POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 2, DBC VICENZA - CONTIENE INSERTO REDAZIONALE
QUADRIMESTRALE DELLA SEZIONE A.N.A. “MONTE GRAPPA” DI BASSANO DEL GRAPPA ANNO XXXIV - N. 103 - GIUGNO 2015
La Caserma è viva
Sul Ponte di Bassano
il saluto del presidente
Sempre avanti
C
Una bella immagine della caserma.
PERIODICO QUADRIMESTRALE DELLA SEZIONE ANA “MONTE GRAPPA” DI BASSANO DEL GRAPPA Anno XXXIV - N. 103 - Giugno 2015 Direttore Editoriale: Giuseppe Rugolo Direttore Responsabile: Gianfranco Cavallin Comitato di Redazione: Piero Demeneghi - Fidenzio Grego Alfeo Guadagnin - Gianni Idrio Alberto Strobbe - Gianantonio Codemo Alessandro Ferraris - Alessandro Dissegna Dario Canesso - Francesca Cavedagna Direzione, Redazione, Amministrazione: Sezione A.N.A. “Monte Grappa” Via Angarano, 2 36061 Bassano del Grappa Impaginazione e stampa: Laboratorio Grafico BST Via Lanzarini, 25/b - Romano d'Ezzelino (VI) www.graficabst.com Autorizzazione del Tribunale di Bassano del Grappa n. 2/ 81 Reg. P. - 9/4/ 81 Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Vicenza Tassa pagata - Taxe perçue E-mail: redazione@anamontegrappa.it Sito della Sezione: www.anamontegrappa.it
SOMMARIO • Sempre avanti del Pres. Rugolo • Monumento al Gen. Giardino • Internati e confinati • L'alpino della Patria e del ricordo • Racconti alpini • Storia delle truppe alpine • Premio Uti Fabris • Relazione del Presidente • Tornati a casa • Protezione civile Inoltre inserto staccabile
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ari alpini, cari lettori vi giungano attraverso queste righe i miei saluti ed il mio più sincero abbraccio alpino. Questo numero ha qualcosa di speciale, non tanto perchè è il primo dalla mia riconferma a Presidente della Sezione, quanto perché è il primo con un nuovo Direttore e con il Comitato di Redazione rinnovato in alcuni componenti. Approfitto di queste righe concessemi per porgere un saluto al Direttore uscente Flavio Gollin che ha deciso di fare zaino a terra, ringraziandolo di cuore per quanto ha saputo e voluto fare per questo giornale. Flavio ha contribuito con passione e dedizione al rinnovo ed alla crescita del nostro amatissimo periodico, mettendo tutto l'entusiasmo che gli è sempre stato riconosciuto. Negli anni, sotto la sua direzione, il “Sul Ponte di Bassano” ha guadagnato in quantità, ma soprattutto è migliorato qualitativamente, come è giusto che sia ad ogni cambio di vertice. L'avvicendamento ai vertici (del giornale, della Presidenza...) deve essere visto e considerato come un'occasione da sfruttare e non piuttosto come un limite. Tutto ciò in considerazione del fatto che chi subentra è mosso da spirito di emulazione ma anche da voglia di miglioramento, e apporta le novità che ritiene più idonee, arricchendole e impreziosendole con idee nuove per un progetto ancora più ambizioso. La voglia di miglioramento non vuole assolutamente sminuire il lavoro fatto finora, anzi deve essere apprezzata proprio riconoscendo l'importanza di quanto fatto da chi ci ha preceduto. Con Flavio lasciano per motivi personali anche Ivano Zordan e Mariano Sartore costretti a dover scegliere fra troppi impegni e devono rinunciare al privilegio di scrivere per la nostra testata consapevoli e grati dell'esperienza fatta. A tutti loro, Flavio, Ivano, Mariano e Johnny Cristofari, scomparso lo scorso anno, vada la nostra gratitudine per averci arricchiti con il competente contribuito, profuso facendo del nostro giornale un prestigioso punto di riferimento di tutte le attività della Sezione Monte Grappa. Cambiano gli interpreti ma lo spartito è lo stesso, si dice, e così da questo numero la Direzione passa, anzi ripassa nelle mani di Gianfranco Cavallin, visto che lo stesso ne era stato uno dei fondatori e primo direttore. Gianfranco ha accettato questa nuova sfida richiestagli dalla Presidenza, consapevole che non sarà facile sostituire Gollin e mosso da rinnovato entusiasmo (forse mai sopito!) si è subito rimboccato le maniche riunendo i vecchi redattori Piero De Meneghi, Fidenzio Grego, Alfeo Guadagnin e Gianni Idrio, integrati dalle new entries Alberto Strobbe, Gianantonio Codemo e la gentile ed affascinante Francesca Cavedagna. Si avete letto bene “la gentile...” , dove quell'aggettivo qualificativo femminile sta proprio ad indicare che la nostra redazione, come “L'Alpino” , si avvarrà del prezioso contributo femminile di Francesca Cavedagna, giornalista di professione, con l'assicurazione che i suoi interventi nel nostro periodico, in virtù di un'ammirazione smisurata per il nostro mondo, saranno rispettosi del nostro essere a tutti gli effetti dei volontari, non ricevendo alcun compenso professionale se non quello di aver già ricevuto la tessera di “amica degli alpini”. Certi che sapremo tutti apprezzare la sensibilità e la professionalità del nuovo comitato di redazione auguriamo loro di diventare una grande squadra, coesa ed efficace, capace di apportare novità e genialità riuscendo a coniugare la tradizione alpina e l'esigenza di rinnovamento usando formule di comunicazione aggiornate. Il rinnovamento riguarderà sia la grafica che lo stile di scrittura, cercando di coinvolgere il lettore anche con storie di vita (alpina) quotidiana per passare attraverso rubriche che ci raccontino di personaggi che hanno fatto la storia della Sezione, per finire con degli spaccati di vita vissuta in caserma. Insomma l'intento è quello di far sentire il lettore ancora più partecipe, più coinvolto, appassionandolo con storie da lui stesso magari vissute in caserma o nel proprio Gruppo. Sarà una bella sfida, impegnativa ma appassionante. Saremo così ancora più responsabilizzati ognuno per il proprio ruolo, a non disattendere la fiducia accordataci, intenti ad ottenere il massimo consenso da parte di chi ci leggerà.
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Sul Ponte di Bassano
È già iniziato il mio secondo triennio alla guida della Sezione e questo è avvenuto praticamente al volo, senza fermarsi, avvicendando il Consiglio Sezionale in molti suoi componenti, ringraziando gli uscenti in scadenza di mandato per quanto fatto e abbracciando i nuovi. Per esigenze gestionali della Presidenza e considerate le molteplici difficoltà nel poterle gestire al meglio è stata inserita una nuova figura istituzionale, il Direttore generale della segreteria, nella prestigiosa figura del già vicepresidente vicario Lucio Gambaretto, che coordinerà i rapporti tra la Presidenza, la segreteria e le istituzioni. Certi di aver scelto per il meglio della Sezione ci siamo già buttati a capofitto nelle innumerevoli attività che ci attendono, senza risparmiare le forze. Non è questo il momento per fare un bilancio, perchè siamo solo all'inizio: la palazzina comando della Caserma Monte Grappa, l'esercitazione di Protezione Civile Triveneta A.N.A. a settembre, la probabile assegnazione delle Alpiniadi estive del 2018. Tutto ciò senza contare gli impegni già assunti per i quali non ci siamo mai fermati: l'affiancamento al personale militare a Cima Grappa, la raccolta fondi per il “nostro ponte”, l'impegno per la riapertura del Tempio Ossario, l'ormai quotidiana opera di accompagnamento alle scuole in città e a Cima Grappa per conoscere la storia nei luoghi dove si è vissuta e che ha visto finora qualche migliaio di studenti accompagnati dai nostri esperti storici. Sono solo le principali attività che ci vedono coinvolti direttamente senza contare quelle in cui siamo coinvolti di supporto. Ho già avuto modo di vedere all'opera i nuovi consiglieri sezionali e posso confermare di aver già intravisto in loro la passione e la dedizione con cui hanno lavorato i loro predecessori. Richiamo tutti al rispetto dei ruoli ed alla condivisione dei progetti e delle regole che da sempre sono alla base della nostra Associazione. Noto negli ultimi tempi una sempre più frequente insofferenza se non al rispetto delle regole, perlomeno ad interpretarle e personalizzarle a proprio piacere e uso. Sottolineo ancora una volta l'importanza del rispetto scrupoloso delle stesse. Il Presidente è tenuto per primo a farlo e deve farsi garante che lo stesso rispetto ci sia da parte di tutti. Sono a conoscenza di qualche critica rivolta a salvaguardia dell'apartiticità dell'A.N.A. e mi congratulo per l'osservazione rivoltami, giusta in sè stessa, ma fuori luogo per quanto mi riguarda, attento da
sempre ad evitare qualsiasi speculazione politica, anzi partitica, sulla pelle della Sezione. Deve essere chiaro a tutti, comunque, che il Presidente di una Sezione è tenuto, proprio per il ruolo assegnatogli ad avere contatti ufficiali con i rappresentanti delle Istituzioni sia locali che nazionali e che se richiesta la sua presenza a ricevere il Vicepresidente della Camera dei Deputati in visita alla Città di Bassano non può certo esimersi dal farlo, soprattutto se incaricato dal nostro Presidente Nazionale. Vi garantisco di avere sempre bene a mente quali siano i doveri di un Presidente, assicurandovi che mai lascerò che il nostro mondo venga contaminato dalla politica, ricordandovi comunque che anche gli alpini devono confrontarsi e collaborare in modo corretto con i propri rappresentanti. Ci devono accompagnare limpidezza di animo e umiltà di cuore evitando di lasciarci sopraffare dalla gelosia di ruolo e dalla debolezza del voler apparire ad ogni costo. Ognuno appaia per quello che è in realtà con pregi e difetti, senza voler millantare alcunché o peggio ancora, lasciarsi guidare dalla presunzione e dalla gelosia. Esorto tutti a considerarsi parte di un grande progetto, nessuno escluso. Il Consiglio uscente mi ha lasciato in eredità il senso di appartenenza, rispetto dei ruoli e spirito di collaborazione e, grato, li ho difesi di fronte a piccoli giochini elettorali, peraltro inutili, perchè mai come in questa occasione c'era condivisione sui candidati. Esplicato il mio doveroso sentimento per chi con me aveva condiviso progetti ed iniziative, lavorando con onestà e rispetto, auguro a chi è subentrato nei ruoli prestigiosi del Consiglio Sezionale di vivere appieno questa grande opportunità, privilegio prestigioso accordato dagli alpini della Sezione, certi che se attaccati ingiustamente o, peggio ancora, umiliati, il Presidente, il vostro Presidente sarà sempre pronto a metterci la faccia per difendervi. Del resto che Presidente sarebbe colui che,se nel giusto, non difendesse i suoi uomini? Il Presidente che non abbia il coraggio di difendere i suoi uomini non può essere degno di chiamarsi tale. Un abbraccio alpino Giuseppe Rugolo
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i accingo a ripetere questa inebriante esperienza nella speranza che il nostro periodico riesca ad aprire nuovi sentieri di riflessione e di collegamento ad una visione del mondo pacificante e piena di slanci di generosità. Le basi già le possediamo e le abbiamo sperimentate chi nella vita di naja, chi nella disponibilità al dialogo ed alla collaborazione con i propri simili. Gli alpini sopravviveranno se sapranno cogliere le occasioni di solidarietà che la vita ci offre ogni giorno. Un grazie riconoscente al presidente Giuseppe Rugolo che mi ha proposto questo ruolo e un altrettanto caloroso saluto al mio predecessore Flavio Gollin che ha saputo fare cose stimolanti e apprezzate. Mi auguro che quanto riusciremo a trasmettere diventi patrimonio di tutti. Cercheremo di essere sempre più vicini a ciascuno di voi anche con l'uso delle tecniche moderne e i quadri d'insieme che soprattutto i più giovani sapranno sfruttare e creare per diffondere i messaggi che aumentano consapevolezza e coscienza di fare parte di un insieme complesso ed in continua evoluzione come la società che ci circonda e nella quale ci troviamo coinvolti. Mi auguro e Vi auguro buon lavoro e tanta, tanta collaborazione. Gianfranco Cavallin
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Sul Ponte di Bassano
una pagina di storia
Il monumento al Generale Gaetano Giardino di Alfeo Guadagnin
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ra le tante bellezze che riserva Bassano, il monumento al Generale Gaetano Giardino comandante della IV Armata del Grappa, è senza dubbio uno delle opere di maggiore impatto nel turista che si accinge a visitare la città. La statua bronzea ritrae l’austero Generale con l’elmetto, il pesante cappotto aperto e l’inseparabile bastone, che fissa il massiccio del Grappa, luogo che lo consacrò all’immortalità. Nel 1927 ritiratosi nella sua Torino a vita privata dopo una lunga carriera militare e politica densa di soddisfazioni, Gaetano Giardino perse la sua adorata moglie Margherita Rusconi. Da quel momento si dedicò alla stesura delle sue memorie e a collaborare con i Ministeri preposti alla costruzione del Sacrario di Cima Grappa, luogo in cui pretese di essere sepolto assieme alla moglie e ai suoi “soldatini”. Il Sacrario venne inaugurato dallo stesso Sovrano il 22 settembre del 1935, giorno in cui Giardino fece la sua ultima apparizione pubblica a causa delle gravi condizioni di salute, che lo portarono alla morte due mesi dopo. Infatti il 21 novembre Gaetano Giardino si spense nella sua città e nell’attesa che la tomba in cui avrebbe riposato con la fedele Margherita venisse completata, fu sepolto provvisoriamente nella cripta del Tempio Ossario. Bassano fu sempre legata e riconoscente alla figura del Comandante dell’Armata del Grappa e fu ricambiata dall’alto ufficiale, che non nascose ai suoi concittadini l’affetto che provava per i bassanesi. Il 21 marzo 1936 il Podestà di Torino Ugo Sartirana inviava un telegramma alle cariche politiche di Bassano con cui informava che la città di Torino intendeva donare alla cittadina veneta tanto amata dal Generale, una statua in bronzo a perenne ricordo dello stesso. Diedero la propria adesione all’iniziativa i Quadrumviri: il Generale Emilio De Bono, ex Comandante del IX Corpo d’Armata, il Ministro Cesare Maria De Vecchi di Val Cismon ardito del Grappa, il Maresciallo dell’Aria Italo Balbo alpino del Pieve di Cadore ed il Sottosegretario alla Guerra Generale Federico Baistrocchi. La scelta del luogo dove porre il monumento non creò nessun dubbio nelle autorità, che lo collocarono al posto di una fontana che da decenni impreziosiva Viale delle Fosse, dando origine più di qualche malumore nei bassanesi del tempo. L’opera fu creata dallo scultore torinese Stefano Borelli e fusa dalla ditta sabauda dei Fratelli Chiampo, mentre la base fu costruita con pietra di Pove su progetto dell’artista romano Achille Morbiducci, ufficiale del 91° Reggimento Fanteria della Brigata Basilicata sull’Asolone. Sull’opera bronzea il Capitano Gino Perugini, intimo collaboratore di Giardino commentò: «L’artista ha saputo ritrarre l’uomo e il condottiero, con la testa eretta con dignità, senza ostentazione e lo sguardo penetrante, vigoroso, che mira lontano, con un senso di profonda religione». L’opera in pietra invece fu ornata di quattro fasci littori, la cui parte terminale fu scalpellata nel dopoguerra per eliminare i segni del vecchio regime, tanto che al giorno d’oggi si può solamente intuire la vecchia fisionomia su quelle fasce di pietra perpendicolari. Sulla base furono apportate le seguenti diciture in rilievo: sul lato ovest “Gloria a Voi soldati del Grappa”, uno dei più importanti proclami diramato dal Generale ai suoi soldati, sul lato est “Monte Grappa tu sei la mia Patria” che non ha bisogno di spiegazioni, mentre ai piedi della statua è riportata la scritta “A Gaetano Giardino 1864-1935”. Sotto il monumento trovò sede la cripta da cui si accede tramite un cancello in bronzo raffigurante una croce (la cristianità), due gruppi di quattro baionette (l’Armata), due gruppi di quattro stelle (i gradi
militari di Giardino) e gli stemmi di Torino e Bassano legati alla croce con nodi Savoia. L’interno della cripta fu rivestita in marmo rosso di Verona in cui fu riportata la scritta “Mater purissima, filios militesque nostros nunc et semper protege” ("O Madre purissima, proteggi i nostri figli e soldati ora e sempre"), mentre il pavimento fu ricoperto di marmo nero su cui venne intarsiato lo stemma di Bassano. In una nicchia in fondo alla cripta illuminata da una luce perenne, trovò sede la statua della Madonnina del Grappa (opera del torinese e fante del Grappa Ettore Tinto) simbolo di fede e di sofferenza di tutti i combattenti del Massiccio. A completare l’interno, sulle pareti vennero riportati i nomi dei luoghi delle drammatiche battaglie del 1917-1918 che videro il sacrificio della IV Armata. La statua giunse da Torino il 3 agosto del 1936 e collocata sul basamento lo stesso giorno, pronta per l’inaugurazione che avvenne l’indomani, in concomitanza con la festa della Madonnina e la traslazione della salma del Generale Giardino sull’Ossario di Cima Grappa. La cerimonia religiosa alla presenza delle più importanti autorità politiche, militari ed ecclesiastiche iniziò alle 9,30 nel Tempio Ossario, celebrata dal Vicario Generale Militare, Monsignor Rusticani, poi al suo termine il feretro sfilò per le vie di Bassano arrestandosi dinanzi al monumento occultato da una grande tela che ne nascondeva le fattezze. Riportava l’importante quotidiano torinese “La Stampa” del 4 agosto 1936: “Il feretro è stato trasportato sull'affusto di cannone, avvolto nel tricolore, attraverso le principali vie della città, fino al piazzale Gaetano Giardino, dove sorge il monumento al Condottiero. Seguivano la salma il colonnello Monteleone, il capitano Perugini, già addetti alla persona del Maresciallo, che recavano su due cuscini le insegne e le decorazioni del generale; i parenti, le autorità e una selva di gagliardetti e di rappresentanze, convenute da tutta la zona dove visse la sua epopea di gloria l’Armata del Grappa, dalla lontana Torino e dalle province limitrofe a Bassano. Sono le 10.20 quando la tela viene tolta e la bronzea figura del Condottiero, opera di alta concezione artistica e di squisita fattura, modellata dallo scultore Stefano Borelli appare alla marea di folla. […] Salutato dagli squilli delle fanfare e dalle note dell'Inno del Grappa il feretro ha poi proseguito in forma privata per Cima Grappa, dove domani verrà tumulato nella tomba posta al centro dell'Ossario degli Eroi, in mezzo ai suoi figli come egli amava chiamarli, ai piedi della Madonnina mutilata, nella pace eterna.”
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Sul Ponte di Bassano
l'opinione
Internati e confinati nella grande guerra di Piero Demeneghi
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di idee pacifiste, neutraliste o, in particolare dopo Caporetto, disfattiste, come allora si usava dire. La conseguenza fu che migliaia di dissidenti, veri o, più spesso, presunti, furono colpiti da dure condanne. Per alcuni confino e internamento durarono per tutto il periodo di guerra e fino al 1919, per altri soltanto pochi mesi, altri ancora, dopo un primo internamento, furono mandati a casa per essere poi raggiunti da un nuovo ordine di internamento o di confino. Destinatari privilegiati di tali provvedimenti furono soprattutto preti, militanti cattolici e perfino qualche vescovo. Essi si facevano interpreti spesso del pensiero di papa Benedetto XV, il quale fin dal 1916 aveva definito la Grande Guerra “orrenda carneficina che da più di un anno insanguina l’Europa” e nel 1917 “inutile strage”. Si trattava di umili persone, non certo sulla cresta dell’onda, le quali, in nome del Vangelo, manifestavano la loro contrarietà alla guerra facendosi nello stesso tempo interpreti di un sentire diffuso tra i loro conterranei stanchi di fronte a un immane conflitto. Il succitato giornalista riporta le parole di un documento del comando supremo in data 10 febbraio 1916 che recita testualmente “…si sono internati quasi tutti i sacerdoti e si è fatto benissimo perché nemici e austriacanti”. Sulla base di che cosa si definissero nemici e austriacanti dei poveri parroci, legittimamente preoccupati della sorte delle loro comunità, non è dato sapere. Non si può escludere che l’influenza della massoneria, sempre presente nello stato nato dal Risorgimento e particolarmente nelle forze armate (si veda il caso Badoglio noto alto ufficiale massonico), abbia dato il suo contributo nell’indirizzare i provvedimenti punitivi verso il clero e i laici cattolici. Nelle zone occupate o teatro di guerra diversi furono i parroci e perfino i sacrestani o semplici militanti cattolici accusati di austriacantismo, di pacifismo e poi di disfattismo. A nulla giovava che molti di loro avessero accolto gli occupanti italiani come fratelli. Per i comandi militari bisognava difendersi da ogni elemento anche lontanamente sospettabile di insidiare le operazioni di guerra o anche di turbare l’ordine pubblico. La legge militare e la ragion di stato prevalevano nettamente sulle ragioni della coscienza comportando anche il processo alle intenzioni. Bene allora che in occasione del centenario della Grande Guerra la storiografia si occupi di questo capitolo della nostra storia nazionale e locale. Ad essa il compito di far luce ed opera di discernimento per restituire dignità e onore a persone che si sono spese per le loro comunità pagando un pesante tributo in termini di umiliazioni e sofferenze. Se esse sono state punite sulla base di semplici sospetti mai confermati o, peggio ancora, perché ritenute solo potenzialmente pericolose, questo centenario può essere il momento propizio per fare giustizia. La distanza di un secolo da quegli avvenimenti dovrebbe consentirci di distinguere con sufficiente sangue freddo effettivi reati (pochi) puniti a termini di legge da infondati sospetti (molti ) ingigantiti da una stucchevole e falsa retorica patriottarda.
el precedente numero del nostro periodico, in questa rubrica, abbiamo parlato dei fucilati nel corso del primo conflitto mondiale. Dicevamo come molto spesso si trattasse di poveri soldati del tutto innocenti, vittime di una giustizia militare arbitraria e auspicavamo anche per loro il riconoscimento dell’onore conquistato dai caduti sul fronte. Ora vogliamo invece soffermarci su un altro capitolo ugualmente triste e forse ancor meno noto del precedente, ossia quello riguardante confinati e internati del primo conflitto mondiale. Ce ne offre lo spunto un documentato articolo del giornalista Marco Roncalli apparso sul quotidiano Avvenire del 14. 08. 2014. Tra di loro naturalmente c’erano i prigionieri catturati dal nemico e avviati nei campi di prigionia della Penisola distanti dai teatri di guerra. La loro sorte, per quanto ci è dato di sapere, non era molto diversa da quella dei nostri soldati caduti in mano nemica e avviati ai campi di prigionia in Austria, Ungheria, Boemia e altre zone dell’Impero, dove spesso morivano di stenti e di malattia susseguenti alla malnutrizione e alle precarie condizioni igienico sanitarie. Ma anche nei nostri campi di prigionia mancanza di igiene, malnutrizione e malattie contagiose seminavano la morte. Ne danno testimonianza i diari dei sopravvissuti alla prigionia, divenuti preziosi documenti per la ricerca storiografica sull’argomento. Qui però intendiamo parlare degli italiani internati o confinati lontano dalle loro famiglie e dalle loro comunità o, quando erano fortunati, costretti a domicilio coatto ad opera delle autorità militari italiane o della giustizia militare. Anche le loro travagliate vicende ci sono note tramite diari, lettere e documenti d’archivio che solo recentemente hanno incominciato a suscitare l’attenzione degli storici i quali hanno cercato di ricostruire le condizioni in cui le vittime vennero a trovarsi. Come quello dei fucilati, anche questo è stato un capitolo a lungo rimosso, evidentemente in ossequio a certo patriottismo retorico e mistificante che intendeva dipingere quello italiano come un popolo di unanime sentire nella lotta al nemico per la liberazione delle terre irredente. Ma chi erano questi nostri connazionali vittime di deportazione, internamento, confino o domicilio coatto? Si tratta per lo più di veneti, friulani, trentini cacciati dalle loro terre, sradicati dalle loro comunità come soggetti pericolosi e trasferiti dai comandi militari in diverse parti della Penisola, per lo più nel centro sud. Quali erano le ragioni di simili provvedimenti che limitavano gravemente le libertà individuali, garantite dallo statuto del Regno? Le accuse più ricorrenti erano quelle di “austriacantismo” e “pacifismo”. Bastava un semplice sospetto derivante dall’aver espresso un pensiero a favore della pace oppure un senso di stanchezza per una guerra di cui la gente comune stentava a vedere il senso per essere colpiti da provvedimenti tanto rapidi quanto privi di fondate motivazioni. Gli alti comandi volevano vedere in tutti il fervore bellico per garantire la sicurezza militare impedendo la diffusione
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Sul Ponte di Bassano
il personaggio
L’Alpino della Patria e del ricordo di Francesca Cavedagna
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'alpino Sebastiano Andolfatto, classe 1918, è il più anziano del gruppo di Solagna, sezione di Bassano del Grappa. La sua storia è di quelle vissute nell’orgoglio della penna nera, portata sempre con la pacatezza e col rispetto di chi sa bene che i fatti valgono molto più delle parole. Un alpino che visse sette anni di guerra e prigionia, combatté in Francia, Albania, Grecia e Montenegro, risalì a piedi i Balcani fino all'Austria. Fatto prigioniero, finì ai lavori forzati in Germania nel campo di Markt Pongau. Da allora il suo motto è diventato: “ Io non userò più armi contro nessuno” . Nato a Codogno, il 26 agosto, da una famiglia salda e di umili origini, Sebastiano ha passato la giovinezza tra i campi dove lavorava duramente. Poi il trasferimento a Solagna, paese della Valbrenta dove vive tutt’ora. Il 1 aprile del ’39 venne la chiamata alle armi per il servizio di leva, e l’arruolamento nell’11° Reggimento Alpino di Bressanone. Sebastiano quelle armi non le posò mai, perché subito dopo il termine dell’anno di leva, partì come combattente per l’Albania. Era il 28 novembre del 1940. Poi vennero la Francia, la Grecia e il Montenegro fino al 24 maggio del ’43, quando fu fatto prigioniero dall’esercito tedesco, e “tradotto” ( trasportato su un carro bestiame) nel campo di concentramento di Markt Pongau, dove, patendo atroci sofferenze, rimase fino al 19 maggio del ’45 quando venne liberato dagli alleati americani e cominciò il suo viaggio a piedi verso l’amata Valbrenta. Sebastiano, chiamato da tutti l’alpino “ Bastian”, ricorda la prigionia con un distaccato dolore, la racconta attraverso parole penetranti capaci di risvegliare la memoria anche in coloro che non vissero quegli atroci anni di storia. Lo fa con gli occhi stanchi di chi ha visto troppo, le spalle curve di chi ha lavorato duramente per tutta la vita, di chi ha dovuto abbassare la schiena davanti all’invasore tedesco, senza però piegare mai la testa. “Le giornate di un prigioniero in un lager nazista erano ben scandite racconta Bastian - Alle 6.30 venivamo svegliati dai soldati, che con tono duro e freddo ci ordinavano di alzarci. Il pranzo, se così possiamo chiamarlo, consisteva in acqua bollita con qualche fetta di rapa, il nostro unico cibo. Una piccola pagnotta di pane doveva andare divisa tra 7 prigionieri, nella ripartizione si teneva conto anche delle briciole”. “ Ogni tanto - continua Bastian - si cercava di allungare le mani attraverso il reticolato, in modo da cogliere e mangiare qualche radicchio che cresceva spontaneamente al di fuori del campo. Così facendo c’era un rischio altissimo di venire uccisi dalle guardie”. «Non c’era riguardo, non c’era rispetto, non c’era alcuno che vedendo il fratello accasciato si piegasse ad aiutarlo – ricorda con amarezza Bastian - ma non perché non c’era intenzione: semplicemente perché fermarsi un attimo significava fermarsi per sempre.» La mente di Bastian si aggrappò con tutta se stessa ai ricordi dei cari che aveva lasciato a casa. Fu la speranza di poterli anche solo rivedere gli impedì di perdere se stesso e gli permise di sopportare i dolori del fisico lacerato, la fame, la sete. la stanchezza. “ Se nei lager volevi vivere dovevi scaricare ogni giorno decine di vagoni di carbone”. Questo lavoro estenuante, da cui non si traeva nulla, occupava la maggior parte della giornata e sembrava non finire mai. Per questo, un giorno, Bastian decise che non avrebbe continuato a servire, e disse basta. «Era uno dei giorni più massacranti che avessi mai vissuto – ricorda Bastian – A un certo punto un generale tedesco si è presentato a me e al compagno con il quale lavoravo, chiedendoci se avevamo finito il nostro lavoro. Quando gli rispondemmo sì, comunicò l’arrivo di altri due vagoni che andavano svuotati anch’essi. Non avevamo più la forza di alzare nemmeno
una pietra e tutto il carbone finora scaricato era macchiato dal sangue delle nostre mani. Il generale continuava a ripetere che si doveva obbedire agli ordini e tirò fuori la pistola. Lo guardai con aria di sfida e con il poco tedesco che avevo imparato dissi: “Avanti, spara.” “Perché?” mi rispose con superiorità e un pizzico di stupore il tedesco. “Perché anche se oggi muoio io, domani muori tu.” Questo ebbe il coraggio di rispondere Bastian, perché in un luogo dove ogni diritto è tolto rimane solo la fede in una giustizia superiore e uguale per tutti. Poi venne il giorno della liberazione, e l’inizio del lungo viaggio di ritorno a casa. Gli americani diedero un passaggio a Bastian e ad un suo compagno fino a Trento. “Quando la spossatezza del cammino si faceva sentire – sorride Bastian - ci si incoraggiava a vicenda, c’era un obbiettivo comune, un obbiettivo che andava raggiunto. «Ehi, abbiamo fatto i Balcani 20 volte!» ci dicevamo scherzando «Vuoi che non riusciamo a tornare? Anche scalzi ce la facciamo!». E infatti a casa ci tornarono, e ad accoglierli trovarono un intero paese in festa. La voce del loro ritorno "camminò” più veloce dei loro passi. Quando entrò a Solagna, Bastian, che pesava ormai solamente 30 chili, venne accolto da una grande festa. I suoi compaesani si sporgevano dai balconi e dalle finestre, correndo in strada, chi per salutarlo, chi per chiedergli informazioni su un cugino o un fratello. La gioia per il ritorno di anche di un solo prigioniero si toccava, perché se era tornato lui forse sarebbero tornati anche gli altri, ora bisognava solamente aspettarli e sperare. Per il coraggio dimostrato in guerra e negli anni di prigionia, l’alpino Sebastiano Andolfatto è stato insignito di svariati riconoscimenti. Tra questi spiccano la Medaglia d’Onore per meriti di guerra, conferitagli dal prefetto Melchiorre Fallica nel 2010, diverse croci al merito, e la Medaglia al Valore del Ministero della difesa ( conferitagli nell’85) per: “ Non aver servito l’invasore tedesco e la Repubblica sociale durante la Resistenza”. Sebastiano Andolfatto ha passato tutta la sua vita a Solagna, dove si è sposato ed ha avuto tre figli. Vive ancora nella sua casa di via Bresagge. Accanto alla porta d’ingresso è appeso il suo cappello di alpino. (Parte delle interviste sono state raccolte dai ragazzi dei laboratori didattici “ Ferracina” di Solagna).
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Sul Ponte di Bassano
testimonianze
Racconti alpini così, senza pretese di Alberto Strobbe
VITA VISSUTA ALLA CASERMA MONTEGRAPPA ALLARME ALLA "FANTASMA"
fortuna, anche come riuscire a venirne fuori. Sguardi smarriti, gente che non sa cosa fare, tutti che corrono. <<Comandante, cosa facciamo?>>. <<A me lo chiedi?>> mi vien da dire, ma guai a rispondere così, ne va dell’immagine del “comandante”. Un rapido sguardo alle mie “forze” e realizzo che ho un conduttore ed un capopezzo. Sì, proprio uno (1) di numero. E qui torna utile la matematica di cui sopra: come fa un conduttore solo a condurre 8 automezzi? Risposta ovvia: <<Li porta uno alla volta!>>. Analogamente per i pezzi. Fatta questa bella pensata, incarico il mio unico conduttore di portar fuori tutti gli automezzi ed incolonnarli con motore acceso, pronti a muovere e il capopezzo, assegnatogli un altro uomo, di prendere i 4 obici ed agganciarli alle campagnole. Nel frattempo con gli altri 5 o 6 derelitti che sono rimasti dobbiamo fare ancora una montagna di lavoro. Su uno dei CL va messo il posto comando, che comprende in pratica tutta al fureria, con carte, registri, ruolini, macchine da scrivere, tutto quanto serve insomma per essere operativi. Sull’altro, l’armiere sta già predisponendosi a caricare tutte le armi in dotazione, e così enumerando anche per i magazzini. Un lavoro ciclopico. Ricordo che con il furiere, Francesco, portiamo giù un intero baule di carte. La pioggerellina, intanto continua, ma adesso il freddo non lo si sente più. C’è un’eccitazione elevatissima in tutti. Vedo anche gli altri reparti in gran movimento, ma, penso, <<loro almeno un po’ di uomini li hanno!>>. Ma tant’è. Lamentarsi non serve a niente. Mio grande pensiero è, ora, il dipoi. Va tutto bene se arriva il cessato allarme. Ma se per disgrazia ci vien dato l’ordine di muovere davvero, cosa faccio? Al solo pensiero mi sento mancare! Intanto il lavoro ferve e come per miracolo la mia piccola autocolonna prende forma, lentamente si compone, con l’ordine di marcia giusto, con gli obici correttamente agganciati. Mi vien in mente la vecchia e stantia battuta sulle nostre truppe di un tempo definite aviotrasportabili, a differenza di altri eserciti dove la terminologia le definisce aviotrasportate: si perché le nostre sono avio … trasportabili, se solo avessimo degli aerei, ma… E così la mia, all’incontrario, diventa una batteria … motorizzabile, se avessi cioè qualcuno da caricare su quei mezzi. Sono pensieri in libertà, una ridda di sensazioni e sentimenti contrastanti, che mi fanno tremare i polsi e allo stesso tempo mi mettono in evidenza tutta una serie di ironie e contraddizioni che portano automaticamente ad un riso semisterico. Tra l’angosciato e l’orgoglioso per il lavoro in ogni caso svolto, sto guardando come il tutto prende forma, quando, seminascosto alla vista dalla insistente pioggia fina, mi si materializza di fronte, il Capo Centro Tiro, un simpaticissimo maggiore, che mi chiama e mi chiede: <<Tenente, come sta andando?>>. Decido che è il momento della verità: <<Benone, signor Maggiore, purchè non ci facciano muovere!>>. Perplesso, di rimando torna a chiedere: <<e perché, mai?>>. <<Signor Maggiore, si guardi attorno. Con un solo conduttore dove crede che possiamo andare?>>. Con il comandante di Gruppo non avrei potuto esprimermi così francamente, ma con lui sì, per quella affabilità ed umanità che lo contraddistingueva. E forse per questo, mosso a pietà, mi sussurrò di stare tranquillo. Che lui ne fosse al corrente o no ancora oggi non mi è possibile dirlo. Di fatto, qualche minuto dopo suonò il cessato allarme. Il sollievo fu enorme per tutta la 50^. Nemmeno le due o tre ore successive, spese a fare a ritroso quanto ci aveva fino ad allora impegnato, riuscì a toglierci il buonumore. Perfino la pioggia, pur persistente, non ci dava più fastidio. Era sparito anche il freddo, in quell’umida sera di quel lontano dicembre di tanti anni fa. Complice importante fu anche la razione di bustine di cordiale che feci distribuire alla intera “forza” operativa della “Fantasma”.
Faceva freddo quella sera. O meglio, era l’umidità che penetrava nelle ossa a dare una sensazione di freddo maggiore di quanto in realtà non fosse. Una di quelle serate uggiose, di un dicembre ormai lontano negli anni (era il 1970), in cui l’unica aspirazione era di finire il servizio, smontare, andare fuori a cena, quattro chiacchiere con Marco, il mio “frate” di naja fin dal primo giormo, e poi via a nanna perché l’indomani si montava di picchetto. Davvero un bel programmino! Ma, come si sa, se l’uomo propone, Dio dispone. Non so se Nostro Signore fosse stato veramente il responsabile dell’allarme Nato che suonò in quell’istante: di certo so che, e non solo da me, fu chiamato in causa svariate volte da quel momento in poi. Un illustre cappellano alpino ebbe a dire una volta che anche le bestemmie, per gli Alpini, sono una forma di preghiera: pregammo molto in molti, quella sera di un dicembre di tant’anni fa, alla “Montegrappa” di Bassano. Da qualche giorno ero subentrato al mio “vecio”, Renato, ancor oggi amico carissimo, nel comando della 50^ Btr del Gruppo “Pieve di Cadore” al 6° Rgt Art Mont. Si trattava della batteria motorizzata del Gruppo, a tutti nota come la “Fantasma”: e tale era anche di fatto, con un ruolino di una sessantina di effettivi di cui non ricordo mai la contemporanea presenza in ragione maggiore del 50 percento. In varie occasioni, nei mesi precedenti, quando all’adunata del mattino si presentava la forza ai Comandanti, chiedevo a Marco, sottocomandante della 37^, di “prestarmi” qualche artigliere, solo per qualche minuto, per ridurre almeno in parte la meschina figura di una batteria con una dozzina - soltanto - di elementi. Di fatto, tra i servizi, le guardie, il PAO (picchetto armato ordinario), infermeria, licenze e fughe, di quello scarso 50 % rimaneva un terzo o giù di lì. La 50^ era composta per una metà da vicentini e per l’altra da romagnoli. Per una tacita intesa, con una frequenza di rotazione molto alta, ai romagnoli firmavo licenze e permessi, ed ai vicentini concedevo la “fuga”, purchè non impegnati in servizi o in tabella puniti. Con questo sistema tutti erano contenti e la batteria funzionava come un orologio. La motorizzata trasportava i suoi 4 obici da 105/14 con altrettante AR59 (le campagnole, ossia le jeep dell’E.I. di allora) ed aveva in dotazione 2 CL (Carri Leggeri ossia dei camioncini) ed 1 CM (Carro Medio, ovvero un bel autocarro). Poi c’era la macchina del comandante. Forse ho dimenticato qualcosa, ma è ininfluente ai fini del racconto. Con un rapido calcolo, almeno 8 automezzi che richiedevano altrettanti conduttori (conducenti erano nella terminologia najesca quelli che portavano le “jeep col pelo”, ossia i muli) ed altrettanti capimacchina. Ogni obice doveva (o meglio avrebbe dovuto) avere una squadra di 6 serventi più il capopezzo (che diventava anche, automaticamente capomacchina in movimento), per un totale di altre 24 persone. Se consideriamo poi i 2 furieri, gli addetti alle trasmissioni, il motociclista, i magazzinieri, l’armiere e qualche altra funzione che ora mi sfugge (almeno, quindi, una dozzina di altri uomini), poco poco per funzionare la batteria avrebbe dovuto avere contemporaneamente presenti più di cinquanta persone. Facile immaginare le litanie sorte spontaneamente al suono dell’allarme. In quel preciso momento, non eravamo in dieci, me compreso. Per tutta la serie di circostanze su elencate, compresa una dozzina di artiglieri in servizio di picchetto armato ordinario, eravamo ridotti al lumicino. Ho capito in quel momento cos’è il panico e, per mia
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Sul Ponte di Bassano
dal museo
Storia delle truppe alpine di Gabriele Peruzzo
L’uniforme grigioverde Mod.1909
equipaggiamento. Nonostante l’indiscussa validità della nuova uniforme, furono fatti ulteriori esperimenti, a cavallo fra la seconda metà del 1907 ed i primi mesi del 1908 che coinvolsero anche la fanteria e cavalleria. Proprio l’uniforme sperimentale del 20° e 47° Rgt fanteria erano molto simili a quelle che poi saranno adottate definitivamente anche nel colore grigio-verde ritenuto più confacente alla nostra campagna. Con circolare n.458 del 4 dicembre 1908 veniva sancita l’adozione ufficiale della nuova uniforme grigio-verde, la descrizione dettagliata dei singoli capi si completò nel 1909, fatte salve modifiche di dettaglio, questa sarà l’uniforme che equipaggerà i nostri soldati, alpini compresi, per tutta la grande guerra. La giubba era confezionata in panno pesante grigio-verde ad un petto chiusa da 5 bottoni di frutto nascosti da una sovra bottoniera, collo in piedi guarnito dalle mostrine a fiamma verdi con stelline in metallo nichelato, le spalle rinforzate da uno sprone avente la funzione di non far scivolare la cinghia del fucile in marcia, l’interno era foderato con tela di cotone grezzo e provvista di 2 capienti tasche a toppa all’altezza del petto e di una terza nella falda destra destinata a contenere il pacchetto di medicazione. La giubba era portata con camicia bianca di cotone basino grezzo e gilet in panno grigio verde con 5 bottoni e foderato sul posteriore, aveva 2 fasche al petto 2 ai fianchi. I pantaloni avevano un’alta fascia in vita regolabile, 2 tasce sui fianchi ed erano confezionati in panno leggero grigio-verde molto ampi fino al ginocchio e terminavano con chiusura a lacci all’altezza del polpaccio e qui serrati con le fasce mollettiere o calzettoni, gli alpini indossavano stivaletti chiodati mod.1912 in pelle bovina. Oltre alla mantellina a ruota impermeabile, gli alpini in alta montagna erano dotati di sotto indumenti in lana per proteggersi dal freddo, spesso di provenienza privata. Il cappello mod.1910 in pelo di coniglio grigio-verde è quello che con piccole modifiche portiamo ancora oggi.
A influenzare l’evoluzione dell’uniforme militare non è stato il gusto personale di un artista secondo la moda del momento o la decisione di un singolo alto ufficiale o qualsivoglia commissione preposta allo studio di nuovi capi di vestiario. L’evoluzione dell’abito militare nasce quasi sempre dalle esperienze acquisite sui campi di battaglia o durante le campagne addestrative. Anche l’evoluzione tecnica dei mezzi di offesa ha contribuito al miglioramento dell’uniforme di combattimento, in tal senso, la scoperta della polvere infume nel 1884 ha determinato un radicale cambiamento delle tecniche di manovra delle truppe nel campo di battaglia e la nuova impellente necessità di rendere il soldato il meno visibile possibile. In Italia, già nei primissimi anni del ‘900 era in corso un dibattito sulla validità dell’uniforme turchino-scura allora in uso, questo anche alla luce dei massacri della guerra russo-giapponese del 1904/1905 combattuta da eserciti ancora vestiti con uniformi sgargianti di stile napoleonico ma equipaggiati con armi portatili moderne ed efficaci. L’intuizione di un borghese Luigi Brioschi, presidente della sezione milanese del Club Alpino Italiano, secondo il quale nei moderni campi di battaglia avrebbe primeggiato l’esercito che meglio si sarebbe celato alla vista dell’avversario, rendendo inefficace il tiro delle nuove potenti armi portatili, lo spinse ad entrare in contatto con il Ten.Col. Donato Etna comandate del Btg “Morbegno”, anche lui interessato allo stesso problema. Con l’appoggio del comandante del 5° Rgt Alpini Col. Stazza ed una somma messa a disposizione dal Brioschi, nel 1905 cominciavano i primi esperimenti con personale del Btg “Morbegno” nelle località addestrative del Bergamasco. In particolare si utilizzarono sagome riproducenti alpini in varie posizioni e dipinte con vari colori sperimentali e con il turchinoscuro di ordinanza, seguirono prove di avvistamento a varie distanze e a diverse ore del giorno. Fin da subito, le sagome di colore grigio si rivelarono le meno visibili mentre quelle turchino-scuro venivano immediatamente individuate, seguirono le prove di tiro condotte con i medesimi parametri di valutazione. Le sagome grigie venivano colpite 3 volte su 24 a 600 metri, mentre quelle turchino-scuro lo erano 24 su 24 !!! Verificata la validità della sperimentazione, era giunto il momento di passare alla fase pratica: dopo un veloce iter burocratico concluso il 24 luglio 1906 si dispose la vestizione con le nuove divise di un plotone della 45° Compagnia del “Morbegno”. Brioschi e il Ten.Col.Etna si occuparono non solo del colore della nuova uniforme, ma anche di introdurre capi più razionali e comodi per il combattimento in montagna. Comparve così il primo cappello a falda in feltro morbido, lo zaino alla tirolese, la mantellina e un nuovo tipo di buffetteria. La giubba portata con camicia era confezionata in lana grigio-creta, lo stesso per i pantaloni corti al ginocchio portati con calzettoni o fasce mollettiere e scarponi “all’alpina”. Così vestito,” il plotone grigio” partecipò alle manovre estive del reparto confermando in pieno il valore mimetico della nuova tenuta e riportando giudizi molto positivi da parte degli alpini della compagnia circa la praticità dei capi introdotti, soprattutto del nuovo cappello che con altre piccole modifiche diventerà il simbolo del nostro beneamato corpo. L’esperimento del “plotone grigio” creò scalpore tra gli Stati Maggiori Europei, dando il via a esperimenti ed adozioni molto più veloci che in Italia dove ambienti militari conservatori temevano la sparizione di molte peculiarità e tradizioni di corpo. Le proteste non fermarono gli esperimenti che seppur lentamente continuarono nel 1907, l’intera 45°Compagnia del “Morbegno” venne vestita in grigio con varie opzioni di copricapo ed
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Sul Ponte di Bassano
Sulle strade della Grande Guerra
Q
uesta volta gli alpini bassanesi hanno superato se stessi: sono riusciti anche a fare da presidio per il felice svolgimento della pacifica invasione delle scolaresche vicentine nella città del Grappa in occasione del primo appuntamento "Sulle strade della Grande Guerra" nei giorni 20 e 21 aprile. E la manifestazione è andata tanto bene da meritare un ampio spazio nella stampa locale. Non vogliamo per questo incensare nessuno , ma ricordare che quando occorre organizzazione siamo sempre i primi a fornire supporto e questo ormai tutti lo sanno bene, tanto che diventa sempre più problematico riuscire a fare fronte alle sempre più numerose iniziative che si accavallano in questi ultimi tempi. Gli alpini anche questa volta hanno voluto dimostrare quanto siano sensibili a questi messaggi , dando possibilità di svolgimento ad una manifestazione che ha portato una ventata di novità e di freschezza di idee. Accanto agli studenti impegnati in una prova atletica, con l'impegno di mantenere compattezza tra le fila delle squadre in gara, quasi alla ricerca di una testimonianza concreta di solidarietà simile a
quella fra soldati in trincea, ci sono stati anche quelli che avevano superato una prova di giornalismo sportivo. Il giorno successivo c'è stato un percorso di orienteering in centro storico a Bassano. Con tutti si è congratulato il sindaco della città Riccardo Poletto. Lucio Gambaretto
Premio “Uti Fabris” Il Gruppo Alpini e Gruppo di Donatori di Sangue “Gen. Giardino” organizza anche quest’anno la borsa di studio intitolata al compianto Presidente Uti Fabris. Il Premio comporterà la concessione di una borsa di studio riservata ai figli di alpini iscritti ai Gruppi della Sezione ANA “Monte Grappa” ed ai figli dei donatori di sangue iscritti ai gruppi del reparto donatori di sangue “Monte Grappa”, che conseguiranno il diploma di scuola media superiore abilitante per l’accesso all’università.
Per informazioni sul regolamento del concorso rivolgersi al sito della Sezione ANA “Monte Grappa”: www.anamontegrappa.it Il Gruppo Alpini e Donatori di Sangue "Gen. Giardino" e la Sez. A.N.A. "Monte Grappa" bandiscono un concorso per l'assegnazione di una borsa di studio, dedicata alla memoria del socio fondatore Uti Fabris riservata agli studenti che conseguiranno, nel corrente anno, un diploma di Scuola Media Superiore, abilitante per l'accesso all'università. Le domande devono pervenire entro e non oltre il 31 luglio 2015.
Raccolta alimentare La sezione ANA Monte Grappa nella giornata del 28/03/2015 ha organizzato una raccolta alimentare a favore dei padri cappuccini di Bassano al centro commerciale Grifone, raccolta che ha dato molta soddisfazione a tutti gli alpini che hanno collaborato. Un grazie particolare al gruppo di Rosà e al gruppo di Sant'Eusebio che hanno donato una cifra cospicua sempre a favore della mensa dei poveri dei padri cappuccini. Mellini Tarcisio
6° Raduno Gruppo Art. Mont. “Pieve di Cadore”
Domenica 20 settembre 2015 gli appartenenti a 37a, 38a , 50a Btr. e Rep. C.do si incontreranno alle ore 10,30 presso il Ristorante “Al Pioppeto” di Romano d’Ezzelino. Per informazioni rivolgersi a: Alberto Strobbe (0424-567208) Piero Zanotto (0424-524080) Nicola Russo (049-8670007) http://amicidelpieve.wix.com/amicidelpieve
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Sul Ponte di Bassano
Relazione morale del Presidente del mio primo triennio alla guida della Sezione e in vista Acoloroldelcompimento rinnovo delle cariche associative, mi sia consentito ringraziare tutti i quali mi sono stati a fianco in questo tempo, accompagnandomi con
Gianni Idrio, è senza dubbio la più complessa e articolata. Al suo interno racchiude molti argomenti, legati alle varie e molteplici attività che sviluppano i temi legati alla storia dell’Associazione, il suo cambiamento negli anni, la testimonianza della stessa attraverso le varie fasi della storia, con l'organizzazione di serate storiche e, oramai in fase di completamento, con la stesura di un libro dedicato all’anno di Guerra sul Monte Grappa dal novembre 1917 all’ottobre 1918. Prosegue il supporto alle scuole che sempre più numerose richiedono la presenza dei nostri storici per analisi approfondite soprattutto sulla prima guerra mondiale, arrivando a visitare a migliaia il Sacrario di Cima Grappa forti del nostro generoso e competente contributo. La stessa commissione accompagna oramai dal 2007, tramite la sei giorni con gli alpini, tutti quei giovani che vogliano toccare con mano cosa significhi essere Associazione Nazionale Alpini, avvicinandoli a realtà di volontariato e di pronto intervento di eccellenza locali, quali il pronto intervento del S. Bassiano, i VV.FF. di Bassano, il CAI di Bassano, la nostra P.C. ed i nostri storici che con dedizione certosina li portano a camminare sui sentieri del Grappa illustrandone contemporaneamente i fatti di storia. I responsabili di questa commissione si sono già attivati anche nell’individuare, di concerto con le amministrazioni comunali interessate, alcuni siti della Grande Guerra da ripristinare. I primi individuati sono proprio quelli che saranno aperti dai volontari di P.C. a settembre e sui quali continueranno poi i nostri alpini per terminare i lavori entro il 2018. Il libro verde della solidarietà redatto con certosina precisione da Toni Bordignon non è altro che il biglietto da visita della nostra associazione, sia a livello nazionale che sezionale e riassume sia pur sotto forma di freddi numeri e asettiche cifre la generosità degli alpini. In definitiva quantifica il vostro generoso volontariato. Il museo, da giugno, diretto dal vicepresidente vicario Lucio Gambaretto, è stato dotato di un supporto tecnologico, una audio-guida, che accompagna il visitatore e lo aiuta a comprendere appieno ciò che è esposto, soprattutto guidandolo con logica attraverso i suoi spazi espositivi. Sempre da giugno si è deciso di regolarizzarne l’ingresso con un biglietto da un euro, assegnando la gestione sia dei biglietti che delle audio-guide ai locatari della “Taverna al Ponte”, considerata la difficile situazione economica che, in questo momento, non risparmia nessuno. Ricordiamoci che bisogna essere attenti e generosi anche in casa nostra oltre che fuori. Per il futuro prossimo si sta già pensando di dotare l’audio-guida di altre due lingue, essenziali stante la provenienza media dei visitatori esteri: l’inglese ed il tedesco. È motivo di orgoglio vedere quante persone passano in un anno a visitare questa bellissima realtà, forse troppo poco conosciuta e apprezzata proprio da noi. So di bassanesi mai entrati una sola volta a visitarlo … anche alpini della nostra sezione! Proficuo l’impegno dei nostri atleti nelle varie discipline in cui si sono cimentati, anche se non sempre ci può arridere la vittoria. Vanno premiati comunque l’assidua presenza e l’impegno costante alle competizioni, prima fra tutte, quest’anno, le Alpiniadi estive di Cuneo, massimo evento sportivo a livello A.N.A. Evento quest’ultimo a cui i nostri responsabili sportivi, Damiano Rinaldo e Attilio Dalla Valle, hanno partecipato con un occhio particolare visto che la Sezione “Monte Grappa” ha già inoltrato richiesta di poter organizzare e ospitare le Alpiniadi estive del 2018. Questa richiesta è frutto di una scelta ponderata e fondata sul principio che una Sezione come la “Monte Grappa” non può non organizzare qualcosa di particolare a livello A.N.A. per il centenario della Grande Guerra visto il suo territorio parte centrale di quegli avvenimenti. Avendo appena organizzato sia l’Adunata Nazionale nel 2008 e il raduno del Triveneto nel 2010 e non avendo di conseguenza alcuna possibilità di assegnazione, per qualche anno almeno, né dell’una né dell’altro, si è deciso che si possa celebrare degnamente il Centenario ospitando il grande evento sportivo dell’A.N.A., consapevoli che il connubio sport- storia possa trovare
affetto e soprattutto con i preziosi consigli. Non ho alcuna remora nel riconoscere che senza il quotidiano impegno dei miei più stretti collaboratori, in segreteria, non avrei mai potuto assumere un così grande e delicato compito - i miei vicepresidenti Lucio Gambaretto, Lino Borsa, Girolamo Viero e Fabrizio Busnardo, affiancati dal segretario Gianni Ceccon e dal tesoriere Evaristo Merlo, mi sono stati in questi tre anni preziosi consiglieri, accompagnandomi con professionalità e competenza in questo delicato incarico. A tutti quelli che lasciano per raggiunti limiti di mandato vada il più grande e caloroso ringraziamento per quanto hanno saputo fare per noi tutti, sperando di vederli sempre presenti anche se non più obbligati da ruoli di rappresentanza. Ai nuovi consiglieri eletti oggi spetta il dovere di essere coscienti dell’importante responsabilità che viene loro data. Il consiglio direttivo sezionale è stato sempre convocato con puntualità così come il comitato di presidenza, il collegio dei Revisori dei Conti e dei Probiviri. Attento e preciso è stato il lavoro svolto con dibattiti anche animati, peraltro condivisi, al fine di assicurare il buon andamento della sezione. Le attività della sezione nel 2014 sono state molte e hanno abbracciato la sfera storico culturale, e ricche di avvenimenti in campo sociale ed associativo. Le operazioni del rinnovo tesseramento per l’anno 2015 sono appena terminate. Esse hanno fornito i seguenti dati:
Anno
2014
2015
Alpini
8376
8241
-135
Amici degli Alpini
1956
2003
+ 47
Totali
10332
10244
- 88
Le istanze di recesso volontarie, giustificate da motivazioni che non intaccano la sfera associativa ma si riferiscono a motivazioni prettamente personali dei richiedenti ammontano a centotrentacinque (135) unità dei soci ordinari; per contro si ha un incremento dei soci aggregati di quarantasette (47) unità - complessivamente le perdite ammontano a ottantotto (88) unità pari allo zero virgola sette per cento. Ci sono 88 soci in meno nel totale generale, mentre gli alpini diminuiscono di 135. Però in tal senso mi preme di invitare tutti, specialmente i capigruppo e i consiglieri mandamentali, a svolgere una capillare sensibilizzazione affinché le perdite siano ripianate con nuovi iscritti. In questo ultimo anno, solamente parlandone, ho tesserato 3 nuovi soci alpini, mai tesserati prima. Impegniamoci tutti a “adottare” un alpino dormiente facendo un patto fra di noi: il Presidente porta 3 nuovi soci ogni anno e ogni alpino almeno uno. Se consideriamo che siamo 10244 soci comprendiamo bene come si riuscirebbe a fermare l’emorragia di soci in corso. Anche se non impegnato in emergenze e calamità il nucleo di P.C. coordinato dal Vice Presidente Fabrizio Busnardo, non è stato certo con le mani in mano considerando a quanti servizi è stato chiamato durante tutto l’anno, senza dimenticare i tanti corsi di aggiornamento e specializzazione a cui i nostri volontari hanno partecipato. Il tutto proiettato e finalizzato al grande appuntamento di metà settembre prossimo che vedrà la nostra sezione organizzare l’esercitazione di Protezione civile del Triveneto ANA. Evento che vedrà coinvolto tutto il territorio e i gruppi della Sezione e non solo la città di Bassano, perché, come recita il titolo, “Sui sentieri della Storia”, vogliamo ribadire che la P.C. è sì Protezione civile ma senza dimenticare che siamo prima di tutto “associazione nazionale alpini”. La commissione Centro Studi, la cui supervisione è stata assegnata a
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Sul Ponte di Bassano degno riscontro sui nostri territori, abbinando oltretutto scenari di inestimabile bellezza. Sempre di ottimo livello l’organizzazione del trofeo “Memorial Bortolo Busnardo” a Campo Croce, coinciso, quest’anno, con il campionato Triveneto ANA di marcia di regolarità in montagna. Forse non è ancora tanto pubblicizzato a livello di calendario ANA, vista la non faraonica partecipazione delle altre sezioni; tenendo a mente anche le critiche e i suggerimenti inoltrati dai concorrenti sullo sviluppo tecnico della gara ci si può migliorare di tanto. Che il coro sia il nostro ambasciatore lo sostengo da anni (forse anche per la mia militanza trentennale in una formazione corale), ma è fuor di dubbio che quando si presenta sul palco, la nostra formazione suscita grandi entusiasmi e commozione e, l’ho provato personalmente quando, accompagnandola in concerto ad Abbiate Grasso a fine anno, ho riscosso, a concerto concluso, anche ammirazione da parte dei colleghi presenti. Ottimamente riuscita, come sempre da anni del resto, la rassegna colorale che precede l’Adunata Nazionale. Questa serata presenta un solo neo… la troppa disaffezione da parte degli alpini…. Ed è un peccato che tanti rinuncino a respirare il clima alpino che si sprigiona in questa serata magica. Al presidente Gianni Gottardi il mio grazie per saper tenere uniti e motivati i coristi, responsabilizzandoli il giusto. Al maestro Massimo Squizzato i miei complimenti per la preparazione che riesce ad assicurare ad ognuno dei componenti grazie alla sua professionalità. A tutti i coristi il mio affettuoso abbraccio, ricordando loro che noi siamo orgogliosi del nostro coro sezionale, sperando che anche tutti loro lo siano in egual misura, nella convinzione di essere parte integrante della Sezione “Monte Grappa”, sia ai concerti che nelle sfilate ufficiali, nazionali e locali. La Banda Sezionale ha cominciato da qualche anno un percorso di scuola che ha portato all’inserimento di elementi nuovi in formazione e soprattutto giovani. Abbiamo avuto anche la prova che giovani ma preparati elementi sono in grado di sopperire ad eventuali mancanze di organico e questo fa ben sperare per il futuro. Anche la sede, presso i locali della sede della P.C. alla ex caserma Fincato, è in posizione strategica e dispone di ampio spazio esterno per provare i movimenti da ripetere poi nelle sfilate. Da regolarizzare e coordinare meglio il calendario delle prove con il responsabile della P.C. onde evitare spiacevoli disguidi. Vale per il Presidente Piero Marin e il Maestro Luigino Lollato quanto detto per il Coro; i nostri complimenti per il lavoro fin qui svolto ricordando però che non ci si deve mai accontentare e che l’asticella del traguardo si deve sempre tenere alta, perché, e questo vale anche per tutti noi, più alto è il traguardo che ci si pone e più alta è la soglia di attenzione, ma anche più grande sarà la soddisfazione a risultato acquisito; e soprattutto, ricordiamoci che se vogliamo attrarre i giovani lo possiamo fare solo proponendo loro cose grandi….più grandi sono e più affascinanti diventano. Intrigante l’idea di inserire in formazione il mazziere, consapevoli tutti che non sarà né semplice né scontato ma trovo giusto provarci e crederci. La nostra rivista, che è a tiratura quadrimestrale per 11000 copie per ogni numero, ha oramai raggiunto risultati eccellenti, riscontrando il gradimento di chi lo riceve e lo legge. Il proficuo lavoro iniziato tre anni fa dal Direttore Flavio Gollin e dai redattori, di livello eccelso, sta avendo risultati ottimali offrendo al lettore oltre alle notizie di cronaca sezionale anche un interessante inserto a carattere storico riguardante la prima Guerra Mondiale sui nostri territori, che ci accompagnerà fino a tutto il 2018 e che, per l’appassionato, una volta concluso il ciclo potrà essere staccato e riunito in una sorta di collezione. Che il lavoro sia proficuo lo testimonia il fatto che nell’ultimo numero si sono dovute aggiungere 4 pagine considerata la gran mole di articoli da inserire. Non abbiamo ancora trovato una soluzione efficace che possa abbassare i costi di spedizione che, come sapete, non godono più dei benefici di legge e vanno a incidere sul costo finale in modo oneroso se consideriamo che
stampare i tre numeri costa euro 10.000,00 e una pari cifra serve per la spedizione. Ripenso a tutti quelli che, con passione e dedizione, hanno lavorato alla Conca d’Oro, a Villa Serena; a quelli che hanno fatto servizio al Sacrario di Cima Grappa nei fine settimana, al fianco delle sezioni consorelle di Treviso, Feltre e Valdobbiadene, sia in affiancamento al personale militare sia per i lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria. Ultimo, in ordine di tempo, il rifacimento del muro di contenimento della strada che dal rifugio Bassano porta alla Caserma Milano. Vi ricordo che la Sezione “Monte Grappa” ha coperto 27 giornate di turni di affiancamento suddivisi in undici domeniche e otto sabato/Domenica. Penso a tutti gli alpini che si sono impegnati per il progetto “Salviamo il Ponte di Bassano”, dedicando tanti fine settimana nel gestire gazebo per la raccolta fondi o intervenendo nella gestione di eventi creati ”ad hoc” per promuovere l’iniziativa; quale quella organizzata dal Giornale di Vicenza e da TV A Vicenza con il primo grande evento mediatico tenutosi proprio sul nostro ponte, sabato 5 aprile 2014 subito fatto proprio da tutte le associazioni commerciali e di categoria della città e del territorio, prima fra tutte, e mi sia consentito ringraziare di cuore il suo Presidente Umberto Martini, che oggi ci onora con la sua pregiata presenza, la Banca di Romano e S. Caterina, che da subito si è messa a disposizione facendo aprire il c/c apposito per le donazioni. Non ci saremmo del resto potuti tirare indietro di fronte al nostro ponte bisognoso di cure e, come fecero i nostri predecessori nel 1947/59, rimboccate le maniche, ci siamo messi subito all’opera, meravigliosa e giusta, col rammarico che non tutti ne abbiano compreso il senso di civica responsabilità e l’alto valore morale. A tutt’oggi abbiamo raccolto la somma di euro 120.000,00 ma contiamo di raggiungere la somma promessa di euro 200.000,00 entro l’inizio dei lavori, programmati per i primi mesi del prossimo anno. Nel frattempo la presidenza sta valutando proposte e iniziative ulteriori per raggiungere lo scopo. A Voi tutti il mio sincero ringraziamento e il mio plauso considerando che più di qualche volta siete stati precettati all’ultimo minuto. E qui voglio ringraziarVi ancora più di cuore, perché avete sempre risposto con obbedienza e rispetto, comprendendo che anche per la presidenza non sempre è possibile organizzare gli eventi con largo anticipo. Vi sarete certamente resi conto che la Sezione “Monte Grappa” è per la città di Bassano un punto di riferimento basilare, è vista quasi come il cuore pulsante delle attività di volontariato e questo fa si che siamo interpellati per primi. Ricordiamo anche tutti i volontari che prestano il loro servizio in collaborazione con il Comune di Crespano del Grappa, responsabile della Cerimonia in Cima Grappa la prima domenica di agosto. Penso ai quasi 350 alpini che l’ultimo sabato di novembre si sono alternati nei supermercati del territorio sezionale per la 17^ edizione della Giornata nazionale della colletta alimentare in affiancamento al personale del “banco alimentare”; ripenso a voi che in modo semplice e con gli occhi soddisfatti, quasi una gara a chi raccoglie di più… La gara della solidarietà… solo gli alpini potevano inventarsi questo! Sono stati raccolti, nei supermercati aderenti all’iniziativa, 35000 kg di alimenti con un incremento dell’8% rispetto al 2013. Il grazie di noi tutti ai volontari che vanno nelle scuole a parlare di alpinità, di storia, che accompagnano i ragazzi della “Sei giorni” su e giù per i sentieri del Grappa e che con santa pazienza li fanno avvicinare un po’ al nostro mondo. Un plauso particolare a tutti quelli oscuri volontari che senza mai apparire sono sempre disponibili a dare una mano ogni volta glielo si chieda, orgogliosi di fare il proprio dovere. Impariamo da questi alpini, perché incarnano il vero spirito che contraddistingue da sempre il nostro essere volontari: dare prima di avere…! Parlare dei giovani della nostra sezione significa riconoscere il grande lavoro svolto in questo triennio da Alessandro Ferraris, diventato nel frattempo anche coordinatore degli stessi per il 3° raggruppamento, il Triveneto. Egli ha saputo motivarli, spronarli e responsabilizzarli di volta in volta, ottenendo il massimo da ognuno di loro. Ci ritroviamo con un gruppo compo-
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Sul Ponte di Bassano sto mediamente da una cinquantina di elementi, cresciuti in preparazione e convinzione, consapevole dei propri mezzi e capace di organizzarsi per dare il proprio significativo contributo alle vicende sezionali ma non solo; muovendosi autonomamente per le iniziative programmate. Quest’anno con il ricavato delle loro iniziative hanno donato 2 pompette ad infusione al Reparto Pediatria dell’Ospedale San Bassiano. Giovani ma già con le idee chiare su cosa significa essere Associazione Nazionale Alpini! Parlare di chi dona mettendo a disposizione il proprio corpo è aspetto sacro e merita tutto il nostro rispetto. Noi siamo orgogliosi di annoverare fra le nostre file questi splendidi volontari se consideriamo che siamo l’unica sezione in Italia ad avere i donatori di sangue. Sembra che qualcosa si stia muovendo nella sezione di Bergamo. Abbiamo oggi il piacere di presentarVi il nuovo presidente del RDS, l’artigliere alpino Lamberto Zen, che da oramai un anno guida il reparto, essendo subentrato a Giovanni Negrello. Zen si è messo subito al lavoro di buona lena e dopo avere sistemato il regolamento ha lanciato una proposta alla Sezione per sensibilizzare tutti quei gruppi A.N.A che ancora non ce l’hanno, di fondare un gruppo di donatori al proprio interno. Le nuove modalità di prenotazione e le normative aggiornate stanno impegnando a fondo tutto il consiglio direttivo del Reparto per assicurare continuità alle donazioni. Progetto non semplice da realizzare ma sicuramente affascinante se consideriamo che il volontario donatore di sangue può essere una delle figure a cui in futuro l’A.N.A potrebbe guardare per assicurare continuità alla propria storia. Nella norma l’attività dell’AIDO e dell’ADMO, se consideriamo la delicatezza del loro essere generosamente e totalmente disponibili per chi soffre. Se vogliamo che il loro operato sia ancora più proficuo e incisivo bisognerebbe ci fosse più sinergia e, magari, qualche evento organizzativo insieme per avvicinare in modo più profondo gli alpini a questa straordinaria espressione di volontariato. La Sezione è in prima fila, facendo parte del Comitato “Riapriamo il Tempio Ossario”. Tale comitato si è costituito in forma pressoché spontanea, accogliendo le istanze di moltissimi cittadini di Bassano e non solo, essendo meta continua di visitatori da tutte le regioni d’Italia. Esso si prefigge il compito di sensibilizzare le istituzioni amministrative, politiche, religiose e militari affinché trovino un intesa per poter programmare quei lavori di restauro di cui abbisogna per poterlo aprire e consentire a tutti, ma in particolare modo ai parenti dei Caduti li inumati, di portare un fiore e recitare una preghiera. Gli ultimi sviluppi sembra possano far ben sperare per una conclusione in grado di ridare la dovuta dignità a tutti quei Caduti. Il Comitato di sicuro profonderà qualsiasi sforzo per consentire che già il 24 maggio prossimo, anniversario dell’entrata in guerra dell’Italia, possa essere, sia pur parzialmente, fruibile e consentire di celebrare una piccola ma significativa cerimonia. Cerimonia che tutti i gruppi, il 24 maggio, saranno tenuti a organizzare in contemporanea, alle 18,00, davanti al Monumento ai Caduti del proprio paese, con l’alzabandiera, la deposizione di una corona e la lettura ad alta voce dei nomi dei Caduti della 1^ G.M. incisi. Oramai va verso la conclusione anche l’assegnazione da parte della Regione Veneto alla nostra Sezione della palazzina comando della Caserma Monte Grappa. Si tratta di espletare gli ultimi passaggi burocratici fra il Demanio e la Regione stessa per poter così prenderne possesso e ridare vita a un edificio storico della città, importante non solo per la Sezione “Monte Grappa” ma per tutti coloro che hanno a cuore la Storia e il nostro territorio. Abbiamo già bene in mente cosa dovrà e potrà diventare ma quando sarà il momento, state sicuri sarete coinvolti tutti quanti, dal primo all’ultimo, per riportarla allo splendore originale. Per questo progetto abbiamo già costituito una specifica Commissione tecnica, formata dai nostri tecnici e coordinata dal consigliere Sezionale Fabrizio Tonella, che avrà il compito di valutare, progettare e coordinare tutti gli interventi di restauro. Fin da ora buon lavoro a tutti loro. La presenza alle 3 Adunate: Nazionale a Pordenone, Triveneto a Verona e
Sezionale a Casella d’Asolo è stata ottima, Vi ricordo che la presenza alle sfilate è il punto cardine del nostro essere A.N.A. e il tutto è indirizzato al culto della Memoria, rendendo onore al Labaro Nazionale e al Vessillo Sezionale. Fare l’Adunata e non sfilare così da non testimoniare la propria presenza significa non fare l’Adunata. Come da qualche anno a questa parte, la Sezione ha voluto organizzare al meglio il servizio del cerimoniale, affiancando al cerimoniere Piazzetta una squadra di collaboratori oramai affiatati e rodati che si mettono a disposizione per far risaltare al meglio e in modo corretto le nostre sfilate e cerimonie. Ci stiamo impegnando affinché ogni gruppo abbia tutto il sostegno necessario a risolvere qualsiasi problema, sia organizzativo che regolamentare. Molto spesso mi giungono in presidenza segnalazioni da parte di gruppi e di singoli soci lamentando infrazioni più o meno gravi al regolamento; ultima in ordine di tempo, quella relativa a una poco ortodossa prassi di voto presso un gruppo, a cui era presente anche il sottoscritto. Non ho problemi a rispondere che, preso atto non solo di questa anomalia ma di tante altre, abbiamo già pensato che da quest’anno la Giunta di Scrutinio si occuperà di convocare tutti i gruppi, per mandamento, per istruire, nel modo più incisivo possibile, i capigruppo affinché rispettino le norme di regolamento. Mi fa piacere che ci siano soci attenti e sensibili al rispetto del regolamento, perché è attraverso l’applicazione vigile delle norme che si assicura la regolare gestione della vita associativa. Ma sono a ricordarVi che siete Voi per primi che dovere essere coscienti del ruolo che avete, di quale responsabilità portate sulle spalle e che la stessa va condivisa e non delegata tutta al Presidente. Non vorrei in definitiva trovare degli integerrimi soloni da una parte per poi magari ritrovarmeli a interpretare la loro alpinità in altri momenti associativi; penso ad esempio quanta fatica fanno i cerimonieri alle sfilate per garantire il buon inquadramento come prestabilito e per verificare il decoroso abbigliamento dei partecipanti. Decoroso abbigliamento che tra l’altro fa parte anche di un minimo di buon gusto e un minimo di dignità personale. Vi assicuro che sono convinto che se sapremo fare squadra senza invidie e con spirito collaborativo sapremo superare qualsiasi problema; l’importante è che tutti sappiamo metterci a disposizione per il fine comune, sentendoci direttamente partecipi della grande storia di questa Sezione, regalataci non tanto dalla Divina Provvidenza ma dalla ferrea volontà di Chi è passato prima di noi, credendo e lavorando per consegnarcela bella e grande. Dobbiamo capire che siamo tutti compartecipi, proporzionalmente responsabili delle sorti di questa Sezione, ognuno per il ruolo assegnatogli dai soci. Vi assicuro che il presidente non è né cieco né sordo e si accorge benissimo di quante e quali volte si tende un po’ troppo a interpretare le norme e a personalizzare il modo di vivere l’Associazione, ma è altresì convinto di avere a che fare con persone sicuramente intelligenti che, se stimolate al ragionamento e a un corretto confronto, possono meglio comprendere eventuali errori e rimediarvi. Vi chiedo di non intendere la Sezione come un ente aleatorio, buono solo ad espletare gli aspetti burocratici ma di viverla dal di dentro; sentendola come una cosa propria e non lontana. Dovete rendervi conto che ogni progetto concluso non è un successo personale del Presidente ma è una vittoria di tutti noi, conquistata grazie all’impegno di ogni singolo alpino della “Monte Grappa”. Ogni singolo alpino deve sentirsi “Sezione”! Abbiamo il dovere di comprendere la grande opportunità che stiamo vivendo, immersi nelle celebrazioni del centenario della Grande Guerra, che vede l’A.N.A., in generale, e la nostra Sezione in particolare, protagoniste assolute e privilegiate, perché fondate proprio sul culto della memoria. Approfittiamo di questa occasione straordinaria che il destino ci ha riservato e facciamo nostri i momenti importanti che vorremmo vivere insieme, convinti di essere qualcosa di unico e straordinario, in un’occasione irrepetibile….essere gli alpini che hanno celebrato il centenario della prima Guerra Mondiale. Viviamolo da alpini veri….. alpini moderni…. Ma con il cuore antico dei nostri fondatori…. I nostri veci. Viva l’Italia, viva gli alpini. Giuseppe Rugolo
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SulSul Ponte Ponte di Bassano di Bassano
LA GRANDE GUERRA 18 settembre 1917 L’illusione di Carzano di Fidenzio Grego L’anno 1917 fu segnato dai grandi avvenimenti che sconvolsero in parte gli equilibri della Grande Guerra. Gli eventi salienti che hanno caratterizzato quest’anno funesto sono stati: la veemente avanzata delle truppe italiane, che assaporarono per poco tempo, una facile vittoria sull’ Altopiano della Bainsizza, la sanguinosa battaglia dell’Ortigara, la disastrosa ritirata sotto la minaccia di una sconfitta decisiva, il dramma del profugato, e le battaglie d’arresto sulle pendici del Monte Grappa. La domanda che molti si sono posti in passato e nel recente presente ha sempre la stessa risposta. Questi dolorosi avvenimenti, che costarono tante vite umane ai due eserciti contendenti, quello italiano e quello austroungarico, si potevano evitare? A Carzano sul fronte Trentino nella notte tra il 18-19 settembre 1917, ci fu un episodio che poteva cambiare radicalmente le sorti del conflitto mondiale. Invece passò alla storia come un fatto insignifi-
cante. Incredibilmente fu persa una grande occasione per incunearsi a sorpresa nelle linee austriache e poter così conquistare Trento, minacciando alle spalle tutto lo schieramento nemico degli Altipiani. Tutto ciò avrebbe avuto conseguenze strategiche importanti e forse decisive per le sorti della guerra. I Comandi austriaci cercarono di sminuire il pericolo corso, ma nello stesso tempo furono consapevoli della scampata minaccia che poteva rappresentare una disfatta simile a quella che alcuni mesi più tardi incontrò l’Esercito Italiano. Sull’episodio di Carzano si volle stendere un fitto velo di silenzio, quasi che ogni rivelazione in proposito costituisse un attacco al prestigio dello Stato Maggiore, poiché coinvolse in prima persona generali che non hanno avuto il coraggio di sfruttare un momento storico favorevole. Il generale Cadorna nelle sue memorie scrisse: “accerto che il fiasco di Carzano provocò la maggior furia che io ho preso durante la
Campo di battaglia dell operazione Carzano visto da Monte Lefre. Gentile concessione Comitato 18 settembre 17 a cura del prof Galliano Rosset.
Sul Ponte di Bassano guerra!”. Eppure, anche lui non fu immune da colpe. Nella Bassa Valsugana venne schierato nel maggio del 1917, il XVIII Corpo d’Armata (generale Etna) su due divisioni: la 51a (generale Di Giorgio) e la 15a (generale Del Buono). Nonostante la vicinanza delle linee nemiche, in questo settore regnò una calma piatta, al contrario delle inumane sofferenze che altre divisioni patirono sull’Isonzo. Carzano fu il paese sotto il controllo delle truppe Imperiali più vicino alle linee italiane nello schieramento a est del fiume Brenta. La vicenda iniziò la sera del 12 luglio 1917, quando il sergente Mleinek attraversò indisturbato gli sbarramenti italiani con l’intento di consegnare all’ufficiale più alto di grado un plico contenente importanti informazioni. Seguendo la scala gerarchica militare, il fascicolo venne inviato al maggiore Cesare Pettorelli Lalatta Finzi responsabile dell’Ufficio Informazioni della 1a Armata, l’unico organo competente per analizzare e valutare il contenuto. Dopo un attento esame, l’ufficiale lo ritenne di grande interesse per le informazioni riportate. I dati riguardavano in modo esaustivo i piani di difesa delle prime linee nemiche, con evidenziate le modalità di un eventuale incontro se le notizie potevano interessare i Comandi Italiani. Il Servizio Informazioni della 1a Armata, che aveva sede a Vicenza, era composto da un pool di ufficiali che avevano il compito di coor-
dinare tutte le informazioni ricevute dagli informatori del Trentino e Tirolo. Tutto ciò che accadde fu puntualmente segnalato. I prigionieri e soldati disertori catturati vennero inviati a Verona (a Forte San Procolo) per essere interrogati. Molto prezioso fu il loro contributo per individuare la consistenza delle truppe, per conoscere le postazioni di batterie e il numero di mitragliatrici, per identificare i posti comando e i magazzini per il rifornimento. Il maggiore Lalatta, nonostante i molti dubbi, si convinse ad aderire alla richiesta di un colloquio sollecitato dall’ufficiale nemico, il quale si firmò nella missiva spedita con il nome di copertura “Paolino”. Due colpi di cannone sparati nelle vicinanze del campanile di Carzano erano il segnale concordato per il primo incontro nella notte stessa. Tra tante ansie e paura di un tradimento, l’ufficiale italiano fece conoscenza con “Paolino” la cui vera identità era Ludevik Pivko, un ufficiale sloveno che comandava “ ad interim” il V° battaglione bosniaco schierato sulla linea del torrente Maso all’altezza di Carzano. Di sentimenti irredentistici, credeva che la sua Patria e l’Impero fossero una grande famiglia dove i suoi connazionali potessero essere liberi di esprimere le proprie identità. In realtà furono oppressi e soggiogati. Pivko capì che non c’era nulla in comune che legava questi due popoli, divisi da un profondo astio politico, che si ripercosse anche all’interno dei reggimenti e
Monumento ai Bersaglieri, eretto nel 1919 a cura di 8 dei pochissimi superstiti. Il monumento originale, rovinato dal tempo e' stato poi sostituito con quello odierno.
Sul Ponte di Bassano successo dell’azione, tanto da prenotare il treno per Trento, commise battaglioni di appartenenza di nazionalità Serba, Bosniaca e Ceca. l’errore di affidare l’incarico della missione al generale Etna (forse Dagli ufficiali e soldati austro-ungarici vennero trattati come servi e per compiacenza verso i Savoia in quanto si diceva che Donato Etna carne da macello, insultati e derisi in continuazione. Furono impieera figlio naturale di Vittorio Emanuele II). gati sempre in prima linea e nelle azioni più pericolose. Non poteQuesto mandato poco si adattava a Etna e al suo concetto stratevano ottenere la liberazione della loro Patria senza l’annientamento gico, fondato più su prudenti azioni a lungo termine che su offensive dell’Impero d’Austria, che sicuramente li avrebbe trattati come infarapide e audaci. A completare la deficienza del Comando Supremo fu mi traditori, ma furono fieri di portare a compimento il piano per una la scelta di affidare il comando della divisione destinata all’azione di Nazione che doveva ancora nascere. sorpresa, la più importante, al generale Zincone, che non aveva mai Con modalità sempre diverse, per non creare sospetti e soprattutto comandato truppe in azioni offensive. I soldati di questa divisione, per la segretezza di quanto stava succedendo, vennero concordati che formavano il 6° Corpo d’Armata, da mesi non venivano impegnati altri incontri, durante i quali le reciproche confidenze appianarono in azioni di combattimento. Per le caratteristiche dello scontro iniziale iniziali diffidenze. Iniziò così, un patto tra due uomini uniti da un le un reparto di arditi sarebbe stata la soluzione migliore. comune nemico, l’operazione Carzano. La consistenza della 18a divisione austriaca (composta da dieci L’ufficiale sloveno consegnò al suo collega italiano notizie e inbattaglioni) comandata dal maresciallo Scheuschenstühl, schierata formazioni riservate sempre più dettagliate, mettendo a repentaglio sulla linea del fronte, fu esigua sia come organico di truppa che di non solo la sua vita, ma anche quella di altri suoi fidati collaboratori artiglieria. Questa situazione indusse gli ufficiali italiani ad una buosparsi nelle retrovie. na dose di ottimismo, forti della consapevolezza di aver contrapposto Verso la fine di agosto i rapporti ricevuti sia da Pivko che dall’Uffial nemico ben sette corpi d’armata e un piano studiato nei minimi cio Informazioni riportarono movimenti e spostamenti di intere diviparticolari. sioni e di artiglierie austriache verso il fronte isontino, nella zona di Il compito affidato a Pivko fu quello di aprire un varco sul fondo Tolmino, in preparazione della grande controffensiva, programmata della Valsugana, in corrispondenza del fronte tenuto dal suo battacon largo anticipo per la fine ottobre. Tutto ciò comportò un indeboglione. Attraverso questa breccia si sarebbe inserito il battaglione limento di tutto il fronte che dalla Bassa Valsugana saliva fino a comandato dal maggiore Lalatta in modo da costituire una testa di Trento. ponte. Una volta occupato Carzano, l’ufficiale sloveno con i suoi conNelle analisi di tutto questo materiale si delineò nella mente del giurati avrebbe provveduto a staccare la corrente elettrica dei reticomaggiore italiano la convinzione e l’ ossessione di un colpo di mano lati e interrompere le comunicazioni telefoniche e telegrafiche con i per rompere la prima linea nemica, occupando in rapida succescomandi situati a Borgo e a Trento. sione i paesi di Borgo, Novaledo, Levico, Calceranica, Vigolo Vattaro e Mattarello. Con un’azione indipendente e parallela, un altro gruppo doveva sorprendere le truppe austriache trincerate a Trento, ultimo ostacolo per avanzare senza incontrare resistenza fino a Bolzano. Il momento propizio, tanto atteso, si delineò con gli scenari che i due ufficiali prospettarono nel corso dei loro incontri. Mancava solo il consenso del generale Cadorna - Comandante Supremo dell’Esercito Italiano. Sulla buona riuscita di una simile azione lo Stato Maggiore nutrì molti dubbi fondati sulla diffidenza ancora radicata verso le offerte di collaborazione degli slavi. Inoltre Cadorna fu più interessato al successo dell’undicesima offensiva sull’Isonzo piuttosto che a un nuovo attacco in Valsugana. Il 7 settembre il generalissimo convocò per la seconda volta il maggiore Pettorelli Lalatta, il quale gli illustrò in modo dettagliato tutto lo sviluppo dell’azione assicurandolo della fedeltà e lealtà dei reparti che sotto il comando di Pivko avrebbero dovuto collaborare e combattere insieme con le truppe italiane. L’esposizione del piano convinse Cadorna ad approvarlo; anzi di sua iniziativa mise a disposizione la brigata “Trapani” (comandata dal generale Assum) pronta in caso di un tempestivo intervento. Il Capo Supremo sicuro del Lapidi posizionate ai lati della chiesa di Carzano.
Sul Ponte di Bassano A tutti gli ufficiali che comandarono le dieci colonne vennero affidati obbiettivi precisi che in poche ore dovevano essere conquistati permettendo alla divisione del generale Zincone di cogliere di sorpresa tutto il fronte austriaco. Per ottenere il risultato sperato, tre furono le condizioni essenziali: la velocità dell’intervento armato, il rispetto degli orari, e la sincronizzazione dei movimenti delle truppe. La sera del 18 settembre 1917, le prime colonne composte dal LXXII battaglione bersaglieri comandati dal maggiore Ramorino senza colpo ferire, e in assoluto silenzio, occuparono Carzano. Un’ora dopo altre truppe penetrarono a Telve. I primi due obbiettivi furono raggiunti nonostante il ritardo di due ore sull’orario prefissato (le due del mattino anziché a mezzanotte). Ma fu soltanto una piccola vittoria. In questo frangente successe quello che nessuno poteva immaginare. Lapidi posizionate ai lati della chiesa di Carzano Il grosso della truppa comandata dal generale Zincone non arrivò a supporto truppe italiane. Invece furono lasciati soli. delle prime linee. Le nostre sette armate (quarantaquattromila soldati erano schieCi furono attimi di apprensione da parte dei due ufficiali che idearati nelle retrovie) stettero a “guardare” il sacrificio di quegli eroici rono il piano. I minuti e le ore sembrarono interminabili. Dei soldati soldati circondati da circa trecento territoriali austriaci. A compleche costituivano le colonne nemmeno l’ombra. Sembravano inghiottare la loro agonia, pensò l’artiglieria italiana che colpì alcuni nuclei titi nella notte. di bersaglieri rei di aver alzato un fazzoletto bianco in segno di resa. In realtà, il generale cambiò l’interpretazione dei piani d’attacco. Il 19 settembre, il Generale Cadorna, affidò al generale Di RobiInvece di percorrere la strada libera di ostacoli che collegava Spera lant l’inchiesta per fare chiarezza sui fatti di Carzano. I generali con Carzano, incanalò la divisione in uno stretto sentiero di montaEtna e Zincone furono esonerati dai loro comandi assieme a tre loro gna (largo ottanta centimetri) ostruendo il passaggio di altre truppe comandanti di reggimento. Pivko e alcuni suoi collaboratori vennero in movimento che avevano perso con l’oscurità i collegamenti con i inquadrati nella 1a Armata. loro reparti. Il 27 settembre il generale Cadorna convocò ad Udine (sede del Per percorrere due chilometri impiegarono 5 ore! Una totale baComando Italiano) il maggiore Lalatta, perche voleva essere inforraonda nella quale gli ufficiali non ebbero il coraggio di prendere mato in modo dettagliato del mancato successo. Nel corso dell’inl’iniziativa per portare i loro reggimenti (colonne 8-9-10) in appogcontro il Capo di Stato Maggiore manifestò l’intenzione di ritentare gio alle prime sei, che si trovavano già a Carzano perdendo tempo l’azione con altre divisioni scelte dislocate a Feltre comandate dai prezioso. generali Zoppi e Vioria. Questa idea non ebbe alcun seguito in quanIl nemico cominciò a comprendere che c’era qualcosa di anormale to queste divisioni furono spostate in Friuli per arginare, negli intenin quel settore, ignorando ancora cosa stava accadendo. Le artiglieti del Comando Supremo, la controffensiva austro-germanica unrie posizionate sul monte Civeron (uno degli obbiettivi da conquistare gherese programmata per la fine di ottobre. Eppure con un ulteriore che si trova ad ovest di Borgo) iniziarono a sparare qualche cannosforzo e in tempi brevi si sarebbe potuto ancora tentare un’offensiva nata a caso, senza colpire le zone dove c’erano le truppe italiane. nel settore della Bassa Valsugana rimasta pericolosamente sguarIl generale Zincone, intimorito dalla risposta austriaca, d’accordo nita. L’eventuale azione italiana avrebbe quasi certamente sfondato con il generale Etna ordinò la ritirata, senza tentare una minima il fronte Trentino costringendo l’Austria alla resa, come ammesso da reazione. Così la sorpresa svanì. più fonti, italiane e austriache. I comandi austriaci dislocati a Borgo e Levico intuirono le intenDue anni dopo l’operazione di Carzano il giornalista e corrisponzioni dell’offensiva italiana e ordinarono già alle prime luci dell’aldente di guerra Ugo Ojetti dichiarò alla testata Il Secolo: “la verità ba una controffensiva per conquistare le posizioni perse durante la non sarà mai dimenticata. La battaglia di Caporetto non avrebbe notte. Tutti gli uomini disponibili (cucinieri, magazzinieri, addetti ai mai avuto luogo, poiché un mese prima, a Carzano sarebbe avvenuservizi) vennero reclutati con estrema rapidità e inviati a Carzano. ta la sconfitta degli austriaci in seguito all’attuazione del piano del I bersaglieri del maggiore Ramorino si difesero con onore di fronte maggiore Lalatta predisposto con intelligenza, disciplina, precisione ai ripetuti assalti, sperando in un pronto intervento da parte delle e fiducia”.
Sul Ponte di Bassano
Siamo tornati a casa
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unedì 13 aprile 2015 è una di quelle date che gli Alpini della Sezione Monte Grappa e di tante altre Sezioni non dovranno più dimenticare. Finalmente, dopo 10 anni di chiusura e di febbrile attesa, l’ex Caserma Monte Grappa è stata riaperta e riconsegnata, anche se solo in parte, agli Alpini, che di certo ne sapranno fare buon uso. A suggello di una breve e significativa cerimonia, è stato firmato il protocollo di consegna alla Sezione di Bassano della Palazzina Comando. La soddisfazione si leggeva nel volto di tutti i presenti, dagli assessori regionali Ciambetti e Donazzan al sindaco di Bassano Poletto, dal Presidente Nazionale dell’ANA Sebastiano Favero al Presidente Sezionale Giuseppe Rugolo, a tantissimi capigruppo alla testa dei loro Alpini. In tutti gli interventi è stato posto l’accento sul significato e sul ruolo che la caserma ha svolto fin dalla sua fondazione, nel lontano 1914, e su quanto potrà ancora essere utile d’ora in avanti. L’assessore Donazzan ha accennato alla possibile realizzazione di una cittadella della sicurezza e di una nuova sede del Museo degli Alpini, che usufruirebbe di spazi più ampi degli attuali. Il sindaco Poletto ha auspicato un uso pubblico dell’intero compendio (forze di polizia ed Ater). Il Presidente Favero ha ricordato il percorso di collaborazione tra Istituzioni Pubbliche ed ANA che ha portato a questo importante risultato, augurandosi che tale spirito possa proseguire in maniera sempre più concreta anche in futuro.
Il Presidente Rugolo ha ricordato che una commissione di tecnici alpini è già pronta per cominciare fin da subito un’opera di studio e proposta di interventi di manutenzione straordinaria, al fine di realizzare sollecitamente le opere necessarie alla riutilizzazione della Palazzina Comando, specialmente in concomitanza con le celebrazioni del Centenario. Mentre si tenevano gli interventi di rito, nel cortile della caserma una selva di gagliardetti sventolava a festa. Non si trattava solo di soddisfazione, ma anche di commozione da parte dei molti presenti che proprio in questa caserma hanno prestato il loro servizio militare nel corso dei decenni passati. C’era chi ricordava che 60 e più anni fa era furiere, conducente, servente al pezzo, telefonista proprio in quelle strutture. Nella sua storia ormai secolare, lo possiamo dire con tranquillità, la caserma ha visto migliaia di soldati e tantissimi reparti operativi. Costruita nel 1914, alla vigilia della Grande Guerra, nel corso degli anni vi si sono alternati Gruppi di Artiglieria Campale, la Scuola Allievi Ufficiali per Alpini e Bersaglieri, la SAUCA ( Scuola Allievi Ufficiali di Complemento Alpini). Durante la seconda guerra mondiale fu sede della Flak (comando di artiglieria contraerea tedesca). Nel dopoguerra ritornarono gli alpini del B.A.R. ( Battaglione Addestramento Reclute) della Julia, seguiti dalla 7a compagnia del IV Corpo d’Armata Alpino e da truppe della Brigata Cadore con i Gruppi “ Pieve di Cadore”, “ Agordo”,” Lanzo” ed il 6° Reggimento Artiglieria da Montagna. Parafrasando Ermanno Olmi: “torneranno a fiorire i prati?” Gianni IDRIO
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Sul Ponte di Bassano
"Siamo in guerra..." Dignitosa memoria per i Caduti e per i reduci della Grande Guerra
1) penso anche a tutti i combattenti della guerra in oggetto, che hanno avuto la fortuna di tornare a casa, comunque mutilati sia nel fisico... molti, che nello spirito... tutti, i cui segni indelebili sono anche per costoro custoditi ormai nei propri sepolcri, i quali meritano se non uguale, ma anche si, dignità nel ricordo della memoria storica. Molti di loro avrebbero voluto morire nei campi di battaglia, piuttosto che sopportare per la vita il grave peso della tragedia di cui furono comunque protagonisti e della quale porto il ricordo del nonno che, con scarne e sfuggevoli informazioni cercava ancora, con "il groppo alla gola", di rispondere alle mie fastidiose domande e come lui altri scampati al massacro. Ho proposto quindi al Centro studi dell'A.N.A. lo studio e la divulgazione di un simile progetto (Il Milite... non più ignoto), magari "Reduce non più ignoto" (chiedo scusa se al momento la fantasia non mi aiuta ulteriormente) per cui ben vengano suggerimenti a proposito, come ricerca da proporre a studenti, probabilmente di scuola secondaria, e da raccogliere e documentare nelle modalità che saranno ritenute più opportune. 2) Ho proposto inoltre di individuare le modalità di ricercare e ricordare anche tutti i decorati (medaglie d'oro, d'argento, di bronzo, croci di guerra) che non sono solo i "Cavalieri di Vittorio Veneto", per i quali, magari con opportuna scheda che riporti anche la motivazione della decorazione, consenta l'integrazione, il confronto, la concordanza con specifiche ricostruzioni storiche, ma non solo. E la riabilitazione dei considerati "disertori", molto spesso ignobilmente uccisi per effetto delle sommarie e ingiuste "decimazioni"? I prigionieri e deportati? Se ne fa un gran parlare, ma chi ne ha la responsabilità se ne sta facendo carico? Credo sia questo il tempo massimo consentito dall'umano rispetto per riparare all'ingiustizia e accordare la doverosa commiserazione. Anche questi soldati dovranno avere dignitosa riconoscenza e onorevole memoria negli atti della storia e delle commemorazioni. Il Centro Studi Nazionale ha recepito e concordemente si è fatto carico di queste proposte che quindi, saranno oggetto di attenta valutazione e prossima progettazione e divulgazione. È il caso quindi di guardare ai prossimi impegni con "lo zaino" in allestimento da marcia, poiché i "campi stagionali" sono ancora lunghi e numerosi e, particolarmente per noi "veci", spetta l'obbligo disinteressato di far conoscere per educare, ai nostri "boce", a cui passare quanto prima lo "zaino", l'opportunità di apprendere per poter assumere scelte meno sbagliate, ma soprattutto libere.
Il 24 maggio di cent'anni fa iniziava la memorabile Grande Guerra che, l'entusiasmo di alcuni giovani, accompagnato dall'incauto interventismo di qualche politico, dall'impreparazione di buona parte degli stati maggiori e conseguentemente del nostro esercito, intendevano si concludesse vittoriosamente nel giro di pochi mesi e ... invece ... Già nel giugno dello stesso anno si contarono, fra morti, feriti e dispersi, circa 15.000 soldati. Mi occupo di progetti per le scuole per conto della sezione e in particolare quello in fase di ultimazione e approvazione: "Studenti in prima linea" relativo alla Grande Guerra, sta riscuotendo un certo interesse anche nelle scuole dalle sezioni Alpini limitrofe. Ho utilizzato in buona parte materiale presente nel sito dell'A.N.A. nazionale che ritengo interessante, sicuramente utile per me, suddividendolo e calibrandolo per corsi di studio, per cui mi congratulo per le opportunità e gli spunti messi a disposizione di tutti i gruppi e le sezioni. In particolare evidenza il progetto "Il Milite... non più ignoto": meri-
tevole iniziativa programmata dall Associazione Nazionale Alpini per tutti gli obiettivi didattici, storici, architettonici e sicuramente altri che ciascuna scuola sarà in grado di produrre. Tali progetti avranno opportuno spazio illustrativo e divulgativo nel prossimo numero. A tal proposito analoga iniziativa con simili obiettivi, è stata avviata dall'Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione presso il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Territorio, denominato: "Progetto Grande guerra: Censimento dei monumenti ai Caduti della prima guerra mondiale", per cui opportuno sarebbe un coordinamento, almeno per i progetti nazionali, per gli ovvi motivi. In ragione di quanto detto, mi sono sorte le seguenti due ulteriori sollecitazioni che particolarmente mi stanno a cuore e, poiché anche in altre persone, a cui mi sono rivolto, ho potuto verificarne uguale interesse, mi permetto di porre all'attenzione dei lettori quanto segue:
Gianantonio Codemo
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Sul Ponte di Bassano
Esercitazione triveneta di PC ANA - IIIo RGPT Veneto - Trentino Alto Adige – Friuli Venezia Giulia 11-12-13 Settembre 2015 “Sui sentieri delle storia” 1915 – 2015
RELAZIONE ILLUSTRATIVA
Inoltre, con la collaborazione del CRPC del Veneto, è previsto, per il sabato della settimana antecedente l’esercitazione, un incontro formativo con i sindaci, gli assessori coinvolti nell’esercitazione, aperto anche a tutti coloro che vorranno partecipare, assieme ai “quadri” ANA, per illustrare l’esercitazione, le modalità di “attivazione” delle varie squadre di PC comunale, l’apertura dei COC e l’utilizzo della modulistica necessaria.
L’Associazione Nazionale Alpini, nell’ambito del programma annuale di addestramento dei volontari, ai sensi del DPR 194/2001, sta organizzando, per i giorni 11-12-13 settembre 2015, l’esercitazione triveneta di PC 2015 denominata “sui sentieri della storia”. A tale esercitazione, che si presume vedrà coinvolti circa 800 volontari di PC ANA e circa 400 volontari tra alpini, amici degli alpini e volontari di PC di altre associazioni, parteciperanno tutte le Sezioni ANA del Triveneto - Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige oltre ad una rappresentanza austro-ungarica. Tale esercitazione, oltre ad uno scopo addestratiavo, avrà anche la finalità di ricordare i soldati e tutte le vittime civili legate al tragico conflitto mondiale e ciò verrà realizzato dai nostri volontari che opereranno anche nei luoghi che hanno fatto la storia dell’Italia.
Programma di massima Venerdi 11/09/2015. Arrivo dei volontari nel pomeriggio / sera del venerdì presso i comuni / gruppi alpini a cui saranno stati preliminarmente assegnati. Sabato 12/09/2015. Ore 6.30 arrivo previsto del secondo blocco di volontari, accoglienza nei rispettivi luoghi già pre-assegnati. Ore 7.00 partenza dei volontari per i cantieri – ore 16.30/17.00 circa fine delle attività. Ore 18.00 de-briefing finale dei capi squadra presso il CCS a Bassano.
OBBIETTIVI GENERALI L’obbiettivo generale sarà quello di verificare la capacità organizzativa, logistica e gestionale dei volontari di PC ANA, impiegati in un territorio estremamente vasto e diversificato - dal Monte Tomba all’Ortigara, dalla provincia di Treviso a quella di Vicenza, e orograficamente diverso - pianura, collina, montagna - e con scenari anche loro diversi. Ulteriore obbiettivo è quello di divulgare nel territorio la realtà della PC ANA e la sua struttura organizzativa con l’insieme di risorse e di mezzi unite in una unica Associazione.
Domenica mattina 13/09/2015. Ore 9.30 ritrovo a Bassano. Ore 10.00 sfilata per le vie cittadine. Ore 11.00 conclusione e saluti finali. Ore 12.00 pranzo ( ancora da valutare ). Fabrizio Busnarado
Il Tempio Ossario riapre le porte sulla Memoria L’EVENTO
LA STORIA
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Il Tempio Ossario venne inaugurato il 13 maggio del ’34. Dentro al monumento sono conservate le spoglie di oltre 5.400 uomini, dei quali 4400 collocati nelle navate e 1100 nella cripta. Riposano, inoltre, le salme di 60 civili bassanesi che morirono nel bombardamento del febbraio del ’45 e di alcuni soldati rientrati dai campi di prigionia russi. Tra di loro ci sono 4 medaglie d’oro, 147 d’argento, e 87 di bronzo. Vi sono circa 700 alpini, un minor numero di artiglieri, genieri e altre armi, poi quasi 4 mila fanti. Circa 450 sono i soldati morti prima delle battaglie del Grappa, che provengono dal fronte trentino e dal fronte dell’Altopiano. Va ricordato che le salme dei caduti hanno trovato inizialmente sepoltura in 46 cimiteri provvisori , sparsi per la maggior parte nella Pedemontana del Grappa e nel bassanese. Mille salme provengono dai cimiteri di Bassano, 950 da Crespano, 850 da Cavaso, 800 da Pove , 305 da Paderno del Grappa , 270 da Rossano, 200 da Sarmego,180 da S.Eulalia di Borso, 160 da Romano , 145 da Fontaniva e un numero minore da altri paesi. Francesca Cavedagna
cento anni dal giorno dell’entrata dell’Italia nella Grande Guerra, Bassano ha riaperto le porte della memoria sui 5.400 bassanesi “ad honorem” che combatterono nel conflitto e che oggi riposano nel Tempio Ossario. La grande cerimonia è partita alle 8 dal Ponte degli Alpini con la fiaccolata organizzata dai Giovani del ‘99, per concludersi alle 13 con il taglio del nastro e l’entrata nel monumento di piazzale Cadorna, chiuso al pubblico da oltre cinque anni per via di cedimenti strutturali che non ne permettevano l’accesso in sicurezza. Con circa 1,5 milioni di euro finanziati dalla Stato si sono finalmente avviate le opere di ripristino della struttura, ora accessibile nella maggior parte dei locali. L’inaugurazione del 24 maggio ha visto la partecipazione delle più alte cariche civili, militari e religiose, insieme a migliaia di cittadini che hanno affollato piazza della Libertà e le vie del centro, per poter finalmente tornare a rendere onore a coloro che persero la vita in nome della libertà.
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Sul Ponte di Bassano
La grande guerra a Casoni
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l gruppo Alpini di Casoni di Mussolente, impegnato in un progetto di recupero della memoria storica dei fatti della Grande Guerra, ha voluto dedicare una serata all’analisi della situazione logistica nel proprio territorio, che era importante retrovia nel 1918. Si è trattato di un’altra tappa di un percorso ricco di suggestioni e stimoli alla riscoperta della storia della comunità di Casoni e, più in generale, di Mussolente e zone limitrofe. Il relatore era Gianni Idrio, responsabile del Centro Studi della Sezione ANA Monte Grappa di Bassano, impegnato da tempo assieme ad un valente gruppo di collaboratori in ricerche d’archivio e studi sulla Prima Guerra nella Pedemontana. Dopo gli interventi iniziali del Sindaco Cristiano Montagner e dell’assessore Gianluca Donanzan, il capogruppo Armido Dissegna ha introdotto il tema della serata, ricordando che in precedenza in un’analoga serata di storia era stato presentato il libro sul campo di aviazione di Casoni, curato dal prof. Lorenzo Capovilla e dall’esperto di aereonautica Renato Callegari. Con l’aiuto di foto e mappe il relatore Idrio si è soffermato sulla articolata e diffusa presenza di reparti del 27° Corpo d’Armata ( Brigata Modena e Massa, in particolare). Nel 1918 a Casoni c’erano militari ovunque: praticamente ogni edificio pubblico, ogni casa di una certa capienza, molti terreni privati furono requisiti ed occupati dalle Autorità militari, per dare alloggio e riparo alle truppe di retrovia e in riposo, dopo settimane di combatti-
menti sul Grappa o sugli Altipiani di Asiago. Risultano numerosi anche gli ospedali da campo. Tutto il territorio ai piedi del Massiccio era stato rapidamente militarizzato e convertito ad usi esclusivamente bellici. Per il centro di Casoni passava anche un ramo della decauville ( ferrovia a scartamento ridotto) che partendo da Rossano conduceva a Crespano, passando con una sua diramazione per valle S. Felicita. Lo scopo di questa ferrovia era di portare ogni giorno centinaia di tonnellate di materiali di varia natura alle stazioni di partenza delle teleferiche, che erano presenti in gran numero tra Semonzo, Borso, S. Eulalia e Crespano. In tal modo era possibile rifornire rapidamente le prime linee senza intasare la Cadorna e la Giardino, ossia le uniche due strade utilizzabili dagli automezzi. Dal vicinissimo campo d’aviazione si levavano in volo, ogni giorno, decine di aerei, per la ricognizione e per i necessari bombardamenti. In un paio di foto inedite è possibile riconoscere sul campo di Casoni la presenza nientemeno del Presidente del Consiglio Vittorio Emanuele Orlando. Il gruppo alpini, confortato dall’interesse dimostrato da molti, intende proseguire in quest’opera di ricostruzione storica, convinto che si tratta di un doveroso ricordo di quanto seppero fare i loro padri e nonni. Armido Dissegna
1o Raduno degli alpini in Europa Si informa che la Sezione alpini di Farciennes (B) organizzerà per il 3 e 4 ottobre p.v. il primo raduno degli alpini in Europa che avrà luogo nella città di Charleroi e Bois Du Cazier di Marcinelle (B). I signori consiglieri mandamentali in indirizzo sono pregati di informare tutti i gruppi del proprio mandamento del raduno in programma per il mese di ottobre e comunicare a questo ufficio segreteria eventuali nominativi dei soci che intendono partecipare alla manifestazione entro il 15 giugno p.v. Si rimane in attesa di ricevere copia della scheda di adesione debitamente compilata in ogni sua parte con allegata la ricevuta del versamento effettuato sul c/c di riferimento indicato in calce alla scheda di adesione annessa alla presente. Si ringrazia per la collaborazione. Cordiali saluti alpini. La segreteria della Sezione "Monte Grappa" Cesare
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Campionato nazionale ANA sci di fondo 2015
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80° CAMPIONATO NAZIONALE A.N.A. SCI DI FONDO Asiago 15 Febbraio 2015
l 15 febbraio 2015 si è svolta ad Asiago l’80^ edizione del Campionato Nazionale ANA di Sci di fondo. Come di consueto la manifestazione ha avuto inizio al sabato pomeriggio con cerimonia d’apertura e sfilata delle 40 sezioni partecipanti. Gli atleti in gara sono stati oltre trecento . Anche 13 soci della nostra sezione hanno preso parte alla gara: 9 soci alpini e 4 soci “amici degli alpini”. I soci alpini sono stati Corradin Marco, Cortese Alessio e Matteo, Ceccato Gino, Lazzarotto Cristian, Mocellin Alessandro, Rausse Angelo, Ipino Stefano e Todesco Giovanni. Gli amici degli alpini: Alberton Alessandro, Civiero Silvano, Corradin Stefano e Lazzarotto Claudio. Ottimo il risultato conseguito da Corradin Marco giunto al 1° posto nella categoria “seniores” e 4° assoluto sugli 81 classificati che hanno percorso 15 km. Altri tre nostri atleti sono saliti sul podio nelle rispettive categorie: 2° posto per Ceccato Gino e Civiero Silvano e 3° posto per Cortese Alessio. Come risultato di sezione la sezione “Monte Grappa” ha conseguito l’11° posto su 40 sezioni presenti nella categoria Alpini e un 2° posto su 14 sezioni nella categoria “amici degli alpini “ (soci aggregati). Molto ben organizzata la manifestazione da parte della Sezione di Asiago. La vittoria per sezioni è andata alla sezione di Trento davanti a quelle di Bergamo e Belluno. La vittoria assoluta individuale sui 15 km. è andata a Rossi Antonio della sezione Sondrio, già vincitore a Enego e l’anno scorso ai Piani di Bobbio. Le gare si sono svolte presso il Centro Fondo di Campolongo Verena sotto una fitta nevicata che ha reso ancora più impegnativa la competizione. Il percorso di gara è infatti considerato tra i piu’ duri del circuito nazionale, fatto di continue salite e discese con pochissimi tratti pianeggianti. Le premiazioni si sono svolte al Teatro “Mille pini” di Asiago con una sala gremita di autorità e atleti. A tutto a fatto seguito la cerimonia di chiusura.
Risultati conseguiti dalla sezione A.N.A “MONTE GRAPPA”: (Soci iscritti e partecipanti n. 13: Alpini: n. 9 + Aggregati n. 4) Sono saliti sul podio nelle premiazioni: 4° Posto Assoluto e 1° Cat. Senior: Marco Corradin (1986) (Socio ns. sezione e alpino in armi del 4° Regg. Alpini Paracadutisti Verona) 2° Posto - Soci Alpini . Cat. B 2: Gino Ceccato (1952) del Gruppo di Enego 3° Posto - Soci Alpini - Cat. A 1: Alessio Cortese (1982) del Gruppo di Rubbio 2° Posto - Soci Aggregati - Cat. B2-3-4-5-6 - Silvano Civiero (1944) Amico degli Alpini iscritto - Sede Centrale Classifica per sezioni:
Soci Alpini: 11° posto su 40 sezioni Soci Aggregati: 2° posto su 11 sezioni
Corradin Marco.
Disciplina
Sezione
Localita Gruppo
Data
39a Corsa a Staffetta
Parma
Bedonia
21 giugno 2015
43a Marcia di Regolarità
Biella
Graglia
5 luglio 2015
44a Corsa individuale
Conegliano
Soligo
19 luglio 2015
Mezza Maratona del Brena
Monte Grappa
Bassano del Grappa
6 settembre 2015
3o Memorial Bortolo Busnardo
Monte Grappa
Bassano de Grappa
27 settembre 2015
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Sul Ponte di Bassano
Consiglio di Presidenza
Presidente: Giuseppe Rugolo
Vice-presidente-vicario: Lino Borsa
Vice-presidente: Gabriele Peruzzo
Vice-presidente Coor. della Prot. Civile sez.: Fabrizio Busnardo
Vice-presidente: Alessandro Ferraris
Direttore generale: Lucio Gambaretto
Segretario: Giovanni Ceccon
Consigliere - Tesoriere: Evaristo Merlo
Componenti il Direttivo Consigliere: Virginio Baggio
Consigliere: Alberto Beda
Consigliere: Matteo Bergamo
Consigliere: Roberto Bizzotto
Consigliere: Giacomo Bonora
Consigliere: Renato Campagnolo
Consigliere: Giovanni Cortese
Consigliere: Gianfranco Dissegna
Consigliere: Gianni Idrio
Consigliere: Luigi Lobba
Consigliere: Tarcisio Mellini
Consigliere: Marino Pin
Consigliere: Giuseppe Possagnolo
Consigliere: Damiano Rinaldo
Consigliere: Fabrizio Tonella
Consigliere: Alessandro Zarpellon
Consigliere mandamentale: Roberto Gnesotto
Consigliere mandamentale: Alessandro Dissegna
Consigliere mandamentale: Armando Stella
Consigliere mandamentale: Sergio Nichele
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Sul Ponte di Bassano
Consigliere mandamentale: Artuso Giovanni
Consigliere mandamentale Alfiere: Mario Baggio
Consigliere mandamentale: Alessandro Scalco
Consigliere mandamentale Giovanni Zecchin
Consigliere mandamentale: BaĂš Antonio
Consigliere mandamentale: Gaetano Oriella
Consigliere mandamentale e direttore del giornale: Gianfranco Cavallin
Consigliere mandamentale: Giuseppe Bortignon
Revisore dei conti: Gianni Ferraro
Revisore dei conti: Giampietro Zara
Revisore dei conti: Beppino Calmonte
Revisore dei conti (aggiunto): Antonio Bordignon
Proboviro: Lucio Gambaretto
Proboviro: Attilio Dalla Valle
Proboviro: Pietro Lago
Proboviro (aggiunto): Sandro Campello
Giunta di scrutinio: Ruggero Gnesotto
Giunta di scrutinio: Gioacchino Bosa
Giunta di scrutinio: Girolamo Viero
Giunta di scrutinio (aggiunto): Giovanni Zanolla
Consigliere mandamentale: Bruno Mazzeracca
Inoltre sono invitati a partecipare al Consiglio i seguenti componenti: Add. Segreteria: Cesare Pasquale Coordinatore gruppo giovani: Matteo Sartori
Cerimoniere con delega speciale: Giovanni Piazzetta Presidente ADMO: Alessandro Pegoraro
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Presidente RDS: Lamberto Zen
Presidente AIDO: Moreno Zurlo
Addetto con delega speciale alla Banda: Mirko Moretto
Presidente GSA: Alessandro Mocellin
Sul Ponte di Bassano
Ramon
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duti e assistito alla deposizione di un mazzo di fiori. Generosamente gli Alpini ci hanno donato un piccolo Tricolore, dei dolci e preparato un’altra gradita sorpresa: un gustosissimo rinfresco. Ci sentiamo in dovere di ringraziarli per averci dedicato un po’ del loro tempo e regalato un’esperienza molto educativa.
bambini della Scuola Primaria di Ramon hanno scritto alla Redazione: Mercoledì 4 marzo è stata una mattinata indimenticabile perché abbiamo avuto un incontro speciale. Eravamo seduti trepidanti in salone, quando hanno fatto la loro solenne entrata un gruppo di Alpini assieme a Bersaglieri, Fanti Carabinieri, Reduci e addetti alla Protezione Civile, ognuno con i propri vessilli. Dopo averli accolti felicemente, abbiamo esposto i nostri cartelloni sulla Pace, recitato poesie, letto riflessioni sull’importanza della Pace e cantato l’Inno Nazionale, “Sul cappello” e “Venti di Pace”. Che emozione! Con attenzione e curiosità abbiamo ascoltato le parole degli Alpini e delle autorità presenti: il Sindaco, l’Assessore alla Cultura, il Presidente della Sezione ANA di Bassano e il Capogruppo degli Alpini di Ramon. Ci hanno raccontato della figura dell’Alpino, del Monte Grappa e l’importanza della Pace, in ricordo del centenario della Prima Guerra Mondiale. Accompagnati dalle maestre ci siamo poi recati al monumento di fronte alla chiesa, dove abbiamo assistito all’alzabandiera, ascoltato il Silenzio suonato dal trombettiere, la lettura dei nomi dei nostri Ca-
Rosà
Alpini Rosà con alunni scuole elementari in visita al Cima Grappa. CONSACRAZIONE DEL SANTUARIO ALL’APERTO DEDICATO A SAN GIOVANNI PAOLO II Domenica 24 agosto 2014 la sezione alpini di Bassano e di Marostica hanno partecipato alla consacrazione del Santuario dedicato a San Giovanni Paolo II. Ha celebrato la cerimonia Sua Eminenza Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità Papa Francesco.
CAPITELLO CANOSSIANE SS TRINITÀ BASSANO DEL GRAPPA La superiora dell’Istituto Canossiane aveva il desiderio di collocare una statua della Madonna Immacolata Regina della Famiglia in un punto del loro giardino in modo da rendere accessibile l’accesso anche alle consorelle disabili. Ha chiesto pertanto la collaborazione di noi alpini, che abbiamo subito dato la disponibilità e compiuto l’opera dopo giorni di lavoro. Le suore hanno apprezzato l’opera compiuta, e noi più di loro per essere stati in grado di renderle felici.
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Sul Ponte di Bassano
Incontri
SOLAGNA: il capogruppo Giulio Nervo di Solagna (VI) e il capogruppo CRESPANO: L’alpino Ampelio Grando del gruppo di CRESPANO si è Enzo Spinelli di Fastro (BL) si sono incontrati dopo 40 anni dal servi- incontrato, dopo 44 anni, con i suoi commilitoni dell’8° genio pionieri zio di leva. Erano reclute alla caserma Montegrappa di Bassano 50 della Julia. btr. 6° reggimento artiglieria da montagna.
RGT 7° ALPINI - BGT FELTRE - 65° COMPAGNIA: Si sono ritrovati il 18 maggio 2014. Si sono radunati a Strigno caserma Giuseppe De Gol 40 anni dopo il congedo. Per il prossimo raduno per i 50 anni telefonare: Cecchetto Natalino: 0424 531446
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Sul Ponte di Bassano
Avvenimenti
S. MARCO: 50°per Lorenzo Faccio e Giovanna.
TEZZE SUL BRENTA: 60° di matrimonio per Giuseppe Lago e Anna Maria Simonetto.
CONCO: 50° anniversario di matrimonio per Bruno Pozza e Maria Luisa Carli.
VALSTAGNA: 50° di matrimonio per Marcello Gabardo e Fiorella Marcolongo.
CASELLA D'ASOLO: 50° anniversario per il socio Pietro Soligo e Antonietta Daniel.
VILLA D'ASOLO: Nicholas Giomo figlio di Filippo e Angela.
SACRO CUORE: 50° di matrimonio per Sandro Celso del 6° art. Mont. Cadore con la signora Elisabetta Cavallin.
SALCEDO: è nata Gioia Bonato, figlia di Marco Bonato e Arianna ripresi nella foto con la primagenita Diletta ed il nonno socio Tranquillo.
SALCEDO: è nato Thomas Cantele figlio di Efrem e Francesca, qui fotografati con il primogenito ed il nonno.
PAGNANO D'ASOLO: Lorenzo e Giada Battagello figli di Loris e Caroline Sophie Zanesco.
LIEDOLO: Nonno: Girolamo Crespi, alpino del BTG “Val Cismon”, classe 1954. Padre: Andrea Pulizzi , del 7° RGT. alpini, classe 1979. Nipotino: Alessandro Pulizzi, classe 2014.
ONÈ DI FONTE: il capogruppo Enzo Visintin e Rosanna Scartezzini hanno festeggiato il 35° anniversario di matrimonio con i parenti ed amici. Auguri da tutto il gruppo Alpini.
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Sono andati avanti: alle famiglie degli scomparsi le più sentite condoglianze. Belvedere
Breganze
Breganze
Breganze
Caselle d'Asolo
Conco
Conco
Cusinati
Angelo Simionato classe 1925
Mario Meneghetti classe 1944
Francesco Rigon classe 1921
Giovanni Segafredo classe 1961
Dario Signor classe 1952
Pietro Dalle Nogare classe 1937
Antonio Rodighiero classe 1929
Giuseppe Stragliotto classe 1952
Fellette
Fellette
General Giardino
Nove
Nove
Possagno
Possagno
Possagno
Francesco Alberton classe 1959
Natale Bernardi classe 1949
Giuseppe Trevisan classe 1921
Domenico Fontana classe 1943
Giovanni Stocchero classe 1936
Benedetto Biron classe 1931
Gianfausto Favero classe 1947
Corrado Vardanega classe 1948
Romano d'Ezz.
Romano d'Ezz.
San Giuseppe
San Marco
Aldo Bizzotto classe 1933
Paolo Bontorin classe 1961
Mariano Farronato classe 1954
Roberto Bragagnolo classe 1938
Mario Gamba classe 1962
Chicherello Bordignon classe 1933
Ottorino Batocchio classe 1949
San Marco
San Pietro
Santa Croce
Santa Croce
Semonzo
Angelo Trevisan reduce classe 1919
Stroppari
Tezze
Valstagna
Gino Brunello classe 1923
Basilio Dalla Rizza classe 1944
Bruno Bizzotto classe 1941
Pietro Paolo Pozzato classe 1949
Luca Rossi classe 1978
Matteo Fabris classe 1925
Rocco Battistella classe 1933
Domenico Stefani classe 1937
Romano d'Ezz. Rossano Veneto Rossano Veneto Rossano Veneto
Ciao Pasquale... artigliere alpino della Tridentina... Così, penso, sia il modo migliore per salutare e ringraziare un uomo mandato a vent’anni, in Russia, a combattere una guerra che lo segnerà per tutta la vita inducendolo ,come altri suoi compagni, ad una profonda sofferenza interiore segnata per molti anni da incubi, e ad un lungo silenzio rotto solo da un episodio , che lo porterà ad incontrare il tenente Devoto, colui che in Russia scattò le foto della tragica ritirata. Devoto, molto ammalato, gli consegnerà i negativi di quelle foto, e una missione: raccontare l’orrore della guerra alle nuove generazioni per comprendere i valori della pace. Impegno che non tradirà e, allestita la mostra, lo vedrà impegnato in molte scuole e paesi d’Italia, fino all’ultima di Pordenone in occasione dell’adunata nazionale . Anche nel bassanese a studenti e gruppi ha trasmesso valori ed emozioni che lasciavano nell’animo di chi lo ascoltava, un profondo sentimento di affetto, stima, e rispetto per chi quella tragedia l’ha vissuta sulla propria pelle ;
ne è la riprova , le centinaia di lettere inviate da alunni che attraverso il loro commenti , lo incoraggiavano a continuare nella sua opera per non dimenticare migliaia di giovani mai più tornati. Oltre alla mostra itinerante, Pasquale si prodigò ed ottenne che nel paese natale del generale Luigi Reverberi, Cavriago (RE), venisse eretto un monumento al generale che il 26 gennaio 1943, rifiutando di salire su un piccolo aereo tedesco giunto per metterlo in salvo, non abbandonò i propri alpini, e al grido di “avanti Tridentina che di là c’è l’Italia” scavalcò Nikolajewka permettendo a molti di ritornare. E proprio a Cavriago il 21 marzo, abbiamo dato l’ultimo saluto a Pasquale Corti, presenti molte sezioni e il coro congedati della Tridentina che al termine del rito funebre, raccolti attorno alla bara hanno cantato “l’ultima notte degli alpini” per poi accompagnarlo con un toccante concerto, fino al monumento del G.Reverberi dove si sono tenuti i discorsi di commiato. …l’ultimo ricordo che ho di te Pasquale, è stato al tuo 93° compleanno, quando salutandoci, mi dicesti” non ce la faccio più , ho nella mente fisso il pensiero di quelli che ho lasciato in Russia”. Ora sei andato avanti, sei con loro, con don Gnocchi, che già conoscevi, con il G. Reverberi che dicevi essere il tuo secondo padre, e con tutte quelle voci di Nikolajewka che da allora non hai mai dimenticato. Grazie per tutto quello che ci hai dato e ancora…. ciao Pasquale. Dissegna Gianfranco
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ADUNATA NAZIONALE ALPINI L'AQUILA
ADUNATA TRIVENETA ALPINI CONEGLIANO