Giornale della Sezione ANA Monte Grappa n 106 di Giugno 2016

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POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 2, DBC VICENZA - Contiene inserto redazionale

QUADRIMESTRALE DELLA SEZIONE A.N.A. “MONTE GRAPPA” DI BASSANO DEL GRAPPA ANNO XXXV - N. 106 - GIUGNO 2016


Sul Ponte di Bassano

il saluto del presidente

La foto che abbiamo scelto per la copertina riguarda l'avvenimento dell'anno: Sabato 30 aprile scorso si sono sposati Stefano Colpo di Conco e Claudia Cortese di Rubbio. Abbiamo scelto la copertina, pur uscendo a due mesi di distanza dall'avvenimento, per sottolineare il significato simbolico di questa celebrazione. La grande famiglia alpina esulta.

PERIODICO QUADRIMESTRALE DELLA SEZIONE ANA “MONTE GRAPPA” DI BASSANO DEL GRAPPA Anno XXXV - N. 106 - Giugno 2016 Direttore Editoriale: Giuseppe Rugolo Direttore Responsabile: Gianfranco Cavallin Comitato di Redazione: Piero Demeneghi - Fidenzio Grego Alfeo Guadagnin - Gianni Idrio Alberto Strobbe - Gianantonio Codemo Alessandro Ferraris - Alessandro Dissegna Dario Canesso - Francesca Cavedagna Direzione, Redazione, Amministrazione: Sezione A.N.A. “Monte Grappa” Via Angarano, 2 36061 Bassano del Grappa Stampa: Laboratorio Grafico BST Via Lanzarini, 25/b - Romano d'Ezzelino (VI) www.graficabst.com Autorizzazione del Tribunale di Bassano del Grappa n. 2/ 81 Reg. P. - 9/4/ 81 Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Vicenza Tassa pagata - Taxe perçue E-mail: redazione@anamontegrappa.it Sito della Sezione: www.anamontegrappa.it

SOMMARIO • Essere non apparire • Storia della Caserma Monte Grappa • La Grande Guerra delle donne • Racconti alpini • Dal museo: gli elmetti • La guerra raccontata ai bambini • Convenzioni ANA • Tomba... al plastico • Vita di Sezione • Serata ¨Ritorno a Nikolajewka¨ • Avvenimenti • Protezione Civile • Adunata Asti • Calendario manifestazioni 2016 • Gruppi Inserto staccabile ¨Ali sul Grappa¨

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Essere non apparire di Giuseppe Rugolo

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crivo con ancora nel cuore le emozioni che la grandissima Adunata di Asti ha suscitato e che, sono certo, ha lasciato anche a ognuno dei 1.750 (dato ufficiale dell’organizzazione) alpini della Sezione Monte Grappa presenti alla sfilata. L’incedere compatto e ordinato di tutti noi, che ha suscitato il plauso degli spettatori, non è a caso ma figlio dello spirito di corpo, dell’orgoglio di essere degli uomini speciali e dell’onore di rappresentare un pezzo di storia del nostro territorio. Noi c’eravamo, in tanti, quasi duemila alpini partiti dalla nostra Sezione, non tanto per metterci in mostra quanto per “esserci”, umili testimoni del nostro glorioso passato e coscienti del valore del nostro generoso impegno nel volontariato. C’eravamo senza presunzione di apparire, convinti di appartenere a qualcosa di grande; c’eravamo per fede e convinzione. Cogito ergo sum, penso quindi sono, diceva il filosofo Cartesio, mentre per l’alpino vale piuttosto il, credo perciò sono, nel senso di essere cosciente della natura speciale del nostro generoso operare. Io alpino credo nelle mie capacità, nella mia coscienza e onestà. Credo in me stesso e soprattutto in quello che faccio e per cui impegno il mio tempo libero donandolo gratuitamente al bisogno. Credere è obbedienza cieca e fiduciosa nei precetti che hanno fatto grande l’Associazione nazionale alpini; ma al contempo è anche orgoglio profondo per ciò che viene realizzato con il cuore. Credere è lavorare con il sorriso, certo che l’unica ricompensa sarà una pacca sulla spalla e una stretta di mano. Credo nella grande e straordinaria storia dell’Associazione nazionale alpini e ne testimonio il ricordo e il valore in ogni mio intervento, grande o piccolo che sia. Credo in quello che faccio, perché il mio animo generoso mi spinge a farlo e il mio cuore mi dice che è giusto così, senza cercare consensi alternativi e farriginosi, non avendo certo bisogno di alcun altro titolo di riconoscimento. Il nostro impegno ha un valore assoluto, quasi sacro, da svincolarsi dalle dinamiche legate al puro ed effimero apparire, che rappresenta l’esatto contrario del nostro essere concreti ed efficaci. L’evanescenza del resto si sa che è vuota di significati e ancora più povera di valori. Noi non esistiamo per una foto, un articolo o un’intervista; noi esistiamo per la nostra Storia e per quello che la stessa ha rappresentato, rappresenta e continuerà a rappresentare per generazioni di alpini; tanto che il nostro impegno non è assolutamente finalizzato a scoop televisivi o vincolato a dei dati auditel, perché forte del consenso silenzioso di chi conosce bene la serietà e l’onestà con cui affrontiamo qualsiasi sfida ci venga proposta. Il nostro credo è fondato su dignità e rispetto e non permetteremo a nessuno di appropriarsi delle nostre cose e di fare del nostro mondo una riserva venatoria in cui entrare a cacciare a piacimento. I nostri valori sono talmente forti e così radicati che ci si rende conto che non tutti siano in grado di comprenderne l’esatto valore. E di questo un po' c’è ne dispiace. Vorremmo che tutti fossero capaci di ascoltare con le corde del nostro cuore e la sensibilità del nostro animo, rendendoci però conto che così facendo pecchiamo di presunzione riconoscendo che chi antepone alla generosità solo il proprio tornaconto personale non sarà mai in grado di capire e apprezzare il nostro essere. Non possono capire che il nostro “esserci” sempre e comunque non è fondato tanto sull’apparire quanto sul credere, perché noi siamo certi di quello che facciamo e soprattutto di quando ci siamo, senza avere la pretesa che qualcun altro si arroghi il diritto di testimoniarlo per nostro conto senza saperne, tra l’altro, coglierne gli aspetti essenziali: orgoglio, appartenenza e dignità. Se i primi due sono le leve che fanno da volano alle nostre iniziative la terza è l’essenza assoluta del nostro essere alpino e volontario. La dignità del resto è il rispetto che noi mettiamo in tutto quello che facciamo; dignità è la parità di trattamento che da sempre noi

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riserviamo a chiunque incontriamo, dal Presidente della Repubblica all’anziano di una casa di riposo. La stessa dignità ci impone comunque una pretesa assoluta da esigere da chi vuole avvicinarsi al nostro mondo e si chiama onestà di trattamento, perché la stessa (la dignità) non si misura in metri, pesi o auditel e men che meno è in vendita, pretendendo invece il medesimo rispetto che gli alpini da sempre riservano al mondo che li circonda. Le opere che facciamo, tutto quello che costruiamo, il bene che distribuiamo sono il risultato dei nostri sacrifici, delle nostre idee, del nostro credere in qualcosa di grande e generoso e a nessun altro è permesso di farne un uso distorto per scopi personali o, peggio ancora, aziendali. A nessuno, che non ne voglia condividere con onestà i valori, sarà mai consentito entrare nel nostro mondo, perché esso è talmente prezioso e oramai raro da rischiare l’estinzione se frequentato da avventurieri e bracconieri. E noi continueremo a faticare per i nostri sentieri, forti e generosi negli intenti, dignitosi nell’incedere… proprio come ad Asti, fieramen-

te inquadrati, orgogliosi nel marciare, forti del nostro credo ma soprattutto, spogli di ogni evanescente presunzione. Proprio un bello scoop promozionale per la nostra Associazione; peccato per chi se lo è perso, perché non si è gustato il miglior prodotto offerto dal grande spettacolo mediatico che è la sfilata finale dell’Adunata. Noi c’eravamo! Ed eravamo in tanti, quasi duemila, partiti dal bassanese, ed eravamo veramente belli da vedersi… Poi possiamo stare a discutere tutta una vita se un’inquadratura piuttosto che un’altra ci renda giustizia senza sicuramente arrivare a nessuna conclusione. Certo è comunque che a volte basta un’intuizione, quel famoso “click” che ti scatta nel cervello tanto da riuscire a farti vedere le cose da un’altra angolazione, un’altra inquadratura… e allora si che ti accorgi di quanto belli eravamo e… quanti anche… quasi duemila… tutti alpini della Sezione Monte Grappa. Un abbraccio sincero a tutti i miei alpini. Giuseppe Rugolo

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ditoriale del direttore Questo numero nasce all'insegna delle novità. Novità che abbiamo preparato in corso di uno scambio di vedute e di pareri all'interno della redazione con la regia del nostro Presidente Giuseppe Rugolo. Speriamo siano accolte con indulgenza dai nostri lettori che sappiamo attenti e scrupolosi. Noi pure lo siamo, a modo nostro. Prova ne sia che intendevamo partire con una copertina dedicata all'adunata di Asti e abbiamo poi scelto di aprire con una foto del matrimonio tra un'alpina ed un alpino, cosa abbastanza rara e carica al tempo stesso di significato etico-didattico. Gli alpini sono una razza che non si estingue ma si riproduce. E speriamo sia di buon augurio. Buona lettura e resto in attesa di osservazioni e suggerimenti. Gianfranco Cavallin

Caserma Monte Grappa III/1° REGGIMENTO CARRI ARMATI Si sposta da Roma a Bassano del Grappa il 22 maggio 1932 nella Caserma “Monte Grappa. Il III° btg. è stato acquartierato nella Caserma Monte Grappa dal 22.05.1932 al 22.08.1934. Il 1° ottobre 1927 viene costituito in Roma il Reggimento Carri Armati, per trasformazione del Centro Formazione Carri Armati. Fanno parte del reggimento cinque btg. ed un gr. autoblindo mitragliatrici,quest’ultimo non ancora formato. Il 28 agosto 1928 il IV btg. è trasferito a Udine ed il 1° settembre il V° btg. si porta a Codroipo. Nel 1931 il 5 gennaio il V° btg. è destinato a Bologna; il 15 gennaio si costituisce in Roma il battaglione autoblindo mitragliatrici (che nel febbraio prende sede a Codroipo); il 1 ottobre il comando di reggimento ed il deposito si trasferiscono da Roma a Bologna. Il 22 maggio 1932 il III btg. è spostato da Roma a Bassano del Grappa. Il 22 agosto 1934 il III btg. è trasferito a Mantova, città che lascia un anno dopo per Brescia ed il 22 agosto 1934 è trasferito a nuova sede. (Storia Dei Corpi” USSME)

A lezione di storia dal Presidente Abbiamo tutti un nostro punto di vista sulla storia. Sulla prima guerra mondiale, sui luoghi delle battaglie, sui sacrifici dei soldati, sulle pene patite dalle popolazioni c'è ancora molto da dire. Per coloro che desiderino sapere qualcosa di più su un argomento specifico abbiamo pensato di istituire una piccola rubrica, nella quale, chi vuole, potrà chiedere lumi al nostro Presidente Giuseppe Rugolo. L'argomento deve essere specifico e mirato. La rubrica porterà il titolo: "A lezione di storia dal Presidente". Probabilmente incominceremo dal prossimo numero. Sceglierà il Presidente la domanda a cui rispondere. La redazione, valutando il numero dei richiedenti, potrà suggerire un metodo alternativo.

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Scuola Allievi Ufficiali di Complemento Bassano del Grappa 14/10/1934 ÷ 8/09/1943

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e autorità del Ministero della Guerra, istituzionalmente preposte al riordino strutturale dell’Esercito fin dalla fine del primo conflitto mondiale S.A.U.C. riconobbero l’importanza del ruolo svolto degli Ufficiali e Sottufficiali di complemento in seno ai reparti sia in tempo di pace che di guerra. Lo stesso Armando DIAZ, nella relazione di accompagnamento del regio decreto del 1923, affermò COMANDO Corpo autorevolmente: “occorre fare il massimo assegnamento sugli Ufficiali e Sottufficiali di cpl essendo questi assolutamente indispensabili Aiutante Maggiore in I^ per ottenere la voluta efficienza nelle unità di guerra”, questo anche in rapporto alla inderogabile necessità di limitare, in tempo di pace, il Uf. Magt. Uf. numero degli Ufficiali in servizio permanente”. Le Scuole di reclutamento di Allievi Ufficiali e Uf. Recl. Ser. Amm. Sottufficiali di Complemento comuni per tutte le Armi allo scopo di uniformare i criteri didatUf. Add. tici nella preparazione degli U. e SU. di cpl. vennero create presso i Corpi d’Armata le Scuole di reclutamento in sostituzione dei P.A.U. (Plotoni Allievi Ufficiali) in funzione, prima della guerra, presso alcuni reggimenti. Dalla fine Btg. (Alpini) Cp. Cdo e S. Btg. (Bersaglieri) 1935-1940 degli anni venti lo Stato Maggiore dell’Esercito nell’ambito dell’azione volta ad incrementare la preparazione dei quadri, istituì la S.A.U.C. a Bassano del Grappa con provvedimento attuativo del R. D. n. 726/30. L’istituto si acquartiera nella Caserma Monte Grappa il 14 ottobre 1934 proveniente da Milano e posta alle dipendenze del XIV° Corpo d’Armata Territoriale di Treviso (28^ ZMT di Padova). Presso l’istituto furono distaccati, in aggregazione, due battaglioni per l’inquadramento e la formazione degli allievi il: battaglione scuola allievi ufficiali di complemento alpini “Bolzano”; battaglione scuola allievi ufficiali di complemento “bersaglieri” del 12° rgt. I due btg. alpini e bersaglieri:appartenevano alla forza amministrata (c.d. forza effettiva) del corpo d’appartenenza del proprio rgt. alpini/bersaglieri; erano posti alle dirette dipendenze del Comando Scuola per gli aspetti disciplinari, logistico, amministrativo, sanitario, d’impiego, formazione e addestramento (gli allievi facevano parte della forza amministrata della Scuola (regio decreto n. 443/1927).

Bandiera italiana salvata da un volonteroso

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li alpini, come si sa, sono caratterizzati anche dal loro amore per il tricolore e quando assistono a scene di "vilipendio" della bandiera reagiscono con indignazione. E' accaduto di recente, un esempio fra i tanti che possono essere citati, che un bassanese il cui nonno aveva avuto i polmoni lesionati nella guerra 15-18 a causa di gas vescicanti, abbia scoperto e recuperato una bandiera abbandonata ad un incrocio sotto le piante, che veniva arrotata dai veicoli di passaggio.

L'ha raccolta e consegnata in Sezione, con due righe di messaggio di rimprovero contro l'indifferenza e la mancanza di rispetto per questo simbolo della Patria vilipeso dall'incuria di molti. Vogliamo additare quest'uomo ad esempio.

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l'opinione

La Grande Guerra delle donne di Pietro Demeneghi

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' un argomento, quello del ruolo delle donne nel primo conflitto mondiale, assai marginale nei manuali di storia scolastici che vi dedicano al massimo qualche riga o qualche fuggevole cenno. La stessa cosa si può dire per la memorialistica la quale punta l'obiettivo quasi esclusivamente sugli uomini, sebbene non manchino diari e memorie di donne che hanno vissuto sulla loro pelle il dramma della guerra. Normalmente i libri di scuola ricordano l'importante lavoro delle crocerossine, di solito volontarie, che a fine conflitto in Italia costituivano un esercito di 10.000 unità, o quello, divenuto leggendario, delle famose portatrici carniche le quali, zoccoli ai piedi e gerla in spalla, salivano i pendii delle montagne per portare munizioni, medicinali, viveri e quant'altro ai soldati al fronte. Pochissime sono le donne tra i caduti. Nei sacrari italiani ne troviamo una soltanto tra i centomila caduti raccolti nel Sacrario di Redipuglia: è l'infermiera volontaria Margherita Kaiser Parodi. Eppure anche se il maggior tributo si sangue, per ovvie ragioni, nel conflitto è stato versato dagli uomini, troppo a lungo si è ignorata l'importanza della donna nel corso degli eventi bellici. Sarebbe assai complesso andare alla ricerca delle ragioni di tale dimenticanza e forse esulerebbe anche dal tema propostoci. E' certo che, anche se in modo non clamoroso, l'altra metà del cielo – come si usa dire – proprio durante il primo conflitto mondiale diventa silenziosa protagonista e lancia un primo segnale di poter assurgere a pari dignità con la componente maschile. Non è poco se pensiamo che esso cade in un momento in cui anche illustri scienziati e uomini di cultura erano convinti della sostanziale incapacità delle donne a ricoprire determinati ruoli nella società ritenuti appannaggio esclusivo degli uomini. In tutti i paesi belligeranti le donne combattono in prima linea. Intendiamoci, non con cannoni, mitragliatrici, bombe a mano e fucili al fronte (salvo il caso dell'austriaca Vittoria Savs che riesce ad arruolarsi facendosi passare per maschio finché, ferita, ne viene scoperta l'identità ed è rimandata a casa) ma sul cosiddetto fronte interno del lavoro e dell'assistenza. E non è una battaglia da poco per la salvaguardia materiale e morale di una comunità nazionale. Mogli, madri, figlie si trovano nella condizione di dover sostituire in tutto e per tutto gli uomini impegnati al fronte. E lo fanno con impegno e dedizione tali da sfatare certi pregiudizi duri a morire circa l'inadeguatezza delle donne per certi ruoli. Per restare al nostro Paese, negli anni del primo conflitto mondiale la produzione agricola (l'Italia, non dimentichiamolo, è in quegli anni un paese ad economia ancora prevalentemente agricola nonostante si stia affermando

la grande industria) non scende mai al di sotto del 90% rispetto al periodo ante guerra. Il lavoro femminile nei campi diventa nettamente prevalente nel periodo bellico con un esercito di oltre sei milioni di donne. La stessa cosa si può dire per la nascente grande industria nelle grandi città del Nord dove le donne sostituiscono gli uomini anche nella produzione di materiale bellico con grave rischio della vita data l'assenza di tutele e norme di sicurezza sul lavoro ignote a quel tempo. Pure nel settore dei servizi esse si vedono costrette ad assumere compiti per loro inconsueti come conducenti di mezzi pubblici o postine. Senza contare il ruolo che esse hanno sul piano educativo. Infatti c'è tutta una generazione di bambini e ragazzi, privi dei loro padri chiamati al fronte e molto spesso deceduti in battaglia, che vengono allevati ed educati dalle loro madri o sorelle maggiori o dal personale di orfanotrofi o brefotrofi che si diffondono in tutta Europa e sono gestiti prevalentemente da personale femminile. Certamente il maggior contributo delle donne negli anni del conflitto è più documentato e riconosciuto nell'ambito dell'assistenza sanitaria. In tutti i paesi belligeranti schiere di donne, per lo più di estrazione borghese o aristocratica, si arruolano tra le crocerossine. Dalle testimonianze lasciateci nei loro diari per tramandare ai posteri il dramma vissuto veniamo a conoscenza di quanto esse fecero per curare i feriti nel corpo ma soprattutto nell'anima con un lavoro duro, a volte in condizioni difficilissime per penuria o totale mancanza di mezzi. Per restare al nostro Paese, nelle zone di occupazione austriaca dopo la disfatta di Caporetto, molte infermiere finirono, con i feriti alla cui cura erano addette, nei campi di prigionia in Moravia o in Ungheria condividendo la sorte di tanti soldati che vi morirono. Un grande tributo di sacrificio lo diedero le donne di Chiesa, ossia gli ordini religiosi femminili, che, fin dall'inizio del conflitto, furono impegnati non solo nell'assistenza sanitaria ai feriti, ma anche nell'opera educativa rivolta ai fanciulli rimasti orfani e le cui madri erano impegnate nel lavoro. Non si contano le opere di carità come gli asili nido, gli orfanotrofi e altre forme di assistenza prestate da vari ordini religiosi femminili che affiancarono le volontarie laiche. A cent'anni dagli eventi del primo conflitto mondiale quello delle donne che combatterono una guerra sul fronte interno non meno importante dell'altra è un capitolo da scrivere anche da parte della storiografia ufficiale che spesso lo ha ignorato o marginalizzato. Per fortuna qualcuno ha incominciato a farlo come è avvenuto per altri aspetti ignorati o sottovalutati relativi al primo conflitto mondiale. E' un doveroso atto di giustizia verso chi, senza clamore o senza compiere gesta leggendarie, ha mostrato l'eroismo nella quotidianità spendendo le migliori energie e talvolta anche la vita nei drammatici eventi che hanno coinvolto il nostro continente.

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testimonianze

Racconti alpini così, senza pretese di Alberto Strobbe

VITA VISSUTA ALLA CASERMA MONTEGRAPPA SILENZIO FUORI ORDINANAZA

del silenzio fuori ordinanza. Arriva il momento del rancio e vado a fare il mio giro. Sguardi che sembrano avere il punto interrogativo mi seguono ovunque. L’ordine del capitano ci ha pensato radio scarpa a diffonderlo. Già tutti sanno che c’è stato un preciso divieto e la rabbia, per un ordine in effetti poco comprensibile, sta già lievitando. Arriva anche il momento della ritirata e vado a porne il disco in funzione. L’occhio mi cade sugli altri dischi che ho a disposizione, quasi sperando di non trovare quello che invece mi balza subito alla vista, prepotente, emergendo in mezzo agli altri con tutti i segnali che caratterizzano la vita militare. Sembra, e lo è, una sfida. Attimi di battaglia interiore. E’ giusto disattendere un ordine? E se l’ordine fosse ingiusto? Non sta a me decidere, io devo solo ubbidire. Sì, ma non c’è più l’obbedienza cieca ed assoluta! Finchè rimugino su questi aspetti della vicenda arriva l’ora del silenzio. Stranamente anche in giro per la caserma c’è un silenzio palpabile, da tagliarsi col coltello. Non una voce, non un rumore. Alzo lo sguardo verso le finestre delle camerate e mi par vedere decine di occhi che mi guardano, che sperano di concludere anche la loro naja come già i loro “veci” prima di loro: ed allora, con quei lampi di generosità mista ad incoscienza dei nostri vent’anni, prendo quel disco che mi invitava perentoriamente a suonarlo e lo pongo sul giradischi. La musica parte gracchiando, con il solito fruscio indistinto di tutti gli altri segnali. Poi, nell’aria muta, si alza, limpido e solenne, il Silenzio Fuori Ordinanza. Tutto sembra fermarsi. Anche le guardie sono immobili sul posto, preoccupate per l’enormità del fatto, estasiate al pensiero che tra qualche mese lo stesso segnale verrà, forse, suonato per loro. Finisce la musica. Un unico boato: “e’ finitaaaa!!!” e poi tutto tace. I congedanti ripagano così con una notte tranquilla al di là di ogni tradizione il coraggio (meglio sarebbe dire l’incoscienza) del “tenentino”. All’indomani al momento dei commiati, gli occhi di più di qualcuno dei “veci”, duri e rocciosi, si sciolgono in lacrime di commozione e si sprecano le promesse, che difficilmente saranno poi mantenute di ritrovarci, chissà almeno alle adunate degli Alpini. “El vegnarà, vero, sior tenente, ale adunate? Se troveremo là! E grassie, grassie ancora par ieri sera”. Ma devo ancora fare i conti con il capitano, che entrando in caserma, con mio stupore, dice: “Bravo tenente. Non ho sentito la solita caciara degli altri congedi ieri sera”. Mi sfiora il dubbio che sotto sotto anche lui fosse felice per come erano andate le cose.

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ognavamo per una vita intera, vita di naja ben s’intende, l’alba. I giorni mancanti al fatidico momento, molto pittorescamente, venivano conteggiati come “merde all’alba” a significare come anche quella fondamentale funzione fosse ormai un segno che inesorabilmente scandiva il tempo a venire. Si invidiavano i più vecchi che, come tali, se ne andavano in congedo mesi prima di noi, non riuscendo a capire per quale dannato motivo, dopo una vita di rudezze da cui loro stessi non vedevano l’ora di scappare, dovessero, i più, lasciarsi sfuggire una lacrima che inumidiva loro gli occhi. “A me non succederà! Figuriamoci, con quel che ho sognato questo momento! E’ finita, e chi ci pensa più”. Poi, quando veniva il tuo turno… Una tradizione non scritta, anzi a volte osteggiata dai superiori, era il far suonare il silenzio fuori ordinanza alla sera prima del congedo di uno scaglione. Tra i congedanti serpeggiava il timore scaramantico che per loro non venisse suonato, quasi un sigillo che venisse a mancare su una carta bollata che sanciva per davvero la fine della naja. Si chiedevano, ansiosi, chi fosse quella sera di picchetto e se il tenentino in questione avesse o meno le palle di farlo, in barba alle disposizioni. Il mio corso, il 58°, era stato inquadrato con il III/49 (terzo scaglione dei nati nel 1949), ma per diversa data di inizio della nostra avventura in grigioverde non ci saremmo congedati assieme, ma con un mese di anticipo. L’ultimo scaglione, quindi, che avrei visto congedarsi, prima del mio momento, sarebbe stata il II/49: e mi trovai ad essere il “tenentino” di picchetto proprio quella loro ultima sera. “Sior tenente, el ne sona, vero, el Silensio, stasera? Ocio a no far miga scherzi, salo!”. Tutto filava tranquillo. Nessuna disposizione in contrario. Per la verità non avevo chiaramente chiesto come mi sarei dovuto comportare, ma fino a che nessuno mi esplicitava un preciso ordine sull’argomento, mi sentivo tranquillo. Capitano d’ispezione, quella sera, era l’aiutante maggiore, ufficiale per la verità assai poco amato da molti per certi formalismi privi di sostanza che sembrava privilegiare. Lo vedo scendere lo scalone che dal suo ufficio porta all’androne dove mi trovo, con la mia sciarpa azzurra da ufficiale di picchetto, lo saluto, ricambia il saluto, si avvia a varcare il portone. Sto per tirare un sospiro di sollievo, quando questi si volta: “Tenente, non si sogni di suonare il silenzio fuori ordinanza stasera, che non voglio gazzarre in caserma”. L’ordine temuto arriva, tanto più indigesto quanto ormai sembrava cosa fatta. E’ difficile ignorare un ordine. Va bbe’, non c’è niente di scritto ma il fatto non cambia. E poi ci sono i testimoni, i ragazzi della guardia che hanno sentito. Mi potranno giustificare loro poi agli occhi dei loro “veci”, gli diranno che il tenente avrebbe voluto suonarlo quel silenzio, ma cosa poteva fare, ignorare un ordine del capitano d’ispezione? Il quale capitano, per colmo di sfortuna, abitava a poche centinaia di metri dalla caserma, ed anche a volergliela fare in barba, da casa sua avrebbe senz’altro sentito le inconfondibili note

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dal museo

Le armi della Prima Guerra Mondiale: Gli elmetti di Gabriele Peruzzo

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l momento dell’entrata in guerra, l’Italia non disponeva ancora di un elmo metallico per le proprie truppe; erano ancora in uso i classici copricapi d’ordinanza. Esteticamente gradevoli e nella maggior parte dei casi anche abbastanza pratici, essi non erano di alcuna utilità nella guerra di trincea dove ogni giorno si registravano innumerevoli perdite per ferite alla testa a causa di schegge, proiettili a palle scharpnel. La necessità di un’efficace protezione del capo attivò l’intendenza militare alla ricerca di una soluzione. Furono studiate varie possibilità: si pensò anche di sfruttare maggiormente i caschi in cuoio e metallo della cavalleria, similmente a quanto stavano sperimentando gli Austroungarici, ma questi tentativi restarono delle semplici ipotesi. Uno sforzo apprezzabile fu quello rappresentato della “blindatura” del berretto in panno mod.1909 ed del cupolino d’ordinanza mod.1915, mediante una piastra d’acciaio destinata ad essere contenuta in una custodia di tela su cui era stampigliato il numero di Reggimento d’appartenenza; a sua volta l’astuccio veniva fissato alla parte frontale del berretto con apposite cinghie. Una prima accettabile soluzione al problema della protezione del capo arrivò da una società privata, nell’autunno del 1915: dopo ripetuti studi sulle cervelliere metalliche realizzate in Francia nei mesi precedenti, la ditta Milanese “Ingegner F. Farina” propose al Regio Esercito un pesante prototipo di elmo, prodotto in tre taglie di peso variabile tra 2650 e 2850 grammi. Questo elmetto andava a completare la corazza Farina in dotazione ai soldati delle “compagnie della morte”. L’elmo, senza areazione, aveva la parte frontale molto spessa, realizzata con 5 strati di acciaio al nichel-cromo con spessore totale di 7,5 mm e la calotta in acciaio dolce di 1,1 mm; privo di imbottitura interna, veniva indossato sopra un pesante passamontagna in lana, il quale, assieme al soggolo di cuoio, rendeva il copricapo più stabile sulla testa. A causa del peso, dell’ingombro e del costo di produzione, non poteva divenire l’elmo di ordinanza per tutte le truppe combattenti. L’Ingegner Farina realizzò allora, nel 1916, una versione alleggerita denominata “elmo da trincea” (chiamato anche Farina modello basso), anch’esso in tre taglie con peso tra i 1680 ed i 1880 grammi. La speranza era di rendere più appetibile l’adozione di questa variante da parte del Regio Esercito, tuttavia la scelta delle alte sfere militari era già caduta su un altro tipo di protezione rappresentata dal casco Francese “Adrian”, dal nome del suo ideatore, deriva dai caschi di ottone M.lè 1885 dei Sapeurs-Pompiers

di Parigi. Sin dal tardo 1915 erano infatti apparsi sul fronte italiano i primi lotti di elmetti francesi dall’inconfondibile ed elegante linea classicheggiante, ancora verniciati in “bleu horizon” e con il fregio con la sigla RF (Rèpublique Francaise) sul frontale della calotta, che l’Italia aveva acquisito in prova alla ricerca di soluzioni meno costose e più pratiche delle protezioni Farina. Adottato nell’aprile 1916 con la denominazione di “elmetto metallico leggero”, era formato da 4 pezzi: calotta, crestino di areazione, visiera e paranuca, tutti realizzati in metallo di soli 0,7 mm di spessore. All’interno era presente un’imbottitura realizzata con 7 linguette in pelle di capra convergenti a formare una calotta con cerchione di lamierino di alluminio ricoperto da feltro, disponibile in 3 taglie con peso tra i 550 e gli 800 grammi. Nel tardo 1916 entrò, quindi, in servizio l’elmetto metallico Mod.1916 costruito in Italia su licenza e composto in soli 2 pezzi: calotta, visiera e paranuca realizzati in unica matrice con crestino elettrosaldato, l’imbottitura interna era analoga al modello di produzione francese. Nonostante la fabbricazione più semplice e l’apparente robustezza, la qualità scadente dell’acciaio utilizzato non lo rendeva più robusto del corrispondente copricapo francese, venne comunque impiegato in enormi quantità in ogni zona del fronte e per tutto il conflitto, restando in dotazione ad alcuni reparti fino alla Seconda Guerra Mondiale. Da segnalare una variante balistica del Mod.1916 realmente distribuita a qualche reparto a scopo sperimentale: calotta di forma analoga ma realizzata con buon acciaio di 0,9 mm circa di spessore e peso 900 grammi. Alcuni di questi esemplari sono stati rinvenuti nelle trincee del Carso Goriziano. Tutti gli elmetti in dotazione erano verniciati in grigioverde, all’occorrenza mimetizzati con calce per truppe operanti in luoghi innevati o fango. Per ovviare allo scintillio degli elmetti bagnati dalla pioggia, nel corso del 1917 vennero adottati dei telini copri elmetto antiriflesso in stoffa grigia recante (dipinto o cucito) il fregio della specialità di appartenenza, posizionato nel frontale. Simbolo fortemente caratterizzante del soldato Italiano della grande guerra, l’elmetto “Adrian” spesso si ritrova nei campi di battaglia sforacchiato da schegge e pallottole o con generose ammaccature, oggigiorno è un’oggetto molto ricercato e apprezzato dai collezionisti. Non dobbiamo tuttavia dimenticare che è stato il compagno fedele delle sofferenze dei soldati italiani che lo hanno bagnato del loro sudore ma molto più spesso intriso del proprio sangue.

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vivaio alpino

La guerra raccontata ai bambini di Gianantonio Codemo

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ell'andar per scuole, in questo quadriennio di commemorazioni della Grande Guerra con il progetto “Studenti in prima linea”, l'interrogativo che più frequentemente mi sono posto è quello di cercare di capire fino a che punto poter indagare con gli alunni, le vicende della guerra. Dato per scontato che lo studio didattico è competenza del docente e che, a questo punto anche per mia scelta, la narrazione dovrà avvenire attraverso i fatti nei campi di battaglia utilizzando il “linguaggio della guerra”, non sfugge che le violenti conseguenze per l'umanità, le assurdità più atroci, non trascurando i ferimenti con le mutilazioni invalidanti e, non ultimo, le morti ancorché non immediate, pongono una seria riflessione anche sulle modalità comunicative, per le conseguenze emotive in ricaduta particolarmente sui più piccoli. Non risulta determinante il periodo infantile, pre-adolescenziale o anche adolescenziale, che comunque va tenuto in opportuno conto, dati i diversi livelli di maturazione e quindi di sensibilità, bensì che questi argomenti, quando non opportunamente contestualizzati, sconvolgono, possono suscitare profondi timori, soprattutto poi quando noi adulti non siamo in grado di giustificarli, lasciando così in loro drammatici interrogativi. Ma allora perché raccontare la guerra ai bambini? Alla riflessiva domanda, fa seguito una serie di considerazioni che forse aiutano a dare un'affermativa risposta. Non ci nascondiamo che questo tipo di domanda, come quelle riguardanti il sesso e la morte, ci mettono in crisi, ma non per questo dobbiamo trovarci impreparati poiché, l'alternativa di “arrampicarci sugli specchi” glissando sulle risposte, creerà danni ancor maggiori che ben possiamo immaginare. I bambini capiscono più di quanto noi pensiamo e lo fanno anche quando giocano fra loro, con l'occhio e l'orecchio sempre tesi verso ciò che li circonda, quindi anche quando assistono a scene di violenza in famiglia, fuori di casa e/o televisione e si pongono domande. Così come la morte, queste vicende di guerra per loro astratte, sono difficili da comprendere mentre sono sensibili al dolore e alla perdita del bene, poiché li coinvolgono direttamente. È troppo facile non dare risposte e semplicistico per noi evitale. “I bambini devono sapere: è meglio sapere le cose, invece che succedono le cose senza sapere, ad esempio della guerra e della morte.” (La frase è di una bambina tra i 4 e i 5 anni sull’argomento “Conoscere”). È inoltre importante che, soprattutto i temi più scabrosi, sia-

no affrontati dai genitori o da educatori preparati, piuttosto che da estranei, poiché i primi possiedono la relazione affettiva, che in ogni caso determina informazioni comunque positivamente credibili e non mediate da interessi di qualsiasi parte; per conseguenza essi sbagliano meno. I bambini non temono la narrazione o la visione di argomenti violenti, basta guardarli quando armeggiano accanitamente davanti a certi videogiochi per noi raccapriccianti, sono invece molto sensibili al coinvolgimento empatico, per cui il linguaggio da adottare dovrà essere commisurato all'età; la drammatizzazione del narratore: proporzionata, considerando che il bambino si lascerà coinvolgere in funzione dell'emozione che saremo riusciti a suscitare in lui. Non va nascosto quindi che la Grande Guerra cambiò drasticamente la proporzione delle vittime rispetto ai precedenti conflitti: 65 milioni i soldati mobilitati dei quali 9 milioni morti e 20 milioni se compresi i civili, quindi anche con grave coinvolgimento delle popolazioni e questa diventerà la caratteristica delle guerre successive. L'industria ebbe un incremento senza precedenti ed entrò nei campi di battaglia con tutta la sua potenza tecnologica innovativa e distruttiva. Stravolse la percezione dei sensi: udito, vista, odori, subirono sollecitazioni spesso patologiche ed irreversibili. Quali i vincitori, quali i vinti: i documenti non lasciano dubbi e nemmeno sconti, tuttavia negli ultimi decenni sta prevalendo l'idea che nessuno dei contendenti ne avesse previsto le conseguenze, per cui, a maggior ragionamento, forse le “cose” avrebbero potuto avere sorti diverse. I ricordi della vita in guerra, le commemorazioni, la storia, si sa, vengono scritte dai vincitori e quindi sono di parte, ma condizionano fortemente anche il futuro e ne portiamo, nel bene e nel male, le conseguenze anche ai giorni nostri. Le classi degli anni sessanta e parte degli anni settanta sono le ultime ad aver avuto nonni combattenti della Prima Guerra Mondiale. È compito di queste persone e di noi precedenti trasmettere ai giovani, ancorché bambini, le poche testimonianze raccontate dai nonni. Oltre noi nessun altro potrà farlo e per quanto saremo stati bravi a raccontare ed emozionare, comunque avremo giovani che a, loro volta nella migliore delle ipotesi, potranno raccontare solo vicende in modalità indiretta, oggi si direbbe virtuale. Non vi è dubbio quindi che commemorare le vicende della guerra è un dovere civico oltre che affettivo nei confronti dei nostri bambini, poiché altrimenti nascondendo loro i pericoli, le fatiche e anche questa realtà, rischiamo di tradirli, magari convincendoli che nel loro futuro ci siano prima i diritti, i privilegi, la bella vita tutta in discesa e poi, semmai, qualche dovere e i sacrifici? ... Un'ingiustizia della vita.

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Cittadinanza onoraria al Battaglione Bassano

iornata indimenticabile quella di sabato 4 giugno perché è stato raggiunto in città un traguardo voluto e promosso dalla nostra sezione alpini, in pieno accordo con il Comune e con i vertici dell'Esercito, nonché con un gruppo di appassionati che fanno rivivere le divise dei nostri bisnonni alpini: l'attribuzione della cittadinanza onoraria della città del Grappa al glorioso Btg. Bassano decorato di medaglie d'argento per le imprese sul Kukla e sull'Ortigara. Grande afflusso di alpini e di cittadini alla cerimonia di cui riportiamo alcune foto.

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Tomba... al plastico di Gianni Idrio

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i deve alla creativa immaginazione di Graziano Virago, alpino ed affermato industriale di Cavaso del Tomba, l’idea, presto trasformata in progetto concreto, di un plastico sul monte Tomba e su tutte le zone circostanti. Per saperne di più ci siamo rivolti al geometra Mauro Salton, alpino pure lui, che ha curato la realizzazione del progetto fin dall’inizio. D. “Quando e come è nata l’idea del plastico?”. R. “Circa tre anni fa, quando la sensibilità e la grande manualità di Graziano Virago, unita alla sua esperienza da militare, lo spinsero a proporre la realizzazione di un plastico che avesse come punto di riferimento il monte Tomba, dove ebbero luogo decisivi combattimenti nella battaglia d’arresto del novembre e dicembre 1917. Aggiungo che Graziano, è giusto dirlo, ha anche finanziato in gran parte il progetto”. D. “Quali difficoltà di varia natura avete incontrato?”. R. “Si trattava, ovviamente, di partire da zero. Graziano Virago acquistò, come primo passo concreto, dall’I.G.M. (Istituto Geografico Militare) di Firenze le mappe e le curve di livello, elaborate in DVD. Il secondo passo è stato “l’intreccio” con la Carta Tecnica Regionale del Veneto, per poter inserire agevolmente le strade, le malghe, i fabbricati e manufatti più significativi. Il lavoro è proseguito un passo dopo l’altro, con il trasferimento di tutti i riferimenti in scala 1:10.000, nei pannelli di legno pressato, ciascuno dello spessore di 2,15 mm. Nel laboratorio di Virago sono stati “tagliati” ed “assemblati”, uno sopra l’altro, come una torta a strati, 8 pannelli, per dare una prima conformazione al plastico”. D. ”Chi ha collaborato nella realizzazione?”. R. ”Oltre al gruppo alpini di Cavaso, va dato atto di una fattiva collaborazione agli alunni della IV geometri dell’Istituto Tecnico Einaudi di Montebelluna e a una ditta di Pederobba, che ha messo a disposizione il proprio plotter al laser per il taglio dei pannelli”. (N.d.r. - per modestia Mauro Salton non lo dice, ma lo diciamo noi, che lui stesso ha lavorato a tempo pieno per una settimana intera, 8 ore al giorno, per dare “vita” al plastico). D. ”Si può definire completo il plastico?”. R.”Certamente no. Attualmente il plastico ha le dimensioni di 1m×1m, ma si vuole ampliarlo, entro il 2018, ad un più ambizioso 3m×3. D. ”Dov’è attualmente il plastico e dove sarà collocato ad opera finita?”. R. ”Per il momento è ospitato nella sede del gruppo alpini, presso la casa di Riposo Prealpina di Cavaso. Sulla sua futura collocazione ci sono almeno un paio di ipotesi, anche se nulla è ancora deciso. La prima soluzione potrebbe essere quella di collocarlo sulla cima del monte Tomba (a quota 868), visibile a tutti i visitatori, collocato all’interno di una struttura ancora da realizzare, con coperture fisse, che lo preservino dalle intemperie. La seconda idea è invece quella di una convenzione con l’Amministrazione Comunale di Cavaso, nella quale si individui una soluzione

altrettanto visibile e fruibile da tutti”. Di fronte a ciò, un grazie ed un sincero apprezzamento a tutti coloro che si sono prestati a questo progetto.

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PREMIO “UTI FABRIS” Come ogni anno il Gruppo Alpini e Gruppo di Donatori di Sangue “Gen. Giardino” organizza la borsa di studio intitolata a Uti Fabris. Le domande dovranno essere presentate entro il 31 luglio e la premiazione avverrà sabato 10 settembre. Per informazioni sul regolamento del concorso rivolgersi al sito della Sezione ANA “Monte Grappa”: www.anamontegrappa.it o chiamare i numeri: Roberto Barletta 347/0396482 - Giuliano Sanson 348/8750226 - Simmaco Smeragliuolo 345/0883625.

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Alpiniadi invernali 2015

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i sono concluse a Bormio, in Valtellina, il 28 febbraio scorso, le Alpiniadi Invernali 2016 che hanno visto la partecipazione di oltre 400 atleti, tra soci alpini e soci aggregati, impegnati per tre giorni nelle varie discipline invernali quali lo sci alpinismo, lo slalom gigante, il biatlhon e lo sci di fondo. Le sezioni presenti sono state 48. La vittoria per sezioni è andata alla sezione Valtellinese al primo posto davanti a quella di Trento e a quella di Belluno. Ottimo il 17° posto della sezione ANA Monte Grappa presente con n. 8 atleti tra soci alpini e soci aggregati. Nella prova dello sci di fondo vi è stato il 6° posto assoluto nella categoria seniores – alpini di Corradin Marco e il 2° posto nella categoria alpini B2 di Ceccato Gino, socio alpino del Gruppo di Enego. In particolare evidenza la nostra sezione nella categoria “aggregati” con la vittoria nella A4 di Lazzarotto Claudio con secondo posto di Tagliabue Milco, fondisti del GSA Monte Grappa. Nella stessa categoria 7° posto di Corradin Stefano, 9° posto di Alberton Alessandro e 11° di Scaioli Sonia. Nello sci di fondo, categoria aggregati, la sezione ANA Monte Grappa è risultata vincitrice sulle 11 sezioni partecipanti. Nella prova di biatlhon, sci di fondo con tiro al bersaglio, su 138 partecipanti inseriti nella categoria “alpini” vi è stato per la nostra sezione il brillante terzo posto di Corradin Marco seguito dal 9° posto di Lazzarotto Claudio, dal 14° di Tagliabue Milco e dal 31° di Ceccato Gino. Alla fase finale del biatlhon erano presenti 3 nostri atleti sui 15 finalisti. Nella categoria “aggregati” terzo posto per Alberton Alessandro. Ottimo il piazzamento della nostra sezione che ha conseguito nel biatlhon il 4° posto su 29 sezioni. Molto soddisfatti per i risultati e tutta la manifestazione i nostri atleti partecipanti accompagnati per l’occasione dal coordinatore Attilio Dalla Valle.

Campionati sciistici truppe alpine 2016

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i sono svolti al Sestriere dal 25 al 29 gennaio 2016 i Campionati Sciistici Truppe Alpine (CASTA) manifestazione sportiva invernale giunta alla 68^ edizione che vede impegnati i più forti atleti delle truppe alpine. Un brillante risultato nella prova del biathlon militare è stato ottenuto dal Corradin Marco, primo caporal maggiore effettivo al 4° Reggimento Alpini Paracadutisti e che è anche socio della nostra sezione ANA Monte Grappa. Sugli oltre 80 partenti che si sono misurati sui 15 km di sci di fondo + tiri al poligono ha conseguito un brillante secondo posto assoluto con quattro bersagli colpiti su cinque al tiro nel poligono. La gara è stata vinta da Mauro Roberto del 2° Rgt. Alpini. A completare il podio al terzo posto Jules Pession del Centro Addestramento alpino. Anche nella gara di pattuglia sui 25 km + tiro al poligono, la pattuglia formata da Pittino, Corradin, Giacomini e Gelmi è salita sul podio, con un brillante terzo posto. La vittoria è stata ottenuta dal 6° reggimento alpini. Dopo i brillanti risultati della scorsa stagione Marco Corradin continua a migliorarsi anche quest’anno. E’ già salito sul podio in alcune gare F.IS.I. con i colori del Gruppo sportivo Alpini Monte Grappa con un ottimo terzo posto in una gara FISI svolta a Falcade sui 10 km in tecnica classica ed un altro terzo posto in una gara sprint svolta a Feltre. Alla sua prima partecipazione alla mitica Marcialonga disputata sui 70 km delle valli di Fiemme e Fassa ha conseguito un brillante 140° posto assoluto su oltre seimila concorrenti dimostrando così le sue ottime doti e il suo alto livello di preparazione. Prossimo importante impegno le alpiniadi in Valtellina di fine febbraio.

A.N.A TRIVENETO UNITA’ DI PROTEZIONE CIVILE

vità di PC - la Protezione Civile (logistica, trasmissioni, utilizzo attrezzature, …) attività sportiva e difesa personale - nozioni di primo soccorso ed attività con i psicologi per l’emergenza nozioni di anti-incendio - arrampicata su roccia - escursione sul Monte Grappa in diurna e notturna.

PROMUOVE

LA SEI GIORNI DI PROTEZIONE CIVILE CON GLI ALPINI

Adesioni presso le Sezioni di appartenenza; Inizio iscrizioni: da lunedì 30 maggio – fine iscrizioni sabato 16 luglio Numero massimo partecipanti: 40 Quota di iscrizione: da versare al momento della comunicazione di accettazione della domanda: € 50,00. Per informazioni: Busnardo Fabrizio – Sezione Monte Grappa di Bassano – mail: pc.bassano@ana.it;

Una esperienza di “mini naia” da domenica 24 luglio a sabato 30 luglio alla caserma Monte Grappa di Bassano – con gli alpini e gli amici alpini dell’ANA in collaborazione con: VVF di Vicenza - Ospedale San Bassiano - CAI Bassano del Grappa rivolta a ragazzi e ragazze del Triveneto dai 17 ai 24 anni; Attività: storia degli alpini - educazione civica - la sicurezza nelle atti-

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26a Rassegna Cori Alpini

Dono bandiera

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ono delle bandiere all'Asilo “Monumento ai Caduti”. Significativa cerimonia il 5 maggio con alzabandiera e intervento degli alpini per la cerimonia svoltasi alla presenza delle autorità scolastiche e cittadine. Bandiere donate dal gruppo “General Giardino”

S.Trinità, 7 maggio 2016. Ancora una volta, come vuole la tradizione,una settimana prima dell'Adunata nazionale, si è tenuta una rassegna di cori alpini con il coro Edelweiss Ana Montegrappa, coro Ana del gruppo alpini di Abbiategrasso (Mi) e coro Ana di Trento, nella sala Teatro Remondini. E' stata occasione per una raccolta di fondi di solidarietà a favore della associazione intitolata a Sammy Basso. In questo modo, come ha spiegato il presidente del coro alpini bassanese, si coniuga il patriottismo con l'azione concreta in aiuto dei propri simili che caratterizza da sempre la nostra associazione. Entusiasmo ed applausi a scena aperta dal folto pubblico presente.

Il San Giuseppe d'oro al gruppo alpini di Enego

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er tradizione ormai quasi ventennale (siamo arrivati alla edizione numero 17) ogni anno il 1 maggio a Enego viene consegnato un premio a persone o associazioni che si distinguono nell'impegno sia personale che sociale. Quest'anno oltre agli alunni meritevoli è stato scelto come degno del massimo riconoscimento il gruppo alpini di Enego ed a ricevere questo importante segno dalle mani del sindaco Fosco Cappellari è stato il capogruppo Mauro Gabrieli circondato da tutti i suoi generosi collaboratori.

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Cisa a Belluno

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nche quest'anno siamo stati presenti al convegno itinerante della stampa alpina ed abbiamo avuto modo di apprezzare sia l'organizzazione, sia la maturazione di idee volte a interessare i più giovani delle nostre problematiche. Si è trattato di una tre giorni a Belluno dal primo aprile a domenica 3. Tra le molte cose apprese abbiamo potuto apprezzare la maturità e la disponibilità degli studenti ospitati al tavolo della residenza per esprimere le loro idee sugli alpini e sulla naja. E' stato suggerito, per coinvolgere i lettori, di apporre, alla fine degli articoli, per chi volesse intervenire rispondendo o facendo delle osservazioni, l'indirizzo dell'estensore dell'articolo. E' un ottimo suggerimento che iniziamo ad applicare già da questo numero. Per i lettori che volessero intervenire vi diamo intanto l'indirizzo mail del direttore responsabile: gianfrancocavallin@alice.it Al convegno il prof. Codemo ha illustrato il progetto in corso di attuazione che coinvolge i giovani scolari e studenti nella storia della Grande guerra e nelle visite ai luoghi ed ai musei.

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Assemblea delegati Sacro Cuore

'assemblea annuale dei delegati del 13 marzo scorso è stata caratterizzata da una lunga ed esauriente relazione del presidente Rugolo, ma anche da una prima piccola svolta nella successione delle relazioni che dovranno sempre più essere caratterizzate da brevità ed essenzialità. Sono stati nominati i delegati che dovrebbero intervenire all'assemblea di Milano del dopo Adunata. Approvati all'unanimità sia la relazione del presidente che i resoconti di bilancio. Nei prossimi numeri cercheremo di adottare lo stesso stile sintetico.

Destina il 5 per mille alla Sezione Alpini "Monte Grappa" di Bassano del Grappa per le attività di volontariato e promozione sociale. Nella Dichiarazione dei Redditi indica il Codice Fiscale

82000950244

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Sul Ponte di Bassano

LA GRANDE GUERRA Ali sul Grappa di Alfeo Guadagnin Prima della ritirata dall’Isonzo, l’aeroporto militare principale della pedemontana era quello di Nove, che fungeva essenzialmente in appoggio alla I Armata sull’Altopiano di Asiago. Erano sorti nell’estate del 1917, anche dei piccoli campi di volo a Casoni, a Castello di Godego e a San Pietro un Gu. Dopo la rotta di Caporetto, nell’ottobre dello stesso anno, con l’arretramento delle nostre truppe sul Piave, anche le squadriglie schierate nella zona orientale del fronte, si trasferirono nel vicentino e nel trevigiano. La IV Armata abbandonate le posizioni del Cadore, per schierarsi sulla nuova linea di difesa ad oltranza sul Grappa, costituiva il 4° Comando Aeronautica, nato sulle ceneri del 2° Comando Aeronautica della disciolta II Armata. In piena battaglia d’arresto, nel novembre 1917, l’aviazione della IV Armata si impegnava con compiti di caccia e ricognizione, soprattutto a protezione dei centri abitati, intercettando i velivoli nemici che, sempre più arditi, si spingevano all’interno del Veneto. In seguito, stabilizzato il fronte, gli aerei vennero adibiti al sorvolo delle linee nemiche per fotografare le installazioni di artiglieria e i movimenti delle truppe austriache. Inizialmente il 4° Comando Aeronautica venne suddiviso in 3 Gruppi Aeroplani, ognuno con caratteristiche diverse. Il 2° Gruppo con sede a Casoni, aveva compiti di ricognizione, il 6° con velivoli da caccia si trovava all’aeroporto di Istrana, il 12° a Castello di Godego, con il doppio compito di ricognizione e di osservazione per le artiglierie. Superato il periodo critico del post Caporetto, la nostra aviazione si scontrava sempre con maggior vigore contro apparecchi austro-tedeschi, ottenendo una serie di importanti successi che scuotevano la baldanza degli aviatori imperiali. Nel periodo tra il novembre 1917 ed il novembre 1918, gli aeroporti della IV Armata videro l’avvicendarsi di squadriglie che, periodicamente, attuavano la turnazione nelle varie sedi. All’epoca bastava poco per installare un campo d’aviazione: un lungo prato pianeggiante, un Quartier Generale in cui alloggiavano gli ufficiali, generalmente si trattava di una villa padronale, e una serie di baracche di legno o tende per la truppa, tra le quali si trovava anche una piccola guarnigione per la vigilanza, generalmente formata da truppe di Milizia Territoriale. Meglio ancora se alla villa erano annesse barchesse o case agricole, dove poter insediare la stazione radiotelegrafica, l’infermeria, le varie officine e laboratori di sviluppo fotografico.

Hangar tipo Bessoneau

Gli hangars invece, potevano essere in tela e legno di grandi dimensioni per più velivoli (tipo Bessoneau) o per un solo aereo (tipo Sarzotto), o solamente in tela per un singolo mezzo (tipo Mercandino). La guerra di movimento, con avanzate e ritirate di diversi chilometri, non permetteva ai campi di decollo di avere una certa stabilità, e la necessità di trasferimento per altre destinazioni, doveva avvenire nella massima velocità. Il rapido smontaggio delle attrezzature, ed il successivo carico sugli automezzi per altri lidi, era fondamentale per non dover abbandonare in mano nemica, i preziosi velivoli e gli altrettanto importanti materiali. Pochi, dunque, erano i campi che vantavano delle strutture in muratura, uno di questi era quello di Istrana, a poca distanza in linea d’aria dalle difese del Grappa, anche se sotto il comando dell’VIII Armata, aeroporto militare tutt’oggi attivo. Il Comando dell’Aviazione della IV Armata nel 1918 e fino al termine del conflitto, venne installato a Villa Bolzonella a Cittadella. I comandi dei gruppi da ricognizione invece, trovarono sede a Marsango il 2°, a Cittadella il 12°, mentre quello del 6° gruppo da caccia venne collocato a Rossano Veneto.

In volo sulla pianura bassanese

L’aviazione dell’Armata del Grappa si era evoluta sia nel numero delle squadriglie che nel numero degli apparecchi. I campi di volo esistenti erano stati ampliati e ne erano sorti di nuovi, divenuti operativi in poco tempo. Gli aeroporti erano collocati a: · Casoni di Mussolente (VI), situato di fronte alla costruzione di Villa Comello. Era il più vicino al fronte del Grappa, con le squadriglie italiane da caccia e ricognizione 21ª, 22ª, 24ª, 26ª, 36ª, 62ª, 76ª, 81ª, 113ª, 114ª, 132ª e 133ª. · Castello di Godego (TV), presente dal 1916 sulla pianura veneta. Vide la permanenza delle squadriglie italiane 21ª, 27ª, 35ª, 36ª, 43ª e 48ª. Anche i francesi lo utilizzarono per un certo periodo.


· S. Pietro in Gu (PD), era occupato da squadriglie da ricognizione italiane, francesi e inglesi. Gli italiani erano presenti con le squadriglie 26ª, 32ª, 33ª, 82ª, 83ª, 136ª e 139ª, gli inglesi con il 66° squadrone e i francesi con le squadriglie 14ª, 36ª, 69ª, 82ª e 214ª. · Gazzo (PD) in località “Tre Scalini”. Vi trovarono sede le squadriglie italiane da caccia 70ª e 82ª. · Isola di Carturo oggi Isola Mantegna (PD). Era un aeroporto costruito sulle distese prative dinanzi a Villa Rigon, occupato dalle squadriglie italiane 3ª, 21ª, 57ª, 132ª e 133ª. · Grossa di Gazzo (PD) nei pressi di Palazzo Traverso. Ospitò nel tempo gli squadroni inglesi della RAF (Royal Air Force) 28°, 34°, 42°, 45° e 66°.

Silvio Scaroni

utilizzarono i campi di Feltre e Belluno (già italiani) e i nuovi aeroporti sorti nella piana feltrina: Santa Giustina, Fonzaso e quello di Arsiè, pesantemente colpito dall’artiglieria italiana. I compiti di queste squadriglie furono speculari a quelle italiane, con compiti di caccia, ricognizione e scorta ai bombardieri. Coadiuvate da quelle già presenti in Valsugana, diedero prova di valore in scontri epici contro l’avversario, sempre più forte e numeroso. Le squadriglie italiane che ottennero i maggiori successi, furono la 76ª e l’81ª. Il “fiore all’occhiello” della 76ª squadriglia era il Tenente Silvio Scaroni, l’asso italiano che terminò la guerra con 30 vittorie, solamente 4 in meno dell’“asso degli assi” Francesco Baracca. Un altro asso della 76ª squadriglia fu Flavio Torello Baracchini con 21 successi, quarto nella classifica delle vittorie dopo Pier Ruggero Piccio, membro della mitica 91ª, la Squadriglia degli Assi di Baracca. I più preziosi collaboratori di Scaroni a Casoni, furono il capo armiere Luigi Botter “Bigio” ed il motorista “Toni”, al secolo Angelo Melchiori. «Il primo è bresciano, come me; il secondo, veneto naturalmente, e più precisamente di Crespano, un bel paesetto alle pendici del Grappa» (Tratto dal libro: “Voli sul nemico” di Silvio Scaroni).

Cartina degli aeroporti della IV Armata

Si potrebbe aggiungere Nove (VI), anche se l’aeroporto, italiano fino al marzo 1918, poi francese, faceva parte dell’aviazione della VI Armata impegnata sul fronte dell’Altopiano. Tuttavia coadiuvava, in caso di bisogno, i vicini della IV Armata, collaborazione che avveniva anche con le squadriglie dell’VIII Armata del Montello. L’Armata del Grappa pur usufruendone, non disponeva di squadriglie da bombardamento che si trovavano a Verona e nel padovano a S. Pelagio e ad Arquà Petrarca. Gli austro-ungarici nella zona della IV Armata italiana, disponevano di vari campi di volo. La guerra fino al novembre del 1917 non aveva interessato il Grappa e gli aeroporti nemici più vicini, erano dislocati in Valsugana e nelle vicinanze di Trento. Si trovavano squadriglie a Ospedaletto, Gardolo, Romagnano, Mattarello e Cirè di Pergine, impiegate sul fronte dell’Altopiano di Asiago. Dopo Caporetto, le varie squadriglie austro-tedesche seguirono l’avanzata e per il nuovo fronte del Grappa,

Flavio Torello Baracchini


La piena efficienza del velivolo era, in assoluto, la prima preoccupazione per ogni pilota, ed avere una squadra su cui fare pieno affidamento, dava ampie garanzie per affrontare tutti i pericoli che il volo di guerra comportava. «Volo infatti sul Grappa, tutto solo, alle sei del mattino; ad un tratto mi trovo di fianco un apparecchio che naviga nella mia stessa direzione. Esso Josef Kiss è contro luce; non riesco perciò a distinguere la sua nazionalità. Chi sa per quale fenomeno io ho la sensazione che quello sia italiano come me… Voliamo infatti l’uno a fianco dell’altro da alcuni istanti, pacificamente, quando, essendomi inavvertitamente avvicinato di più, vedo improvvisamente formarsi alla estremità della mitragliatrice posteriore una rapida serie di fiammelle, che indicano senza equivoci che l’osservatore si è messo a sparare… la scia lasciata dalle pallottole luminose è diretta esattamente sul mio apparecchio. Altro che italiano, quello! Vedi un po’ come un cacciatore può lasciarsi fare stupidamente la pelle. […] Fallita la mia prima raffica che gli avevo sparato dall’alto in basso, con un tuffo mi porto sotto la coda, da dove gliene scarico una seconda, prima ancora che egli possa compiere una qualsiasi manovra di difesa. Dal ventre esce subito una lunga colonna di fumo; dopo un attimo, da una ventina di metri dietro la coda si sviluppa una fiammata che con una velocità prodigiosa raggiunge il corpo dell’apparecchio; e in un istante esso è quasi completamente avvolto dalle fiamme… L’osservatore è ritto in piedi, le braccia disperatamente aperte in alto; la sua massa oscura a forma così di croce spicca nitidamente contro il globo incandescente dell’apparecchio; come certi condannati danteschi; egli pare emerga da un forno acceso; si rovescia indietro, cade nel vuoto e precipita più rapidamente del suo apparecchio. Questo, abbandonato a se stesso, scende nello spazio come un’immensa torcia, lasciando dietro a sé brandelli di materie incendiate. Le ali ad un tratto si staccano dal corpo incandescente e, leggere, scendono verso il fondo della valle non ancora illuminata dal sole, mentre le fiamme le vanno consumando lentamente…» (Tratto dal libro: “Voli sul nemico” di Silvio Scaroni). Il 19 giugno del 1918 veniva abbattuto sul Montello il Maggiore Baracca, idolo indiscusso della nostra aviazione, temuto dal nemico e osannato in tutta la Patria. La notizia lasciava increduli tutti i suoi sostenitori, creando una perdita incolmabile nel nostro Esercito, e nessuno dei piloti impegnati in guerra riuscirà a superare o eguagliare il record di 34 vittorie. Scaroni rimaneva l’unico alla portata del record, ma durante un combattimento del luglio seguente, venne abbattuto da un avversario nei cieli sopra M. Tomba, salvando la vita ma lasciando all’“Asso degli Assi” il primato delle vittorie. Due mesi prima era stato abbattuto sul Grappa il pilota austro-ungarico Josef Kiss, che con 19 successi sarà il più grande asso dell’aviazione

imperiale. Kiss era di stanza all’aeroporto Ciré di Pergine alla mitica Flik 55J, comandata dal Capitano von Majer. Annoverava tra le sue fila, due assi del calibro di Julius Arigi e George Kenzie, che a fine guerra conteranno rispettivamente 12 e 7 vittorie.

I piloti del 66° squadrone di S. Pietro in Gu

Malgrado il giovane pilota cogliesse successi maggiori nei confronti dei suoi blasonati colleghi, Kiss aveva il grado di sottufficiale. Essendo di umile famiglia, non aveva potuto conseguire il diploma che gli avrebbe permesso di frequentare la scuola ufficiali. Il destino aveva fatto incontrare Scaroni e Kiss sui cieli di Gallio, sull’Altopiano di Asiago, il 25 gennaio del 1918 alla vigilia della Battaglia dei Tre Monti. Lo scontro, dopo manovre pericolosissime si era spinto fino in Val d’Assa, dove Scaroni aveva colpito il rivale con una raffica di mitragliatrice all’addome. Il pilota imperiale, miracolosamente atterrava a Pergine dove i medici riuscivano a salvarlo. Il 24 maggio del 1918, ancora non completamente ristabilito, pagava il conto alla fortuna. Sopra Lamon assieme a due suoi compagni, si imbatteva in una decina di velivoli britannici del 66° Squadron del Royal Flying Corps, di stanza a S. Pietro in Gu e in breve la superiorità numerica inglese, ebbe la meglio sulla sparuta compagine austro-ungarica.

Gerald Birks


Kiss, colpito in pieno dal velivolo del pilota canadese Gerald Birks e molto probabilmente già morto, precipitava con il suo Phoenix nei pressi di Lamon. La salma raccolta da soldati italiani, venne in segno di rispetto consegnata ad una pattuglia austro-ungarica, per la sepoltura con gli onori militari. L’Imperatore Carlo, saputo della morte in combattimento, volle riconoscere al valoroso caduto la promozione, anche se tardiva, a Tenente. Nel dopoguerra i resti di Kiss furono trasportati a Pergine, luogo dove partì per il suo ultimo volo e nel 1970, traslati a Rovereto nel Sacrario Militare di Castel Dante, dove riposano tuttora. Enrica Bonecker, ragazza di Pergine e fidanzata di Kiss, non si sposò mai e per ben 52 anni, dal 1918 al 1970, portò ogni giorno fiori freschi sulla tomba del giovane aviatore a testimonianza del suo grande amore, mai sopito negli anni. Il giovane Sottotenente Gerald Birks, avversario di Kiss, arrivato sul fronte italiano nel marzo del 1918, nel giro di poco tempo collezionò una serie di vittorie. Pilota coraggioso e abile, divenne a sua volta un asso della Royal Flyng Corps, ottenendo altri numerosi successi fino al termine della Grande Guerra. Divenne in seguito un affermato pittore e morì a Toronto nel 1991. Il 12 luglio l’asso dell’aviazione Silvio Scaroni lasciava Casoni per uno dei soliti pattugliamenti sulle linee montane, mentre si apprestava a rientrare al campo di aviazione, la sua attenzione venne catturata da un movimento sopra il suo velivolo. «Già mi dispongo a rientrare nelle nostre linee quando alto sulla mia testa vedo un apparecchio nemico. Egli naviga molto più alto di me, e non sembra avere la benché minima intenzione di attaccarmi; forse non mi ha neppure visto. Un diavolo mi invade il corpo e mi impone di salire per raggiungerlo. […] Mentre sto per dispormi a puntare il mio avversario che avevo ormai raggiunto, odo dietro le mie spalle il crepitio sinistro di parecchie mitragliatrici; sciami di pallottole incendiarie attraversano le ali del mio apparecchio… mi corre un brivido per la schiena… non mi sono mosso… la sorpresa è stata completa! […] La manovra che segue mi porta quasi a faccia a faccia coi miei avversari; ma nello stesso istante una seconda ondata di pallottole mi investe… una tremenda legnata cade sulle mie reni… sono colpito… Sento le gambe irrigidirsi e

la pedaliera dei comandi fuggirmi via… La mano che stringe il comando dell’apparecchio si allenta… un velo grigio mi si stende sugli occhi… non riesco più a dominare i miei movimenti… Niente obbedisce più alla mia volontà, che svanisce rapidamente… […] Precipitavo come in un sogno angoscioso, in un incubo: “vedevo” la terra avvicinarsi… “sentivo” il mio corpo sfracellarsi senza dolore su quelle aspre rocce del Tomatico… il mio corpo entrava quindi in uno strano stato di tranquillo riposo… D’improvviso ebbi l’impressione “reale” della mia caduta: un colpo violento alla testa mi ha tolto da quel sogno pauroso: son proprio desto ora. […] L’intontimento è passato; procedo sicuro ora… Però… io sono ferito… Non sento più le gambe, che sono là rigide sulla pedaliera come fossero di legno, come se non mi appartenessero più… Bisogna che arrivi a terra, che vi arrivi subito; sento che non avrò la forza di resistere ancora molto… e le linee nostre sembrano ancora tanto lontane! Chissà se arriverò al Monte Tomba… Quel nome suona come un cattivo presagio… […] L’altimetro segna 800 metri: la mia caduta si era iniziata verso i 4800 metri… Non posso ormai che scendere là ove mi porterà l’apparecchio col suo volo librato. Raccolgo con uno sforzo supremo tutte le energie che mi rimangono e, sfiorate quasi le pendici del Monte Tomba, riesco a portarmi sul letto asciutto di un torrentello che scende dal Grappa. Tocco terra e le ruote entrano subito in una buca; l’apparecchio si arresta di botto sollevando la coda; l’urto violento mi sbalza fuori dalla fusoliera; cadendo sul terreno perdo nuovamente i sensi… Quando tornai in me, mi trovavo in una camera d’ospedale. Non credevo ai miei occhi; mi pareva di sognare un brutto sogno, era un incubo». Scaroni trasportato inizialmente a Crespano alla 1ª Autoambulanza Chirurgica del Professor Negrisoli, venne trasferito in seguito all’ospedale n. 122 di Bassano, dove lo attendeva una degenza lunga cinque mesi. La sua gloriosa guerra terminò alle pendici di M. Tomba, ma non la sua carriera militare che proseguì nei decenni successivi con il raggiungimento del grado di Generale di Divisione Aerea. Silvio Scaroni morì a Milano nel 1977 all’età di 84 anni.

Foto aerea del Monte Asolone


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Serata “Ritorno a Nikolajewka”

Le donne degli alpini di Francesca Cavedagna

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ietro un grande Alpino c’è sempre una grande donna. Se rubiamo parte di un modo di dire per riadattarlo al mondo delle penne nere è solo perché mai come in questo caso il detto è vero e assolutamente universale. Perché se è vero che gli alpini, di qualsiasi gruppo o età, rappresentano uno dei migliori esempi di volontariato puro, spirito di sacrificio e impegno sociale; è anche vero che nessun uomo alpino potrebbe mettere in campo tanta volontà ed energia se non potesse contare sul sostegno delle donne che lo aspettano a casa.

di Simone Battistello

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na mattinata fredda ma con un bel sole ha accolto i numerosi partecipanti che sabato 23 gennaio erano presenti presso il Tempietto di Santa Lucia, per il tradizionale momento di commemorazione che il Gruppo Alpini di Breganze celebra fin dal 1984, a ricordo dei fatti della campagna di Russia e in particolar modo della Battaglia conclusiva avvenuta il 26 gennaio 1943 a Nikolajewka l’odierna Livenka. La mattinata, iniziata con l’alza bandiera, è stata scandita da momenti particolarmente intesi e toccanti. La lettura di una lettera del capitano medico Enzo Facchini, caduto in Russia, letta dalla nipote Laura Binetti e un breve brano di Don Gnocchi sul senso o non senso della Guerra. Subito dopo, accompagnati dal canto “Le voci di Nikolajewka” sono stati letti i nomi dei 29 breganzesi dispersi durante il secondo confitto mondiale, le note del Silenzio hanno reso onori e sentita memoria. Al termine della S. Messa a suffragio, celebrata dal Parroco don Giacomo Prandina, i discorsi del Sindaco Avv. Piera Campana che ha sottolineato l’importante partecipazione degli studenti delle Scuole Medie e del rappresentante Sezionale nonché Vice Presidente Alessandro Ferraris: “un soldato muore veramente quando cessa il suo ricordo”. Abbiamo poi mantenuto una promessa, svelando l’affresco restaurato raffigurante Santa Lucia, posto sul lato sinistro del tempietto. Sfregiato l’estate scorsa da un atto di vandalismo che ci eravamo impegnati a sistemare Alla sera, presso Villa Savardo, in collaborazione con la Rassegna Senza Orario Senza Bandiera abbiamo proposto un reportage su un viaggio appassionate attraverso i luoghi della ritirata. Un viaggio a piedi che nel 2011 ha ripercorso esattamente negli stessi giorni dell’anno, lo stesso itinerario della Divisione Tridentina. A raccontarcelo Giancarlo Cotta Ramusino autore di “Ritorno a Nikolajewka - A piedi sulle orme degli alpini nella grande ritirata di Russia”. Uno dei 5 camminatori (3 alpini) che hanno portato a compimento l’impresa. Nello scorrere delle immagini e attraverso divertenti aneddoti, si sono rivisti luoghi, paesi, oggetti, armi, modi di vivere, costumi, spesso citati dalla letteratura di guerra e dalla memorialistica dei reduci. Un grazie a Gincarlo Cotta che con la sua bravura ci ha reso in qualche modo partecipi di un evento lontano nel tempo riproiettandolo ai nostri giorni.

La storia che stiamo per raccontarvi voi Alpini la conoscente bene. Ognuno di voi vive e assapora ogni azione contenuta nelle righe che verranno, tutti i giorni, nella comodità delle vostra casa. Quando un alpino parte per un’Adunata; quando è chiamato in una missione; quando si presta come volontario per un’opera di messa in sicurezza del territorio, di pulizia, controllo, ripristino dei siti storici, sostegno sociale o divulgazione delle molte attività della sezione, lo fa sempre anche grazie al sostegno della propria moglie, o compagna. Bisogna ammettere che le donne degli Alpini, condividono i loro stessi principi e con loro dividono lo stesso impegno. Non citeremo nessun gruppo in particolare, nessuna storia specifica, non riporteremo nomi, perché non ci sembra giusto far differenze: ogni moglie di un Alpino ha la sua storia da raccontare, ogni gruppo storie incredibili che rendono onore alle donne che le hanno scritte con fatti semplici ma sentiti e costanti. Degli alpini ci hanno raccontato di una signora vedova, che ora non c’è più, che dedicava ogni lira della sua pensione al confezionamento di bandiere, torte, intingoli, ranci e coperte, per gli alpini del piccolo gruppo del suo paese. Dirle che non serviva non aveva senso, perché quella per lei era una missione, un modo per sentirsi utile, tanto che diceva sempre: “Se aiuto i miei alpini, aiuto tutti gli uomini del mondo”. Quando è morta le penne nere l’hanno accompagnata al Campo Santo, al collo aveva una catenina che gli avevano regalato loro, aveva un piccolo pendaglio a forma di cuore. Questo esempio ne ricorda tanti altri, che vivono ancora, e fanno tanto tutti i giorni. Si pensi alle moglie che preparano lo zaino dei mariti alpini in partenza per i lavori di ripristino delle trincee del Grappa; a quelle che cucinano giorni per riempire i camper che gli accompagnano alle adunate; a quelle che li aspettano col cuore alla gola quando partono per le missioni; a quelle che stirano le divise poi li aspettano ai bordi delle strade, con gli occhi pieni d’orgoglio quando li vedono sfilare. Poi ci sono le mamme alpine, che ai loro bimbi raccontano favole ricche di storia e verità, mentre i loro papà gli spiegano il valore del capello che portano e di come dovranno crescere per conquistarne uno uguale. Il mondo Alpino è anche un po’ rosa, perché senza l’appoggio incondizionato delle donne che vivono al fianco di una penna nera il verde delle divise non brillerebbe così tanto.

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Raduno intersezionale di Vicenza

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li alpini bassanesi hanno partecipato anche alla grande iniziativa concordata tra le sezioni del Vicentino che hanno voluto mettere in evidenza l'importanza del Centenario in questi ultimi anni che rappresentano per le terre vicentine una occasione di riflessione sull'impegno civile e militare che ha caratterizzato gli anni della Prima guerra mondiale. Abbiamo sfilato anche noi con le sezioni consorella in un abbraccio di comune visione di riflessioni e prospettive di pace e di ripudio della guerra. Questo spirito di collaborazione caratterizzerà tutti gli anni almeno fino al 2020. Il prossimo appuntamento sarà a Marostica nel 2017.

Adunata sezionale di Tezze sul Brenta

esterà memorabile questa adunata sia per l'ottima organizzazione, sia per la presenza più numerosa di sempre degli alpini, sia per la celebrazione della Messa sul sagrato della Chiesa sfidando il maltempo, sia per la straordinaria figura del celebrante don Massimiliano Bernardi, 77 anni che pur non essendo alpino ha trasmesso la sua simpatica verve a tutti i presenti invocando su di essi una tempesta di grazie Divine: Gli alpini di Tezze hanno accolto i colleghi nella loro sede nel parco dell'Amicizia in mezzo all'alveo del Brenta ed anche questa è stata una grande sorpresa per tutti i partecipanti provenienti da un capo all'altro della Sezione. Non ci poteva essere modo migliore per festeggiare gli 80 anni della fondazione del Gruppo.

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Protezione Civile

Riunione annuale Unità di PC Monte Grappa Mussolente 23/01/2016 e programmi 2016 di Fabrizio Busnardo

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razie e identità associativa sono le due parole chiave che hanno caratterizzato l’annuale incontro dell’unità di PC della Monte Grappa a Mussolente, sabato 23 gennaio 2016. Quasi un centinaio i volontari presenti alla riunione, nella sala consiliare del Comune di Mussolente, accolti dal sindaco Cristiano Montagner e dall’ass.re alla PC Gianni De Marchi. Alla riunione erano pure presenti il presidente sezionale Giuseppe Rugolo con il direttore della Sezione Gambaretto ed il vice presidente Alessandro Ferraris e alcuni consiglieri sezionali e mandamentali. Erano inoltre presenti il presidente della PC di Mussolente sig.ra Obovali, il dott Rodeghiero presidente della SAT di Enego, il direttore del CRPC di Longarone Gianfranco Mio, i capi gruppo alpini di Casoni e di Mussolente Dissegna e Barichella; il coordinatore Triveneto del 3 RGPT Orazio d’Inca e il segretario Giuseppe Vignaga; impossibilitati a partecipare l’ass,.re regionale alla PC Bottacin e l’ass,re Donazzan- che ha mandato comunque il suo messaggio di saluto. Il coordinatore Busnardo ha snocciolato, brevemente, le numerose attività svolte dai volontari, ma ha voluto, in particolar modo, sottolineare le numerose attività formative in programma nel 2016 e ringraziare i volontari per il professionale e il generoso apporto dato alla “imponente” esercitazione triveneta di PC Busnardo inoltre ha voluto evidenziare l’importanza di far parte della nostra Associazione, ricca di valori e tradizioni, aperta a tutti, alpini e amici degli alpini, che si vogliono avvicinare al mondo del volontariato ed in particolare della PC, in maniera serena e pacifica, sottolineando che la PC Monte Grappa è, prima di tutto, Associazione Nazionale Alpini, aderente quindi a quei principi associativi propri dell’Associazione e chi vi aderisce deve condividerne gli ideali: Patria, storia, solidarietà, rapporti con le FFAA. Ha poi sottolineato l’incremento degli iscritti; i volontari sono attualmente 156 e negli ultimi tre anni, 14 sono state le nuove adesioni, circa il 10% in più…, davvero un bel risultato, necessario comunque per sopperire all’inevitabile ricambio generazionale. Per quanto riguarda i programmi del 2016, oltre alle già programmate attività esercitative sezionali, Busnardo ha voluto sottolineare; •Lo svolgimento, in fase di completamento, del corso base di PC per una decina di volontari ANA, promosso dalla provincia di Vicenza; •un corso di primo soccorso di 12 ore, organizzato dalla nostra squadra di volontari sanitari, con inizio ad aprile che coinvolgerà i capi squadra e i volontari di PC; •un corso per l’uso del defibrillatore domenica 13 marzo; •corsi sull’uso delle radio, tenuti dal nostro referente Giampaolo Lago con la preziosa collaborazione di Michelangelo Favero coordinatore TRX del 3 Rgpt. Grazie alla preziosa collaborazione degli amici della SAT di Enego, coordinati da Igor Rodeghiero e Eugenio Pasqualon, è in programma, con il terzo Rgpt, la formazione di due squadre di volontari di PC esperti in AIB, per collaborare attivamente sia con la SAT di Enego, sia con le squadre AIB del triveneto. Ultima proposta, prima della Santa Messa, che ha preso un po’ in “contropiede” sia il nostro presidente sezionale che il coordinatore Triveneto, la proposta di organizzare una “sei giorni di PC con l’ANA” alla Caserma Monte Grappa per una trentina di ragazzi e ragazze del Veneto.

Tale iniziativa vorrebbe coinvolgere tutte le Sezioni ANA del Veneto; una bella sfida per la Nostra Associazione e soprattutto per i nostri ragazzi, chiamati, a svolgere un servizio di “naia alpina” versione moderna, con i veci dell’Associazione e con la preziosa collaborazione del gruppo giovani dell’ANA… Una sfida a cui l’ANA non si tirerà indietro nella speranza che anche le Istituzioni chiamate a collaborare, rispondano Presente! Conclusa la riunione, i volontari si sono dati appuntamento nella Chiesa parrocchiale di Casoni per la celebrazione della Santa Messa, celebrata dal rev.do parroco don Angelo Rossi ed animata dagli stessi volontari di PC, per ricordare tutti coloro, alpini e amici degli alpini, che sono saliti al paradiso di Cantore. Successivamente, nella sede del gruppo alpini di Casoni, che ancora una volta ha risposto presente alla richiesta del coordinatore Busnardo, si è “consumata” la cena sociale. Un rinnovato grazie anche ai cuochi e alle aiutanti – amiche degli alpini ma con un grande cuore alpino – per la loro disponibilità e per aver fatto si che questo annuale incontro, si concluda in amicizia e serenità.

Attività in programma per il 2016 GENNAIO/FEBBRAIO completamento corso base per volontari di pc 22 FEBBRAIO AL 28 FEBBRAIO turno allertamento pc ana nazionale MARZO formazione sull’utilizzo dei mezzi fuoristrada MARZO/APRILE continua formazione uso delle radio MARZO / APRILE corso base 12 ore primo soccorso MAGGIO corso motosega MAGGIO 2016 adunata alpini MAGGIO 2016 supporto alla viabilita’ monte grappa byke day giugno GIUGNO corso uso defibrillatore GIUGNO corso formazione due squadre di anti incendio boschivo LUGLIO cerimonia ds sul monte grappa 01 AGOSTO AL 07 AGOSTO turno allertamento pc ana nazionale AGOSTO cerimonia a cima grappa NEL CORSO DELL’ANNO attivita’ di pulizia e sistemazione areee esterne alla caserma fincato di bassano SETTEMBRE supporto logistico e viabilistico alla cerimonia del monte tomba SETTEMBRE corso motosega OTTOBRE esercitazione a bolzano OTTOBRE terremoto io non rischio a bassano NOVEMBRE esercitazione triveneta squadra sanitaria

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Sul Ponte di Bassano

Fotogrammi da AAdunata S TAstiI

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Sul Ponte di Bassano

Associazione Nazionale Alpini Sezione Monte Grappa di Bassano

CALENDARIO MANIFESTAZIONI ALPINI E DONATORI DI SANGUE 2016 2 5 12 18-19 26 26 3 10 17 31 7 14 21 28 4 10 10-11 18 18 25 1-2 2 23 4 4 8 11 18

Giugno Giugno Giugno Giugno Giugno Giugno Luglio Luglio Luglio Luglio Agosto Agosto Agosto Agosto Settembre Settembre Settembre Settembre Settembre Settembre Ottobre Ottobre Ottobre Novembre Dicembre Dicembre Dicembre Dicembre

Enego Tramonti di Sotto (PN) Solagna Gorizia Rifugio Contrin Sarezzo (BS) Cima Grappa M. Ortigara Enego Rubbio Cima Grappa Enego Borso del Gr. Fonte Alto Cavaso Sezione Cassola Paluzza (Carnica) Onè di Fonte Sezione (Monte Tomba) Como Bessica di Loria R.D.S. R.D.S. Crespano Milano Sezione

80° anniversario fondazione gruppo 40° Campionato ANA di corsa in montagna a staffetta Inaugurazione croce sul Fenilon Raduno Triveneto degli Alpini Annuale pellegrinaggio 44° Campionato ANA di marcia di regolarità in montagna 20° incontro Donatori di Sangue Annuale pellegrinaggio Annuale commemorazione alla Chiesetta del Frizzon 60° fondazione gruppo alpini Rubbio – Festa Mandamento 10 Annuale pellegrinaggio Genti Venete Annuale raduno a Malga Fossetta Commemorazione cimitero di guerra a Malga Pat 40° fondazione gruppo alpini e inaugurazione nuova sede Annuale pellegrinaggio al Monte Tomba Borse di studio Uti Fabris 80° anniversario fondazione gruppo alpini 45° Campionato di corsa in montagna 50° anniversario fondazione gruppo donatori di sangue Marcia di Regolarità “4° Memorial Bortolo Busnardo” 33° Campionato ANA tiro a segno pistola e 47° di carabina 40° anniversario fondazione gruppo donatori di sangue 2a Assemblea dei delegati R.D.S. Anniversario fine della Grande Guerra Festa del ringraziamento Donatori Commemorazione Monumento – Tradizionale sfilata alpina S. Messa in Duomo Assemblea sez.le dei capigruppo e pranzo fine anno

Foto di un mortaio da 120 retto da Marcello Farronato

Il gruppo general Giardino riassorbe il gruppo general Cadorna Importante modifica dell'organico sezionale per rendere più stimolante l'operatività dei gruppi. Si è proceduto, dopo la consultazione dei soci, alla fusione dei due gruppi in uno mantenendo il nome del General Giardino. Il gruppo Cadorna ha consegnato in sede il gagliardetto che verrà conservato per i posteri.

I bei tempi andati. Qualcuno ricorda i bei tempi andati? Eccone un esempio clamoroso: Marcello Farronato che regge con due dita una bocca da fuoco di peso ragguardevole. Al tempo era giovane, ma una sua “castagna” faceva paura.

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Sul Ponte di Bassano

Pove

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Bassano del Grappa

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li alpini di Pove in visita a Redipuglia il 29 novembre.

lcuni Ufficiali in congedo del 58° Corso Art. Mont. (Foligno 1970) in visita al Sindaco di Bassano, Riccardo Poletto, cui hanno lasciato una targa ricordo, in occasione del loro raduno annuale di 3 giorni, quest’anno svoltosi a Vicenza con un prologo proprio nella nostra Città.

Valstagna

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ome da tradizione nel giorno di S. Martino gli alpini preparano la marronata per i bambini della scula materna S. Maria Goretti e della scuola elementare, accolti dai canti e poesie preparate per loro.

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omenica 3 aprile, si è svolto a Bassano del Grappa, il raduno dei SottoTenenti diplomati col 150° corso AUC, svolto presso la Scuola Militare Alpina di Aosta dal gennaio al giugno del 1993. I corsisti si sono dati appuntamento dopo 22 anni dal congedo presso lo storico ponte degli alpini accompagnati dai mogli e figli, con l’occasione hanno visitato la sede della Sezione “Monte Grappa” ed il museo degli alpini, venendo nel contempo a conoscenza delle numerose attività svolte dalla sezione stessa. La numerosa comitiva ha poi raggiunto la sede del Gruppo Alpini di Angarano che generosamente ha aperto le porte della neo inaugurata baita. L’ottimo pranzo preparato dallo staff del Capogruppo Giovanni Rizzo ed un brindisi sul ponte vecchio, ha coronato degnamente la bella giornata passata in amicizia e fratellanza alpina.

SOLIDARIETA’ ALPINA AL GRIFONE Sabato 19 marzo la Sezione “Monte Grappa” era presente al Centro Commerciale “Il Grifone”, per aiutare i Padri Cappuccini nella raccolta alimentare in favore dei più bisognosi. Gli Alpini ringraziano tutti coloro che hanno aderito all’iniziativa.

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Incontro ex commilitoni Gruppo Conegliano

San Lazzaro

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l gruppo Alpini di S. Lazzaro che è unito coi gruppi Donatori di sangue, Donatori di organi e Combattenti e Reduci tiene un buon rapporto colla comunità e cerca, nel possibile, di dare il suo contributo per il bene del paese.

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o scorso 24 aprile 2016, l'alpino Domenico Paolin di Possagno (scaglione 2°/1965) e altri commilitoni della 15a batteria Gr. Conegliano, si sono ritrovati a Giavera del Montello (TV), grazie a Bruno Favaro (scaglione 3°/1963).

Angarano

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n entusiasmo sincero ha accolto l'apertura della nuova sede del gruppo Angarano in occasione del festeggiamento dei 40 anni di fondazione del gruppo stesso. La cerimonia, svoltasi nella mattinata del 6 marzo scorso ha visto una vasta partecipazione. Il gruppo ha edito un book, come si dice in questi casi, ricco di foto che è andato a ruba. Bravi e pieni di voglia di fare! Proprio da alpini!

San Zenone

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n giorno che sarà indimenticabile è trascorso sabato 5 settembre 2015 presso la sede del gruppo di S. Zenone degli Ezzelini. Alpini e artiglieri della classe 1949 del comune di S. Zenone.

Rosà

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o scorso 11 ottobre 2015, gli alpini del Gruppo di Rosà, hanno voluto festeggiare il 10° anniversario dell’inaugurazione della nuova sede sociale che ospita anche il Gruppo Donatori di Sangue di Rosà, il Gruppo Donatori di Organi di Rosà, il Gruppo Escursionisti Alpini di Rosà e da qualche tempo il Coro “Improvviso”.

Marchesane

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nche quest'anno il gruppo Alpini di Marchesane, in la collaborazione con il comune di Bassano, organizza la giornata della memoria con un doppio appuntamento con lo scrittore Renzo Modiano, il giorno 22 Gennaio presso il teatro parrocchiale di marchesane alle ore 20,30 aperto a tutta la cittadinanza e il giorno seguente Sabato 23 Gennaio alle ore 9,00 presso la scuola media Beato don Carlo Gnocchi di Marchesane e alle ore 10 in sala Jacopo da Ponte di Bassano dove incontrerà gli studenti delle scuole superiori. Modiano racconterà la sua infanzia trascorsa a Roma durante il terribile rastrellamento degli Ebrei dal quale riuscì a scappare, mentre la sua compagna di banco anche lei ebrea, fu caricata in un vagone della morte e scomparve per sempre. Michelangelo Tosin vice capogruppo Alpini Marchesane

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Sul Ponte di Bassano

Stroppari

Rossano Veneto

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Onore ai caduti - 9 aprile 2016

a ricorrenza del 25 aprile, a Rossano, è iniziata con l’incontro della popolazione, delle associazioni, delle varie rappresentanze delle associazioni e della scuole, di fronte al monumento agli alpini di via Roma. Quindi, la sfilata, preceduta dal corpo bandistico S. Marco di Cassola, fono al monumento ai Caduti di piazza Marconi, per la deposizione di una corona. La commemorazione ufficiale è stata tenuta dal vice sindaco Giorgio Campagnolo che ha sostituto il primo cittadino Morena Martini, costretta bad un periodo di riposo a casa in seguito ad un tamponamento in cui è stata coinvolta nei giorni scorsi. Campagnolo ha ringraziato i presenti ed in modo particolare i ragazzi della scuola di Mottinello e del capoluogo, che hanno ricordato la ricorrenza con una serie di brani e di canti. Ha fatto presente che il 25 aprile rappresenta la data della liberazione dell’Italia dal gioco nazi – fascista e della fine della seconda guerra mondiale. Il ricordo di quel periodo va rivolto alle nuove generazioni, al fine di evitare che certe situazioni possano ripetersi. Quindi, un riferimento autobiografico. Il papà del vicesindaco è stato invalido di guerra. All’età di 16 anni, nel 1944, assieme ad altri ragazzi di Rossano era stato inviato a Cismon del Grappa a dare una mano ai nostri combattenti, ma rimase coinvolto in un bombardamento e rimase ferito alla testa. Tanti suoi amici, però, non fecero più ritorno a casa. Ha rivolto quindi l’invito a ricordare al fine di evitare che certi episodi abbiano a ripetersi. Quindi, ha reso al parola il parroco don Paolo che ha citato l’art. 9 della Costituzione, nata dalla fine di un periodo di intolleranza creata dal fascismo e che prevede l’accoglienza dei profughi perseguitati per motivi politici. Ha quindi avuto parole do condanna per il bullismo scolastico ed ha invitato all’integrazione, considerando gli altri come persone da amare. Alla cerimonia hanno partecipato anche tre reduci della seconda guerra mondiale: Evaristo Moretto, Daniele Baggio e Francesco Strappazzon. M.B.

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li Alpini di Stroppari, nel centenario della Grande Guerra, hanno voluto ricordare e rendere onore ai Caduti con una foto ricordo davanti al proprio Monumento ai Caduti. Il gruppo, guidato dal presidente Luciano Cremasco, si sta attivando anche per la ricorrenza del 70° anniversario della fondazione del Gruppo per il prossimo mese di settembre 2016.

Alpini della Cadore

XXV Aprile

I D

alla Valbrenta, Bassano, Marostica e da diversi altri comuni del Bassanese e del Vicentino, oltre che dal Bellunese, si sono ritrovati 76 alpini, ex commilitoni del battaglione logistico della Brigata Cadore, per ricordare i tempi della naja, dopo 40 anni.

Incontro artiglieri Gruppo Lanzo

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l Gruppo Alpini insieme agli amici e loro familiari in visita alla base elicotteri dell’esercito “5° Rigel” di stanza all’aeroporto “Francesco Baracca” di Casarsa della Delizia. Al termine della visita un doveroso grazie va in particolare agli uomini e donne del 5° Rigel e soprattutto al Colonnello Stefano Angioni e Maggiore Roberto Corba per la loro disponibilità, competenza e passione nel soddisfare ogni nostra curiosità, un vivo e sentito ringraziamento al Generale di C.A. Biagio Abrate già Capo di Stato Maggiore Difesa, il cui interessamento ci ha consentito di trascorrere una bella giornata in compagnia e di conoscere da vicino un bel reparto dell’aviazione dell’Esercito Italiano.


Sul Ponte di Bassano

Avvenimenti

Felicitazioni vivissime per il 40° di matrimonio dell’impareggiabile cerimoniere Nino Piazzetta e signora Elide, qui ritratto con le figlie Francesca e Federica. Le uniche che riescono a metterlo in riga.

BORSO DEL GRAPPA: 50° di matrimonio tra l’Alpino Cairoli Melchioretto classe 1939, 7° Alpini, battaglione Cadore, anno di naja 1961/1962) e la signora Maria Gaio.

CASELLA D'ASOLO: il 21 aprile 2015, Renzo Soligo e Mirella Guidolin, hanno festeggiato i 50 anni di matrimonio.

CAVASO DEL TOMBA: 55 anni di matrimonio per Angelo Bisa e Mirella de Paoli.

S. GIORGIO DI PERLENA: 50° anniversario di matrimonio per Girolamo Manuzzato e Gabriella Pizzato.

LONGA: il 14 aprile 2016 hanno festeggiato il 60° anniversario di matrimonio l'artigliere alpino Antonio Primo Cogo e la moglie Maria Cecilia Peron.

S. MARCO: Igino Guarise, tenente del btg. Bolzano, 6° Regg. Alpini, Brig. Tridentina, e Angela Giacobbo nel giorno del loro 60° anniversario di matrimonio.

GENERALE GIARDINO: 50 anni di vita felice insieme per Gino Zampierin e Anna Grando.

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Sul Ponte di Bassano

Avvenimenti

SAN MICHELE: il 23 aprile 2016, l’Alpino Pietro Mazzeracca e Antonietta Gheno hanno celebrato il 50°anniversario di Matrimonio. Le figlie, i generi e soprattutto le nipoti Aurora, Gloria, Ilaria e Sabrina li festeggiano con affetto.

BELVEDERE: l'alpino Giovanni Milani con la moglie Bertilla Parolin, hanno festeggiato il 50° anniversario di matrimonio.

Ezio Favero, ex capogruppo di Cà Rainati, con i SOLAGNA: da destra verso sinistra, nonno Giuseppe Bittante Giuseppe con il nipotino Nicola nipoti Alessandro e Giovanni. Sebben, nonno Michele Sebben con il nipotino Leonardo Todesco e il nonno Antonio Todesco.

CA' RAINATI: l'alpino Alfonso Frigo è diventato nonno della piccola Noemi nata il 27 maggio 2015.

SALCEDO: i fratelli e soci alpini Marzaro Roberto e Virginio annunciano con gioia la nascita dei CAVASO DEL TOMBA: battesimo di Riccardo loro nipotini Martino ed Andrea. Melchioretto, figlio di Roberto e Francesca MelENEGO: Mia, figlia del capogruppo Mauro Ga- chioretto. Nella foto con gli zii Walter Melchioretto e Diego Forner. brieli.

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Sul Ponte di Bassano

Avvenimenti

CAMPOLONGO SUL BRENTA: il 27 Luglio 2015 per la gioia del sottoscritto, di mamma Morena e la sorellina Lucrezia è venuto alla luce il mio secondogenito Leone Vialetto.

STOPPARI: battesimo di Emma Galluzzi in braccio al papa' Nicola. Da sinistra il compare Antonio con Filippo in braccio, figlio di Alfred, il fratello Alfred, a destra il cognato Daniele e il compare Massimo. CASELLA D'ASOLO: il 2 novembre 2015 è nata Caterina figlia dell'alpino Alessandro Bazzacco.

CA' RAINATI: l'artigliere Mario Feltracco con la CAVASO DEL TOMBA: Festa di battesimo di Benipotina Noemi, il giorno del battesimo. atrice con papa' Maurizio e mamma Valentina, nonni Vittorio Bernardi e Guido Baldo, il padriONE' DI FONTE: è nata Anna, figlia di Denis Fano Nicola Foggiato e gli zii Claudio e Giovanni vero, nella foto con il nonno Giuseppe. Baldo.

CASSOLA: la famiglia alpina cresce. Il 29 luglio 2015 è nato Mattia. Eccolo nel giorno del L'alpino Moro con il nipote. battesimo con il papà Loris Peruzzo e il nonno Raffaello.

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CASELLA D'ASOLO: è nata Ilaria Piovesan, figlia di Ivano e Marica Berdusco. Eccola il giorno del battesimo in braccio al nonno Renzo Berdusco, con lo zio Danilo Basso vice-capogruppo.


Sul Ponte di Bassano

Avvenimenti

Il Presidente si congratula con l'alpino Battista Cantele per l'opera svolta all'Unitalsi.

Il gruppo alpini di Belvedere di Tezze sul Brenta Sezione di Bassano del Grappa, ha festeggiato il 93° compleanno del reduce Francesco Bizzotto. Nella foto al centro vicino ai figli alpini Ennio e Daniele, al presidente onorario Gaudenzio Tessarollo "Tito" a sinistra e al presidente Silvio Bordignon a destra.

L'alpino Marco Costa, che è anche vigile, è stato premiato dal Prefetto di Vicenza a Valstagna per un atto eroico.

Sono andati avanti: alle famiglie degli scomparsi le più sentite condoglianze. Belvedere di Tezze

Breganze

Cà Rainati

Cà Rainati

Campese

Campolongo S.B.

Bortolo Vigo classe 1956

Sante Molinari classe 1932

Giovanni Artuso classe 1937

Gilberto Carron classe 1948

Elia Andreatta classe 1924

Graziano Vialetto classe 1925

Casella d'Asolo

Casella dìAsolo

Casoni

Cavaso del Tomba

Crespano d.Gr.

Fonte

Pietro Franco Marcolin classe 1938

Bruno Murer classe 1926

Egidio Geremia classe 1926

Bruno Menegazzo classe 1945

Franco Zanoni classe 1934

Mario Cadonà classe 1924

Friola

Liedolo

Liedolo

Nove

Possagno

Ramon

Antonio Rossi classe 1938

Luigi Serraglio classe 1924

Angelo Sitton classe 1928

Bernardino Zanetti classe 1936

Luigi Zulian classe 1928

Cirillo Monegato classe 1932

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Sul Ponte di Bassano

Rosà

Rosà

Rosà

Rosà

Rossano Veneto

Rossano Veneto

Giuseppe Angelo Gaborin classe 1917

Diletto Gasparotto classe 1928

Giovanni Parisotto classe 1933

Angelo Tessarolo classe 1919

Giuseppe De Nardi classe 1934

Giovanni Dionello classe 1932

Rossano Veneto

Rossano Veneto

Sacro Cuore

San Giuseppe

San Marco

San Marco

Paolino Marchiori classe 1933

Carlo Trevisan classe 1958

Roberto Sonda classe 1958

Adriano Bonato classe 1956

Guerrino Bordignon classe 1944

Luigi Marzola classe 1928

San Nazario

San Zeno

Santa Croce

Santa Croce

Santa Croce

Santa Croce

Odone Ceccon classe 1937

Francesco Bordignon classe 1943

Pier Giorgio Ave classe 1944

Adriano Bertoncello classe 1945

Giuseppe Bordignon classe 1921

Paolo Fantinato classe 1932

Santa Croce

Santa Croce

Solagna

Stroppari

Urbano Jonoch classe 1941

Vittorio Scomazzon classe 1941

Delio Benetti classe 1928

Giovanni Scopel classe 1931

In questo numero per esigenze tecniche non possiamo dedicare grande spazio alla scomparsa del Commendatore Armido Cogo che ha creato un grave lutto nella grande famiglia alpina. Avremo modo di rimediare nei prossimi numeri.

Francesco Dal Broi, classe 1935, del Gr. di Possagno. Capo gruppo dal 1982 al 1984, fra le numerose opere, spicca la costruzione del "Rifugio M. Palon" nella quale seppe dirigere con grande professionalità i lavori fino al suo compimento. Lascia un'eredità morale e associativa importante che garantirà, agli alpini che lo hanno conosciuto, un esempio da imitare per lungo tempo.

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Cristiano Dal Pozzo, classe 1913. Al rito funebre del conosciutissimo “vecio” che era diventato un simbolo nelle varie Adunate ha partecipato a Rotzo anche una rappresentanza con vessillo sezionale del Direttivo Bassanese a sottolineare la stima e l'ammirazione per l'uomo simbolo di attaccamento alle virtù patriottiche, salutato nella chiesa di Rotzo il 30 marzo scorso.


Grandi avvenimenti a fine maggio. Li riassumono efficacemente le immagini, la più suggestiva, che fa da sfondo, scattata dall'alpino Ivo Schirato, l'altra con i Presidenti, che è arrivata dall'Ortigara il 24 maggio. A Bassano il 29 maggio grande manifestazione patriottica con il drappo tricolore più lungo del mondo e nello stesso giorno a Milano veniva confermato a presidente dell'Ana il nostro Sebastiano Favero. Il suo incontro sull'Ortigara con il Presidente della Repubblica è stato di buon auspicio. Auguri di buon lavoro.


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