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COLLEGIO DEI COSTRUTTORI EDILI DI BRESCIA E PROVINCIA
ISSN 2465-3101
Poste Italiane S.p.A. - Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, LO Brescia
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Rivista bimestrale di ANCE Brescia
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Editoriale
Costruiamo insieme il futuro Nel consegnarvi alcune riflessioni attraverso questo nuovo strumento di comunicazione di Ance Brescia, la prima considerazione che sorge spontanea la traduco in una esortazione, che rivolgo a tutti, a iniziare da me stesso: costruiamo il futuro, adesso, insieme! Un’esortazione nella quale crediamo con forte convinzione, tanto che il titolo della nuova rivista, “Costruire il futuro”, dalla stessa trae spunto. Abituati, come siamo, alla concretezza, non potevamo rimanere fermi a una pur valida esortazione. Ancora una volta, anziché chiedere agli altri, al Comune, alla Regione, al Governo, per citare gli enti di solito evocati, di fare qualcosa, ci siamo fatti carico noi Costruttori di formulare proposte dense di contenuti. Mi riferisco a Brescia Next, innovativa iniziativa che ha preso pubblicamente il via nell’Auditorium della Camera di Commercio cittadina e che, sin dai primi giorni a seguire, ha saputo suscitare dibattito tra le forze economiche e sociali. Editorialisti e preminenti figure, quali il Magnifico rettore dell’Università Statale di Brescia, il professor Maurizio Tira, hanno proposto dalle prime pagine dei quotidiani interessanti analisi e interventi, sulla base di quanto presentato da Brescia Next. In particolare, ha trovato significativo riscontro la ricerca del Cresme, perno centrale dell’iniziativa, che offre innumerevoli e puntuali spunti per l’approfondimento di molte tematiche di grande rilievo per il futuro prossimo della vita di Brescia e provincia. Brescia Next nasce dal Campus Edilizia Brescia, rete virtuosa di organizzazioni, ordini professionali, LA SINERGIA COSTRUITA TRA istituzioni, della quale trovate nelle pagine seguenI PROTAGONISTI CHE HANNO ti utili indicazioni. Una rete alla quale ha dato imADERITO AL PROGETTO CAMPUS pulso il Sistema Ance Brescia, nella convinzione, RAPPRESENTA UN CARBURANTE appunto, che sia maturo il tempo della condivisioAD ALTO VALORE AGGIUNTO ne e della responsabilità. Che servano, oggi più PER FAR CAMMINARE CON DECISIONE LA NOSTRA CITTÀ che mai, proposte e lavoro comune da parte di tutti gli attori della Filiera del Costruito. La soddisfazione che vivo come Presidente di Ance Brescia, dopo all’incirca un anno di percorso operativo del Campus, nasce dalla consapevolezza che la sinergia costruita mese dopo mese tra tutti i protagonisti che vi hanno aderito, rappresenta un carburante ad alto valore aggiunto per far camminare con decisione la nostra città e il suo territorio verso un futuro ricco di interessanti opportunità per l’intera collettività. Un futuro prossimo caratterizzato anche dalla Qualità del costruito e dal determinante contributo che il nostro settore offre in termini di miglioramento degli standard abitativi e all’insegna della tutela ambientale. I macro temi posti all’attenzione di istituzioni, opinione pubblica, imprenditoria e realtà economiche, meritano un approccio strutturale che duri almeno alcuni anni. Questo vuole essere il nostro impegno e, in tale solco, s’innesta anche la decisione di offrirvi questo primo numero della rivista di Ance Brescia in una versione speciale, con un prevalente taglio monografico riservato all’approfondimento di Brescia Next. Sono certo che si tratti di un’iniziativa condivisa e apprezzata, che saprà offrire ai lettori interessanti contenuti e preziosi spunti per riflettere e, perché no, pure per formulare proposte nuove sulla base delle considerazioni e dei dati emersi dalla ricerca del Cresme e dai lavori di Brescia Next. Il primo numero di Costruire il futuro propone, comunque, anche articoli dedicati all’attività sindacale e associativa di Ance Brescia. L’intervista al sindaco di Brescia, Emilio Del Bono, apre la rubrica Incontri, che ci consentirà di dialogare con protagonisti delle istituzioni e figure di rilievo del mondo sociale, culturale ed economico. Non mi resta che augurarvi Buona lettura. Tiziano Pavoni maggio/giugno/2019
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Costruiamo insieme il futuro di Tiziano Pavoni
Incontri di zona Positive indicazioni dalle serate con le imprese
editoriale
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Giovani Ance Brescia Un invito ai ragazzi a tornare a scegliere percorsi professionali e studi legati al comparto edile
in primo piano Brescia Next: iniziato il viaggio nel futuro della quinta area economica d’Italia
10 Le proposte di Ance Brescia per un futuro migliore di città e provincia
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BresciaNext a cura della Redazione
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incontri Il settore edilizio è il perno dello sviluppo economico di Adriano Baffelli
RIVISTA BIMESTRALE DEL COLLEGIO COSTRUTTORI EDILI DI BRESCIA E PROVINCIA ANNO 1 - NUMERO 1 EDITORE C.E.R. SRL UNIPERSONALE Via Ugo Foscolo, 6 - Brescia DIRETTORE RESPONSABILE FRANCESCO ZANFRAMUNDO COORDINATORE DELLA REDAZIONE ADRIANO BAFFELLI REDAZIONE E DIREZIONE ANCE BRESCIA-COLLEGIO COSTRUTTORI EDILI DI BRESCIA E PROVINCIA Via Ugo Foscolo, 6 - Brescia
62 Federcostruzioni Lavoriamo alla promozione di soluzioni concrete per l’ammodernamento della filiera del costruito di Adriano Baffelli
COMITATO DI REDAZIONE EMILIA ARDESI, PAOLO BETTONI ERNESTO BRUNI ZANI, GIORGIO CADEO ANGELO DELDOSSI
Numero singolo anno 2019: euro 10,00 Quote di iscrizione, che danno diritto a ricevere tutte le pubblicazioni curate da ANCE Brescia Collegio Costruttori Edili, escluse quelle destinate riservatamente ai soci:
PUBBLICITÀ C.E.R. SRL UNIPERSONALE Via Ugo Foscolo, 6 - Brescia tel. 030 392895 - fax 030 381798 info@cerbrescia.it
z Gruppo Corrispondenti: euro 120,00 + IVA 22% pari a euro 146,40; z Architetti, ingegneri, geometri iscritti ai rispettivi Albi: euro 60,00; z Gruppo Giovani Costruttori: euro 30,00.
EMMEDIGI PUBBLICITÀ DI BIANCHI MATTEO Via Toscanini, 41 - Borgosatollo (Bs) tel. 030 6186578 - info@emmedigi.it PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE
STAMPA GRAFICHE ARTIGIANELLI SRL Via Ferri, 73 - Brescia Registrazione del Tribunale di Brescia: 5 settembre 1951, n. 54
La collaborazione alla Rivista è aperta a tutti. Gli articoli devono essere trasmessi alla Redazione e la loro pubblicazione è subordinata al giudizio insindacabile del Comitato di Redazione. L’accettazione di uno scritto non implica da parte del Comitato di Redazione e di ANCE BresciaCollegio Costruttori Edili, di cui la Rivista è l’organo, riconoscimento od approvazione delle teorie o delle opinioni dell’autore. Gli articoli non pubblicati non vengono restituiti. La riproduzione, anche parziale, di articoli o disegni è subordinata alla citazione della fonte.
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Ponte Morandi PROCEDONO I LAVORI PER LA DEMOLIZIONE E LA RICOSTRUZIONE DEL NUOVO VIADOTTO. L’OBIETTIVO: USUFRUIRE DELLA NUOVA INFRASTRUTTURA ENTRO LA FINE DI APRILE DEL PROSSIMO ANNO
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BresciaNext Iniziato il viaggio nel futuro della quinta area economica d’Italia 6
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Nata dal Campus Edilizia Brescia, l’iniziativa ha debuttato presentando una ricerca del Cresme, che analizza Brescia e il suo territorio proiettato nel 2050
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CHRISTIAN PENOCCHIO
uale futuro per la quinta area economica italiana? All’impegnativo quesito si propone di rispondere l’iniziativa Brescia Next, spin-off progettuale di Campus Edilizia Brescia, che dopo intensi mesi di lavoro lontano dai riflettori, sabato 16 marzo, nell’Auditorium della Camera di Commercio ha registrato la prima occasione pubblica. Per i partecipanti al Campus Edilizia Brescia: Eseb, Ance Brescia, Cape, Ordini Ingegneri e Architetti, Collegio Geometri, Comune di Brescia, Università degli Studi di Brescia, Associazione Industriale Bresciana, con il patrocinio della Camera di Commercio, si tratta di un primo passo, non di una tappa d’arrivo, di un percorso allargato e inclusivo delle migliori energie private e pubbliche. Un percorso che intende contribuire a rendere Brescia e la sua provincia attrattivi, sia richiamando sul piano interno nuovi abitanti, studenti universitari, professionisti, sia aprendosi con decisione anche a investitori e progetti internazionali. Brescia Next gode del contributo e del patrocinio della Camera di Commercio. Dopo i saluti istituzionali dei rappresentanti del Comune di Brescia, l’assessore Michela Tiboni, della Provincia, il consigliere delegato Diego Peli, della Regione Lombardia, i consiglieri Ferdinando Alberti e Viviana Beccalossi, e il parlamentare europeo Danilo Oscar Lancini.
La prima parte dell’intensa mattinata è stata dedicata al cuore scientifico dell’iniziativa: la presentazione dei risultati della ricerca “Brescia Next: quale futuro per la quinta area economica italiana”, da parte di Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme. A seguire, Tiziano Pavoni, presidente di Ance Brescia, ha esposto le proposte dell’organizzazione dei costruttori edili per la crescita e lo sviluppo sostenibile dell’area bresciana. La seconda parte della mattinata ha visto confrontarsi nella conversazione “Brescia: cuore della regione produttiva del Nord 2020-2050, possibilità di sviluppo e investimento”, Alberto Baban past president di Piccola Industria di Confindumaggio/giugno/2019
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L’approfondita ricerca del Cresme analizza gli scenari economici e demografici, approfondisce temi di rilievo quali: investimenti e valore della produzione nell’ambiente costruito, il mercato immobiliare e le opere pubbliche
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stria; Carlo Cerami presidente Redo Sgr; Paolo Facchini presidente Lombardini22; Pierciro Galeone direttore generale Ifel Fondazione Anci; Maurizio Tira rettore Università degli Studi di Brescia; Giovanni Valotti presidente a2a; nel ruolo di moderatore l’inviato del Corriere della Sera, Dario Di Vico, che al termine ha anche fatto sintesi di quanto emerso. L’approfondita ricerca del Cresme analizza gli scenari economici e demografici, approfondisce temi di rilievo quali: investimenti e valore della produzione nell’ambiente costruito, il mercato immobiliare e le opere pubbliche. Lo studio si occupa anche del posizionamento di Brescia e delle altre città italiane nelle classifiche sulla qualità della vita, uno degli aspetti che il tavolo di lavoro intende mettere a fuoco con la dovuta attenzione e con proposte concrete per un netto miglioramento dell’attuale posizione della città. La ricerca dedica una sezione ai principali temi e progetti di trasformazione urbana, affrontando voci quali: le nuove infrastrutture: alta velocità, strade, autostrade e depuratori; Tav, tratta Brescia — Verona; Corda Molle; Raccordo autostradale della Valtrompia; Ampliamento del Carcere di Verziano; Parco delle Cave; valorizzazione del castello cittadino ed edilizia residenziale pubblica abbandonata (cosa fare della torre Tintoretto?). Il
documento pone quindi l’accento su quale strategia di sviluppo sarà intrapresa dal “Sistema Brescia”. Un sistema decisamente competitivo se, come evidenzia un passo della ricerca: “Nella clas-
una ricchezza pari a quella prodotta nelle Marche o in Trentino-Alto Adige e, uscendo dai confini nazionali, come ricorda Aib superiore a quella della Slovenia o della Lituania. Brescia è un motore fondamentale per l’economia italiana, ma va anche detto Un percorso che intende che sembra non contribuire a rendere aver ancor saputo Brescia e la sua provincia assorbire tuti i contraccolpi della fase attrattivi, aprendosi con decisione anche a investitori recessiva”. L’esperienza del e progetti internazionali Campus Edilizia Brescia, incubatore sifica nazionale, la provincia di che ha dato vita a Brescia Next, Brescia viene, nell’ordine, dopo contiene una positiva forza inquelle di Milano, Roma, Torino novatrice, capace di porre in e Napoli, e supera Bologna, Fievidenza il rilevante valore inrenze, Bergamo, Padova, Verotrinseco della filiera bresciana na e Genova. Da sola l’econodella casa e del costruito, e di mia provinciale rappresenta offrire una strada nuova e più
coraggiosa alla collettività, in particolare alle sue componenti più dinamiche. Alla prima condivisione pubblica di Brescia Next, è stata positiva la risposta di imprenditori, professionisti, esponenti delle istituzioni, e cittadini interessati al futuro della città e del territorio provinciale. Ha, invece, colpito l’assenza di sindaci e amministratori dei comuni della vasta provincia bresciana, che pur destinatari dell’invito a partecipare, forse non hanno avuto modo di comprendere preventivamente che l’iniziativa proposta non riguarda solo il capoluogo, ma l’intero territorio bresciano. Avranno certo altre occasioni per condividere e collaborare a un progetto di ampio e profondo respiro. AB
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Le proposte di Ance Brescia per un futuro migliore di città e provincia Tre punti chiave che, se discussi e pianificati in modo sinergico e corresponsabile da enti, associazioni e istituzioni, possono delineare cambiamenti rilevanti per il mercato italiano, toccando temi quali sostenibilità, innovazione, sicurezza, occupazione e integrazione di capacità e risorse.
POTENZIARE IL FUTURO, FAVORIRE IL CAMBIAMENTO, RILANCIANDO GLI INVESTIMENTI
Le esperienze del Campus Edilizia Brescia e di Brescia Next, ancor prima dei risultati in termini di ricerca, formazione e informazione, dimostrano che questo è il momento della partecipazione e della corresponsabilità. Protagonisti di realtà e organizzazioni diverse, istituzioni, mondo accademico, professionisti, stanno dimostrando concretamente che lavorare insieme non solo si deve ma si può! Da tale premessa emerge la proposta di creare un tavolo di lavoro tra associazioni, istituzioni ed enti, pubblici e privati, per realizzare un’analisi strategica del territorio, individuare ambiti di investimento, determinare e valorizzare le risorse disponibili, produrre una visione condivisa del futuro del territorio di Brescia in un nuovo clima di corresponsabilità fattiva per uno sviluppo integrato e sostenibile. Il tavolo parte dalla consapevolezza che la provincia di Brescia è la quinta area demografica e economica del Paese, che la crisi ha evidenziato consistenti elementi di criticità, che i tassi di recupero del terreno perso rispetto al passato pre-crisi, alle possibilità esistenti e alla comparazione con altre realtà territoriali sono stati contenuti, e che il modello di sviluppo si gioca sempre più sulla produttività totale dei fattori, sulla 10
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sostenibilità, sull’innovazione e sull’integrazione di capacità e risorse. Il lavoro che il tavolo tecnico svolge è il seguente: z individuare le vocazioni sociali-economiche-ambientali dei diversi ambiti territoriali che caratterizzano la provincia: una visione a 20 anni; z realizzare una Swot analysis concreta per ogni ambito territoriale che individui i punti di forza e di debolezza, le opportunità e le minacce; z individuare i nodi strategici dello sviluppo; z sviluppi l’analisi rispetto ai nodi individuati di quello che è già in atto, di quello che è fermo, di quello che non c’è; z sviluppi una analisi delle potenzialità delle risorse disponibili, su vari piani, pubblici e privati; z suggerisca un percorso operativo di sintesi per i decisori pubblici e privati.
RIGENERAZONE URBANA E TUTELA AMBIENTALE
Con il progetto “Rinascimento Urbano” si propone un innovativo modello di intervento nel campo della rigenerazione urbana partendo dalle aree critiche delle città, applicando un percorso di partenariato pubblico e privato diffuso, in grado di atti-
vare la partecipazione e integrare diversi livelli di intervento e di risorse finanziarie. Il modello si ispira agli obiettivi posti dal “Trasforming our world. The 2030 agenda for sustainable development” dell’Onu, dall’Agenda Urbana dell’Unione Europea, dalla “Carta di Bologna per l’ambiente. Le Città metropolitane per lo sviluppo sostenibile”, dalla Strategia Europa 2020 che sottende la programmazione dei Fondi Strutturali e di Investimento Europei (Fondi Sie), 2014-2020 e i primi indirizzi della programmazione 2021-2027 La crescita degli squilibri tra parti di città e l’allargarsi delle differenze sociali in ambito urbano, il contesto del cambiamento climatico che pone la questione della crescita sostenibile e il processo di digitalizzazione dell’economia, sono i principali driver di un nuovo ciclo di sviluppo urbano. Rigenerazione urbana, recupero edilizio, riqualificazione energetica e smart grid sono i settori di intervento più dinamici, in grado di sviluppare i più ampi benefici sulla qualità del vivere urbano, oltreché il maggior impatto occupazionale. Questi ambiti operativi si misurano con una situazione assai difficile per quanto riguarda le risorse disponibili. Servono, quindi, riflessioni che sfocino in analisi e proposte operative in grado di superare l’impasse generato dalla scarsità di risorse a disposizione, attraverso l’individuazione di forme innovative di agevolazione e sostegno fi-
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nanziario per i programmi di sviluppo urbano, in particolare studiando e proponendo un veicolo che recuperi e consenta di utilizzare fondi europei in Partenariato Pubblico e Privato oggi disponibili, e risorse private esistenti normalmente non prese in considerazione. È il caso di pensare alle risorse disponibili in varie forme, considerando anche l’enorme spesa di manutenzione che viene annualmente promossa attraverso gli interventi di riqualificazione minuta dai singoli cittadini. Nel 2018, in Italia, 90 miliardi di euro sono stati destinati alla manutenzione straordinaria del patrimonio esistente, di cui 51 miliardi di euro per l’edilizia residenziale. Secondo le stime del Cresme, 28 miliardi di euro dei 51 sono stati incentivati dalle agevolazioni fiscali. Si tratta, nel loro complesso, di investimenti privati di grande rilevanza, effettuati soprattutto nelle città. Siamo di fronte, però, a risorse disperse, non portate a sistema, fatte di tanti piccoli interventi di riqualificazione minuta. Mercato troppo piccolo, incentivato con politiche fiscali generiche. Una sfida importante potrebbe essere quella di portare parte di queste risorse a sistema, fare in modo che i micro e medi interessi privati siano una parte di progetti di riqualificazione su scala urbana ampia, promossi dall’attore pubblico. Nulla di nuovo, se non un’evoluzione di quanto accaduto, con grande successo, a Barcellona negli anni ’80, con i progetti di rigenerazione dei quartieri degradati e modelli di intervento come “Barcelona posat guapa”. In sostanza, il tema su cui riflettere è un piano ampio di riqualificazione urbana e territoriale integrato sul piano socialeenergetico-digitale-edilizio, che possiamo chiamare “piano di rinascimento urbano”, costituito da diversi aspetti: interventi minuti da ‘iscrivere’ al progetto, interventi esistenti di riqualificazione pubblica portati a sistema, progetti di riqualificazione e valorizzazione immobiliare e interventi di “coesione sociale”, portati a sistema. Il tutto sostenuto da una visione organica e da risorse varie e integrate. Il “Piano di Rinascimento Urbano” si propone di sviluppare un modello di riqualificazione sociale e edilizia pensato per ambiti urbani e territoriali compresi tra i 10mila e i 150mila abitanti, così come definito dalle strategie di sviluppo locale partecipativo dei fondi strutturali europei, mediante una forma innovativa di partenariato pubblico privato e di partecipazione sociale. In linea con la Strategia Europea il progetto ambisce a:
z sostenere la transizione verso un’economia sostenibile a basse emissioni di carbonio in ambito urbano; z sviluppare investimenti in nuove reti tecnologiche in grado di modernizzare i servizi urbani; z realizzare interventi di valorizzazione, efficientamento energetico e messa in sicurezza di patrimonio pubblico e privato; avviare uno “sviluppo locale partecipativo” rafforzando l’identità territoriale; z contribuire al miglioramento delle condizioni di vita di fasce sociali fragili attraverso interventi di rigenerazione urbana e coesione sociale. Obiettivi raggiungibili integrando, attraverso un “Piano finanziario per il Rinascimento urbano”, risorse disponibili a livello locale, regionale, nazionale ed europeo di carattere pubblico e risorse private che possono beneficiare degli incentivi fiscali previsti dalla normativa vigente, oltre a risorse finanziare di operatori privati legati a fondi immobiliari di investimento e fondi gestione risparmi e, nel caso, capitale di rischio. Per quanto riguarda le risorse finanziarie sono disponibili diversi canali di finanziamento, spesso poco utilizzati o impiegati singolarmente, ad esempio: z strumenti finanziari dell’Unione Europea e in particolare i Fondi strutturali Europei, o i fondi per gli obiettivi di finanziamento della Bei; z le risorse finanziarie disponibili con i fondi pubblici italiani (nazionali, regionali e comunali), z gli investimenti privati interessanti a operazioni esistenti nelle aree selezionate; z le risorse di interventi di Partenariato Pubblico e Privato, che prevedono forme di Ppp tradizionale, interventi di alta finanza privata, e soprattutto, aspetto innovativo dell’idea progettuale, interventi e micro-interventi privati realizzatati grazie a incentivi fiscali pubblici, destinati al recupero edilizio, alla riqualificazione energetica.
SCUOLE RIQUALIFICATE E SOSTENIBILI
L’idea progettuale riguarda un programma concreto di riqualificazione energetica delle scuole di proprietà della Provincia di Brescia o di un grande comune da realizzare attraverso un intervento plurifondo che possa portare in poco tempo, a seguito dell’intervento, scuole sicure, efficienti e
sostenibili. L’idea è di procedere a una riqualificazione energetica di tutte le scuole superiori della provincia riducendone significativamente il rischio sismico e riprogettandole con modalità Nzeb (Nearly Zero Energy Building, intendendo un edificio il cui consumo energetico è quasi pari a zero), sfruttando le opportunità offerte oggi dai diversi fondi disponibili: il conto termico nazionale può intervenire coprendo, nel caso di un intervento come quello ipotizzato, sino a 575 euro/mq per un massimo di euro 1.750.000,00; la restante somma necessaria alla riqualificazione potrebbe essere richiesta a fondi italiani e a fondi europei. Un progetto complessivo potrebbe trovare interesse anche nelle disponibilità della Bei o dei fondi Junker. Si pensi, ad esempio, ai Green Bond e ai Sri (Sustainable and Responsible Investment). Ricorrendo, quindi, a risorse finanziarie non a fondo perduto, ma a tasso agevolato. Un primo conto di massima. Supponendo di risistemare cinquanta scuole e di avere un costo medio di 4 milioni di euro per intervento, il piano economico complessivo potrebbe essere il seguente:
Costo Scuola tipo (A)
Costo 50 scuole (A *50)
Costo totale
4.000.000
200.000.0000
Conto termico
1.750.000
87.500.000
Finanziamento agevolato (SRI o altro)
2.250.000
112.500.000
Spesa media annua energetica
200.000
10.000.000
Spesa media annua dopo l’intervento
80.000
4.000.000
Risparmio generato 60%
120.000
6.000.000
3.000.000
150.000.000
Risparmio generato in un arco di tempo
Il livello di efficienza energetica delle scuole è bassissimo, il margine di miglioramento è stimabile nel 60%. Le risorse risparmiate annualmente potrebbero essere usate come rata per la restituzione delle disponibilità finanziarie rese disponibili in circa 25 anni, senza aggiungere nulla alla spesa corrente dell’amministrazione. maggio/giugno/2019
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Brescia Next. Quale sviluppo per la quinta area economica del paese
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Spin-off progettuale di Campus Edilizia Brescia, l’iniziativa vuole contribuire a rendere Brescia e la provincia attrattivi, sia richiamando sul piano interno nuovi abitanti, studenti universitari e professionisti, sia aprendosi con decisione a investitori e progetti internazionali
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focus relazione Cresme
Quale sviluppo per la quinta area economica del paese Nell’Auditorium della Camera di Commercio, il direttore del Cresme Lorenzo Bellicini ha esposto i risultati della ricerca, commissionata da Campus, sullo stato e sulle prospettive di Brescia e provincia. Bellicini: i temi trattati vogliono far emergere visioni olistiche complesse dei processi di trasformazione, che vanno affrontati in maniera integrata per generare un’unica strategia di sviluppo.
Nel 2016 secondo i dati ufficiali dell’Istat il valore aggiunto prodotto nella Provincia di Brescia è stato pari a 36,5 miliardi di euro, valore che per dimensione la porta a seguire, nell’ordine, le città metropolitane di Milano, Roma, Torino, Napoli, e stare davanti alle città metropolitane di Bologna e Firenze e, all’8° posto, alla provincia di Bergamo. Lo stesso vale per la popolazione: con oltre 1.260.000 abitanti la provincia di Brescia è la quinta area territoriale del Paese in un contesto di Città Metropolitane. Sulla base di queste prime variabili primarie è possibile dire che Brescia è una delle principali aree economiche del paese e che i principali competitor dell’economia bresciana sono aree metropolitane definite come tali. Certo il problema della governance dello sviluppo di un territorio metropolitano è una questione non semplice le cui difficoltà si accrescono quando si tocca il modello di sviluppo 14
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policentrico di un territorio. Tuttavia la definizione di “Città metropolitana” costituisce per le aree territoriali del Paese che l’anno definita la consapevolezza che il riconoscimento di una dimensione socio-economica integrata più ampia è immagine e “valore competitivo”, oltreché possibile ambito di risorse. Peraltro l’analisi di alcuni parametri che sono sintetizzabili nell’indicatore della densità insediativa, mostrano che, se è vero che la provincia di Brescia ha valori dieci volte inferiori a quelli di Milano (264 abitanti per km2 contro 2.053), in realtà questo valore è assai vicino alla densità delle Città metropolitane di Bologna (273 ab/km2) e Firenze (288 ab/km2) (tab. 1). La vera differenza emerge nel numero dei comuni, 205 che sussistono sul territorio bresciano, contro i 133 di Milano, i 55 di Bologna e i 41 di Firenze. È una questione non secondaria per una riflessione che affronta il tema della governance dello sviluppo territoriale, nodo che resta una delle principali questioni che interessano lo sviluppo policentrico. Va qui detto che tra le principali aree economiche italiane la
CHRISTIAN PENOCCHIO
1. La quinta area economica e demografica del paese: “Massa critica” e individualità
provincia di Bergamo è quella che più assomiglia a quella di Brescia da questo punto di vista. Vale anche la pena osservare, tra parentesi, che l’insieme dell’economia bresciana e di quella bergamasca costituisce la terza area economica del paese, superando l’area metropolitana di Torino. Una forte individualità caratterizza storicamente il territorio bresciano e le sue parti e ne rappresenta allo stesso tempo un valore e una criticità: siamo di fronte a un territorio policentrico, che ha fatto della sua capacità competitiva singola un
motore di successo. Settorialità e polarità hanno portato il territorio bresciano ad essere leader sul piano industriale, su quello agricolo-enologico, o quello turistico, portandolo ad essere per importanza la quinta area del Paese; ma lo scenario competitivo mostra oggi dinamiche nuove che fanno dell’integrazione e della produttività totale dei fattori, in una visione olistica poggiata sui pilastri dell’ innovazione, della digitalizzazione, dell’offerta di lavoro, della qualità della vita, della sostenibilità e in sintesi della capacità attrattiva, i parametri con cui
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Settorialità e polarità hanno portato il territorio bresciano ad essere leader sul piano industriale, su quello agricolo-enologico, o quello turistico, portandolo ad essere per importanza la quinta area del Paese; ma lo scenario competitivo mostra oggi dinamiche nuove
Tabella 1. Indicatori del valore aggiunto e della popolazione delle prime 20 aree territoriali italiane Provincia/Città metropolitana
Valore aggiunto 2016
Popolazione residente 2017
Superficie (km2)
Densità (pop. res/Km2)
Comuni
1
Città Metropolitana di Milano
151.124
3.234.658
1.575,65
2.053
133
2
Città Metropolitana di Roma
140.984
4.355.725
5.363,28
812
121
3
Città Metropolitana di Torino
64.172
2.269.120
6.827,00
332
312
4
Città Metropolitana di Napoli
52.008
3.101.002
1.178,93
2.630
92
5
Provincia di Brescia
36.521
1.262.402
4.785,62
264
205
6
Città metropolitana di Bologna
35.766
1.011.291
3.702,32
273
55
7
Città metropolitana di Firenze
33.131
1.013.260
3.513,69
288
41
8
Provincia di Bergamo
31.257
1.113.170
2.754,90
404
243
9
Provincia di Padova
28.061
936.740
2.144,15
437
102
10
Provincia di Verona
27.379
922.821
3.096,39
298
98
11
Città metropolitana di Genova
26.311
844.957
1.833,79
461
67
12
Provincia di Vicenza
25.476
863.204
2.722,53
317
114
13
Provincia d Treviso
25.272
887.420
2.479,83
358
94
14
Città Metropolitana di Venezia
23.884
853.552
2.472,91
345
44
15
Città Metropolitana di Bari
23.830
1.257.520
3.862,88
326
41
16
Provincia di Modena
23.776
701.896
2.688
261
47
17
Provincia di Monza Brianza
23.080
871.698
405,41
2.150
55
18
Provincia di Varese
22.961
890.528
1.198,11
743
138
19
Città Metropolitana di Palermo
20.697
1.260.193
5.009,28
252
82
20
Provincia di Bolzano
19.845
527.750
7.398,38
71
116
Fonte: elaborazione CRESME su dati ISTAT
Tabella 1.1. Il valore aggiunto concatenato in provincia di Brescia, in Lombardia e in Italia 2007-2016 BRESCIA
Lorenzo Bellicini: “Dirigo il Cresme dagli anni Novanta e sono a Roma dagli anni Ottanta, ma sono nato a Brescia e sono di origini camune, quindi questa opportunità mi ha permesso anche di tornare a casa e analizzare da vicino la situazione imprenditoriale della nostra provincia”.
LOMBARDIA
ITALIA
2007
2016
Var. %
2007
2016
Var. %
2007
2016
Var. %
Valore aggiunto (milioni)
36.662
34.246
-6,6
311.278
311.016
-0,1
1.514.368
1.426.486
-5,8
Valore aggiunto per abitante
30.600
27.106
-11,4
32.831
31.058
-5,4
25.760
23.529
-8,7
Fonte: elaborazione CRESME su dati ISTAT
NUOVO EDEN
confrontarci. Le eccellenze singolari non sono più sufficienti, così come le pianificazioni solamente settoriali, sia tipologiche sia territoriali. Il problema può essere tradotto attraverso tre principi-azione che partendo da tre punti di vista diversi, portano nella stessa direzione: dal punto di vista strettamente economico la partita si gioca sul tema della produttività totale dei fattori; da quello del modello di sviluppo la chiave è la sfida della sostenibilità; dal punto di vista della governance il tema è quello della necessità di costruire un progetto
per il futuro basato sul principio della corresponsabilità.
La crisi non è stata ancora superata e Brescia ha perso posizioni L’analisi degli effetti della crisi economica e della debole ripresa che il territorio italiano ha vissuto in questi ultimi dieci anni appare confermare alcuni elementi di forza e di criticità del modello bresciano. Tra 2007, anno di picco per l’economia nazionale, e il 2016, il
calo cumulato del valore aggiunto nella provincia di Brescia, depurato dall’inflazione, è stato pari a -6,6%, a fronte di una stabilizzazione registrata in Lombardia, grazie al traino di Milano. La stentata ripresa economica della provincia risulta però anche nel confronto con il dato nazionale, caratterizzato quest’ultimo da un calo complessivo del valore aggiunto nel periodo in esame del 5,8%. Quasi un punto migliore di quello bresciano. Ma il dato da osservare, che più di altri misura gli effetti della crisi e della ripresa è la dinamica del maggio/giugno/2019
15
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focus relazione Cresme
Tra il 2007 e il 2016 Brescia perde l’11,4% del valore aggiunto pro-capite, la Lombardia il 5,4%, l’Italia l’8,7% La fase di ripresa 2014-2016 è stata a Brescia vivace, ma ben distante da quanto necessario per recuperare il gap prodotto dalle due crisi
valore aggiunto a valori concatenati per abitante tra il 2007 e il 2016: la flessione registrata a Brescia è assai più importante di quella registrata nei dati medi regionali e nazionali: Brescia perde l’11,4% del valore aggiunto pro-capite, la Lombardia il 5,4%, l’Italia l’8,7% (tab. 1.1). È noto che l’economia italiana ha vissuto tra il 2007 e il 2014 due diverse crisi, crisi che hanno avuto un diverso impatto sul territorio provinciale: la prima crisi (2008-2009) è stata una crisi economica globale partita dagli Usa che ha segnato violentemente il commercio mondiale, crisi che Brescia ha pagato pesantemente: tra il 2007 e il 2009 il valore aggiunto si è contratto del -10,8%, mentre in Lombardia la contrazione è stata del -4,5% e in Italia del -6,3%. Il rimbalzo del 2010 e la stabilizzazione del 2011 non hanno consentito di recuperare la caduta registrata nei due anni precedenti, e la nuova crisi, questa volta interna all’economia italiana, manifestatasi nella seconda parte del 2011 e proseguita nel biennio 2012-2013, ha visto contrarre il valore aggiunto provinciale di un altro 4%, questa volta in linea con il calo registrato in regione e in Italia. La fase di ripresa 2014-2016 è stata a Brescia vivace, ma ben distante da quanto necessario per recuperare il gap prodotto dalle due crisi (grafico 1.2). È vero che gli ultimi dati relativi al 2017 e al 218 segnano dinamiche più positive. Per l’Istituto 16
maggio/giugno/2019
Grafico 1.2. Il valore aggiunto in provincia di Brescia, in Lombardia e in Italia: 2000-2017 (numero indice a valori deflazionati 2007=100)
Fonte: elaborazione CRESME su dati ISTAT
Nella classifica delle province italiane misurata sul valore aggiunto del decennio 2007-2016, Brescia, quinta economia nazionale per dimensione, si colloca al 38° posto
Tagliacarne nel 2017 la provincia di Brescia ha registrato la crescita di valore aggiunto a valori correnti più alta tra le provincie lombarde: +2,7% contro il +2,4% della Provincia di Milano, e il +2,2% della Regione1; e i preconsuntivi sul 2018 sembrano essere altrettanto positivi. Ma, nonostante il miglioramento della performance negli ultimi anni, il recupero ancora parziale del gap accumulato risulta evidente nel confronto con le altre province. Milano è senza dubbio il motore economico nazionale, e già nel 2016 segna un recupero di oltre 13 miliardi di euro (in valori deflazionati) rispetto al 2007, segnando una crescita del 10,4%. 1 ASR — Annuario Statistico Lombardia 10.03 Stime Tagliacarne sul Pil e valore aggiunto regionale e provinciale, valore aggiunto al costo dei fattori per branca di attività a prezzi correnti. Italia, Lombardia e province lombarde.
Brescia è gravata da un delta negativo di circa 2,4 miliardi, ovvero, come detto, pari a una riduzione del 6,6% in termini percentuali. Nel 2017, sempre secondo le stime dell’Istituto Tagliacarne, il valore aggiunto a valori correnti nella provincia di Brescia era ancora inferiore dell’1,3% di quello di dieci anni prima, mentre quello della Lombardia era superiore del 5,8%, e quello della provincia di Milano superava del 14,4% il 2007. Ma il fatto che si vuole evidenziare è che nella classifica delle province italiane misurate in base alla dinamica del valore aggiunto registrata del decennio 2007-2016, Brescia, quinta economia nazionale per dimensione, si colloca al 38° posto. Quinta per dimensioni, 38a per capacità di ripresa. Sono solo quattro le economie provinciali per le quali si può parlare di pieno superamento
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CHRISTIAN PENOCCHIO
dei livelli produttivi pre-crisi: Milano (10,4%); Bolzano (+9,8%); Potenza (+7,3%), Monza-Brianza (+4,2%). In tre province, Livorno, Trieste e Bologna, la crescita c’è stata, ma supera di poco l’1%, mentre in dieci provincie l’economia è tornata ai livelli di nove anni prima. In quindici province il gap da recuperare è inferiore al 5%, mentre tutti gli altri territori mostrano flessioni ben più pesanti (la classifica è chiusa da Oristano con un -22%).
3. La quinta economia italiana nel 2007 era 13a per ricchezza pro-capite, nel 2016 scende alla 17a posizione Nel 2016 la provincia di Brescia, che per valore aggiunto totale occupa tra le province italiane la quinta posizione, scende alla
17a posizione nella classifica per valore aggiunto pro-capite che si attesta a 28.907 euro; nel 2007 Brescia era in 13a posizione. Il valore aggiunto per abitante prodotto a Milano è pari a 47.068 euro, contro i 41.080 del 2007. Nel 2016 la ricchezza procapite di Brescia è superata oltreché da Milano, Bolzano, Bologna, Modena, Firenze, Roma, Parma, Trento, Reggio Emilia, Genova, Aosta, Trieste, Padova, Verona, Belluno e Vicenza. Brescia è invece la migliore, dopo Milano, tra le province lombarde (grafico 1.2).
4. Si rafforza l’industria, fatica il terziario Come è noto Brescia è territorio di eccellenze industriali, una delle aree industriali più importanti d’Europa, eppure l’analisi del valore aggiunto del-
Il settore industriale, dopo la drammatica crisi internazionale 2008-2009, nel 2010 e 2011 ha cominciato a trainare l’economia bresciana fuori dalla fase recessiva
la provincia per struttura economica evidenzia che i servizi vari, che comprendono le attività finanziarie, assicurative, immobiliari, professionali, nonché tutti i servizi pubblici, in sostanza servizi alla produzione e alla persona, sono in grado nel loro insieme di contribuire per il 41% alla produzione della ricchezza bresciana. Si tratta però di una percentuale inferiore a quella della Lombardia (47%) e a quella nazionale (49%). Il settore commerciale insieme a quello ricettivo sono settori importanti, ma non arrivano al 20% del valore aggiunto totale, contro il 25% della regione e della media nazionale. Emerge invece con chiarezza, dall’analisi del valore aggiunto, il fatto che a caratterizzare l’assetto economico provinciale rispetto ad altri territori è la spiccata vocazione industriale: nel 2016 il 31,5% maggio/giugno/2019
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focus relazione Cresme
CHRISTIAN PENOCCHIO
Grafico 1.2. Classifica per valore aggiunto pro-capite 2007 e 2016. Le prime 30 province (euro a prezzi correnti)
Per abitante nel 2007
Per abitante nel 2016
MI
41.080
RM
34.732
47.068
BZ
37.980
BO
33.098
BO
BZ
32.981
MO
MO
31.945
FI
32.676
RE
31.339
RM
32.430
AO
31.133
PR
32.303
FI
31.044
TN
31.501
PR
30.963
RE
31.180
PC
30.525
GE
30.881
TN
30.501
AO
30.760
BG
29.565
TS
30.468
BS
29.408
PD
29.963
TV
29.123
VR
29.695
GE
28.938
BE
29.549
PO
28.383
VI
29.410
PD
28.210
BS
28.907
UD
28.162
TV
28.532
CN
28.154
RA
28.368
VR
27.934
FC
28.208
LC
27.807
BG
28.182
TO
27.584
TO
28.144
CR
27.522
SI
28.131
VE
27.515
PC
28.117
VI
27.400
CN
28.116
SV
27.258
VE
27.934
FC
27.106
MN
27.423
VA
26.979
PO
27.398
PI
26.901
PI
27.167
TS
26.854
PN
26.970
24.593 0
10.000
20.000
30.000
del valore aggiunto proviene da attività industriali, che in Lombardia non raggiungono il 23% e in Italia superano di poco il 19% (grafico 1.3). La specializzazione manifatturiera dell’economia provinciale trova riscontro in un consolidamento del ruolo del settore industriale, che, dopo la drammatica crisi internazionale 20082009 — tra il 2008 e il 2009 il valore aggiunto dell’industria è diminuito in un solo anno del 17,9%- nel 2010 e 2011 ha cominciato a trainare l’economia bresciana fuori dalla fase reces-
maggio/giugno/2019
35.499 33.902
Italia 40.000
50.000
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Italia
18
MI
25.030 0
siva. Un dato in controtendenza rispetto alla dinamica regionale e nazionale, dove si osserva una riduzione del contributo della manifattura all’economia generale. La ripresa della produzione industriale, dopo una nuova flessione nel 2012, e una stagnazione nel 2013, si è consolidata nel periodo 2014-2018. Ma non sembra bastare per consentire a Brescia di mantenere livelli territoriali competitivi da quinta economia del Paese. Anche le costruzioni, nonostante la drammatica crisi, forniscono un alto livello di spe-
10.000
20.000
30.000
40.000
50.000
cializzazione alla provincia: nel 2016 il 5,6% del valore aggiunto totale è dovuto all’attività diretta delle costruzioni, a fronte di un dato medio regionale del 4,5%, e a quello nazionale del 4,7%. E anche l’agricoltura mostra un valore pari al 2,3% di quello totale, una percentuale doppia rispetto a quella media lombarda. I dati dicono che l’agricoltura bresciana ha risentito meno degli effetti della crisi economica: nel 2016 il livello produttivo raggiunto è superiore rispetto agli anni pre-crisi, ma il suo pe-
I cantieri edili, grandi e piccoli, rimangono elementi necessari ed utili per la collettività.
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Grafico 1.3. Valore aggiunto per settori di attività economica (Composizione%)
Fonte: elaborazione CRESME su dati ISTAT
Grafico 1.4. Il commercio estero in provincia di Brescia
Fonte: elaborazione CRESME su dati ISTAT (*) stima sulla base della dinamica registrata nei primi tre trimestri
so relativo, pur importante, è contenuto. Guardando l’economia bresciana attraverso la sintesi del valore aggiunto rispetto alla Lombardia e all’Italia, la si può disegnare come un territorio specializzato in attività manifatturiere, delle costruzioni e agricole. Risulta invece debole nell’area terziaria, soprattutto in quella che interessa i servizi di produzione e i servizi alla persona, nonostante settori importanti come, ad esempio, quello sanitario valorizzino il territorio.
La città e la provincia di Brescia presentano caratteristiche e dinamiche di particolare interesse anche per investitori internazionali.
4. La competitività industriale alimenta le esportazioni: Brescia vince all’estero più che in casa? Nel 2017 le esportazioni della provincia di Brescia verso l’estero sono ammontate a 15,8
miliardi di euro, nel 2018, secondo le proiezioni, dovrebbero superare i 17 miliardi di euro. Tra il 2008 e il 2009, in un solo anno, le esportazioni crollano da 14 a 9,7 miliardi di euro (-31%). La ripresa è stata lenta, ma nel 2014 i livelli di export tornano ai livelli del 2008 e nella proiezione al 2018 la crescita rispetto al 2008 sarà del +21%. Brescia vanta un saldo commerciale importante, rimasto positivo anche durante la crisi: 5,1 miliardi di euro nel 2008, scesi a 4,2 nel 2010, risaliti a 6,7 nel 2017 e a 7,1 nella proiezione del 2018. Brescia vince all’estero, potremmo dire, a testimonianza di un sistema produttivo competitivo anche nello scenario di profonda innovazione che sta caratterizzando la competizione internazionale (grafico 1.4.). È l’industria che traina l’export: quasi la metà del valore dell’ex-
port nel 2018 deriva dalla vendita di metalli di base e prodotti in metallo, in crescita dell’11% rispetto al 2017; quasi un miliardo di euro deriva dai prodotti della siderurgia, che registrano una crescita di poco inferiore al 30%; l’export di impianti e macchinari vari è di 3 miliardi di euro (+5% rispetto al 2017), mentre per i mezzi di trasporto, cui si riferisce un valore dell’export pari a 1,3 miliardi, la dinamica è stata positiva ma più debole (+1,6%). Germania e Francia, a testimonianza del livello dell’export bresciano, sono i primi due mercati di sbocco, rispettivamente con 2,6 e 1,4 miliardi, entrambi in crescita nel 2018, seguiti dalla Spagna e dal Regno Unito. Fuori dall’Europa, gli scambi con gli Stati Uniti, che nel 2018 hanno acquistato prodotti e servizi della provinmaggio/giugno/2019
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focus relazione Cresme
È innegabile che costruzioni e immobiliare svolgono un ruolo importante nell’attivare l’economia e lo svolgono soprattutto in una fase in cui la competizione si gioca sulla capacità di offrire qualità, servizi, innovazione
cia per un valore di oltre 850 milioni, in aumento del 16% rispetto al 2017. Ma se visto dall’estero lo scenario è positivo, grazie alla capacità imprenditoriale, più problematica appare la situazione interna.
Le costruzioni il settore che più ha pagato la crisi Il settore delle costruzioni è stato il principale protagonista della doppia crisi: dal 2009 al 2014 si è registrata una continua, pesante, flessione delle attività; solo nel 2015 si sono visti i primi segni di inversione di tendenza che sono andati rafforzandosi nel triennio 20162018. Va però detto che la crisi delle costruzioni è ancora oggi uno dei principali problemi dell’economia italiana, lombarda e bresciana: nella provincia di Brescia nel 2016 il valore aggiunto delle costruzioni è ancora inferiore del 33% a quello del 2007. Alla crisi delle costruzioni è da attribuire buona parte delle difficoltà di ripresa nel periodo 2012-2015. È mancata la ripartenza di uno dei motori dell’economia, un motore in grado di alimentare l’indotto industriale e quello dei servizi (grafico 1.5). Nel 2009, nel pieno dello scoppio della crisi immobiliare, la Banca d’Italia pubblica uno studio in cui si scrive che “in Italia... investimenti in costruzioni, spesa per affitti e servizi di intermediazione (immobiliare). 20
maggio/giugno/2019
rappresentano quasi un quinto del PIL. Le attività immobiliari costituiscono oltre il 60% della ricchezza delle famiglie”. Uno studio del Cresme che prende in esame un ambito di attività costituito dal valore della produzione delle costruzioni, dal valore aggiunto del mercato immobiliare e dalle risorse aggiuntive necessarie all’accesso e al mantenimento del bene edilizio e infrastrutturale, mostra come prima della crisi il peso di questo aggregato fosse pari al 29% del prodotto interno lordo, dopo la crisi era sceso al 17%. È innegabile che costruzioni e immobiliare svolgono un ruolo importante nell’attivare l’economia e lo svolgono soprattutto
che hanno nelle costruzioni, potremmo dire in un nuovo settore delle costruzioni, l’attività economica che trasforma le idee in realtà.
Turismo in crescita: una risorsa con potenzialità da valorizzare. Brescia è 30a tra le province Italiane
La provincia di Brescia è anche turismo. Con oltre 10,4 milioni di presenze nel 2017 assorbe quasi il 27% del flusso turistico della Lombardia. È seconda solo a Milano. Nella difficile fase dell’economia italiana dal 2009 al 2017 gli arrivi sono cresciuti del 52,8% e le presenze del 31,7%; è stata una crescita senza sosta, anno dopo anno, eppure nel confronto con altri Nel 2017, con oltre 10,4 territori della regiomilioni di presenze, la ne i tassi di crescita provincia di Brescia ha sono stati più conassorbito quasi il 27% del tenuti. Soprattutto flusso turistico della il valore aggiunto provinciale ascriviLombardia. bile al settore turistico-ricettivo in provincia appare in una fase in cui la competisottodimensionato rispetto alla zione si gioca sulla capacità di media regionale, così come la offrire qualità, servizi, innovacrescita complessiva delle prezione. Obiettivi come la ridusenze tra il 2008 e il 2017 (grazione della Co2, la coesione sofico 1.6.). ciale, il miglioramento dell’eroNella classifica 2017 per “turigazione dei servizi, si ottengosticità” (numero di presenza no attraverso una nuova stagioturistiche pro-capite), Brescia ne di investimenti, in particosi colloca in 30a posizione in Italare, oggi, in partenariato publia. Nel contesto regionale inblico e privato, investimenti vece, Brescia risulta seconda
solo a Sondrio. La provincia è ricca di opportunità turistica, con la polarità del lago di Garda a primeggiare. Ma la questione che qui si vuole sottolineare sta nel fatto che il turismo, e soprattutto il turismo internazionale, rappresenta uno dei grande driver dello sviluppo nei prossimi anni. Nel 2009 gli arrivi turistici internazionali erano pari, secondo Unwto, a 882 milioni, nel 2016 sono stati 1.219 milioni (+38,2%); secondo le previsioni nel 2030 saranno 1.809 milioni (+105% rispetto al 2009; +48% rispetto al 2016). Il tasso medio annuo di crescita del turismo atteso dal 2016 al 2030 è del 3,3%. Il 50% del turismo mondiale guarda all’Europa, il 4,1% all’Italia, che oggi, con oltre 50 milioni di arrivi, è però solo il 5° paese al mondo per turismo internazionale, e il 7° per entrate valutarie. Negli ultimi anni l’Italia ha registrato dinamiche di ripresa della domanda turistica internazionale importanti, ma la distanza con Francia (84,5 milioni di arrivi) e Spagna (68,2 milioni) resta alta. La questione di fondo riguarda la capacità di attrarre la crescente domanda di turismo internazionale: nel 2017 la Lombardia ha registrato 24 milioni di presenze internazionali, un valore importante e in crescita del 10,3%, ma il Veneto ha registrato 47,1 milioni di presenze (+11,6%), e il Trentino Alto Adige ha registrato quasi 30 milioni di presenze. Per avere
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Grafico 1.5. Dinamica del valore aggiunto per settori di attività economica
Fonte: elaborazione CRESME su dati ISTAT
Grafico 1.6. Dinamica della domanda turistica in provincia di Brescia
PRESENZE Anno
PROVINCIA DI BRESCIA
LOMBARDIA
ITALIA
valori assoluti
variazioni %
2009
8.329.989
4,9
4,1
-0,8
2010
8.464.905
1,6
5,7
1,3
2011
8.701.272
2,8
6,4
3,0
2012
8.831.166
1,5
0,7
-1,6
2013
8.938.718
1,2
1,8
-1,0
2014
8.846.331
-1,0
1,0
0,3
2015
9.257.806
4,7
10,4
4,0
2016
10.017.216
8,2
-1,8
2,6
2017
10.463.688
4,5
5,9
4,4
2.518.854
31,7
39,2
12,6
Variazione 2017-2008
variazioni %
Il settore delle costruzioni è stato il principale protagonista della doppia crisi: dal 2009 al 2014 si è registrata una continua, pesante, flessione delle attività; solo nel 2015 si sono visti i primi segni di inversione di tendenza che sono andati rafforzandosi nel triennio 2016-2018. Va però detto che la crisi delle costruzioni è ancora oggi uno dei principali problemi dell’economia italiana, lombarda e bresciana: nella provincia di Brescia nel 2016 il valore aggiunto delle costruzioni è ancora inferiore del 33% a quello del 2007
Fonte: elaborazione CRESME su dati ISTAT
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focus relazione Cresme
CHRISTIAN PENOCCHIO
un’idea della concorrenza, la Croazia Adriatica ha registrato 77 milioni di presenze internazionali, in crescita del 21,5% rispetto al 2016. Il settore turistico è oggi qualcosa di diverso dalla fornitura di un luogo, è un insieme complesso di flussi che richiedono modelli di offerta innovativi, in grado di integrare natura, cultura, wellness, servizi, innovazione. Gli spazi sono grandi.
timo triennio, a fronte di un ridimensionamento dei lavoratori autonomi del 5% nello stesso periodo. Rispetto al 2008, il numero di occupati al 2017 risulta superato grazie all’aumento sensibile di tutti i servizi (+15%), con il ruolo trainante di quelli diversi da commercio e ricettivo. Questi ultimi aumentano del 4%, a fronte di una crescita del 20% registrata da tutti gli altri ambiti di attività dei servizi (grafico 1.7.).
8. L’occupazione trainata dai servizi non porta alla ripresa del valore aggiunto; e la disoccupazione giovanile resta alta
Per quanto riguarda la disoccupazione Brescia vive una condizione migliore di altre parti del Paese e anche della stessa Lombardia, ma la crisi ha colpito anche qui. A Brescia, nel 2017, l’incidenza dei disoccupati sulla forza lavoro è pari al 6,2%, di poco inferiore alla media regionale attestata sul 6,4%, e assai inferiore a quella media nazionale, pari all’11,2%. Nella dinamica di lungo periodo si nota il peggioramento della situazione bresciana: nel 2007-2008 la disoccupazione era pari al 3,2%, nel 2014 era salita al 9,1%, con la Lombardia all’8,2%, e l’Italia al 12,7%. Dal 2015 si avvia una fase di miglioramento del mercato, fino al livello attuale. Più difficile lo scenario per la fascia di popolazione più giovane: il tasso di disoccupazione
Nel 2008 Brescia vantava 530.000 occupati, scesi a 510.000 nel 2011 (-3,8%); dal 2011 al 2013 si recupera la perdita occupazionale tornando a 531.000 occupati; tra 2014 e 2015 si registra una nuova contrazione del 2,4%, e dal 2015 al 2017 l’occupazione torna a crescere raggiungendo le 548mila unità, un dato superiore ai livelli pre-crisi del 3,4%. L’occupazione è recuperata ma non il valore aggiunto, vi è quindi un problema di qualità dell’occupazione. La crescita è guidata dall’occupazione dipendente, che è cresciuta dell’8% nell’ul22
maggio/giugno/2019
di Commercio, la produzione industriale bresciana ha mostra un progressivo rallentamento del trend espansivo. Nel complesso la produzione industriale si mantiene comunque in crescita, e risulta trainata dalle piccole e medie imprese, mentre le imprese più strutturare hanno seLe ipotesi di rallentamento gnato una stagnae di incertezza dell’economia zione dell’attività sono confermate nel terzo trimestre dagli ultimi dati sulla dell’anno scorso. Al dinamica della produzione rallentamento della industriale nei primi tre produzione corrisponde quello del trimestri del 2018. fatturato, che risente della minore crescita della domanda interna. La compente riduzione dell’indice, con un estera sostiene ancora la dobalzo nel 2017 quando è sceso manda, come indica la crescita da poco meno del 33% al 17,7% registrata nel terzo trimestre (Lombardia 22,95%). 2018 dagli ordini provenienti Un valore comunque assai alto dall’estero: tale crescita è stata (grafico 1.8.). più che doppia rispetto a quella interna e in accelerazione ri9. La congiuntura: le spetto al trimestre precedente. tra i 15 e i 24 anni ha continuato ad aumentare dal 2008 fino al 2015, passando dal 6,2% al 35,9%, superando la media regionale (32,3%). Nell’ultimo biennio è osservabile un importante processo di
incertezze del rallentamento 2018-2019
In questo scenario di ripresa, le ipotesi di rallentamento e di incertezza dell’economia sono confermate dagli ultimi dati sulla dinamica della produzione industriale: nel primi tre trimestri del 2018, in base all’indagine congiunturale delle Camere
Le aspettative, sebbene nel complesso ancora positive, sono però piuttosto orientate alla cautela. Le percentuali più ampie riferiscono infatti aspettative di stabilità, soprattutto in termini occupazionali, ambito ove si risconta la minore quota di giudizi orientati a un miglioramento.
Rivista_ANCE_1-2019_ANCE_rivista 20/05/2019 18:52 Pagina 23
CHRISTIAN PENOCCHIO
Grafico 1.7. Dinamica degli occupati in provincia di Brescia
Fonte: elaborazione CRESME su dati ISTAT
Grafico 1.8. Percentuali dei disoccupati in provincia di Brescia, Lombardia e Italia
Il tasso di disoccupazione tra i giovani dai 15 ai 24 anni ha continuato ad aumentare dal 2008 fino al 2015, passando dal 6,2% al 35,9%, superando la media regionale. Fonte: elaborazione CRESME su dati ISTAT
maggio/giugno/2019
23
Rivista_ANCE_1-2019_ANCE_rivista 20/05/2019 18:52 Pagina 24
focus relazione Cresme
10. Una crisi diffusa su un territorio caratterizzato da forti polarità
Imponibile
Reddito medio
Variazione %
Brescia
7.075.304
22.085
-12,5
Chiari
2.404.115
19.237
-11,6
Salò
1.401.541
20.026
Desenzano d/G
1.340.066
21.450
Lumezzane
1.080.840
20.615
-8,2
Montichiari
1.065.289
18.918
-11,6
918.845
19.263
-8,6
Manerbio
maggio/giugno/2019
Reddito medio
Variazione %
Orzinuovi
735.986
18.945
-8,7
Breno
548.960
18.538
-12,1
-11,7
Darfo Boario T.
476.200
18.666
-12,7
-11,3
Vestone
332.024
19.592
-8,5
Edolo
209.761
17.026
-14,6
Ponte di Legno
66.440
17.049
-16,8
Limone s/G
61.255
16.197
-7,1
17.886.277
20.463
-11,5
Fonte: CRESME su dati ISTAT (*) Compresi comuni ricadenti in sistemi locali del lavoro prevalenti in altre province. Imponibile in migliaia di euro correnti 2016
Tra il 2014 e il 2017 la provincia di Brescia perde 2.875 abitanti
Lumezzane (-2,8%) e di Salò (-2,5%). I sistemi locali delle valli si differenziano tra loro, principalmente in base all’attrattività turistica: emerge Ponte di Legno con una flessione dell’occupazione contenuta nel 1,9%, mentre Edolo perde il 9,6% degli occupati in tre anni.
11. La questione demografica: le dinamiche della provincia, tra tenuta e calo
la provincia pari a 13.568 addetti. Decisamente più critica la situazione di poli economici assai rilevanti come Chiari (-7,7%), Desenzano del Garda (-5,2%) e Montichiari (-4,6%), mentre importanti ma più contenute sono le contrazioni di
Lo scenario demografico mostra da un lato uno scenario demografico denso di criticità, dall’altro una differenza tra i comuni più dinamici e quelli più marginali. La tendenza alla stabilizzazione e poi al calo nell’insieme della Provincia emerge dopo il 2014: tra 2017 e 2014 la Provincia di Brescia
perde 2.875 abitanti. Questa dinamica nello scenario previsionale al 2026 e al 2036 trova conferma sia nell’ipotesi Bassa (-2,2% nel primo decennio e -2% nel secondo), sia nell’ipotesi Centrale (-0,2% nel primo decennio e -0,7% nel secondo). Dinamiche di crescita si evidenziano nella sola ipotesi Alta. All’origine del calo il consolidarsi di fenomeni di declino demografico che interessano tutti i comuni interni, risultando particolarmente rilevanti nei comuni montani del quadrante nord-orientale. Di grande impatto anche i crescenti flussi di popolazione che si trasferisce all’estero, che essendo costituiti principalmente da giovani in cerca di inserimento lavorativo, contribuiscono ad accelerare il processo di invecchiamento della struttura demografica (grafico 2.10; tab. 2.11).
Grafico 2.11. Serie storica e scenario della popolazione residente nella provincia di Brescia
Fonte: DemoSI-CRESME su dati ISTAT
24
Imponibile
Totale*
CHRISTIAN PENOCCHIO
L’analisi del territorio provinciale, sviluppata sulla base di diverse tipologie di indicatori e utilizzando i sistemi locali del lavoro come ambito territoriale di confronto, aiuta a comprendere alcune importanti dinamiche del territorio bresciano. La distribuzione del reddito costruita, in base alle dichiarazioni 2016 delle persone fisiche, evidenzia bene, in primo luogo, il ruolo del sistema locale del capoluogo quale cardine della struttura economica provinciale. Con 22.085 euro di reddito medio per contribuente e 7 miliardi di euro di reddito imponibile dichiarato, il sistema locale del lavoro Brescia rappresenta circa 40% del totale provinciale (17,9 miliardi). Al secondo posto per volume imponibile viene il sistema locale di Chiari (2,4 miliardi), ottavo per livello medio di reddito (19.237 euro), seguito da Salò (1,4 miliardi), quinto per livello di reddito (20.026 euro) e Desenzano del Garda (1,34 miliardi), ma terzo per reddito medio (21.450 euro). Nel complesso dei primi sei sistemi locali del lavoro si concentra l’80% del reddito complessivamente prodotto in provincia. Rispetto al 2011 tuttavia si riscontra una dinamica negativa generalizzata: l’area che ha visto diminuire meno l’imponibile è quella di Limone sul Garda (-7,1%), mentre la caduta maggiore si è avuta a Ponte di Legno(16,8%) e Edolo (-14,6%) in Valle Camonica (tab. 9). L’Istat censisce nel 2015 179.019 addetti alle unità locali delle imprese nel sistema locale di Brescia (il 43% dell’occupazione complessiva provinciale). Brescia risulta l’unico dei sistemi locali del lavoro che tra il 2012 e il 2015 registra dinamiche occupazionali in crescita, con 914 addetti in più, a fronte di una perdita complessiva del-
Tabella 1.9. Imponibile IRPEF, reddito medio contribuente e variazione rispetto al 2011 (Imponibile in migliaia di euro correnti 2016)
Rivista_ANCE_1-2019_ANCE_rivista 20/05/2019 18:52 Pagina 25
Le acquisizioni di cittadinanza italiana da parte di stranieri nella provincia di Brescia sono passate dai 349 casi del 2002 ai 9mila dell’ultimo periodo. Dal 2013 il numero di cambi di cittadinanza è divenuto superiore al saldo migratorio
Tabella 2.11. Serie storica e scenario previsionale popolazione residente nella provincia di Brescia Popolazione residente complessiva Anno
Variazione decennale
Ipotesi di scenario
Serie storica
bassa
centrale
alta
2027
1.234.857
1.259.706
2037
1.210.199
1.251.106
2007
1.200.746
2014
1.265.077
2017
1.262.402
Serie storica
Ipotesi di scenario bassa
centrale
alta
1.288.389
-27.545
-2.696
25.987
1.301.091
-24.659
-8.600
12.702
61.656
Fonte: CRESME su dati ISTAT
Tabella 2.12. Serie storica e scenario previsionale popolazione straniera residente nella provincia di Brescia Residenti stranieri Anno
Variazione decennale
Ipotesi di scenario
Serie storica
bassa
centrale
alta
2027
113.797
126.290
2037
94.586
111.791
2007
124.693
2013
169.046
2017
156.068
Serie storica
Ipotesi di scenario bassa
centrale
alta
141.221
-42.271
-29.778
-14.847
134.448
-19.211
-14.499
-6.773
31.375
Fonte: CRESME su dati ISTAT
Grafico 2.13. Stranieri che acquisiscono cittadinanza italiana nella provincia di Brescia
Fonte: elaborazione CRESME su dati ISTAT
Scenario popolazione straniera residente nella provincia di Brescia Lo scenario della popolazione straniera residente nella provincia di Brescia evidenzia una dinamica caratterizzata da un consistente calo: dalle 156mila presenze rilevate dalle statistiche demografiche nel 2017, a seconda della consistenza dei nuovi arrivi, nell’arco di un ventennio si potrebbe passare a valori compresi tra i 95mila residenti dell’ipotesi Bassa, ai 124mila dell’ipotesi Alta, con una ipotesi Centrale che stima
la presenza straniera in meno di 112mila unità. Dal 2001 al 2013 il numero di residenti stranieri nella provincia di Brescia è passato da meno di 60mila unità a quasi 170mila: un incremento assai rilevante, ma dal 2013 al 2017 si sono registrate quasi 13mila presenze in meno, e nel prossimo ventennio si stima un ulteriore calo valutabile tra le 20mila e le 60mila unità (dal 14% al 39% in meno). Il calo, tuttavia, non è solo legato ai flussi di immigrazione, infatti il crescente numero di cambi di cittadinanza da parte di stranieri presenti in Italia da lungo
tempo sottrae residenti nel bilancio dei flussi tra entrate e uscite e alimenta quello degli italiani (tab. 2.12.). Le acquisizioni di cittadinanza italiana da parte di stranieri nella provincia di Brescia sono passate dai 349 casi del 2002 ai 9mila dell’ultimo periodo. Dal 2013 il numero di cambi di cittadinanza è divenuto superiore al saldo migratorio e, sebbene la dinamica dei flussi sia positivo, la mutazione di status (da straniero a italiano) nell’ultima fase produce un assottigliamento della componente straniera (grafico 2.13.). maggio/giugno/2019
25
Rivista_ANCE_1-2019_ANCE_rivista 20/05/2019 18:52 Pagina 26
focus relazione Cresme
Stranieri che diventano italiani... e bresciani che emigrano
Un abitante su tre sarà anziano Lo scenario demografico dei prossimi anni pone in evidenza trasformazioni epocali di portata assai rilevante. Il passaggio da un modello demografico ad alta natalità e alta mortalità ad uno a bassa natalità e bassa mortalità sta determinando un ribaltamento della struttura per età della popolazione, con l’ampliamento delle classi in età anziana e l’assottigliamento di quelle più giovani e, nel prossimo ventennio, arriverà a 26
maggio/giugno/2019
Fonte: elaborazione CRESME su dati ISTAT
Grafico 2.15. Struttura per età della popolazione residente nella provincia di Brescia
Fonte: DemoSI-CRESME su dati ISTAT
maturazione la fase in cui il folto contingente dei nati durante il baby-boom degli anni ’60 varcherà la soglia dei 65 anni, determinando un vistoso squilibrio tra le classi in età anziana e quelle in età lavorativa (grafico 2.15.).
I flussi migratori nazionali e internazionali, essendo costituiti in prevalenza da popolazione giovane, possono attenuare o accelerare il processo, a seconda che prevalga la componente in ingresso o quella in uscita, ma la portata dei fenoCHRISTIAN PENOCCHIO
Anche grazie al consistente apporto di nuovi cittadini italiani per acquisizione di cittadinanza da parte di stranieri, il numero di residenti italiani in Provincia è previsto in crescita. Nell’ultimo decennio le statistiche demografiche hanno fatto registrare oltre 30mila italiani in più residenti nella provincia e le aspettative per il prossimo decennio fanno stimare un ulteriore incremento compreso tra i 15mila e i 41mila residenti in più. Nel decennio successivo però la crescita tenderà ad affievolirsi, segnando nell’ipotesi Bassa anche la possibilità di un andamento in calo. Il contributo alla crescita demografica proveniente dai “nuovi” italiani, infatti, trova all’opposto la fuoriuscita di popolazione autoctona che si trasferisce in altre province o all’estero, fenomeno che, continuando e divenendo sempre più rilevante, potrebbe determinare un calo netto di popolazione. Il numero di trasferimenti all’estero di residenti italiani testimonia crescenti flussi in uscita, passando dai circa mille del 2012, ai quasi 3mila degli ultimi anni, con un saldo tra iscrizioni e cancellazioni divenuto stabilmente negativo e in costante crescita fin dal 2010 (grafico 2.14.).
Grafico 2.14. Movimento migratorio estero residenti italiani nella provincia di Brescia
meni di invecchiamento strutturale è talmente rilevante da essere evidente anche in presenza di consistenti flussi in ingresso. La provincia di Brescia, infatti, nell’ultimo decennio ha registrato un saldo migratorio netto di oltre 61mila residenti in più, circa il 5% della popolazione complessiva, ma l’incidenza dei giovani (meno di 34 anni) sulla popolazione complessiva si è comunque ridotta dal 23,7% al 20,5%, mentre l’incidenza della componente anziana è passata dal 18% al 21%. Come si è detto, nel prossimo ventennio il fenomeno giungerà a valori di picco, e l’incidenza della popolazione anziana potrebbe giungere al 25% tra dieci anni e al 30% tra venti anni, mentre lo svuotamento delle classi in età matura (35-64 anni) vedrà passare il 44% attuale a valori prossimi al 36%.
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Rivista_ANCE_1-2019_ANCE_rivista 20/05/2019 18:52 Pagina 28
focus relazione Cresme
Popolazione residente e dinamiche demografiche Variazione percentuale 2008-2017
Variazione percentuale popolazione 2027-2037
Fonte: DemoSI-CRESME su dati ISTAT
12. Territori: selezione demografica delle valli? La struttura insediativa provinciale può essere schematizzata come un sistema stellare con al centro il capoluogo, in cui si concentra quasi un terzo del peso demografico, su cui convergono sistemi locali minori dotati di forte dinamismo (Desenzano sul Garda eMontichiari), disposti per lo più in direzione Est-Ovest, lungo le direttrici di trasporto principali. I comuni montani, invece, hanno un basso peso insediativo con tendenza al declino. Mentre il sistema locale del lavoro di Brescia supera la soglia dei 460.000 abitanti nel 2017 28
maggio/giugno/2019
(+6,4% sul 2007); Chiari si avvicina ai 200.000 (+6,4%) e Salò (+6,4%) e Desenzano sul Garda (+10,1%), insieme si avvicinano ai 200.000 abitanti, mentre Montichiari (+8,7%) si avvicina alla soglia dei 90.000 abitanti. La zona montana paga flussi demografici negativi, evidenti sia in val Trompia, il sistema locale del lavoro di Lumezzane (75.000 abitanti) perde tra il 2008 e il 2017 il 2,3% degli abitanti; sia a Vestone in Val Sabbia (-2,5%); sia nella alta Valle Camonica dove perdono popolazione, pur con tassi diversi, Breno (-0,7%), Ponte di Legno (-1%) e Edolo (-3,9%). A inizio valle invece cresce il sistema locale del lavoro di Darfo-Boario (+3,6%) (tab. 2.17.).
La zona montana paga flussi demografici negativi, evidenti sia in val Trompia, sia in Val Sabbia, sia nell’alta Valle Camonica
Lo scenario demografico evidenzia un diffuso indebolimento delle dinamiche generali e nell’arco di un ventennio gran parte dei sistemi territoriali mostrano andamenti in calo, con particolare riferimento ai comuni del settore settentrionale. Per il cardine del sistema territoriale (Brescia) si prevede una tendenza alla stabilizzazione. Aspettative di crescita più sostenuta interesseranno invece gli estremi del corridoio plurimodale Est-Ovest (Desenzano del Garda, Montichiari e Salò) (tab. 2.18.). La presenza straniera evidenzia un andamento in calo nelle località demograficamente più dinamiche. Nel sistema di Brescia, nell’area del Garda e nella
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Tabella 2.17. Popolazione residente e dinamiche demografiche nei sistemi locali del lavoro della provincia Variazione 2008-2017 Popolazione 2017
Variazione 2008-2017 Popolazione 2017
num.
%
Desenzano d/G
90.677
8.349
10,1
Montichiari
85.277
6.861
460.177
num.
%
Manerbio
69.119
1.764
2,6
8,7
Breno
42.128
-279
-0,7
27.819
6,4
Ponte di Legno
4.967
-50
-1,0
98.875
5.975
6,4
Limone s/G
4.511
-69
-1,5
185.038
11.158
6,4
Lumezzane
74.908
-1.794
-2,3
Darfo Boario T.
36.429
1.268
3,6
Vestone
24.194
-624
-2,5
Orzinuovi
56.739
1.557
2,8
Edolo
16.637
-678
-3,9
1.262.40
61.656
5,1
Brescia Salò Chiari
Totale
Lo spopolamento delle valli interne e la concentrazione di anziani rappresenta senza dubbio l’aspetto più preoccupante per il futuro demografico della provincia
Fonte: DemoSI-CRESME su dati ISTAT
Tabella 2.18. Scenario previsionale popolazione residente nei sistemi locali del lavoro della provincia (ipotesi centrale) 2018-2027
2018-2037
2018-2027
num.
%
num.
%
4.732
5,2
4.203
4,4
Orzinuovi
Montichiari
906
1,1
1.455
1,7
Salò
891
0,9
606
0,6
Desenzano d/G
Brescia Chiari
num.
%
num.
%
-1.439
-2,5
-1.140
-2,1
Vestone
-606
-2,5
-668
-2,8
Breno
-215
-0,5
-1.563
-3,7
2.905
0,6
-1.036
-0,2
Darfo Boario Terme
-634
-1,7
-1.380
-3,9
-2.084
-1,1
-640
-0,3
Limone s/Garda
-136
-3
-202
-4,6
74
1,5
-99
-2
Edolo
-806
-4,8
-1.206
-7,6
-1.221
-1,8
-1.440
-2,1
-5.614
-7,5
-5.779
-8,3
-2.696
-0,2
-8.600
-0,7
Ponte di Legno Manerbio
2018-2037
Lumezzane
Totale* Fonte: DemoSI-CRESME su dati ISTAT
Bassa bresciana i fenomeni migratori hanno origini più antiche e le acquisizioni di cittadinanza italiana da parte di stranieri sono decisamente più rilevanti. Nelle aree marginali, invece, in particolare nei comuni della Val Camonica, interessate da rilevanti fenomeni di spopolamento, la presenza straniera è prevista in aumento, come effetto dei consistenti flussi in uscita di residenti italiani. Ma è l’andamento in calo della popolazione in età lavorativa che costituisce il fenomeno demografico più preoccupante per i suoi effetti sul potenziale di crescita socio-economica del territorio bresciano. Nell’ultimo decennio il calo ha interessato maggiormente i comuni mon-
tani della Valle Camonica, del Val Sabbia e della Val Vestino; una maggiore tenuta si è resa evidente nella Bassa Bresciana, in Franciacorta e nei sistemi locali del Garda e dell’Iseo, grazie soprattutto agli intensi fenomeni migratori nazionali e internazionali. La distribuzione territoriale della popolazione giovane evidenzia bene gli effetti degli intensi fenomeni di fuoriuscita dal comune di Brescia, verificatisi tra la seconda metà degli anni ’90 ed i primi anni duemila. Il fenomeno, infatti, ha riguardato principalmente giovani in cerca di una sistemazione alloggiativa a prezzi più accessibili e ha determinato una maggiore concentrazione
di nuove famiglie nei comuni della prima e seconda corona urbana. Nei prossimi vent’anni il calo della popolazione in età lavorativa sarà ancora più accentuato. Al 2037 in nessun sistema locale si andrà oltre il 60% della popolazione complessiva, sotto il valore più basso oggi registrato, giungendo a sfiorare la soglia minima del 50% nelle aree montane settentrionali. Lo spopolamento delle valli interne e la concentrazione di anziani rappresenta senza dubbio l’aspetto più preoccupante per il futuro demografico della provincia. Il fenomeno si è già reso chiaramente evidente nel decennio passato, giungendo a valori di picco nei sistemi locali
Edolo e Ponte di Legno, ma nei prossimi decenni si prevede una nuova forte accelerazione. Nell’orizzonte ventennale gli anziani potrebbero rappresentare il 30% della popolazione complessiva, giungendo a sfiorare il 40% nei sistemi locali delle valli interne. Sebbene notevolmente più grave nei comuni montani, quindi, lo squilibrio generazionale non risparmierà le aree economicamente più dinamiche, avviando preoccupanti fenomeni di declino. Nell’ipotesi che i flussi migratori restino ai livelli attuali, anche nelle aree più attrattive, sarebbero comunque insufficienti ad arginare un fenomeno di così vasta portata. maggio/giugno/2019
29
Rivista_ANCE_1-2019_ANCE_rivista 20/05/2019 18:52 Pagina 30
focus relazione Cresme
Al 31 dicembre del 2017 la statistica demografica ufficiale conta nel comune di Brescia 196.745 residenti. Si tratta di una stabilizzazione della popolazione dal 2014
Al 31 dicembre del 2017 la statistica demografica ufficiale conta nel comune di Brescia 196.745 residenti. Si tratta di una stabilizzazione della popolazione dal 2014. Le variazioni 2013 e 2014 sono da mettere in relazione, come descritto in dettaglio nello studio, anche con le verifiche delle differenze tra censimento della popolazione e dato anagrafico. Sulla base dei dati a oggi disponibili la popolazione a Brescia è quindi nell’ultimo periodo stabile, mentre nel complesso degli altri comuni della Provincia si registrano modesti segnali di contrazione. Brescia vede risiedere sul proprio territorio il 15,6% della popolazione provinciale, nel 2001 era il 16,9%; nel 2010 il 15,1% (tab. 2.20.). L’analisi dei movimenti interni di popolazione evidenzia che una delle ragioni che ha determinato la crescita demografica della prima fase (2008-2014) è riconducibile al consistente calo dei trasferimenti di residenza verso altri comuni italiani, passate dalle 6.900 unità all’anno del periodo 20022008, alle 4.800 del periodo successivo. Alla consistente riduzione delle cancellazioni anagrafiche per trasferimento di residenza ha fatto riscontro una dinamica delle iscrizioni rimasta sostanzialmente stabile in tutto il periodo (da 5.000 all’anno a 4.700), determinan30
maggio/giugno/2019
CHRISTIAN PENOCCHIO
La demografia del capoluogo: stabilizzazione
A Brescia risiede il 15,6% della popolazione provinciale
do un bilancio complessivo che, da una perdita sistematica di circa 2mila residenti all’anno, si è progressivamente ridotta fino al sostanziale pareggio della fase attuale. È ragionevole ipotizzare, quindi, che con l’acutizzarsi della crisi
economica e occupazionale, sia stata proprio la riduzione dei flussi in uscita, in gran parte giovani coppie dirette verso i comuni dell’hinterland, a determinare la consistente crescita della popolazione residente nel capoluogo. Le migrazioni internazionali, invece, hanno segnato tra il 2011 e il 2012 una significativa riduzione del livello delle singole poste, sia in ingresso sia in uscita, restituendo un valore del saldo che rimane sempre su livelli oscillanti intorno alle mille unità in più all’anno all’inizio degli anni 2000 (grafico 2.20). Anche il comune vive poi il fenomeno dei cambi di cittadinanza sopra citati per la provincia. Dai primi anni Duemila ad oggi nel comune di Brescia si contano 10.188 “nuovi” italiani, passando dai circa 100 casi all’anno del primo periodo, ai quasi 2mila dell’ultima fase. Questo fenomeno spiega il cambio di passo nell’andamento in crescita dei residenti stranieri, che tra il 2013 e il 2014 segna una battuta d’arresto. A partire da quella data, infatti, i cambi di cittadinanza giungono a eguagliare, e addirittura superare, il saldo migratorio, definendo una posta in uscita (da straniero ad italiano) dello stesso ordine di grandezza di quella in entrata. Specularmente, l’andamento dei residenti italiani, grazie ai cambi di cittadinanza, segna una netta inversione di rotta, passando da una dinamica in calo a una in forte crescita (grafico 2.21.).
Rivista_ANCE_1-2019_ANCE_rivista 20/05/2019 18:52 Pagina 31
Tabella 2.20. Popolazione nel comune di Brescia e nella provincia
Dai primi anni Duemila ad oggi nel comune di Brescia si contano 10.188 “nuovi” italiani, passando dai circa 100 casi all’anno del primo periodo, ai quasi 2mila dell’ultima fase. Questo fenomeno spiega il cambio di passo nell’andamento in crescita dei residenti
var. %
Altri comuni
var. %
Brescia
2001
187.840
2002
187.274
-566
938.975
16.974
1.126.249
16.408
16,6
2003
189.867
2.593
959.901
20.926
1.149.768
23.519
16,5
2004
190.226
359
979.033
19.132
1.169.259
19.491
16,3
2005
189.738
-488
992.599
13.566
1.182.337
13.078
16,0
2006
188.479
-1.259
1.007.298
14.699
1.195.777
13.440
15,8
2007
188.184
-295
1.023.433
16.135
1.211.617
15.840
15,5
2008
188.638
454
1.041.521
18.088
1.230.159
18.542
15,3
2009
188.152
-486
1.054.771
13.250
1.242.923
12.764
15,1
2010
189.576
1.424
1.066.449
11.678
1.256.025
13.102
15,1
2011
189.085
-491
1.048.990
-17.459
1.238.075
-17.950
15,3
2012
188.520
-565
1.058.672
9.682
1.247.192
9.117
15,1
2013
193.599
5.079
1.068.696
10.024
1.262.295
15.103
15,3
2014
196.058
2.459
1.069.019
323
1.265.077
2.782
15,5
2015
196.480
422
1.067.625
-1.394
1.264.105
-972
15,5
2016
196.670
190
1.066.008
-1.617
1.262.678
-1.427
15,6
2017
196.745
75
1.065.657
-351
1.262.402
-276
15,6
922.001
Provincia
var. %
% Brescia su Provincia
Anno
1.109.841
16,9
Fonte: elaborazione CRESME su dati ISTAT
Grafico 2.20. Serie storica del movimento con l’estero
Fonte: elaborazione CRESME su dati ISTAT
Grafico 2.21. Saldo migratorio e acquisizioni cittadinanza italiana da parte di stranieri
Fonte: elaborazione CRESME su dati ISTAT
maggio/giugno/2019
31
Rivista_ANCE_1-2019_ANCE_rivista 20/05/2019 18:52 Pagina 32
focus relazione Cresme
Un drammatico saldo naturale: nel 2017 Brescia ha perso nel saldo negativo tra nati e morti 643 abitanti; la provincia ne ha persi 1.582 A determinare il rallentamento della crescita demografica nella fase più recente, è anche un bilancio naturale sempre più in perdita, con un numero di morti che supera quello dei nati in maniera sempre più incisiva (tab. 2.22.). Il fenomeno trova spiegazione nelle dinamiche evolutive della struttura per età della popolazione: la fuoriuscita delle consistenti generazioni del babyboom dall’età riproduttiva e la conseguente riduzione delle donne in età fertile sta determinando una sempre più incisiva riduzione delle nascite; l’aumento della componente anziana, invece, è all’origine del consistente numero di decessi. Si tratta quindi di fattori strutturali destinati a incidere in maniera sempre maggiore sugli scenari demografici futuri (grafico 2.23.).
Tabella 2.22. Nati e morti nel comune di Brescia e nella provincia BRESCIA
Anno
PROVINCIA
Nascite
Decessi
Saldo naturale
Nascite
Decessi
Saldo naturale
2002
1.774
1.979
-205
11.697
9.750
1.947
2003
1.701
2.010
-309
11.630
10.268
1.362
2004
1.955
1.764
191
12.621
9.455
3.166
2005
1.755
1.836
-81
12.325
9.586
2.739
2006
1.832
1.887
-55
13.047
9.700
3.347
2007
1.848
1.869
-21
13.360
9.891
3.469
2008
1.872
1.899
-27
13.576
10.222
3.354
2009
1.769
1.923
-154
13.636
10.612
3.024
2010
1.885
2.062
-177
13.598
10.598
3.000
2011
1.798
1.972
-174
12.868
10.534
2.334
2012
1.662
2.165
-503
12.168
11.104
1.064
2013
1.604
2.033
-429
11.601
10.839
762
2014
1.562
1.979
-417
11.225
10.756
469
2015
1.546
2.226
-680
11.013
11.713
-700
2016
1.552
2.006
-454
10.555
11.050
-495
2017
1.483
2.126
-643
10.138
11.720
-1.582
Fonte: elaborazione CRESME su dati ISTAT
Grafico 2.23. Serie storica del movimento naturale nel comune di Brescia
Previsioni Nel definire lo scenario previsionale del capoluogo bresciano occorre tener presenti quei fattori strutturali generati dalla transizione demografica in atto. Il folto contingente di nati durante il baby-boom degli anni ’60, infatti, nel prossimo ventennio andrà progressivamente a popolare le classi di età più anziane, mentre l’ingresso nella fascia mediana delle più esigue generazioni successive determinerà un vistoso assottigliamento delle classi in età riproduttiva. Conseguenza di questo processo sarà una dinamica delle morti in aumento, associata alla rilevante riduzione delle nascite, con il vistoso deterioramento del bilancio naturale. I fenomeni migratori costituiranno quindi un fattore determinante nel definire gli scenari demografici futuri. La fuoriuscita di popolazione verso i comu32
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Fonte: elaborazione CRESME su dati ISTAT
Grafico 2.24. Serie storica e scenario ventennale della popolazione residente nel comune di Brescia
Fonte: elaborazione CRESME su dati ISTAT
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CHRISTIAN PENOCCHIO
ni dell’hinterland all’inizio degli anni 2000, in prevalenza giovani coppie di italiani in cerca di una sistemazione alloggiativa, costituisce un fattore di accelerazione dei processi di invecchiamento strutturale nel Capoluogo; l’afflusso di residenti stranieri, invece, in prevalenza giovani in età da lavoro, agisce nella direzione opposta, bilanciando, anche se solo in parte, i vuoti generazionali esistenti, e fornendo un rilevante contributo al bilancio naturale. Le tre ipotesi di scenario, definite assumendo una diversa consistenza dei flussi migratori italiani e stranieri, segnano quindi un punto di svolta. La sensibile riduzione dei flussi migratori rispetto ai livelli attuali
(ipotesi Bassa) determinerebbe una stabilizzazione demografica nel primo decennio (672 residenti in più) e vistoso calo nel secondo (-2.402); la ripresa dei flussi migratori sui livelli dei primi anni Duemila (Ipotesi Alta) determinerebbe invece una crescita che, sebbene in rallentamento rispetto alle dinamiche storiche, risulterebbe sempre assai sostenuta (6.718 abitanti in più nel primo decennio, 4.162 nel secondo); nell’ipotesi di conferma dei flussi migratori sui livelli attuali (ipotesi Centrale) si realizzerebbe una crescita contenuta nel primo decennio (3.561 abitanti in più) e una stabilizzazione nel decennio successivo (688 abitanti in più) (grafico 2.24.).
Il folto contingente di nati durante il baby-boom degli anni ’60 nel prossimo ventennio andrà a popolare le classi di età più anziane
14. Brescia città e provincia a confronto nelle classifiche sulla qualità della vita Nello studio è stata sviluppata un’analisi sulla posizione della città e della provincia di Brescia all’interno delle principali analisi sulla qualità della vita che diversi soggetti vanno elaborando ormai da tempo. Questa “classifiche” presentano certo elementi di debolezza, ma sono sempre più frutto di elaborazioni statistiche di qualità e, soprattutto diventano un modo per parlare delle diverse città. Le misurazioni e soprattutto la posizione in classifica, possono essere da un lato un utile messaggio sugli elementi di forza e maggio/giugno/2019
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focus relazione Cresme
z 16esima città del Paese per ammontare di reddito imponibile; z 21esima per reddito medio per contribuente; z 13esima per addetti alle unità locali; z 17esima per popolazione. Il quadro che emerge da questo quadro di comparazione è, a nostro avviso, pur con tutti i suoi limiti, un quadro interessante che ci aiuta a capire diversi aspetti della realtà bresciana.
Brescia non sempre è dove dovrebbe essere Prendendo in esame le classifiche de Il Sole 24 Ore, Italia Oggi, Legambiente e Fpa, pur nelle diversità di impostazione, la provincia di Brescia si posiziona nel 2018 tra la 21a posizione della Qualità della vita nella classifica di “Italia oggi” e il 39° posto attribuito dal Sole 24, mentre sia Legambiente sull’Ecosistema urbano e Fpa sull’Icity Rate, collocano Brescia città al 31° posto. In ogni caso, una posizione meno positiva di quella che i parametri della popolazione, del reddito imponibile, degli addetti, le attribuiscono. Non solo se prendiamo in considerazione vari 34
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CHRISTIAN PENOCCHIO
criticità da monitorare, dall’altro contribuiscono, con la loro diffusione, a determinare l’immagine esterna di una città in un contesto competitivo come quello attuale. Essere ben posizionati verrebbe da dire, è importante. Per introdurre l’analisi svolta e avere un primo paragone sulla base del quale orientare il posizionamento della città di Brescia nelle classifiche esaminate, ricorriamo a quattro indicatori: i primi due di ricchezza; il terzo di popolazione; il quarto di capacità di offerta di posti di lavoro. Così come la provincia di Brescia è la quinta area territoriale per popolazione e valore aggiunto italiano; la Citta di Brescia è la:
anni notiamo che il miglior posizionamento sull’indicatore di sintesi delle diverse classifiche è per la qualità della vita, il 2014 (sia per Sole 24ore sia per Italia Oggi), mentre per l’Ecosistema urbano il miglior piazzamento è il 31° posto del 2018 (nel 2014 era 80a). Per l’innovazione urbana e la smart city Brescia era invece 17a nel 2014 e oggi è 31a. Naturalmente il quadro è più complesso e le indicazioni specifiche di dettaglio sono quelle più utili e interessanti. Anche per questo negli approfondimenti tematici abbiamo fatto ricorso ad altre fonti oltre a quelle citate, questo restituiscono le classifiche che in Italia vanno per la maggiore (tab. 6.1.).
Ottimi risultati economici, scarsa qualità dell’aria Un’analisi approfondita delle classifiche sulla qualità della vita del Sole 24 Ore e sullo stato dell’ecosistema urbano di Legambiente fa emergere forti
contrasti: per alcuni indicatori Brescia è tra le prime città in classifica, per altri è tra le ultime. A portarla in alto nelle classifiche sulla qualità della vita
“cultura e tempo libero” e “demografia e società”. Un discorso a parte merita la categoria “ambiente e servizi” che complessivamente ottiene buoni risultati, ma per una lettura più efficace va scomposta per singoli indicatori (Brescia è tra le ultime città in classifBrescia risulta ca per gli indicatori particolarmente virtuosa inerenti l’ambiente in tema di mobilità dolce: e fra le prime per tra le prime in classifica gli indicatori inerenti i servizi). Inolper uso e offerta di trasporto tre, relativamente pubblico e per chilometri allo stato dell’ecosidi piste ciclabili stema urbano, Brescia occupa gli ultimi posti in classifica per quanto riguarda la qualità dell’aria e dell’acqua, il consusono soprattutto gli indicatori mo idrico e la produzione di rieconomici racchiusi nelle mafiuti. Risulta invece particolarcrocategorie “ricchezza e conmente virtuosa in tema di mosumi” e “affari e lavoro”, menbilità dolce: tra le prime in clastre la spingono in basso gli insifica per uso e offerta di tradicatori relativi a “giustizia e sisporto pubblico e per chilomecurezza” e “qualità dell’aria”. tri di piste ciclabili. Su risultati medi si attestano
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Tabella 6.1. Posizione della provincia di Brescia nelle storiche classifiche sulla qualità della vita e dell’ecosistema urbano (anni: 2004, 2008, 2014, 2017 e 2018) e nella recente classifica sulle smart city (anni: 2014, 2017 e 2018)
Anno
Qualità della vita (Il Sole24Ore)
Qualità della vita (ItaliaOggi)
Ecosistema urbano (Legambiente)
ICityRate (FPA)
2004
44° posto
21° posto
57° posto
2008
53° posto
34° posto
35° posto
2014
26° posto
15° posto
80° posto
17° posto
2017
46° posto
27° posto
49° posto
28° posto
2018
39° posto
22° posto
31° posto
31° posto
Fonte: elaborazione CRESME su dati Il Sole 24 Ore “Qualità della vita” 2004, 2008, 2014, 2017, 2018;Italia Oggi “Qualità della vita” 2004, 2008, 2014, 2017, 2018; Legambiente ”Ecosistema urbano” 2004, 2008, 2014, 2017, 2018; FPA“ICityRate” 2017 e 2018
Grafico 6.1. Qualità della vita (2004, 2008, 2014, 2017, 2018): posizionamento della provincia di Brescia per macro-indicatori de Il Sole 24 Ore
Qualità della vita: posizionamento per singoli indicatori dell’indagine Sole 24ore Il grafico 6.1., oltre a indicare il posizionamento in classifica per ogni macro indicatore, rappresenta quali sono gli aspetti che vanno meglio (cerchi più grandi) e quelli che vanno peggio (cerchi più piccoli) e indica se ci sono stati eventuali miglioramenti e/o peggioramenti nel corso degli anni per ciascuna delle macro categorie dell’indagine del Sole 24ore. Fornisce, quindi, un’idea di massima che va approfondita mediante la lettura della tabella 6.2. in cui sono riportati gli indicatori utilizzati nel 2018 per elaborare la classifica. Si ricorda che nel corso delle annualità considerate, son diversi gli indicatori che cambiano di anno in anno) e il posizionamento di Brescia per ciascun indicatore (migliori in verde, peggiori in rosso).
Fonte: elaborazione CRESME su dati Il Sole 24 Ore “Qualità della vita” 2004, 2008, 2014, 2017, 2018
Un’analisi approfondita delle classifiche sulla qualità della vita del Sole 24 Ore e sullo stato dell’ecosistema urbano di Legambiente, fa emergere forti contrasti: per alcuni indicatori Brescia è tra le prime città in classifica, per altri è tra le ultime maggio/giugno/2019
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focus relazione Cresme
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Da questa lettura comparata emerge quanto segue: “Ricchezza e consumi”: 28a nel 2018, miglior posizione dal 2004. 17a per Pil pro capite, 20a per depositi bancari, rispetto alle altre realtà sono bassi i prezzi di vendita delle case (21a), ma particolarmente alti gli affitti (82a). “Affari e lavoro”: stabile dopo il picco 2014 (4° posto), 24a nel 2018. Il quarto posto del 2014 si deve all’introduzione dell’indicatore “rapporto impieghi / depositi” che vede Brescia al 2° posto in Italia, mentre nel 2018 scende al 5 posto. Come è noto a Brescia si lavora: nel 2018 è 9a in classifica per tasso di occupazione 18-25 anni, ma 29a per tasso di occupazione; 80a per imprese registrate ogni 100 abitanti e 74a per start up; classifica penalizzata dal gap retributivo fra uomini e donne (90a). “Ambiente e servizi”: 29a nel 2018 miglior risultato nella serie analizzata. Clima instabile (84a), 31a per l’indice di Legambiente e di Fpa. Nella classifica del Sole Brescia è 17a tra le province italiane per popolazione longeva, 32a per spese sociali, 64a per rischio ecologico e idraulico. “Giustizia e sicurezza”: 75a nel 2018. Miglior risultato della serie è il 62° posto del 2014, poi peggio: su giustizia e sicurezza Brescia perde punti: 80a per delitti legati alle droghe, 76a per scippi e borseggi, 68a per furti d’auto, 67a per rapine, 84a per litigiosità, 52a per durata dei processi. “Demografia e società”: 8a nel 2018. Brescia è 3a in Italia per acquisizione di cittadinanza italiana da parte degli stranieri, è 9a per tasso di mortalità, 11a come indice di vecchiaia, 16a per numero di nati ogni 100 abitanti; 51a per il saldo tra iscritti e cancellati in anagrafe e 98a in Italia per numero di laureati. 36
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pro capite è tra i più alti. Le Ztl sono abbastanza estese e le piste ciclabili lo sono ancora di più. Secondo Legambiente il territorio comunale è tra i più verdi e Brescia è al 1° posto nel 2017 e al 2° nel 2018 per numero di alberature rispetto agli abitanti. Il comune di Brescia vanta “una superficie di parchi e giardini di oltre quattro milioni di metri quadrati e più di 115mila alberi. Le alberate stradali che caratterizzano Brescia contano oltre 20mila piante e rivestono un ruolo di primaria importanza per la vivibilità della città”. Per quanto riguarda gli indicatori energetici Brescia è al 1° posto sia per produzione di energia da biomasse (kW/100 abitanti) sia per numero di abitanti serviti dal teleriscaldamento.
Brescia, vicina alla Smart City ma non abbastanza Sustainable “Cultura e tempo libero”: 65a nel 2018, peggior performance dal 2004. Nel 2004 Brescia era classificata 25° posto in Italia per Culura e tempo libero, poi un percorso in peggioramento. Nel 2018 il peggior risultato. Brescia peggiora rispetto alle altre province, è 104a in classifica per n. di librerie, 81a per sale cinematogarfiche, 70a per permanenza media dei turisti, 55a per presenze agli spettacoli; è 42a per numero di Onlus e 26a per indice di sportività.
Il Comune di Brescia vanta “una superficie di parchi e giardini di oltre quattro milioni di metri quadrati e più di 115mila alberi
A Brescia la mobilità è sostenibile, ma l’aria è un problema Secondo l’indagine di Legambiente Brescia è tra le ultime città italiane in classifica per qualità dell’aria (ha tra i più alti valori di biossido di azoto No2 e di Pm10) e dell’acqua (si rileva una forte presenza di nitrati No3 fino al 2008); i bresciani producono più rifiuti degli altri e consumano più acqua potabi-
le ma non la disperdono: hanno infatti tra i più bassi livelli di perdite idriche. In quanto a mobilità sostenibile sono tra i più virtuosi: al 2° posto in classifica per utilizzo del trasporto pubblico (possono contare su una buona offerta di Tpl), utilizzano poche moto e il parco auto ha bassi livelli di emissioni, ma il consumo di carburante
Fino al 2016 Brescia si posizionava fra i primi 17 posti della classifica sulle Smart City di Fpa. A partire dal 2017 viene abbandonata l’analisi sulle sette categorie utilizzate fino a quel momento e ne viene introdotta una nuova che prende in considerazione i 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals SDG) che i paesi sono tenuti a raggiungere entro il 2030. Sulla base della nuova classifica Brescia perde posizioni. Nel 2017 scende al 28° posto, sul podio delle Smart Sustainable City si posizionano: Milano (1° posto), Bologna (2° posto) e Firenze (3° posto). Nel 2018 Brescia scende al 31° posto. Nei grafici a pagina 37 si visualizza il livello di raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile ottenuto da Brescia negli ultimi due anni rispetto alle altre principali città italiane. Per ogni ambito si è attribuito un valore pari a 100 alla prima in classifica.
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Grafico 6.2. Livello raggiunto nei vari ambiti di Smart Sustainable City (valore 100)* rispetto alle altre principali città italiane nel 2017 e nel 2018
Fonte: elaborazione CRESME su dati “ICityRate” 2017 e 2018 di FPA
Grafico 6.3. Gli ambiti di sostenibilità che vanno meglio (più grandi) e quelli che vanno peggio (più piccoli) rispetto alle altre città italiane nel corso degli anni 2004, 2008, 2014, 2017 e 2018
Il grafico mostra come si posiziona Brescia rispetto alle altre città, tanto più si avvicina al valore 100 tanto meglio va quell’ambito. Le categorie che più si avvicinano a 100, sia nella classifica del 2018, sia nella classifica del 2017 sono: mobilità sostenibile, economia e partecipazione civile. Vale a dire gli ambiti che si possono considerare i veri e propri punti di forza di Brescia. Le più distanti dal raggiungimento del target di sostenibilità, in entrambe le annualità considerate, sono: acqua e aria, rifiuti e territorio. Tutte le categorie che costituiscono i punti di debolezza di Brescia e che la allontanano dal traguardo di città Sostenibile riguardano l’ambiente. Confrontando i risultati ottenuti tra il 2017 e il 2018 rispetto alle altre città italiane, sembrerebbero peggiorare i seguenti ambiti: acqua e aria, energia, inclusione sociale, innovazione e ricerca. Sembrerebbero migliorare invece gli ambiti: sicurezza e legalità, istruzione, territorio e rifiuti.
Fonte: elaborazione CRESME su dati FPA “ICityRate” 2017 e 2018, Il Sole 24 Ore “Qualità della vita” 2004, 2008, 2014 e Legambiente ”Ecosistema urbano” 2004, 2008, 2014
* Per ottenere il livello raggiunto dai singoli indicatori è stata riportata su base 100 la posizione in classifica (“I City Rate” 2017 e 2018) di ciascun indicatore della provincia di Brescia e, per una migliore lettura grafica, è stato indicato il valore inverso. Es.: nel 2018 Brescia è al 5° posto in classifica su 107 città capoluogo di provincia per l’indicatore “mobilità sostenibile”, su base 100 il valore rimane 5 il cui inverso riportato sul grafico è 95. Assumendo un valore pari a 100 per la città che più si avvicina ad essere intelligente e sostenibile (la prima in classifica), si può dire che l’indicatore “mobilità sostenibile” della provincia di Brescia è al 95% dal raggiungimento del target.
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CHRISTIAN PENOCCHIO
Gli ambiti che vanno peggio e quelli che vanno meglio rispetto alle altre città italiane Il grafico 6.3 indica il livello di raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile ottenuto da Brescia rispetto alle altre principali città italiane nel corso degli anni 2004, 2008, 2014, 2017 e 2018. Le bolle più grandi rappresentano gli ambiti che più si avvicinano al target di Smart Sustainable City, mentre le più piccole sono ancora distanti dal traguardo. Gli ambiti che vanno meglio a Brescia e provincia, rispetto alle altre città italiane, sono: z Solidità economica (Brescia occupa il 2° posto per rapporto impieghi/depositi e il 17° per Pil pro capite e attrattività finanziamenti nella classifica I City Rate 2016); z Mobilità sostenibile (Brescia è al 3° posto per km di piste ciclabili, al 2° posto per numero di biciclette in bike sharing e al 4° posto per offerta di trasporto pubblico nella classifica I City Rate 2016); 38
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z Ma vanno bene anche gli indicatori relativi a: lavoro e occupazione, innovazione e ricerca, partecipazione civile, trasformazione digitale, inclusione sociale, verde urbano ed energia (al 1° posto per Biomasse e Teleriscaldamento nella classifica di Legambiente del 2017). z Per quanto riguarda il turismo e la cultura, Brescia ha un buon indice di sportività (al 6° posto della classifica de Il Sole 24 Ore del 2014 per numero di tesserati alle associazioni sportive) ma poche librerie (al 103° posto della classifica de il Sole 24 Ore del 2017). Gli ambiti che vanno peggio rispetto alle altre città e quindi gli aspetti su cui c’è ancora tanto da lavorare sono:
2018, il comune di Brescia è risultato con 60 giorni di superamento del limite di Pm10 il comune con la peggior performance, nel 2017 era al 105° posto su 117 comuni con 86 giorni di superamento. z rifiuti (Brescia è al 91° posto della classifica di Legambiente del 2017 per produzione di rifiuti pro capite); inoltre Brescia passa dal 5° posto del 2004 al 62° del 2014 percentuale di raccolta differenziata nella classifica di Legambiente; z territorio (Brescia è all’87° posto per consumo di suolo nella classifica de Il Sole 24 Ore del 2017). z Restano problemi che riguardano livello di istruzione (65a, 22,2% di laureati) e sicurezza.
z l’inquinamento dell’aria è forse oggi il principale problema di Brescia (Brescia si posiziona al 84° posto per valori di Biossido di azoto-No2, all’86° posto per valori di polveri sottiliPm10 e al 74° per valori di ozono-o3 nella classifica di Legambiente del 2017). Secondo l’Ispra, in base ai dati rilevati dal 1 gennaio al 30 settembre
Le analisi che abbiamo confrontato sono quindi concordi nel segnalare delle contraddizioni che riguardano lo scenario del territorio bresciano nella fase evolutiva che la società e l’economia nazionale e internazionale stanno vivendo e ci aiutano a completare il quadro di questo primo livello di studio.
15. Una riflessione per il dibattito 1. La prima questione che vorremmo porre è la seguente: Brescia è certamente una delle principali aree economiche del Paese. È una grande risorsa del paese. L’eccezionale fase economica che stiamo attraversando ha per motore quella che ormai viene definita quarta rivoluzione industriale. Ha per motore l’industria. E da questo punto di vista Brescia è uno dei motori industriali non solo italiani ma europei. Il livello di esportazioni e l’elevato attivo del saldo commerciale dovuto al sistema industriale bresciano sono la prova della capacità di competere in questo settore su scala globale. 2. Le analisi che abbiamo condotto, da vari punti di vista, ci dicono però che questo non basta. La crisi ha colpito l’economia bresciana pesantemente. La sua capacità di ripresa è stata più debole rispetto a quella di altre realtà urbane e provinciali del Paese. Il fatto è oggettivo, lo dicono i numeri che abbiamo messo a confronto. Dob-
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biamo chiederci quali sono le ragioni di questa perdita di competitività del sistema bresciano nel suo insieme. 3. Dobbiamo intenderci, siamo sempre di fronte a una delle migliori realtà del Paese, un’area di investitori e di lavoratori, ma qualcosa non sembra funzionare come dovrebbe. Non sappiamo se il problema sia da un lato nel carattere bresciano: “conta solo il lavoro” e le altre cose sono fronzoli. Se così fosse vorrebbe dire che si pone poca attenzione a tutto quello che viene dopo, capacità di comunicare compresa; o nel fatto che dall’altro lato la stessa economia è sempre più fatta anche di servizi alla produzione, di tempo libero, di cultura, non solo di capacità produttiva. 4. Ci sono alcuni dati, tra i molti che abbiamo raccolto e confrontato, che ci hanno colpito più di altri da questo punto di vista: Brescia è, su 107 provincie analizzate, 81a per numero di sale cinematografiche, 98a per percentuale di giovani laureati ogni 1000 giovani dai 25 ai 30 anni e 104a per numero
La nuova sfida si gioca su un piano culturale nuovo, una visione olistica che mette insieme investimenti, trasformazione, coesione sociale, ambiente, sostenibilità
di librerie; d’altro lato è 5a in Italia nel rapporto impieghi/depositi; 9a per tasso di disoccupazione dei giovani da 15 a 24 anni. 5. Ma c’è un’altra problematica. Sappiamo che un’altra componente del cambiamento, della sfida che siamo portati a giocare, riguarda il tema della sostenibilità nelle sue varie declinazioni: sostenibilità economica, sostenibilità sociale, sostenibilità ambientale. E abbiamo visto che Brescia insieme alle sue molte qualità presenta alcuni pesanti problemi di carattere ambientale. Il principale è sicuramente dato dalla qualità dell’aria, dalla presenza di polveri sottili, soprattutto in città, ma non solo. Le “classifiche”, le analisi che mettono a confronto le diverse città italiane evidenziano il fatto che su questo aspetto Brescia, il suo capoluogo, ma allo stesso tempo la sua provincia, segnano il passo sul tema ambiente. La sostenibilità è una delle strategie indispensabili per la competizione. “Le città — si scrive nel piano strategico di Abu Dhabi che citiamo per comprendere come questa consapevolezza sia diffusa stanno diventando sempre più il motore dell’economia mondiale, mentre l’intensità della competizione economica cresce ogni anno. Fattori quali investimenti, prestigio, istruzione e ingegno sono fattori attraverso i quali le città sono sempre più giudicate. I Global City Indexes (...) giudicano le città per il loro livello di salute, di istruzione, di disponibilità di alloggi, di ambiente politico e sociale, di condizioni economiche e allo stesso tempo culturali, ricreative e di trasporto. In aggiunta la sostenibilità è ora il principale fattore per attrarre persone, affari, investimenti”. 6. Il nuovo ciclo economico-demografico-ambientale richiede un nuovo modello di sviluppo, un modello olistico che integra ambiente, digitalizzazione e in-
novazione tecnologica, trasformazione edilizia e infrastrutturale, coesione sociale: “Una città sostenibile — si scrive in uno dei documenti che disegnano il futuro de “La Grand Paris” consuma meno e meglio, è il luogo della sobrietà, della tutela delle aree naturali e del miglioramento dell’ambiente in cui vivere. Il futuro sostenibile, è anche una città densa, che integra l’idea di prossimità e facilità di accesso ai servizi essenziali. In questo contesto, la connessione tra luoghi del lavoro e luoghi della residenza è prioritario rispetto a una regione dove le persone trascorrono una parte importante del loro tempo nei mezzi di trasporto. Allo stesso modo, la costruzione di nuove abitazioni è un imperativo in un territorio dove è così difficile trovare un alloggio a prezzi abbordabili”. La nuova sfida si gioca su un piano culturale nuovo, una visione olistica che mette insieme investimenti, trasformazione, coesione sociale, ambiente, sostenibilità. Si tratta di una sfida da giocare in attacco e non in difesa. 7. Vi è un’altra questione di cui non si può non tener conto. Lo scenario demografico che abbiamo tracciato pone alcuni importanti problemi strutturali: il primo riguarda le previsioni demografiche che prospettano una significativa riduzione della fascia di persone in età di lavoro nei prossimi venti anni; il secondo è la forbice che già oggi, sia in città sia in provincia, divide i nati e i morti determinando un importante saldo negativo; la terza è data dalla riduzione dei flussi d’immigrazione e emigrazione pur in presenza di saldi ancora positivi ma che, nel caso degli stranieri, sono segnati da importanti cambi di cittadinanza e, nel caso degli italiani, da importanti flussi di emigrazione di giovani; la quarta è lo scenario demografico caratterizzato dalla crescente presenza di anziani; il quinto è lo spopolamaggio/giugno/2019
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focus relazione Cresme
mento delle valli. La risposta alla deriva demografica è possibile solo attraverso due modalità: da un lato nel rilancio della natalità per il quale servono lavoro, servizi, progetti per il futuro; dall’altra è nella capacità attrattiva. Venire a Brescia per le opportunità e la qualità della vita che offre. 8. Ma quale Brescia? La questione di fondo è anche questa: se la provincia di Brescia è la quinta area economica e demografica del Paese, Brescia è la 17a città italiana per popolazione e importanza economica. Bisogna chiedersi da un lato perché la provincia di Brescia non sia la quinta nelle varie analisi competitive che la mettono a confronto con le altre realtà territoriali del Paese, o perché la città di Brescia non sia almeno la 17a; ma soprattutto è facile dire che essere la quinta economia italiana, la quinta area demografica del Paese, apre un interessante spiraglio di analisi legato alla valorizzazione strategica dell’intero territorio bresciano, valorizzando e integrando le sue potenzialità, vincendo le forti individualità. Una delle proposte di questo lavoro è l’avvio, partendo da Campus, di un percorso condiviso di rilancio della visione strategica del territorio bresciano, coinvolgendo le diverse realtà del territorio. 9. Brescia ha un mix economico importante, una specializzazione industriale di prim’ordine, un settore delle costruzioni, ci torneremo, che poche altre realtà del Paese hanno. Brescia è terra di imprese che sanno costruire, che sanno organizzare un cantiere, e oggi in Italia non è poco. Ma Brescia è anche terra di agricoltura di eccellenza e di modelli come la Franciacorta, che hanno saputo imporsi, ancora una volta, a livello internazionale. È anche, con il lago di Garda, un importante polo turistico nazionale. Quello che sembra più debole oggi a Brescia è la sua natura terziaria, sia sul piano dei servizi di 40
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produzione che su quello dei servizi alla persona. Sembra debole anche la visione del territorio del futuro, che deve saper integrare e valorizzare le diverse specializzazioni, le diverse individualità. 10. Se, sulla base della analisi svolte proviamo a mettere in fila gli elementi che sono emersi, si riesce ad abbozzare tentativamente una swot analisys, articolando punti di forza e debolezza, opportunità e minacce. L’esercizio è certamente l’esito iniziale di un percorso che dovrebbe e potrebbe essere più approfondito. Si può comunque considerare un semi-lavorato che possiamo lasciare alla discussione. La sintesi di questa analisi è data da un elenco lungo di positività e di opportunità e da un al-
al nodo infrastrutturale ovestest e nord-sud delle grandi direttrici infrastrutturali del Paese. Oggi Milano, in treno, è distante 36 minuti da Brescia; Verona è distante 35 minuti. Questi tempi si potranno ancora ridurre. L’ultimazione del tunnel del Brennero determinerà uno scenario di nuove opportunità nei prossimi anni per quanto riguarda i rapporti con il centro e il nord Europa. E anche la nuova portualità di Trieste e Ravenna, come terminali della via della seta, determina opportunità e rischi. Brescia può essere cerniera tra il sistema veneto e quello lombardo, oppure periferia. La quarta rivoluzione industriale e la spinta della digitalizzazione rappresentano per Brescia e per le sue attitudini, già espresse nel passato, un momento di grande opportunità comLa quarta rivoluzione petitiva; mentre lo industriale e la spinta della sviluppo in atto tra digitalizzazione il sistema delle università bresciarappresentano per Brescia ne e il mondo delun momento l’impresa apre a un di grande opportunità nuova stagione di competitiva; mentre innovazione. In lo sviluppo in atto tra il questo contesto, il sistema delle università tema della rigenerazione urbana e bresciane e il mondo dell’innovazione dell’impresa apre a una delle costruzioni nuova stagione di rappresenta una innovazione delle grandi opportunità per il rilancio del territorio. Naturalmente le criticità non sono poche: la prima è l’immagine che trettanto lungo elenco di deboBrescia deve cambiare in tema lezze e minacce. Sul piano delle di qualità ambientale; la seconopportunità da cogliere, al prida è legata a quello che alcuni mo posto sta certamente la forhanno definito come depotente crescita del turismo internaziamento delle funzioni stratezionale nei prossimi anni, che giche (basti pensare all’aeropotrebbe trovare nel mix-terriporto di Montichiari e a quello toriale bresciano molti elemendi Orio al Serio) o di un ruolo ti interessanti. Il modello weldi queste funzioni meno premilness offerto dalla provincia di nenti rispetto al passato; la terBolzano può essere un interesza è l’individualità del territosante oggetto di riflessione. rio, dei suoi poli, dei suoi setBrescia è una realtà prossima tori; la quarta è la difficoltà dei
processi decisionali, soprattutto in campo delle trasformazioni territoriali, che oggi in molte parti d’Europa e in poche parti d’Italia sono la spinta per un rilancio economico e sostenibile dei territorio, la debole valutazione delle opportunità e la poca attenzione alla variabile “certezza dei tempi”; la quinta è la presenza di “visioni del futuro” che, alle fine, sembrano apparire timide. Da questo punto di vista l’analisi di quello che sta avvenendo, in termini di pianificazione strategica del futuro nelle arre urbane europee, fornisce una lettura interpretativa assai utile, in primo luogo perché documenta come il processo di urbanizzazione, di crescita della popolazione nelle città, contrariamente a quanto da molti sostenuto, è in forte accelerazione anche in occidente e in Europa, con l’eccezione parziale dell’est Europa e del sud Europa, più colpiti dalla crisi economica (Spagna, Sud Italia, Grecia). I territori sono in competizione, vivono, in Europa, i rischi del declino demografico e cercano di attrarre popolazione. Infatti, l’analisi dei piani per il futuro delle aree urbane europee (e non solo) mostra che si tratta di piani demograficamente espansivi (basti pensare a Copenhagen o a Stoccolma, città simbolo della sostenibilità) e soprattutto prevedono trasformazioni, densificazione, riqualificazioni, e anche nuove urbanizzazioni e nuova edilizia. Allo stesso tempo, però, prevedono investimenti e politiche per accelerare il processo di digitalizzazione della città e per attrarre settori economici innovativi; prevedono importanti interventi di resilienza rispetto ai cambiamenti climatici, disegnano azioni per migliorare la qualità dell’aria, ridurre le emissioni di Co2, ridurre i rischi idrogeologici; progettano importanti up-grade di infrastrutture per la mobilità; favoriscono il trasporto pubblico, la bicicletta, la pedonalità, o ten-
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Punti di forza
Debolezze
z Specializzazione produttiva: leader industriale in Europa z Offerta di lavoro z Terra di costruttori z Agricoltura/Turismo z Ampia offerta di strutture sanitarie z Territorio diversificato: agricolo, laghi, distretti enogastronomici, montagna z Ricchezza z Esportazioni z Città multiculturale z Inclusione sociale (?) z Mobilità sostenibile (bici e TPL) z Smart city z Innovazione e legalità nelle costruzioni
z Ambiente: aria inquinata z Contaminazione produzione agricola z Istruzione (pochi laureati, poche librerie) z Micro-criminalità, contenziosi z Funzioni strategiche depotenziate o meno preminenti rispetto al passato: aeroporto, utilities, finanza z Leadership culturale debole rispetto a una storia molto forte z Consumo di suolo z Alta produzione di rifiuti z Individualismo territoriale e settoriale z Terziario avanzato e servizi di produzione non trainanti z Tempi lunghi nei processi decisionali relativi alle opportunità di investimento z Timidi progetti di futuro, deboli livelli di investimento in trasformazione urbana
Opportunità
Minacce
z Turismo internazionale culturale z Posizione logistica: non nodo ma buon posizionamento su assi est-ovest; nord-sud (MI-TS, Brennero-Via della Seta) z Valorizzazione multiculturalismo z Riposizionamento terziario z Rinnovamento neo-industriale z Avanzamento della digitalizzazione z Integrazione Università/Impresa z Nuovi modelli di rigenerazione urbana z Innovazione nelle costruzioni
z Inquinamento (aria, acqua, terra) z Dazi, rallentamento commercio mondiale z Crisi economica europea (Germania e Francia) z Crescenti contrasti sociali e ideologici z Concorrenza di Bergamo, Verona e Milano z Concorrenza internazionale z Invecchiamento e diminuzione popolazione in età da lavoro z Immagine negativa crescente sul tema della sostenibilità z Rischi di attendismo decisionale
Fonte: elaborazione CRESME
dono a sostituire l’automobile con l’ascensore; disegnano in ogni caso un’importante stagione di investimenti nelle città. Ma soprattutto fanno riferimento a un nuovo modello di sviluppo urbano, un nuovo paradigma che i motti e i titoli delle visioni del futuro sintetizzano: la parole chiave nel piano di Abu Dhabi è “Estidama”, che
vuol dire in arabo “sostenibilità”, la stessa parola chiave del piano di Sidney “Sostainable 2030”. A Stoccolma si parla di Simbiocity e di “City for everyone”, Parigi deve essere “intelligente e durable”, Londra sarà “Bigger and Better”, Copenhagen, che punta alla crescita del 30% della popolazione, è “Coherent city”. Possiamo
certo dire che le aree urbane hanno capito che è necessario “progettare la loro reinvenzione” sulla base di un nuovo paradigma. La nuova epoca di infrastrutturazione urbana integra obbligatoriamente “sostenibilità — digitalizzazione — trasformazione fisica”; inoltre la produzione della visione del futuro e il lavoro necessario a
produrla servono non solo per conoscere e per decidere cosa fare, ma soprattutto per condividere le strategie tra i diversi portatori di interesse (da soli non si va da nessuna parte) e comprendere che “bisogna giocare d’attacco” per non perdere la partita. Con un progetto di futuro e un’azione di corresponsabilità. maggio/giugno/2019
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focus Brescia Next / dinner speech
Massimo Angelo Deldossi Presidente di Eseb
Abbiamo commissionato al Cresme una ricerca scientifica per disporre di una solida base sulla quale costruire un percorso per valorizzare le eccellenze di Brescia e provincia. Siamo certi che lavorando all’insegna della partecipazione e della condivisione incrementeremo l’attrattività, anche internazionale, del nostro territorio.
Tiziano Pavoni Presidente Ance Brescia Collegio dei Costruttori Edili di Brescia e provincia
Brescia è una città di medie dimensioni, con un efficace sistema territoriale composto dalla città e dall’hinterland, posto su un asse di grande comunicazione rappresentato dall’autostrada A4. In questi anni sta evidenziando le caratteristiche di città o, meglio, di territorio vincente e attrattivo. Fabio Rizzinelli Presidente Cape Cassa Assistenziale Paritetica Edile di Brescia e provincia
Anche Cassa edile Brescia, all’interno di Campus Edilizia Brescia, sostiene il progetto Brescia Next. Il nuovo millennio vede un ritorno all’urbanesimo e alla concentrazione di persone nelle città più attrattive, ma, viceversa, vede spopolarsi le città che offrono minori qualità di vita e di opportunità, in particolare ai giovani. Con questo progetto noi sosteniamo Brescia affinché sia città vincente e attrattiva.
Brescia Next Visita alla Pinacoteca e confronto sul futuro ospitato da Palazzo Loggia
Carlo Fusari Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Brescia e provincia
Tutti insieme possiamo disegnare una città e una provincia capaci di valorizzare le competenze dal 42
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Un tour guidato tra i quadri e le sculture di uno dei principali poli culturali bresciani, divenuti esempio di rigenerazione urbana in ambito culturale
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Guardare al futuro di città e provincia Giuseppe Ambrosi Presidente della Camera di Commercio di Brescia Brescia Next è un esempio importante di come fare sistema tra le attività economiche del territorio e i programmatori, coinvolgendo tutta la
Ricerca e didattica per la crescita Maurizio Tira Rettore Università degli Studi di Brescia L’Università degli Studi di Brescia contribuisce con la ricerca e la didattica al disegno futuro di una città e di
Le realtà coinvolte nel progetto Campus hanno partecipato a una visita guidata alla Pinacoteca Tosio-Martinengo di Brescia. A seguire, il salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia ha ospitato un Dinner Speech sul tema “Idee e prospettive per il futuro di Brescia e provincia”, durante il quale si sono succeduti gli interventi di personalità del mondo istituzionale, associativo e delle professioni.
punto di vista sociale ed economico, capaci di attrarre giovani e nuove competenze grazie a iniziative che favoriscono l’innovazione e le concrete opportunità di miglioramento, capaci di attingere dalle nostre radici la linfa per il proprio futuro.
ria fase di rinnovamento e miglioramento della qualità del costruito, per l’affermazione di Brescia e del suo territorio.
Roberta Orio
Il nostro apporto all’iniziativa si basa sulla convinzione che il settore edile rappresenti un elevato valore sociale. Grazie alla coesione messa in campo, lavoriamo insieme per una Brescia innovativa e attrattiva. Il tutto nell’ottica di un’elevata qualità. La filiera del costruito rimane un’ottima opportunità di investimento e di crescita, che merita attenzione e concreto supporto.
Presidente dell’Ordine degli Architetti di Brescia e provincia
Migliorare la qualità della vita della città e dei principali centri della provincia è un obiettivo primario rispetto al quale riprogettare, ricostruire e riqualificare il patrimonio immobiliare esistente. Il nostro ruolo, come professionisti, è quello di dare un contributo efficace in questa necessa-
Giovanni Platto Presidente del Collegio dei Geometri e Geometri Laureati di Brescia e provincia
Continuare a investire e innovare Giuseppe Pasini Presidente AIB Associazione Industriale Bresciana La competitività delle nostre imprese nel campo dell’innovazione è molto forte e lo dimostrano i dati degli
Il recupero del patrimonio edilizio Michela Tiboni Assessore all’Urbanistica del Comune di Brescia L’impegno del Comune verte nella direzione di favorire il recupero del patrimonio edilizio esistente, al fine di tendere a una
politica che, per così dire, si occupa di disegnare Brescia e la sua provincia. Abbiamo l’onere e la responsabilità di guardare avanti, al futuro e, facendo sistema, di poter dimostrare che si può creare un sistema economico migliore per la nostra popolazione, per la vivibilità del nostro territorio, per il futuro. Speriamo anche di essere un esempio per tutto il territorio nazionale.
una provincia particolarmente vocate alla manifattura e ai servizi ad alto valore aggiunto. Condividiamo con piacere il percorso in seno al Campus edilizia Brescia per migliorare il posizionamento strategico dell’area bresciana, utile per creare nuove opportunità per l’intero sistema economico e sociale.
ultimi anni. Brescia è tra le protagoniste non solo all’interno del panorama nazionale, ma anche del mercato europeo. Abbiamo delle forti eccellenze e un settore manifatturiero forte e dinamico, che sta crescendo. Da questo punto di vista, credo che continueremo a investire nell’innovazione, perché è l’arma vincente per la competitività della nostra impresa.
rigenerazione urbana che non interessi solo il centro, ma tutti i quartieri della città. Per questo stiamo predisponendo uno “Sportello amico dell’edilizia” che possa dare delle risposte puntuali a tutti i professionisti e gli operatori del settore delle costruzioni, ma anche ai singoli cittadini su come intervenire sui loro immobili sfruttando anche gli sgravi fiscali disponibili.
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focus Brescia Next / intervento del presidente Pavoni
A dare il via alla mattinata di Brescia Next è stato il direttore dell’Eseb Antonio Crescini, che ha sottolineato l’importanza della ricerca effettuata dal Cresme: “partire dal parere inappellabile
dei numeri e dai dati raccolti ci permette di scattare una fotografia del presente e capire quali possono essere gli scenari futuri del territorio bresciano”. A evidenziare le potenzialità delle aree urbane è stato
l’assessore all'Urbanistica e pianificazione per lo sviluppo sostenibile del Comune di Brescia Michela Tiboni, che ha precisato: “alla città, proprio grazie alla sua concentrazione di risorse umane,
Partendo dai dati emersi dalla ricerca commissionata al Cresme, il leader di Ance invita le imprese, le istituzioni, il mondo accademico e i professionisti a lavorare insieme per il rilancio di Brescia e della filiera del costruito. Ho apprezzato il fatto che la relazione del dottor Bellicini abbia fatto emergere i numerosi aspetti positivi che caratterizzano la nostra terra bresciana e le grandi opportunità che ne derivano. Credo nel grande valore della ricerca commissionata al Cresme da Campus Edilizia Brescia. Si tratta, infatti, di una fonte di dati preziosa che la filiera del costruito Bresciano consegna alla città, alla provincia, alla comunità sociale ed economica al fine di valutare con attenzione i punti di forza e di debolezza, per individuare tutti insieme un percorso di crescita e di miglioramento della qualità della vita. Qualcuno sostiene che, nel corso dell’ultima fase storica, siano venuti a mancare i riferimenti 44
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economici e sociali che hanno contribuito nei decenni passati a rendere Brescia e il suo territorio modello nazionale di efficacia e di buon governo economico. Io credo che il nostro tessuto sociale ed economico sia sano e competitivo, sicuramente in sintonia con il resto del Paese. Anche da noi il benessere diffuso, raggiunto nei decenni di sacrifici e impegno, ha contribuito a un certo rilassamento, pur con profonde ed evidenti differenze che ci consentono di essere tutt’ora un esempio virtuoso per molti altri territori. Nella provincia di Brescia possiamo osservare una situazione positiva, alla quale contribuisce un sistema industriale diffuso, forte e avanzato, che ha resistito anche durante
gli anni più duri della profonda trasformazione economica vissuta dal 2008 in poi. L’esperienza di Campus Edilizia Brescia e Brescia Next, prima dei risultati in termini di ricerca, formazione e informazione, dimostra che questo è il momento della partecipazione e della corresponsabilità. Realtà ed organizzazioni diverse, istituzioni, mondo accademico, professionisti stanno tutti dimostrando concretamente che, non solo si deve, ma si può lavorare insieme. Le difficoltà che emergono dall’ottima ricerca del Cresme e gli aspetti del nostro territorio che vanno migliorati non possono e non devono farci dimenticare il buono che la terra bresciana esprime. A partire dalla buona amministrazione che, in maniera permanente e diffusa, si distribuisce sui vari livelli di competenze a prescindere dalla dimensione dei centri urbani. Non dimentichiamo poi l’efficace sistema industriale, il sistema sanitario e ospedaliero di assoluta eccellenza che richiama migliaia di persone da ogni angolo d’Italia, il un polo universitario in costante crescita quantitativa, ma soprattutto qualitativa, il sistema di servizi, efficiente e innovativo, la presenza di professionisti, a cominciare dai settori a noi affini, di assoluto rilievo e il turismo, in aumento in città e in provincia con forti potenzialità e radicato in aree di prestigio quali l’area Gardesana, il Lago d’Iseo e il Passo del Tonale. In tale panorama, la storia e la riconosciuta qualità dei costrut-
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Tiziano Pavoni È il momento della partecipazione e della corresponsabilità
culturali e tecnologiche, forse ancor prima di quelle finanziarie, tocca sicuramente il compito di dimostrarsi preparata ad affrontare i grandi temi del nuovo sviluppo”. Nel suo saluto il consigliere
della Provincia di Brescia Diego Peli ha, invece, ricordato come la crescita e lo sviluppo debbano avvenire nel rispetto dell’ambiente e siano possibili solo dando risposte concrete al sistema
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imprenditoriale. Successivamente, hanno preso la parola i consiglieri regionali Ferdinando Alberti e Viviana Beccalossi, la quale ha affermato che “Brescia ha sempre cercato di guardare con
ottimismo al futuro, grazie a un sistema imprenditoriale che sa dialogare in maniera trasversale”. A chiudere i saluti istituzionali è stato l’intervento dell’europarlamentare Danilo Oscar Lancini,
che ha messo in evidenza il prezioso ruolo che l’imprenditoria gioca quale traino per l’economia dell’Italia e soprattutto per Brescia. “L’importante – ricorda Lancini – è utilizzare nel modo
Punti chiave Una fonte di dati preziosa La ricerca commissionata al Cresme da Campus Edilizia Brescia consegna alla città un’importante raccolta di dati che illustra i punti di forza e di debolezza del territorio bresciano. La prossima mossa: ripartire da questo studio per sviluppare, insieme, un percorso di crescita e miglioramento. Il buono della terra bresciana Pur tenendo conto delle difficoltà emerse dalla ricerca del Cresme, il territorio bresciano non deve dimenticare le proprie potenzialità e il buono che esprime: la competente amministrazione, l’efficace sistema industriale, sanitario-ospedaliero e universitario, la presenza di professionisti sul territorio, i numerosi poli di attrazione turistica, la riconosciuta qualità dei costruttori edili e della filiera della casa. Ripartire dalla rigenerazione urbana Utilizzando in maniera sinergica ed efficace le risorse disponibili a livello europeo, nazionale e regionale è possibile iniziare ad attuare importanti interventi di rigenerazione urbana e di ristrutturazione antisismica degli edifici scolastici bresciani.
Nel suo intervento il presidente di Ance Brescia, Tiziano Pavoni, sottolinea con orgoglio le potenzialità del territorio bresciano.
giusto le opportunità offerte dall’Europa per portare a casa qualche cosa di significativo per l’economia del nostro Paese e per il settore edile del nostro territorio”.
tori edili e della filiera della casa bresciana costituiscono espressioni di esperienza, tradizione e innovazione, un punto di riferimento nazionale per la capacità di stare al passo con i tempi e di fornire risposte adeguate alle necessità emergenti sul mercato. Campus Edilizia Brescia è nato anche per il supporto alla crescita collettiva del nostro territorio. Brescia Next ne è un primo concreto ed efficace esempio. Questa mattinata si rivela una grande opportunità e un utile punto di partenza. Non è solo una giornata fine a se stessa e non dobbiamo ritenerla conclusiva di un percorso. Al contrario, essa costituisce il percorso verso il futuro del nostro territorio, oggi rafforzato dal valore aggiunto di una ricerca scientifica che siamo orgogliosi di aver promosso e condiviso con le realtà che credono nel valore dell’approfondimento e del confronto. Operativamente, dobbiamo dedicare una particolare attenzione alla riqualificazione edilizia e urbana del nostro tessuto abitativo, delle strutture pubbliche. Si tratta di una delle parti più deboli del patrimonio privato e collettivo, tenendo conto anche della fragilità del nostro territorio a causa, per esempio, del rischio sismico. Brescia si posiziona al livello 2, risultando in tal modo l’unica provincia lombarda contrassegnata da tale considerevole indice di pericolosità. Senza contare l’età media delle nostre strutture, come ha ben evidenziato la ricerca esposta dal dottor Bellicini.
Pavoni: facciamo qualcosa di diverso
Facciamo qualcosa di diverso: diamo corpo a una visione ampia e indirizzata al futuro, una visione che faccia tesoro dei dati illuminanti emersi in questa fruttuosa mattinata di lavoro, dati reali che ci esortano ad essere all’altezza di quanto chi ci ha preceduto ha saputo realizzare, spronandoci ad abbattere riti consunti e a difese dei propri orticelli. La politica faccia la sua parte. Noi esponenti del mondo imprenditoriale non ci tireremo indietro. Vorrei indicare, infine, i tre aspetti chiave sui quali lavorano progetti come Campus Edilizia Brescia e iniziative come Brescia Next: l’impegno, la coesione e la partecipazione. Da domani mattina vorrei che, anche in altri ambiti, si lavorasse sempre insieme. Mettiamo a norma tutte le scuole della nostra provincia, apriamo un esperimento di riqualificazione urbana in un quartiere della città o in qualche centro della provincia interessato all’iniziativa. Non si tratta di slogan, abbiamo già individuato il percorso e gli strumenti da utilizzare, a cominciare dall’utilizzo sinergico ed efficace delle risorse europee, nazionali e regionali. Insieme possiamo andare lontano, quindi costruiamo il futuro, adesso, insieme.
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focus Brescia Next / conversazione sul futuro
Confronto a più voci
Durante il confronto con gli altri relatori, il giornalista Dario Di Vico ha rafforzato l’idea di un approccio integrato tra territori, proponendo una riflessione sulla specializzazione che caratterizza ciascun territorio. NUOVO EDEN
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Brescia, cuore della regione produttiva del nord 2020-2050 Un confronto sulle possibilità di sviluppo e di investimento L’intervento del Magnifico Rettore ha evidenziato l’importanza delle Università non solo come opportunità per il futuro, ma come punto di forza e potenzialità del presente. «La formazione accademica è iscrivibile tra i driver più importanti della società bresciana. Risulta inutile fare paragoni con Milano, perché il primo capoluogo lombardo conta almeno otto Università (alcune classificate nei primi posti del ranking internazionale) e si occupa dell’istruzione di circa 170mila studenti. Attualmente l’università bresciana intercetta poco più della metà degli studenti (15mila sono iscritti all’Università degli Studi e 4mila all’Università Cattolica), ma sicuramente c’è un grande potenziale. Brescia può puntare in alto e fare un
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NUOVO EDEN
Nell’Auditorium della Camera di Commercio di Brescia, si sono seduti a un tavolo di confronto, moderato dal giornalista inviato del Corriere della Sera Dario Di Vico, il rettore dell’Università degli Studi di Brescia Maurizio Tira, il presidente di A2A Giovanni Valotti, l’ex presidente di Confindustria Piccola Impresa Alberto Baban, il presidente Redo Sgr Carlo Cerami, il presidente di Lombardini22 Paolo Facchini e il direttore generale Ifel-fondazione Anci Pierciro Galeone.
Maurizio Tira Brescia può puntare in alto e fare un salto di qualità, provando a competere su scala internazionale e promuovendo i progetti Erasmus
salto di qualità, provando a competere su scala internazionale e promuovendo i progetti Erasmus. Con le sue facoltà più tradizionali e i nuovi corsi di studio presto disponibili (agraria, farmacia, tecnico dell’edilizia e due diversi orientamenti di economia) l’Università degli Studi di Brescia spera di attrarre nei prossimi anni sempre più giovani, diminuendo il numero di ragazzi Neet (Not in Education, Employment or Training) nella nostra provincia, che secondo l’Aib si aggirano intorno ai 17mila». Il dottor Maurizio Tira ha concluso il suo intervento ribadendo il ruolo fondamentale che l’Università ricopre per soddisfare la richiesta di highskill da parte dell’odierno sistema industriale bresciano.
Anche secondo il presidente di A2A, Giovanni Valotti, Brescia non deve vedere Milano come una provincia rivale, bensì come un’amica alla quale allearsi per fare sistema. Risulta importante, però, sedersi a un tavolo tutti insieme per studiare le strategie future e condividere una visione comune. «Grazie all’Alta velocità, Brescia e Milano sono più vicine. È fondamentale che il territorio bresciano impari a beneficiare degli investimenti pubblici e della creazione di infrastrutture per crescere e svilupparsi. Dovrebbe considerare Milano come una risorsa, un’opportunità da sfruttare. Inoltre, non capisco il senso di mettere in competizione due città con due vocazioni distinte: Milano è il centro della finanza italiana, mentre Brescia ha una natu-
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Giovanni Valotti È fondamentale che il territorio bresciano impari a beneficiare degli investimenti pubblici e della creazione di infrastrutture per crescere e svilupparsi
cisioni politiche portino una spinta agli investimenti, fondamentali per tutelare l’occupazione». Al termine dell’intervento del dottor Valotti, Dario Di Vico ha passato la parola ad Alberto Baban, in passato presidente di Confindustria Piccola Impresa. «Il nostro Paese si è diviso in nano territori in competizione tra loro, caratterizzati principalmente da Pmi e da un grande know-how. L’Italia dovrebbe, invece, dimostrarsi unita e pronta a fronteggiare il mercato globale insieme all’Europa, che è ancora il più grande mercato al mondo, ma oggi non condivide un progetto comune. Gli stati, infatti, si limitano a costruire un’idea del proprio Paese, si rinchiudono all’interno dei propri confini e si mettono in competizione a
livello europeo. Il mercato globale sta crescendo a ritmi importanti e sostenuti ormai da qualche decennio, ma l’Italia non è interessata da questo tipo di sviluppo perché si è aperto un conflitto tra privato e pubblico e la parte pubblica non ha reagito a queste trasformazioni con gli opportuni investimenti. Oggi, la concorrenza non è più basata sull’abilità lavorativa e bisogna intraprendere una nuova strada di accompagnamento: quella caratterizzata dalle nuove tecnologie. La quarta rivoluzione industriale sta ridisegnando i modelli di competizione e, a livello mondiale, i protagonisti in gioco non sono più gli stessi. Numerose macro-aree con cui competiamo oggi sono avvantaggiate dal basso costo della manodopera e dei costi di servizio e, benché le consi-
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ra fortemente industriale. Queste due province, così diverse, ma così vicine tra loro, possono rafforzarsi reciprocamente. Per questo motivo credo nella loro complementarietà. Credo, inoltre, che le istituzioni, insieme con le imprese e con le università, debbano impegnarsi a immaginare un futuro ambizioso per questa città. I dati dimostrano che non è un’utopia irrealizzabile, ma bisogna definire meglio le strategie e, soprattutto stabilire una visione comune. Si deve costituire un “tavolo partecipato”, al quale si siederanno tutti i principali attori, comprese le Camere di Commercio che hanno sempre ricoperto un ruolo importante nel delineare progetti di sviluppo. Per portare avanti questo proposito, è necessario che le future de-
Alberto Baban Il mercato globale sta crescendo a ritmi importanti e sostenuti ormai da qualche decennio, ma l’Italia non è interessata da questo tipo di sviluppo
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focus Brescia Next / conversazione sul futuro
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Le istituzioni, le imprese e il mondo accademico devono impegnarsi a immaginare un futuro ambizioso per la città, condividendo una visione comune.
L’importanza di “fare sistema” è stata sottolineata anche dal presidente di Redo Sgr Carlo Cerami, che ha spiegato come mai Milano riesca oggi a presentarsi al mondo intero come città innovativa e all’avanguardia. «Milano conta circa quattro milioni di abitan48
ti. La città assorbe numerosi talenti formati dal sistema universitario italiano e gode di un sistema di trasporto efficientissimo. Quello che mi colpisce dell’economia milanese è il suo ruolo di nodo di scambio internazionale, dove l’intermediazione statale è solamente occasionale. Sicuramente, i fondi internazionali hanno fatto la differenza: chi vive e lavora a Milano si rende conto che, senza questi ultimi e una straordinaria capacità di investimento, tutto ciò che ha sotto gli occhi non ci sarebbe. Inoltre, a Milano, da più tempo rispetto al resto del Paese, la cultura dell’impresa è la cultura dominante di tutto il mondo politico. Questo vuol dire che, quando un operatore immobiliare si misura con l’amministrazione pubblica milanese, non ha il
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derassimo incapaci di replicare la nostra grande capacità di sviluppo imprenditoriale, godono di investimenti che li hanno maturati dal punto di vista tecnologico e innovativo. Perciò, Brescia, che è un centro particolarmente interessante perché ha delle forme di reazione singolari, delle risorse importanti e ha espresso delle considerevoli capacità, non può limitarsi a pensare al confine locale e deve capire come funziona la nuova competizione globale».
È inutile mettere Brescia in competizione con Milano. Le due città presentano vocazioni distinte. La strada giusta: lavorare sulla complementarietà e la sinergia.
Carlo Cerami È fondamentale che il territorio bresciano impari a beneficiare degli investimenti pubblici e della creazione di infrastrutture per crescere e svilupparsi
timore che il “Regime change” provochi un azzeramento dei propositi di pianificazione e di investimento costruiti nel tempo. A potenziare il potere attrattivo di Milano è, in generale, il sistema di mobilità urbana. Anche Brescia dovrebbe impegnarsi a immaginare un percorso di riforma, di riorganizzazione, di revisione delle regole per agevolare la mobilità, sofferente a causa dell’arretratezza, che produce effetti a cascata sulla tenuta della qualità del territorio e della sua salute economica». Dopo il dottor Cerami, ha preso la parola Paolo Facchini. Il presidente di Lombardini22 ha deciso di estendere il concetto di “Regione della A4”, includendo città come Torino, Verona e Bologna. «Più che di “Regione della A4” dovremmo parlare
di “Regione del Frecciarossa”, perché quest’ultima dà una visione più pertinente di quello che potrebbe essere il futuro di questa “grande Città", che ha per centro Milano, ma che comprende anche Torino, Verona e Bologna. Sono tutti punti isocroni, a un’ora di distanza dal capoluogo lombardo. Brescia ha, come altre città vicine, due possibilità: ricoprire un ruolo importante all’interno di questa “grande Città” metropolitana, oppure diventare il dormitorio di Milano». L’ultimo intervento, quello del direttore generale Ifel-fondazione Anci Pier Ciro Galeone, si è articolato sulla base di due quesiti: perché l’Italia negli ultimi vent’anni ha smesso di convergere verso le economie più sviluppate e ha cominciato a divergere?
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Di Vico: evitiamo di riprodurre doppioni e puntiamo sulle peculiarità del territorio
Un miglioramento del sistema di mobilità urbana potenzia il potere attrattivo di una città. Brescia deve impegnarsi in questo
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Paolo Facchini Brescia ha due possibilità: ricoprire un ruolo all’interno della “grande Città” metropolitana, oppure diventare un quartiere dormitorio di Milano
Questo problema è dovuto alla sua connotazione territoriale? «L’Italia continua a confermare la sua struttura urbana: la crescita dei grandi comuni si è fermata negli anni 2000, mentre continuano a espandersi le città intermedie. Perché? Sicuramente tra i motivi si può evidenziare il problema di programmazione di investimenti infrastrutturali, che risultano inferiori rispetto agli altri Paesi, e la scarsa flessibilità del nostro mercato immobiliare. Negli altri Paesi si costruisce, si abbatte e si ricostruisce molto di più, si fanno processi di rigenerazione urbana non solo nel centro, ma soprattutto nelle periferie e si aumenta la densità abitativa permettendo la concentrazione delle persone nelle città. Un altro aspetto, meno conosciuto, riguarda le
senso e immaginare un percorso di riorganizzazione e riforma della rete dei trasporti.
Pierciro Galeone Negli altri Paesi si costruisce, si abbatte e si ricostruisce molto di più, si fanno processi di rigenerazione urbana non solo nel centro, ma soprattutto nelle periferie
retribuzioni: all’estero le retribuzioni nelle aree urbane sono più alte di quelle nel resto del Paese e la gente è attratta dalle retribuzioni più alte. In Italia, invece, abbiamo un sistema retributivo piuttosto rigido, per cui questo non succede. L’insieme di questi fattori ha fatto sì che il nostro Paese abbia mantenuto la sua struttura urbana più tradizionale. Che fare? Banca d’Italia mette insieme delle indicazioni per cercare di costruire anche da noi delle Metropoli. Ma è davvero questa la soluzione? Penso di no. Il modello che promuove una forte concentrazione è già entrato in crisi, quindi alcuni Paesi cercano di trovare il modo di assumere una dimensione policentrica. In quest’ottica, mi sembra che il problema “Milano/Brescia” non si ponga».
Mi permetto di fare una chiosa sulla questione Milano-Brescia. Secondo me, al di là della questione “concorrenza”, si dovrebbe prestare attenzione a un approccio integrato, a una “Regione A4”, in cui l’autostrada A4 disegna una sorta di area delineata da flussi di persone e da flussi economici. Questa idea comporta, però, una scelta sulla specializzazione di ciascun territorio: bisogna valutare quali siano le professionalità e le potenzialità carenti nel milanese e affini, invece, alla nostra vocazione. Non so se questo pensiero è già stato concretizzato, ma, comunque sia, è doveroso un ragionamento sul metodo. Altrimenti, si rischia di investire in progetti che tentano di emulare gli sforzi già compiuti in aree territoriali contigue alla nostra. Credo, quindi, che la riflessione sulla necessità o meno di una concorrenza passi in secondo piano rispetto al patriottismo territoriale, elemento di orgoglio, di solidità. In questa fase complicata e confusa, tutti gli elementi di tenuta e di orgoglio vanno applauditi. Le mosse future degli attori in gioco devono essere integrate nella logica di evitare di riprodurre doppioni.
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Emilio Del Bono QUATTRO CHIACCHIERE CON IL SINDACO DEL BONO PER PARLARE DELLA SUA ESPERIENZA DI PRIMO CITTADINO E PER DISCUTERE ALCUNI TEMI IMPORTANTI: PGT, STADIO RIGAMONTI, EDILIZIA, STRATEGIE LOGISTICHE E AEROPORTO DI MONTICHIARI
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Comune di Brescia Il settore edilizio è il perno dello sviluppo economico di Adriano Baffelli
Dopo aver attraversato il cuore urbano di Brescia, ammirato la regolare bellezza di Piazza Loggia e del palazzo che la battezza, ci troviamo ora al suo interno, nell’ufficio del sindaco, che ci accoglie per rilasciarci l’intervista ospitata dal primo numero di “Costruire il futuro”. Un’occasione per offrire ai lettori la possibilità di conoscere l’opinione del primo cittadino in merito ad alcuni temi di particolare rilievo sia per la collettività, sia in specifico per i settori dell’edilizia e della filiera della casa.
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cio, da una parte più concreto, dall’altra più umile. Quale Brescia ha trovato, salendo per la prima volte le scale della Loggia nel 2013? Nel 2013 vivevamo una stagione non semplice, dovuta alla crisi economica che si era fatta sentire in quegli anni, e quindi una città sicuramente in una condizione più critica di quella in cui è oggi sia dal punto di vista occupazionale sia dal punto di vista della redditività. Era totalmente ferma in termini di investimenti, indubbiamente uno degli aspetti più delicati per un amministratore pubblico. Oggi, sicuramente la condizione è molto diversa: la città è ripartita, ci sono investimenti privati Onorevole del Bono, come sinoltre che pubblici, di una qualtetizzerebbe la sua esperienza che consistenza. È ripresa a di primo cittadino di una città crescere anche demograficadinamica, tradizionale, eppure mente, quindi la situazione atinnovativa, qual è Brescia? tuale della città è sicuramente Una bellissima esperienza, molpiù solida di qualche anno fa. to impegnativa, molto assorAlla fine del suo secondo manbente in termini di vita pubblidato, che tipo di città ritiene di ca ma anche privata, però consegnare alla futura amminiun’esperienza che mi ha camstrazione e soprattutto ai cittadini bresciani? Una città più Brescia è diventata una città competitiva, una più competitiva, più città che si coninfrastrutturata e più vivibile fronta con altre all’interno delgrazie all’innalzamento non sodella qualità dei servizi offerti l’Europa, lo in Italia, una al cittadino città più infrastrutturata, più solida nei suoi biato e mi sta cambiando, renfondamentali e anche con un dendomi sicuramente diverso. innalzamento della qualità del Ho una conoscenza diretta delsistema dei servizi, che la rende la mia comunità e un approcuna città più vivibile. Brescia è
oggi più sostenibile ambientalmente e più vivibile. L’amministrazione Paroli, con Paola Villardi assessore all’urbanistica, aveva licenziato un nuovo Pgt poco prima di cedere il passo a lei e alla sua giunta. Strumento che avete modificato, con Michela Tiboni alla guida dell’assessorato preposto, adottando una variante. Quali sono state le principali motivazioni? La variante aveva due obiettivi principali: il primo la riduzione del consumo di suolo, in particolare la riduzione di suolo agricolo e questo ha comportato una rivisitazione del carico urbanistico, ed è stata la nostra prima grande scelta. Forse la prima grande scelta dal dopoguerra: è stato, infatti, il primo Piano di governo del territorio che, anziché aumentare il carico urbanistico, lo ha diminuito. Il secondo consisteva nel favorire un forte investimento sulla rigenerazione urbana, ovvero una riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, in particolare delle caserme e delle aree dismesse, e degli edifici obsoleti. La variante al Pgt introdotta ha consentito il raggiungimento dei risultati che vi prefiggevate? Devo dire che guardando ai risultati, il saldo di questa operazione è decisamente positivo. Abbiamo salvaguardato aree agricole e nello stesso tempo è ripartita comunque anche l’edilizia, con una significativa crescita delle entrate, sia derivanti dagli oneri urbanizzazione sia maggio/giugno/2019
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Emilio Del Bono è nato a Brescia il 25 novembre 1965, sposato con Chiara e papà di Cristina. Cresciuto a Brescia, al Villaggio Badia, figlio di Luciano e Tea, titolari della forneria del quartiere, ha tre sorelle: Patrizia, Milena e Alice, e sette nipoti: Ottavia, Beatrice, Camilla, Tommaso, Viola, Michele e Matilde.
Puntiamo a riqualificare il Rigamonti, perché un nuovo stadio comporterebbe scelte molto più complesse dal punto di vista urbanistico. Valuteremo le proposte dentro la logica della sostenibilità
dai permessi di costruire. Per raggiungere gli obiettivi prefissati anche abbiamo anche introdotto alcune incentivazioni, per esempio, nelle zone che noi consideravamo più critiche, abbiamo abbattuto gli oneri di urbanizzazione e abbiamo anche usato la leva dell’occupazione del suolo, per cui il costo di quest’ultima per la realizzazione del cantiere, in alcune zone su cui noi abbiamo puntato dal punto di vista della rigenerazione urbana, sono state significativamente abbattute. In questa fase, dal punto di vista urbanistico e delle grandi opere cittadine, è indubbiamente lo stadio a tenere banco, soprattutto con la prospettiva del Brescia promosso in serie A. Qual è la soluzione ideale, sindaco Del Bono? Intanto, noi abbiamo seguito anche sulle grandi infrastrutture, penso a quelle sportive, visto che le stiamo citando, la scelta di rigenerare quelle esi52
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stenti. Faccio due esempi che tutti possono comprendere: il polivalente di via Collebeato e il nuovo PalaLeonessa, sono state due rigenerazioni che oggi sono del tutto funzionanti e anche di una grande qualità architettonica oltre che funzionali. Lo stesso approccio ci sta guidando sul tema dello stadio, perché indubbiamente la realizzazione di un nuovo stadio comporterebbe delle scelte molto più complesse dal punto di vista urbanistico e molto più difficile da sostenere dal punto di vista della compensazione. Quindi, la linea che stiamo tenendo è comunque una linea che punta a rigenerare, a riqualificare anche lo stadio Rigamonti. Che poi possa diventare un nuovo stadio, lì o una riqualificazione dello stadio com’è, lo vedremo anche perché è molto importante che ci siano gli operatori interessati a questo investimento, a cominciare
Si è diplomato al Liceo Classico Arnaldo e laureato in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano. È stato responsabile del Servizio legale di Confcooperative di Brescia e poi parlamentare della Repubblica. Nel 2008 ha deciso di non ricandidarsi in Parlamento e di dedicarsi
dal Brescia Calcio, con cui si è aperto un confronto. Non crede che la proposta degli imprenditori australiani contenga un valore aggiunto, legato a un intervento complessivo sul quartiere di Mompiano e all’obiettivo di rendere Brescia una città più attrattiva e moderna? Noi non abbiamo mai escluso un confronto e anche una valutazione di un eventuale proposta che fosse arrivata da un operatore anche importante come quello che, diciamo, si è auto-presentato, perché nessuno lo ha fatto, se non in totale autonomia, così come è stato per la cosiddetta cordata australiana. Tanto è vero che abbiamo detto agli australiani che, se avessero voluto usufruire della legge sugli stadi, avrebbero dovuto trovare un accordo come dice la legge, con il fruitore prevalente dell’impianto che, per quanto riguarda lo stadio, inevitabilmente non poteva che essere il Brescia Calcio. Per cui non mettiamo limiti alla provvidenza: se domani gli australiani o qualunque altro operatore, intendesse avanzare al Comune di Brescia una proposta, noi la valuteremmo con grandissima attenzione. Ovviamente sempre dentro la logica della sostenibilità. Per me è del tutto evidente che non possiamo cementificare un quartiere per compensare la realizzazione di uno stadio, dovrebbe comunque esserci un equilibrio ragionevole. Emilio Del Bono, se le dico edilizia, filiera del costruito, quali sono le sue considerazioni sul settore?
alla sua famiglia, al suo lavoro e alla sua città. Il 10 giugno 2013, sostenuto da una coalizione composta da Partito Democratico, Sinistra Ecologia e Libertà e Liste civiche, è eletto al ballottaggio sindaco di Brescia con il 56,53% delle preferenze, battendo il sindaco uscente Adriano Paroli. Nel 2018 si ricandida alla
Il settore edilizio è il perno dello sviluppo economico. Insieme alla manifattura, che a Brescia è molto forte, l’edilizia è il motore dell’economia, per cui se l’edilizia si ferma si ferma l’economia. Anzi, a dire la verità, l’edilizia trascina con sé un indotto molto più diffuso e anche un effetto economico molto più espanso, quindi per noi la ripresa degli investimenti nel settore dell’edilizia è fondamentale. Si tratta di una ripresa decisiva per una città. Questo dal punto di vista economico, aggiungo che è anche una grande opportunità di rigenerazione e innovazione, di modernizzazione della città. La più grande sfida che Brescia ha di fronte è propria quella di lavorare sull’aggiornamento e sul rinnovamento del proprio patrimonio abitativo, che è un patrimonio obsoleto e che presenta un grande margine di miglioramento, parlo di consumo energetico, della normativa antisismica, della domotica e credo ci sia una grande prateria su cui lavorare. Rischiamo, o forse è già una spiacevole realtà, una nuova fase di recessione tecnica. Molti comuni hanno progetti bloccati per interventi di piccole e medie dimensioni, che nella loro globalità potrebbero aiutare crescita e sviluppo. Come uscire da questo paradosso? Davvero è sempre e solo colpa della burocrazia? Non è solo colpa della burocrazia. Sicuramente la normativa in materia di appalti e la normativa complessiva della pubblica amministrazione appesantiscono e rallentano il per-
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carica di sindaco, sempre sostenuto da una coalizione di centrosinistra, e alle elezioni del 10 giugno è rieletto al primo turno con il 53,86% dei voti, battendo la candidata del centro-destra Paola Villardi. È stato capogruppo del Partito Democratico nel Comune di Brescia e Consigliere nazionale dell’Anci (Associazione
nazionale comuni d’Italia). Libero professionista e docente in materia di sicurezza sul lavoro, nel tempo libero, suona la chitarra ed è un curioso lettore di riviste di architettura. È appassionato di libri gialli e di musica, ama la montagna e le passeggiate in Valle Camonica.
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In alto il Sindaco Del Bono parla con gli addetti ai lavori nel cantiere del Palaleonessa. In basso, il primo cittadino durante un viaggio a Troyes per la cerimonia di gemellaggio con la città francese.
corso. Ma non credo sia l’unica ragione, c’è anche la mancanza di risorse che è purtroppo un elemento endemico nel sistema degli enti locali da molti anni. Sbagliando, lo Stato centrale per raggiungere i parametri di Maastricht e per ridurre il peso del deficit, ha stretto completamente la possibilità degli enti locali di essere il motore degli investimenti. I comuni hanno meno risorse di quante ne avessero in passato, molte meno risorse, sia in parte corrente sia in conto capitale, quindi in termini di investimenti. Aggiungo che hanno anche meno risorse umane, perché sono venuti a mancare, con il blocco del turnover, molte competenze e molte professionalità che all’interno dei comuni rappresentavano una grandissima energia, parlo per esempio della progettazione, del controllo e della velocizzazione della procedura amministrativa. Quindi
i comuni sono comunque la leva decisiva per il futuro del Paese. Se ripartono gli investimenti dei comuni, riparte anche il sistema territoriale. Noi, un pezzo di questa strada abbiamo provato a rimetterla in moto, tra investimenti diretti e investimenti indiretti, cioè a scomputo di oneri, negli ultimi cinque anni abbiamo investito centotrenta milioni di euro di investimenti pubblici. Credo che se lo Stato scommettesse di più sui comuni, se ci permettesse di investire maggiori risorse, un comune come Brescia in un quinquennio potrebbe anche investire anche più di duecento milioni di euro. Il Comune di Brescia ha aderito al Campus Edilizia Brescia, come giudica, da amministratore, l’iniziativa e cosa si aspetta in concreto da quel tavolo di corresponsabilità e condivisione progettuale? Io penso sia finita la stagione in
cui il comune, inteso nel senso di ente pubblico, che agisce in solitudine o addirittura si erge sulle parti in modo gerarchico e anche un poco supponente. Penso invece che il comune possa svolgere, ovviamente rispettando le sue competenze e il suo ruolo, una funzione anche di regista e quindi abbia il compito di aprire tavoli di collaborazione, di confronto e anche di accettare le sfide che gli vengono poste. Sfide progettuali, d’innovazione, sfide di infrastrutturazione, sfide di professionalità e di ricerca. Mi aspetto che quel tavolo sia in grado di far funzionare quello che tutti vorremmo funzionasse: il Sistema Brescia, ma che a volte pecca proprio per quelli che in passato chiamavamo compartimenti stagni, cioè ognuno è andato avanti per la sua strada. Oggi non è più stagione, le risorse sono poche, le professionalità sono richieste
da tutti, e poi bisogna avere una visione comune, un orizzonte comune, una vision condivisa. Personalmente, da questo tavolo mi aspetto proprio l’emergere di una visione comune e condivisa sulla città e sul suo futuro. Sindaco, come potrebbe Brescia valorizzare meglio la sua centralità logistica, data la posizione strategica sul corridoio Milano — Venezia? Brescia non è in ritardo rispetto a altre comunità italiane, anzi devo dire che, non per merito mio ma grazie alla lungimiranza di chi mi ha preceduto, oggi Brescia è all’interno di una rete di mobilità e di infrastrutturazioni strategiche, penso ad esempio alle tre autostrade, non solo le storiche Milano-Venezia e Brescia-Piacenza, ma penso anche alla Brebemi, che è stata una scelta che io ho condiviso e che continuo a condividere. Siamo al centro di un’operazione d’investimento su ferro, mi riferisco all’alta velocità, di cui sono un convinto assertore, quindi spero che questo lavoro proceda. Ora siamo collegati con Milano ma bisogna continuare il percorso per essere collegati con Venezia stare dentro il corridoio europeo, quindi procedere in questa direzione. Penso che l’aver fatto la scelta di realizzare la metropolitana leggera automatica all’interno dell’area urbana sia stata una grande scelta logistica, che sta attraendo persone e capitali. Credo che vada completata la cosiddetta “Corda molle”, intervento di caratura provinciale fonmaggio/giugno/2019
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Per sviluppare un programma sempre più a favore della viabilità e della logistica di persone e di imprese bisogna completare la “Corda molle” e discutere seriamente la questione dell’aeroporto Brescia-Montichiari
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porto ne è una testimonianza diretta. Quindi, per dirla con uno slogan, se dovessi scommettere sul futuro scommetterei sul rafforzamento del ruolo di Brescia nella Lombardia Orientale, sviluppando con decisione dall’interno il Sistema Lombardo. Quale Brescia immagina per i prossimi decenni? Una Brescia che cresce in maniera serena, in maniera equilibrata, quindi mi immagino una Brescia sicuramente più ricca di intelligenze, più ricca di professionalità, più sicura di sé, e più consapevole del proprio ruolo. Il ruolo, non solo di una grande provincia, ma di una grande area territoriale che è appunto la Lombardia Orientale. Brescia è destinata a essere la capitale della Lombardia Orientale. Intendendo per Lombardia Orientale: Bergamo, Cremona, Mantova e Brescia. Noi siamo per nostra natura,
Sono molte diverse, il ruolo di parlamentare è un ruolo di produzione della norma e di relazione molto distante, più mediata, possiamo dire, con il territorio, anche se io ho fatto il deputato di collegio. Però, fare il sindaco è completamente diverso, vivi un’esperienza più difficile, molto più difficile, molto più dispendiosa dal punto di vista delle energie, ma decisamente Se dovessi scommettere più gratificante. sul futuro punterei La vittoria al primo sul rafforzamento turno le ha trionfaldel ruolo di Brescia mente aperto le nella Lombardia Orientale porte del secondo mandato e messa in luce a livello nazionale. Quali i ruoper nostra collocazione e per li possibili per lei nel Pd, ora a nostra forza la capitale di trazione Zingaretti, e nella poquest’area. litica italiana in un prossimo fuOnorevole Del Bono, meglio turo? l’esperienza parlamentare o Credo nessuno. Dal punto di viquella di primo cittadino? sta del mio ruolo a livello nazio-
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damentale, che chiude la città e l’area metropolitana urbana, favorendo la viabilità, la mobilità e la logistica delle persone e delle imprese. Quello che manca, secondo me, l’unico grande tassello mancante, riguarda l’effettivo sviluppo dell’aeroporto di Brescia-Montichiari, su cui dovremo doverosamente, dico come istituzioni e come sistema economico e produttivo, arrivare a una svolta, che sino ad oggi non c’è stata ma che ora è necessaria più che mai. Siamo “alleati” di Milano per il controllo di A2A e con Verona per l’aeroporto di Montichiari. In realtà quando in città e in provincia si affronta il tema delle alleanze si percepisce il disagio tipico di chi è abituato a fare da sé. E alla fine non sbocciano collaborazioni convinte e sistemiche. Non si rischia, non decidendo, di perdere delle occasioni di crescita? Io su Milano sono più tranquillo perché il peso che Brescia ha all’interno di A2A è equivalente a quello di Milano e credo che lo abbiamo dimostrato nell’indicazione degli sviluppi strategici e industriali nostri e di Milano. E quindi mi preoccupa meno la forza di Milano, che è una forza autonoma, che potrebbe persino riverberare positivamente i suoi effetti anche su Brescia. Sono più critico nei confronti della parte veronese e della parte veneta, perché in quella direzione non siamo mai riusciti a costruite dei rapporti solidi e il fallimento dell’aero-
Emilio Del Bono è appassionato di sport. Nelle foto l’inaugurazione di due campi da calcio: il primo al Pampuri a Sanpolino e il secondo al centro sportivo Badia.
nale non ho ambizioni particolari, non punto a fare nulla di più, che non fare bene il sindaco, che è già davvero molto impegnativo e non mi pongo traguardi speciali nei prossimi anni. Che spazio ha la musica nella vita di Emilio Del Bono? Un grande spazio, per me la musica ha rappresentato una grande passione da ragazzo e poi successivamente, forse il vero sogno nel cassetto, se possiamo definirlo così. Poi non ho avuto modo di coltivarla, però rimane la benzina emozionale, nel senso che quando hai bisogno di ricaricare le batterie, un buon concerto, un buon disco, fanno la differenza.
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Positive indicazioni dalle serate con le imprese Il format ha proposto alcuni temi che toccano in modo particolare le imprese. Apprezzata la competenza dei funzionari di Ance Brescia e grande soddisfazione per le nuove adesioni.
Gli incontri hanno consegnato un’immagine positiva ed efficace dell’attività di Ance Brescia, sia sul piano della consulenza e dei servizi erogati, sia in tema dell’azione di lobbying che, dal livello locale a quello nazionale ed europeo, l’associazione di via Foscolo esprime con concreti ritorni per la vita delle imprese.
ei primi mesi del 2019 Ance Brescia ha organizzato un intenso ciclo di incontri per confrontarsi con gli imprenditori associati che operano nei vari territori della provincia bresciana. Gli appuntamenti, aperti comunque a tutti i costruttori interessati a conoscere l’Associazione di via Foscolo, hanno coinvolto le imprese dislocate in cinque macro-aree: Vallecamonica; Valsabbia e Garda; Pianura occidentale; Bassa Bresciana; Brescia, Hinterland e Valtrompia. L’iniziativa, accolta con entusiasmo e partecipazione, ha permesso ad Ance Brescia di ottenere informazioni preziose per orientare le decisioni strategiche e operative che guideranno l’Associazione nel breve e medio periodo. “Ci siamo presentati agli associati — commenta il presidente Tiziano Pavoni — dopo un approfondito lavoro preparatorio, profondamente con-
vinti che il coinvolgimento e il confronto nelle varie aree della nostra provincia, fossero ingredienti fondamentali per conoscere sempre più approfonditamente le esigenze delle imprese associate”. Gli incontri di zona hanno messo in luce l’impegno di Ance Brescia, che ha trasmesso un’immagine positiva ed efficace dell’attività svolta in questi anni. “Si è trattato di una scelta vincente — sostiene il direttore Alessandro Scalvi — che ha suscitato interesse e consentito nuove adesioni, sinora una quindicina, e nuovi interessanti contatti. Probabilmente ha positivamente contribuito l’adozione di un format dinamico e imperniato sulla valorizzazione
delle competenze della nostra struttura, che ha visto protagonisti i nostri funzionari”. Degli stessi, come rivelano molte testimonianze dei partecipanti, sono stati apprezzati la competenza e l’efficacia dell’esposizione. “Abbiamo capito — commentavano in una serata Franco e Marco, impresari edili di aziende di medie dimensioni — che la nostra associazione rappresenta un riferimento imprescindibile, particolarmente utile per supportare le nostre imprese e per affrontare con efficacia le molte problematiche che viviamo quotidianamente”. Sostanzialmente unanime è stato il parere raccolto tra i 347 imprenditori che hanno partecipato all’iniziativa. maggio/giugno/2019
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Alberto Bergomi Vorrei che i ragazzi tornassero a scegliere percorsi professionali e di studi legati al comparto edile Il neoeletto presidente del Gruppo Giovani costruttori di Ance Brescia rimarca le grandi opportunità del settore del costruito per gli imprenditori junior. Il progetto Macroscuola, un’occasione per capire cosa ne pensano gli studenti.
di Adriano Baffelli
Alberto Bergomi, quali sono gli obiettivi principali che il Gruppo Giovani di Ance Brescia si propone di raggiungere con la sua presidenza? L’impegno del Gruppo Giovani di Ance Brescia ha come obiettivo quello di contribuire a far crescere di nuovo il settore del costruito, a incrementare l’attenzione verso il mondo edilizio, coinvolgendo soprattutto i giovani, e riservando attenzione anche verso i dipendenti del comparto. È importante dare fiducia e tornare a credere in un settore penalizzato da oltre dieci anni di crisi. Prima della recessione economica, infatti, il mattone per le famiglie e per molti operatori economici, rappresentava un investimento sano e sicuro. L’edilizia, inoltre, costituiva un’interessante fonte di lavoro e di guadagno anche per moltissimi giovani. Vorrei contribuire, insieme ai giovani colleghi del nostro Gruppo, a fare in modo che i bresciani e gli italiani riacquistino fiducia nei costruttori e che i ragazzi tornino a scegliere percorsi professionali e di studi legati al settore edile. 58
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Che cosa porta della sua esperienza imprenditoriale nell’attività associativa? Sicuramente la voglia di mettersi in gioco, di pensare al costruttore come ad una figura nobile e di credere nelle potenzialità della digitalizzazione. L’esperienza imprenditoriale insegna anche a risolvere in tempi rapidi i problemi e a lavorare in team, a coinvolgere altre persone in un progetto per la realizzazione di uno stesso obiettivo. Presidente Bergomi, quali aspetti dell’esperienza associativa ritiene portino vantaggi all’attività aziendale? L’associazione trasmette un senso di sicurezza, perché permette di essere seguiti e tutelati nella maniera corretta. È un aiuto concreto, fondamentale per la comprensione di alcuni meccanismi burocratici, quali, ad esempio, quelli che regolano il sistema previdenziale. Far parte in prima persona del Collegio costruttori e della sua parte politica è servito, quindi, a conoscere alcuni concetti chiave, alcuni procedimenti utili anche nella gestione di un’azienda. L’ultimo aspetto che mi preme evidenziare riguarda le relazioni: l’associazione insegna a valorizzare le persone, a mettere al centro i rapporti tra individui. Che cosa significa gestire un’azienda a soli 21 anni? In realtà, già a 18 anni ho iniziato ad affiancare mio padre alla Bergomi costruzioni. Poco dopo, purtroppo, mia madre si è ammalata e venne a mancare, per cui iniziai a gestire direttamente l’attività. In dieci anni l’azienda è passata da un milione a quattro milioni di euro di fatturato annuo, aumentando il numero di commesse e di dipendenti. Ha ottenuto certificazioni, migliorato gli aspetti societari e differenziato gli investimenti. Parallelamente, abbiamo aperto un paio di ristoranti, ci siamo indirizzati al settore vitivinicolo e abbiamo portato a termine operazioni immobiliari dirette.
I giovani costruttori guardano al futuro, consapevoli che competenza e innovazione saranno determinanti per la nuova edilizia.
Quando discutete all’interno del Gruppo Giovani di futuro, quali scenari emergono per il settore edile tra dieci o venti anni? Siamo consapevoli, ad esempio, che non ci sia più la continuità che per decenni ha caratterizzato il settore: tra dieci o vent’anni, l’80% delle maestranze molto probabilmente saranno straniere. Anche per tale rilevante aspetto, ci chiediamo: “saremo ancora in grado di gestire il tutto”? Sicuramente ci preoccupano gli aspetti burocratici e legislativi, ma guardiamo al futuro e al mercato di domani con ottimismo e fiducia perché, dai confronti e dalle riflessioni all’interno del Gruppo Giovani, con i colleghi costruttori più esperti e con le figure professionali del settore del costruito, emergono le grandi potenzialità che il comparto riserva per i prossimi decenni: si pensi alle opportunità di lavoro, crescita e occupazione, legate alla necessità di riqualificare edifici pubblici e buona parte delle aree urbane. È del tutto evidente che ci siamo avviati sulla strada di una nuova edilizia, assai più rispettosa dell’ambiente, che non consuma nuovi terreni ma che, piuttosto, contribuisce a rinnovare strutture pri-
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Rinnovato il Gruppo Giovani di Ance Brescia
vate e pubbliche, migliorando così, anche la qualità della vita dei cittadini. Quali sono gli aspetti principali del progetto Macroscuola che vede protagonista il Gruppo Giovani di Ance Brescia? Il progetto Macroscuola permette al Gruppo Giovani di parlare a ragazzi di undici, dodici, tredici anni e di avere un feedback sul futuro della nostra popolazione. Questi momenti di confronto costituiscono senza ombra di dubbio un’ottima opportunità, che ci permette di capire come ragionano gli studenti e quali siano le loro aspirazioni. È interessante capire il trend: attualmente solo due giovani su cento vorrebbero fare l’architetto, un esempio di come la filiera del costruito sia oggi percepita con scarso appeal da parte delle nuove generazioni. “Macroscuola” incoraggia i ragazzi a immaginare la loro “scuola ideale”, tuttavia, se si guardano le strutture degli istituti dove studiano, è facile imbattersi in edifici superati, vecchi e inquinanti, che costano parecchio dal punto di vista energetico. Alberto, come spiega la riluttanza dei ragazzi ad iscriversi alla scuola edile, nono-
Alberto Bergomi nuovo presidente dei Giovani Costruttori Il ringraziamento ad Emilia Ardesi, presidente uscente dopo sei anni di impegno
BRESCIA — Alberto Bergomi è il nuovo presidente del Gruppo Giovani di Ance Brescia - Collegio dei Costruttori edili e sino al 2022 sarà affiancato nell’incarico dai due vicepresidenti Santo Prandelli e
Francesca Scolari. I tre sono stati eletti dal rinnovato Consiglio, a sua volta eletto dall’Assemblea dei Giovani Costruttori, nel quale insieme a loro siedono i consiglieri: Michelle Amadei, Severino Arici, Ivan Cancelli, Davide Castelli, Luca Pavoni, Nicola Zogno. L’età dei consiglieri media è di circa trent’anni. Trentunenne, di Rovato, geometra, Bergomi guida da dieci anni l’impresa Bergomi Costruzioni, fondata dal padre nel 1970; l’azienda si occupa di costruzioni civili e industriali e appalti pubblici in tutto il Nord Italia. Iscritto dal 2014 al Gruppo Giovani, consigliere dal 2016 e referente per la zona IseoFranciacorta. Nel corso del suo mandato come consigliere ha seguito progetti di particolare rilevanza, come il concorso “Macroscuola”, rivolto alle scuole di tutta Italia, distinguendosi per l’impegno nei rapporti con gli istituti scolastici. È stato anche componente del Comitato Tecnico Scientifico dell’Istituto Tartaglia di Brescia. “Prima di ogni azione e programma, al quale ho iniziato da subito a lavorare per poterlo presentare al Consiglio di marzo — afferma Alberto Bergomi — il mio ringraziamento va a Emilia Ardesi, prima che collega, amica con dei valori umani non comuni e al mio direttivo per la fiducia accordata, nella speranza in questo periodo, non facile per il nostro settore, di rappresentare Brescia in Italia con l’importanza che merita”. Ardesi ha guidato per due mandati triennali il Gruppo e Bergomi intende operare nel segno della continuità, tanto che i due vicepresidenti ricoprivano la stessa carica nel Consiglio uscente. Il debutto di Bergomi con il nuovo ruolo nel mondo associativo di Ance Brescia è previsto giovedì 28 febbraio, nell’incontro di zona dell’organizzazione di via Foscolo, ospitato nell’Auditorium del Centro Paolo VI in via Guglielmo Marconi 15 a Concesio. Sarà proprio il leader dei Giovani a introdurre l’intervento di Tiziano Pavoni, presidente di Ance Brescia.
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Ance informa Corsi di formazione Eseb giugno 2019 Le sedi Eseb di Brescia e Breno ospiteranno nuovi corsi di formazione a partire dal mese di giugno. Per consultare l’elenco degli eventi formativi visitare il sito www.ancebrescia.it
Apprendistato alta formazione. Richiesta disponibilità da parte delle imprese associate
Il concorso d’idee Macro scuola Promosso dai giovani dell’Ance, il concorso stimola gli studenti degli istituti secondari di primo grado a ideare e progettare la propria scuola ideale. Affiancati dagli insegnanti e dai tutor del Gruppo Giovani Costruttori, i ragazzi hanno la possibilità di ripensare gli spazi dove studiano sulla base delle più attuali norme di sicurezza e di efficienza energetica. Con Ance, la riprogettazione delle scuole dal punto di vista architettonico e funzionale diventa un’esperienza didattica di grande valore formativo.
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stante le molte opportunità offerte dalla filiera del costruito? Dal punto di vista educativo la famiglia è fondamentale, ma forse anche perché ci si è imborghesiti, molto spesso i genitori preferiscono tenere i figli a casa. Se il 10% dei ragazzi che da piccoli giocano con le ruspe e gli escavatori fossero indirizzati al settore edile, avremmo molti più operatori. In passato, il cantiere era certamente più rischioso e presentava diversi problemi di sicurezza, ma ora non è più così e dobbiamo impegnarci a cambiare l’errata visione del nostro settore da parte della maggioranza dei non addetti ai lavori. Nel mondo del costruito c’è opportunità di guadagno, di crescita e di lavoro. Ci tengo a ribadire questo punto perché il cantiere di un tempo non esiste più e le persone devono rendersene conto. Qual è il coinvolgimento del Gruppo giovani nelle principali iniziative di Ance Brescia, ad esempio il Protocollo per la legalità? Il Gruppo Giovani è la classe dirigente del Collegio costruttori di domani. È una palestra, una scuola di vita dove s’impara a relazionarsi, a parlare in pubblico, a capire diversi meccanismi. Viaggiando pari pari con i senior, si vivono le stesse intense esperienze. Come i senior partecipiamo ad Ance nazionale, portando sul tavolo problemi concreti, dalle scuole fatiscenti ai ponti da sistemare, e sostenendo di-
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Sensibilizzare i giovani imprenditori e spingerli a iscriversi ad Ance Brescia è un punto di partenza positivo per la crescita del settore
segni di legge inderogabili, tra i quali il tanto discusso “sblocca cantieri”. Cerchiamo, inoltre, di sensibilizzare la popolazione e i professionisti su alcuni temi e promuovere misure veloci ed efficaci. Sono contento ed orgoglioso che Ance Brescia sia fortemente impegnata sul versante della legalità. Lo sono, perché la legalità deve essere la nostra bandiera, perché nella legalità si opera meglio e ci sono più opportunità per le imprese più capaci, preparate e innovative. Ritengo che l’esperienza senior e la nostra mentalità costituiscano un mix vincente. Sensibilizzare i giovani imprenditori e spingerli a iscriversi ad Ance Brescia è un punto di partenza positivo per la crescita del settore e per il miglioramento della sua immagine presso l’opinione pubblica.
Le imprese interessate all’assunzione di Tecnici Superiori in Apprendistato di Alta Formazione e Ricerca, (art. 45 del D.lgs. n. 81/2015) sono pregate di manifestare la propria disponibilità inviando una mail a direzione@ancebrescia.it
Contributi alle Mpmi per l’innovazione nell’ambito del progetto Pid La Cciaa di Brescia stanzia un fondo di 600mila euro a favore delle micro piccole medie imprese bresciane per diffondere la “cultura digitale” tra le Mpmi e per sostenere economicamente iniziative di digitalizzazione implementate dalle aziende del territorio in parallelo con i servizi offerti dai costituendi Pid (Punti Impresa Digitale). Per maggiori informazioni consultare il sito www.ancebrescia.it
Programma europeo Life Nell’ambito del sostegno del programma Life alla strategia europea per la plastica in un’economia circolare, saranno stanziati finanziamenti per aiutare i produttori a riutilizzare la plastica. Il programma si articola in due sottoprogrammi con diverse tipologie di progetti a varia scadenza (tra l’8/6/2019 e il 12/9/2019). Per saperne di più consultare il sito www.ancebrescia.it
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ance brescia SERGIO LUSSIGNOLI
Il comparto edile è ancora lontano dal tornare a vivere i suoi anni d’oro. Nonostante il periodo più buio sia ormai alle spalle, sembra che il settore delle costruzioni fatichi a ingranare una marcia più alta per riprendere la corsa e imporsi sul mercato internazionale. Tenendo presente questo difficile contesto, abbiamo domandato all’Ingegner Massimo Angelo Deldossi — costruttore, presidente dell’Eseb (Ente Sistema edilizia Brescia), recentemente nominato vicepresidente di Federcostruzioni, e componente del Comitato di presidenza di Ance Brescia — di illustrarci le misure e i provvedimenti che potrebbero venire incontro al comparto e valorizzare opportunità e investimenti sul mattone, tenendo conto della necessità di innovarsi e sposare l’utilizzo delle nuove tecnologie. Ingegner Deldossi, secondo la sua esperienza, quali sono le priorità per il rilancio del mercato immobiliare italiano? In sintesi, quali richieste avanza il Consiglio direttivo di Federcostruzioni per aiutare le imprese della filiera delle costruzioni? 62
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Massimo Deldossi Lavoriamo alla promozione di soluzioni concrete per l’ammodernamento della filiera del costruito
Il vicepresidente di Federcostruzioni e presidente di Eseb illustra i vantaggi del sistema Open Building Information Modeling e la necessità di edificare in un’ottica 4.0. Cooperazione, innovazione e digitalizzazione per un Paese più efficiente e competitivo. di Adriano Baffelli
Risulta necessario allentare la stretta creditizia che continua a gravare sulle piccole e medie imprese italiane, tessuto fondante dell’industria del nostro Paese, e a pesare sulle famiglie che vogliono aprire un mutuo per acquistare o cambiare casa. Un altro aiuto indispensabile potrebbe arrivare da una semplificazione normativa e dalla disponibilità di investimenti per la realizzazione di opere volte alla rigenerazione urbana e alla riqualificazione immobiliare. Puntare l’attenzione sulle politiche per la città fa bene sia all’Italia in termini di occupazione, sicurezza e sostenibilità, sia al comparto del mattone. Federcostruzioni lavora alla promozione di soluzioni concrete per l’ottimizzazione delle risorse, l’ammodernamento della filiera e la ripresa del mercato immobiliare italiano. Per questo motivo domanda al Governo scelte assennate ma rapide, volte al rilancio degli investimenti in infrastrutture e opere pubbliche che mirano alla riqualificazione del patrimonio abitativo esistente, con particolare riguardo per i temi relativi a innovazione, efficienza energetica e dissesto idrogeologico.
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L’innovazione è sicuramente uno dei “salvagente” che può tenere a galla e assicurare un futuro al settore del costruito, grazie alle sue ricadute positive sulla qualità dei prodotti, sugli investimenti, sulla formazione degli addetti ai lavori e sul rilancio dell’occupazione. Quali elementi sono necessari per potersi reinventare sfruttando le tecniche e le competenze di ultima generazione? Per ottenere il massimo dei benefici dalle nuove tecnologie e dalle recenti innovazioni è necessario che la filiera del costruito passi da un approccio competitivo a uno collaborativo. Lo scambio di informazioni sugli interventi in corso può costituire un apporto significativo per le professionalità coinvolte nel settore delle costruzioni. A favorire un processo di condivisione e cooperazione è l’Open Bim, un’opportunità importante per la progettazione, realizzazione e gestione degli edifici secondo standard e criteri aperti. L’Open Bim si basa sul Building Information Modeling, una piattaforma digitale nazionale accessibile a tutte le imprese della filiera e utile a costruire un Paese più moderno,
sostenibile, sicuro ed efficiente. Fondere insieme cooperazione e competizione in una proficua “coopetition” è diventato ormai un presupposto imprescindibile per portare avanti gli obiettivi del comparto e reinventarsi in base alle più recenti esigenze espresse dal mercato. L’innovazione porta indirettamente dei miglioramenti a livello di sicurezza sociale e di sicurezza sul lavoro, temi molto delicati dai quali non si può e non si deve prescindere. Qual è, in questo senso, l’impegno di realtà quali Ance, Eseb e Federcostruzioni? Nel nostro Paese quasi l’80% degli edifici è stato costruito sulla base di normative non conformi agli attuali livelli di sicurezza. Uno dei compiti e degli oneri di Ance Brescia e di Eseb è certamente quello di diffondere la cultura della sicurezza e della prevenzione, organizzando momenti di formazione e corsi di aggiornamento che possano informare gli addetti ai lavori sui rischi oggettivi della vita in cantiere e sulla necessità di un ammodernamento della filiera. Compito delle Scuole Edili è anche quel-
lo di sensibilizzare i futuri professionisti del settore sui problemi ambientali. Proprio riguardo a questo tema, Federcostruzioni si sta battendo per la stesura di un programma di manutenzione straordinaria che metta in sicurezza antisismica gli edifici esistenti e tuteli le aree a rischio idrogeologico. L’innovazione e la digitalizzazione del settore del costruito possono indubbiamente apportare concreti miglioramenti alla sicurezza del patrimonio edilizio. Partecipando al Progetto Smart Living ci siamo mossi proprio in questa direzione, contribuendo a monitorare e prevenire eventuali problematiche che possono insorgere a seguito di complicazioni strutturali degli edifici. Ad aver caro il tema delle abitazioni “intelligenti” è Federcostruzioni, che promuove la realizzazione di Edifici 4.0 e sottolinea il contributo che la digitalizzazione potrebbe fornire a supporto delle fasi critiche della produzione edilizia. A proposito di quest’ultimo punto, nel manifesto di Federcostruzioni pubblicato lo scorso anno si parla proprio di Edifici 4.0 e di “riqualificazione digitale” del patrimonio immobiliare esistente. Quali vantaggi può portare la digitalizzazione del comparto edile alla rigenerazione urbana del Paese? Federcostruzioni ha redatto un Manifesto che riporta dieci proposte per la digitalizzazione, a tutti i livelli, della filiera delle Costruzioni, perché crede fermamente nel contributo concreto che l’utilizzo del Bim può portare al comparto edile e alla collettività. Attuare il Decreto Bim negli appalti pubblici e diffondere i processi di digitalizzazione nei lavori privati ha effetti positivi sul mercato delle costruzioni poiché implica l’acquisizione di un modello informativo chiaro, trasparente, integrato, completo in tutte le sue parti e circolare. Si può fare un salto di qualità riducendo i
eseb Dal 2015 l’Ente Sistema
Edilizia Brescia raggruppa le funzioni che erano suddivise tra il Comitato Paritetico Territoriale di Brescia e provincia e la Scuola Edile Bresciana. Oggi è un punto di riferimento per la formazione e i servizi al lavoro. Eseb organizza, infatti, corsi di qualificazione, riqualificazione, specializzazione e aggiornamento per apprendisti, operai, impiegati amministrativi, tecnici, quadri e altre figure del settore del costruito. Inoltre, l’Ente Sistema Edilizia Brescia offre servizi integrati e personalizzati per la ricerca di un’occupazione e si occupa di studio, sviluppo e trasferimento tecnologico di innovazioni di prodotto e di processo, di nuove tecnologie e di buone prassi per il settore.
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Dal 2009, in rappresentanza del mondo italiano delle costruzioni L’atto costitutivo di Federcostruzioni è stato firmato a Roma nel marzo del 2009 e, da allora, la Federazione rappresenta il mondo italiano delle costruzioni in tutte le sue componenti. Federcostruzioni fa parte di Confindustria e riunisce le cinque categorie produttive più significative di tutto il mercato edile e infrastrutturale (costruzioni edili e infrastrutturali; tecnologie, impianti e macchinari afferenti alle costruzioni civili; materiali per le costruzioni; progettazione; servizi innovativi e tecnologici), con il fine di evidenziare a livello politico, economico e istituzionale le istanze e gli interessi comuni del settore.
tempi di progettazione e abbattendo i costi di costruzione, migliorando la gestione delle operazioni e dei processi di realizzazione delle infrastrutture. Digitalizzando le fasi di pianificazione e costruzione, si può stimare un risparmio annuale tra i 20 e i 32 miliardi di euro, che potrebbe essere impiegato per garantire maggiori investimenti nel settore, innovare la produzione, assumere personale qualificato e dare vita a opere sostenibili e di qualità nel rispetto dei tempi prestabiliti. Ingegner Deldossi, in termini di efficienza energetica, di quali miglioramenti può beneficiare un immobile a seguito della sua digitalizzazione? La digitalizzazione offre una gestione razionale dei parametri prestazionali di un edificio, attraverso la misurazione, il controllo e la regolazione dei valori termoigrometrici, d’illuminazione, di temperatura, di comfort e di qualità dell’aria. Dal punto di vista energetico, l’utilizzo di tecnologie digitali, interconnesse tra loro, permetterebbe di ridurre i consumi e gli sprechi, diminuire i costi, aumentare le prestazioni e le performance degli impianti, favorire un utilizzo più consapevole dell’energia e porre le basi per la realizzazione di Smart Grid, spronando l’utilizzo di energie rinnovabili che hanno, inevitabilmente, delle ricadute positive sull’ambiente e sulla salute dei cittadini. Le reti elettriche intelligenti assicurano la distri64
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buzione dell’energia e lo scambio di informazioni in senso bidirezionale, consentendo a produttori e consumatori di interagire. Le tecnologie permettono di monitorare costantemente il flusso elettrico, convogliando il surplus di energia dove necessario, a seconda delle diverse esigenze. Federcostruzioni ha avanzato altre proposte per il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici? Ce ne può menzionare alcune tra le più significative? Oltre alla promozione di un piano di costruzioni 4.0 per favorire la realizzazione di edifici ad alta efficienza energetica (Nzeb), Federcostruzioni sostiene la necessità di rinnovare l’interno parco edilizio nazionale, estendendo l’obbligo di riqualificazione energetica anche a tutte le categorie di immobili pubblici. Per portare avanti questo obiettivo, è doveroso premiare chi utilizza materiali e strumentazioni tecniche che garantiscono il mantenimento delle prestazioni energetiche per tutto il ciclo di vita operativa di un impianto. Non solo, è indispensabile rendere continuativa la disponibilità di sistemi incentivanti quali ecobonus e sismabonus, e intervenire sul sistema fiscale per rimuovere quegli elementi che frenano gli interventi di rigenerazione urbana. La Federazione propone, in primo luogo, di introdurre un regime di tassazione agevolata per favorire la sostituzione edi-
lizia di vecchi fabbricati con immobili dalle performanti prestazioni energetiche e antisismiche. È fondamentale cambiare le regole del gioco: è assurdo che, al giorno d’oggi, chi investe nel prodotto nuovo e di qualità venga penalizzato rispetto a chi acquista un immobile da rinnovare completamente dal punto di vista strutturale ed energetico. L’ultimo punto del Manifesto prevede la realizzazione di un quadro normativo a supporto della digitalizzazione. Può accennarci come intende muoversi, a questo proposito, Federcostruzioni? Federcostruzioni mira a porre le basi per la realizzazione di un quadro normativo che incoraggi e sostenga l’adozione del digitale da parte degli operatori dell’intera filiera del costruito. Purtroppo, a livello nazionale, questo processo non è ancora concluso ed è in fase di discussione, ma la Federazione si impegna a fornire precisi riferimenti normativi per l’applica-
zione del decreto sul Bim, sottolineando le forti potenzialità della piattaforma open source (Open Bim), in grado di rendere più efficiente, trasparente ed economica la costruzione di opere pubbliche e private. La digitalizzazione di un edificio permetterebbe, inoltre, di ottenere una Carta d’Identità Digitale dell’Edificio (Cide) contenente tutti i dati e le peculiarità che caratterizzano l’immobile e che indirizzeranno i futuri interventi di manutenzione. Per questo motivo, la proposta è quella di integrare questa fotografia dello stato dell’edificio nel catasto digitale e nel Sistema Informativo Territoriale (Sit). Per portare avanti il processo di digitalizzazione è necessario, inoltre, il sostegno delle istituzioni al completamento del progetto InnoVance, in modo da realizzare una banca dati nazionale, accessibile a tutti, basata su librerie Bim e contenente tutte le informazioni utili agli addetti ai lavori.
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