POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 2, DBC VICENZA - CONTIENE INSERTO REDAZIONALE
QUADRIMESTRALE DELLA SEZIONE A.N.A. “MONTE GRAPPA” DI BASSANO DEL GRAPPA ANNO XXXIII - N. 100 - GIUGNO 2014
Sul Ponte di Bassano In copertina: il primo numero del Periodico
Cento numeri fa di Flavio Gollin
PERIODICO QUADRIMESTRALE DELLA SEZIONE ANA “MONTE GRAPPA” DI BASSANO DEL GRAPPA Anno XXXIII - N. 100 - Giugno 2014 Direttore Responsabile: Flavio Gollin Comitato di Redazione: J. Cristofari - P. Demeneghi F. Grego - A. Guadagnin - G. Idrio M. Sartore - I. Zordan Foto adunata di G. Zanolla - C. Gollin Direzione, Redazione, Amministrazione: Sezione A.N.A. “Monte Grappa” Via Angarano, 2 36061 Bassano del Grappa Impaginazione e stampa: Laboratorio Grafico BST Via Lanzarini, 25/b - Romano d'Ezzelino (VI) www.graficabst.com Autorizzazione del Tribunale di Bassano del Grappa n. 2/ 81 Reg. P. - 9/4/ 81 Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Vicenza Tassa pagata - Taxe perçue
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E-mail: redazione@anamontegrappa.it Sito della Sezione: www.anamontegrappa.it
SOMMARIO • L’Opinione
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• Intervista al Presidente Nazionale pag.
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• Assemblea sezionale
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• Dalla Russia con onore
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• Testimonianze
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• Inserto sulla G.G.
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• Attività e vita dei Gruppi
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Instaurare e mantenere un dialogo costruttivo ed affettuoso con gli alpini della Sezione e con quelli amici degli alpini che condividono i nostri ideali di amore per la nostra associazione, per le nostre gloriose tradizioni, per la nostra amata Patria”. Con questo intento, nell’aprile del 1981, usciva il primo dei cento numeri del nostro giornale sezionale Sul Ponte di Bassano voluto dall’allora presidente Uti Fabris e ancor di più dai suoi più stretti collaboratori e poi successori, il generale Ermenegildo Moro e Bortolo Busnardo. La direzione del giornale veniva affidata all’alpino e giornalista Gianfranco Cavallin mentre il Comitato di Redazione era formato da Bortolo Busnardo, Giorgio Bragagnolo, Ermenegildo Moro ed Antonio Marin, poi direttore dal 1993 al 2008; la stampa era allora curata dalla “Tipografia Moro” di Cassola. Non ci sono stati problemi per riempire le otto pagine formato A3 del giornale, considerato tutto il materiale che da anni attendeva di essere divulgato e le prestigiose penne che si sono subito messe all’opera per scrivere cronache, storia, pensieri e opinioni. Chi ha avuto l’accortezza di conservare i cento numeri del nostro giornale può oggi rendersi conto di quanta acqua sia
passata sotto il nostro ponte; sfogliando le pagine ingiallite di trentatre anni fa o quelle a colori più recenti si possono rivivere, come nell’album di famiglia, i momenti più importanti della nostra vita associativa e rileggere i pensieri della ineguagliabile penna di Bortolo Busnardo che purtroppo si è fermata al n. 93. Nei suoi ultimi articoli si preoccupava ancora una volta del suo e nostro Monte Grappa e in particolare dell’accesso alle sacre, forse troppo sacre come le definiva, storiche memorie. E questo tormento, che solo oggi sta trovando una positiva e soddisfacente soluzione, Bortolo se l’è portato con sé, assieme a quello del disgustoso scheletro della ex Base Nato che, nel suo sogno rimasto tale, potrebbe essere oggi un prestigioso centro per le celebrazioni del Centenario e poi quello della Caserma Monte Grappa, eterna spina nel cuore che sta rischiando la stessa fine. Sicuramente sul numero 100 avremmo letto del Tempio Ossario dalle porte ormai arrugginite, dove cinquemila Caduti invocano pietà, oppure dell’ennesimo acciacco del nostro Ponte che, nonostante la buona volontà e la generosità dei cittadini, stenta a trovare un medico che lo curi. Chissà se anche nel Paradiso di Cantore c’è un giornale dove la sua penna può continuare a scrivere, magari una lettera al “Direttore” perché illumini la mente di chi, in questa valle di lacrime, ha il potere di smuovere qualcosa!
“Il Tempio ora ci attende. Vi entreremo per cantare le lodi del Signore, per pregare per i nostri Caduti, per apprendere da essi il comandamento che deve essere per tutti un programma di vita: Amore a Dio ed alla Patria”. Mons. Dalla Paola Arciprete Abate. Bassano del Grappa, 13 maggio 1934.
Dopo la suggestiva celebrazione del 2008 e nel centenario del loro sacrificio oltre cinquemila Caduti per la Patria attendono la riapertura del Tempio Ossario per un omaggio, una preghiera, una visita dei loro cari.
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Sul Ponte di Bassano dal presidente Giuseppe Rugolo
Del perché si manifesta
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rappresentato: l’alpinità. Ciò che chiediamo è di poterla utilizzare (per quello che ci sarà concesso) per poterne trasmettere i valori intrinsechi che essa si porta appresso con i mezzi a noi più consoni; la cultura della Memoria e l’impegno nel volontariato. Di pari valore è per noi l’impegno assunto per raccogliere fondi per il Ponte degli Alpini; il nostro Ponte, il Ponte per antonomasia di tutti gli Alpini d’Italia. Alzi la mano chi di noi si sarebbe potuto rifiutare di aderire a una iniziativa, sia pure di carattere spontaneo, in casa nostra, praticamente nella nostra sede. E infatti non ci siamo tirati indietro, rimboccandoci ancora una volta la maniche come solo noi sappiamo fare, animati da generoso slancio, magari impreparati a gestire situazioni mediatiche o saperle programmare convinti solo (e giustamente ) della nostra buona fede che tante e grandi cose ci ha visto costruire nel territorio di casa nostra, in Italia e all’estero. Una sola cosa chiediamo e pretendiamo, visto che nulla chiediamo in cambio, se non la soddisfazione del successo ottenuto: il rispetto. Rispetto per quello che siamo stati per la Storia del nostro Paese, per averla attraversata nella buona e nella cattiva sorte, facendo comunque sempre il proprio dovere, senza, noi si, nulla chiedere in cambio. Rispetto chiediamo e rispetto diamo a chi è leale con i nostri principi; ricordando a coloro che meschinamente intendono speculare sulla nostra pelle che non colpiscono tanto noi quanto la Storia che noi rappresentiamo ma che forse è troppo grande per la loro piccolezza. Tutto questo lo dovevo a voi miei meravigliosi alpini della “ Monte Grappa “, alla vostra generosità e alla vostra passione, al vostro quotidiano impegno nel sociale. Che nessuno si azzardi a toccare gli alpini, nessuno !
a che esiste il mondo la forma più efficace e diretta per esternare un proprio giudizio, la propria opinione al riguardo della “ cosa pubblica “ è lo scendere in piazza a manifestare. Manifestare nell’origine etimologica del termine sta a significare il rendere evidente il proprio pensiero, far conoscere la propria opinione. La storia tutta è passata attraverso oceaniche manifestazioni di piazza, nelle quali persone all’apparenza diverse fra di loro hanno saputo superare l’imbarazzo della timidezza per dare finalmente sfogo ai sentimenti fin lì soffocati; trovando nel perseguimento del bene comune l’ideale collante capace di unire e trasformare in energia positiva la diversità dei partecipanti. Quando poi a scendere in piazza sono gli alpini la cosa assume un carattere ancora più particolare se non strano, considerato il rispetto che gli stessi hanno da sempre per le istituzioni e per tutto ciò che le stesse rappresentano. Ma anche gli alpini hanno una coscienza civica e non vogliono essere osservatori passivi delle cose che gli accadono attorno e, soprattutto, di quelle che li vedono direttamente interessati, per la tradizione e per la storia. Negli ultimi mesi siamo stati coinvolti per sensibilizzare le autorità amministrative e politiche comunali e regionali sulla sorte della Caserma Monte Grappa, che da anni giace tristemente inutilizzata e abbandonata a un destino ancora incerto, sicuramente vittima di pressapochismo e inedia da parte di alcuni, se non addirittura di millantato credito da parte di qualcun altro. Ora, e sia chiaro a tutti, a noi questi comportamenti non stanno bene, abituati da sempre alla chiarezza e all’onestà, e abbiamo ritenuto giusto rispettosamente ma fortemente alzare la voce: giù le mani dalla Caserma Monte Grappa e da tutto ciò che in essa è
Dopo la maratona televisiva del 5 aprile la raccolta fondi continua C. C. n. 07/000024953 intestato a: Associazione Nazionale Alpini Banca di Romano e Santa Caterina IBAN: IT24 N 083 0960 1610 0700 0024 95 BIC: CCRTIT2T80A o direttamente in Segreteria della Sezione al Ponte degli Alpini
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Sul Ponte di Bassano l'opinione
La vicenda dei due marò di Pietro Demeneghi di Piacenza abbiamo visto sfilare Aneill’Adunata qualche striscione che esprimeva solidarietà confronti dei due fucilieri di marina, comu-
determinazione e capacità di iniziativa. Ci domandiamo infatti come sia possibile che Roma abbia accettato un continuo tira e molla con l’unico risultato di farsi prendere a calci nel sedere dall’India senza replicare con la minima sanzione né a livello diplomatico né a livello economico. Stiamo a vedere se l’attuale esecutivo riuscirà a spuntarla mediante un arbitrato internazionale, via che sembra deciso a percorrere. Tuttavia, come lasciano intendere le più recenti dichiarazioni di qualche politico indiano, la soluzione della vicenda dipenderà dall’evolversi della situazione politica in India. Qui è noto che il capo del partito al governo è una signora di origini piemontesi ( a dire il vero con radici venete in quel di Lusiana) i cui avversari, nella recente campagna elettorale, hanno ovviamente cercato di sfruttare il caso marò per ottenere consensi ai danni del partito al governo. Per la data del 31 luglio 2014 si conosceranno i risultati definitivi delle elezioni indiane che potranno forse portare ad una soluzione. Morale: in definitiva la sorte dei nostri due connazionali dipende dalla politica. Alla faccia della giustizia! Da parte di noi come semplici cittadini e in particolare di noi Alpini che facciamo parte di un’associazione d’arma, è giusto far sentire in tutte le sedi la nostra solidarietà e la nostra vicinanza ai due fucilieri di marina. Anche alla recente Adunata di Pordenone abbiamo visto esprimere in misura ancor più massiccia e decisa la solidarietà alpina ai due marò, i quali, in ogni caso, erano impegnati in un’operazione rischiosa che richiede l’attenzione e la partecipazione possibilmente di tutto il Paese. Lascia invece sconcertati veder girare in rete una foto del 3 marzo 2014, ad opera di un sedicente circolo culturale di Reggio Emilia, in cui i nostri due connazionali, in occasione del carnevale, diventano oggetto di dileggio. Nella foto due ragazzi vestiti da marinai portano due grossi testicoli pendenti dalla cintura accompagnati dalla scritta “che due marò!”. Si precisa nella didascalia che la maschera è stata premiata come la miglior esibizione locale del carnevale 2014. Ora, seppure a carnevale ogni scherzo vale, è indice di un elevato grado di stupidità sbeffeggiare in pubblico due giovani che potrebbero anche rischiare l’ergastolo o la pena capitale per un presunto reato neppure ufficializzato commesso durante un’operazione antipirateria a tutela non solo del nostro Paese ma di tutta la comunità internazionale. Le nostre FF.AA., a qualunque titolo operino nello scacchiere internazionale, hanno bisogno di sentire la solidarietà e la vicinanza di tutto il Paese perché stanno svolgendo un servizio in cui è in gioco la vita di persone su cui gli scherzi sono, quanto meno, di cattivo gusto. Nel lontano 1991, in occasione della prima guerra in Iraq, la città di Bassano sospese la sfilata dei carri allegorici a Carnevale per solidarietà con i nostri reparti ivi impegnati. Fu un bell’esempio non solo di solidarietà, ma anche di rispetto per le FF.AA. che sono un’istituzione dello Stato al di sopra e al di fuori di ogni logica politica e al servizio di tutti. Ma evidentemente un concetto tanto elementare fatica ad entrare nelle testoline dei soci di qualche sedicente circolo culturale.
nemente noti come marò, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre da oltre due anni di fatto prigionieri in India. Il loro caso ricorre con una certa frequenza nella stampa nazionale, ma, per chi non ne fosse informato, giova una breve
sintesi dei fatti. Il 15 febbraio 2012 i due furono protagonisti di un incidente avvenuto nel corso di un’operazione antipirateria nell’Oceano Indiano, ma in acque internazionali. L’equipaggio aveva sparato contro un peschereccio indiano scambiato per un’imbarcazione di pirati in un’area, del resto, dove questi ultimi abbondano più dei pescicani. Ne rimasero vittime due pescatori indiani e, secondo la polizia dello stato indiano del Kerala, furono ritenuti responsabili i marò Girone e Latorre. I due, tratti in arresto, furono affidati ad una corte di giustizia dello stato del Kerala in cui, tra l’altro, vige la pena di morte per un reato come questo considerato atto di terrorismo.Il caso ha messo in moto le diplomazie indiana e italiana per trovare una soluzione al problema sul quale si deve pronunciare iltribunale speciale di Delhi, ma finora ci sono stati continui rinvii, cosicché i due marò si trovano in stato di detenzione anche se hanno ottenuto di poter soggiornare nella sede dell’ambasciata italiana. Insomma di tutta la vicenda non sembra intravvedersi finora la fine, anzi è recentissima la notizia che il tribunale speciale di Delhi ha ulteriormente rinviato l’udienza al 31 di luglio. Sono passati 26 mesi dai fatti del 15 febbraio 2012 e la giustizia indiana non ha prodotto nulla di nulla. La nostra acciaccata giustizia italiana ha in India un valido concorrente! L’aspetto ancora più grave è che nei confronti dei nostri due militari nessun tribunale locale ha formalizzato alcun capo di imputazione. Quindi non sono nemmeno formalmente accusati ma solo sospettati di aver ucciso i due pescatori nell’incidente del febbraio 2012 e sono in stato di detenzione in spregio alle più elementari norme giuridiche. L’unico appiglio assai debole che ha la giustizia indiana è il possibile reato di terrorismo da imputare loro, reato che può comportare anche la pena capitale. A tale proposito era opportuno che, quando ai due marò venne concessa una breve licenza per rientrare in Italia a votare, non venissero poi, per un malinteso senso di lealtà, rimandati in India. E’ noto infatti che le norme giuridiche del nostro Paese proibiscono di consegnare chiunque (anche se la sua colpevolezza è acclarata) alla giustizia di un paese straniero che preveda la pena capitale. In questo c’è il precedente del 1998 quando il nostro Paese si rifiutò di consegnare alla giustizia turca un leader curdo accusato di terrorismo, perché su di lui in Turchia pendeva la minaccia della pena capitale. C’è poi da dire che in questa vicenda neppure i nostri governi (almeno i due che hanno preceduto l’attuale esecutivo sul quale è ancora troppo presto per pronunciarsi) hanno brillato per efficienza,
Il ten. A. Mont. Lamberto Zen alla guida del R.D.S. Nato a Rossano Veneto il 15 settembre 1951, laureato e già insegnante di matematica. E’ stato per dodici anni consigliere sezionale e per sei tesoriere della Sezione e del Comitato Adunata 2008. Donatore di Sangue dal 1982 ha al suo at-
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tivo 72 donazioni. Il 7 aprile 2014 è stato eletto Presidente del Reparto Donatori di Sangue “Monte Grappa”. Congratulazioni e buon lavoro dalla Sezione e dalla Redazione.
Sul Ponte di Bassano
Intervista al presidente nazionale Sebastiano Favero di Gianni Idrio
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Ed i rapporti con la altre Armi? Rimane la nostra disponibilità a collaborare, anche se non facciamo parte di AssoArma, in quanto riteniamo che le nostre finalità non coincidano del tutto, proprio perché per noi Alpini è molto più importante il fare che l’apparire. Stiamo entrando ormai nelle celebrazioni del centenario della Grande Guerra. A Marostica si è da poco tenuto un importante convegno di storia. Cosa auspichi per il Grappa e per tutti gli altri siti, teatro di gesta memorabili? La nostra Associazione, proprio col convegno di Marostica al quale sono stati invitati i rappresentanti di molti Enti sia regionali che nazionali, ha voluto dare il segno e l’indirizzo del proprio impegno, che si sintetizza nella memoria dei Caduti su tutti i fronti da trasmettere alle giovani generazioni. Questo patrimonio di sofferenze e sacrifici, ma anche di valori ed idealità non deve andare disperso. Ecco perché i nostri Alpini sono disponibili a raccontare la nostra storia nelle scuole e perché abbiamo attivato l’iniziativa che chiamiamo del “milite non più ignoto”. Aggiungo che sarà nostro quotidiano impegno la manutenzione, la sistemazione e la valorizzazione dei luoghi della memoria (Sacrari, Musei, anche all’aperto) perché siano un segno tangibile per tutti di esempio e di ricordo di quanti hanno sacrificato il bene più prezioso: la propria vita. Come giudichi l’iniziativa per salvare il Ponte di Bassano? Il ponte di Bassano, che per noi è il Ponte degli Alpini, rappresenta un patrimonio storico culturale indiscutibile, ma è anche un simbolo di valore alpino. Intervenire perché ne sia conservata la fruibilità è per noi Alpini qualcosa di più di un semplice impegno, è addirittura un dovere, per rendere la giusta testimonianza a quanti, sia nella prima, sia nella seconda guerra mondiale, hanno voluto idealmente ergerlo a simbolo di tutti gli Alpini. Sarà nostra cura ed attenzione fare in modo, come facciamo da sempre, che le risorse raccolte abbiano il loro giusto effetto. Da ultimo, Presidente, se Tu potessi coltivare un sogno? È un grande sogno, che sento profondamente nell’intimo, e so di essere condiviso da molti. E’ il sogno che i giovani possano recuperare quel senso civico che fa porre prima i doveri e solo dopo i diritti, e far capire che Patria e Bandiera sono simbolo di unità e condivisione. Per ottenere tutto questo sarebbe certamente indispensabile far sì che i nostri figli potessero dedicare gratuitamente agli altri qualche mese del proprio tempo. Potrebbe uscirne una Società migliore, con i giovani pronti a dare. Contribuirebbero, così, a far sì che questa nostra Italia, nel contesto europeo e mondiale, possa riacquistare quella credibilità e quel rispetto che le nostre tradizioni e la nostra storia meriterebbero. Grazie, Presidente.
distanza di un anno dalla sua elezione siamo andati a trovare il presidente Favero sentire il suo parere sullo stato di salute dell’ANA. Presidente ci puoi stilare un primo bilancio? Direi che è un bilancio sicuramente positivo, perché gli Alpini, col loro atteggiamento e la loro grande disponibilità, mi stanno dando quella carica e quell’entusiasmo, se ce ne fosse ancora bisogno, che sono necessari per portare uno zaino senza dubbio pesante. Ho potuto notare, subito, che per gli iscritti all’ANA il Presidente è un sicuro punto di riferimento. Questo, da un lato, è per me un valido motivo di soddisfazione, ma dall’altro anche di ulteriore impegno. Quali sono le criticità dell’ANA attuale? L’ANA è sicuramente in buona salute in questo momento, perché raccoglie oggi il frutto del lavoro e dell’impegno di tanti Alpini e di tanti anni, soprattutto nel settore del volontariato, ma anche della tenace difesa dei nostri valori, a cominciare dalla memoria per terminare col senso del dovere e l’amor di Patria. Fiducia nel futuro associativo? Assolutamente sì, il futuro dipende da noi, per prima cosa. In questi anni, in cui la nostra presenza si è ben radicata tra la gente, non soltanto sotto l’aspetto dei numeri, ma soprattutto della qualità,dobbiamo porci seriamente il problema del nostro futuro, dopo l’inopinata sospensione della leva obbligatoria. In un Paese in grosse difficoltà quale ruolo (morale, soprattutto) può e deve svolgere l’ANA? Il compito dell’ANA, in un momento di crisi non soltanto economica, è quello di ribadire ed estendere i propri valori etici e sociali, che sono poi quelli relativi alla condivisione di un popolo, e che nelle nostre cerimonie si sintetizzano in tre momenti significativi: il saluto alla bandiera italiana, l’onore e la memoria per tutti i Caduti, il messaggio religioso. “Onorare i morti aiutando i vivi”: i rapporti con Onorcaduti come sono? È vero, gli Alpini, con la loro naturale concretezza, hanno sintetizzato il motto voluto da Caprioli di onorare i morti aiutando i vivi; è stato il momento in cui l’ANA ha dato il meglio di se stessa sia nella Protezione Civile che nel volontariato. Dopo un periodo difficile i rapporti con Onorcaduti sono migliorati al punto da sottoscrivere l’anno scorso un accordo quadro della validità di tre anni per la gestione e la manutenzione dei Sacrari. La speranza è che questo accordo possa avere il più ampio sviluppo possibile, per poter garantire ai numerosi Sacrari presenti nel territorio nazionale quel decoro e quella funzionalità che sono indispensabili per portare tanti giovani a scoprire e capire il significato in essi racchiuso.
Libro verde della solidarietà 2013 Per opere di solidarietà gli alpini a livello nazionale hanno donato 6.865.411,50 € e 2.114.995 ore di lavoro (quantificate in 58.204.662,40 €) per un totale di 65.070.073,90 €. La Sezione Monte Grappa ha donato 129.359,00 € e 58.985 ore di lavoro (quantificate in 1.623.267,20 €) per un totale di 1.752.626,20 €.
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Sul Ponte di Bassano
Assemblea sezionale dei Delegati
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ne coordinata dal vice presidente Lino Borsa e sulla risoluzione del problema logistico della Protezione Civile che ha trovato una sede adeguata presso l’ex Caserma Fincato, grazie all’Amministrazione di Bassano e in particolare all’assessore Zonta. E in tema Protezione Civile, il Presidente ha anticipato la decisione del Consiglio di organizzare l’esercitazione triveneta del 2015.
omenica 16 marzo, presso la sala teatro di Sacro Cuore di Romano, si è svolta l’assemblea ordinaria dei delegati della Sezione ANA Monte Grappa. La giornata è iniziata con l’alzabandiera e l’onore ai Caduti presso il monumento per poi proseguire con i lavori all’interno della struttura parrocchiale. Erano presenti il sindaco di Romano Rossella Olivo, il sindaco di Bassano Cimatti con l’assessore Andrea Zonta, l’assessore regionale Elena Donazzan, il vice presidente nazionale Bonomo, il capitano Ianzini del 7° Rgt. Alpini, il già presidente sezionale Carlo Bordignon e Vittorio Brunello già direttore de L’Alpino. Gradito ospite il generale di Divisione Gianfranco Rossi che ha accettato di presiedere l’Assemblea. Erano rappresentate le Sezioni di Treviso, Marostica, Asiago e Vicenza. Oltre alle formalità di rito, l’ordine del giorno prevedeva la nomina dei delegati all’Assemblea Nazionale, la relazione morale del Presidente, la relazione finanziaria e quelle delle varie attività della Sezione. L’importante momento associativo ha avuto l’onore di ospitare anche il presidente nazionale e nostro socio, Sebastiano Favero che, nel suo saluto, ha toccato diversi argomenti che ci interessano: il patrocinio dell’ANA all’emergenza Ponte degli Alpini, le sorti della Caserma M. Grappa e del Tempio Ossario: “…due patrimoni condizionati da assurde lungaggini burocratiche che portano solo alla loro distruzione”. Dopo aver ricordato i prossimi appuntamenti riguardanti il centenario della Grande Guerra, Favero ha ricordato il problema del nostro futuro associativo che non può essere garantito se non con il coinvolgimento dei giovani nelle nostre attività e con un auspicabile servizio alla Patria che le Istituzioni dovrebbero ridisegnare, militare o no. Proprio il 16 marzo Bortolo Busnardo avrebbe compiuto 81 anni. La grande figura è stata ricordata con un lungo e caloroso applauso.
E ha proseguito: “ricordo che anche nell'anno trascorso i nostri volontari sono partiti in missione ogni volta fosse stato loro richiesto: a Vicenza e Verona con l'emergenza alluvione di febbraio e per l'emergenza neve a Cortina e Livinalongo nello stesso mese, buon lavoro a Fabrizio Busnardo e a tutti i suoi uomini. Contemporaneamente si sono mossi su più fronti anche gli alpini, guidati dal vicepresidente Momi Viero che, prodigandosi, hanno sostenuto, come sempre, le attività di Conca d'Oro e che sono tornati a Casumaro in Emilia Romagna per il completamento dell'asilo (la Sezione ha donato altri 8.080 Euro frutto di ulteriori donazioni) fortemente voluto e costruito dall'A.N.A. nazionale. Meritano citazione particolare l'intervento presso l'asilo delle Canossiane di Angarano e la realizzazione di un capitello alla Casa di Riposo I.S.A.C.C. di Bassano. Continuo ed appassionato il servizio di affiancamento al personale militare del Sacrario di Cima Grappa nei fine settimana, nonché gli interventi sempre presso lo stesso di manutenzione ordinaria e straordinaria in collaborazione con le Sezioni di Treviso, Feltre e Valdobbiadene. Ringrazio il consigliere Tarcisio Mellini, che su richiesta del centro studi nazionale si prodiga instancabilmente per l'organizzazione logistica di concerto con i responsabili delle altre tre Sezioni sopracitate. Voglio lanciare un appello a tutti i volontari che vogliano fare questa esperienza: accontentiamoci per il momento di quello che le regole ed il rispetto delle stesse ci permettono di fare, sia chiaro a tutti che in quell'occasione il volontariato è in affiancamento al personale militare ivi preposto e non “alla conquista di Cima Grappa”. L'A.N.A. Nazionale, in accordo con Onor Caduti, ha già significativamente modificato alcuni capitoli della convenzione originale, per cui in un immediato futuro la responsabilità del volontariato alpino aumenterà in modo sostanziale. Non pretendiamo quindi quello che non è nelle nostre competenze e siamo fieri di quello che sappiamo fare e ci viene chiesto. Chi non si sente ripagato da tutto questo è assolutamente invitato a non aderire, perché c'è bisogno di persone convinte e rispettose dei ruoli assegnati. Naturalmente i primi a credere nel rispetto dei ruoli e al progetto sono i consiglieri e da loro mi aspetto assunzione di responsabilità, perché per il Presidente è alquanto fastidioso ed avvilente sentire o venire a sapere che i primi a dubitare sono proprio coloro che invece dovrebbero essere da esempio. Anche quest'anno, a novembre, 400 volontari alpini distribuiti su 32 supermercati si sono prodigati per la Colletta Alimentare che va ad aiutare le strutture locali che tanto aiutano chi è in difficoltà anche, purtroppo, per un semplice piatto di minestra. Il Centro Studi A.N.A. della Sezione si sviluppa su più branchie: cultura alpina nelle scuole, “6 giorni con gli alpini”, Libro Verde che è testimonianza e nel contempo biglietto da visita del nostro operato. Vedere l'orgoglio e la passione dei ragazzi che accompagniamo in queste esperienze dirette è la prova lampante che siamo nel giusto e che la forma migliore per trasmettere la cultura alpina ad un giovane è fargli toccare con mano il nostro mondo. Per il Centenario la Sezione ha dato mandato al nuovo referente Gianni Idrio di organizzare una serie di eventi culturali che siano motivo di approfondimento ma anche momento di riflessione storica; ricordando tra l'altro che il nostro redattore Alfeo Guadagnin, su commissione del Consiglio Sezionale ha già cominciato le ricerche per un libro
Flavio Gollin
Relazione morale del Presidente Il presidente sezionale Giuseppe Rugolo ha aperto la sua relazione con il ringraziamento per la partecipazione agli ospiti, ai capigruppo e ai delegati. Un ringraziamento particolare è andato ai suoi più diretti collaboratori e alla segreteria. Ha poi proseguito ricordando il continuo fermento di tante attività, ma anche il deludente calo degli iscritti con una flessione di ben 332 soci: da 10664 a 10332. La relazione è continuata con l’aggiornamento sulla stesura del nuovo regolamento sezionale, ormai conclusa, da parte della Commissio-
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Sul Ponte di Bassano sull'anno di guerra 1917-18 sul Grappa. Testimone e nel contempo biglietto da visita di tutto il nostro operato è il LIBRO VERDE che, anche se racchiude quelle che possono sembrare dei semplici e fedeli numeri, va in realtà a rendere merito della nostra generosità e passione. Il Comitato Organizzatore dell'Adunata di Bassano del 2008 è stato sciolto al 31/12/2013, perché cessava la sua funzione con il rientro dell'iva delle ultime fatture emesse. Al col. Paolo Casagrande e a tutti i componenti del Comitato vada il nostro ringraziamento e plauso per il lavoro profuso e per la sensibilità riservata alla Sezione donandole l'intero importo con il vincolo di impegnarlo in opere di beneficenza; il rifacimento del tetto della Sezione, il pullmino per la Protezione Civile, la donazione al museo della Sezione, i contributi per il terremoto dell'Abruzzo, la costruzione dell'asilo a Casumaro in Emilia Romagna, l'aggiornamento della segreteria sia in termini di arredo che tecnologici con l'acquisto di una serie di computer di nuova generazione sono la testimonianza che abbiamo rispettato le consegne. Grande fermento c'è nella Commissione Sportiva presieduta da Damiano Rinaldo e coordinata da Attilio Dalla Valle che, dopo aver organizzato i Campionati Nazionali di Sci da fondo A.N.A. ad Enego ed i Campionati Triveneti di Marcia di regolarità in montagna a Campocroce (1° Trofeo Memorial Bortolo Busnardo), sembra non volersi più fermare visto che ha proposto di richiedere l'organizzazione delle Alpiniadi estive del 2018; se assegnate alla nostra Sezione sarebbero un bellissimo modo per ricordare i caduti del Monte Grappa. La Commissione Giovani, capitanata da Alessandro Ferraris, è sempre presente e trasversale, visto che non solo si impegna sui progetti sezionali ma addirittura ne organizza di suoi direttamente; a loro il plauso per la passione che profondono in tutto quello che fanno e l'augurio di poter e saper diventare in futuro i nuovi leader della Sezione Monte Grappa. Il Museo sezionale è il nostro biglietto da visita, sempre aggiornato e costantemente rinnovato con sapienza e professionalità da Lucio Gambaretto coadiuvato da Gabriele Peruzzo e dal col. Pogliani. Sono allo studio delle sostanziali novità per il futuro, anche assicurando una sempre maggiore visibilità e facilità di fruizione. Il nostro Giornale sezionale, diretto con passione da Flavio Gollin, riporta la nostra vita associativa con precisione e competenza cercando sempre di conciliare la grande mole di articoli che arrivano con la disponibilità di spazio. Vista la qualità raggiunta direi che c'è da essere orgogliosi del risultato, consapevoli comunque che un giornale deve essere sempre aperto a novità ed innovazioni. Chi assiste ad un concerto del nostro Coro sezionale ha la certezza
di trovarsi di fronte una compagine molto affiatata e ottimamente amalgamata. La scelta del repertorio è volutamente da coro A.N.A., come è giusto che sia per il Coro Ufficiale della Sezione, ma questo non va a discapito della varietà dei canti proposti. Complimenti al presidente Gianni Gottardi, al maestro Massimo Squizzato e a tutti i coristi per i successi ottenuti e che sono sicuro otterranno in futuro ricordando loro che ...il Presidente della Sezione ha cantato in un coro per 31 anni!! Continua l'opera di rinnovamento e di studio all'interno della nostra Banda, meritevole impegno che ha l'intento di inserire nuove leve in organico, assicurando così continuità e professionalità alla nostra compagine che da sempre accompagna le sfilate e le cerimonie sezionali. Auguri di pronto recupero al Maestro Luigino Lollato e complimenti all'instancabile opera di aggregazione e di coordinamento del presidente Piero Marin. Un grazie ai Reparti Aido e Admo per la loro opera di significativa importanza nella Sezione e nel territorio, consapevoli dell'alto valore morale che il donare gli organi ed il midollo osseo ha per una persona. Ho volutamente lasciato per ultimo il RDS, presieduto da Giovanni Negrello, l'alpino Giovanni Negrello, come lui sempre ha tenuto a sottolineare nei suoi interventi ufficiali a ribadire a “gran voce” l'assoluta appartenenza del RDS alla Sezione. Negrello ha saputo mantenere il controllo del Reparto con sapienza e cuore anche quando lo stesso ha vissuto momenti non proprio idilliaci al suo interno. Adesso che lui lascia il comando, il mio ed il nostro augurio è di vederlo ancora alle nostre adunate magari un po' più rilassato, sicuramente consapevoli di aver perso comunque un grande Presidente. A chi gli succederà il nostro “in bocca al lupo”. Soddisfacente la presenza sezionale all'Adunata Nazionale di Piacenza, al Raduno Triveneto di Schio e all'adunata sezionale di San Zenone. Forse a Schio saremmo potuti essere in numero un po' più ragguardevole ma forse la prima domenica di sole, dopo mesi di piogge, ha portato gli alpini al mare con le mogli. Sottolineo ancora una volta l'importanza di partecipare per testimoniare l'appartenenza alla nostra Associazione. Ricordo che lo scopo di una adunata è il rendere onore al nostro labaro nazionale rinverdendo ogni anno il patto di cuore e di sangue stipulato dai circa 500 reduci dell'Ortigara che si ritrovarono sui luoghi del sacrificio e del dolore con l'intento di “non dimenticare”, tenendo vivo il sacro fuoco della memoria. Dovrebbe essere superfluo ma mi vedo ancora una volta costretto a raccomandarvi un atteggiamento consono al momento importante
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Sul Ponte di Bassano che si sta vivendo in una sfilata; che deve essere abbinato ad un abbigliamento ortodosso (no canottiere, no pantaloni corti e soprattutto no alticci) e soprattutto a un atteggiamento rispettoso nei confronti delle direttive impartite dal cerimoniere Piazzetta e dai suoi collaboratori; ricordiamoci che loro stanno lavorando per noi, per farci fare la più bella figura possibile. L'appuntamento all'adunata di Pordenone il 10-11 maggio, alla sezionale di Casella d'Asolo il 19-20 luglio e al triveneto a Verona domenica 14 settembre. Vi siete quindi potuti rendere conto di come l'anno appena trascorso, anche se privo dei grandi obiettivi, sia stato un periodo proficuo e fruttuoso sotto tutti i punti di vista. Vi posso assicurare che la Sezione presta molta attenzione alla gestione economico-finanziaria visto il fermento di attività in essere, anche tenendo conto del calo dei soci. Dobbiamo essere realisti sulla diminuzione di soci ma abbiamo il dovere di tentare l'impossibile per frenare questa emorragia, perché è anche grazie all'introito del tesseramento che si finanziano i progetti; come potete comprendere quindi, l'avere tanti soci non è solo una questione di mero orgoglio ma anche una buona dose di sano realismo. Mi conforta la vostra costante vicinanza e mi carica ancor più la vostra sincera disponibilità e la dimostrano le innumerevoli e svariate attività a cui avete partecipato sia a livello sezionale che di gruppo. Per il futuro ci aspettano nuove sfide e altrettanti prestigiosi traguardi che se sapremo affrontare con la passione e l'entusiasmo di cui siamo capaci, sono certo, riusciremo a portare a compimento con successo. Vi ricordo in modo particolare l'impegno assunto dal Consiglio Sezionale per un intervento in Camerun per sistemare una clinica ortopedica in collaborazione con una associazione benefica presentataci dal Dott. Martin, un noto ortopedico traumatologo camerunense che opera in Veneto. Il nostro impegno per la Caserma Monte Grappa continua e ci vede affiancati a molti cittadini che hanno a cuore le sue sorti. Grande clamore e interesse ha suscitato la nostra iniziativa per il Ponte degli Alpini, grazie alla disponibilità di TVA Vicenza e Giornale di Vicenza. Ricordiamoci tutti però , che se non sapremo essere coesi nelle difficoltà, se non sapremo spogliarci della presunzione che ogni tanto ci prende e vestire “il saio francescano dell'umiltà” c'è il forte rischio di sbandare, di perdere il sentiero giusto, con il pericolo di inficiare ciò che di buono si è fin qui costruito. Il mio unico e grande cruccio è che mai avrei voluto, da Presidente, gestire spiacevoli situazioni comportamentali tra soci, dovendo ricorrere al Collegio dei Probiviri se non addirittura agli avvocati. Ormai sto finendo il mio incontro personale con i Capigruppo, dove vi posso assicurare, ho tratto più informazioni e più stimoli di quanto lo possa in un incontro formale. Ho voluto toccare con mano le singole situazioni che voi Capigruppo siete chiamati a gestire e risolvere ogni giorno al vostro interno e di conseguenza nel vostro paese. Vi ho trovati responsabili e pratici sulle cose di cui siete chiamati a rendere conto, forse ancora un po' meno pronti a saper interpretare i tempi che cambiano così velocemente e che quindi chiedono anche a noi alpini di porci con atteggiamento nuovo nei confronti della società moderna capendo che, anche se ancorati giustamente ai nostri cari vecchi principi che sono base fondante del nostro essere Associazione Nazionale Alpini, dobbiamo usare linguaggi nuovi e moderni se vogliamo che i giovani si avvicinino alle nostre cose, al nostro mondo, fatto di generosità e passione. Dovrebbe essere superfluo ricordarvi a quali e a quanti eventi stiamo andando incontro dal momento che ufficialmente siamo già entrati nelle celebrazioni ufficiali del centenario della Grande Guerra. Come ho già avuto modo di ricordare la Sezione Monte Grappa non può trovarsi impreparata sia per la storia che per appartenenza al territorio. Tante sono le idee ed i progetti in cantiere, frutto del-
la convinzione di appartenere a questa storia ma, soprattutto della volontà di volerne scrivere delle pagine nuove usando il linguaggio della solidarietà, del volontariato mosso dalla generosità, con la certezza di dare un senso morale ad ogni nostra azione, ad ogni nostro progetto. Un filo comune ci lega indissolubilmente ai padri fondatori dell'A.N.A... ai nostri veci... il senso dell'appartenenza; consapevoli di essere gli eredi di una grande storia fatta di sacrificio e senso del dovere, nata dal sangue e dal dolore patito nelle trincee del fronte. Solo tenendo bene a mente questi che oso chiamare “precetti”, sapremo superare dubbie difficoltà che ci si presentano davanti ogni giorno ma, soprattutto dare un significato morale al nostro operare. Chiediamoci: perchè ci impegniamo in mille attività, e delle più svariate anche , senza quasi che nessuno ce lo imponga? Perché partiamo per scavare tra le macerie di un terremoto o nel fango di un alluvione? Perché andiamo a fare servizio al Sacrario di Cima Grappa, o torniamo più e più volte a Casumaro per finire quell'asilo? Perché ogni anno a novembre ci mettiamo faccia, cuore e cappello per la colletta alimentare e i vostri occhi brillano di orgoglio e soddisfazione raccontando di quanto siete riusciti a raccogliere? Perché organizziamo gare sportive, eventi culturali o continuare ad aggiornare, quasi con devozione un museo? Perché doniamo ciò che di più intimo abbiamo quali il sangue, gli organi o il midollo osseo? Tanti perché, troppi perché? Niente paura, perché per tutti c'è una risposta, un' unica risposta: la nostra “fede alpina”; una fede laica, nata sui campi di battaglia e cresciuta sui fronti della solidarietà con la generosità, lo spirito di sacrificio e soprattutto, il senso del dovere che ... (e qui non me lo so e non ve lo so spiegare nemmeno io il perché) ci è stato trasmesso per eredità genetica. Badate che solo se sapremo ricordare le nostre origini sapremo sempre dare un senso al nostro agire. È tempo, in definitiva, che ci ricordiamo con forza chi siamo, cosa siamo, dove vogliamo andare”.
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Sul Ponte di Bassano dalla Russia …con onore
Conferenza di Guido Vettorazzo
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distanza di oltre 70 anni non è facile poter avere come relatore un testimone e protagonista della campagna di Russia. Tuttavia proprio questo è stato possibile, grazie alla collaborazione sinergica tra la Sezione ANA Monte Grappa ed il CLUB 41 di Bassano del Grappa. Il presidente Giuseppe Rugolo ed il dr. Gabriele Campagnaro (per il Club 41) hanno organizzato una significativa mattinata di rievocazione presso la sede sezionale al Ponte. Tra i moltissimi presenti spiccava Sebastiano Favero - presidente nazionale dell’ANA - accompagnato da Vittorio Brunello, ex direttore de L’Alpino, e numerosi capogruppo, alpini, appassionati di storia ed una gradita scolaresca della scuola media Bellavitis. . Dopo una sintetica illustrazione degli scopi sociali e delle finalità del Club 41 da parte del suo presidente Campagnaro, il prof. Guido Vettorazzo, con chiarezza e lucida sintesi, supportandosi con la proiezione di immagini d’epoca, si è soffermato su vari aspetti della tragica spedizione di Russia. Chi è il prof. Vettorazzo? Presto detto: nato a Rosà (VI) nel 1921,
nel febbraio 1941 frequenta la scuola alpina di Aosta. Dal 16 giugno 1941 è sergente presso l’11° reggimento alpini , inquadrato nel battaglione Bolzano. Ma già dal 5 settembre del 41 partecipa al 26° corso per allievi ufficiali alla S.A.U.C.A. di Bassano. Il 16 marzo 1942 è assegnato all’8° reggimento alpini della Julia e, quale comandante del plotone mortai da 81 della 114^ compagnia del Tolmezzo, parte per la Russia. Il suo rientro in Italia avviene nel marzo 1943 . Da allora ha collaborato con l’ANA, Onorcaduti e UNIRR a ricognizioni e ricerche di luoghi e sepolture dei nostri caduti in Russia, compiendovi decine di viaggi. Per una ventina d’anni è stato direttore di “Doss Trent”, periodico trimestrale della sezione ANA di Trento. Nel corso del successivo dibattito, gestito in prima persona dal presidente Rugolo, parecchie sono state le domande, con richieste di puntualizzazioni ed approfondimenti, alle quali il ten. Vettorazzo ha dato esaurienti risposte. Il presidente ha ringraziato tutti per la loro presenza, annunciando che non mancheranno, nel medio termine, le occasioni per ripercorrere la storia, specialmente ora, nell’imminenza delle celebrazioni del Centenario della Prima Guerra mondiale. Lo sforzo della Sezione va anche in questa direzione. Gianni Idrio
Angelo Facchin e la piastrina perduta
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’alpino Angelo Facchin era fortunatamente tornato a “baita” dalla Russia, ma non lo era invece la sua piastrina di riconoscimento, rimasta nella steppa durante la ritirata. Purtroppo il nostro combattente, andato avanti vent’anni fa, non ha fatto in tempo a rivederla, ma hanno potuto farlo le tre figlie Andreina, Gianna e Domenica e per loro è stato come riabbracciare ancora una volta il padre. La piastrina è tornata in Italia grazie all’alpino Ferdinando Sovran di San Donà di Piave, da tanti anni impegnato nella ricerca dei resti dei nostri caduti e, grazie ai rapporti che nel tempo si sono instaurati con la popolazione russa, di tutto ciò che può essere loro appartenuto. Per Sovran si tratta della 264^ “reliquia” consegnata direttamente ai reduci o, come in questo caso, ai loro famigliari. Angelo Facchin nasce a Bassano il 10 febbraio 1914 e, dopo il servizio militare svolto nel Battaglione Val Brenta, partecipa alla Seconda Guerra Mondiale, subito inquadrato nel Battaglione Bassano e successivamente nel Battaglione Vicenza impiegato sul fronte greco - albanese. Rientrato a piedi dall’Albania, lo attende un’altra triste partenza: quella per il fronte russo, inquadrato sempre nel Battaglione Vicenza del 9° Rgt. della Julia. Durante la tragica ritirata dal Don, Facchin perde i contatti con la Julia e si accoda alla Tridentina: grazie a questo, riporterà a casa la vita. La piastrina, probabilmente perduta durante la fuga dall’accerchiamento, è stata ritrovata da contadini russi durante i lavori della terra e affidata a Sovran nel maggio dello scorso anno in occasione di uno dei tanti viaggi in Russia. La consegna ufficiale alle figlie è avvenuta per mano del nostro socio alpino e reduce Armido Cogo di Breganze nel corso di una partecipata
cerimonia nella sala del Consiglio comunale di Bassano. Erano presenti il sindaco Stefano Cimatti, il generale D. Gianfranco Rossi, il vice presidente della Sezione ANA Lucio Gambaretto con una rappresentanza del Consiglio e dei Gruppi alpini, autorità civili e militari della città, figure istituzionali, associative, della cultura e tanta gente particolarmente sensibile a questi importanti appuntamenti. Dopo i saluti del Sindaco, del generale Rossi e di Gambaretto, è intervenuto Ferdinando Sovran che ha parlato del suo encomiabile lavoro di individuazione dei luoghi di sepoltura dei nostri soldati e della loro segnalazione alle autorità italiane: un lavoro che sempre più spesso non vede la conclusione per mancanza di risorse finanziarie. Il relatore ha poi tracciato il profilo di Facchin nel contesto delle due guerre che l’hanno visto, a differenza di tanti suoi compagni, “fortunato” protagonista. Flavio Gollin
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Sul Ponte di Bassano testimonianze
Graffiti di naja di Alfeo Guadagnin
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’apporre scritte e graffiti che testimoniassero il passaggio in un luogo di una persona o di un reparto è stata una consuetudine fin dall’alba dei tempi. Esistono paesi in Europa in cui si leggono ancora incisioni di legionari romani, di soldati napoleonici e di tanti altri. Basti pensare a ciò che possiamo scoprire nelle nostre montagne, dal Grappa all’Altopiano di Asiago dove, grazie ai tanti graffiti, è stato possibile conoscere la permanenza di un reparto in un determinato periodo della Grande Guerra. La caserma “Cimberle-Ferrari” in centro storico di Bassano fu per anni la sede del Battaglione Alpini Bassano, poi durante la guerra del 19151918 deposito del 6° Reggimento Alpini ed ospedale militare. Al termine del primo conflitto fu gradualmente abbandonata dalle truppe e utilizzata, fino agli anni ’60, come magazzino dai reparti che si alternarono nella caserma “Monte Grappa”. Entrando alla Cimberle-Ferrari da via Jacopo da Ponte e guardando attentamente sul muro interno della caserma che segna il confine con Palazzo Vinanti, si possono scorgere ancora delle scritte, presumibilmente fatte con un chiodo o con la punta di una baionetta. Sono scritte innocenti, fatte probabilmente da guardie annoiate o da piantoni che nelle ore notturne riempirono così un po’ del loro tempo rischiando, se scoperti, una dura punizione. Tra le varie incisioni si leggono ancora i nomi DE SIMONE ELIO - BASTIA-
dal museo
NINI FRANCESCO 1926 - GALDI E. – CISAMIGLIO – BERNARDI - BORGHETTI e chi invece ha voluto essere un po’ più anonimo apponendo solamente le sue iniziali AF 20 (classe 1920). Si intravedono ancora le scritte W LA CLASSE 1888 - W 88 - W85 - W86 W15 e W 1913. AF 20 potrebbe essere stato uno di quella decina di alpini in attesa di partire per il fronte, che sotto il comando del Maresciallo Selvaggi, venivano impiegati nel magazzino vestizione dell’11° Reggimento Alpini. Ogni incisione ha la sua storia che noi non conosciamo, lo stesso AF 20 sarà partito per la Francia, l’Albania, per il Montenegro o sarà riuscito a restare nella tranquillità del presidio? Queste citazioni apparentemente insignificanti lasciano la testimonianza del passaggio di persone che hanno partecipato alla vita militare della città, sicuramente alla Grande Guerra da dove forse non sono più tornati a casa. Altri come Bastianini ci fanno sapere che nel 1926, malgrado gli alpini del Battaglione Bassano avessero abbandonato la città destinati in Friuli, all’interno della Cimberle c’erano ancora dei militari che svolgevano servizio di guardia, probabilmente truppe dell’8° Reggimento di Artiglieria da Campagna. I graffiti che questi “antenati” ci hanno lasciato in eredità e che neppure il trascorrere di un secolo è riuscito a cancellare completamente, ci raccontano di storia “spicciola”, quella che non si trova nei libri, piccole vicende di uomini che hanno vestito il grigio-verde e che sono stati protagonisti loro malgrado di alcuni dei periodi più difficili della nostra Nazione.
Le armi della prima guerra mondiale di Gabriele Peruzzo
Impiegate in Europa fin dal XVI secolo grazie all’introduzione della polvere nera, ne è documentato l’utilizzo nel 1536 durante l’assedio dell’Imperatore Carlo V ad Arles in Francia. La bomba a mano vedrà un massiccio e sistematico uso nel corso della Prima Guerra Mondiale, l’evoluzione che ne conseguirà porterà allo sviluppo di modelli sempre più efficaci ed alla stesura di dottrine di utilizzo che ne sanciranno il successo come strumento di offesa. Il Regio Esercito Italiano, seguendo l’esempio degli altri eserciti Europei già da un anno impegnati nel conflitto, nel 1915 introdusse estesamente diversi modelli di bombe a mano. Nell’immaginario dei soldati, tale strumento bellico era destinato a provocare più danni a loro stessi che al nemico e il timore era più che giustificato visto il numero elevatissimo di incidenti causati dalla poca conoscenza e dallo scarso addestramento all’utilizzo di questi moderni strumenti di morte. Per ovviare a questi problemi, gli alti comandi istituirono delle apposite scuole per lanciatori di bombe a mano: l’unico mezzo per rendere un soldato istintivamente timoroso in un risoluto lanciatore di bombe era l’addestramento. Tutti i reparti combattenti erano impegnati nei periodi di riposo in continui esercizi, far conoscere ai soldati i diversi modelli di ordigni, rendere chiara la differenza tra bombe offensive e difensive; impratichire al corretto ed efficace sistema di lancio era il presupposto fondamentale per rendere il soldato fiducioso nei propri mezzi per lo svolgimento di un’azione offensiva o difensiva che prevedeva l’uso di bombe a mano. La costruzione di questi ordigni prodotti in milioni di esemplari seguiva criteri di economicità e funzionalità; ciò non di meno agli inizi del conflitto comparvero modelli dal bizzarro funzionamento e complicata costruzione. Nei primi tempi furono utilizzati vari materiali per la costruzione come vetro, ceramica, ghisa, carta, legno, ottone, rame, alluminio, ma con il proseguo della guerra e la difficoltà di approvvigionamento di materie prime, la ghi-
sa acciaiosa e la lamiera di ferro furono maggiormente utilizzate. I sistemi di accensione più comuni utilizzati sulle bombe a mano della Prima Guerra Mondiale furono quelli a tempo mediante l’uso di miccia con capocchia fosforosa a sfregamentostrappo, o a percussione con capsula accendi miccia- detonatore. Il caricamento della carica di scoppio era fatto con innumerevoli tipi di esplosivo, variante in tipo e quantità a seconda del modello di bomba. In base ai criteri di utilizzo, le bombe a mano sono classificabili in offensive, difensive, leggere, pesanti, da fucile, da fucile illuminanti, incendiarie, soffocanti, lacrimogene e fumogene. All’interno del Museo degli Alpini ne è conservata una esauriente collezione divisa per esercito di adozione. I modelli esposti in uso presso il Regio Esercito Italiano sono del tipo offensivo, difensivo e lanciabili con il fucile Carcano Mod.1891. Qualche esemplare è di origine francese ma di produzione italiana, i restanti sono di progettazione e costruzione nazionale. Con il materiale italiano è esposto un modello di bomba inglese ed uno francese a ricordo delle truppe di questi paesi che hanno combattuto nel 1918 a fianco dell’Italia. I modelli utilizzati dall’Esercito Imperiale Austroungarico sono anch’essi classificabili in offensivi, difensivi e lanciabili con il fucile Mannlincher M 95; è interessante notare le differenti forme e caratteristiche costruttive rispetto ai modelli nazionali. Molte bombe sono di origine o produzione tedesca vista l’alleanza militare e la dipendenza per molte forniture esistente tra i due Stati durante la Grande Guerra.
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Sul Ponte di Bassano
LA GRANDE GUERRA La linea degli inglesi di Gianni Idrio A distanza di quasi un secolo, scomparsi tutti i protagonisti, chi volesse oggi ricostruire, con fedeltà storica e senza gli orpelli della retorica, le battaglie del Grappa e del Piave ha il grande vantaggio di poter contare su una ricca documentazione d’archivio e su una pubblicistica pressoché sterminata, fatta di libri, diari, memorie e ricerche, a cui si aggiungono fotografie e filmati d’epoca. Se tutto questo è di aiuto non mancano, tuttavia, all’appassionato di storia degli ostacoli da affrontare. Il ventennio fascista ci ha consegnato un’immagine aulica, da leggenda, dei protagonisti, esaltando ma anche tacendo su molti fatti, in modo da essere funzionali ad una ricostruzione addomesticata ed in linea con l’ideologia allora imperante. Se, spesso, è difficile la ricostruzione degli avvenimenti, ancora più difficile ne è l’interpretazione stessa, perché essa rischia ad ogni passo di essere fuorviata da pregiudizi di varia natura. Consapevoli che si può incorrere in un errore di valutazione in qualunque momento, cerchiamo di attenerci ai documenti, alle mappe, alle foto. Anche così facendo, i problemi non mancano. Per l’esercito italiano il momento più terribile e delicato dell’intera prima Guerra Mondiale fu, senza alcun dubbio, quello immediatamente successivo alla rotta di Caporetto. L’inopinato cedimento della II Armata a Plezzo ed a Tolmino, favorito da gravi errori di schieramento delle nostre truppe e dall’uso dei gas da parte degli austro-tedeschi, costrinse il generale Cadorna ad ordinare la ritirata prima al Tagliamento e poi al Piave, abbandonando la Bainsizza e tutto il Carso. Questo comportò il sacrificio di 10.000 morti e di
Pedemontana dove erano state create le Linee degli Inglesi e del Mussolente.
30.000 feriti, oltre a 250.000 prigionieri italiani. Circa 300.000 soldati risultarono sbandati, tagliati fuori dai propri comandi e non reimpiegabili immediatamente. La perdita di 3150 pezzi dimezzò di fatto la potenza di fuoco della nostra artiglieria. Si toccò il punto più nero di tutti i 41 mesi di guerra. Le carenze nella conduzione militare si aggiunsero alla debolezza della guida politica. Il balbettante governo Boselli fu sostituito con quello presieduto da Vittorio Emanuele Orlando, con Sidney Sonnino agli Esteri ed il generale Alfieri alla Guerra. Il 6 novembre a Rapallo e l’8 a Peschiera si tenne la riunione della commissione interalleata, al termine della quale, su pressione di Painlevé ( per i francesi) e Lloyd George ( per gli inglesi) il Re, con non poca riluttanza, accettò di sostituire il generale Cadorna con Armando Diaz al Comando Supremo. Vennero nominati vicecomandanti i generali Badoglio e Giardino ( sì, proprio lui, non ancora posto a capo della IV Armata, quella del Grappa, dove solo nell’aprile del 1918 subentrerà al generale Di Robilant). Va detto, per inciso, che proprio nel momento del nostro maggior bisogno di aiuto gli Inglesi ed i Francesi subordinarono lo schieramento in prima linea delle loro 11 divisioni (in parte già presenti sul suolo italiano, ma molto defilate, nelle lontane retrovie, a Brescia, Cremona e Mantova) al cambiamento del vertice militare italiano. Ottenuta la testa di Cadorna lo schieramento delle truppe alleate avvenne a partire dei primi giorni di dicembre del ’17, consentendo la stabilizzazione della linea Grappa-Piave, fino alla foce. Ma dove posizionare la linea di difesa estrema ad oltranza? Oggi,
Sul Ponte di Bassano
Sul Ponte di Bassano
Sul Ponte di Bassano col senno di poi, si dà atto che fu lo stesso Cadorna a voler attestare, a tutti i costi, il nostro esercito appunto sul Grappa e sul Piave. Ma allora, nel pieno della ritirata che pareva disastrosa, tutto ciò non era affatto scontato. Lo stesso generale Giardino, Comandante della IV Armata, nei suoi tre pregevoli libri di memorie, pubblicati nel 1929, rivela che erano pronti i piani per l’abbandono di tutto il Veneto fino alla linea Mincio-Adige. Questo avrebbe significato anche l’evacuazione dell’intero Altopiano di Asiago e la perdita di un porto quale Venezia. Una splendida mappa, qui riprodotta, lo testimonia . Mancavano del tutto le truppe di riserva, mentre i reparti si stavano riordinando, grazie all’arruolamento di nuove classi (1898, 1899, 1900). Gli Alti Comandi nelle loro relazioni fanno sapere che avevano bisogno di almeno tre settimane per consolidare la linea di difesa. Il fattore tempo giocava un ruolo decisivo. Lasciando perdere, almeno per il momento, la querelle sorta tra generali (Cadorna ed Assum) nel dopoguerra, se il Grappa fosse sufficientemente preparato a difesa, va qui detto che l’analisi della ricca documentazione dello Stato Maggiore dell’Esercito mostra in maniera chiara che il quadro della situazione non sfuggì mai di mano a Diaz ed ai suoi subalterni. I vari comandanti di divisione o di brigata, col supporto del Genio militare, seppero organizzare una graduale e sempre più efficiente rete di gallerie, teleferiche, trenini a scartamento ridotto, depositi di vario genere, ospedali da campo e curando soprattutto ogni tipo di collegamento, e furono in grado di reggere all’urto sempre più disperato dei reparti austriaci (dal gennaio 1918 i tedeschi se ne erano già andati, per schierarsi in Francia). La saracinesca sul Grappa si era ormai abbassata. Acquistano, pertanto, un sapore di pura indagine storica le mappe che raffigurano la cosiddetta “linea degli Inglesi” e la “linea del Mussolente”. Con scala 1:5.000 esse mostrano nei dettagli le vie, perfino i singoli caseggiati, dove erano sistemate le nostre compagnie ed i nostri battaglioni, e dove passava una tripla serie di trincee, destinate a costituire una seconda e terza linea di difesa, nel caso di cedimento in alto, sulle cime del Massiccio del Grappa. Questa linea di difesa arretrata prendeva il nome dagli Inglesi ( che l’avevano proposta per primi) e partiva a nord di Crespano, dalla sponda destra del torrente Lastego, per arrivare fino a Borso, a Semonzo, a Romano. Ogni tratto era formato da trincee e filo spinato, veniva presidiato da nuclei di mitragliatrici e reparti fissi sul posto, e si appoggiava per i rifornimenti alle varie stazioni della decauville che partiva da Rossano ed arriva a Crespano, con diramazione in Valle S. Felicita.
Partenza della teleferica da Crespano a C. Grappa (La Potente).
Stazione di carico per teleferica.
Il gen. Cassinis nella sua relazione acutamente osservava: “ Le asperità dei versanti, che dal Col del Laste, dal Cornosega, dal monte Palla, dal Colombera (sopra Borso) e dal Frontal (sopra Crespano) cadono quasi a picco sulla pianura interposta tra il torrente Lastego e valle S. Felicita e le difficoltà di comunicazione lungo i versanti stessi, rendono evidenti che le vie dalle quali il nemico, una volta superate tutte le nostre difese in zona alta, potrà facilmente irrompere in piano con forti masse, sono il vallone di S. Felicita ad ovest e le valli della Madonna (del Covolo) e del Lastego ad est. Ne consegue che le truppe incaricate della difesa dovrebbero essere maggiormente addensate alle ali dello schieramento, per essere prontea contrastare con energiche azioni di contrattacco l’avanzata del nemico dai suddetti punti di sbocco, per impedirgli di dilagare. Si dispongono quindi per il presidio di detta linea due Brigate (Massa Carrara e Cremona)”. Poco più a sud, un’analoga linea difensiva partiva dal Col Castellaro e attraverso Mussolente, Liedolo, Fonte andava a collegarsi alle alture asolane presso Pagnano. Ancora oggi non è difficile rinvenirne le tracce, fatte di piccole grotte, buche e resti di trincee. Di tutto questo, grazie al valore dei combattenti in prima linea, non ci fu bisogno e le mappe servono solo per soddisfare la voglia di sapere dei cultori di storia o dei molti che hanno sentito dai propri nonni, nei racconti di famiglia, l’eco della Grande Guerra, vissuta nei nostri paesi. La traccia di questa vulgata è ancora viva nella tradizione orale e su di essa torneremo ancora, per vedere alcuni singoli episodi.
Sul Ponte di Bassano L’inserto sulla Grande Guerra sarà pubblicato per tutta la durata delle celebrazioni del centenario. Consigliamo di conservare i fascicoli che potranno poi essere rilegati come preziosa testimonianza.
Attività sportive 79a Campionato Sci di Fondo
posto. Meglio è andata invece ai soci aggregati bassanesi con un primo posto nella distanza dei 5 km. (Silvano Civiero) ed il 1o, 2o e 3o posto nella distanza dei 10 km. con, nell’ordine, Stefano Corradin, papà di Marco, Claudio Lazzarotto e Alessandro Alberton. Sfortunata la prova del nostro giovane alpino Marco Corradin che poteva benissimo ambire al podio; Marco si è dovuto ritirare a causa della rottura di un bastoncino subito dopo la partenza che non ha potuto immediatamente sostituire. Anche per le condizioni del tempo, per tutti i 350 atleti è stata una mattinata impegnativa conclusa con il rancio presso la palestra di Barzio; sono seguite le premiazioni e la cerimonia di chiusura. Grande soddisfazione per i nostri aggregati saliti tutti sul podio. Nella foto la premiazione dei nostri atleti Stefano Corradin, Claudio Lazzarotto e Alessandro Alberton.
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nche la nostra Sezione ha partecipato con soddisfazione al 79o Campionato Nazionale A.N.A. di sci di fondo che si è disputato ai Piani di Bobbio in Valsassina nei giorni il 15 e 16 febbraio. Nella mattinata di sabato, dopo aver raggiunto Barzio sede dell’Ufficio Gare ed aver visionato la pista situata ai Piani di Bobbio (quota 1700 m.) raggiungibile solo in funivia, i nostri atleti hanno partecipato alla cerimonia di apertura con alzabandiera, sfilata e deposizione corona al monumento ai Caduti. Nella mattinata successiva, gli atleti hanno raggiunto di buon’ora la funivia per portarsi sul luogo di gara. Purtroppo si presentava una giornata grigia e nebbiosa anche in quota con pioggia e qualche fiocco di neve. Provvidenziale il tendone riscaldato allestito a bordo pista dove gli atleti hanno potuto riscaldarsi e cambiarsi. Tutto comunque è andato per il meglio anche grazie ad un’ottima organizzazione della Sezione di Lecco e del Gruppo Alpini della Valsassina. I nostri atleti erano gli alpini Alessio e Matteo Cortese del Gruppo di Rubbio, Giovanni Todesco e Cristian Lazzarotto, soci fondisti del GSA Bassano, l’alpino in armi Marco Corradin, socio della nostra Sezione ed in forza al Rgt. Alpini Paracadutisti di Verona ed i soci aggregati Silvano Civiero, Claudio Lazzarotto, Stefano Corradin e Alessandro Alberton vecchi fondisti del GSA Bassano. Le distanze da coprire erano diverse a seconda della categoria. La vittoria assoluta nella distanza dei 15 km. è andata, come lo scorso anno in Val Maron, a Francesco Rossi della Sezione di Sondrio. I nostri alpini si sono impegnati bene, nulla potendo però contro i forti rappresentanti di Bergamo, Trento e Sondrio, primi nell’ordine nella classifica per Sezioni, mentre l’ANA Monte Grappa , sulle 33, si è collocata al 24o
41a Marcialonga
sificato 11o a poco più di un minuto dal primo assoluto. I nostri cinque fondisti sono stati nell’ordine: Luigi Bresolin giunto al 484° posto in 4h 05’, quinto dei vicentini, Mario Costa, giunto al 1838o posto in 5 h 00’, Alvise Toso, giunto al 1910o posto in 5 h 03’, Silvano Civiero, arrivato al 2106o posto in 5 h 10’ e classificato 15° tra gli “over 70” su 166 classificati della categoria e Michele Mion giunto al 2573o in 5 h 29’. È stata come sempre una gara faticosa ma, grazie all’adeguata e intensa preparazione, ha portato comunque i nostri fondisti al traguardo. La giornata era splendida ma la pista non era nelle migliori condizioni considerata la scarsità di neve caduta invece copiosa, ma ormai troppo tardi, nella settimana successiva.
C
inque soci del Gruppo Sportivo Alpini “Monte Grappa” hanno brillantemente concluso anche quest’anno la Marcialonga di Fiemme e Fassa. Con i suoi 70 chilometri, è la seconda gran fondo di sci nordico del panorama mondiale dopo la Vasaloppet di Svezia e viene disputata dal 1971. Anche quest’anno si sono presentati al via oltre settemila concorrenti provenienti da ogni parte del mondo. Al termine della gara, vinta in 3 h 10’ da un atleta norvegese, gli arrivati sono stati oltre 6.200 con l’ultimo giunto dopo oltre 10 ore di gara. Nei primi cinquanta classificati solo tre italiani: il migliore è stato Ivan De Bertolis che si è clas-
48o Camionato ANA Slalom Gigante
sul filo dei secondi, sempre con lo spirito di amicizia che contraddistingue le penne nere. Campione nazionale ANA è risultato Francesco Santos della Sezione di Bergamo, mentre la classifica assoluta delle Sezioni ha visto al primo posto Trento. Ottima la prestazione del GSA Monte Grappa classificato al 22o posto, anche se assenti i favoriti Valerio Sonda, infortunato il giorno prima nel corso di un allenamento, e Alessandro Mocellin. Claudio Zen si è classificato 48o assoluto e 11o nella cat. A3, Luigi Morselli 8o nella B10 e Daniela Arsie (aggregati) 4o nella A1.
A
San Martino di Castrozza 591 alpini e 36 aggregati si sono ritrovati il 30 Marzo per partecipare all'annuale gara nazionale di Slalom Gigante. Due splendide giornate di sole di inizio primavera, iniziate il sabato con la rituale sfilata, alzabandiera ed accensione del tripode hanno allietato l'incantevole conca di San Martino di Castrozza. Domenica le gare: tutti gli atleti di quaranta Sezioni raggruppati nelle varie categorie di età, dal 1929 al 1985, si son dati battaglia
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Sul Ponte di Bassano
Assemblea della Protezione Civile M. Grappa
N
ell’accogliente sala parrocchiale di San Zenone degli Ezzelini si è svolto sabato 25 gennaio 2014 un interessante e propositivo incontro della Protezione Civile alpina. Fabrizio Busnardo - coordinatore della Sezione ANA Monte Grappa di Bassano- ed i suoi collaboratori hanno accolto i numerosi e qualificati relatori in perfetto spirito alpino. Dopo i saluti di rito di Luigi Mazzaro – sindaco del paese- è intervenuto l’ing. Andrea Zonta, assessore di reparto della Città di Bassano, soffermandosi sulla concessione della Caserma Fincato alla Protezione Civile. In seguito al mancato rinnovo della fruibilità della Caserma di San Zeno ( ex polveriera e scuderie, per generazioni di artiglieri ed alpini) la Protezione Civile era alla ricerca di spazi dove sistemare i propri automezzi e strumenti operativi, in maniera tale da garantire la dovuta sicurezza assieme a funzionalità e rapidità di intervento. I locali della dismessa Fincato, significativamente messi a disposizione dalla sensibilità dell’Amministrazione Cimatti, hanno risolto, almeno temporaneamente, il problema. Sull’altra caserma - la Monte Grappa di viale Venezia - si è espresso l’assessore regionale Elena Donazzan, definendola “una casa della famiglia alpina”, per cui bisognerà fare di tutto per acquisirla alla disponibilità completa dei bassanesi e del territorio circostante. Nel suo intervento ha elogiato ed incoraggiato l’impegno dei volontari della P.C. , anche e soprattutto alpini, senza i quali “non staremmo in piedi”.La Donazzan ha, infine, invitato tutti alla diffusione della cultura alpina, soprattutto nelle scuole: la Storia va conosciuta e sta scritta nelle trincee, non solo nei libri, per cui tutti, ed i giovani in particolare, vanno invogliati a visitare siti, monumenti e cippi , specialmente ora, in occasione del Centenario della Grande Guerra. Il Grappa, l’Ortigara ed il Pasubio sono lì, col loro patrimonio di sofferenze e di moniti. Si sono poi succeduti gli interventi di numerosi volontari, ognuno dei quali occupa un ruolo e svolge una funzione specifica nell’ambito della
P.C. Tra tutti va sottolineato l’intervento di Orazio D’Incà - coordinatore triveneto per la Protezione Civile - che ha ringraziato l’ing. Fabrizio Busnardo per la soluzione trovata alla caserma Fincato, perché essa garantisce la disponibilità di una adeguata sede baricentrica e quindi molto funzionale per l’intero territorio. D’Incà ha anche ricordato l’intervento della P.C. effettuato proprio il giorno di Natale 2013, quando c’è stato un devastante black-out nell’alto bellunese a seguito di una formidabile nevicata. I numerosi centri abitati, tagliati fuori dalla fornitura di energia elettrica, sono stati riforniti di corrente grazie ai gruppi elettrogeni prontamente messi in azione dalla Protezione Civile. Il coordinatore Fabrizio Busnardo, autentico “motore” della struttura di Protezione Civile, ha ricordato che essa è formata da 143 volontari (6 in più dell’anno precedente) di cui 125 sono “logistici”, 14 “sanitari” attualmente coordinati da Tina Dal Fior e 4 addetti alle trasmissioni coordinati da Giampaolo Lago. I problemi, come sempre, non sono mai mancati e non mancano, ma passo dopo passo, con cadenza alpina, vengono affrontati e risolti, con l’impegno e le energie di tutti. Nel corso del 2014 si terranno numerosi corsi di aggiornamento e perfezionamento, da quello sul codice della strada (a Casoni di Mussolente) al corso antincendio e a quello di primo soccorso (a Possagno). Il massimo sforzo organizzativo, comunque, si avrà nel 2015 quando, nei giorni 12, 13 e 14 settembre, si terrà una grande Esercitazione di Protezione Civile che interesserà tutte le strutture del Triveneto. L’intenzione è quella di portare sui teatri di guerra tutti gli operatori, per coniugare efficienza operativa con le vicende della storia accadute sul Grappa, sul Pertica, sul Pallon ed il Tomba, sull’Asolone e sul Col Moschin. Al termine dell’incontro, dopo la S. Messa celebrata dal parroco di San Zenone don Antonio Ziliotto e animata dal coro Monte Grappa di San Zenone, il gruppo alpini di S. Zenone ha servito un gradito rancio a 150 persone, nei locali della propria sede. Grazie a tutti loro. Gianni Idrio
Protezione Civile - L’unione fa la forza
M
ercoledì 26 marzo, presso la sede sezionale, si sono ritrovati il presidente Giuseppe Rugolo e il vice presidente e coordinatore dell’unità di PC Busnardo Fabrizio con il presidente dell’Associazione di PC ambiente e territorio di Enego Bernardo Peruzzo, accompagnato dai due formatori regionali Rodeghiero e Pasqualon e dal capo gruppo alpini di Enego Mauro Gabrielli. Il motivo era la firma di una importante convezione che vede la collaborazione attiva fra l’associazione di PC SAT (servizi ambiente e territorio) di Enego, i cui volontari sono già iscritti alla Sezione Monte Grappa di Bassano e la nostra PC. Tale unione è nata dall’unità degli intenti, delle finalità e della condivisione degli scopi statutari dell’ANA e della PC. Dal 26 marzo quindi, oltre 25 volontari della PC di Enego sono entrati nella PC Monte Grappa, con personale altamente specializzato
e formato e con mezzi ed attrezzature all’avanguardia: la SAT di Enego svolge anche interventi di AIB. Questo legame rafforza quindi non solo la collaborazione con gli alpini e volontari di Enego, già molto stretta, ma anche proietta con maggior vigore la nostra PC verso il futuro con maggiore capacità organizzativa, gestionale ed operativa.
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Sul Ponte di Bassano
Attività dell’unità di PC Monte Grappa
È
iniziata con grande velocità il nuovo anno per l’unità di Protezione Civile della “Monte Grappa”. Già il giorno 01 febbraio 2014, dopo aver accompagnato al paradiso di Cantore il nostro socio e volontario della PC Vardanega Emanuele, alle 17.00 del pomeriggio di venerdì una telefonata del segretario del 3 Rgpt chiede l’intervento urgente di una squadra a Livinallongo (BL) per una due gg (sabato 1 febbraio e domenica 2) in soccorso alla comunità bellunese, letteralmente “sommersa” dalla neve. Ecco subito due volontari disponibili, gli amici di Valrovina Italo Giudici e Crestani Francesco, seguiti subito dopo da Claudio Peron e Romeo Comunello. Partenza sabato mattina alle 5.00 dalla caserma Fincato. Ma il mese di Febbraio riserva altri impegni per i nostri volontari: il 3 e 4 febbraio sono stati attivati dalla Provincia di Vicenza, per emergenza idraulica nelle operazioni di svuotamento degli scantinati; due squadre di nostri volontari: Alban Vincenzo e Giovanni per due turni, Paonessa Mario, Bernardi Flavio e Lorenzo Alberton sono andati in soccorso alle popolazioni vicentine. Infine il giorno 20 febbraio una uscita “specialistica” con la nostra squadra alpinistica, formata da volontari di certa esperienza nell’uso di imbragature e nei lavori in quota: Torresan Pio, Busnardo Fabrizio, Alban Vincenzo e Giovanni e Geremia Diego sono stati impiegati sulla copertura del palazzetto dello sport di Cortina a spalare neve, che in alcuni punti superava i due metri. In quel giorno ben 50 persone
erano sulla copertura, per alleggerirla dal peso della neve bagnata, che poteva mettere in crisi la struttura portante. Accanto all’attività operativa, non poteva mancare l’attività formativa. Molto interessante l’incontro tenuto nella sala auditorium di Casoni di Mussolente sabato 1 febbraio con il Comandante dei Vigili di San Zenone, dott. Rebellato che per oltre 3 ore ha tenuto desta l’attenzione degli oltre 50 presenti sul tema: il volontariato di PC e il codice della strada, illustrando compiti, doveri e soprattutto le particolari attenzioni da tenere durante lo svolgimento dei servizi in strada in caso di manifestazioni ciclistiche, podistiche, ecc. sottolineando che la funzione del volontario è quella di supporto alle forze dell’ordine e di informazione alla popolazione, senza mai cadere nello scambio dei ruoli. Importanza quindi delle “regole di ingaggio” e dei compiti, per non incorrere in infortuni o incidenti che potrebbero avere conseguenze spiacevoli per tutti. Certamente, dato l’interesse dimostrato dai partecipanti e la capacità di catturare l’attenzione del dott. Rebellato, seguiranno altri incontri di questo tipo, a dimostrazione della delicatezza e dell’importanza dell’argomento visto anche i prossimi impegni a cui i nostri volontari sono chiamati. Fabrizio Busnardo
I Giovani e i Reduci
“
Chi ignora la propria storia non ha passato né futuro” Su questo principio, in una delle riunioni mensili del Gruppo Giovani della Sezione, è nata l’idea di portare gli auguri di Natale ai nostri reduci accompagnati da un panettone: una iniziativa diversa da aggiungere alle consuete raccolte fondi per la solidarietà e al servizio d’ordine nelle manifestazioni. Fino ad ora il contatto con i veci era limitato, comunque con orgoglio ed onore, alla scorta dei mezzi che li trasportavano nelle adunate, preceduti dallo striscione “Noi dopo di voi”, a significare la continuità tra veci e bocia, tra passato e futuro associativo. Con lo stesso spirito si è pensato di incontrare, nel periodo natalizio, quegli uomini che hanno vissuto gli anni della loro gioventù in guerra, lontani da casa, tra fatiche e sacrificio. Ogni Giovane ha incontrato così il suo Vecio e in tutta la Sezione sono stati consegnati
Antonio Guerra San Vito - classe 1924 7° Rgt. Alpini - Fronte greco
Valentino Lovison Salcedo - classe 1924
una quarantina di panettoni. In molti casi, durante la visita, sono emersi ricordi mai raccontati prima e ascoltare quelle storie e stringere la mano a questi coetanei di allora è stata un’emozione grande. Ma non doveva finire qui con un semplice panettone, troppo poco! Si doveva fare qualcos’altro! E così si è pensato ad una vera e propria intervista allo scopo di creare un DVD didattico per la cultura alpina nelle scuole. Parecchio materiale è già stato raccolto ma l’intenzione è di continuare a immortalare queste preziose testimonianze prima che sia “troppo tardi”. Si tratta di una iniziativa ammirevole che merita un sentito grazie ai giovani, ma soprattutto a quei reduci che prima d’ora avevano tenuto per sé un così grande bagaglio di ricordi che sicuramente torneranno utili alle future generazioni. Alessandro Ferraris
Italo Telve Friola - classe 1922 Fronte francese
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Egidio Battistella Breganze - classe 1924 7° Rgt. Alpini - Fronte greco
Armido Cogo. Breganze, classe 1921 11° Rgt. Alpini - Fronte greco.
Sul Ponte di Bassano
Crespano
N
el 71° anniversario della battaglia di Nikolajewka il gruppo alpini di Crespano in collaborazione con l’Amministrazione Comunale ha voluto onorare i reduci di Russia ancora viventi. Tre sono i superstiti e tutti e tre non hanno mancato all’appello: Fausto Morosin (classe 1915 - il decano, per così dire), Marco Andreatta e Pietro Torresan (entrambi del 1922). A loro si sono aggiunti, graditi ospiti e festeggiati, Lorenzo Basso e Gino Sartor (del 1922) ed Ernesto Conte ( del 1921) di Paderno del Grappa. Pur appartenendo a reparti diversi ( tutti alpini della Julia o della Tridentina, salvo Sartor della divisione Vicenza) le loro vicende sono state sostanzialmente uguali. Nell’agosto del 1942 vennero schierati sul Don, inquadrati nell’ARM.I.R. Patirono tutti le lunghe marce di trasferimento, prima, sotto un sole canicolare e su piste sabbiose, ed i combattimenti, il freddo ed il ripiegamento , per centinaia di kilometri, poi, su strade gelate a -30° di temperatura siberiana. Innumerevoli furono gli atti di eroismo, come quelli dell’alpino Angelo Ziliotto, insignito con la medaglia d’oro al Valor Militare, originario di Paderno ma residente per molti anni a Crespano, ormai “andato avanti”. Le sue gesta sono state brevemente ricordate dal genero dr. Remo Facchinello in una commossa testimonianza, con la quale ha rievocato il salvataggio (da parte del suocero) del gen. Gabriele Nasci (comandante delle Truppe Alpine in Russia). Al rientro in Italia il destino ha infierito verso alcuni di loro riservando una ulteriore terribile sorte: la deportazione nei campi di lavoro forzato in Germania. Lo sanno bene Marco Andreatta e Lorenzo Basso, che vissero sulla loro pelle quell’esperienza devastante, ma resistettero e poterono tornare. Preceduto da un filmato illustrativo, con spezzoni di autentiche immagini di guerra, sono state lette delle schede su ognuno dei reduci,
curate dal prof. Lorenzo Capovilla, al quale si deve l’iniziativa del ricordo. Il sindaco di Crespano, Annalisa Rampin, ha voluto farsi interprete della commozione di tutti verso i reduci, chiedendo loro scusa per quello che avevano dovuto subire, come tanti, nel corso di una guerra che il popolo italiano non aveva di certo voluto, subendone fino in fondo delle conseguenze pesantissime, in termini di dolore, di lutti e distruzioni. E’ un messaggio di ripudio della guerra, di ogni guerra, che viene lanciato a tutti, specialmente ai giovani, che da queste vicende sono stati risparmiati, per loro fortuna, ma che devono però imparare a conoscere. Il rancio alpino, nella baita al Castegner dea Madoneta, in un clima di cordialità ed amicizia, ha concluso degnamente la giornata. Gianni Idrio
Campese
I
l Gruppo Alpini di Campese ha festeggiato l’80° di fondazione avvenuta nel lontano 1933. Varie sono state le iniziative in questi tre giorni di festa, ma domenica 30 è stata indubbiamente la giornata più significativa. Guidato dal presidente sezionale Giuseppe Rugolo e dal Consiglio Sezionale, il Gruppo ha sfilato per le vie del paese accompagnato dalla banda, sostando per l’alzabandiera e la deposizione di una corona d’alloro ai monumenti ai caduti nella piazza e presso l’asilo. Il corteo ha poi proseguito fino alla chiesa dove il parroco, ufficiale degli alpini con un passato da cappellano militare, ha officiato la Santa Messa. Al termine della funzione religiosa, la sfilata è proseguita fino alla sede per l’inaugurazione di una nuova targa celebrativa. Nel suo discorso il presidente Rugolo ha sottolineato il costante impegno del Gruppo di Campese ma anche la necessità di un ricambio
con giovani Penne Nere, che possano assicurare la continuità nelle tradizioni e nel servizio alla comunità. Sono stati poi ricordati i capigruppo che si sono succeduti: Placido Vidale, Attilio Vidale, Giovanni Andreatta, Gaspare Andreatta che, in 38 anni di guida dal 1946 al 1984, rimane uno dei capigruppo più longevi della Sezione, Antonillo Gnesotto, Giovanni Zen e Alfredo Piotto, grazie al loro impegno gli obiettivi prefissati sono stati sempre raggiunti. Il Gruppo conta oggi 107 soci alpini e 18 aggregati ed il suo direttivo è composto da Antonio Mocellin, Candido Pontarollo, Costantino Pontarollo, Luigi Ceccon, Moreno Gnesotto, Domenico Temperato, Leopoldo Fantinato, Danilo Rameni, Antonillo Gnesotto, Leo Benetti e Germano Chemin. Sono state ricordate inoltre le molte iniziative che hanno visto impegnati gli alpini di Campese direttamente o con la Sezione in occasione delle calamità naturali tra cui il terremoto in Friuli (1976), le alluvioni in Valtellina (1987) e Piemonte (1995), i terremoti in Marche e Umbria (1997), fino alle più recenti quali l’alluvione nel vicentino nel 2010 ed il terremoto in Emilia del 2011, dove l’impegno è proseguito con una campagna di aiuti economici. Hanno concluso gli interventi i rappresentanti religiosi ed istituzionali che hanno voluto testimoniare ancora una volta la loro vicinanza. Al termine della cerimonia tutti si sono ritrovati nello stand allestito e gestito da alpini, donatori di sangue, banda e da tutte le associazioni di Campese. Antonio Remonato
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Sul Ponte di Bassano
Breganze Breganze commemora Nikolajewka
lo hanno ricordato magistralmente qualche giorno prima il professor Stefano Gauderzo e l’attore Loris Rampazzo in una serata molto partecipata intitolata “ARMIR l’Armata italiana in Russia” organizzata dal Gruppo Alpini in collaborazione con la Sezione del Fante e il Museo delle Forze Armate di Montecchio Maggiore.
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na bella mattinata di sole ha accolto, sabato 25 gennaio, i numerosi partecipanti alla tradizionale commemorazione di Nikolajewka organizzata dal Gruppo Alpini di Breganze presso il Tempietto di Santa Lucia. La cerimonia, iniziata con l’alzabandiera ha avuto momenti particolarmente intensi e toccanti. La lettura di brani del discorso che il presidente nazionale Nardo Caprioli fece a Varese nel 1997 in occasione del 54° anniversario della Battaglia hanno rievocato e delineato i tratti profondamente umani dei protagonisti di quella tragedia. Subito dopo, accompagnati dal canto “Le voci di Nikolajewka “ e dalle note del “Silenzio”, sono stati letti i nomi dei 29 breganzesi dispersi durante il secondo confitto mondiale, a doverosa e sentita memoria. Di seguito, all’interno del sacello, è stata collocata un’urna contenete della terra che il nostro socio Antonio Alba ha raccolto sulle rive del fiume Don e a Nikolaiewka, in occasione del ventennale dell’operazione “Sorriso”. Il momento è stato reso più suggestivo da un gradito quanto inaspettato regalo che il socio Gino Gioso ha voluto fare al Gruppo: una campanella in bronzo con incisioni cirilliche che alcuni cittadini di Rossoch gli avevano donato nella stessa occasione; il capogruppo Luca Brian ha assicurato che non mancheranno i rintocchi di questa campana in occasione delle prossime commemorazioni. Nella Santa Messa il Parroco don Giacomo Prandina ha ricordato come solo facendo riferimento a Dio possiamo conservare la speranza e salvarci dagli abissi della malvagità, sofferenza e dolore che la storia spesso ci riserva. L’incontro si è concluso con gli interventi del sindaco Silvia Covolo e dell’assessore regionale Elena Donazzan la quale ha sottolineato che se oggi siamo un popolo libero lo dobbiamo anche a quei valori testimoniati a caro prezzo sul fiume Don. Il capogruppo Brian ha concluso ringraziando i presenti, in particolar modo le scolaresche e le altre associazioni d’arma breganzesi. E che la campagna di Russia non sia stato un evento solo alpino
Simone Battistello
Breganze e Tommaso Leoni l socio alpino di Breganze caporale del Centro Sportivo Esercito Tommaso Leoni, classe 1991, ha partecipato alle Olimpiadi invernali di Sochi (Russia) nella specialità Snowboardcross. Purtroppo in pista non è andata come volevano i pronostici, ma rimane l’orgoglio di aver visto un nostro alpino protagonista. Il Gruppo di Breganze e tutta la Sezione saranno ancora con lui al cancelletto di partenza nei prossimi appuntamenti.
Santa Croce Alpini e anziani
spettacolo un anziano continuava a cantare con la sua potente voce baritonale. I fatti memorabili, però, non finiscono qui: come il caso della cara nonnina tutta tremante e in preda ad inverosimili fobie che trova finalmente tranquillità solo quando un alpino si siede accanto a lei; oppure ancora l’anziano reduce dell’infausta campagna di Grecia che ricorda la generosità dello stato italiano che oggi lo premia con la fantastica pensione di 30 euro mensili. Anche il successivo appuntamento, dopo una settimana, con gli anziani del Pensionato Sturm era molto atteso: al caldo, dietro le ampie vetrate dell’ingresso, i cari nonni si passavano tra loro il lieto annuncio “xe qua i alpini”. L’entusiasmo saliva poi alle stelle quando l’orchestra amatoriale bassanese inondava la sala con varie musiche popolari, mentre una signora di mezz’età si esibiva spontaneamente in una focosa danza prendendo le braccia tese degli anziani di prima fila incollati sulla loro sedia a rotelle. Al termine anche gli alpini si affiancavano all’orchestra in alcuni noti canti tradizionali. Sicuramente qualche nonno avrà fatto un pensiero: «Poiché già ora molti alpini mostrano, sotto il cappello, l’ineluttabile segno della canizie senile, con l’assenza quasi totale di giovani ricambi; cosa sarà quando gli alpini non ci saranno più? Certamente il mondo sarà molto più triste». Giuseppe Zonta Nella foto gli alpini con Giulio Andreatta, ora nel Paradiso di Cantore.
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li alpini vanno sempre volentieri a trovare gli anziani nelle case di riposo. Anche per Natale 2013 il Gruppo Santa Croce ha programmato le visite ai Pensionati “Villa Serena” (14/12) e “Sturm” (21/12). I nostri vecchietti gradiscono ogni volta l’allegro turbine di penne nere, accompagnato da un Coro o altro complesso folkloristico, perché portano sempre un po’ di allegria che rompe la quotidiana monotonia dell’ospizio, perché gli alpini richiamano sempre la loro gioventù passata; ma anche le penne nere partecipano sempre con gioia agli appuntamenti. Sembra quasi esista una speciale affinità tra alpini e anziani ben assimilata durante i 15-18 mesi della vita in servizio nelle caserme dell’Esercito: infatti anche in queste comunità particolari si creava presto, e sempre spontaneamente, un certo senso della gerarchia. Si imparava subito a riconoscere e rispettare il “vecio” che aveva qualche mese più di te sulla stecca della naja, mentre tu eri soltanto un povero “tubo” ancora privo di esperienza. La regola era talmente ferrea che alla minima mancanza la recluta conosceva presto il cosiddetto “nonnismo”, talvolta assai sgradito. Agli alpini in visita a Villa Serena si è unito il prestigioso Coro Ezzelino; gli anziani, per la maggior parte in carrozzella, gremivano all’inverosimile la sala, sempre sotto l’occhio vigile del personale assistente tra cui anche non pochi volontari. Alcuni alpini, in un angolo, provvedevano a caricare i vassoi con fettine di morbido panettone mentre altri, sempre a fianco del personale sanitario, curavano la distribuzione. L’entusiasmo era alle stelle e tutti i canti erano calorosamente applauditi, tanto che dopo lo
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Sul Ponte di Bassano
Romano
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ambio della guardia a Romano. Giovanni Bontorin, dopo 12 anni di impegno alla guida del gruppo ha passato le consegne a Valentino Mazzelli. Vista la durata dei suoi predecessori si tratta di un’eredità pesante ma, ha sottolineato Bontorin, - Ho ricevuto di più di quello che ho dato! Il gruppo, tra i primi a costituirsi della nostra sezione, venne fondato da Agostino Dissegna nel 1924: il 90° anniversario verrà festeggiato il prossimo 3 agosto alla base Alpina di Busa Campeja, in concomitanza con la festa del Grappa. Sempre impegnati sul fronte della solidarietà sociale e culturale, oltre che nella salvaguardia del territorio, gli Alpini di Romano organizzano anche quest’anno la Camminata sui sentieri dei soldati del Grappa, giunta alla 9a edizione. Il prossimo 2 giugno si andrà sul settore orientale del Grappa: Boccaor - Porte Salton, passando per cima della Mandria e monte Medata, al cospetto del Salarol e del Valderoa, in quello che
fu lo scenario iniziale della Battaglia di Vittorio Veneto. Qui, nelle giornate tra il 24 e il 31 ottobre 1918, vi fu il più grande spiegamento di truppe alpine sul Grappa: l’80° Divisione Barco. Qui si concludeva la guerra innescata 100 anni fa dalla scintilla di Sarajevo, con l’assassinio di Francesco Ferdinando e Sofia Chotek, il 28 giugno 1914. Valter Brunello
Rossano
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l 15 febbraio la comunità di Rossano ha voluto accompagnare all’ultima dimora il presidente dei Combattenti Sebastiano Baron, alpino e paracadutista, reduce della Seconda Guerra Mondiale. Baron era nato il 21 ottobre del 1920 e aveva partecipato con la Folgore alla Battaglia di El Alamein riuscendo, come pochi, a portare a casa la vita, nonostante i tre anni di dura prigionia a causa del suo rifiuto a cooperare con gli Inglesi. Nel 1954 si era unito in matrimonio con la signora Elisabetta Dissegna dalla quale ha avuto tre figli, tutti alpini e paracadutisti, tra i quali uno ancora in servizio militare con il grado di Generale presso le Truppe Alpine di Bolzano. Sebastiano è sempre stato un alpino che ha dedicato il suo tempo libero lavorando con impegno e dedizione nelle nostre Associazioni. La sua bara è stata portata a spalla da alcuni parà in servizio tra un'ampia folla di rappresentanti dei vari Gruppi Alpini ed Associazioni combattentistiche che gli hanno dedicato l’estremo saluto con il suono del “Silenzio”. Durante la celebrazione della S. Messa è stato ricordato per le scel-
te ben precise della sua lunga vita: la famiglia, il lavoro, l'amicizia e il volontariato. Lamberto Zen
Raccolta alimentare Presso il Centro “Il Grifone” di Bassano gli alpini della Sezione M. Grappa hanno raccolto 14 quintali di generi alimentari. La raccolta è stata destinata alla mensa dei bisognosi presso il Convento dei Frati Cappuccini di Bassano e consegnata al padre guardiano Pancrazio alla presenza del Direttore del Centro Commerciale.
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Salcedo
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utto ebbe inizio nel 1923, quando l’alpino Giobatta Dalla Valle e il trombettiere Stefani, su insistenza del Comandante del 7° Rgt. Alpini gen. Millanesio protagonista di valorose battaglie nell’Altipiano, fondarono il Gruppo intitolandolo al concittadino capitano Enrico Busa caduto il 4 Dicenbre del 1917 sul M. Castelgomberto (Melette di Foza) a fianco del quale avevano essi stessi combattuto. Assunse così l’incarico di capogruppo Dalla Valle rimanendovi fino al 1947. Le celebrazioni del 90° del Gruppo, assieme al 35° dei Donatori Sangue e al 25° dell’Aido, sono iniziate sabato 12 ottobre con una serata curata dai due storici Luca Girotto di Borgo Valsugana e Ruggero Dal Molin di Bassano dedicata all’”eroe dimenticato” capitano Busa. Intervallati dai canti del coro ’’La Vose del Tesena‘’ di Sandrigo e tra l’interesse e la commozione del numeroso pubblico presente, sono stati ricostruiti i tragici momenti vissuti da Busa fino alla sua morte gloriosa avvenuta sul campo di battaglia il 4 dicembre del 1917. Al termine della serata il capogruppo Ivano Pasquale ha presentato per la prima volta e con grande soddisfazione la Medaglia d’Argento al V. M. dell’eroe con il relativo attestato, frutto di tre anni di ricerche e trattative per il loro recupero. Pasquale ha inoltre annunciato l’intitolazione del suo Museo della Grande Guerra di Salcedo a Enrico Busa, presenti in sala anche alcuni parenti del Capitano che, riconoscenti, hanno ringraziato il Capogruppo. Alla sfilata di domenica erano presenti il Gonfalone del Comune con il sindaco Gianantonio Gasparini, il Vessillo della nostra Sezione con il presidente Giuseppe Rugolo e le rappresentanze delle Sezioni di Vicenza, Marostica e Asiago, Vessilli
e Bandiere di altre associazioni e una settantina di gagliardetti accompagnati da un nutrito numero di alpini. Dopo la S. Messa, l’onore ai Caduti presso il monumento e i saluti delle autorità, il corteo è ripartito per l’inaugurazione della via cittadina intitolata alla gloriosa Divisione Alpina Julia. Il parroco Don Francesco Longhini ha proceduto alla benedizione della strada sulle note del 33 suonate dalla Banda Santa Cecilia che ha accompagnato l’intera cerimonia. E’ seguito il rancio alpino organizzato dalla Pro Loco alla quale sono andati i ringraziamenti dei Gruppi. Ma una gradita sorpresa l’ha riservata il Parroco con Fra’ Andrea ed Orfeo Canaglia ‘’il restauratore”: assieme hanno riportato in vita il vecchio armonio del 1890 che nel periodo natalizio del 1917 era stato prestato al cappellano militare e musicista Don Pierino Chiesa. Come si può leggere nel “Diario di Guerra 15-18” di Don Bortolo Vidale, trascritto dal compianto Toni Zenere, la notte di Natale, al Bivio Boscon (zona Cesuna), lo strumento aveva suonato per gli alpini un riadattamento di “Tu scendi dalle stelle” opera delle stesso Cappellano, tra il rombo del cannone e le raffiche della mitraglia. L’attuale Parroco ha voluto che anche la Corale di Salcedo imparasse il brano nella stessa armonizzazione e lo cantasse durante il periodo natalizio: e così un’altra importante testimonianza sarà conservata nella storia della comunità di Salcedo. I. P.
Premio “Uti Fabris” Anche quest’anno i Gruppi Alpini e Donatori di Sangue “Gen. Giardino” organizzano la Borsa di Studio intitolata a Uti Fabris. Il Premio è riservato ai figli di alpini iscritti alla Sezione ANA “Monte Grappa” ed ai figli dei donatori di sangue iscritti al Reparto “Monte Grappa” che conseguiranno nell’anno il diploma di scuola media superiore abilitante per l’accesso all’università.
Per informazioni sul regolamento del concorso rivolgersi alla segreteria della Sezione ANA “Monte Grappa” o consultare il sito www.anamontegrappa.it oppure telefonare a: Barletta Roberto 347 - 0396482 Sanson Giuliano 348 - 8750226. La premiazione si svolgerà sabato 13 settembre 2014.
Artiglieri da Montagna della Brigata Cadore, Gruppo Agordo, Reparto Comando, II scaglione 1965 dall’Ungheria un messaggio di Giacomo Framarin per festeggiare i 70 anni
Sabato 5 luglio 2014 ore 9.00: ritrovo a San Giacomo di Romano d’Ezzelino - piazzale Impianti Sportivi Salita in autobus a Cima Grappa - Santa Messa e visita guidata ai siti della 1° G. M. - Pranzo in loc. Val dea Giara Per adesioni: email: giacomo.framarin44@gmail.com - cell. Ungheria : 0036 30 6814 505 o sms al 338 577 9541
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Sul Ponte di Bassano
Avvenimenti
BREGANZE: Zilio Walter, Romaner Giovanni Ferrari, Callina Gustavo, Bozzetto Adriano, Faresin Eugenio si ritrovano dopo 50 anni presso la caserma Del Gol a Strigno in occasione dell'85° del gruppo.
BREGANZE: l'alpino Calcano Bellarmino cerca notizie del commilitone Locarno Riccardo che si riconosce nella foto. Contattate Calcano tel. 0445 880104 - via Priarossa, 40 - Cogollo del Cengio (VI).
Dopo 25 anni si sono ritrovati a Bassano e poi a Mussolente i commilitoni del Btg Feltre 3/89. Il prossimo raduno a Feltre il 18 aprile 2015 davanti alla caserma Zanetelli. Per contatti: Luca Barichella 333-2801984.
CAVASO DEL TOMBA: hanno festeggiato il Battesimo della nuova arrivata Arianna, il papà Luca Rech, la mamma Sabrina Savio, i nonni Emanuele Savio e Gino Rech, lo zio Stefano Savio e tutti gli amici alpini.
SAN ZENONE: la famiglia alpina Martignago. Larry, 1/92 a Tolmezzo e Venzone con il piccolo Bryan, il padre Franco, Gruppo Osoppo e Andy, 6/96 a Pontebba.
Si sono ritrovati a 30 anni dalla naja gli artiglieri dell’VIII scaglione ‘83 della Brigata Cadore Gruppo Agordo. Una rimpatriata da ripetere nel segno dell’amicizia e di tanti ricordi. SAN ZENO: è arrivato Nicolò Guidolin figlio di Davide (2° art. M. Gr. Vicenza) e nipote di Luigi (7° Rgt. Alpini).
ONÈ DI FONTE: è nato Giovanni Guadagnini figlio di Christian e nipote di Lorenzo Favero qui con la sorellina Maria.
CRESPANO: 40° di matrimonio Ampelio Grando e Tonia Prevedello.
ENEGO: 50° anniversario di matrimonio di Caregnato Livio (6° artiglieria gruppo Agordo Cadore) e Dalla Palma Esterina.
CASSOLA: In occasione della ricorrenza della tragedia del Vajont si sono ritrovati gli alpini dei Gruppi del Comune che nel 1963 soccorsero la popolazione di Longarone.
STROPPARI: Bruno Geremia e Apollonia Lago hanno festeggiato il 50° di matrimonio.
SAN VITO: 50° di matrimonio di Luciano Zilio e Irene Chemello.
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Sul Ponte di Bassano
Scarponcini e Stelle Alpine MUSSOLENTE: é nato Michelangelo figlio del socio Michele Favero. ROMANO D’EZZELINO: è nato Samuele nipote del socio Pietro Zilio. CASONI: sono nati Maria, figlia di Ferronato Alberto. Chiara, figlia di Alberton Loriano. Mattia, figlia di Piva Michael. Emily, figlia del socio Walter Bortollon.
CRESPANO: è arrivato Lorenzo Lava figlio di Paolo festeggiato dagli alpini del Gruppo.
SALCEDO: è nato Andrea Basili figlio del socio Luca.
Sono andati avanti: alle famiglie degli scomparsi le più sentite condoglianze. Belvedere
Borso
Borso
Borso - G. Giardino
Breganze
Ca' Rainati
Ca' Rainati
Ca' Rainati
Giuseppe Petrin classe 1924
Domenico Bonato classe 1926
Rino Bonato classe 1935
Beniamino Giacomelli classe 1935
Flavio Moresco classe 1958
Antonio Bravo classe 1923
Guido Porcellato classe 1924
Alfredo Zilio classe 1922
Campese
Cartigliano
Casoni
Casoni
Casoni
Cavaso
Cavaso
Cismon
Giulio Andretta classe 1921 - reduce
Bortolo Simonetto classe 1941
Primo Lollato classe 1921
Gino Parolin classe 1934
Antonio Rebesco classe 1941
Umberto Forner classe 1923
Cismon
Conco
Crespano
Crespano
Enego
Giovanni Bugno classe 1927 deceduto in Australia
Enego
Fellette
Renato Maschio classe 1954 ex capogruppo
Giacomo Rizzon classe 1923
Luigi Colpo classe 1934
Giocondo Andretta classe 1950
Aldo Xamin classe 1935
Giustiniano Caregnato classe 1934
Angelo Frison classe 1922 - reduce
Antonio Zen classe 1941
Vittorio Forner classe 1949
Nove
Romano
Rossano
Rossano
Santa Croce
San Lazzaro
San Nazario
San Zeno
Giampietro Marchiori classe 1938
Sante Scomazzon classe 1945
Francesco S.Bresolin classe 1938
Silvano Dalla Zuanna classe 1949
Pietro Bernardi classe 1931
Ernesto Scodro classe 1928
Riccardo Pietro Todesco Sebastiano Baron classe 1922 classe 1920 - reduce
Fonte
San Zeno
Stroppari
Tezze
Tezze
Tezze
Valrovina
Valstagna
Valstagna
Antonio Vettorazzo classe 1933
Giancarlo Galluzzi classe 1944
Giovanni Battocchio classe 1930
Isidoro Bordignon classe 1929
Domenico Vangelista classe 1936
Antonio Tosin classe 1924
Angelo Moro classe 1944
Luca Scremin classe 1964
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ADUNATA NAZIONALE ALPINI PORDENONE