Itallia Reale Luglio 2013

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Mensile di politic a, cultura e informazione ANNO XLVII - n. 7 Luglio 2013

A cura dell’Alleanza Monarchica - Casella Postale n. 1 - 10121 Torino Centro - C.C.P. n. 30180103 (Codice IBAN: IT 74 V 07601 01000 000030180103 - Codice BIC: BPPIITRRXXX) - Poste Italiane Spedizione in a.p. - 70% - D.C. - D.C.I. - Torino - N. 7/2013 - In caso di mancato recapito rin v iare all’Uff. C.M.P. Torino Nord per la restituzione al mittente, che si impegna a corrispondere il diritto fisso do v uto.

TAXE PERÇUE Tassa riscossa TORINO - C.M.P.

Roberto Vittucci Righini

INGORDA E INSAZIABILE CASTA

N

on le basta piĂš godere degli innumerevoli e immeritati benefici che via via negli anni ha deliberato a proprio favore, arricchendosi sempre piĂš alla faccia del popolo italiano portato (anche grazie alla inettitudine della “castaâ€?) alla fame non disgiunta in taluni casi da disperazione seguita da suicidio. Una “castaâ€? indecente che meriterebbe per non pochi suoi componenti la piĂš dura galera, quella stessa restrizione in carcere che per colpa di leggi permissive o dell’interpretazione di taluni benevoli e “democraticiâ€? giudici, viene a volte condonata ad assassini e implacabilmente applicata a ladri di polli. Ci stanno prendendo in giro da decenni con le barzellette di abolizione totale del finanziamento pubblico ai partiti (parzialmente varato e in parte rimandato negli anni), riduzione del numero dei Parlamentari e di ragionevole quota dei loro “beneficiâ€?, modifica della legge elettorale con reintroduzione delle preferenze, soppressione o quanto meno riduzione di

Direttore responsabile ROBERTO VITTUCCI RIGHINI Direzione:

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Regioni o Province, riduzione delle auto blu e grigie, riduzione delle scorte, ecc., ecc., tutte frottole per tentar di colmare l’ira crescente del popolo ridotto in fasce sempre piĂš numerose alla disperazione e alla fame. Per taluni componenti della “castaâ€? evidentemente gli ignobili privilegi di cui godono non sono sufficienti, ed il timore di poter perdere posti e vantaggi è, a nostro avviso, alla base del progetto di legge presentato con la scusa della trasparenza, dalla senatrice Anna Finocchiaro, fiancheggiata dagli altri Pd, Luigi Zanda, Capogruppo al Senato (non alieno, almeno per quanto si è letto e visto sul quotidiano “Liberoâ€? del 22 maggio u.s., dal fare le deprecate raccomandazioni che se agevolano qualcuno nel contempo privano altri forse piĂš meritevoli, del posto di lavoro) Casson e Latorre. La trovata è semplice: il finanziamento pubblico (contro il quale per altro si è giĂ espresso con la maggioranza del 93,80% in un referendum del 1993 il Popolo italiano) deve venir limitato ai partiti, con esclusione dei movimenti politici. Tale indecente proposta di legge che consentirebbe di conservare per di piĂš in esclusiva il mangia mangia ai partiti vale a dire alle stesse organizzazioni che, come stanno accertando numerose Procure, hanno permesso che parte dei soldi del Popolo italiano venisse utilizzata in modo illegale e, quindi, criminale, ha per prima firmataria la Sen. Finocchiaro la quale non è paga di utilizzare la scorta di cui gode, per farsi trasportare i carrelli della spesa.

Sull’utilitĂ delle scorte esistono molti legittimi dubbi, visto anche che non sono servite ad evitare, tra gli altri, gli omicidi dell’On. Moro e dei Magistrati Falcone e Borsellino e, nemmeno, il tiro di una statuetta riproducente il Duomo di Milano, in faccia all’On. Berlusconi; nei primi 3 casi non solo le scorte sono state inutili ma hanno anche pagato il tragico pedaggio della morte dei loro componenti. Per evitare chissĂ quali pericoli sono state date la scorta “porta pacchiâ€? alla Sen. Finocchiaro o quella dell’allora Presidente del

la Camera Gianfranco Fini che lo circondava anche durante le immersioni in mare per proteggerlo, vi è da ritenere, dagli attacchi di sogliole e sardine? Ăˆ ora che la “castaâ€? anzichĂŠ continuare a pretendere e autovotarsi vantaggi e prebende, si decida a scendere al livello economico della maggior parte dei componenti il Popolo italiano che continua invece a privare dell’indispensabile impiego esclusivo di tutte le risorse economiche della Nazione per incentivare l’occupazione e ridurre conseguentemente i danni della disoccupazione e della cassa integrazione. â–

NOTA S.A.R. IL PRINCIPE VITTORIO EMANUELE $//( (6(48,( ', 6 $ 5 ,/ 35,1&,3( 0$85,=,2 '¡$66,$ GINEVRA ² 3 GIUGNO 2013 S.A.R. il Principe Vittorio Emanuele ha presenziato alle Esequie di S.A.R. il Principe Maurizio d'Assia, primogenito delle LL.AA.RR. i Principi Filippo e Mafalda d'Assia, Cavaliere dell'Ordine Supremo della SS. Annunziata, scomparso a Francoforte il 23 maggio scorso. S.A.R. era accompagnato per l'occasione da S.E. il Cav. Johannes Theo Niederhauser, Gran Cancelliere degli Ordini Dinastici della Real Casa di Savoia, presente anche nella veste di Segretario del Gran Magistero dell'Ordine Supremo della Santissima Annunziata. La cerimonia funebre si è svolta presso la Chiesa di San Giovanni a Kronberg im Taunus, località particolarmente cara agli Assia, dove è sepolta anche S.A.R. la Principessa Mafalda, Martire di Buchenwald. S.A.R. il Principe Vittorio Emanuele ha partecipato a S.A.R. il Principe Donato il cordoglio di tutta Casa Savoia. Alle Esequie hanno inoltre preso parte S.M. la Regina Sofia di Spagna, 6 0 LO 5H &RVWDQWLQR ,, GL *UHFLD &DYDOLHUH GHOO¡2UGLQH 6XSUHPR GHOOD 66 $QQXQ]LDWD 6 0 LO 5H 6LPHRQH ,, GL %XOJDULD &DYDOLHUH GHOO¡2UGLQH Supremo della SS. Annunziata, il Principe Giorgio Federico e la Principessa Sophie di Prussia, il Principe Ernst August, Jr. di Hanover, il Principe Ereditario e la Principessa di Baden. 8IILFLR 6WDPSD GHOOD 5HDO &DVD G¡,WDOLD

Massimo Mallucci

IL SISTEMA “NON RISPONDE PIĂ™â€?

Ăˆ

tornato, ufficialmente, ad operare su tutto il territorio nazionale, il Partito dei Monarchici da tempo sognato, come movimento capace di rappresentare la Monarchia come progetto politico e riunire, sotto il glorioso simbolo di Stella e Corona i diversi gruppi che hanno disgregato un mondo che, oggi piÚ che mai, ha bisogno di unità . Grazie anche a questo Mensile che da tanti anni, ha tenuto, con ostinazione fedele e disinteressato patriottismo, ben saldi gli ideali, simboli ed attività indimenticabili e ancora necessari, i Monarchici hanno potuto ricostituire il loro Partito, l’unico a non essere mai stato coinvolto in scandali di nessun genere, anche quando aveva 40 deputati e 16 senatori.

Angelo Novellino, Roberto Vittucci Righini, Giampiero Covelli, Andrea di Gropello, Massimo Mallucci, Antonio Buccioni, Alberto Claut, Franco Ceccarelli, Lorenzo Beato, Ugo D’Atri, Ana Maria Norero, Alberto Barbarisi, Luigi Mastroianni, Elio Santabarbara, Marisella Notarnicola hanno costituito il primo nucleo di “lavoroâ€?, al quale si sono uniti tanti altri che hanno ritrovato se stessi. Il gruppo ha lavorato dalla primavera del 2012, per convocare a Roma un’Assemblea costituente, tenutasi a ottobre. Una grande sala strapiena di giovani e meno giovani, accorsi per ristabilire un ruolo, nella politica e nella societĂ , sotto il vecchio simbolo di Stella e Corona. Non facciamo nomi perchĂŠ tutti i presenti in sala erano una voce sola e una volontĂ unitaria. (segue a pag. 2)

ABENOMICS

a pag. 4

IL PATTO HITLER-STALIN a pag. 5

Ad agosto, come sempre in passato, “Italia realeâ€? non esce e va in vacanza, come ci auguriamo possano fare tutti gli Italiani e non solo quelli baciati dalla Fortuna. Buone ferie agli amici Lettori. â–


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IL SISTEMA “NON RISPONDE PIÙ” (da pag. 1)

Le speranze non sono state disattese, in quanto il lavoro non é mancato e si é dato luogo all’elaborazione di un vero e proprio progetto unitario dei Monarchici politicamente impegnati, sempre aperto ai contributi di tutti. Si é poi riunita una Direzione Nazionale che ha stabilito il nome del nuovo partito, sulla base delle indicazioni ricevute: “Italia Reale”. Statuto e atto costitutivo sono stati elaborati, grazie all’aiuto del Notaio Alberto Cecchini, nel cui studio si é costituito il Partito. Tra i firmatari l’ultimo consigliere provinciale eletto con Stella e Corona, in Liguria, il Cav. Giuseppe Carpanese, anziano ma sempre combattivo. Sono poi stati registrati l’Atto costitutivo e lo Statuto. Il logo “Stella e Corona” é stato depositato al Ministero degli Interni, come partito Nazionale, essendo subito riusciti ad indicare un delegato ed un supplente per ogni circoscrizione. Non siamo stati in grado, ovviamente, di essere presenti alle elezioni politiche, per motivi di tempo ed anche perché questo sistema asfittico che non ha più nulla da dire a nessuno, ci ha fatto cadere sulla testa delle elezioni che non sono servite a nulla. Il Partito si è impegnato nelle elezioni di “Roma Capitale” per eleggere il nuovo Consiglio Comunale. È stata una prova del fuoco che ha continuato gli impegni riorganizzativi. Le elezioni di Roma, come quelle svoltesi nelle altre città italiane, hanno evidenziato la sfiducia della maggior parte degli elettori, nei confronti di un sistema, ormai allo sbando, che ha istituzionalizzato la corruzione e diffuso miseria, povertà e disoccupazione. Tra astenuti e schede bianche e nulle, ormai la maggior parte degli elettori non esprime più alcun voto. Gli eletti rappresentano, quindi, una minoranza e questo sistema, può vantarsi di aver creato una “democrazia senza popolo”.

Italia Reale ha presentato il simbolo “Stella e Corona” intorno al quale si è riunito oltre un migliaio di romani, ai quali va la nostra gratitudine, in quanto, votando per la nostra lista, hanno dimostrato libertà mentale, al di fuori degli steccati imposti dalle convenienze e dai compromessi. Quel migliaio di voti raccolti a Roma vanno aggiunti a tutti quelli che, nel corso di questi anni, sempre in elezioni amministrative, hanno condiviso l’idea di essere “Monarchici a viso aperto”, come definiva Sua Maestà il Re Umberto II i sostenitori di Stella e Corona. Se facciamo i calcoli sono oltre 15 mila gli Italiani che da Sanremo, Torino, Genova, Lucca,Viareggio, Santa Margherita Ligure, Savona, ed altri centri minori, hanno dato prova di coraggio in un scelta non facile, in questo momento. Il Partito “Italia Reale” continuerà la propria attività e la propria azione, senza essere sfiorato da intimidazioni, che arrivano, per di più, da sciocchi ed inconsistenti vassalli dei peggiori gruppi politici della repubblica. Se i nostri voti non sono molti, superano comunque di gran lunga, le misere riunioni di un “associazionismo” che non può rappresentare una strategia alternativa alla nostra, in quanto non è riuscito a proporre l’unica cosa che avrebbe potuto: un progetto trasversale per il ripensamento dello Stato e il ritorno della Monarchia. Nessuno dei candidati proposti da un certo associazionismo, in questa occasione, è stato eletto a Roma, anche se qualcuno aveva tentato di porre tali nominativi, come alternativa alla nostra posizione. Non è questo, però, il problema. Occorre continuare a propagandare una realtà. L’unico modo, oggi, per mantenere viva, nel dibattito culturale e politico del Paese, una questione monarchica, è quello di scendere in campo, dimostrare di essere capaci di raccogliere firme, tutte nostre, regolarmente autenticate e spontaneamente offerte dai cittadini. Occorre dimostrare di essere capaci di proporre programmi e, quindi, di avere idee.

La Monarchia deve essere vista come un progetto politico di rinascita del Paese e del ripensamento dello Stato.A questo proposito “Italia Reale” ribadisce l’urgente necessità di indire una vera e propria Costituente, ove le varie voci possano, appunto, ripensare lo Stato e ricostruire l’Italia per restituirla agli Italiani. I tempi lunghi sono propri dei Monarchici che non guardano all’immediato risultato, interpretando una concezione della politica non astratta, né settaria. L’Italia ha bisogno di “Stella e Corona” che dovrà consolidarsi ed affermare la propria presenza nella politica di un Paese che non può morire insieme ad un sistema che non ha più nulla da dire né agli Italiani, né alla storia. A Roma, per tutto il periodo della campagna elettorale, si è riparlato, finalmente di presenza monarchica nella società. Ben quattordici testate giornalistiche e non meno di sette televisioni hanno riportato il nostro simbolo e le nostre idee. Il diffuso disinteresse per la politica ha forse punito anche noi, ma lo sforzo organizzativo di Angelo Novellino e di tutti gli altri amici romani ci fanno ben sperare per l’avvenire, innanzitutto perché, finalmente, a Roma si è ricostituito un nucleo attivo ed operante del Partito dei Monarchici italiani. ■

LEGA NORD Umberto Bossi sarà ormai anche fuso, come sostengono alcuni “maroniani”, ma è certamente ampiamente lucido quando sostiene che è pura utopia parlare, come continua a fare la Lega Nord, della creazione di una macroregione comprendente Piemonte, Lombardia e Veneto, primo passo per la separazione dall’Italia. Con il 4,09% di voti raggranellati alle elezioni politiche che, tenuti presenti gli astenuti, i voti nulli e le schede bianche, si riducono a circa il 3% degli Italiani aventi diritto al voto, più che aspirazioni quelle della Lega vanno definiti deliri. L’ulteriore crollo che ha subito nelle elezioni amministrative, ha indotto il suo candidato a sindaco di Treviso, Giancarlo Gentilini, ad ammettere che l’era della Lega è finita. ■

Giancarlo Vittucci Righini

PANORAMA POLITICO

I

l Governo Letta prosegue la sua marcia con estrema prudenza dovendo far fronte a molteplici esigenze spesso in contrasto tra loro. Da una parte il PD che vorrebbe misure economiche a favore di precari, disoccupati, esodati, ecc., dall’altra il PDL che auspica una riduzione dell’insopportabile carico fiscale ed al tempo stesso incentivi alle industrie per bloccare la recessione e favorire la ripresa del lavoro che a sua volta consentirebbe l’assunzione di tante persone attualmente disoccupate. Purtroppo allo stato la ripresa non appare possibile a causa dell’atteggiamento ostile delle Istituzioni politiche e finanziarie europee che si trovano sotto il controllo della Germania, la quale nell’ambito dell’U.E. è l’unica nazione che abbia ricevuto e continui a ricevere lauti guadagni dall’introduzione dell’euro come moneta unica. Per l’Italia, invece, si è trattato di un autentico disastro. A causa dell’incredibile cambio liraeuro concordato da Prodi, i prezzi sono come minimo raddoppiati e spesso addirittura triplicati e quadruplicati. Così chi all’epoca riceveva uno stipendio mensile di 2 milioni di lire poteva vivere in modo dignitoso, oggi con 1000 euro ha molte difficoltà per tirare avanti. Stati Uniti e Giappone i quali avevano una situazione finanziaria precaria, ne sono usciti facendo ricorso all’emissione di notevoli quantità di valuta che, messa in circolazione, ha a sua volta consentito la ripresa alla grande dell’economia, a cominciare dai lavori pubblici. Per il governo Letta i problemi da risolvere sono tanti: dalla nuova legge elett orale che dovrebbe sostituire il c.d. porcellum, alla riforma della costituzione, alla riforma fiscale, a quella della giustizia e via dicendo. Inoltre vi è chi rema contro: nel PD ai postcomunisti di Bersani ed ai cat-

tocomunisti alla Bindi si è aggiunto Matteo Renzi il quale fino a poco tempo fa, non si comprende in base a quali presunti meriti, era rappresentato dalla quasi totalità dei mass media come l’uomo nuovo della politica italiana. Il sindaco di Firenze che si presentava come il “rottamatore” e si aspettava di essere chiamat o a presiedere il nuovo governo, si è visto bruciare sul filo di lana da Enrico Letta, anche lui ex democristiano di sinistra, che riteniamo dia maggiore affidamento per preparazione e serietà. Da allora Renzi come una trottola impazzita invece di occuparsi della sua città imperversa in ogni parte d’Italia. Concede interviste, in televisione, partecipa a convegni e adunanze e chi più ne ha più ne metta. E ogni volta sotto una scorza di apparente bonomia lancia strali contro il Governo che a suo dire dovrebbe fare di più. Ma non si può pretendere di più da un governo nato da pochi mesi da una composizione così complicata, e da un programma così vasto, che deve inoltre contemperare esigenze spesso contrastanti. La verità è che il preteso “rottamatore” ha visto sfumare in un baleno le sue aspettative e non si rassegna, anzi pensa di candidarsi alla segreteria del PD in occasione del prossimo congresso. Anche all’interno degli altri partiti le acque sono mosse. In particolare nella Lega Umberto Bossi contesta apertamente il doppio ruolo di Maroni (segretario della Lega e governatore della Lombardia) e vuole riprendere la segreteria. Nel Movimento 5 Stelle di Grillo, alcuni parlamentari sono passati al gruppo misto, altri sono stati espulsi e, com’è stato confermato in occasione dei recenti ballottaggi, in sede amministrativa i suoi elettori sono notevolmente diminuiti. Anche la pubblica sconfessione del loro ideolo-

go “Becchi non ci rappresenta, parla a titolo personale” e dei loro candidati alla presidenza della repubblica “la Gabanelli non è del tutto libera, lavora in un’azienda …”, Rodotà? “Un ottuagenario miracolato dalla rete …”, evidenziano un’assoluta impreparazione e mancanza di serietà. Ed ora veniamo alle dolenti note delle elezioni amministrative. Sono state un disastro. Il centrodestra è stato sconfitto pressoché dovunque. Ha perso Roma, l’unica grande città con un sindaco di centro-destra ed ha perso in tutti i 16 capoluoghi di provincia dove si è votato. Cause della sconfitta: da una parte il mancato impegno di Berlusconi alle prese con i suoi problemi di carattere giudiziario ed altresì convinto che fosse scontato un esito negativo dovuto anche alla crisi della Lega; ha inoltre influito il disinteresse della maggior parte degli elettori di centrodestra che si è astenuta in massa dal voto. Dall’altra la tenuta dell’elettorato di sinistra, favorita dalle molteplici organizzazioni presenti sul territorio, dalle cellule dell’ex Pci, ai sindacati, alle cooperative, alle innumerevoli associazioni culturali, ricreative, di ex partigiani e via dicendo. Oltre all’appoggio della quasi totalità dei mass media compresi quelli sedicenti indipendenti. In conclusione nonostante gli ostacoli frapposti dalla sinistra più estremista che registra il connubio tra postcomunisti e cattocomunisti e che rema contro, il Governo Letta prosegue la sua difficile opera diretta a realizzare le riforme istituzionali (riduzione del numero dei parlamentari, differenziazione delle competenze di Camera e Senato, modifica dei rapporti tra potere esecutivo e legislativo). Dovrà inoltre trovare una soluzione condivisa i n o rdin e al l’Imu ed all’Iva. ■


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Maurizio Caterino

ABENOMICS

I

l nemico che attacca gli Stati e tenta di soggiogarli alle proprie sordide brame è la finanza internazionale, ma la gente è convinta che la crisi sia invece legata a certi politicanti ignavi, corrotti e spreconi. Per di più i media embedded, con i loro salottieri, logorroici e paludati opinion leader, che hanno il callido compito di addomesticare i popoli, con argomentazioni paratattiche, narcotizzanti ed affabulatorie, inducono la gente a credere che il problema sia proprio la politica, inefficace e truffaldina. D’altronde meno informazioni vere ci sono in giro e meglio è per chi detiene davvero il potere. Il nostro futuro lo decidono infatti i pochi occulti azionisti delle grandi banche d’affari internazionali con tutte le loro tortuose, disoneste, incredibili e criptiche macchinazioni che hanno abilmente congegnato ai nostri danni. Semmai la inemendabile e imperdonabile colpa del carrierismo politico è di averci consegnato incaprettati allo strapotere delle banche dell’Unione Europea, un’organizzazione dispotica, opaca e poco democratica, padroneggiata dalla corrusca egemonia teutonica. Assimilare poi la crisi dell’Europa alla crisi del Mondo è un errore e questo succede perché riteniamo inconsapevolmente o superbamente di essere al centro dell’universo. Non sta crollando affatto tutto il sistema mondiale! Piuttosto l’Euro ha centrato in pieno il suo obiettivo: quello di distruggere certe nazioni europee e lo sta facendo alacremente e in poco tempo!

La moneta unica ha infatti peggiorato il divario di competitività causato dalle differenze nei tassi di inflazione e nei costi unitari del lavoro, accrescendo enormemente le divergenze socioeconomiche invece di appianarle. Grecia, Spagna, Portogallo, Italia e Cipro sono intrappolati in una terribile recessione e non possono riconquistare la competitività svalutando le loro monete. Ma anche la

Francia, la seconda economia più grande d’Europa, sta vacillando e rischia di sprofondare in una grave crisi economica. Come i Paesi del sud, deve riguadagnare competitività, ma come loro, essendo parte del perverso sistema dell’euro, manca dello strumento necessario: possedere una propria moneta. Agli Stati non resta pertanto altra scelta se non liberalizzare, privatizzare, deregolamentare e soprattutto distruggere il welfare ed attaccare anche i patrimoni immobiliari più modesti con l’Imu e con altri nocivi ed odiosi balzelli. Secondo alcuni studi, se gestita in questo modo, la crisi potrebbe durare altri dieci anni. Sembra insomma che un vecchio e sinistro auspicio sia divenuto realtà: la proprietà è un furto, ma ciò non vale per i grandi patrimoni finanziari, veri privilegiati, che sfuggono agevolmente ad ogni tassazione. Intanto i Paesi in deficit non hanno altra scelta che tentare di riguadagnare competitività, riducendo i prezzi e salari, cioè stimolando la deflazione, un rimedio peggiore del male. Ma il risultato a breve termine potrà essere solo quello di indebolire la loro domanda interna. In altre parole, da una parte i beni e le aziende dello Stato vengono allegramente svenduti ai privati per risanare i bilanci pubblici, dall’altra non ci sono più soldi per nuovi investimenti e per i servizi ai cittadini: gli ospedali funzionano sempre peggio, le strade delle città si riempiono di buche che non vengono riparate, i vigili devono comminare multe sempre più salate, spuntano come funghi nuove gabelle come la Tares, si riducono le pensioni, aumentano gli esodati e intanto la povertà incalza vertiginosamente. È il modello terzomondista che avanza trionfante e minaccioso a grandi passi, propagandosi anche nella civilissima Europa, ma soprattutto in Italia, con pochi grandi ricchi sfuggenti e pacchiani, e una maggioranza silenziosa accuratamente tenuta a bada

da politicanti da strapazzo e livellata verso il basso con pochi diritti e pochissimi servizi. Non c’è dunque crisi di sistema, anzi il sistema, specie quello delle multinazionali e dell’alta finanza improduttiva e parassitaria si sta rafforzando ed ingigantendo! Ciò che viene chiamata crisi è un attacco speculativo mirato che ha preso di punta solo alcuni Paesi dell’Europa, i cosiddetti Paesi cicala. Questo assurdo e detestabile cicaleccio sui Paesi cicala è quanto di più falso o offensivo possa esistere, tant’è che la gente inconsapevolmente lo associa alle corruttele vere o presunte della classe politica, o alla spesa sociale eccessiva (pensioni, sanità, istruzione) o alla burocrazia o alle troppe province o alla poca voglia di lavorare, però proprio grazie a questa disinformazione capziosa e tendenziosa si sposta l’attenzione dei veri ed autentici responsabili dello sfacelo, tagliando ogni possibile via di scampo. La finanza internazionale eurista ha fatto di tutto per farci indebitare con essa stessa, tanto che non si riescono più neanche a pagare gli interessi esponenziali sul debito, proprio quando si avrebbe invece bisogno di destinare massicce dosi di liquidità all’economia reale, cioè a favore di chi lavora e produce. Tutto questo accade perché l’Euro non è una valuta sovrana e per l’Italia, in particolare, la suddetta moneta unica è diventata ormai tremendamente insostenibile. L’Euro è estraneo alla Nazione, è de facto et de jure una valuta estera. Tutti gli Stati dell’Eurozona non hanno la sovranità su questa moneta, ma sono costretti a chiederla in prestito alle iugulatorie

condizioni dettate tirannicamente dalla Bce, una banca totalmente privata, indipendente da ogni controllo democratico, che bada solo al tornaconto dei suoi anonimi padroni e che decide in piena autonomia se finanziare o meno uno Stato, incurante delle sofferenze della gente. Ma l’amaro calice dell’euro sembra che debba essere tracannato proprio fino alla feccia, in modo da provocare un peggioramento della crisi economica, tale da giustificare soluzioni draconiane, che al momento potrebbero apparire del tutto inimmaginabili od inaccettabili. All’apposto ecco come invece si difende, scandalizzando tanti economisti e indispettendo l’alta finanza predatoria, il Giappone, Stato pienamente sovrano e padrone assoluto della propria moneta e delle proprie finanze. Mentre l’Eurozona si avvita in una spirale recessiva, il Giappone cresce anche più degli Stati Uniti grazie ai primi effetti sull’economia reale delle politiche espansive promosse dal governo del primo ministro Shinzo Abe, che ha accantonato per ora i problemi del debito puntando tutto sulla crescita economica. Secondo i dati preliminari rilasciati oggi, il Prodotto interno lordo giapponese è salito nel primo semestre 2013 a un tasso annualizzato reale del 3,5% superiore alle attese … (Tratto dal - Il Sole 24 Ore - leggibile su http://24o.it/E23k4). Tornato a guidare il Paese del Sol Levante dopo cinque anni, il primo ministro liberaldemocratico ha tentato da subito una cura choc, essenzialmente basata su due pilastri: una politica monetaria ultra accomodante - ha anche nominato un nuovo governatore della Banca centrale, Hurahiko Kuroda, per ottenerla - e investimenti pubblici da oltre 10 0

Bce

Haruhiko Kuroda miliardi di dollari, a dispetto di un debito pubblico che supera il 240% del Pil e sconsiglierebbe spese azzardate. Ha fatto, cioè, l’esatto opposto di quello che gli economisti ritengono generalmente assennato. La scommessa continua. E intanto Abe si gode una popolarità da capogiro: il 70% dei suoi concittadini ne approva l’operato (leggibile su http://www.lastampa.it/201 3/05/17/il-miracolo-di-abea-colpi-di-nuovi-yen-fa volare-il-giappone-W0UC 9w0rDeRKDJfYXqo25H/ pagina-html).

Stato abbia la possibilità di occuparsi dei diritti e della qualità della vita dei propri cittadini, e ciò non potrà giammai costituire un’immonda eresia euroscettica. L’economia collassata, la disoccupazione dilagante ed ai massimi storici, l’inarrestabile ed atroce sequenza di suicidi e fallimenti, che non si erano mai verificati nella storia del nostro Paese, possono trovare una soluzione solo con un’uscita strategicamente ordinata dall’Euro, con la

Federal Reserve

L’agenda del premier nipponico può dunque essere sintetizzata essenzialmente in tre punti: allargamento della base monetaria, aumento del deficit pubblico e stimolo degli investimenti mediante grandi opere pubbliche. Si tratta di una tipica politica neokeynesiana, con in più l’imposizione alla Banca Centrale giapponese di stampare carta moneta (altrettanto sta facendo la Federal Reserve negli USA che stampa 85 miliardi di dollari al mese!, snaturando così l’indipendenza della stessa Banca e violando un sacro e intoccabile tabù neoliberista. Ritornare alla sovranità monetaria degli Stati, che hanno tutto il diritto ed il dovere di battere moneta senza debito, è fondamentale, affinché ogni

nazionalizzazione delle banche e dei settori basilari dell’economia. Una volta padroni del sistema bancario e della moneta si potrebbe finanziare tanto di quel lavoro e ritrovare la piena occupazione senza imporre troppe tasse. In mancanza, le prospettive per i Paesi debitori della zona euro sono di un inasprimento fiscale implacabile e di anni di domanda carente! Ciò si tradurrà senza ombra di dubbio in una contrazione o, nella migliore delle ipotesi, in una stagnazione della produzione e in un drammatico arretramento degli standard di vita. Se la moneta di uno Stato appartiene al popolo perché deve essere chiesta in prestito ad una banca privata? ■


ITALIA REALE - 7/2013

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R.V.R.

Domenico Giglio

LO SCELLERATO PATTO ROMA – 25 LUGLIO 1943 HITLER-STALIN ORE 22.50 DALLA RADIO UNA VOCE EMOZIONATA: “S.M. IL RE IMPERATORE …”

E FU LA SECONDA GUERRA MONDIALE

D

opo primi contatti diretti ad evitare che la stampa dei relativi paesi effettuasse attacchi rispettivamente contro il nazismo ed il bolscevismo, Russia e Germania ripresero agli inizi del 1939 le quasi inesistenti relazioni. Il 20 maggio 1939 Vjaceslav Molotov, Commissario agli esteri sovietico, subentrato con soddisfazione tedesca all’ebreo Litvinov, esternava all’Ambasciatore tedesco a Mosca Friedrich Werner von der Schulenburg l’utilità di anteporre costruzioni di basi politiche alle trattative economiche, e dieci giorni dopo la Germania decideva di iniziare negoziati con la Russia, poi temporaneamente sospesi il 29 giugno.

patto pubblico russotedesco di non aggressione (poi ufficialmente datato 23 agosto) che impegnava anche i due governi a non aderire a combinazioni ostili all’altra parte ed a consultarsi su tutte le questioni di interesse comune. Con allegato protocollo segreto veniva inoltre stabilito che le rispettive sfere di influenza venissero delimitate dal confine settentrionale della Lituania, mentre sul territorio della Polonia il confine veniva determinato dai fiumi Narew, Vistola e San; la Germania, infine, dichiarava il proprio disinteresse politico nei confronti dell’Europa sud-orientale, mentre la Russia confermava il proprio sulla Bessarabia.

Stalin assiste alla firma dell’accordo tra nazisti e comunisti, che porterà alla spartizione della Polonia. Il 5 agosto 1939 partiva con destinazione Mosca una delegazione anglofrancese con il compito di completare dal punto di vista militare l’accordo politico stipulato tra Molotov e gli occidentali. L’arrivo nella capitale sovietica di tale delegazione veniva preceduto da istruzioni pervenute il 3 agosto da Berlino all’Ambasciatore von der Schulenburg per la ripresa dei negoziati e la concretizzazione di un immediato accordo russo-tedesco. Superate talune difficoltà per la definizione dell’accordo, il Ministro degli esteri tedesco Joachim von Ribbentrop atterrava all’aeroporto di Mosca a mezzogiorno del 22 agosto; nella notte tra il 23 e il 24 agosto, mentre la delegazione alleata continuava ad essere tenuta in parcheggio, Molotov e von Ribbentrop sottoscrivevano un

Grazie a questo trattato nelle prime ore del mattino dell’1 settembre 1939 le armate tedesche attaccavano la Polonia e, conseguentemente, il 3 settembre Gran Bretagna e Francia dichiaravano guerra alla Germania. Il 17 settembre 1939 il Vice commissario sovietico V.P. Potemkin comunicava all’A mbasciatore polacco W. Grzybowski una nota, stilata da Stalin, sull’accordo con l’Amba-

sciatore tedesco Schulenburg, contenente la decisione sovietica di occupare parte della Polonia al fine di tutelare gli interessi degli ucraini e bielorussi. La Polonia, aggredita e invasa da due parti, da nazisti e bolscevichi, soccombeva rapidamente. Il 27 agosto 1939 il Ministro degli esteri tedesco tornava a Mosca per definire tra le due nazioni la spartizione della Polonia; il giorno successivo Molotov e von Ribbentropp sottoscrivevano un trattato di amicizia russo-tedesco che dichiarava definitiva la spartizione della Polonia e precisava la nuova frontiera modificata, rispetto al patto del 23 agosto, con inserimento della Lituania nella sfera russa dietro cessione alla Germania della provincia di Lublino e di parte di quella di Varsavia. La Polonia scompariva così dal novero delle Nazioni libere, nonostante una eroica difesa che aveva tra l’altro visto il massacro della propria leggendaria Cavalleria nel corso di cariche disperate contro i carri armati tedeschi e russi, e sull’Europa scendeva la lunga notte passata alla storia come Seconda guerra mondiale.

E

ra stata una giornata afosa. Il cielo per lo più coperto. Per le strade poche persone. Roma per tre anni risparmiata dagli orrori dei bombardamenti aveva subito pochi giorni prima un massiccio e indiscriminato attacco aereo e gli abitanti ancora non si erano riavuti da quello “choc” psicologico. Al Verano, il cimitero, tombe scoperchiate e divelte dalle bombe, dovunque a San Lorenzo macerie e sangue. Domenica triste quindi e gente stanca nelle case. Intorno atmosfera strana, aria pesante stagnante. L’aria che precede gli uragani. Si era in attesa. Anche tra i comuni mortali, tra i piccoli “travet”, tra tutti coloro che per anni non avevano potuto avere altre notizie di quelle sapientemente ammannite dal Ministero della Cultura Popolare erano arrivate strane voci “Riunione Gran Consiglio del Fascismo”, “Governo Militare”, “Pace”, specie “Pace” il grido che era risuonato il 19 luglio quando dopo il bombardamento Re e Regina ed il Romano Pontefice erano accorsi sui luoghi più colpiti dal flagello.

tornare l’indomani negli uffici, nei negozi ed a far le file ai mercati. Vennero le 22.45, l’ora dell’ultimo giornale radio della sera. Il programma precedente era terminato ed anche l’uccellino della radio si era taciuto. Silenzio quindi, passavano i secondi, poi i minuti: chi si trovava davanti agli apparecchi radio sentiva dentro di sé un che di indefinibile, di strano. 22 e 47: silenzio. 22 e 48: silenzio. 22 e 49: silenzio. 22.50: una voce; una voce emozionata, commossa “S.M. il Re Imperatore ha accettato le dimissioni da Capo del Governo e Ministro Segretario di Stato di S.E. il Cavaliere Benito Mussolini, ed ha nominato Capo del Governo e Ministro Segretario di Stato S.E. il Cavaliere Pietro Badoglio”. Poi i proclami del Re e le note della “Marcia Reale”: addio “Giovinezza”! Erano trascorsi pochi minuti, ma in quelli tutta Roma si era svegliata, la notizia si diffondeva, i telefoni squillavano, le finestre si aprivano ed i balconi fiorivano di visi

La meta incerta dapprima, poi per chi abitava nel centro: il Quirinale, il Re. “Viva il Re”, “Viva il Reee”! Per altri Via Bruxelles, la villa di Badoglio: “Viva Badoglio”. “Viva il Maresciallo Badoglio!”. Per le strade si sentiva un tintinnio continuo: erano i distintivi del P.N.F. le “cimici” che cadevano dall’alto rimbalzavano e venivano calpestate. La folla faceva ressa, Piazza del Quirinale trabocca. Via Bruxelles rigurgita. Si attendeva il rientro di Badoglio. Era mezzanotte passata, quasi l’una, la gente però non disarmava, urlava, gridava, applaudiva, mareggiava. I carabinieri ai cancelli della villa Badoglio contenevano la spinta. Risuonò una voce secca “Carabinieri del Re, fate arretrare la folla!”. La folla si ritrasse. Passò altro tempo. Poi si diffuse la voce o la notizia che per quella notte il Maresciallo Badoglio non sarebbe rientrato. La gente di colpo si “sgonfiò” si accorse che era tardi, che non aveva

Son poi dovuti trascorrere 50 anni, con prima la sconfitta del nazismo e poi il crollo del parimenti criminale comunismo, grazie anche ad un Pontefice polacco, per poter rivedere libera e unita la grande Nazione che con il suo Re Giovanni Sobieski vinse e annientò, in unione al Principe Eugenio di Savoia, l’esercito turco impedendo così l’invasione musulmana dell’Europa. ■

I Romani, attendevano, inerti, apatici, forse la loro forza, forse la loro debolezza. Venne la sera, ma non il consueto ponentino romano. A contrastare i carri armati tedeschi e sovietici, la Cavalleria polacca si lanciò in eroiche e disperate cariche.

La radio diceva le solite cose ed alla gente poco sorrideva il pensiero di

sbalorditi, increduli, ansiosi e stupefatti. Tutto si era compiuto tranquillamente, semplicemente un comunicato radio e basta. Ma per la gente non bastava, voleva respirare, muoversi, gridare, ed allora tutti per le strade.

più voce, che aveva gli abiti spiegazzati e le scarpe acciaccate. Le ultime grida, gli ultimi applausi. Poi si disperse per le vie, il passo che all’andata era quasi bersaglieresco, si fece strascicato, le mascelle si slogavano quasi a sbadigliare: era ormai il 26 luglio. ■


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ITALIA REALE - 7/2013

Renzo Giraudo Bes

LE TERMOPILI PIEMONTESI IL 276º ANNIVERSARIO DELLA BATTAGLIA DELL’ASSIETTA

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l 14 luglio 1747 un esercito francese, comandato dal Luogotenente Generale Armand Fouquet de Belle-isle varcava la frontiera al Monginevro, con l’intento di invadere il Piemonte di Re Carlo Emanuele III. La forza complessiva dell’armata era di oltre 20.000 uomini, compresi alcuni battaglioni spagnoli. Le vie d’accesso alla pianura erano sbarrate dai formidabili forti di Exilles e di Fenestrelle. Il Comandante francese concepì il piano di marciare sulla dorsale che separa la valle di Susa da quella del Chisone, in modo da separare i due forti per attaccarli uno per volta dall’alto, aggirandoli ed espugnandoli. Nelle settimane precedenti i Francesi avevano manovrato con abilità in modo da lasciare i Piemontesi nell’incertezza sulla via che avrebbero seguito. Tuttavia il Re e i suoi generali avevano intuito le intenzioni del Belle-isle prima ancora che esse si manifestassero chiaramente, il che avvenne solo negli ultimissimi giorni, ed avevano disposto che venisse fortificato il Colle dell’Assietta, che mette in comunicazione i due forti. Ma il tempo a disposizione non era molto: il Capitano Vedani, che era stato incaricato di studiare il sistema difensivo, presentò il suo progetto il 29 giugno e subito comin-

quello scontro. Ma non c’erano spettatori, quel giorno, e gli attori non recitavano, ma combattevano e morivano per il loro Re e per la Patria. La posizione era presidiata da poco più di 5.0 0 0 uomini, in gran parte regolari piemontesi, affiancati da milizie valdesi (ma c’erano molti Valdesi anche fra le truppe regolari), da alcuni battaglioni svizzeri al soldo del Re di Sardegna e da quattro battaglioni austriaci. Mancava del tutto l’artiglieria. Comandava il presidio il Generale Conte Gian Battista Cacherano di Bricherasio, che aveva allora 41 anni.

sietta, contro le trincee difese dagli Austro-Piemontesi. Le prime file erano composte esclusivamente da Ufficiali, appartenenti alla più bella nobiltà francese: furono decimate dalla fucileria dei difensori. Si disse più tardi che non c’era famiglia nobile del Regno di Francia che non vestisse il lutto per un congiunto caduto davanti alle trincee dell’Assietta. I Francesi attaccarono più e più volte, dando prova di straordinario valore, e con altrettanto valore i difensori li respinsero. Ad un certo punto lo stesso loro Comandante cercò di risolvere la giornata, lanciandosi

I Francesi rinunciarono alla lotta quando la notte scendeva sui campi insanguinati e cominciarono la ritirata. Gli Austro-Piemontesi erano a tal punto stremati che rinunciarono all’inseguimento. Le pendici sulle quali si era combattuto con così grande accanimento erano letteralmente coperte di caduti e di morenti. I Francesi indietreggiarono, disperdendosi in mille rivoli e lasciando dietro di sé una scia di morti, di feriti e di sbandati. Il Piemonte era salvo. Il giorno dopo, mentre la notizia della grande vittoria riempiva di gioia la capitale sabauda, i Fran-

All’ordine impartitogli per iscritto tre volte di ripiegare su posizioni arretrate, il T. Col. Paolo Navarrino di San Sebastiano, Comandante dei Granatieri, dopo aver risposto “In faccia al nemico non possiamo volgere le spalle”, resiste sino alla completa vittoria. ciarono i lavori. Come per prodigio, in soli venti giorni fu tracciato un sistema di trincee, protette da muri di pietra a secco, che si appoggiava sulle punte della Testa dell’A ssietta e del Gran Serin. Davanti alla testa dell’Assietta si costruì un’opera a tenaglia, più consistente degli altri trinceramenti. Ma i lavori non erano ancora terminati quando si svolse la battaglia. Il luogo è estremamente suggestivo: un ampio

altopiano ondulato, coperto di pascolo-detritico, a 2.500 metri di quota, dal quale spuntano alcune vette e creste rocciose. Tutt’intorno, oltre i due profondi solchi che segnano le valli di Susa e del Chisone, un’imponente cerchia di montagne, aspre e bellissime. Sembra quasi che un regista abbia predisposto un gigantesco scenario per farvi recitare il dramma di una battaglia. E in effetti molti episodi di quella giornata ebbero un che di teatrale, come se l’età barocca avesse voluto mettere il suo sigillo su

Il Generale Belle-Isle, Comandante dei francesi, afferrata la Bandiera la pianta arditamente sul parapetto della trincea più alta, esortando i suoi alla lotta. Anziché cedere, i Granatieri partono all’assalto e due di essi – Ellena e Adami – gli sparano uccidendolo. L’esercito francese, dopo aver respinto facilmente i distaccamenti avanzati posti dai Piemontesi più che altro con lo scopo di seguirne i movimenti, urtò contro le difese austro-sarde il 19 luglio 1747, intorno alle ore 16,30. I combattimenti furono di un’asprezza incredibile. I Francesi erano fra i soldati migliori e più valorosi del mondo, ma i Piemontesi non erano da meno. Le colonne francesi avanzarono compatte, appoggiate da una batteria di sette cannoni, che sparavano sulla Testa dell’As-

all’attacco dell’opera a tenaglia con la Bandiera gigliata in pugno, alla testa dei suoi uomini; raggiunse il vertice rientrante della tenaglia, vi piantò il vessillo, ma in quell’atto fu fulminato dai Granatieri piemontesi del 1° Battaglione Guardie, che difendevano la posizione. La morte eroica del loro Comandante indusse gli assalitori a raddoppiare gli sforzi; ma i difensori tennero duro e quando finirono le munizioni si batterono come leoni con le baionette, con i calci dei fucili, con le pietre dei parapetti.

cesi scrivevano in tono sottomesso al Comandante piemontese chiedendogli di aver cura dei feriti; i Piemontesi si mostrarono umani nella vittoria quanto erano stati valorosi nella battaglia. … E un poeta popolare valdese, Michelin, che era cieco come Omero, cantò con feroce ironia la disfatta degli invasori: “… retirez vous, Français/ d’autour de notre Assiette:/ renoncez au ragout,/ qui est trop chaud pour vous;/on vous ai fait goûter/sur cette Assiette d’herbe/une sauce si verde/qui vous a repoussé/jusq’au Briançonnais …”. ■


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Francesco Maria Atanasio

F.M.A.

LE IMPRESE NAVALI DELL’ORDINE AUGUSTA DEI SS. MAURIZIO E LAZZARO P U seconda caravana: benché stavolta fosse riuscito a raggiungere la flotta spagnola, lo sforzo congiunto non fu tale da impedire la riconquista del porto di Tunisi da parte dei barbareschi. Dal 1575 al 1580 le galere dell’Ordine continuarono a battere l’alto Tirreno per scoraggiare le incursioni dei barbareschi e presidiare le coste del Ducato.

n aspetto poco conosciuto dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro è quello delle sue imprese navali. La Marina dell’Ordine sorse negli anni della battaglia di Lepanto e si sviluppò per circa un ventennio sotto l’impul so del suo pri mo Gran Maestro, il Duca Emanuele Filiberto di Savoia.

Con la restaurazione dello Stato Sabaudo, a seguito della vittoria riportata da Emanuele Filiberto a San Quintino, il Duca lanciò un vasto programma di iniziative, fra cui, appunto, quella della costituzione di una forte Marina. A tal riguardo provvide a nominare Andrea Provana Capitano Generale della flotta sabauda che constava al momento di tre galere: la Margherita, la Moretta e la Capitana (un numero, certo, esiguo, ma degno di rispetto se pensiamo alle condi z i oni del Duc a t o, economicamente provato e soprattutto privo di validi sbocchi al mare). Con questi legni Provana partecipò nel 1563 all’assedio di Penon de Velez (costa africana) e nel 1565/66 si portò in soccorso dell’Ordine di S. Giovanni, assediato a sua volta nell’isola di Malta dai turchi. Nel 1571 le tre galere, con a bordo molti giovani nobili piemontesi, fra cui Don Francesco di Savoi a-Rac coni g i , si segnalarono per la loro azione nel caso della battaglia di Lepanto. Il successo della flotta cristiana - il cui comando Papa Pio V e i Veneziani avrebbero voluto affidare ad Emanuele Filiberto, mentre la Spagna lo pretese per Don Giovanni d’Austria - e la necessità di non abbassare la guardia contro i barbareschi, indussero il Duca di Savoia a costituire, sotto il suo magistero, un ordine cavalleresco, fondendo l’Ordine di S. Maurizio, eretto dal suo proavo, il Conte Amedeo VIII, con quello di S. Lazzaro, sorto in

Il Duca Emanuele Filiberto Palestina come sodalizio ospedaliero. Gregorio XIII con bolla 16 settembre 1572 concesse a Emanuele Filiberto di rinnovare l’Ordine di S. Maurizio e sancì la sua unione con quello di S. Lazzaro, istituendone Gran Maestro il Duc a di Savoia e i suoi legittimi successori. Neanche dopo otto mesi l’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro principiava la sua attività contro i pirati barbareschi! Il 15 maggio 1573 la Pie-

montese e la Margherita, assegnate all’Ordine, prendevano il mare al comando del nizzardo Don Marcantonio Galleani in direzione di Civitavecchia. Vi giungevano

il 6 giugno e, unitesi alle galere pontificie, iniziarono a incrociare nel Tirreno. La prima caravana dell’Ordine segnò la cattura di oltre un centinaio di prigionieri e dello Stendardo degli Infedeli, inviato a Torino come trofeo per la Chiesa dei Cavalieri Mauriziani. All’approssimarsi dell’autunno le due galee, su richiesta del Papa, vennero trattenute così da farle ricongiungere alla flotta di Don Giovanni d’Austria in procinto di attaccare Tunisi. M anc a to pe r mot i vi meteorologici l’appun-

tamento, Galleani ritornò a Villafranca con a bordo delle truppe pontificie destinate alla città di Avignone. Nella primavera del 1574 Galleani partiva per una

er iniziativa congiunta delle delegazioni di Siracusa dell’Istituto del Nastro Azzurro, dell’Istituto Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon e dell’Accademia Cattolica della S. Croce, è stato presentato il 3 maggio presso il Circolo Ufficiali della Marina Militare di Augusta il volume “Il volto degli amici. Militari testimoni di Cristo” di P. Giulio Cerchietti per le edizioni San Paolo.

La morte, però, di Emanuele Filibert o nel 1580 segnò l’inizio del declino delle fortune navali dell’Ordine, anche per il venir meno dell’appoggio dei suoi successori, impegnati a contrastare l’egemonia della Francia sui loro possessi. Nel 1583 i Cavalieri dell’Ordine, al comando del Provana, attaccarono e misero in fuga una forte squadra navale del Bey di Algeri, che minacciava le popolazioni della riviera di ponente: il successo che arrise alle galere dell’Ordine segnò il suo zenit. I tentativi di far rivivere il servizio per mare si esauriranno agli inizi del XVII secolo. L’Ordine si concentrerà nella cura degli infermi aprendo ospedali e ricoveri in tutt o il Ducato, mentre i suoi riconoscimenti formali diverranno per impor-

tanza, sia nel Regno di Sardegna, che nel Regno di Italia, secondi solo a quelli dell’Ordine Supremo della SS.ma Annunziata. ■

L’autore, responsabile dell’Ufficio Internazionale degli Ordinariati Militari presso la Congregatio pro Episcopis, ha redatto i profili di 113 Santi “militari”, ossia di persone elevate alla gloria degli altari nel corso dei secoli dalla Chiesa Cattolica in virtù e “per mezzo” della loro condizione di “vita militare”.

Dai martiri dei primi secoli del Cristianesimo (il Legionario tebeo Maurizio, veneratissimo patrono di Casa Savoia, il Cavaliere Giorgio, patrono della Cavalleria italiana, e il Generale Eustachio) ai Sovrani dell’età medievale (Carlo Magno, Luigi IX di Francia, Casimiro di Polonia, Enrico II di Baviera, Edoardo il Confessore d’Inghilterra, Ferdinando III di Castiglia). E ancora Santi come Giovanna d’Arco, Ignazio di

Loyola, Giovanni di Montfort, Innocenzo XI … L’autore magistralmente ha rievocato figure di uomini e di donne che pur vivendo in mezzo alle guerre, forti delle esperienze maturate sui campi di battaglia, seppero essere veri seguaci del Cristo contribuendo a consolidare le vere radici della nostra Europa sia d’Oriente che d’Occidente. La presentazione del volume, che gode della prefazione dell’Ordinario militare per l’Italia, Mons. Vincenzo Pelvi, dopo i saluti dell’A mm. Abbamonte, Presidente del Circolo Ufficiali, dell’Avv. Giovanna Intravaia, Presidente dell’Accademia Cattolica, e di Don Nicola Minervini, Cappellano di Conforpat, è stata tenuta da Mons. Giuseppe Greco, vicario generale emerito dell’Arcidiocesi di Siracusa e direttore della storica biblioteca “Alagoniana”. Fra il folto e qualificato pubblico i soci dei due istituti patrocinatori, gli insigniti degli Ordini Dinastici di Casa Savoia, e le famiglie dei militari della nostra Marina. Il 4 maggio, presso la Cattedrale di Noto, l’illustre ospite ha presieduto assieme a Mons. Thomas Rohr, Priore degli Ordini Dinastici di

Casa Savoia per il Vicariato di Siracusa, una solenne Santa Messa “cantata” nella memoria liturgica della Sacra Sindone e in suffragio delle Loro Maestà Re Umberto II e Regina Maria Josè, ricorrendo l’80° fausto anniversario della Loro visita a Noto. ■


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ITALIA REALE - 7/2013

A cura di Franco Ceccarelli

MONARCHIA VIVA SPAGNA * La Regina Sofia di Spagna, che è anche Presidente Onorario del Comitato spagnolo per l’Unicef, ha presieduto a Madrid una riunione del “patronato” dell’Organizzazione che la Regina sostiene attivamente. La Sovrana era accompagnata dal Ministro del-

la Sanità, Servizi Sociali e Uguaglianza, Ana Mato, e dal Presidente dell’Unicef Spagna, Consuelo Crespo. Durante i lavori è stato evidenziato come l’attività del Sodalizio sia stata incentrata sull’organizzazione dei sempre più validi piani strategici per continuare ad aiutare i bambini più vulnerabili. Il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia è, oggi, la maggiore organizzazione mondiale per i diritti dell’infanzia, operando in 156 Paesi in via di sviluppo con programmi di assistenza, e in 36 Paesi industrializzati attraverso i suoi Comitati Nazionali. Unicef Spagna è uno dei 36 Comitati nazionali che contribuiscono al lavoro del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia. Nel 2006 l’Unicef ha ricevuto il “Premio Principe delle Asturie” per la Concordia. * Sotto la presidenza del Principe delle Asturie, Erede al trono di Spagna, si è tenuta a Madrid, una sessione del Forum ispano/tedesco, istituito nel novembre del 2002 su iniziativa dei governi di Madrid e Berlino. Si tratta della settima seduta dal varo dell’iniziativa, ed il Principe Filippo ha evidenziato come i lavori avevano per tema centrale una questione di rilevanza tale da travalicare i confini di ognuno dei Paesi europei, e cioè

“il futuro delle nuove generazioni”,un futuro che dipende dagli sforzi, intensi ed innovativi nell’ambito della formazione, che servano per preparare sempre meglio i giovani a migliorare le loro possibilità di inserimento nel mondo del lavoro. Il Principe ha affermato che per incrementare la creazione di nuovi posti di lavo-

ro “il Forum ha aperto uno spazio per dibattere sopra le nuove forme di finanziamento alle imprese, con il fine di riflettere su alternative che permettano alle imprese stesse di potenziare l’innovazione tecnologica, tanto da determinare nuove offerte di impiego”. Questo, ha proseguito il Principe delle Asturie, “È un argomento centrale per la sostenibilità di una crescita economica e per la protezione del sistema contro la crisi della liquidità che è all’origine di parte dei problemi che hanno determinato la grave crisi economica in cui viviamo”. La partecipazione dell’Erede al trono di Spagna è sempre più frequente nelle occasioni pubbliche ed è sempre più apprezzata dall’opinione pubblica spagnola. Per l’occasione accompagnavano Filippo di Spagna il Segretario di Stato per l’Unione Europea, Iñigo Méndez de Vigo, l’Ambasciatore di Spagna in Germania, Pablo García-Berdoy, l’Ambasciatore di Germania in Spagna, Reinhard Silberberg, ed altri rappresentanti del Forum ispano/tedesco. * La Regina Sofia di Spagna ha svolto una missione umanitaria in Mozambico. La Regina è giunta con un volo militare spagnolo, recando con se alcune tonnellate di farmaci da destinare ai programmi assistenziali spagnoli portati avanti anche

nelle province interne della nazione africana. Sua Maestà ha voluto conoscere i differenti progetti che l’A genzia Spagnola per la Cooperazione sta portando avanti in Mozambico. La Sovrana era accompagnata dal Segretario di Stato per la Cooperazione, Jesús Gracia e all’aereoporto di Maputo, la Capitale, è stata accolta dal ministro Mozambicano della Donna e dell’Azione Sociale, Yolanda Cintura. Nella serata dell’arrivo, oltre 500 spagnoli residenti in Mozambico hanno salutato la Regina nella sede dell’Ambasciata spagnola. Il giorno successivo si è svolto un incontro presso la sede delle Nazioni Unite, in Mozambico, cui erano presenti i membri dell’Agenzia Spagnola per la Cooperazione ed i coordinatori dei programmi di assistenza portati avanti dalle Nazioni Unite, dal Programma Mondiale per l’alimentazione e dalla Croce Rossa. * Alla presenza della Principessa delle Asturie è stata presentata, a Madrid, la campagna di prevenzione, nel 60° anniversario della Fondazione spagnola per la lotta contro il cancro. Nell’occasione è stato ripercorso il cammino che, in 60 anni, hanno percorso i medici ed i volontari impegnati nella cura e nell’assistenza dei malati. In particolare sono stati evidenziati gli importantissimi passi in avanti fatti nel combattere questa malattia. La Consorte del Principe Filippo, che è Presidente Onorario dell’A ssociazione Spagnola per la lotta al cancro, partecipa attivamente alle Attività del sodalizio. Nell’occasione era accompagnata dal Segretario di Stato ai Servizi Sociali e pari opportunità, Juan Manuel Moreno, dalla Presidente dell’Associazione, Isabel Oriol e dal Vicepresidente esecutivo, Emilio Gilolmo. ■

GRECIA * Si è tenuta nell’antica residenza Reale di Tatoi, nei pressi di Atene - dove sono i sacelli della Famiglia Reale Ellenica - l’annuale cerimonia in memoria di Re Paolo e della Regina Federica,

genitori dell’attuale Capo della Famiglia Reale Greca, il Re Costantino II. Durante la cerimonia, sono stati anche ricordati Re Giorgio I degli Elleni, capostipite dell’attuale Dinastia, nel 100° anniversario dell’assassinio di quel Sovrano - avvenuto a Salonicco nell’aprile del 1913 - ed il Re Giorgio II, deceduto l’1 aprile 1947 per infarto, che tra il 1941 ed il 1944 aveva guidato la resistenza del popolo greco, prima contro le truppe italo-tedesche e poi contro i tentativi rivoluzionari del partito comunista ellenico, sostenuto dall’Unione Sovietica di Stalin, tra il 1944 ed il 1948. Alla cerimonia hanno preso parte Re Costantino II, accompagnato dalla Regina Anna Maria, e molte delle persone che avevano servito nella Casa di Re Paolo I.

Ricorrendo il 100° anniversario dalla scomparsa di Re Giorgio I, la funzione religiosa è stata tenuta dall’Arcivescovo di Atene, Geronimo, assistito da alti esponente del Clero ortodosso. Oltre ai Sovrani di Grecia, erano presenti il Principe della Corona, diadoco Paolo, accompagnato dai figli Costantino e Achille, e dal fratello, Principe Nicola. * In occasione del 100° anniversario della liberazione della città di Joannina dal dominio turco, la Famiglia Reale di Grecia l’ha visitata, rendendo omaggio al Mausoleo eretto in memoria dei caduti nella battaglia di Bizani, che aprì la strada alla liberazione della Città.Visitati anche i luoghi in cui, all’epoca della guerra balcanica, vi era il Quartier Generale greco, da cui sovrintendeva le operazioni militari l’allora Principe della Corona Costantino, poi Re Costantino I degli Elleni, che qui partecipò alla sua prima azio-

ne militare.Al termine delle manifestazioni, i Reali di Grecia hanno partecipato ad una funzione religiosa nella Chiesa metropolita, in memoria di Re Costantino I. ■

LUSSEMBURGO * Il Granduca e la Granduchessa di Lussemburgo hanno effettuato una visita ufficiale in Austria, su invito del Presidente Heinz Fischer.

La Coppia Granducale è stata ricevuta nel Hofburg di Vienna. Nel corso della visita la Granduchessa ha partecipato ad una tavola rotonda sul tema: “L’integrazione delle donne immigrate e delle persone ai margini della società in un mondo globalizzato”, svoltasi presso la Kaiserliche Schatzkammer di Vienna. La coppia regnante di Lussemburgo era accompagnata dal Vice Primo Ministro e Ministro degli Esteri, Jean Asselborn e dal Ministro della Economia e del Commercio Estero, Stephen Schneider. Oltre ad un forum economico austro-lussemburghese, organizzato in collaborazione con la Camera di commercio austriaca, si è svolto un colloquio con il Direttore esecutivo dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e la criminalità. Durante la visita i Sovrani del Lussemburgo hanno visitato la Schatzkammer, che ospita importanti collezioni legate alla storia del Sacro Romano Impero, la Biblioteca Nazionale, con i documenti relativi alla storia comune dei due Paesi, e, infine, la splendi-

da Abbazia benedettina di Melk, in Bassa Austria. * Il Granduca Ereditario del Lussemburgo, Guglielmo, e la Consorte, Stephanie, hanno effettuato una visita ufficiale alla Sede del Parlamento europeo di Strasburgo, su invito del Presidente Martin Schulz. Alla visita, nel corso della quale sono state illustrate le procedure per il funzionamento del Parlamento, è seguito un pranzo con i sei eurodeputati lussemburghesi (Georges Bach, Frank Engel, Robert Goebbels, Charles Goerens,Astrid Lulling e Claude Turmes). ■

BELGIO Il Principe Filippo e la Principessa Matilde del Belgio hanno incontrato Sua Maestà Re Bhumibol Adulyadej di Thailandia. La visita era diretta a rafforzare la cooperazione e gli investimenti belgi nell’importante Regno asiatico. In un colloquio con il Ministro dei trasporti thailandese, l’Erede al trono di Bruxelles ha dichiarato che gli investitori belgi sono molto interessati ad investire in progetti sulle infrastrutture, in particolare sul progetto di costruzione di linee ferroviarie per alta velocità. Al riguardo il Ministro ha affermato che la Thailandia potrebbe utilizzare il sistema elettrico dei treni belgi come modello per lo sviluppo del “Thai Uno”. I due Principi hanno anche visitato il Map Ta Phut Industrial Estate, nella provincia di Rayong, che vede la presenza di molte aziende belghe. La Principessa Matilde che si occupa di promuovere il ruolo delle donne nella società e nel business - ha incontrato, a sua volta, esponenti del mondo imprenditoriale thailandese e i rappresentanti di varie organizzazioni internazionali. ■


ITALIA REALE - 7/2013

BHUTAN Il Re Jigme Khesar Namgyel Wangchuck e la Regina Jetsun del Bhutan hanno partecipato alla chiusura della decima sessione del primo Parlamento a Thimphu.

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basi che ci hanno permesso di introdurre la democrazia con tanto successo”. Al termine ha aggiunto: “vorrei infine pregare per il nostro paese affinché possa costruire una democrazia vibrante sulla base della nostra Costi-

Nel suo discorso il giovanissimo Sovrano ha detto: “Nel 2008, ci siamo assunti l’enorme responsabilità di inaugurare un sistema democratico di governo. È per me un grande piacere oggi incontrarci tutti noi qui cinque anni più tardi, nel corso della sessione finale del primo parlamento. Oggi abbiamo un paese felice e prospero, ancora più forte di prima. È il culmine di tutto il duro lavoro e dell’impegno dei nostri antenati, del servizio disinteressato dei nostri successivi Re, e del continuo sostegno delle persone che hanno gettato le

Il Presidente del Consiglio Nazionale, il leader dell’opposizione e i membri del Parlamento hanno inoltre ringraziato il Re per la sua saggia leadership e per il suo supporto. ■

REGNO UNITO

DANIMARCA

Il Principe Harry del Galles si è recato nel Regno del Lesotho ed in Sudafrica. La visita è stata effettuata nell’ambito delle iniziative portate avanti nel Paese africano dalla fondazione benefica, Sentebale, riconducibile al Principe inglese.

La Famiglia Reale Danese ha celebrato il 73° compleanno della Regina nel palazzo Reale di Amalienborg, dal cui balcone è stata salutata la folla che acclamava la Sovrana, da oltre quarant’anni sul Trono. Margherita II di Danimarca è nata nel Palazzo di Amalienborg a Copenaghen, il 16 aprile 1940 ed è figlia maggiore di Re Federico IX e della Regina Ingrid di Danimarca. Suo padre era il figlio maggiore di Re Cristiano X e della Regina Alessandrina di Danimarca, e sua madre era l’unica figlia femmina del Principe Ereditario Gustavo Adolfo e della Principessa Ereditaria Margherita di Svezia. Nel 1967, ha sposato il nobile francese Henri de Laborde de Monpezat, da cui ha avuto 2 figli: il Principe Ereditario Federico (nato nel 1968) ed il Principe Joachim (nato nel 1969).

La visita è stata effettuata poche settimane dopo il rientro del giovane Windsor dall’Afghanistan, dove ha combattuto in prima linea per 20 settimane. L’ultima visita del Principe Harry nel Lesotho risale al 2010, quando portò con sé il fratello William per fargli vedere il lavoro fatto da Sentebale. Il Principe ha conquistato le simpatie della gente del luogo che non lo chiama Harry, ma Mohale, che significa uomo coraggioso o guerriero. Sentebale è stato fondato nel 20 06 da Harry e dal Principe Seeiso del Lesotho, in memoria delle loro madri, scomparse quando i due giovani erano in tenerissima età, e si propone di aiutare i bambini più vulnerabili del piccolo Paese africano. ■

SVEZIA

Al loro arrivo al Palazzo Presidenziale a Zagabria, i Sovrani di Svezia sono stati accolti dal Presidente Ivo Josipovic. Nel pomeriggio, Re Carlo

terale con il Presidente Josipovic e altri vari funzionari governativi croati. Nel frattempo la Regina Silvia e la First Lady croata Tatjana Josipovic, visitavano la sede degli Archivi Nazionali Croati. Successivamente il Re e la Regina hanno partecipato all’inaugurazione di una mostra al Museo Mestrovic. Ivan Mestrovic (1883-1962) è il più famoso scultore della Croazia. Dopo l’inaugurazione, è seguito un ricevimento presso la residenza dell’Ambasciatore di Svezia a Zagabria, FredrikVahlquist. La giornata si è conclusa con una cena

XVI Gustavo e la sua delegazione hanno partecipato ad un incontro bila-

presso il Palazzo Presidenziale dove il Re ha tenuto un discorso. ■

QATAR

OLANDA

Lo Sceicco Hamad Bin Khalifa Al Thani del Quatar ha effettuato una visita ufficiale di due giorni in Etiopia. Scopo della visita è stato quello di firmare diversi accordi di cooperazione fra il Qatar e l’Etiopia. L’Emiro era accompagnato dal Primo

Il Presidente russo,Vladimir Putin, e la Regina Beatrice d’Olanda (prima dell’abdicazione a favore del figlio Re Guglielmo Alessandro) hanno dato inizio al programma culturale dell’anno Russia-Olanda “Insieme nel futuro”, che prevede 285 iniziative organizzate nei due Paesi, che metteranno in evidenza il partenariato economico e i forti legami culturali. La cerimonia si è svolta al Museo Hermitage di Amsterdam, situato nel quartiere di Amstel, dove la Regina Beatrice e Vladimir Putin hanno visitato la mostra “Pietro il Grande”. Il Centro, è la filiale del famoso Museo pietroburghese e ospita una mostra dedicata allo Zar russo Pietro il Grande, iniziativa simbolo dell’anno Russia-Olanda. Infatti, l’inizio del legame d’amicizia fra i due Paesi si può ricondurre proprio alla visita dell’Imperatore russo in Olanda, nel 1697, allorché il Sovrano cercava di approfondire le pro-

Il Re Carlo XVI Gustavo e la Regina Silvia di Svezia hanno effettuato una visita di stato di tre giorni in Croazia. I Sovrani erano accompagnati dal Ministro degli Esteri Carl Bildt, dal Ministro dell’ambiente Lena Ek e da una folta delegazione economica.

NORVEGIA Re Harald V di Norvegia ha assistito alle gare di Coppa del Mondo di Biathlon organizzate dalla Ibu (International Biathlon Union), che si sono svolte a Holmenkollen, nei pressi di Oslo. Tra i protagonisti dell’evento sportivo, i due campioni vincitori: la norvegese Tora Berger e il francese Martin Fourcade, che il Sovrano norvegese ha voluto incontrare.La Berger ha conquistato tutte e tre le gare femminili che erano in programma a Holmen-

tuzione, e attraverso di essa, possa garantire che i vari poteri continuino a comandare le mani del nostro popolo”. Il Primo Ministro, Jigmi Y Thinley, ha espresso gratitudine al Re, per il suo sostegno incommensurabile al governo e al rafforzamento della democrazia.

Nel 1972 Margherita è diventata il primo Sovrano donna di Danimarca, dai tempi di Margherita I, che aveva regnato tra il 1375 e il 1412 sull’intera Scandinavia. ■

Ministro, lo Sceicco Hamad bin Jassim bin Jabor Al Thani, che è anche Ministro degli Affari Esteri. La rilevanza economica della piccola Monarchia del Golfo, è ben superiore, in proporzione, alla superficie territoriale del Paese mentre, di contro, i vasti spazi di cui dispone l’ex-impero del Negus, offrono grandi possibilità di investimenti agricoli, ove supportati da adeguate risorse economiche che l’Etiopia non ha e che, invece, il Qatar ha, in abbondanza. ■

prie conoscenze nell’arte navale, per poi esportarle in Russia. A Zaandam, nei dintorni di Amsterdam, è stato inaugurato un Museo dedicato alla memoria di Pietro il Grande. Si tratta della piccola casa della quale 300 anni fa il Sovrano si servì come “mini-hotel”. Pietro il Grande avviò le proprie riforme e diede forma al suo progetto di “europeizzazione della Russia” in gran parte dopo questa visita nei Paesi Bassi. Il programma culturale dell’anno Russia-Olanda è diretto ad intensificare i rapporti che legano i due Paesi. Lo scopo della mostra inaugurata dai due Capi di Stato è quello di presentare, in modo quanto più ampio e svariato possibile, la creatività, l’arte, la moda, la musica, la letteratura, la danza, in una parola, tutto lo spettro delle espressioni artistiche olandesi. La visita di Putin in Olanda si è conclusa con un incontro con

kollen nella settima tappa di Coppa del Mondo di biathlon, mentre l’atleta francese ha migliorato la propria posizione al vertice del punteggio totale della Coppa del Mondo maschile. Durante l’incontro Fourcade ha donato i propri sc i a Re Harald V e durante la conferenza stampa che ne è seguito, ha affermato: “L’incontro con il Re è stato davve ro fantast i co. L’ ho incontrato qualche anno fa nel 2010, quando ho conquistato la mia prima vittoria a Holmenkollen, e volevo davvero vincere di nuovo qui. È stato bello”. ■

i rappresentanti degli ambienti commerciali dei due Paesi. I Paesi Bassi sono il secondo partner commerciale della Russia dopo la Cina, seguiti dalla Germania. ■

LIECHTENSTEIN Il Principe Hans-Adam II e la Principessa Marie Aglaë del Liechtenstein sono giunti a Vienna, per una visita ufficiale in Austria. Al loro arrivo i Principi sono stati accolti al Palazzo Imperiale dal Presidente, Heinz Fischer e da sua moglie, oltre che da diversi funzionari del governo. Dopo la tradizionale cerimonia con onori militari nel cortile dell’Hofburg, il Principe Hans-Adam II e il Presidente Fischer, accompagnati dalle loro delegazioni, hanno avuto un incontro che ha riguardato le relazioni bilaterali, in particolare quelle economiche. Tema centrale, molto probabilmente, la questione del segreto bancario, che potrebbe presto sparire in Austria e in Liechtenstein. Nel pomeriggio, al palazzo, si è tenuto un pranzo in onore del Principe e della Principessa che hanno poi visitato il Monastero di Klosterneuburg. ■


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F.C.

vò ad opporsi fu il Granduca Sergio Michajlovicˇ. Fisicamente era più forte degli altri. Ci diede del filo da torcere. Ci disse categoricamente che lui non sarebbe andato da nessuna parte, visto che sapeva che sarebbero stati uccisi tutti. Si barricò dietro l’armadio ed i nostri sforzi di tirarlo fuori erano inutili. Perdemmo tempo prezioso. Infine persi la mia pazienza e sparai al Granduca. Comunque feci fuoco con l’intenzione solamente di ferirlo lievemente e di spaventarlo fino a ridurlo alla sottomissione. Lo ferii al braccio. Non oppose più resistenza. Legai le sue mani e coprii i suoi occhi. Lo mettemmo nell’ultimo furgone e partimmo. Avevamo molta fretta: le prime luci dell’alba stavano già annunciando la mattina. Lungo la via il Granduca Sergio Michajlovicˇ ripeté nuovamente che sapeva che sarebbero stati uccisi tutti. ‘Ditemi

NON SOLO EKATERINENBURG

U

no degli aspetti meno noti della rivoluzione russa del 1917 - i cui nefasti effetti si fecero sentire per anni nel Paese, con veri e propri genocidi di intere popolazioni, specialmente nelle regioni più ostiche all’accettazione di quel nuovo, aberrante, regime comunista sovietico - è che lo sterminio comprese, oltre all’Imperatore ed alla sua Famiglia, anche molti altri esponenti della Dinastia Imperiale russa. Indubbiamente gocce, nel mare magno della crudele violenza rossa, ma che coinvolsero personalità anche non secondarie della storia russa, che riteniamo corretto ricordare. Non fu solo ad Ekaterinenburg che si compì il massacro della Famiglia Imperiale, ma anche altre località di quell’immenso ex-Impero videro l’uccisione di molti esponenti della Famiglia Romanov. Una di tali località fu la cittadina di Alapaevsk, negli Urali settentrionali. Qui furono concentrati e trucidati ben sei membri della Famiglia Imperiale, che non avevano voluto, convinti di non avere alcuna colpa, abbandonare le residenze abituali. Tra questi, il Granduca Sergio Michajlovicˇ , cugino primo del defunto Zar Alessandro III, che nel 1918 non aveva nemmeno 50 anni, essendo nato nel 1869, ed era coetaneo dello Zar Nicola II. Alla caduta della Monarchia il Granduca si trovava a Mogilev, sede del Comando supremo russo, proprio in compagnia di Nicola II e, di fatto, assistette all’abdicazione del Sovrano. Per alcuni mesi dopo la detronizzazione dell’Imperatore, il Granduca si trattenne a Mogilev, in una sorta di volontario esilio, tenendosi lontano dalla Capitale. Al principio del mese di giugno del 1917 però volle rientrare a Pietrogrado, dove rimase tranquillo per l’intera durata del governo Kerenski. Insieme al fratello Nicola continuò ad abitare nell’immenso palazzo Michajlovskij, di loro proprietà. Le cose iniziarono a cambiare nel novembre del 1917, a seguito del colpo di stato bolscevico, allorché venne promulgato un proclama che ordinava a

Granduca Sergio Michajlovicˇ tutti i membri maschi della ormai ex - Famiglia Imperiale di presentarsi negli uffici della polizia politica (la Ceka), per essere registrati. Compiuta tale incombenza, inizialmente venne loro richiesto di non abbandonare la Capitale ma dopo pochi mesi, nel marzo 1918, i Principi furono nuovamente convocati per essere informati che avrebbero dovuto lasciare Pietrogrado. Il Granduca Sergio venne destinato a Viatka (oggi Kirov), una cittadina degli Urali, verso cui partì il 4 aprile successivo. Formalmente era ancora a piede libero, tanto che poté raggiungere la stazione ferroviaria da solo, con una valigia accompagnato dal segretario personale, Feodor Remez, che non aveva voluto abbandonarlo. Insieme a loro partirono, con lo stesso treno, tre dei figli del defunto Granduca Konstantin Konstantinovicˇ (1858/1915), i Principi Ivan Konstantinovicˇ (1886/1918), Igor Konstantinovicˇ (1894/1918)), Costantino Konstantinovicˇ (1891/1918) ed il Principe Vladimir Pavlovicˇ Paley, figlio nato dal matrimonio morganatico del granduca Pavel Aleksandrovicˇ che, a sua volta, nel 1919, sarebbe stato fucilato nella fortezza dei SS. Pietro Paolo a Pietrogrado.

Giunti a Vjatka il Granduca venne alloggiato in una casa differente da quella destinata ad accogliere i Romanov più giovani. Inizialmente la situazione non fu delle peggiori, dal momento che, pur se formalmente prigionieri, erano liberi di muoversi in città e di partecipare alle funzioni religiose. Già a fine mese, però, le cose cambiarono, dal momento che il Soviet degli Urali decise un ulteriore trasferimento che portò i Granduchi a Ekaterinenburg, la stessa città in cui, come è noto, era tenuto prigioniero anche lo Zar Nicola II.

Granduca Konstantin Konstantinovicˇ In quella Città, dove giunsero dopo tre giorni di viaggio, i prigionieri furono alloggiati nell’hotel “Palazzo Reale” (quasi una presa in giro). Qui, dopo alcuni giorni, furono raggiunti anche dalla Granduchessa Elisabetta Feodorovna (1864/1918), sorella dell’Imperatrice, che dal

1905, dopo l’assassinio del marito, Granduca Sergio, Governatore di Mosca, aveva preso i voti monastici, fondando un convento di Suore ortodosse a Mosca, dove era stata arrestata. Anche ad Ekaterinenburg i prigionieri poterono godere ancora di qualche libertà, ma non riuscirono mai ad incontrare lo Zar. Con la metà di maggio, un altro trasferimento si rese necessario e la Guardia Rossa condusse tutto il gruppo di prigionieri ad Alapaevsk, negli Urali settentrionali, a quasi 200 km da Ekaterinenburg. Vi giunsero, in treno, il 20 maggio. Sarebbe stata l’ultima tappa di un viaggio che non sembrava avere mai fine. Qui la sistemazione logistica fu ben peggiore che nelle altre località. I Romanov vennero alloggiati in una scuola all’estremo limite della cittadina e ogni prigioniero, nelle stanze loro assegnate, ebbe in dotazione solo uno scomodo letto in ferro. Inoltre, inizialmente, vennero autorizzati a muoversi esclusivamente all’interno dell’edificio. Il Granduca Sergio ed il suo Segretario - che continuava a seguirlo - condivisero la loro stanza con il giovane Paley. Dopo qualche giorno la situazione sembrò migliorare, allorché furono autorizzati a muoversi nei limiti cittadini e a frequentare la chiesa. Fu un breve periodo, dal momento che, ben presto, iniziarono nuovamente le restrizioni. Ciò nonostante, i prigionieri ritenevano che sarebbe trascorso molto tempo prima di un altro trasferimento e pertanto, approfittando della breve estate russa, avevano iniziato a coltivare il giardino della scuola, piantando ortaggi, verdure e fiori. Invece, dopo il confinamento all’interno dell’edificio, venne anche edificato un recinto di filo spinato attorno alla scuola, che li isolò completamente dal resto del mondo. Ormai, anche la fine di quei prigionieri era stata decisa. Vassili Raybov, uno dei membri del locale Soviet, ha lasciato una drammatica, vivida, testimonian-

Granduca Ivan Konstantinovicˇ za, di ciò che avvenne la notte tra il 17 ed il 18 luglio 1918 (la stessa in cui venne massacrato lo Zar), ad Alapaevsk. “Era la notte tra il 17 ed il 18 luglio. Quando fummo sicuri che l’intera città era addormentata, silenziosamente entrammo dalle finestre nell’edificio scolastico. Nessuno notò la nostra presenza, loro erano tutti già addormentati. Entrammo attraverso la porta aperta nell’edificio dove dormivano le donne (la granduchessa era accompagnata da una consorella, che condivise con lei la sorte) e le svegliammo, dicendo loro in modo calmo di vestirsi velocemente perché dovevano essere trasportate in un posto sicuro a causa della possibilità di un attacco armato. Loro obbedirono in silenzio. Legammo le loro mani dietro le loro schiene e, bendatele, le conducemmo al furgone, che già stava aspettando vicino alla scuola, le facemmo sedere dentro e le mandammo verso la loro destinazione. Poi andammo nella stanza occupata dagli uomini. Raccontammo loro la stessa storia narrata alle donne. I giovani principi Konstantinovicˇ (figli di KR) ed il principe Paley obbedirono remissivamente. Li portammo fuori nel corridoio e li bendammo, legammo le loro mani die-

Principe Vladimir Pavlovicˇ Paley tro le schiena, e li mettemmo in un altro furgone. Avevamo deciso in precedenza che i due autocarri non dovevano viaggiare insieme. L’unico che pro-

Granduca Igor Konstantinovicˇ perché?’, chiese. ‘Non mi sono mai immischiato in politica. Amavo lo sport, giocavo a biliardo ed ero interessato di numismatica’. Lo rassicurai meglio che potevo. Anch’io ero molto agitato per tutte le cose che avevo passato quella notte. Nonostante il braccio ferito, il Granduca non si lamentava. Infine arrivammo alla miniera. Il pozzo non era molto profondo e come scoprimmo aveva il bordo su un lato che non era coperto dall’acqua. Al pozzo numero 7, il più profondo e lungo tra quelli inutilizzati, gli autocarri si fermarono. Bendati, i Romanov vennero obbligati a camminare su un tronco posto sopra il pozzo profondo circa 18 metri. Il granduca Sergio Michajlovicˇ, il più vecchio del gruppo, fu l’unico a disobbedire. Si gettò contro le guardie che gli spararono, uccidendolo sul colpo. Il suo corpo fu gettato nella miniera. I suoi parenti furono colpiti alla testa e gettati ancora vivi nel pozzo. Un paio di granate vennero quindi gettate dietro di loro. La bocca


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D.G.

I TANTI MERITI DELL’UNITÀ NAZIONALE LE BONIFICHE ED IL MIGLIORAMENTO AGRICOLO ED IGIENICO

I

Granduchessa Elisabetta Feodorvna, nata Principessa d’Assia della miniera venne riempita con cespugli secchi, cui venne dato fuoco finché non si fu sicuri di aver cancellato ogni forma di vita anche sotto terra”. Fu durante quei momenti, comunque, drammatici, che si verificarono fatti che, a distanza, di quasi un secolo, fanno ancora rabbrividire. È infatti certo che alcuni dei prigionieri gettati nel pozzo non morirono immediatamente ma anzi, alcuni sopravvissero per alcuni giorni, tanto che, una volta recuperati dai Bianchi i corpi, ci si accorse che addirittura, una o entrambe le due suore, avevano tentato di curare le ferite riportate nella caduta dai granduchi più giovani con bende tratte dalle loro vesti. Per di più, alcuni dei contadini della zona, che si trovarono a transitare nei pressi del macabro pozzo nei giorni immediatamente successivi al massacro, udirono, per giù giorni, levarsi canti religiosi dalla profondità della terra. Dopo poco più di due mesi la Città venne occupata dalle Armate bianche, che speravano di poter liberare i Romanov prigionieri, di cui si sapeva la presenza in loco. Purtroppo era tardi, ma alcuni agricoltori poterono indicare alle truppe anti rivoluzionarie dove erano stati gettati i prigionieri. Al principio di ottobre iniziarono le operazioni per riesumare i corpi dalla loro tomba. Il 10 ottobre

1918 venne recuperato il corpo del Granduca Sergio, riconosciuto in base agli abiti indossati ed ai documenti rinvenuti. L’autopsia rivelò che aveva una contusione sul lato sinistro della testa, ma la sua morte era stata causata da una ferita da arma da fuoco sul lato destro del capo. Al termine delle autopsie, i resti mortali dei Principi russi vennero collocati in semplici bare di legno e sepolti nella cripta della Cattedrale della Santa Trinità di Alapaevsk. Più tardi, poco prima che i comunisti rioccupassero la località, si pensò di esumare nuovamente le bare, che vennero portate ad Irkutsk, dove rimasero per alcuni mesi. Ma il peregrinare di quei poveri resti non terminò qui, tanto che nell’aprile del 1920, si trovavano a Pechino, nella cripta della Cappella dell’A mbasciata Russa in Cina. Di quei resti solo per quelli della Granduchessa Elisabetta e della consorella che l’aveva seguita nella vita come nella morte, Suor Barbara, si fece in tempo a procedere ad una nuova esumazione, per traslare le salme a Gerusalemme, dove ancora oggi riposano (la fotografia della Principessa Elisabetta, era l’unica foto che il nostro Re Vittorio Emanuele III, tenne sempre sul tavolo di lavoro, durante tutto il suo lungo Regno). Dopo la conquista del potere dei comunisti anche in Cina, durante la “rivoluzione culturale” la Chiesa venne distrutta e, al suo posto, sorge oggi un grande parcheggio. ■

l centocinquantesimo anniversario della proclamazione del Regno d’Italia ha portato nel 2011 ad una rievocazione e rivisitazione dei grandi problemi affrontati anche per controbattere una volta per tutte la violenta e faziosa polemica antirisorgimentale che dipingeva l’Italia, prima dell’unità, specie nel sud,come il paradiso terrestre. In questo quadro di rivisitazione documentata ed esaustiva della legislazione e delle realizzazioni impostate e condotte vi è una interessante pubblicazione del Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale sui “Percorsi di sviluppo in 150 anni di Italia Unita” dove si dà atto che “solo con l’Unità si ha l’attenzione verso la bonifica e l’irrigazione, cosicché la bonifica diviene un obiettivo di sviluppo su scala nazionale”, codificata nella legge fondamentale n. 869 del 23 giugno 1882, dovuta al ravennate Ministro dei Lavori Pubblici, Alfredo Baccarini, ingegnere idraulico, dove lo Stato si assumeva il 50% della spesa, gli Enti Locali il 25% ed i privati il residuo 25%, legge che

nella successiva n. 195 del 22 marzo 1900 assumeva le caratteristiche di Testo Unico, cui seguì l’approvazione di un importante regolamento, R.D. 8 maggio 1904 n. 368, in gran parte tuttora in vigore. Con questa legge viene così sancito il preminente interesse pubblico nella attività bonificatoria e questo in un Paese come l’Italia, purtroppo penalizzata in tante regioni, da vaste aree di dissesto idrogeologico, per cui in un’epoca ancora precedente alla Legge Baccarini, nel 1863 veniva programmata una cartografia geologica, con un Real Comitato Geologico, promotore fra gli altri, Quintino Sella, ingegnere, e valente mineralogista, oltre che oculato, anche se duro, Ministro delle Finanze. E se Re Umberto I è noto che aiutava, dalla sua cassa privata, i lavoratori “scariolanti”, che operavano alla bonifica della zona di Ostia e della foce del Tevere, anche Vittorio Emanuele III fu sempre attento a questi problemi agricoli, per cui è interessante vedere in que-

sta pubblicazione, la testimonianza fotografica di una visita, effettuata dal Re, il 25 aprile 1918, durante l’ultimo anno di guerra, alle bonifiche ravennate, compresi gli impianti idrovori, sui terreni di proprietà delle Cooperative Socialiste dei braccianti, dove a riceverlo furono i loro dirigenti, tra cui Nullo Baldini, che poi ne dettero notizia sul quotidiano “Romagna Socialista”. In tale occasione il Re ebbe parole di compiacimento per le vaste bonifiche compiute e per il modo in cui erano condotte. In conclusione crediamo utile riportare quanto scritto in questa pubblicazione, dall’Avv. Anna Maria Martuccelli, D.G. dell’ANBI: “ Dal Piemonte a tutta la pianura padana, alle lagune venete, alla Maremma toscana, all’Agro romano, alle paludi pontine, al bacino del Fucino, al Volturno, al Tavoliere delle Puglie, al Metapontino, alle piane calabresi, alla Sicilia ed ai Campidani della Sardegna, la bonifica idraulica e l’irrigazione si espandono lungo lo Stivale in forza di quella spinta che solo l’Unità d’Italia poteva determinare”. ■

M.M.

SPERPERI E PRIVILEGI REPUBBLICANI N

ell’Italia repubblicana accade che una ex pornodiva prenda la pensione per esser stata parlamentare ed aver versato contributi per solo cinque anni. I nostri lettori ricorderanno certamente come una delle più note deputate, col titolo di “onorevole”, del parlamento repubblicano sia stata la “ormai” ex pornostar Ilona Staller, altrimenti conosciuta come “Cicciolina”. L’intraprendente personaggio è stato deputato della repubblica dal 16 luglio 1987 al 22 aprile

1992, eletta nella lista del Partito Radicale di Marco Pannella. Tutti ricordano i suoi comizi, durante i quali si spogliava nelle piazze. Ebbene, quest’illustre rappresentante del mondo politico della repubblica italiana, inizierà a ricevere una pensione di circa Euro 3.000,00 al mese, grazie a quel breve periodo di attività, svolto come “onorevole”. Occorre anche ricordare come, dopo la sua elezione, l’onorevole Staller non abbia mai abbandonato la sua professione ed abbia

continuato a calcare le scene di teatri e film pornografici, nonché quelle di Montecitorio. Ora l’ex deputata Ilona Staller riscuoterà, per tutta la vita, la “pensione degli onorevoli”. I politici lo chiamano “vitalizio” ma il concetto non cambia. Questa “pensione speciale” spetta a “Cicciolina”, a partire dal compimento dei 60 anni, pur avendo pagato solo cinque anni di contributi. È anche da sottolineare che da quest’anno, le di-

DOLORE SOLO PER SE STESSI “Non dormo da due giorni. Mi manca mia madre ed è davvero doloroso non essere con i miei figli”. Questa la dichiarazione di Naw Kham, capo di una banda che nell’ottobre 20 11 rapì ed uccise 13 poveri ed innocenti pescatori cinesi sul fiume Mekong. Prelevato dalla cella nella prigione di Kunming, nel sud-ovest della Cina, e condotto alla camera della morte, l’assassino si è commosso per la sua sorte ma non ha rivolto il minimo pensiero alle povere vittime della sua follia omicida. ■

RAI O BBC? Tutto bene al ciclistico Giro d’Italia, vinto dal siciliano Vincenzo Nibali autore di una splendida prestazione. Peccato però che la RAI, Televisione di Stato, abbia espulso la lingua italiana sostituendola nelle didascalie della corsa con l’inglese; siamo così stati costretti a leggere “Leader of the race”, “Images from the arrival”, “Back of the ploton”, “Castle of ...”, “Front of the race”, “Chasing group”, “Maglia rosa group”, ecc., ecc. La lingua inglese sta sempre più imponendosi, ma rinunciare alla lingua italiana per di più in occasione di una nostra grande e classica manifestazione, ci sembra del tutto assurdo. ■

pendenti della Pubblica Amministrazione (e non solo quelle) non potranno più andare in pensione a quell’età. Inoltre, fra meno di tre anni, non potranno farlo neanche le altre lavoratrici: infatti l’età pensionabile delle donne italiane sarà innalzata gradualmente a 65 anni. I sacrifici di chi lavora e i privilegi della politica non mancano di fornire altre sorprese. In questo periodo di democrazia repubblicana, il trattamento economico della sessantenne “Cicciolina” spetta a ben 3.356 persone in tutta Italia e costa alle casse dello Stato ed alle tasche dei cittadini duecento milioni di Euro, quasi quattrocento miliardi di vecchie lire, all’anno. Si tratta, anche in questo caso, di deputati “a termine”. ■


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Juan Manuel de Prada (Corrispondenza romana)

AsiaNews (Corrispondenza romana)

L’ESPOSIZIONE MEDIATICA LEGGE ANTI-BLASFEMIA DI PAPA FRANCESCO PRIMO VIA LIBERA DELLA DUMA

L’

esposizione mediatica del Papa è un fenomeno che può sembrarci “normale” e che di fatto lo è, in questa fase della Storia; ma è un fenomeno talmente spettacolare che, inevitabilmente, riguarda la vita dei cattolici, se non nella sostanza della loro fede, almeno nel modo di viverla. Nel corso dei secoli un cattolico poteva vivere tranquillo pur senza sapere chi fosse il Papa di Roma, o poteva saperlo solo vagamente, ignorando se fosse grasso o magro, alto o basso, taciturno o chiacchierone, finissimo teologo o rustico pastore. Nel corso dei secoli, a un cattolico bastava sapere che a Roma vi era un uomo che era Vicario di Cristo in terra e che questo uomo, la cui successione era assicurata, custodiva il deposito della fede che professava, ereditata dai suoi predecessori. Nel corso dei secoli, un cattolico viveva la propria fede nella preghiera, nella frequentazione dei sacramenti e nella celebrazione comunitaria e gli unici insegnamenti che riceveva erano quelli che il parroco del suo villaggio elargiva dal pulpito e che gli trasmettevano i suoi antenati, al caldo del focolare. Così è stato dalla fondazione della Chiesa fino a pochi secoli fa e quella è stata l’età d’oro della Cristianità. Prima di arrivare a questa fase mediatica della Storia ci fu una fase intermedia, nella quale la diffusione della stampa permise a un cattolico curioso di conoscere le decisioni dei Papi sulle questioni di fede e morale mediante le loro encicliche ed, eventualmente, anche le difficoltà che il Papato attraversava nel contesto politico internazionale. Allora un cattolico conosceva l’immagine del Papa grazie alle immaginette e, se era un lettore avido di periodici e riviste, poteva farsi un’idea sommaria delle linee guida del suo pontificato. Una stragrande maggioranza dei cattolici, però, seguiva ignorando simili particolari, ma vivendo la propria fede in modo tradizionale: in comunione con i suoi compaesani e attendendo gli insegna-

L

menti del Parroco del proprio villaggio, sia che questi fosse un Santo sia che fosse un uomo di morale rilassata, perfino dissoluta; il cattolico comune riteneva tale questione piuttosto frivola, poiché gli bastava sapere che, Santo o libertino, questo Parroco mentre officiava la Messa era un “altro Cristo”. Era un’epoca nella quale le istituzioni stavano al di sopra delle persone che le incarnavano. Poi però è arrivata la fase mediatica della Storia e si è squilibrato tutto. Il Papa, all’improvviso, è diventato una figura onnipresente e il cattolico comune ha iniziato a conoscere intimità singolari su di lui: ha cominciato a sapere se il Papa soffrisse di gotta o di calvizie, se gli piacessero il calcio o gli scacchi, se fosse austero o sontuoso nel vestire, se indossasse scarpe di marocchino o di cordovano, se gli piacesse provare il cappello da mariachi o il tricorno che gli regalavano i fedeli che riceveva in udienza, o se declinava un così discutibile onore. Gli è stato detto che, conoscendo queste stravaganti intimità, il cattolico avrebbe potuto amare in maniera più completa il Papa, che in questo il Pontefice sarebbe potuto diventare più “umano”, più “vicino” e “accessibile”. Affermazione totalmente grottesca, poiché il Papa non ha altra missione sulla terra che essere Vicario di Cristo in terra e per avvicinarsi a Lui, per renderlo più “umano”, “vicino”, e “accessibile”, Cristo stesso ci ha già lasciato la ricetta: “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato”, eccetera. Non è

conoscendo intimità singolari del Papa che il cattolico si avvicina a Cristo, ma soffrendo con i “più piccoli” si imita Cristo. Bisogna chiedersi se, al contrario, questa onnipresenza mediatica del Papa non contribuisca alla disgregazione o al raffreddamento della fede del cattolico. Bisogna chiedersi se l’inseguimento mediatico del Papa, non tanto nelle sue decisioni su questioni che riguardano la fede e la morale, quanto nelle più disparate stupidaggini quotidiane, non generi una sorta di “papolatria”, del tutto estranea alla tradizione cattolica e molto più circoscrivibile al fenomeno fan provocato da cantanti, calciatori o attori. Bisogna chiedersi anche se questa esposizione mediatica tanto abusiva del Papa non generi una distorsione nella trasmissione di fede. Poiché se Cristo avesse desiderato che la fede venisse trasmessa “in grande” avrebbe inventato tutto d’un fiato il megafono, la radiofonia, le antenne ripetitrici, la linea Adsl, la Tdt e le reti sociali di Internet; e avendo potuto farlo, ha preferito che la fede si trasmettesse nel calore del rapporto umano, mediante piccole comunità che si sono ampliate attraverso la testimonianza personale e l’intrasferibile cuore a cuore dei suoi discepoli. ^^^ Occorre precisare che non tutti sono d’accordo e che molti, ritengo la grande maggioranza dei fedeli, vedono in un Pontefice più “umano”,“vicino” e “accessibile” una “esposizione al passo dei tempi”, utile per la Chiesa. Il Direttore ■

a Duma di Stato (la camera bassa del parlamento russo) ha approvato in prima lettura la bozza della cosiddetta “legge contro la blasfemia e atti che offendono il sentimento religioso”. Il documento (criticato dai difensori dei diritti umani, ma che ha l’appoggio del Patriarcato russo-ortodosso e delle comunità di minoranza più influenti) prevede un inasprimento delle pene per chi offende i valori religiosi o commette azioni ritenute sacrileghe in luoghi di preghiera. I promotori dell’iniziativa legislativa dicono che lo scopo è difendere i valori tradizionali della Russia, dove Chiesa e religione a loro dire - sono prese di mira da una vera e propria “propaganda anti-religiosa organizzata da nemici esterni al Paese”. Esempio massimo di tale teoria sono le Pussy Riot, la band femminista che, a inizio 2012, ha inscenato una breve preghiera punk antiPutin nella Cattedrale di

SAGGI E SANTI Dopo i 10 “saggi” nominati ad aprile da Napolitano, che non abbiamo capito come abbiano esercitato la loro “saggezza” al di fuori dall’aver fatto guadagnare un po’ di tempo al Presidente della repubblica, adesso è scoccata l’ora dei 35 “saggi” nominati a giugno dal Capo del Governo Enrico Letta, quali consulenti dell’esecutivo per cambiare la Costituzione. Dopo l’orrore ed il baratro in cui hanno fatto cadere l’Italia governi di centro, centro-destra e di sinistra, per rialzarci occorrono anziché pareri di “saggi”, miracoli di “Santi”. ■

IL CROLLO Dopo averlo illuso a seguito dei 4.677 voti attribuitigli nelle “quirinarie”, nonché dei cartelli “L’Italia urla Rodotà presidente” esibiti dai grillino davanti a Montecitorio, di poter diventare presidente della repubblica, Bep-

Mosca. Per quel gesto, due dei suoi membri scontano oggi due anni di detenzione in campo di lavoro. Durante il processo sono state accusate di aver offeso proprio il sentimento religioso dei fedeli. Cosa per cui le ragazze hanno chiesto scusa, ribadendo che si trattava di una protesta di carattere politico. Per Yaroslav Nilov - capo della Commissione sociale e religiosa alla Duma e coautore del disegno di legge - proprio il caso Pussy Riot dimostra che il credo tradizionale del Paese ha bisogno di una legislazione adeguata a proteggerlo. Nilov, membro del partito nazionalista liberal-democratico, ha assicurato che “nessuno vuole la ripetizione dei gulag”. Il documento alza le multe dagli attuali 1.000 rubli (32 dollari) a 300 mila rubli (10 mila dollari) per “insulti pubblici alla fede e umiliazione durante i servizi liturgici”. Crimine che potrebbe costate anche fino a tre anni di reclusione o a 200 ore di lavoro socialmente utile. Per

pe Grillo ha dato il benservito a Stefano Rodotà, che lo aveva criticato, dedicandogli nel giorno in cui ha compiuto 80 anni, questo “delicato” pensiero “Rodotà è un ottuagenario miracolato dalla Rete, sbrinato di fresco dal mausoleo dove era stato confinato dai suoi”. ■

SCAMBIO DI COMPLIMENTI Secondo qualcuno questa è politica. La ministra Josefa Idem rivolta a Beppe Grillo: “Patacca”; risposta via web del Movimento 5 Stelle:“regina delle fogne” e di Grillo “Gridare Forza Italia alle partite di pallone ha un gusto un po’ di destra ma portare una canoista al governo, un po’ tedesca, è da scemi più che di sinistra”. Replica di Mara Carfagna del PDL: “È l’ultimo e drammatico colpo di coda di un leader fallito a capo di un progetto politico sgangherato e pericoloso”. A presto la prossima puntata. ■

la profanazione e la distruzione di oggetti religiosi, in luoghi di culto e nei pellegrinaggi, le multe vanno da 10 0 a 50 0 mila rubli, lavoro obbligatorio fino a 400 ore o fino a cinque anni di detenzione. Il Consiglio presidenziale per i diritti umani aveva già criticato lo scorso novembre la formulazione troppo vaga della proposta di legge contro la blasfemia, che potrebbe provocare numerosi errori giudiziari. Alle critiche ha risposto Mikhail Markelov - deputato del partito di maggioranza Russia Unita e altro autore della bozza di legge - snocciolando i dati di un sondaggio dell’istituto statale Vtsiom, secondo il quale l’82% dei russi è a favore dell’iniziativa legislativa, soprattutto dopo il susseguirsi di atti vandalici contro simboli religiosi: dall’imbrattamento di icone, fino a Croci divelte e spezzate in diverse zone del Paese. ■

DA RINCHIUDERE Paride Leporace, nominato a gennaio direttore della Lucana Film Commission con il voto favorevole del Presidente della Regione Basilicata, Vito de Filippo, dei Sindaci di Potenza e Matera, Vito Santarsiero e Salvatore Adduce, e del Presidente della Provincia di Potenza, Piero Lacorazza, tutti e quattro del Pd, commentando le manifestazioni di centinaia di migliaia di Francesi contro i matrimoni gay, ha scritto su Twitter “Coloro che contestano le nozze gay sono parenti stretti di chi violentò Franca Rame”, aggiungendo che esistono “affinità ideologiche” tra chi professa Dio, patria e famiglia e chi violentò la moglie di Dario Fo, recentemente scomparsa. Se esistessero ancora i manicomi Leporace vi dovrebbe venir rinchiuso d’urgenza. ■


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Giovanni Durando

LUIGI EINAUDI INTIMO RICORDO DI UN GRANDE ECONOMISTA MONARCHICO CHE FU PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Q

uando - dopo esserne stato allievo alla Facoltà di Giurisprudenza di Torino - accompagnavo come suo assistente il Prof. Einaudi negli anni 1938-1940 sotto i portici di Via Po e su fin nelle modeste stanzette del Laboratorio di economia politica Cognetti De Martiis fronteggiante il Palazzo dell’Università, mi sentivo a mio agio per quel gran merito del Maestro nella conversazione alla portata di ogni interlocutore: dal cattedratico al manovale. Il discorso cadeva fra noi sul più recente editoriale di una delle riviste economico-finanziarie, o su un aspetto meno noto di un economista del ’700 tra quelli a lui cari, o magari su qualche punto della politica finanziaria del tempo: punto su cui egli d’accordo o meno che fosse sul terreno squisitamente dottrinale, diceva il suo parere asciutto e tagliente di uomo libero e coscienzioso.

Giunti all’ultimo piano dell’edificio e sorpassata la soglia, si entrava assieme in quella biblioteca dai soffitti bassi e dalle stanze piuttosto buie per dirigersi verso dove si trovava una stanza con non più di sei-sette studenti, in attesa di un ristretto “seminario” di storia delle dottrine economiche che integrava il corso ufficiale del Prof. Einaudi: un “seminario” praticamente quasi privato, che raccoglieva i “fedelissimi” tra coloro che, appassionati della materia, non erano sazi del corso di Einaudi in tema di Scienza della finanza e diritto finanziario e di quello di Jannaccone sull’economia politica, ma anelavano centellinare un prodotto più fine. Stavamo silenziosi, tutti seduti attorno ad un tavolo di legno scuro, il Professore a capo di esso. Se qualcuno era inopinatamente assente, egli ne chiedeva notizie, interessandosi della sua salute o commentando benevolmente l’eventuale contrattempo. Quindi tirava fuori di tasca alcuni

foglietti, li aggiustava per benino avanti a sé con un tocco delicato delle mani, quasi carezzandoli. Infine, schiarendosi la voce e portandosi il fazzoletto ai margini della bocca con gesto abituale egli - che oratore non era - cominciava la sua lezione come un racconto. Ed era davvero la sua lezione un piacevolissimo racconto anche quando ci introduceva addentro ai meandri di un trattato sulla moneta o di una monografia sul commercio dei grani. Come nipoti attorno al nonno, tutti noi apprendevamo dalla sua bocca e dai suoi occhietti bonariamente maliziosi una semenza - non per nulla quella era un “seminario” - che costituiva il metodo del suo insegnamento straordinariamente efficace ai fini della nostra formazione scientifica ed umana, della mente come del carattere, della quadratura intellettuale come della moralità. Einaudi ebbe invero - io credo - la capacità non soltanto dottrinale ma morale di superare gli schemi dell’economia classica di cui si era imbevuto essenzialmente nella sua preparazione remota, assimilando Smith, Ricardo, Mc Culloc. E li superò portando la scienza a contatto con lo spirito dell’uomo: cosicché non soltanto quando spiegava l’economia pratica, ma pur quando saliva l’erta dell’economia pura, il suo dire, il suo scoprire, il suo ragionare logico non avevano la freddezza della legge fisica o della dimostrazione matematica (egli infatti era alieno dalle impostazioni matematiche). Si libravano invece nel calore umano tipico delle conquiste autentiche. Del resto, che cos’era mai quella sua “mania” dei conti familiari giornalieri, tenuti fin dal primo dì delle nozze, in collaborazione preziosa con la Signora Ida? Era ordine di vita e di costume. Quanti all’epoca e ancora oggi si comportano così? Pochi sicuramente, e quei pochi sono scherniti dal-

Luigi Einaudi nella Tenuta San Giacomo in Dogliani, circondato dai nipoti. la maggioranza, quella maggioranza per cui Einaudi non aveva particolari tenerezze, non essendo certo per lui la quantità atta a stabilire la “quiddità” dei problemi tecnici o sociali o morali. Un uomo severo come lui - severo soprattutto con se stesso - non poteva sicuramente indulgere all’opinione dei più come tale. In sostanza, per Einaudi, erano da tenere in considerazione soltanto le opinioni valide. Provenendo dal popolo, pur tuttavia egli fu, nella sua semplicità, trasparenza e acutezza, un “aristocratico” dello spirito. E a questo suo “essere” improntò tutta la sua vita. In un quadro siffatto, è facile immaginare quel che lo fecero soffrire nel dopoguerra gli Italiani lanciati a corpo perduto verso l’arrembaggio o l’arrivismo. E di questa sofferenza v’è profonda traccia nei suoi “messaggi” alle Camere e nelle sue “prediche inutili”. Se nelle sue lezioni e nei suoi “seminari” il Prof. Einaudi fu un Maestro di dottrina e ancor più di vita - cosa rara , quest’ultima, nel campo dei cattedratici universitari; se il suo nome di economista e di scienziato della finanza si staglia su tutti gli altri per l’impronta morale ch’egli seppe dare alla sua produzione scientifica in un campo che, prima di lui, era ritenuto dalla genera-

lità degli studiosi (tranne che dal Toniolo, ma con più modeste impostazioni), se non negato alla morale, quanto meno neutro sotto questo aspetto; se la sua probità politica lo fece sempre considerare, più che un liberale, un uomo superiore alle fazioni e che pertanto “faceva parte per se stesso” alla maniera dantesca; se tutto ciò è vero. Einaudi fu però più intimamente - di fronte a sé e a chi lo frequentò e stimò - un bibliofilo e un agricoltore. La sua biblioteca, chi come me l’ha vista da vicino nella sua Dogliani non la può dimenticare: un’opera costruita pezzo su pezzo, con le proprie mani, iniziata dal piccolo Luigi giovanissimo. Un amore, il suo per i libri, specie rari, non morboso, ma semplice, quieto, profondo come l’anima sua. Tutto veniva da lui catalogato con criterio squisitamente personale: tomi ricercati a lungo; poi meditati e chiosati; posti, tolti, riposti lungo gli anni in quei suoi scaffali dopo averli scoperti nelle sue metodiche visite nei negozi di antiquariato librario, nella vecchia Torino, in Via Principe Amedeo o in Piazza San Carlo, accompagnato dalla sua inseparabile sposa e ispiratrice. Mi pare ancora di vederli i coniugi Einaudi, così reciprocamente sovrabbon-

danti di spirituale amorosità, camminare a braccetto per le vie del Centro, nell’inquadratura delle case settecentesche, su cui spiccano spesso le lapidi che ricordano i natali di certi personaggi, noti e ben noti, dal Marochetti a Massimo d’Azeglio. E non è senza significato che la biblioteca Einaudi, divenuta “Fondazione”,sia oggi allogata e a disposizione di tutti nel Palazzo d’Azeglio, appunto, in Via Principe Amedeo. Quanto alla terra, egli l’amò con l’attaccamento del contadino e con la generosità del poeta. Come la sua impareggiabile biblioteca, anche la Tenuta San Giacomo in Dogliani (siamo in provincia di Cuneo, dov’egli era nato nella vicina Carrù) fu costruita da lui pezzo per pezzo. Nella sua visione, l’ordine della vita genera il risparmio e il risparmio impiegato nella terra genera la ricchezza non vistosa, ma sicura: anche il risparmio di chi compera pur quando non è in grado di pagare subito l’intero prezzo, ma si propone, con la morigeratezza quotidiana, procurandosi un prestito con la cosciente certezza di soddisfarlo a tempo debito, di raggiungere il traguardo stabilito. Einaudi aveva in grande stima il proverbio dei vecchi: “la terra non tradisce mai”.

Egli soleva dire che la rigorosità dei suoi ragionamenti teorici difficilmente lo avrebbero portato a cimentarsi con successo nel campo pratico dell’economia: come a dire che egli non si vedeva nei panni dell’imprenditore commerciale. Forse la sua modestia a differenza della prosopopea di tanti odierni politici o economisti o imprenditori di alto rango - gli impediva di avere un’opinione esatta delle sue capacità. Certo è che anche a concedere che non avesse le attitudini di un “imprenditore commerciale”, Einaudi fu sicuramente un grande imprenditore agricolo. La sua Tenuta San Giacomo, sita nella patria del dolcetto e del nebbiolo, era un vero “modello”. E non è a credere che egli ne dirigesse le sorti da lontano o quanto meno “a tavolino”: pur amando contemplarla e farla contemplare dagli amici da un belvedere nei pressi della casa, Einaudi si inoltrava di frequente nei campi e nelle vigne con il suo fattore per verificare da vicino la situazione, per controllare una nuova coltura, per stabilire con aderenza alla realtà dei luoghi l’opportunità o meno di un impianto nuovo o di una rotazione agraria più o meno lunga. In materia di vitigni e di vini, egli era un grande esperto: un Maestro quanto meno pari a quello che era sulla cattedra universitaria. Questo Einaudi intimo - visto a tanta distanza di anni dal suo operare - può aiutarci a credere e ad agire in nome di certi valori oggi tanto scoloriti, in specie agli occhi delle nuove generazioni. Se quindi qualche politico vero, e quindi uomo raro, o qualche padre di famiglia, o un giovane valido che sia attratto verso un modo di vita ordinato e per ciò stesso aperto verso sicure mete; o qualche educatore di vocazione autentica che cerchi ispirazione per formare in profondo i propri discepoli; se c’è qualcuno che abbia siffatti orientamenti, penso che costui potrebbe attingere dottrina, metodo ed esempio da Luigi Einaudi, da quest’uomo semplice ma sostanzioso, che aveva capito come le vere “riforme” devono cominciare da sé stessi. ■


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ITALIA REALE - 7/2013

SOSTA IN LIBRERIA A cura di G.V.R.

150º SOLDATI A TORINO Storia, tradizione e Raduni di Franco e Tomaso Cravarezza, Centro Studi Piemontesi - Ca dë Studi Piemontéis, Via O. Revel 15 - 10121 Torino, tel. 011/53.74.86, fax 011/ 53.47.77, info@studipiemontesi.it, pagg. 498, gennaio 2013,Tipostampa Moncalieri (TO).

L’amico Generale di Corpo d’Armata Franco Cravarezza con il figlio Tomaso, S. Tenente Ei-Smom, ricercatore di storia, sono gli autori di questo imponente, interessante e splendido volume che riassume in modo chiaro, sintetico e completo la Storia e le Tradizioni Militari del Piemonte. Tutte le Armi ed i Corpi delle nostre Forze Armate sono rappresentati ed adeguatamente illustrati con vivacità, precisione ed entusiasmo. Completa l’opera la descrizione particolareggiata dei numerosi Raduni delle varie Armi e Corpi dell’Esercito, della Marina e dell’Aeronautica, nonché dell’Assoarma (che hanno formato oggetto di ampi servizi fotografici sui numeri di luglio e ottobre 2011 del nostro Mensile). Imponente e di grande interesse oltre che perfetta sotto il profilo tecnico anche la riproduzione di quadri, stampe, documenti e fotografie. Franco Cravarezza rievoca da par suo la storia dei Soldati italiani legati indissolubilmente a Torino, culla del nostro Esercito. Dai Granatieri di “A me la Guardie” e “Bogianen”, ai più prestigiosi Reggimenti di Cavalleria, dai primi Reggimenti di Artiglieria ai baldi Bersaglieri, agli austeri Carabinieri ed agli ardimentosi Alpini. Sorsero a Torino anche l’Aeronautica, la Guardia di Finanza, le più illustri Scuole e Accademie Militari, gli Stabilimenti lega-

ti alla produzione bellica e gli Arsenali, la Sanità Militare, gli Autieri e persino i Genieri. E Torino fu sempre legata con il cuore e con l’anima ai Soldati e lo dimostrano gli innumerevoli monumenti, vie, targhe, ecc. dedicati alla nostra Storia, ai Sovrani Sabaudi, comandanti supremi ed ai tanti militari di qualsiasi grado, dal Generale al semplice militare di truppa, che diedero prova del loro valore sui campi di battaglia. Ma lo dimostrarono anche tutti i Torinesi, senza distinzione di parte che esposero il Tricolore a Torino, la città più imbandierata, in occasione del 150° anniversario del Regno d’Italia. Girando per Torino si vedono ancora numerosi Tricolori sventolare da case private il che dimostra che il patriottismo com’è giusto non deve limitarsi a particolari occasioni, ma deve rimanere una costante di vita. I validi autori hanno messo in rilievo l’apporto determinante dato in ogni tempo dai nostri militari all’Unità d’Italia, conquistata e difesa sui campi di battaglia, ma anche il loro essenziale contributo nella realizzazione di un’unità morale dovuta al servizio militare che portò giovani settentrionali nel mezzogiorno, e giovani meridionali in settentrione, nonché l’esempio, gli insegnamenti e la disciplina che seppero trasformare dei ragazzi in uomini. Un volume da non perdere per chi ama la Patria Italia

STELLETTE DI BRONZO Monumenti e targhe militari a Torino dal Risorgimento a oggi di Leonardo Mastrippolito e Franco Cravarezza, C.I.I. Editore, Via S. Domenico 28 - 10122 Torino, tel. 011/561.30.59, fax 011/561.14.81, pagg. 150, Euro 15,00.

L’A rchitetto Leonardo Mastrippolito, funzionario tecnico del Comune di Torino, addetto alla conservazione e salvaguardia dei monumenti e fontane storiche torinesi, nonché dei beni artistici, ed il Generale di C.A. Franco Cravarezza hanno dato alle stampe questo volume di grande formato e riccamente illustrato, nel quale sono riportati e descritti i monumenti dedicati all’Alfiere Sardo, al Duca d’Aosta Emanuele Filiberto,alle Vittime di Nassirya ed ai Caduti Militari Torinesi nonché alle Armi ed ai Corpi delle nostre Forze Armate. Il Generale Cravarezza fin dall’epoca nella quale era Comandante della Regione Militare Nord si era proposto di realizzare un compendio dei numerosi Monumenti e targhe che la Città di Torino aveva dedicato ad eventi militari e a personaggi benemeriti della nostra Patria. Il 150° anniversario della costituzione del Regno d’Italia ha rappresentato l’occasione per realizzare questo progetto che riunisce in un unico testo i principali Monumenti che rievocano le glorie della nostra Patria ed i sacrifici ed il valore delle nostre Forze Armate. Le immagini dei Monumenti sono accompagnate dall’ampia riproduzione fotografica di Militari, targhe e cimeli ed altresì da significative ed accurate note storiche relative ai singoli Armi e Corpi.

Dobbiamo alla cortesia della Sig.ra Maria Clotilde Novo Oberto, studiosa di storia patria, questo interessante volume, corredato da numerose e belle fotografie a colori ed in bianco e nero, nel quale il valido Autore ha rievocato le battaglie di confine della Seconda guerra mondiale dal 10 al 25 giugno 1940, nonché le vicende avvenute nel periodo dal 25 aprile all’ 1 maggio 1945. Il dispositivo bellico italiano era predisposto esclusivamente alla difesa e Mussolini dopo vari ripensamenti aveva disposto che in caso di guerra con la Francia il nostro Esercito dovesse tenere un “contegno assolutamente difensivo, sia in terra che in aria”. Nemmeno gli aerei “potranno sorvolare il territorio francese. Nè la fanteria, né l’artiglieria debbono aprire per prime il fuoco”. La notte tra l’11 ed il 12 giugno Torino e Genova vennero bombardate da aerei provenienti dall’Inghilterra.

A questo punto Mussolini si irritò e ordinò bombardamenti di rappresaglia sulla Francia che ovviamente reagì per cielo ai bombardamenti, per mare con attacchi navali alla costa ligure e per terra con scontri limitati. Poi i combattimenti aumentarono di intensità. Intanto il Generale Petain subentrava al Presidente francese Reynaud. Le nostre Forze Armate entrarono in azione lungo tre direttrici: al Piccolo San Bernardo, al Colle della Maddalena e lungo la Riviera ligure. I francesi resistettero duramente mentre le nostre truppe incontrarono difficoltà a causa dell’impreparazione, della scarsezza di mezzi e del clima avverso. Dopo alterne vicende la Francia si arrese alla Germania il 21 giugno 1940. Cinque giorni dopo firmò l’armistizio con l’Italia che occupò una fascia di territorio che andava da poche centinaia di metri ad una profondità massima di 15 Km dal confine.

Verso la fine della guerra, tra il 25 aprile ed il 1 maggio 1945, i francesi attaccarono le vallate piemontesi e tentarono di annettersi la Valle d’Aosta, l’Alta Valle della Dora Riparia, la zona di Pinerolo e l’Alta Val Varaita. Per ostacolare la nostra difesa il governo gollista fece internare i partigiani italiani che ripiegavano oltre confine per sottrarsi all’offensiva germanica e della RSI ponendo loro la scelta tra l’arruolamento nella Legione Straniera e la prigionia al pari dei tedeschi. La penetrazione delle truppe francesi tra le quali vi erano reparti africani che si proponevano di arrivare a Torino, venne impedita dagli italiani. Il Trattato di Pace (10 febbraio 1947) assegnò alla Francia una piccola porzione del Colle del Piccolo San Bernardo, l’altopiano del Moncenisio, la Valle Stretta, lo Chaberton, gli ex territori reali di caccia in Val Tinèe e Vèsubie, e l’intera alta Val Roya con Tenda e Briga. ■

BATTAGLIE DI CONFINE DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE in Valle d’Aosta, Piemonte, Riviera Ligure 10/25 giugno 1940 di Mauro Minola, Susalibri, Editrice per la Valle di Susa, Piazza XXV Aprile 2 - S. Ambrogio (TO), tel. 011/93.96.62 (www.susa libri.it - e-mail: susalibri@satnet.it), pagg. 159, Euro 8,90.

Dal periodico di informazione “Il Resto del Paesino”, diretto dal Dr. Vittorio Croce, con sede presso la Biblioteca Comunale di Cisterna d’Asti (e-mail: ilrestodel paesino@gmail.com) riportiamo l’articolo “Bolle Vittoria: una cisternese al servizio di Casa Savoia”, pubblicato sul n. 35/2013, scritto da alunni della classe II, ora IV, con la supervisione dell’insegnante Prof. Laura Mo, nell’ambito del progetto didattico “L’Unione fa Cisterna”. ■


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CASELLA POSTALE N. 1

ANCORA UNA VOLTA Spett.le Redazione, ancora una volta l’istituzione della Corona, la tanto criticata Monarchia, batte l’istituzione repubblicana sotto ogni punto di vista! E non lo si dice per anacronistico attaccamento alla storia passata, ma per i fatti concreti ben visibili dai reportage dei cronisti per il recente evento di Amsterdam. La notissima città simile alla nostra Venezia per i canali e giochi d’acqua, meglio nota per divertimenti e Personaggi illustri come Anna Franck ed il pittore Van Gogh, ha ospitato una cerimonia unica per questi tempi, dopo 123 anni l’ascesa al Trono del Principe ereditario, che interrompe una lunga tradizione di Regine amatissime in quella piccola Nazione dei “mulini a vento”. L’Olanda ha accolto un Sovrano quarantenne, accompagnato da una Regina di origine argentina come il nostro attuale Pontefice, e la presenza di tre piccole Principessine, che assicurano la continuità del Regno. Non siamo romantici o sognatori a tutti i costi, ragioniamo con i paragoni della nostra povera Italia, costretta alla rielezione di un quasi novantenne come Presidente al Quirinale, prima volta che si assegna un secondo mandato alla stessa persona, nell’impossibilità di trovare uno degno di tale incarico, al di sopra delle parti politiche e cosciente di operare per il bene comune, senza essere favorevole a larghe intese, inciuci o peggiori complotti. Ribalta prepotente all’attenzione della gente comune, la fortuna dei Popoli europei retti da una Monarchia, dove il “mestiere” si insegna fin da piccoli, con istitutori e programmi ben realizzati, al fine di ottenere un dignitoso rappresentante della Nazione simbolo di tutti.

Inoltre, in caso di necessità improvvisa o malattia grave, si fa presto ad abdicare e passare il Trono al discendente prescelto, per evitare traumi o gravi problemi, proprio in momenti di crisi economica internazionale. Mi han fatto pena i commenti dei cronisti italiani, che subito devono sottolineare il costo dell’evento in milioni di euro, ma nessuno di loro si permette di ricordare quanto costa il mantenimento del Quirinale per sette anni affidato ad un politico! Gli olandesi hanno festeggiato? evviva Iddio che se lo possono permettere, feste ultra popolari, nelle vie, nelle piazze, allegria e brindisi, senza violenze e danni; da noi le uniche feste che coinvolgono l’intera Penisola sono solo in occasione dei Mondiali di calcio con sfilate di Tricolori e colpi di clacson! Rendiamoci conto di come ci fanno vivere male, con problemi gravi, stati depressivi e violenza serpeggiante, ultimo caso eclatante davanti a Palazzo Chigi, e chi ci rimette? sempre l’onesto Carabiniere o il Poliziotto di turno per uno stipendio da fame! Noi Monarchici abbiamo ancora una speranza nel cuore che ci rende felici e grati nel festeggiare l’Olanda con sentimenti puri verso quella grande Regina Beatrice. Chi vive sognando la “repubblica democratica fondata sul lavoro” può vedere i risultati che ha portato finora dopo 67 anni dal contestato referendum istituzionale. Cordialmente. Cav. Carmine Passalacqua (Alessandria)

SOLIDARIETÀ AGLI STRITOLATI Caro Direttore, premesso che nel segreto dell’urna ciascuno vota come vuole, sarebbe sacrosanto garantire a chiunque equità e giustizia. Ho partecipato sia alla manifestazione di Roma che a quella di Brescia, insieme ad amici di Pinerolo (TO), in solidarietà con Silvio Berlusconi e con tutti coloro che vengono stritolati dalla burocrazia e dallo strapotere giudiziario: giornalisti (me compresa), detenuti in attesa di giudizio, ecc. Non è giusto che esistano caste

da cui dipendono la serenità e la dignitosa sopravvivenza di migliaia di persone che rischiano di venire rovinate se cercano di rivendicare i propri diritti. Quanto denaro pubblico viene sperperato per processare un leader politico (a mio avviso innocente) mentre assassini, rapinatori e stupratori restano liberi, impuniti? Si finge di nulla per quanto concerne la prostituzione minorile/infantile lungo le strade; si tace di fronte ai bimbi costretti all’accattonaggio; si glissa davanti al fenomeno del turismo sessuale; si tollera che troppi bambini vengano tolti ai genitori e rinchiusi nelle case famiglia ..., ma si bersaglia un personaggio in vista che non ha certo bisogno di ricattare o sfruttare chicchessia. Quanti pesi e quante misure!! Ci siamo addormentati in democrazia per risvegliarci in dittatura. Troppe donne denunciano invano per poi venire uccise dai loro persecutori; chi subisce mobbing asfissiante in ufficio o maltrattamenti casalinghi non trova ascolto. Coloro che incoraggiano giustamente le donne a denunciare, spesso non garantiscono poi casa e lavoro perché possano davvero cambiare direzione alla propria esistenza. Nessuna signora o signorina ha mai denunciato l’ex premier, anzi, le dichiarazioni di Ruby, che non era certamente una bambina, lo scagionano: ha ricevuto solo aiuti. L’eventuale vita privata, affettiva e sessuale di persone consenzienti non deve diventare oggetto di indagine. Il leader del centro destra non ha certamente bisogno di organizzare cene affollate per fare nuove conquiste. Di recente, ospite della trasmissione “Quinta Colonna”, Silvio Berlusconi ha offerto immediato sostegno alle famiglie in difficoltà ospiti del programma. Lo ha fatto con perfetto spirito solidale, senza indagare, cavillare, pontificare come fanno troppe associazioni, pronte ad accettare contributi, ma assai meno ad elargirne. Quanti politici, di destra e di sinistra, dimostrano il medesimo altruismo? Eppure, tutti i nostri governanti, e sovente anche i nostri amministratori comunali senza distinzione sarebbero perfettamente in grado di supportare gli Italiani di tasca propria, invece di perdersi in discorsi inter-

minabili. Provate a dire loro che siete subissati di bollette: cambieranno discorso, scapperanno, vi diranno che i vostri guai dipendono da voi stessi. Qualche giorno fa ho ricevuto il periodico della comunità valdese a cui appartengo.Triste la cavillosa parsimonia che trasuda dal pezzo dedicato alla diaconia, cioè all’aiuto dei più deboli … Si parla di budget, di saper dire di no, di indagini da completare prima di corrispondere un minimo. Mille calcoli, mille balzelli! Anche le Chiese di altro colore sanno chiedere, ma in quanto a dare il discorso è diverso. Grazie se potrà pubblicare questa mia. Cordialmente. Giornalista Edi Morini (Torre Pellice - TO)

UN PRIMO MAGGIO DIVERSO Caro Direttore, il primo maggio scorso, mi trovavo a Yalta, in Crimea, regione autonoma dell’Ucraina, sullo splendido lungomare di questa città quando sento avvicinarsi il suono di una banda ed un imponente corteo ricco di centinaia di bandiere, moltissime azzurre, che la guida turistica dice essere quelle del partito autonomista, altrettante giallo-azzurre dell’Ucraina e varie altre evidentemente di associazioni e simili. In fondo in fondo, quasi separati dal resto del corteo di mille e più persone, un gruppo di una cinquantina di anziani con una decina di bandiere rosse con falce e martello che sfilano nel silenzio della folla assiepata ai due lati della passeggiata. Evidentemente in Crimea i nostalgici sono pochi e del resto sia in Crimea che a Kiev, le guide avevano solo parole di condanna del regime sovietico, e le Chiese, ormai riaperte e restaurate, molte delle quali erano state trasformate a suo tempo in Musei dell’ateismo, magazzini, ecc., vedono un afflusso costante di fedeli anche perché quest’anno gli ortodossi celebravano la Pasqua il 5 maggio e quindi quella era la loro “settimana santa”. In diverse di queste Chiese vi erano anche ritratti dello Zar Nicola II, beatificato dalla Chiesa Ortodossa, ed in ogni occasione in cui vi era motivo di parlare dell’ultimo Zar, o perché fosse un suo palazzo, come nel caso di Liva-

dija, vicino Yalta, sede nel febbraio del 1945 del famoso incontro Churchill, Roosevelt e Stalin, o perché avesse visitato quella Chiesa nel 1916, l’ultimo anno prima della rivoluzione, come nel caso della Cattedrale della città di Eupatoria, il tono era sempre estremamente rispettoso, con note di nostalgia e rimpianto, senza dubbio anche motivate dal tragico ed inumano assassinio di tutta la Famiglia imperiale, Zar, Zarina, Zarevic ancora ragazzo e le tre splendide Principesse, perpetrato dai bolschevichi. Infine per quanto riguarda il disastro avvenuto nella centrale atomica di Chernobyl, a Kiev vi è un museo, dove è documentata non solo la leggerezza e l’incapacità della dirigenza locale una volta avvenuto lo scoppio, ma il silenzio della stampa del regime sovietico per alcuni giorni ed anche dopo le corrispondenze parziali, mentre vigili del fuoco e soldati lottavano eroicamente per cercare di limitare ulteriori danni. In conclusione è auspicabile che i nostri esponenti della SEL (sinistra, ecologia e libertà, mai vi fu più incongrua unione di termini!) e della Rifondazione comunista effettuino dei viaggi di “istruzione” in Russia, ed anche particolarmente in Ucraina, nella speranza che, sia pure tardivamente, si convertano alla vera ecologia ed alla vera libertà. Cordiali saluti. Dr. Ing. Domenico Giglio (Roma)

CHISSÀ CHI LO SA Egregio Signor Direttore, l’autorevole Suo Mensile ha dato spazio ad una mia segnalazione, riguardante le fugaci apparizioni televisive di intrusi durante varie riprese esterne a Roma, solitamente nell’area circostante i cosiddetti “Palazzi del Potere” (Parlamento - Senato Chigi, ecc.). Orbene, incredibile ma vero, “il Giornale” ha dedicato a tale fenomeno e ai suoi protagonisti, un ampio servizio di cronaca, corredato dalle foto delle persone che, spesso, si inseriscono inopportunamente in un ambiente ad essi estraneo. Ovviamente, in primis va citato Gabriele Paolini, che è stato il primo - nel 1993 - vent’anni fa, a “bucare lo schermo televisivo” durante un programma condotto da Paolo Frajese. Con

il trascorrere degli anni, costui ha continuato, imperterrito, interrompendo, intervenendo inopportunamente e disturbando. Ed ha pure fatto proseliti perché, da un po’ di tempo a questa parte è arrivato l’illustre sconosciuto Mauro Fortini, divenuto ormai un volto molto noto col suo “modus agendi” da giornalista perché s’intruppa con quelli professionisti, laddove ci sono gruppi e capannelli di politici, fingendo di prendere appunti, sempre con la medesima penna biro, con la quale scarabocchia un taccuino, tenuta sulle labbra quando non simula di scrivere. Ha un atteggiamento un po’ stralunato e si capisce che ci tiene a farsi notare, però, senza molestare. E, poiché non c’è due senza tre, ecco l’ultimo arrivano, Giusino (che di nome fa Niki come Vendola) giovine di belle speranze, che suscita tenerezza col paffuto faccione e i capelli rossi da “pel di carota”. Sta, spesso, accanto a Fortini, ma pare sia pronto a ricevere il testimone da Paolini, che è stato il primo e resterà il migliore in quanto a seccatore inopportuno. E non finisce qui: “dulcis in fundo” va citata la soave presenza femminile di Annarella, anziana romana che incarna appieno la caratteristica “boccaccia sporca”, con infiorettature romanesche a effetto, indirizzate a lor signori i nostri politici. Una riflessione sorge spontanea: ma, a parte la vecchia signora, simpaticissima, i tre maschi come fanno per campare, se stanno a gironzolare? Ci sarà - forse - qualcuno che li sovvenziona? E ancora: altrove, in Europa (Francia - Germania - Inghilterra - Spagna, ecc.) avviene altrettanto? Chissà chi lo sa. Prof. Renato Cesarò (Nichelino - TO) ■

SINDACI Il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando (Idv), riceve per la carica 10.099,0 0 euro lordi al mese, quello di Bologna, Virginio Merola (PD), e quello di Bari, Michele Emiliano (PD), 9.580,00 euro caduno, quello di Milano, Giuliano Pisapia (PD), 9.124,0 0 euro e quello di Torino, Piero Fassino (PD), 9.123,00. Sono i più retribuiti e, guarda caso, sono tutti di sinistra. ■


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ITALIA REALE - 7/2013

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A.M. IN INTERNET RESPONSABILE INFORMATICO Dr. Roberto Rizzo Alleanza Monarchica (nazionale): http://www.alleanza-monarchica.com e-mail:info@alleanza-monarchica.com Mensile Italia reale on line: http://italia-reale.alleanza-monarchica.com e-mail: italia-reale@libero.it Movimento politico Italia Reale: http://italiareale-stellaecorona.it e-mail: italia.reale@gmail.com Archivio Fotografico su Casa Savoia: http://foto.alleanza-monarchica.com Alleanza Monarchica Giovani: http://www.amgiovani.it - e-mail: info@amgiovani.it LIGURIA: http://liguriamonarchica.wordpress.com TOSCANA - Lucca: http://www.stellaecoronalucca.com PIEMONTE - Biella: http://biellamonarchica.blogspot.com/ Sito dedicato a Re Umberto II: http://www.reumberto.it Il Canale di Alleanza Monarchica su YouTube: http://www.youtube.com/alleanzamonarchica Seguiteci anche su Facebook! Alleanza Monarchica Stella e Corona: http://www.facebook.com/AlleanzaMonarchica. StellaeCorona Italia Reale: http://www.facebook.com/pages/Italia-Reale/ ■

GIOVEDÌ MONARCHICI A TORINO Le riunioni hanno luogo in una sala della Caffetteria Madama di Via Madama Cristina 27, sempre nel terzo giovedì del mese e precisamente: - Giovedì 19 settembre 2013, ore 17,30. Le riunioni (che non si tengono a luglio e in agosto) sono aperte ad iscritti e simpatizzanti per discutere i programmi di attività.

ono iniziate a Torino le celebrazioni dei trecento anni dalla Pace di Utrecht, vale a dire dalla firma dei Trattati che posero fine, fra il 1713 ed il 1715 alla guerra di secessione spagnola con separazione delle Corone di Francia e Spagna. La Pace di Utrecht ebbe enorme importanza per il Piemonte e Casa Savoia; il Duca Vittorio Amedeo II divenne Re ed il Piemonte ottenne l’annessione della Sicilia (nel 1718 scambiata con la Sardegna) e del Monferrato. Con tale pace la Francia dovette cedere la baia di Hudson e Terranova all’Inghilterra, e la Spagna perdette il napoletano, i Paesi Bassi, Gibilterra e Minorca. Nei giorni 7 e 8 giugno per iniziativa dell’Associazione Torino 1706, con il sostegno dei Lions Club Torino Superga, Torino Castello e Torino Pietro Micca, con il patrocinio della Città di Torino, della Regione Piemonte e del Consiglio Regionale del Piemonte, in collaborazione con l’Associazione Amici del Museo Nazionale d’A rtiglieria, della Regione Militare Nord, dell’Associazione Amici del Museo Pietro Micca e dell’Assedio di Torino del 1706 e del Centro Studi Piemontesi, si è svolta nel restaurato Maschio della Cittadella di Torino il Convegno “Utrecht 1713, i Trattati che aprirono le porte d’Italia ai Savoia”. Dopo un benvenuto del Presidente dell’Associazione Torino 1706, Dr. Nuccio Messina e del Segretario Dr. Giancarlo Mellano, ed il saluto delle Autorità, il Conte Gustavo Mola di Nomaglio ha dato inizio ai lavori che hanno visto, tra le altre, le brillanti e applaudite dal folto pubblico dei presenti, relazioni del Generale di Divisione Paolo Bosotti, Comandante della Regione Militare Nord su “Alla vigilia di Utrecht: armi sabaude in campo per la conquista di nuovi confini”, dello storico Prof. Aldo A. Mola su “L’‘annessione’ della Sicilia alla Corona sabauda, premessa remota del Regno d’Italia tra mito e storiografia”, del Barone Prof. Enrico Genta Ternavasio dell’Università di Torino, su “Il diritto internazionale europeo (Jus inter principes) agli inizi del XVIII secolo”, e del Generale Duca Alberico Lo Faso di Serradifalco, Presidente della Società italiana di Studi Araldici, su “Vittorio Amedeo II, un anno di regno in Sicilia”. ■

IL GIUOCO DI LETI 1

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1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 Senza schema con 45 caselle nere Orizzontali 1) Viene scritta per essere ..., il Presidente del Consiglio italiano - Società svedese per la costruzione di aeroplani e automobili 2) Lo è l’ago della bussola - Vi è nato Pitagora 3) Prodotto Interno Lordo - Riguardante l’intimo significato della parola 4) Parlare troppo e di argomenti futili - L’antica lingua provenzale - Con Lampedusa appartiene al gruppo delle isole Pelagie 5) Pluviometria - Gallo selvatico delle regioni montuose, dal piumaggio nerastro 6) Ragione, motivo - Horse Power (cavallo vapore) 7) Marte senza capo nè coda - Arachide 8) Pittore veneziano del settecento - Irascibilità 9) Dispositivo non elettrico che comanda apparecchiature - Sigla televisiva per le news - Obiettivo di vendita 10) Riveste importanza basilare - Antenati 11) Sta per poco - Energia creata dal vento - Figlio di Anchise e Afrodite - Quarto romano 12) Uno a Londra - Anteposto ad una unità di misura la moltiplica per un miliardo di miliardi - Codice postale dell’Oklahoma - Di nuovo Verticali 1) Sacerdote con poteri quasi parrocchiali - Era detto Eridano 2) Incisivi e sentenziosi - Asciuga i capelli 3) I vigili del fuoco lo hanno rosso, Gianni Agnelli l’aveva bianco 4) Letti coniugali - Ne ha trattato, con i “delitti”, Cesare Beccaria 5) TradeMark (marchio registrato) - Il padre del Re del Belgio 6) Aeronautica Italiana - Iniziali del campione di sci che era soprannominato “la bomba” - Fedele alla parola data 7) Campo, area fabbricabile - Miscuglio, miscela 8) Non credono in Dio - Piccola vetrina, custodia 9) Formula chimica del titanio - Severa e piuttosto scostante 10) Vecchio volume - Cremona 11) Sguardo rapido ma intenso e significativo 12) Il nome di Capone - Che inizia una nuova epoca 13) Vecchio sul Tamigi - Antica provincia francese tra i Vosgi e la Mosa 14) Beffa in inglese - Enna 15) Con il bue nella capanna della Sacra Famiglia - Nota dell’Editore - Azione Cattolica 16) Pancetta di maiale affumicata per la colazione all’inglese - Aiuto poetico 17) Fratello di Aronne - Uomo latino 18) Bologna - Amministratore Delegato - Personaggio femminile molto popolare, del cinema o della televisione

Tutte le collaborazioni al Mensile sono offerte, effettuate e ricevute completamente a titolo gratuito, e conseguentemente non comportano il minimo onere di alcun genere per l’Alleanza Monarchica, questo Mensile ed il suo Direttore. Il Direttore, rispondendo per legge verso terzi in v ia solidale con gli autori, ha libero e pieno diritto di ridurre e modificare gli articoli. Tutte le collaborazioni comportano l’accettazione integrale di quanto sopra.

Soluzione

de “Il Giuoco di Leti” pubblicato sul numero di Giugno 2013 1

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I DRO DE R H I T ARRA ES T R EMO SO CA P P E AL AR I CO T I S C U’ R R T T E SCH E NOCCH I O E LA T EN T I A I A AM B IMAM MA R PASSA T A

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RA T A C E T I MO I NCAS L L I NO FUME T I L E LA GGE F I LA P I D I MAG L O ZE L O SUP I O I G L OO

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Pensiero di Friedrich Nietzsche risultante: Di solito la madre più che amare il figlio si ama nel figlio.


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