentre, con immenso dolore, finirono le speranze di veder tornare italiane l’Istria, Fiume e la Dalmazia. ■

mai appaiono notizie su attività di esponenti della nostra Casa Reale, il che è assolutamente vero. Però, purtroppo, non si tratta di mia “colpa”; ciò è determinato, purtroppo, dal fatto che nessun Principe di Casa Savoia, si premura, tramite la propria Segreteria, di dare un comunicato alle agenzie o alla nostra redazione, di una qualunque sua attività pubblica, o anche privata, pur rispettosa della propria “privacy”, in Italia o all’estero. Ecco perché

non riesco a dare ai Principi di Casa Savoia lo spazio che meriterebbero. In un momento in cui sono sempre più carenti valori di riferimento nella società italiana, l’assenza di notizie dei nostri Principi – di tutti i nostri Principi – per i monarchici è cosa veramente pesante. Basterebbe una parola, un cenno, per permettere di “costruire”, giornalisticamente, un pezzo. Con amarezza e stima. Dr. Franco Ceccarelli (Roma) ■

Il 5 novembre la polizia caricò gli Italiani davanti alla Chiesa di Sant’Antonio Nuovo, sparando anche nella Chiesa e ferendo numerose persone.


ITALIA REALE - 11/2013

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Domenico Giglio

D.G.

I BENEFICI DELL’UNITA’

CATALOGO DEI FRANCOBOLLI D’ITALIA

IL SERVIZIO POSTALE lla vigilia della proclamazione del Regno d’Italia, in tutti quelli che erano gli Stati preunitari i servizi postali avevano adottato per la corrispondenza l’affrancatura in partenza tramite i francobolli ( sistema inventato in Gran Bretagna nel 1840) a partire nel 1850, per primo il LombardoVeneto, seguito dal Regno di Sardegna nel 1851 e poi da Toscana, Modena, Parma e Stato Pontificio nel 1852 e per ultimi Napoli nel 1858 e la Sicilia nel 1859.

A

I criteri di affrancatura erano naturalmente diversi e così i valori nelle diverse monete, fiorini nella Lombardia, ducati nelle Due Sicilie, scudi nello Stato Pontificio, lire nel Regno di Sardegna, Modena, Parma e Toscana, dove in questi ultimi tre Stati, più le Romagne, erano stati emessi, dopo la Seconda guerra d’Indipendenza del 1859, dai governi provvisori costituitisi in attesa della unificazione, francobolli aventi per soggetto lo Scudo Sabaudo per Modena e Toscana, e la scritta Stati Parmensi e Romagne, che si aggiungevano a quelli già in corso.

Nelle Province Napoletane, dopo la caduta della Dinastia borbonica, erano stati emessi francobolli con l’effige di Vittorio Emanuele II, ma ancora con il valore in moneta locale, cioè tornesi e grana, che erano la suddivisione dei ducati. Di fronte a questa babele di rettangolini postali anche qui lo Stato Unitario dovette intervenire fin dal 1860, prima della proclamazione del Regno, con due Decreti

Luogotenenziali uno per tutte le province del centro nord e l’altro per quelle meridionali in cui si impostava l’amministrazione postale con le sue divisioni operative, ed infine con una Legge Quadro del 5 maggio 1862 n. 604, con il relativo Regolamento di Esecuzione, Direttore Generale il conte Giovanni Barbavara, che già Cavour con la consueta lungimiranza aveva fin dal 1859 messo a capo dell’amministrazione postale piemontese. L’effetto dell’unificazione si vide subito nell’aumento della corrispondenza, testimoniato dalla vendita dei francobolli che passò da un dato stimato del 1861 di 22.233.500 pezzi, ai 33.437.516 del 1862 ed ai 40.575.914 del 1863. Anche gli uffici postali che nel marzo 1861 assommavano a 1.632 dopo tre anni erano saliti 2.220, per arrivare nel 1871 a 2.666, aumento avutosi particolarmente nel Mezzogiorno, a dimostrazione dello sforzo economico compiuto per dotare di servizi, comprese strade e ferrovie, il maggior numero di comuni. Per la posta la strada da compiere era particolarmente lunga dato che i comuni, dopo anche il ricongiungimento di Lazio e Veneto, erano oltre ottomila, per cui si ricorse alla figura del “Collettore Rurale”, con il quale si poterono raggiungere altre 3.867 località e, con la crescita costante degli uffici, si poteva nel cinquantesimo del Regno dire che gli stessi erano 8.422. Con la posta via via aumentavano anche i servizi telegrafici, i vaglia postali, che ad esempio nel Meridione, nel giro di cinque mesi del 1861, giugno-ottobre, passarono, come emissione, da 2.217 a 16.321, mentre Torino ne emetteva 43.002! E sempre per il servizio vaglia ci si attiva dal 1867 anche all’estero, grazie al servizio consolare, diffuso e abbastanza capillare, come solo uno Stato di medie

1923: IL PRIMO CATALOGO PRESENTATO AL RE ella serie di francobolli emessa il 18 ottobre per la “Giornata della Filatelia 2013”, un esemplare ricorda il “Catalogo dei Francobolli d’Italia”, stampato nel 1923, al quale, nel fascicolo illustrativo del Salone del Francobollo, è dedicato un lungo e documentato articolo che spiega la laboriosa genesi ed il significato del Catalogo stesso, che non riportava le quotazioni che, per il loro continuo aggiornamento, sarebbero state oggetto di un fascicolo allegato, ma la descrizione dettagliata, compresa la riproduzione, di ogni francobollo, dal Regio Decreto autorizzante l’emissione, alla stampa, al bozzettista, all’incisore, al tipo di carta e quanto altro inerente comprese eventuali varietà.

N dimensioni poteva sostenere, facilitando e garantendo le rimesse degli emigrati. E ancora nel 1876 le Poste Italiane cominceranno ad operare in ben 607 uffici postali come Casse di Risparmio, per consentire anche ai ceti più poveri ed agli abitanti delle aree più disagiate di iniziare una modesta azione di risparmio “... sotto la guarentigia dello Stato …” ed infine dal 1 ottobre 1881 le poste si assumono il servizio dei pacchi postali, per non parlare di tutta una serie di novità per facilitare la corrispondenza, dalle Cartoline Postali, a quelle con “risposta pagata” , ai biglietti ed alle buste predisposte, anche di carattere pubblicitario, senza dubbio per aumentare gli incassi, ma anche per valorizzare e far conoscere i prodotti ed incrementare e diffondere il commercio.

Le Poste con tutti i servizi svolti e con i francobolli specifici per i servizi stessi hanno costituito con le Ferrovie e l’Ente delle strade, i pilastri dell’edificio statale che ha resistito a tutte le bufere, prima dell’attuale disgregazione. ■

Interessante per la storia è il paragrafo in cui si ricorda la presentazione e l’omaggio del primo esemplare del Catalogo, fatti a Re Vittorio Emanuele III da una delegazione composta dall’Ammiraglio Aristide Garelli, dal Cav. Uff. Emilio Diena, dal Cav. Pompeo Fabbri e dall’Ing. Alberto Diena. Nel resoconto dell’udienza privata il Re, famoso come numismatico,ma non

filatelico, come invece era la Regina Elena, si interessò alla pubblicazione rivolgendo “...numerose domande di carattere tecnico...” per cui “Il Corriere Filatelico” commentava,con legittimo orgoglio:“L’interesse schiettamente dimostrato dal nostro Re, ha un altissimo significato.Esso consacra ... l’importanza della filatelia ... e costituisce il premio più ambito per coloro che si sono occupati con tanto amore della nuova pubblicazione”.Concludendo con “Viva il Re! Viva la filatelia italiana!”,il che per un Catalogo non è poco e dimostra l’interesse del Sovrano per le varie espressioni artistiche, fra cui i francobolli che nel periodo del suo lungo Regno acquistano sempre maggiore bellezza,con bozzettisti famosi, fra i quali ricordiamo il pittore Francesco Paolo Michetti. ■

L’amico Armando Pupella a completamento dell’articolo “I martiri del Convento della Gancia” pubblicato a pag. 10 del numero di ottobre, ci ha inviato questa bella e storica fotografia, scattata accanto alla Buca della Salvezza sita in uno dei muri del Convento della Gancia, presumibilmente nel 1910, che ritrae 41 invecchiati superstiti dall’eroico episodio del 4 aprile 1860, che segnò l’inizio dell’insurrezione siciliana. Con i numeri 16 e 31 sono raffigurati Luigi Migliore, bisnonno materno di Pupella, e suo fratello Domenico. ■

CIBO INGLESE La mensa della Camera dei Deputati è gestita da una Ditta inglese, criticata da taluni parlamentari per la scarsa qualità del cibo che fornisce. È assurdo che gli Italiani, giustamente orgogliosi delle proprie produzioni alimentari, usino in Parlamento cibo scadente fornito da azienda inglese ma viene da consolarsi al pensiero che se ne nutrono i Deputati. ■

INTERCETTAZIONI L’americana National Security Agency - Nsa, con sede a Fort Meade nel Maryland, in meno di un mese tra il 10 dicembre 2012 e l’8 gennaio 2013 ha registrato telefonate, sms o e-mail di personalità francesi della politica e degli affari o anche di semplici cittadini, nell’esorbitante numero di 70,3 milioni, con una

media di 3 milioni di intercettazioni al giorno. A parte che non si comprende come possano poi essere state ascoltate o lette tutte quelle intercettazioni e a parte le giustificate rimostranze della Francia, rimane la constatazione che solo gli improvvidi o i fessi in tutto il mondo si scambiano notizie “ricevute” per telefono o per internet. Le intercettazioni sono

ampiamente utilizzate anche nel nostro Paese da organizzazioni locali, tanto che numerosi “furboni” italiani sono stati e continuano a venir incastrati penalmente dalla leggerezza con la quale si affidano ai propri cellulari. Pensare, inoltre, che le telefonate fatte in Italia vengano intercettate solo da organizzazioni nazionali è una ingenuità che confina con la stupidità! ■


ITALIA REALE - 11/2013

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Franco Ceccarelli

NOTIZIE REALI GRAN BRETAGNA * Il Principe William ha presieduto a Buckingham Palace la cerimonia per il conferimento di una serie d’onorificenze.

Assente il Principe Filippo, impegnato nella cerimonia per la 50ª edizione del “Premio Duca di Edimburgo”, che si è svolto a Palazzo di San Giacomo, durante la quale ha incontrato i giovani vincitori del premio Gold. * La Regina Elisabetta II, accompagnata dal Principe Consorte ha preso parte alla cerimonia, svoltasi a Buckingham Palace, per la presentazione della edizione 2014 dei Giochi del Commonwealth, che si svolgeranno a Glasgow nel 2014.

È la prima volta che il Principe rappresenta ufficialmente la nonna Regina Elisabetta in una cerimonia d’investitura a Buckingham Palace, e con ciò compie un altro passo nella sua preparazione nel ruolo di futuro Re. Tra gli insigniti il tennista scozzese Andy Murray, che ha ricevuto la medaglia dell’Ordine dell’Impero Britannico per la sua recente vittoria a Wimbledon (il primo tennista inglese dopo 77 anni). Sono 25 le cerimonie nelle quali, ogni anno, vengono conferite le decorazioni del Regno, non sempre alla presenza della Sovrana che a volte è stata rappresentata dal Principe di Galles o dalla Principessa Anna. * Il Re di Tonga (Tupou VI), accompagnato dalla Consorte, la Regina Nanasipau'u, nel corso di una loro visita nel Regno Unito, è stato ricevuto a Buckingham Palace dalla Regina Elisabetta II.

La Regina ha indirizzato un messaggio a tutti gli Stati che fanno parte del Commonwealth, e dal piazzale di Buckingham Palace lo ha inserito dentro la “Baton Relay della Regina” (l’analogo della torcia olimpica), che per i prossimi 288 giorni visiterà tutte le 70 Nazioni e territori in competizione. Elisabetta II ha consegnato la torcia al primo portatore, Alan Wells, un velocista scozzese che ha vinto l’oro nei 100 metri maschili ai Giochi Olimpici di Mosca 1980. All’inizio della cerimonia, il Presidente della Federazione dei Giochi del Commonwealth, il Principe Imran della Malesia, ha tenuto un discorso nel quale ha spiegato il forte significato della “Queen’s Baton Relay”, attraverso la quale due miliardi di cittadini del Commonwealth si uniscono in una festa di sport, diversità e pace. Glasgow 2014 sarà la 20ª edizione dei Giochi del Commonwealth e vedrà gare di 17 differenti discipline sportive, in 11 giorni, con 261 medaglie. * Si è svolto lo scorso 22 ottobre il battesimo del Principe Giorgio di Gran Bretagna, terzo in linea di successione al trono del Regno Unito, nato il 22

luglio. Il Principe Giorgio è stato battezzato alle ore 15 (16 italiane), nella Royal Chapel di St James’s Palace. Contrariamente alla tradizione, quindi, la cerimonia non si è tenuta a Buckingham Palace, ma nella residenza ufficiale del Principe Carlo. Nella stessa sede, era stato celebrato il matrimonio della Regina Victoria con il Principe Alberto. Ad officiare il rito, l’Arcivescovo di Canterbury, Reverendo Justin Welby. Limitato il numero degli invitati (una sessantina). Il Principino indossava, come da tradizione, una veste battesimale in pizzo e raso, replica di quella realizzata nel 1841 per il battesimo della prima figlia della Regina Victoria, ed è stato battezzato con l’acqua del fiume Giordano. Per tradizione tutti i “bambini reali” vengono battezzati con l’acqua di questo fiume, dai tempi di Riccardo I, perché la leggenda vuole che sia la stessa utilizzata da Giovanni Battista quando ha dato il battesimo a Gesù Cristo. ■

SERBIA Secondo un recentissimo sondaggio, il 39,7% dei cittadini serbi vede con favore l’instaurazione del sistema monarchico-parlamentare nel Paese. Ricordiamo che anche nell’ex Jugoslavia la Monarchia venne rovesciata nel settembre 1945 con un colpo di mano comunista voluto dal maresciallo Tito, al termine della lotta partigiana contro gli invasori tedeschi ed italiani, parimenti condotta dalle forze comuniste oltre che da quelle monarchiche fedeli a Re Pietro II il quale per l’intero conflitto guidò, da Londra la resistenza, alla guida del legittimo Governo. Secondo il sondaggio, solo il 32,2% dei cittadini è

“fortemente” contrario alla Monarchia, mentre 27,4% non ha espresso parere; in caso di voto, la Corona andrebbe, quindi, incontro ad una più che probabile affermazione a favore del pretendente Principe Alessandro.

È stata la “Youth Radio Broadcasting B92” a presentare i risultati del sondaggio; nel corso della conferenza stampa appositamente indetta, il Direttore dell’Executive Intelligence, Miljan Premović, ha spiegato che il sondaggio si è svolto tra l’11 ed il 16 aprile, intervistando complessivamente 1.615 persone residenti in 16 differenti zone del Paese - con esclusione del Kosovo, ormai albanese, da un punto di vista puramente etnico sia rurali che urbane. Il campione esaminato rispecchia la società serba di oggi, sia da un punto di vista sociale che demografico, tenendo conto di età, sesso, condizione culturali, ecc. Oggi la Serbia, a giudizio degli osservatori esteri è, tra tutte le Nazioni, quella dove è maggiore, statisticamente, la probabilità del ritorno ad un sistema monarchico costituzionale. * I resti mortali di Sua Maestà la Regina Alessandra di Jugoslavia, consorte di Re Pietro II, nonché figlia postuma del Re Alessandro I dei Greci, sono stati esumati dal cimitero di Tatoi, nei pressi di Atene, che ospita i defunti della Casa Reale di Grecia, alla presenza del Capo della Casa Reale di Serbia, il Principe ereditario di Jugoslavia Alessandro e della Principessa Irene di Grecia, sorella di Re Costantino II. Erano presenti Vassilis Koutsavlis, Presidente dell’Associazione “Amici di Tatoi”, gli Ambasciatori di Serbia, Dragan Zupanjevac, del Montenegro, Ivo Armenko, d’Ungheria, Jaime Barberis, di Giordania, Saker Malkawi, della Svizzera, Lorenzo Amberg, con la Consorte, di Polonia, Maciej Krych, dell’Unesco, Marianna Vardinoyannis, e vari altri dignitari. La salma è stata trasportata, quindi, a Belgrado. Un servizio funebre in memoria della Sovrana di Jugoslavia - deceduta nel 1993 - è stato officiato

da Sua Beatitudine il Patriarca Irineo di Serbia nella Reale Cappella di Sant’Andrea. Con il ritorno dei resti della Regina - ha affermato il Patriarca - una grave ingiustizia è stata corretta! Il Principe Alessandro ha, quindi, ringraziato tutti coloro che hanno permesso di rispettare un desiderio della defunta madre, la Regina Alessandra di Jugoslavia, di rientrare in Patria anche dopo la morte. Un particolare ringraziamento del Principe è andato al

75º compleanno. La Sovrana è infatti nata il 14 ottobre 1938 a Teheran, figlia unica del Capitano Sohrab Diba e di sua moglie, Farideh Ghotbi. Effettuati gli studi primari presso la scuola italiana della capitale dell’Iran e presso la scuola francese “Jeanne d’A rc”, frequentò poi il liceo “Razi”, dimostrando un particolare interesse verso l’architettura. Infatti, dopo il diploma, raggiunse Parigi per frequentare la Scuola Superiore di Architettura, dove seguì le lezioni del Professor Albert Besson. Nell’estate del 1959 incontrò per la prima volta lo Scià Mohammed Reza ed il successivo 21 novembre la coppia annunciò ufficialmente il fidanzamento. Il matrimonio venne celebrat o nel Palazzo di Marmo il 20 dicembre 1959.

Patriarca. Infine ha voluto ricordare le fasi salienti della vita della defunta Sovrana, andata sposa giovanissima all’altrettanto giovane Re Pietro II, mentre questi era in esilio a Londra, città in cui lui vide la luce nel 1945, in una stanza della Reale Ambasciata di Jugoslavia, per far si che l’Erede della Corona nascesse, ad ogni effetto, sul suolo della Patria. “Noi - ha concluso Alessandro di Jugoslavia abbiamo riportato la Regina nel Suo Paese. Bentornata a casa Madre! Gloria eterna a Te!” Con tale evento la Famiglia Reale di Jugoslavia ha visto ricongiunti tutti i suoi membri defunti nella Reale Cappella di Sant’A ndrea, chiudendo un ciclo storico che l’aveva vista dispersa nelle più remote parti del mondo. ■

IRAN L’Imperatrice vedova dell’Iran, Farah Diba Pahlavi, ha festeggiato il

La sposa indossava un abito appositamente disegnato per lei dallo stilista Yves Saint Laurent, mentre la fronte era ornata dalla tiara con il diamante “Noor-ol-Ain”. Lo Scià e Farah Diba ebbero dal matrimonio quattro figli: il Principe Ciro Reza (nato il 31 ottobre 1960), la Principessa Farahnaz (nata il 12 marzo 1963), il Principe Ali Reza (nato il 28 aprile 1966 e morto il 4 gennaio 2011) e la Principessa Leila (nata il 27 marzo 1970 e deceduta il 10 giugno 2001). Il 26 ottobre 1967 lo Scià celebrava l’incoronazione della moglie con il titolo ufficiale di Shahbanou (Imperatrice). A causa della rivoluzione islamica, con il marito, partiva dalla Patria il 16 gennaio 1979, raggiungendo inizialmente l’Egitto. Dopo alcuni giorni, però, la Coppia imperiale raggiungeva il Marocco, risiedendo a Marrakesh. Durante l’esilio, lo Scià e l’Imperatri-


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ce vissero anche alle Bahamas, a Cuernavaca (in Messico), negli Stati Uniti ed a Panama. Nel marzo del 1980 tornarono ancora in Egitto dove lo Scià, già ammalato alla partenza dall’Iran, decedeva il successivo 27 luglio. Attualmente Fara Diba Pahlavi vive tra Parigi e gli Stati Uniti, dove ha creato la fondazione “Principe Ali Reza”, in onore e memoria del maschio secondogenito, per promuovere gli studi sulla società e civiltà iraniana. ■

AUSTRALIA Il recente viagg i o i n Australia del Principe Harry, secondogenito del Principe Carlo e della defunta Principessa Diana, in occasione del centenario della fondazione della Marina militare australiana, ha ottenuto un successo ed un consenso, a livello popolare, che ha stupito, per primi, i più accaniti repubblicani del “Paese dei canguri”.

Nel ricevere il giovane Principe, dandogli il benvenuto del Paese, il neo Primo Ministro Australiano, il liberale Tony Abbot, ha detto: “Non intendo certo affermare che ogni australiano sia un monarchico, ma di certo, oggi, ognuno, non può non sentirsi un po’ monarchico. Ciò per il rispetto che Voi dimostrate e per quello che la Vostra Famiglia ha sempre dimostrato nei confronti del nostro Paese sin dal principio. La vostra presenza tra noi, in occasione delle celebrazioni del 100° anniversario della Marina Reale Australiana (Royal Australian Navy), testimonia come la Corona sia un simbolo di continuità, di decoro e di stabilità nella nostra vita pubblica”. ■

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SPAGNA * Alla fine dello scorso mese di ottobre il Principe Filippo di Spagna si è recato, in viaggio ufficiale a Panama per partecipare al XXIII Vertice ibero-americano che riunisce i Capi di Stato e di governo dell’America Latina, Spagna e Portogallo. Il Principe delle Asturie è giunto all’Aeroporto internazionale di Panama, dove è stato ricevuto dal Vice Cancelliere panamense Mayra Arosemena. Il ministero degli Esteri spagnolo aveva già confermato la settimana precedente che sarebbe stato il Principe ereditario a rappresentare la Spagna, in assenza del Padre, il Re Juan Carlos, a causa dall’intervento chirurgico all’anca al quale era stato sottoposto il Sovrano per un’infezione. È la prima volta che il Re non partecipa a questo evento, la cui prima edizione si tenne nel 1991; ha poi comunque inviato un messaggio ai Capi di Stato e di Governo presenti. Nel suo discorso alla Conferenza Latino Americana, Filippo di Spagna ha evidenziato come “la globalizzazione ha portato cambiamenti geostrategici straordinari e alcuni paesi ne hanno approfittato meglio di altri. Io sono soddisfatto che l’America Latina è una regione in crescita, politicamente stabile, e che sta crescendo a ritmi invidiabili”. Ha poi sottolineato l’importante ruolo della Spagna come “spina dorsale del vertice”, anche per l’importanza delle relazioni tra la Spagna e l’Europa, che servono per canalizzare gli investimenti europei in America Latina, per essere il ponte dei crescenti investimenti e rendono la posizione dell’A merica Latina vicina all’Europa. Nel contesto del Vertice, il Principe ha anche preso parte ad altri eventi e

Principe, scattate direttamente da sua madre.

manifestazioni culturali, tra le quali l’inaugurazione del VI Congresso Internazionale della Lingua Spagnola, presieduta dal Presidente di Panama, Ricardo Martinelli, e della nuova sede del Parlamento latino-americano. * Il Principe Felipe e la Principessa Letizia hanno visitato il padiglione spagnolo alla “Anuga”, la più importante manifestazione fieristica mondiale dei Prodotti Alimentari e Bevande, svoltasi presso la “Koelnmesse” di Colonia, in Germania. I Principi delle Asturie hanno visitato diversi stand spagnoli delle varie regioni, tra cui quelli di Valencia, Castilla La Mancha, Galizia, Andalusia e Extremadura. Dopo il padiglione spagnolo, Don Felipe e Doña Letizia hanno incontrati i rappresentanti della Federazione di alimentari e bevande Industria (Ifla). I Principi erano accompagnati dal Segretario di Stato per il Commercio, Jaime GarcíaLegaz, e dall’Ambasciatore di Spagna, in Germania, Juan Pablo GarcíaBerdoy. * La Regina Sofia di Spagna, in occasione del 143° anniversario della nascita dell’uomo politico indiano, ha inaugurato una statua dedicata a Mohandas Karamchad Gandhi. L’anniversario della nascita è stato dichiarato, dalle Nazioni Unite, Giornata Internazionale della Non-Violenza. La scultura è stata realizzata su iniziativa del governo indiano, in più esemplari, per ricordare la figura del Mahatma Gandhi che saranno collocate in diverse Nazioni, tra cui Italia, Russia, Inghilterra, Malesia, Francia, Argentina e Venezuela. La statua, che è in bronzo, pesa 360 kg. e rappresenta la “marcia del sale” compiuta dal Mahatma Gandhi nel 1930. La Regina Sofia ha salutato l’A mbasciatore indiano, Sunil Lal, alla presenza dei Ministri della Difesa e dell’Industria, del Ministro dell’Energia e del Turismo, e del Sindaco di Madrid, Ana Botella. * La Regina Sofia di Spagna ha inaugurato la nuova sede della “Fondazione Banco Alimentare” di Madrid.

Christian di Danimarca, Conte de Monpezat, è nato a Copenaghen, ed è uno dei nipoti della Regina Margherita II e del Principe Consorte Henrik.

Ha un fratello minore, il Principe Vincent, e due sorelle minori, la Principessa Isabella e la Principessa Josephine. Christian di Danimarca è secondo nella linea di successione al Trono dopo il padre Federico. ■

La Fondazione, che è intitolata al nome della stessa Sovrana, collabora costantemente con la Fondazione Banco Alimentare e la Federazione spagnola di banche alimentari. L’organizzazione è presente in 54 province, e raccoglie e distribuisce gratuitamente cibo e generi di prima necessità agli indigenti. ■

GIAPPONE L’Imperatrice Michiko del Giappone, ha celebrato il proprio 79º Genetliaco. In tale occasione la Casa Imperiale ha distribuito le nuove foto ufficiali della Sovrana scattate il 26 settembre 2013. La Sovrana è nata a Tokyo il 20 ottobre 1934, ed è la consorte dell’attuale Imperatore del Giappone Akihito, che conobbe nel-

l’agosto 1957 in un campo di tennis a Karuizawa. La cerimonia di fidanzamento avvenne il 27 novembre 1958. La coppia si è sposata il 10 aprile 1959 ed ha avuto tre figli: il Principe della corona Naruhito, il Principe Akishino e la Principessa Nori. ■

DANIMARCA Il Principe Christian, primogenito del Principe ereditario Federico e della Principessa Mary di Danimarca, ha festeggiato l’8º compleanno. Nell’occasione la Casa Reale Danese ha pubblicato delle nuove fotografie ufficiali del giovanissimo

LESHOTO S.S. Papa Francesco ha ricevuto in udienza il Re e la Regina del Lesotho, Letsie III e Masenate Mohato Seeiso, nel Palazzo Apostolico Vaticano. Nel corso dei colloqui ci si è soffermati sulle buone relazioni esistenti tra la Santa Sede ed il Regno del Lesotho, rilevando l’importanza della libertà religiosa, per favorire la positiva collaborazione

LUSSEMBURGO * La birmana signora Aung San Suu Kyi è stata ricevuta in udienza dalla coppia granducale nella loro residenza ufficiale di Città del Lussemburgo.

La vincitrice del Premio Nobel per la Pace nel 1991 - assegnatole mentre si trovava agli arresti domiciliari - che era già stata ricevuta ad Oslo dal Re Harald V di Norvegia, si è recata in Lussemburgo per incontrare i sovrani del Lussemburgo ed i ministri degli esteri dell’Ue. Il giorno precedente era stata ricevuta a Bruxelles da Re Filippo e dalla Regina Matilde dei Belgi. * Il Principe Guillaume, Gran Duca ereditario del Lussembur-

tra lo Stato e la Chiesa. È stato espresso apprezzamento per l’impegno del Sovrano e del Governo nel dare priorità alla sanità e all’educazione, come pure per il significativo contributo ecclesiastico nell’ambito della carità, della giustizia e della pace. Durante il consueto scambio dei doni il Papa ha regalato al Re alcune medaglie pontificie mentre il Sovrano gli ha donato tre arazzi pregiati in lana. ■

go, e la consorte, Principessa Stéphanie, si sono recati in Vaticano dove sono stati ricevuti da Papa Francesco in udienza privata. La coppia ducale aveva festeggiato il primo

anniversario di matrimonio il precedente giorno 20. Finora nessun dettaglio è filtrato sull’incontro con il Capo della Chiesa cattolica, e non sono state diffuse immagini della visita. Anche se è la prima volta che la giovane coppia è ricevuta in udienza privata dal Santo Padre, non si tratta del loro primo viaggio in Vaticano. Entrambi, infatti, erano presenti per l’ultima Messa celebrata da Papa Benedetto XVI. ■


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A cura di Giancarlo Vittucci Righini

SOSTA IN LIBRERIA NASCITA E AFFERMAZIONE DEL REGNO D’ITALIA Conferenze al Circolo Rex di Roma a cura di Michele D’Elia, stampato nel mese di luglio 2013 - Multistampa S.r.l., San Giuliano Milanese (MI), pagg. 275. Il volume che non ha scopo di lucro, può venir chiesto dietro invio di francobolli per 2 (due) Euro che coprono le spese di spedizione, scrivendo a Dr. Ing. Domenico Giglio, Via Mercalli 25, 00197 Roma.

Il benemerito Circolo di Cultura e di Educazione Politica Rex fondato nel 1946 è indipendente da ogni partito ed associazione politica e svolge la sua attività da ben 67 anni con il solo contributo volontario dei Soci e degli Amici. Svolge da allora una straordinaria attività di educazione civica, patriottica e morale mantenendo salda ed intatta la fede nelle maggiori fortune della Patria. Il volume assai decoroso celebra il “centocinquantesimo anno dalla proclamazione del Regno d’Italia”, ipocritamente indicato come “centocinquantesimo dell’Unita d’Italia” dalle autorità ufficiali nonché dalla totalità dei mass media, da quelli politicamente schierati a quelli che si definiscono indipendenti senza esserlo. Il Circolo Rex ha voluto sottolineare che soltanto grazie alla Real Casa di Savoia ed a Re Vittorio Emanuele II, coadiuvato dal Conte Camillo Benso di Cavour si è potuta realizzare l’Italia Unita anche con il contributo di Giuseppe Garibaldi nel binomio di “Italia e Vittorio Emanuele”. È così mirabilmente raccolta nella presente opera una serie di relazioni di validi autori politicamente “non corretti” i quali

hanno messo in evidenza in modo obiettivo e realistico il ruolo di importanza fondamentale della Monarchia Sabauda nella realizzazione dello Stato Unitario con ordinamenti liberali. Importanti i due saggi del Prof. Michele D’Elia dedicati rispettivamente alla causa ed alle conseguenze del brigantaggio meridionale, nonché alla fondamentale riforma della Scuola nel Regno di Sardegna, che reca il nome di legge Casati, poi introdotta nel nuovo Regno, che portò gli Italiani dall’analfabetismo all’alfabetizzazione e che fu poi completata dalla fondamentale riforma Gentile del 1923. Del pari di assoluto rilievo la relazione dell’Avv. Riccardo Scarpa dedicata alla trasformazione della gloriosa Armata Sarda nell’altrettanto glorioso Regio Esercito Italiano che ebbe anche notevoli conseguenze di integrazione sociale, e le relazioni dell’Ing. Domenico Giglio dedicate agli sviluppi ed al consolidamento della nostra Nazione, dal miglioramento delle condizioni di vita, al risparmio, dalle cooperative alle assicurazioni ed alla creazione di una grande Marina Militare, dalla sanità alle gigantesche opere pubbliche, comprese quelle stradali e ferroviarie. Il Dott. Waldimaro Fiorentino ha dedicato un prestigioso saggio a “Le Istituzioni”, dai più antichi corpi militari all’organizzazione dello Stato e dell’amministrazione, dalla situazione finanziaria al risparmio, dalla questione sanitaria alla politica urbanistica, dall’istruzione al patrimonio archeologico ed artistico, alla legislazione sociale, con iniziative veramente all’avanguardia. Il Senatore Prof. Domenico Fisichella, autore di numerose opere di assoluto rilievo tra cui “Il caso Rosmini, Cattolicesimo, nazione, federalismo” (2011) ed il precedente “Il miracolo del Risorgimento. La formazione dell’Italia unita” (2010), ha esaminato “Il pensiero cattolico nel Risorgimento italiano” con particolare riferimento ad Antonio Rosmini. La Contessa Anna Augusta Teodorani ha redatto un saggio su “Arte e Cul-

tura” nel Regno d’Italia, spaziando da pittura e scultura alla letteratura. La cultura scientifica è stata degnamente illustrata dal Prof. Gian Vittorio Pallottino e il ruolo costituzionale della Monarchia dal Prof. Francesco Perfetti attraverso i Regni da Vittorio Emanuele II a Umberto II, compreso il complicato periodo della cosiddetta “diarchia”. A sua volta il Conte Vincenzo Capasso Torre ha messo in evidenza il “Progetto Italia nell’intuito di Cavour” e le ragioni del Risorgimento e dell’idea unitaria della Monarchia. Infine il Presidente del Circolo Rex, Avv. Benito Panariti ha redatto una brillante sintesi della vita e dei primati del Regno d’Italia. In conclusione il volume presenta il Regno d’Italia in modo assolutamente obiettivo smentendo le versioni manipolate dei troppi cosiddetti storici di parte specializzati nella falsificazione della Storia.

RICORDI DELLA CAVALLERIA ITALIANA IN AFRICA ORIENTALE Raccolti da Mariano Toriello Edizione Ottobre 2012 Genova, pagg. 204.

L’amico Capitano di Cavalleria in congedo Mariano Toriello, figlio del Generale di Brigata proveniente dall’Arma di Cavalleria Nicola Toriello e della Baronessa Erika de Ritter Zahony, ha dedicato quest’opera all’Africa Orientale Italiana (Eritrea, Somalia ed Etiopia) basandosi sui Diari che il di lui padre riportò in Patria nel febbraio 1941 al ritorno della prigionia in Kenia. Il valido autore molto opportunamente ha voluto inquadrare i ricordi di guerra del proprio Geni-

tore illustrando topograficamente i vari scacchieri delle operazioni in modo da consentire al lettore una visione esauriente e completa dei luoghi, dei tempi e dei fatti riferiti nel volume. La guerra in Africa Orientale è stata trascurata dagli storici che hanno preferito occuparsi di altri fronti nei quali enormi masse di uomini e mezzi si scontrarono tra di loro, tuttavia è quanto mai utile e doveroso rievocare le gesta delle nostre valorose truppe che in Etiopia combatterono fino allo stremo sotto l’alta guida di S.A.R. Amedeo di Savoia Duca d’A osta, M.O.V.M. Purtroppo vi era una assoluta superiorità del nemico per uomini e mezzi mentre a noi mancavano carri armati, autoveicoli, artiglieria, aviazione e rifornimenti adeguati. Mariano Toriello prende le mosse dall’inizio della nostra avventura coloniale con l’occupazione dell’Eritrea, prosegue con la descrizione della conquista dell’Etiopia e delle successive operazioni di polizia coloniale per la repressione della guerriglia e conclude l’opera con la narrazione delle vicende della Seconda guerra mondiale in Africa Orientale, conclusa con la resa di Gondar il 27 novembre 1941. Un particolare rilievo è stato dedicato al contributo fondamentale dato in ogni occasione dall’Arma di Cavalleria con i suoi valorosi Ascari. All’epoca dei fatti (194041) il Generale di Brigata Nicola Toriello con il grado di Maggiore di Cavalleria comandava il IV Gruppo Squadroni Cavalleria Coloniale in Etiopia (Penne di falco). Aveva partecipato alla Prima guerra mondiale ed era stato decorato di una Medaglia d’Argento al V.M. Nel suo diario di guerra Nicola Toriello narra in modo efficace e preciso le varie fasi delle operazioni dall’inizio fino alla difesa nel ridotto di Debra Markos ed alla successiva partecipazione alla colonna Maraventano. Il 20 maggio 1941 il IV Gruppo Squadroni agli ordini del Maggiore Toriello si coprì di gloria caricando per ben tre volte il nemico ed apren-

do la strada all’intera colonna. A seguito dei combattimenti di Uogghidì fu promosso Tenente Colonnello per merito di guerra con la seguente motivazione: “In varie azioni di guerra, comandante di una formazione mista, che aveva compiti particolarmente difficili, li assolse con particolare perizia alla testa dei reparti più avanzati con opportune disposizioni e superando gravi difficoltà di terreno e di nemico. In aspro e violento combattimento contro soverchianti forze regolari ed irregolari, armate con mezzi moderni, alla testa dei propri squadroni imprimeva ai suoi irresistibile slancio. In tre violente cariche, rinnovando le generose imprese della propria Arma, eccitava l’emulazione tra i fanti e i cavalieri costringendo il nemico all’abbandono di importanti posizioni. Esempio magnifico di elette virtù” e ricevette la Croce al Merito di Guerra che si aggiunse alle numerose decorazioni ottenute in precedenza, ed il suo Gruppo fu citato all’ordine del giorno della Colonna. Il 22 maggio 1941 il Colonnello Maraventano, comandante della omonima colonna, si arrese agli inglesi con l’onore delle armi. Ebbe quindi inizio il duro periodo della prigionia, tra le vessazioni del nemico britannico che costrinse i nostri militari caduti prigionieri ad estenuanti marce a piedi e li rinchiuse in campi di concentramento dove il trattamento era cattivo, gli alloggiamenti insufficienti e deliberatamente sporchi e mancava l’assistenza sanitaria. Subirono altri trasferimenti in India ed in Kenia. Il T. Col.Toriello dal campo di Lafaruk fu trasferito nel campo di Eldoret in Kenia, dove incontrò condizioni di vita leggermente migliori. Tuttavia gli alloggiamenti erano malsani, il cibo scarso, l’acqua ridotta al minimo a bella posta. Dopo 57 mesi di prigionia il T. Col. Toriello tornò in Patria recando con sé il glorioso Gagliardetto del IV Gruppo Squadroni Cavalleria Coloniale. Ringraziamo l’Autore perché nel suo libro ha rievocato pagine gloriose della nostra storia e le gravi perdite subite dai nostri combattenti nazionali e coloniali che non possono e non devono essere dimenticati col trascorrere del tempo.

SAPER MANGIARE PER VIVERE E INVECCHIARE BENE di Giuseppe Murabito, con presentazione del Prof. Antonio Diana, Direttore del Dipartimento di Area Medica dell’Ospedale di Savigliano, Nutrizionista clinico - C.G. Edizioni Medico Scientifiche S.r.l. (Via Candido Viberti 7 - 10141 Torino - tel. 011/ 33.85.07 - fax 011/ 38.52.750, www.cgems.it E-mail: cgems.clienti @ cgems.it ), anno 2010, pagg. 275, Euro 20,00.

L’autore, originario di Giarre, ha esercitato in modo magistrale l’attività di Medico Condotto ed Ufficiale Sanitario dapprima in alta valle Maira e successivamente dal 1965 al collocamento in pensione nel comprensorio di Monasterolo di Savigliano e Ruffia. È anche stato Ufficiale Medico del Corpo degli Alpini. Il Dott. Murabito, professionista conosciuto e stimato, dopo un lungo lavoro di ricerca e documentazione ha recentemente scritto questo volume dedicato all’alimentazione, frutto di un’esperienza di 35 anni, al fine di fornire utili consigli ed indicazioni che consentono un’alimentazione sana ed appropriata per ogni singola età ed in particolare per quella nella quale l’usura del corpo e della mente si fa sentire. L’opera contiene anche utili spiegazioni in ordine a termini tecnici, invita ad esercitare in modo appropriato l’attività fisica, che a sua volta migliora le condizioni fisiche e mentali e fornisce utili indicazioni sull’uso delle bevande alcoliche, sul fumo, sulle medicine erboristiche, nonché sui mezzi per ritardare l’invecchiamento. Capitoli sono altresì dedicati alla conservazione dei cibi ed alle tecniche di cottura. In sintesi un’opera utile, interessante, ed esposta in modo brillante e piacevole.


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LA NOSTRA COSCIENZA CIVICA (4)

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CONTROCORRENTE

IL DUCA D’AOSTA AMBA ALAGI 1941

Più rigore, meno misericordia di Paolo Matucci, Pagnini Editore, Via A. Barazzuoli 4, 50136 Firenze (tel. 055/68.000.74), sara_ pagnini@libero.it , pagg. 173, Euro 18,00.

Ricordi di Iago Fiorucci Edizione a cura di Paolo Matucci, Pagnini Editore,Via A. Barazzuoli 4, 50136 Firenze (tel. 055/ 68.000.74), sara_pagnini@ libero.it , pagg. 80, Euro 15,00.

L’amico Gen. Matucci conclude con questo 4º volume la sua appassionata opera diretta a risvegliare negli Italiani la loro coscienza civica, effettivamente carente in pressoché tutti i settori della vita pubblica e privata. L’Autore ritiene che le cause dell’attuale disastrosa situazione siano molteplici. Ne attribuisce buona parte all’influenza della Chiesa Cattolica, secondo il suo punto di vista troppo misericordiosa e poco rigorosa. Un’altra causa fondamentale è rappresentata dalla crisi di autorità all’interno delle Forze Armate, fomentata dalle sinistre e avallata dagli altri partiti.Anche la cessazione del servizio militare obbligatorio ha contribuito alla disgregazione del morale. Matucci ha altresì sottolineato che non si può continuare ad infangare il complesso e tradizionale rapporto dei doveri e dei diritti senza che ne risulti compromessa l’efficienza dell’organizzazione. Anche l’aver affiancato ai comandanti, degli organi sindacalizzati ha ridotto il potere di controllo e di intervento dei comandanti stessi. È pertanto necessario ripristinare le regole del gioco e reintrodurre il binomio inscindibile del potere di decisione e della responsabilità. Il crollo dei valori è evidente in tutti i settori compreso quello scolastico. L’Autore conclude che è necessario per un ripristino dello Stato di diritto il ritorno al principio di responsabilità che non può essere sopraffatto da quello di sussidiarietà.

Il Gen. Matucci ha raccolto in quest’agile ed interessante volumetto la sintetiche memorie del maresciallo dei Reali Carabinieri Iago Fiorucci che durante la Campagna dell’Africa Orientale fece parte del Reparto Guardie Vicereali che scortarono S.A.R. il Principe Amedeo di Savoia, Duca d’Aosta e Vicere di Etiopia, il quale si trovava in una situazione di enormi difficoltà; lontano dalla Madre Patria e privo di rifornimenti fece fronte con onore ed indomito coraggio all’enorme superiorità del nemico inglese supportato da rinforzi sudafricani, neozelandesi, indiani, da masse feroci di guerriglieri etiopi e da sciftà, volgari banditi che cercavano soltanto bottino e strage. Le memorie di Fiorucci, ora arricchite di altro materiale, rievocano con commozione e rispetto la straordinaria e prestigiosa figura del Duca d’Aosta, le sue qualità di Comandante e le doti umane per le quali fu onorato ed amato dai suoi soldati italiani e coloniali. Bene ha fatto l’amico Gen. Matucci in occasione del 70° anniversario dalla scomparsa a rievocare un Principe di altissimo lignaggio ed al tempo stesso Comandante di indiscusso valore che onorò la Patria e morì soldato tra i soldati.

Gianandrea de Antonellis (Corrispondenza romana)

FIDES ET CARITAS IL BEATO GHERARDO DE SAXO E I 900 ANNI DELL’ORDINE DI SAN GIOVANNI

DI GERUSALEMME, DI RODI E DI MALTA (di Alessio Varisco, Effigi, Arcidosso - (GR), pagg. 454, Euro 25,00.

“Tuitio Fidei et Obsequium Pauperum”, difesa della Fede e soccorso ai bisognosi, questo il motto del Sovrano Militare Ordine di Malta (o Smom), il più prestigioso degli Ordini Cavallereschi esistenti, nato oltre 90 0 anni fa come Ordine degli Ospedalieri di San Giovanni di Gerusalemme, poiché dedito alla cura dei pellegrini che si recavano in Terrasanta, allora in mano dei musulmani. Uno dei primi storici dell’Ordine gerosolimitano, il piemontese Giacomo Bosio, che nel 1588 dette alle stampe La Corona del Cavaliere Gierosolimitano, non nascose le origini religiose dell’istituzione, specificando però che tali umili inizi “ben furono tanto più nobili, giusti e santi, facendo i primi fondatori d’essa (l’istituzione ospedaliera) particolar professione d’albergare, nutrir, e servire i poveri, e pellegrini, che dalle parti di Christianità, concorrevano a visitar quei santi luoghi, nuovamente riconquistati, e d’accompagnarli e difenderli armati a cavallo per assicurare loro il passo dagl’infedeli, e ladroni, onde n’acquistò il nome di cavalleria, per comune applauso del mondo, e privilegi dei Principi, e particolarmente della Santa Sede Apostolica, e quindi dilatandosi il grido, e fama della santità, e valore, e meriti loro, andarono pian piano crescendo in forze e potenza” (cit. a pag. 89). Alessio Varisco nel volume ripropone oggi la storia dell’Ordine a partire dal Beato Gherardo de Saxo (1040 circa - 1118), uno dei primi fondatori se non il fondatore la cui completa biografia (o agiografia), però, non è stata ancora scritta, come lamenta Varisco, che fa confluire in questo suo saggio una vastissima mole di materiale bibliografico; l’autore ritiene che la figura di fra Ghe-

rardo de Saxo “fu come rimossa durante il processo di ‘militarizzazione’ dell’Ordine” (p. 91), quasi considerandola troppo “pacifica”: forse ciò fu dovuto alla concorrenza dei Templari (MilitesMonachi fin dal principio) che rischiava di mettere in secondo piano i Monachi giovanniti divenuti solo successivamente anche Milites. Così Varisco dà consistenza alle varie leggende sorte intorno alla figura del Fondatore: innanzitutto ne certifica le origini campane (e più precisamente amalfitane: la Croce ottagona, simbolo dei cavalieri, proverrebbe così da quella della Repubblica marinara e non viceversa) e dimostra come il Beato Gherardo, pur non essendo il fondatore del complesso edilizio - creato da altri patrizi Amalfitani - fu il fondatore dell’Ordine, essendone stato il primo Rettore. Oltre che per l’indagine sulle vicende terrene del Beato Gherardo, il volume di Varisco si segnala per i vari documenti riportati, tra cui la Carta costituzionale dello Smom, la riproduzione anastatica della parte della Istoria della Sacra Religione et Illustrissima Militia di San Giovanni Gierosolimitano di Giovanni Bosio - commissionata dall’Ordine e considerata come storia ufficiale dello stesso – in cui si parla del Beato Gherardo; la bolla di Papa Pasquale II che nel febbraio 1113 eresse canonicamente l’Ordine Ospedaliero, la cronologia dei Gran Maestri e una attenta ricognizione sulle insegne che spettano a ciascuno dei numerosi ceti e categorie in cui sono divisi i Cavalieri (Giustizia, Obbedienza, Onore e Devozione, Grazia Magistrale, Donati), nonché quelle dell’Ordine pro Merito Melitensi; oltre a varie preghiere dedicate al Beato Gherardo (tra cui una novena che viene recitata all’interno dell’Ordine in occasione della sua ricorrenza, il 13 ottobre). Il libro viene così ad essere una sorta di compendio della storia dell’Ordine, indicato per conoscere le origini della cavalleria (i primi capitoli sono dedicati ad una rilettura del mondo religioso medioevale, ben lontana dalla vulgata che lo dipinge come una “età oscura”) e pieno di spunti per ulteriori approfondimenti. ■

Armando Pupella

DA MEDITARE * Al buon Dio, per governare il mondo, bastano dieci leggi otto delle quali valgono anche per gli atei; la terza legge, il riposo settimanale, vale per tutti. Alla repubblica di tangentopoli, per far caciara assieme alle venti repubblichette regionali, non bastano le decine di migliaia di leggi nazionali e regionali. * Va bene cercar di abbassare lo “spread” per pagar meno interessi passivi sull’astronomico, anzi gastronomico, debito pubblico. Ma che razza di economia è questa che, invece di realizzar sviluppo, si limita a fare altri debiti, con l’emissione dei titoli di Stato, per pagare i debiti precedenti ? * Ad alcuni soldati romani che chiedevano come comportarsi, San Giovanni Battista rispose loro: “Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, accontentatevi delle vostre paghe”. (Vangelo secondo S. Luca 3,10-18) * Macroregione? Già esiste: l’Italia dalla Sicilia alle Alpi. Purtroppo su questa Macroregione pesa l’enorme costo politico-burocratico delle venti regioni che rompono le tasche, nell’accezione del portafoglio, agli Italiani. * Chi non crede in Dio non è vero che non crede in niente, perché inizia a credere a tutto. (Chesterton) * Il fascismo non era monarchico. Era repubblicano e lo dimostrò con la repubblica di Salò la quale, tra l’altro, divise la nostra Patria. * Molti son convinti che quella attuale sia la seconda repubblica: No, è la terza, perché la prima fu la repubblica di Salò nelle mani di Hitler. * Credere che la vita sia nata (per caso) da una scarica elettrica su una data materia inerte, è lo stesso che credere che se cade un fulmine su una miniera di ferro possa uscirne una locomotiva. (Albert Einstein) * Illuministi? Saranno illuminati, ma hanno bisogno di tanta luce. * Matrimoni addirittura con adozioni di bimbi, invocati dagli e dalle omosex in nome dei diritti umani? E come la mettiamo con i diritti umani dei bimbi, i quali hanno il diritto naturale di avere come genitori adottivi una

Donna ed un Uomo? Ma di chi son figli le omosex e gli omosex? Di una Femminuccia e di un Maschietto. * Genitore uno e genitore due? Sembra, alla faccia del bicarbonato e della parità Uomo/Donna, che il “genitore” due sia la Donna, cioè la Mamma. Sic stantibus rebus, secondo quest’innaturale rivoluzione grammaticale dobbiamo mandare a quel paese secoli di letteratura, pittura, scultura, cinema e, dulcis in fundo, aggiornare la canzone “Mamma” di Beniamino Gigli:“Genitore due, son tanto felice quando ritorno da te …”. * La città ne parla, Radio Uno, ore 12,50 circa del 5 aprile 2011:“Con una centrale solare di Km. 60 x Km. 60, nel Sahara, si potrebbe soddisfare il fabbisogno elettrico di tutta l’Europa, senza petrolio né nucleare”. Ma l’Italia non ha bisogno di andare nel Sahara; basta realizzare alcune piccole centrali solari nel nostro bel Mezzogiorno. * La scienza è incapace di dare la spiegazione della vita; solo la fede ci può fornire il senso dell’esistenza; son contento di essere cristiano. (Guglielmo Marconi, Nobel per la fisica e Senatore del Regno d’Italia). * Laicista non è sinonimo di laico. * Peccato che le ultime elezioni regionali siciliane non siano state un referendum. Se lo fossero state ci saremmo levata dalle tasche, nel senso di portafoglio, la speciale regione siciliana, grazie a quegli Italiani di Sicilia che, con una percentuale maggiore del 50%, non votarono o annullarono la scheda. Poiché, sin dall’inizio del Risorgimento la Sicilia, nel bene e nel male, è stata laboratorio politico, non è da escludere che gli Italiani dello Stivale e della Sardegna, prima o poi avrebbero imitato quelli di Sicilia, per far ripartire economia ed occupazione libere dall’enorme costo degli apparati politiciburocratici regionali. * L’intera Sicilia è una dimensione fantastica; come si fa a viverci senza immaginazione? (Leonardo Sciascia) * Nel nostro Paese sembra che il senso dello Stato sia un senso vietato. (Frate Indovino) ■


ITALIA REALE - 11/2013

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IL GIUOCO DI LETI SOLUZIONE de “Il Giuoco di Leti” pubblicato sul numero di novembre 2013: Premessa - Sperequare - Impregnare - Imparare - Simpatica - Sciacallo Traguardo - Conterraneo - Pneumatico - Annodato - Veicolo - Dimezzato Stipiti - Assuefatto - Serafico - Tracimare - Adipe - Dresda - Osservatore Barelliere - Straparlare - Trecento Frase risultante: Essere preparati alla guerra è uno dei mezzi più efficaci di preservare la pace. (George Washington - 8 gennaio 1790). ■

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Riportiamo l’invito al Convegno indetto il 30 novembre dall’amico Prof. Michele D’Elia, confidando nella consegna ai Lettori in tempo utile di questo numero di dicembre, stampato e spedito con anticipo. ■

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1) Privo di istruzione, incompetente. 2) Allena una squadra di calcio. 3) Registratore portatile usato dai giornalisti nelle interviste. 4) Brodo solidificato. 5) Magnanimo, altruista. 6) Nato nella città fondata come Augusta Praetoria. 7) La fanno venire in mente i parlamentari incolonnati a votare in supina obbedienza agli ordini del partito. 8) Nome dell’autrice di questo “giuoco”. 9) Il Paradiso nel quale Dio pose la prima coppia. 10) È inferiore al Principe e superiore al Marchese. 11) Ci dovrebbero marcire per sempre gli assassini. 12) Intralcio, impedimento, 13) Si nutre verso le persone care. 14) Tasca ventrale dei canguri. 15) Fa piacere toglierlo dalla scarpa. 16) Insegnante. 17) Di nuovo, un’altra volta. 18) Dodicesima parte della libbra. 19) La figlia di Mussolini che sposò Ciano. 20) Può essere finanziario, interno o comune europeo. 21) Contiene una perla. 22) Si forma sulla pelle a seguito di contusioni o percosse. 23) Partecipante di una società a responsabilità limitata. 24) ... Pound, poeta, saggista e traduttore statunitense. 25) Precedono il parto. 26) Noie, fastidi, molestie. 27) In inglese: pressione decisa ed insistente. 28) Si dice di colorazione molto carica e vivace. 29) Scivolamento di terreno lungo un pendio, 30) Altopiano montuoso sui confini di Israele, Siria, Libano e Giordania. Risolte le definizioni, nelle colonne con fondo bianco … “grazie…”.

SOLUZIONE de “Il Giuoco di Leti” di cui sopra Frase risultante: “Grazie del Direttore ai Lettori per i quarantasette anni di sostegno e amicizia”.

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Il Calendario annuale dell’ “Associazione Amici del Museo Storico dell’Arma di Cavalleria” di formato cm. 33 per cm. 24, a colori, di 16 pagine su cartoncino, per il 2014 è stato dedicato al Biglietto Regio dellì 12 febbraio 1833 - Esercizi ed Evoluzioni della Cavalleria, emanato da Re Carlo Alberto, con richiamo anche alle precedenti Istruzioni del 1817. L’iscrizione all’Associazione, che collabora a tener vivo il ricordo del passato e l’attaccamento al presente della gloriosa Arma di Cavalleria e che è presieduta dall’Avv. Roberto Vittucci Righini, può essere chiesta ed ottenuta versando la quota annuale di 50 euro sul c/c postale n. 19494129, oppure sul conto bancario Iban: IT 24 U 02008 01133 000100332254, entrambi intestati all’Associazione stessa. L’iscrizione dà diritto oltre che a ricevere la tessera e ad avere il nome riportato ogni anno sul Calendario, a partecipare alle manifestazioni e assemblee dell’Associazione. Un modo utile e benemerito per dimostrare con i fatti l’attaccamento a valori che vanno conservati nello spirito delle più pure tradizioni e nel doveroso attaccamento a istituzioni create per onorare la nostra Patria. ■


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