CONCESSIONARIA ESCLUSIVA
PER BRESCIA E BERGAMO
Anche quest’anno il contributo dell'Associazione è destinato a Fondazione ANT, a supporto delle attività di assistenza medica domiciliare gratuita ai malati oncologici
Il Presidente, il Consiglio Generale, il Consiglio di Presidenza e il Direttore di Ance Brescia rivolgono a tutti gli associati i migliori auguri di
Buon Natale e Sereno Anno Nuovo!
2025
Calendario
Gennaio | January
L / M 6 13 20 27
M / T 7 14 21 28
M / W 1 8 15 22 29
G / T 2 9 16 23 30
V / F 3 10 17 24 31
S / S 4 11 18 25
D / S 5 12 19 26
Aprile | April
L / M 7 14 21 28
M / T 1 8 15 22 29
M / W 2 9 16 23 30
G / T 3 10 17 24
V / F 4 11 18 25
S / S 5 12 19 26
D / S 6 13 20 27
Luglio | July
L / M 7 14 21 28
M / T 1 8 15 22 29
M / W 2 9 16 23 30
G / T 3 10 17 24 31
V / F 4 11 18 25
S / S 5 12 19 26
D / S 6 13 20 27
Ottobre | October
L / M 6 13 20 27
M / T 7 14 21 28
M / W 1 8 15 22 29
G / T 2 9 16 23 30
V / F 3 10 17 24 31
S / S 4 11 18 25
D / S 5 12 19 26
Febbraio | February
L / M 3 10 17 24
M / T 4 11 18 25
M / W 5 12 19 26
G / T 6 13 20 27
V / F 7 14 21 28
S / S 1 8 15 22
D / S 2 9 16 23
Maggio | May
L / M 5 12 19 26
M / T 6 13 20 27 M / W 7 14 21 28 G / T 1 8 15 22 29
V / F 2 9 16 23 30
S / S 3 10 17 24 31 D / S 4 11 18 25
Agosto | August
L / M 4 11 18 25
M / T 5 12 19 26 M / W 6 13 20 27
G / T 7 14 21 28
V / F 1 8 15 22 29
S / S 2 9 16 23 30
D / S 3 10 17 24 31
Novembre | November
L / M 3 10 17 24
M / T 4 11 18 25 M / W 5 12 19 26 G / T 6 13 20 27
V / F 7 14 21 28
S / S 1 8 15 22 29 D / S 2 9 16 23 30
Marzo | March
L / M 3 10 17 24 31
M / T 4 11 18 25 M / W 5 12 19 26 G / T 6 13 20 27
V / F 7 14 21 28 S / S 1 8 15 22 29 D / S 2 9 16 23 30
Giugno | June
L / M 2 9 16 23 30
M / T 3 10 17 24
M / W 4 11 18 25
G / T 5 12 19 26
V / F 6 13 20 27
S / S 7 14 21 28
D / S 1 8 15 22 29
Settembre | September
/ M 1 8 15 22 29 M / T 2 9 16 23 30 M / W 3 10 17 24 G / T 4 11 18 25
V / F 5 12 19 26
S / S 6 13 20 27
D / S 7 14 21 28
Dicembre | December
/ T 2 9 16 23 30
/ W 3 10 17 24 31
/ T 4 11 18 25
/ F 5 12 19 26
/ S 6 13 20 27
/ S 7 14 21 28
Massimo Angelo Deldossi
Presidente Ance Brescia
La Manovra di Bilancio non comprima gli investimenti
L’abbiamo chiesto a gran voce, come singoli imprenditori e come settore traino dell’economia italiana: serve una programmazione di medio-lungo periodo delle risorse per favorire un percorso di crescita, di modernizzazione e di sviluppo del Paese. Non possiamo dunque che accogliere positivamente un Piano strutturale nazionale di Bilancio su base quinquennale, per gli anni 2025-2029, che costituisce nel panorama normativo italiano un’innovazione programmatica orientata verso il medio periodo. Ne deriva un Piano potenzialmente in grado di superare la logica del brevissimo periodo e delle misure lampo che, purtroppo, ha caratterizzato anno dopo anno le Leggi di Bilancio dell’ultimo ventennio. Dietro l’entusiasmo per una programmazione quinquennale, si rivela però l’amarezza per la poca attenzione che la Manovra 2025 riserva agli investimenti e agli incentivi per la crescita, aprendo una stagione di risanamento di bilancio realizzata, come in passato, contenendo la spesa primaria corrente e tagliando i contributi agli investimenti per effetto del ridimensionamento dei bonus edilizi. Esprimiamo grande preoccupazione per gli effetti negativi che rischiano di ripercuotersi sul settore delle costruzioni, risultato determinante nell’ultimo triennio in termini di sviluppo e aumento dell’occupazione. Pesa, inoltre, l’assenza della proroga al 2025 delle misure relative al caro materiali per i lavori pubblici in corso di realizzazione. Un problema che continua a ostacolare la tempestiva realizzazione dei cantieri in Italia con prezzi che superano di circa il 30% i livelli di tre/quattro anni fa. La pluriennalità di una Manovra che si circoscrive al taglio ai livelli di spesa e alla riduzione del deficit penalizzerà per diversi anni le misure che guardano al futuro del Paese e che necessitano di investimenti pubblici mirati e urgenti. Più volte la spending review ha avuto come unico effetto quello di frenare le amministrazioni pubbliche, con gravi ripercussioni sul nostro Paese, nella spesa indirizzata alla manutenzione del territorio e delle infrastrutture esistenti. La Legge presenta numerosi tagli a programmi di spesa per investimenti in opere pubbliche di competenza degli enti territoriali: circa 8,9 miliardi di euro per il periodo 2025-2034, di cui 1,45 miliardi nel triennio 2025-2027. Ridotti, e in alcuni casi azzerati, i principali contributi agli investimenti territoriali, compresi quelli contro il rischio idrogeologico. Si prevedono 1,3 miliardi per piccole e medie opere, 800 milioni destinati al programma per la rigenerazione urbana e pari importo per i fondi per la progettazione.
E mentre, come Ance, abbiamo evidenziato alcune delle linee strategiche sulle quali la Legge dovrebbe puntare — la casa, la messa in sicurezza del territorio, la riqualificazione del patrimonio immobiliare italiano e la prosecuzione dell’ammodernamento infrastrutturale avviato con il Pnrr — l’Associazione non condivide che proprio su questi punti la Manovra intenda intervenire solo marginalmente, senza allocare risorse adeguate, o spesso molto diluite nel tempo, limitando quindi il contributo alla risoluzione di problemi urgenti a livello nazionale. Una programmazione di medio periodo deve essere guidata da una chiara visione per il futuro, prevedendo gli investimenti necessari per affrontare a testa alta il percorso di sviluppo, anche post-Pnrr, che può fare affidamento solo su una traiettoria di spesa più definita e coraggiosa. La Legge prevede l’istituzione di un maxi-fondo da 24 miliardi per il finanziamento di investimenti e infrastrutture dal 2027, ma seppur appaia positiva la volontà di garantire una maggiore stabilità alla politica infrastrutturale, la norma non precisa gli ambiti di impiego di queste risorse e la loro gestione centrale rischia di allungare i tempi di effettivo utilizzo dei fondi.
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Rigenerazione urbana: una sfida urgente per il futuro delle città
La situazione macroeconomica attuale è caratterizzata da crescente incertezza: dalle problematiche energetiche ai cambiamenti climatici, fino alla recente elezione di Trump. A questo si aggiunge la naturale riduzione di risorse del Pnrr a partire dal 2025, anche al netto delle proroghe previste. Altro tema è la Epbd (Energy Performance of Buildings Directive), ancora non pienamente operativa, che, pur puntando all'efficienza energetica, presenta molte incertezze sulle modalità di attuazione. Il settore edilizio si trova in un limbo normativo che complica il rinnovamento degli edifici e la sostenibilità ambientale, nonostante la necessità di una pianificazione industriale di medio periodo, cruciale per le imprese.
A livello sociale emerge l’urgenza dell’accesso alla casa, soprattutto per la cosiddetta “fascia grigia” di popolazione, ovvero chi non rientra nei criteri per l'edilizia popolare ma non può permettersi il mercato libero. Molte città, Brescia inclusa, sono caratterizzate da un aumento dei prezzi degli affitti (oltre 10% a livello nazionale dal 2010) e da una scarsità di alloggi in locazione (calati del 56% negli ultimi 10 anni). Circa il 35% delle famiglie in affitto è in disagio economico, pagando un canone superiore al 30% del reddito familiare. Le politiche pubbliche riconoscono l’entità del problema, ma non sono ancora riuscite a trovare soluzioni efficaci.
La rigenerazione urbana si presenta come una possibile risposta a queste sfide. Non si limita alla ristrutturazione e al recupero di edifici e quartieri, ma prevede un ampio processo di riuso di spazi esistenti in grado di rispondere alle esigenze sociali, ambientali ed economiche di chi li abita, contribuendo a creare una città più sostenibile e inclusiva, migliorando la qualità della vita. È fondamentale trasformare la città “su sé stessa”, attraverso il rinnovo e la sostituzione di vecchi edifici con soluzioni più performanti dal punto vista energetico ed ambientale. Ma l’intervento edilizio non basta: è necessario un processo che integri il recupero degli spazi con il rinnovamento sociale e culturale.
Il Testo sul Ddl Rigenerazione urbana, in discussione al Senato, rappresenta un passo fondamentale per colmare il vuoto normativo in questo ambito. Si punta a un modello ordinario di sviluppo urbano che superi gli approcci straordinari adottati finora, introducendo una governance specifica e un finanziamento dedicato, benché limitato (3.350 milioni per il periodo 2024-2037). La sfida è prevedere percorsi chiari e semplici per gli interventi pubblici e privati, con un’attenzione specifica sul rapporto tra Stato, Regioni e Comuni. Tuttavia, la Manovra non ispira ottimismo. Pur vantando una programmazione quinquennale, prevede tagli significativi a settori strategici. Viene naturale domandarsi per quale motivo la politica riconosca l'urgenza di intervenire sul tessuto urbano, salvo poi ridurre le risorse per la rigenerazione urbana di ben 800 milioni di euro. Come si concilia la dichiarata volontà di rispondere alla crisi abitativa con l’assenza di risorse aggiuntive per la riqualificazione degli edifici? Come si concilia l’evidente urgenza di interventi strutturali con il taglio dei fondi per la prevenzione del territorio e per gli investimenti in opere pubbliche?
Lo stesso “Piano Casa Italia” rischia di tramutarsi in uno specchietto per allodole se non accompagnato da risorse e da uno sguardo complessivo sul settore edilizio. Ance continua a promuovere un modello di intervento pubblico-privato che metta al centro la riqualificazione delle aree urbane, con investimenti mirati in infrastrutture e servizi. Lo ribadiamo: serve una visione a lungo termine che metta al centro le esigenze delle imprese, delle città, delle persone.
sommario
2024
3 editoriale/1
La Manovra di Bilancio non comprima gli investimenti di Massimo Angelo Deldossi
5 editoriale/2
Rigenerazione urbana: una sfida urgente per il futuro delle città di Alessandro Scalvi
10 opere pubbliche
Pnrr: presentati i dati della piattaforma Silrop
13 in primo piano
L’obbligatorietà del Bim nel 2025
18 sostenibilità
Gri 200: un’analisi approfondita degli standard di rendicontazione economica
23 digitalizzazione & bim
Un nuovo strumento per la digitalizzazione della sicurezza sul lavoro: la PdR Uni 168:2024
26 innovazione & tecnologie Rallentamento o accelerazione della digitalizzazione?
28 storia per il domani Un ponte patrimonio dell’umanità
44 siti iconici Nuraghe di Barumini
47 legalità
Ance Brescia e Prefettura sottoscrivono il Protocollo Legalità
55 ance giovani
Edilizia e città del futuro Strategie per il cambiamento urbano
56 economia
Un’edilizia con segno più
59 enti bilaterali
Eseb sul podio dell’Ediltrophy
61 Ai Cassa Edile Awards premiato un giovane lavoratore bresciano
Il progetto Cdw Circle al Siae e a Ecomondo
63 ance
Ance informa
Rivista bimestrale del Collegio
Costruttori Edili di Brescia e provincia anno 6 - numero 6
Editore: C.E.R. srl Unipersonale Via Ugo Foscolo, 6 - Brescia
Direttore responsabile
Adriano Baffelli
Redazione e Direzione
ANCE Brescia - Collegio Costruttori Edili di Brescia e provincia Via Ugo Foscolo, 6 - Brescia
Comitato di redazione
Adriano Baffelli, Fabio Rizzinelli, Alessandro Scalvi, Francesca Scolari
Pubblicità: C.E.R. srl Unipersonale Via Ugo Foscolo, 6 - Brescia t. 030 392895 - f. 030 381798 info@cerbrescia.it
Numerica - Divisione commerciale di Editoriale Bresciana SpA Via Solferino, 22 - Brescia t. 030 37401 - clienti@numerica.com
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Ance Brescia
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Viadotto ferroviario di Desenzano
UN RESTYLING DA 16 MILIONI ALL’INSEGNA DELLA SICUREZZA. QUESTO L’OBIETTIVO DELL’INTERVENTO DI ADEGUAMENTO STRUTTURALE, DISPOSTO DA RETE FERROVIARIA ITALIANA (GRUPPO FS ITALIANE), DEL VIADOTTO FERROVIARIO DELLA LINEA MILANO-VENEZIA CHE SOVRASTA IL COMPLESSO COMMERCIALE LE VELE. I LAVORI, DIVISI IN DUE LOTTI TECNICI E FUNZIONALI, DI CUI IL PRIMO GIÀ IN CORSO, HANNO LO SCOPO DI ADEGUARE LA STRUTTURA ALLE ATTUALI NORMATIVE ANTISISMICHE E RISOLVERANNO ALTRE PROBLEMATICHE CAUSATE DALL’EROSIONE DOVUTA ALL’ACIDITÀ DELLE ACQUE PIOVANE.
opere pubbliche
In occasione del convegno “Punto e avanti. Lo stato di attuazione del Pnrr lombardo” per la presentazione del primo rapporto “Il mercato delle opere pubbliche per le imprese di costruzioni nelle province della Lombardia 2019-2024” voluto da Ance Lombardia e realizzato da Cresme Europa servizi, sono stati diffusi i risultati dell’indagine, che avrà durata pluriennale con uscite semestrali, che monitora il mercato delle opere pubbliche in Lombardia. Nello specifico, l’iniziativa si pone come obiettivo l’approfondimento su cento cantieri Pnrr distribuiti in tutte le province regionali, suddivisi per diversa tipologia di importo, dei quali verrà seguito tutto l’iter realizzativo.
“Abbiamo voluto fortemente, insieme al Cresme, creare Silrop - il Sistema informativo lombardo sulla realizzazione delle opere pubbliche — dichiara Tiziano Pavoni, presidente di Ance Lombardia — per mettere a disposizione di tutti gli operatori del mercato degli appalti pubblici, uno strumento che metta a fattor comune tutti i dati di interesse per la realizzazione dei lavori di importo superiore a 150mila euro”. “I primi dati che emergono — prosegue Pavoni — dimostrano che le opere del Pnrr sono partite. Ora, grazie a questo strumento, potremo seguire l’andamento dei lavori e monitorare in tempo reale il manifestarsi di criticità che possono rallentarne l’esecuzione”. Molti sono i dati significativi contenuti nel rapporto. In merito ai risultati bresciani dell’indagine Massimo Angelo Deldossi, presidente di Ance Brescia ha commentato: “I dati che riguardano la nostra provincia sono incoraggianti. Anzitutto è estremamente positivo rilevare che i tempi di affidamento dei lavori siano diminuiti del 40%, passando da oltre cinque mesi a meno di due. Questo significa che è
Pnrr: presentati i dati della Silroppiattaforma
Ance Lombardia e Cresme lanciano un sistema di monitoraggio sulla realizzazione delle opere pubbliche regionali, presentando un dettaglio su cinque cantieri finanziati per 47,4 milioni
possibile snellire la burocrazia, un tema caro ad Ance Brescia e su cui lavoriamo da tempo. Vedere questi risultati ci conferma che l'efficienza delle procedure può essere migliorata, accelerando quindi i tempi di realizzazione delle opere. Dopo il boom iniziale di aggiudicazioni, assistiamo nei primi sei mesi del 2024 a una riduzione degli importi banditi e aggiudicati: si tratta di un calo fisiologico, che riflette un assestamento del mercato, soprattutto in vista del termine di rendicontazione dei progetti previsto per l'inizio del 2026”. Dai dati rilevati dal sistema Silrop, in provincia di Brescia, nel 2023 sono state aggiudicate 402 gare per un importo di quasi 1,3 miliardi di euro. Nei primi sei mesi del 2024, tuttavia, si osserva un rallentamen-
Cantieri Pnrr-Pnc della provincia di Brescia monitorati, con stato di avanzamento al 30 giugno 2024 (Importi in milioni di euro)
Misura Committente Cantiere Costo (QE) Fondi
M2C4I4.3 Consorzio di bonifica Chiese
Bacino idrico per la laminazione delle acque di piena e lo stoccaggio di risorsa idrica
M4C1I3.3 Comune di Sarezzo Nuovo polo scolastico scuole primarie in via Repubblica a Sarezzo
M5C2I3.1 Brescia infrastrutture Srl Centro di preparazione olimpica alla disciplina della ginnastica artistica
M5C2I3.1 Sport e salute spaPCM dipartimento per lo sport Opere complementari per il potenziamento del velodromo di Montichiari
PNC-C13 Aler di BresciaCremona-Mantova Riqualificazione integrata fabbricato con 24 alloggi in Brescia, via Robusti
Fonte: Cresme Europa Servizi da fonti varie
to dell’espansione del mercato, con un calo degli importi del 42,3% per i bandi e del 43,6% per le aggiudicazioni rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. La riduzione degli importi in gara è più forte rispetto al dato regionale (-32,9%) ma non al dato nazionale (-63,9%) mentre la riduzione degli importi aggiudicati è meno forte sia rispetto al dato regionale (-58,3%) che nazionale (-64,1%).
Altro dato significativo che emerge dallo studio è il calo del ribasso medio di gara che è passato dal 20% del 2019 all’11,5% nel 2023 per poi risalire al 15% nei primi sei mesi del 2024. In merito alla partecipazione al mercato, le imprese bresciane negli ultimi due anni e mezzo hanno vinto il 36% delle gare, corrispon-
denti al 27% degli importi. Parallelamente, nello stesso periodo, abbiamo assistito anche ad una forte riduzione dei tempi di affidamento dei lavori che sono passati da più di cinque mesi per i bandi antecedenti al 2019 a meno di due mesi nel primo semestre 2024. Passando agli impatti del Pnrr sul mercato delle opere pubbliche, in provincia di Brescia, la ricerca evidenzia come, nel periodo 2021-24, le opere Pnrr-Pnc (dove Pnc, ricordiamo, sono i programmi del Piano Nazionale Complementare) costituiscano il 27% del totale degli importi messi a gara, il 17% in numero, determinando una crescita delle opere medie e grandi. In particolare, stando sul numero di opere, gli interventi di importo superiore a 1 milione passano da un numero
medio annuo di 56 bandi nel triennio 2019-2021, 116 bandi nel 2022, 125 bandi nel 2023, 54 bandi nei primi sei mesi del 2024. Con riferimento, invece, all’importo, dal 2022, con la pubblicazione di numerose gare finanziate dal Pnrr, l’incidenza degli appalti superiori a un milione di euro supera l’80% del valore del mercato.
“Il dato incoraggiante del totale degli importi messi a gara dal 2021 al 2024 — prosegue il leader dei costruttori bresciani — indica che le amministrazioni locali stanno già investendo in modo significativo, anche oltre le risorse legate al Pnrr. Ora la vera sfida è guardare oltre il Pnrr e garantire che questo slancio non si esaurisca, ma continui a supportare la crescita e lo sviluppo del nostro territorio”.
Significativi anche i dati del monitoraggio dei cinque cantieri Pnrr bresciani che, considerati gli impegni contrattuali con le imprese, rappresentano un costo complessivo di 47,4 milioni finanziati all’82% dal Piano.
Dall’indagine emerge che per queste opere i lavori sono partiti e hanno coinvolto 14 imprese partecipanti alle gare, con in media quattro mesi di tempo tra pubblicazione del bando e aggiudicazione e quasi cinque mesi di tempo per la firma dei contratti. Sui cinque cantieri partiti (circa 37,8 milioni l’importo in gara), in tre i lavori procedono regolarmente. In uno si registrano rallentamenti dovuti a varianti in corso d’opera e in un altro i lavori sono stati sospesi per contenzioso.
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L’obbligatorietà del Bim nel 2025
Le possibili novità introdotte dal correttivo al codice dei contratti pubblici
in primo piano
2025 è l’anno del Bim (Building Information Modeling) negli appalti pubblici. E Ance dice: “Finalmente!”. Il Decreto Correttivo al Codice dei Contratti pubblici di cui al D. Lgs. 36 del 2023, approvato durante il Consiglio dei ministri dello scorso 21 ottobre 2024 (al momento della stampa della presente rivista, la norma non è stata ancora pubblicata in Gazzetta) ha messo la parola “fine” a ogni tentativo di procrastinare l’entrata a regime della digitalizzazione negli appalti pubblici e del Bim in particolare, anche se con alcune differenze rispetto al testo normativo codicistico.
È quindi confermato l’obbligo del Bim a decorrere dal 1° gennaio 2025 negli appalti pubblici per la progettazione e realizzazione di lavori di nuova costruzione e per gli interventi su costruzioni esistenti. Cambiano solo la soglia e l’ambito degli interventi coinvolti. Tramite una modifica all’art. 43 del Codice, si passa da un importo a base di gara di 1 milione di euro al valore del progetto pari a 2 milioni di euro determinato con stima parametrica. Si introduce, inoltre, una soglia specifica — sempre a partire dal 1° gennaio 2025 — per gli interventi da realizzare sugli edifici classificati come beni culturali: il Bim è obbligatorio in caso di lavori di importo superiore alla soglia comunitaria di 5.538.000 di euro (soglia valida per tutto il 2025 per appalti di lavori pubblici e per le concessioni). Senza il decreto Correttivo non ci sarebbe stata alcuna differenza e gli interventi sui beni culturali avrebbero dovuto rispettare le soglie previste per gli altri edifici.
Tali aggiustamenti, operati dal legislatore in relazione a soglie e ambiti di intervento, si sono resi necessari per evidenze e criticità oggettive, riconosciute anche da Ance, e che hanno caratterizzato, in negativo purtroppo, il panorama degli appalti pubblici e che riguardano sia il mondo delle Pa, sia i professionisti, sia il mon-
do delle imprese impegnate nel settore delle costruzioni. Si pensi all’inadeguata formazione sull’utilizzo e la gestione del Bim inteso come processo, alla carenza di personale qualificato in relazione alle figure specifiche richiesta dal Bim, interno alle stazioni appaltanti e agli operatori economici, che sono distinti in quattro profili - Bim Specialist, Bim Coordinator, Bim Manager e Cde Manager - che devono superare specifici esami presso enti accreditati per poter essere certificati, alla scarsità di strumenti hardware e software sia nelle Pa sia nelle imprese che richiedono investimenti importanti a fronte di poca disponibilità di bandi di finanziamento a cui attingere, in termini di prime risorse da investire.
Per questi motivi in particolare, di cui si è fatta portavoce soprattutto Anci, l’obbligo di Bim è stato allentato. Infatti, dai dati Accredia, il numero di professionisti certificati è ancora molto basso rispetto al necessario e i percorsi di accreditamento richiedono anche un paio di anni di impegno in formazione dei professionisti e tecnici interessati.
Ance, rimanendo ancorata al paradigma dell’importanza dell’utilizzo di metodi e strumenti elettronici per il miglior esito dell’investimento pubblico per tutto il ciclo di vista dell’opera, pur riconoscendo le difficoltà sopra evidenziate, ha chiesto negli anni al legislatore non tanto di prorogare l’obbligo del Bim negli appalti pubblici in modo generalizzato, scelta evidentemente troppo impattante su tutto il sistema, ma di ragionare sulla possibilità di una graduale entrata in vigore della disciplina normativa per scaglioni di importo, affinché si portasse a compimento il lungo percorso che nel tempo ha visto trasformarsi anche il panorama normativo in materia di digitalizzazione negli appalti pubblici, dal primo “decreto Baratono” del 2017 all’attuale Codice. In questo modo, si è giunti all’attuale formulazione e nel 2025 si potranno veder le prime applicazioni e gli effetti.
La transizione al Bim rappresenta, infatti, uno dei capisaldi del processo di digitalizzazione dei contratti pubblici e figura come requisito per la qualificazione delle stazioni appaltanti.
Dal 1° gennaio 2025, per gli interventi da realizzare sugli edifici classificati come beni culturali, il Bim è obbligatorio in caso di lavori di importo superiore alla soglia comunitaria di 5.538.000 di euro
L’impegno di Ance
Ance, così come dichiarato dalla Presidente Brancaccio in occasione del 7° Rapporto sulla Digitalizzazione e sulle gare Bim di Oice di marzo scorso, da anni è impegnata a diffondere la cultura della digitalizzazione del settore anche nei cantieri pubblici e del Bim: è ormai evidente che il Bim rappresenta un salto evolutivo nel settore edile, non limitandosi ad una mera rappresentazione digitale 3D di un edificio, ma configurandosi come un processo collaborativo che abbraccia l’intero ciclo di vita dell’opera.
Le imprese Ance sono consapevoli che si va ben oltre la tridimensionalità. La gestione informativa non si esaurisce nella rappresentazione geometrica, ma integra informazioni geometriche, temporali, costanti, qualitative e spaziali. Il Bim è a tutti gli effetti un contenitore di dati strutturati e interoperabili, accessibili a tutti gli stakeholder del progetto, che, se opportunamente alimentato, si trasforma in un vero e proprio gemello digitale dell’edificio, offrendo una visione olistica e dinamica dell’opera.
Il Bim è un processo, non un prodotto statico, si evolve e si adatta alle esigenze del progetto permettendone una gestione flessibile e dinamica delle informazioni. Consente di prendere decisioni informate e consapevoli in ogni fase del ciclo di vita dell’opera (dalla progettazione, passando per la costruzione, l’operatività e la gestione della manutenzione). Infatti, se il Bim non rappresenta la totalità della digitalizzazione in atto nel settore delle costruzioni, ne condiziona però diversi ambiti collocandosi spesso come fulcro digitale verso cui migrare i dati raccolti tramite le altre tecno-
logie. L’acquisizione dei dati è spesso finalizzata a popolare e ad arricchire i modelli Bim, viceversa i modelli Bim rappresentano la base per l’applicazione di altre tecnologie. Ne sono un esempio: i sensori IoT per gli edifici intelligenti, la stampa 3D, la realtà aumentata e la realtà virtuale, così come il rilievo tramite droni e tramite laser scanner. La digitalizzazione del settore delle costruzioni passa attraverso il Bim solo se il Bim è inteso come processo, non solo come modellazione, in questo caso può essere il perno per tutte le altre innovazioni digitali. Strumenti hardware e software sono in uso ormai da decenni anche nel settore edile, ma il cambio di paradigma oggi in atto verte soprattutto sulla centralità di dati e informazioni all’interno di un processo non più segmentato e parcellizzato nei suoi compiti e responsabilità, ma basato sull’integrazione collaborativa, con l’intelligenza artificiale e le tecnologie 4.0.
Ance, conscia di quanto ampio può essere il contributo della digitalizzazione del settore delle costruzioni (che secondo il report McKinsey del 2018 era il settore più arretrato dal punto di vista digitale), è atti-
La digitalizzazione è un pilastro per la rivoluzione
industriale in atto e che caratterizzerà un periodo di grande trasformazione del mondo produttivo
va da diversi anni proprio per colmare tale gap. Gli investimenti, le ricerche e gli sviluppi dell’Ance si collocano sul livello Europeo e Nazionale. La strategia Ance negli anni, al fine di produrre una risposta sistemica del settore delle costruzioni in ambito digitale, si è concretizzata in progetti, prodotti e servizi: ne sono esempi il Digital Italian Hub for Constructions and Built Environment (Dihcube) e l’European digital innovation hub (Edih) co-finanziato da Commissione europea e Ministero delle Imprese e Made in Italy (Mimit, ex Mise), che ha l’obiettivo di aumentare il livello di maturità digitale del settore delle costruzioni, nonché Check, software gratuito per il settore delle costruzioni per permettere la gestione del cantiere, digitalizzata e da remoto.
In particolare, Ance è fermamente convinta che digitalizzare i contratti pubblici significa superare definitivamente l’idea della procedura di gara come mera predisposizione di documenti cartacei e sequenza di adempimenti burocratici, per condurre le amministrazioni e le imprese in una dimensione totalmente immateriale, nella quale diviene possibile gestire tutte le fasi del procedimento di acquisto in modalità telematica e in regime di interoperabilità fra piattaforme certificate. Allo stesso modo, il passaggio al Bim è fondamentale non solo per rendere la progettazione più completa e coerente e per evitare dispendiose varianti in corso d’opera, ma anche per garantire una gestione più efficiente delle opere lungo il loro intero ciclo di vita.
Grazie alla sua capacità di integrare dati e informazioni provenienti da diverse discipline, il Bim favorisce la collaborazione tra i vari attori coinvolti nel processo edilizio, riducendo i rischi di errori e conflitti progettuali, nonché permette di simulare e ottimizzare le fasi di progettazione, costruzione e manutenzio-
ne, consentendo di identificare e risolvere potenziali problematiche in anticipo. La digitalizzazione — riprendendo le dichiarazioni della presidente Brancaccio — è un pilastro per la rivoluzione industriale in atto e che caratterizzerà un periodo di grande trasformazione del mondo produttivo. Come avvenuto per le precedenti, anche questa interesserà tutti i settori ed avrà effetti ad oggi non puntualmente prevedibili.
L’Ance ha definito una traiettoria, la più completa possibile sul tema della digitalizzazione del settore delle costruzioni in Italia, evidenziando le sfide e le opportunità che questo processo comporta. Il processo è in atto, con notevoli potenzialità per migliorare l’efficienza, la produttività, la sostenibilità e la sicurezza del settore. Il Bim non rappresenta la totalità della digitalizzazione in atto nel settore, ma ne è un elemento chiave, offrendo un sistema di gestione informativa strutturata e interoperabile che abbraccia l’intero ciclo di vita dell’opera.
L’intelligenza artificiale e le tecnologie 4.0 possono potenziare le capacità del Bim, aprendo nuove opportunità per l’analisi dei dati, la simulazione, la progettazione e la gestione degli edifici. L’e-procurement, la blockchain e l’utilizzo di piattaforme digitali possono contribuire a migliorare la trasparenza, la sicurezza e l’efficienza dei processi di appalto e di gestione dei cantieri.
La creazione di una piattaforma nazionale digitale delle costruzioni è l’elemento fondamentale per il settore, in grado di fornire un punto di accesso unico a dati e informazioni, facilitare la collaborazione tra gli stakeholder e accelerare l’innovazione che passa anche attraverso il Bim. Buon 2025!
Gri 200
Un’analisi approfondita degli standard di rendicontazione economica
Gli standard specifici Gri 200 trattano il flusso di capitale tra i diversi stakeholder e i principali impatti economici di un'organizzazione nella società, offrendo un quadro chiaro per identificare, analizzare e riportare informazioni chiave, che spaziano dai ricavi generati e la distribuzione di risorse, fino all'impatto economico indiretto che le attività di un’azienda possono avere sulle comunità locali
Negli ultimi anni, le aspettative nei confronti delle aziende sono cambiate profondamente. Gli stakeholder — tra cui investitori, clienti, dipendenti e comunità locali — richiedono sempre più che le organizzazioni siano trasparenti e attente non solo nei confronti del profitto, ma anche responsabili dell’impatto che generano a livello economico, sociale e ambientale. In questo contesto, per il Global Reporting Initiative (Gri), la dimensione economica della sostenibilità riguarda gli impatti di un'organizzazione sulle condizioni economiche dei suoi stakeholder e sui sistemi economici a livello locale, nazionale e globale. Non si sofferma sulle condizioni finanziarie di un'organizzazione. Gli standard specifici Gri 200 trattano il flusso di capitale tra i diversi stakeholder e i principali impatti economici di un'organizzazione nella società, offrendo un
quadro chiaro per identificare, analizzare e riportare informazioni chiave, che spaziano dai ricavi generati e la distribuzione di risorse, fino all'impatto economico indiretto che le attività di un’azienda possono avere sulle comunità locali. La loro adozione consente alle aziende non solo di mostrare un impegno verso una gestione responsabile, ma anche di acquisire un vantaggio competitivo, rafforzare la fiducia degli stakeholder e allinearsi con le crescenti normative globali in ambito sostenibile.
La serie dei Gri 200 è composta da sette standard: Gri 201, che si concentra sulla performance economica; Gri 202, che analizza la presenza sul mercato; Gri 203, dedicato agli impatti economici indiretti; Gri 204, riguarda le pratiche di approvvigionamento; Gri 205, analizza la gestione anticorruzione; Gri 206, considera i comportamento anticoncorrenziale; Gri 207, analizza la tematica delle imposte. Questi standard possono essere raggruppati in due categorie: Performance economica e finanziaria (Gri 201-204) che include gli standard che riguardano la performance
economica e finanziaria delle organizzazioni, focalizzandosi sugli aspetti economici diretti e indiretti delle operazioni aziendali; e la seconda categoria Governance fiscale e tributaria (Gri 205-207) che include gli standard che trattano le pratiche di governance fiscale e la gestione dei rischi associati alla corruzione e alla compliance fiscale.
Vediamo ora brevemente gli standard relativi alla Performance economica e finanziaria.
Partendo da Gri 201, questo standard richiede alle aziende di riportare informazioni relative alle entrate, ai costi, ai profitti e alle perdite, nonché dettagli sui pagamenti ai fornitori e alle parti interessate. Gli indicatori principali includono le entrate totali, che rappresentano il totale dei ricavi generati dall’attività principale dell’azienda, e i costi operativi, che dettagliano le spese sostenute per le operazioni quotidiane. La rendicontazione di dividendi pagati agli azionisti offre una panoramica sulla distribuzione dei profitti. Le aziende che forniscono dettagli su queste metriche possono dimostrare la loro stabilità economica e mettere in luce il loro impegno verso pratiche di business etiche e responsabili.
Passando a Gri 202, questo standard tratta il tema della presenza sul mercato di un'organizzazione, analizzando il suo contributo allo sviluppo economico delle aree locali o delle comunità in cui opera. Ad
Il Gri 200 rappresenta un'opportunità fondamentale per le aziende di misurare e comunicare le loro performance economiche in modo responsabile. Attraverso una rendicontazione dettagliata e mirata, le organizzazioni possono migliorare la loro reputazione e contribuire attivamente a un'economia più sostenibile
esempio, i rapporti tra il salario standard di un neoassunto e il salario minimo locale, oppure, la proporzione di senior manager assunti dalla comunità locale. Il Gri 203 esamina gli effetti economici delle attività aziendali sulle comunità locali e sull’ambiente. Gli indicatori, come gli investimenti in sviluppo comunitario e i benefici economici indiretti, valutano gli impatti generati dalle attività aziendali. Un’attenzione particolare a questi aspetti può aiutare le aziende a costruire relazioni più forti con le comunità in cui ope-
rano, evidenziando l’importanza di una strategia economica sostenibile. Infine, il Gri 204 tratta il tema delle pratiche di approvvigionamento. Gli aspetti analizzati riguardano il supporto dell'organizzazione a fornitori locali, o a fornitori di proprietà di donne o di membri di categorie vulnerabili. Inoltre, viene considerato come le pratiche di approvvigionamento dell'organizzazione (come i tempi di risposta ai fornitori o i prezzi d'acquisto negoziati) provochino o contribuiscano agli impatti negativi nella catena di fornitura.
Implementare gli standard Gri 200 richiede un impegno organizzativo e una strategia chiara. Le aziende devono identificare le metriche rilevanti, stabilire sistemi di raccolta dati robusti per garantire accuratezza e trasparenza, e comunicare le informazioni in modo chiaro e accessibile per tutti gli stakeholder.
Adottare gli standard Gri 200 comporta una serie di vantaggi significativi. Le aziende che rendicontano in modo trasparente aumentano la fiducia degli investitori e delle parti interessate, mentre informazioni dettagliate sulla performance economica possono aiutare a differenziare l'azienda nel mercato. Inoltre, seguire gli standard Gri prepara le aziende a conformarsi a normative sulla sostenibilità, sempre più in aumento. In conclusione, il Gri 200 rappresenta un'opportunità fondamentale per le aziende di misurare e comunicare le loro performance economiche in modo responsabile. Attraverso una rendicontazione dettagliata e mirata, le organizzazioni possono migliorare la loro reputazione e contribuire attivamente a un'economia più sostenibile. Investire nel Gri 200 significa investire nel futuro, creando valore non solo per gli azionisti, ma per tutte le parti interessate coinvolte.
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“Costruire il Futuro” è il bimestrale di Ance Brescia che propone riflessioni e approfondimenti sul mondo della filiera della casa. La rivista affronta le tematiche più attuali per rispondere ai quesiti che ruotano attorno al settore edile, un comparto dalle grandi potenzialità, pronto ad abbracciare la digitalizzazione e nuovi orizzonti di sviluppo.
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sostenibilità
Le sfide dell’Esg nel quadro dell’accesso al credito
Come le banche valutano la sostenibilità di un’impresa
di Marco Zucchetti, responsabile Area crediti Bcc Brescia e Matteo Fenelli, risk manager e referente Esg Bcc Brescia
LL’acronimo Esg ha come focus tre temi ben definiti: Environmental tutto ciò che ha a che fare con la tutela dell’ambiente e della biodiversità, la riduzione di emissioni di CO2, la gestione dei rifiuti e delle sostanze tossiche.
Social i criteri che riguardano le condizioni e il benessere di lavoratori e lavoratrici, come la salute e la sicurezza, il diritto alle cure mediche, il supporto all’istruzione e alla formazione, e la gestione di orari e salari equi.
Governance ovvero conformità alla normativa; rientrano in quest’area le scelte etiche aziendali che riguardano la lotta alla corruzione, la concorrenza leale, l’assetto societario, la garanzia di pari opportunità e molto altro.
a sostenibilità ambientale rappresenta “sfida e impegno” per le imprese, ma anche “nuova opportunità” di valutazione, in termini di reputazione e di accesso ai finanziamenti e in termini di capacità di innovazione, valorizzazione dei talenti e contenimento dei rischi. Le aziende, grandi o piccole che siano, stanno infatti andando incontro sempre più all’inevitabile integrazione della sostenibilità in tutti gli ambiti dei loro processi e modelli di business.
Rispetto dell’ambiente, responsabilità sociale e governance trasparente diventano le colonne portanti di un’azienda sostenibile che, per attrarre maggiormente gli stakeholder e accedere più facilmente all’erogazione del credito, deve integrare queste tematiche nel proprio operato a 360 gradi. Nel 2020, con la pubblicazione delle proprie linee guida inerenti alla concessione e monitoraggio del credito (Lom), l’Eba ha introdotto nuovi cri-
teri di valutazione che le banche devono introdurre nel processo di analisi del merito di credito dei clienti. Oltre all’adozione del principio della valutazione dinamica delle performance economico-finanziarie dell’azienda (forward looking), viene chiesto agli istituti finanziari di rafforzare tale analisi incorporando una stima dei potenziali impatti che i fattori Esg potranno avere su tali performance. In particolare, pesando gli effetti dei trend climatico-ambientali, ovvero l’esposizione dell’azienda ai rischi fisico e di transizione. Lo score Esg elaborato dalle banche rappresenta un indicatore sintetico dei tre fattori che lo compongono e concorre a formare il Rating dell’entità. È importante che l’Impresa fornisca una solida base informativa che favorisca la corretta percezione del valore creato dall’adozione di pratiche aziendali sostenibili. Questo rileva ancor più per le dimensioni Social e Governance difficil-
mente valutabili dagli score Esg che per loro natura si basano su analisi condotte a livello settoriale e territoriale. Per comunicare e descrivere le proprie azioni nelle tre aree Esg ed ottenere così un miglioramento del proprio Score Esg, le imprese possono servirsi di diversi strumenti. Quello più utile è il Bilancio di sostenibilità, detto anche “Rendicontazione non finanziaria”; tuttavia tali informazioni possono anche essere inserite in nota integrativa, nella relazione di gestione o nella relazione di impatto per le società benefit.
Concludendo, poiché le banche sono chiamate a valutare i rischi connessi ai fattori Esg presenti nel proprio portafoglio e ad adottare adeguate misure per contenerli, le politiche creditizie saranno sempre più orientate a finanziare investimenti allineati alla Tassonomia europea con l’applicazione di modelli di pricing premianti qualora vengano rispettati determinati parametri Esg.
digitalizzazione & bim
La digitalizzazione per favorire la sicurezza
Un utile approfondimento nel contesto del servizio di Ance Brescia su Legal Bim e digitalizzazione
Quando la norma ancora non c’è, è utile il supporto dell’Uni, l’ente nazionale di normazione, che supplisce con le Prassi di Riferimento (PdR). Quest’ultime introducono prescrizioni tecniche o modelli applicativi settoriali di norme specifiche quando, appunto, non ci sono norme né progetti di norma nazionali, europei o internazionali. Le Prassi definite e codificate dall’ente possono contenere buone pratiche già in uso nei servizi al cittadino nella sua veste di consumatore, applicazioni settoriali di specifiche esistenti, disciplinari industriali, protocolli per la gestione di marchi proprietari, modelli di gestione sperimentati a livello locale, adozioni di Cwa –acronimo che sta per: Cen Workshop Agreement, in sostanza documenti tecnici sperimentali sviluppati in tempi rapidi con il confronto e il contributo di tutte le parti interessate, specifica l’Uni “con gli stessi meccanismi di trasparenza e di consenso propri della normazione volontaria” – a livello nazionale. Nell’articolo che segue l’avvocata Chiara Micera, fondatrice dell’omonimo studio legale con sedi a Bologna, Brescia e Roma, e consulente esperta di Legal Bim e diritto delle nuove tecnologie, approfondisce il tema delle PdR Uni legate alla digitalizzazione della sicurezza, una nuova frontiera del delicato tema tutto da esplorare. L’intervento è collegato all’efficace servizio su Legal Bim e digitalizzazione, reso disponibile da Ance Brescia per le imprese associate al fine di offrire un concreto supporto sul fronte della transizione digitale. Buona lettura!
Adriano Baffelli
Un nuovo strumento per la digitalizzazione della sicurezza sul lavoro la PdR Uni 168:2024
a cura dell’Avv.
Chiara Micera
© riproduzione riservata
In questa rubrica abbiamo già trattato il tema della sicurezza in cantiere, vuoi nel numero Due con l’articolo “Intelligenza artificiale in cantiere: supporto e sicurezza”, vuoi nel successivo, con l’ulteriore pubblicazione “Tecnologie e cantiere edile: il quadro normativo”.
Vi si dedica attenzione, non solo perché il tema della sicurezza dei lavoratori è di drammatica attualità, ma altresì perché lo stesso costituisce un valido e pratico banco di prova per la declinazione del tema della digitalizzazione, in quanto tale “virtuale” a quello della “realtà fisica”, come un cantiere edile e l’insieme dei vari e complicati processi che ivi si svolgono.
L’angolo visuale del giurista, nel tema in esame, ha necessità di avere un grado o radiante particolarmente ampio, atteso che la tutela dei lavoratori trova radice, sia nella disciplina privatistica e giuslavoristica (ed in quanto tale rimessa alla negoziazione tra le parti), ma altresì in quella pubblicistica, ove lo Stato interviene con i propri principi, proprio in ragione dell’importanza del bene protetto, la salute e l’integrità del lavoratore (vedi ad esempio tutta la responsabilità penale di cui agli articoli 589 e 590 del codice, nonché gli articoli 298-303 della disciplina del decreto legislativo 81/2008, il cosiddetto Decreto Sicurezza, aggiornato in data 4 settembre 2024 con l’emanazione del decreto legislativo 135).
Ora si aggiunge a già questo composito inquadramento, tutta la disciplina dell’informatica giuridica e del diritto dell’informatica.
La definizione della prima è “la disciplina che studia gli aspetti giuridici della rivoluzione tecnologica, economica e sociale prodotta dall’informatica, l’elaborazione automatica delle informazioni. Tale rivoluzione , l’informatizzazione, ha un duplice impatto sul diritto: 1) determina nuovi rischi ed opportunità per l’economia, la politica, la vita individuale e sociale, rischi ed opportunità che richiedono una risposta giuridica; 2) modifica il lavoro del giurista che sempre più si avvale di strumenti informatici” (G. Sartor, Corso d’informatica giuridica, Giappichelli Torino, 2008).
Il diritto dell’informatica invece, secondo la definizione dell’Enciclopedia Treccani “prende in esame i problemi giuridici connessi all’utilizzo dell’informatica e della telematica nei rapporti interpersonali”.
A tali due disciplina, la cui venuta ad esistenza, la si può fra risalire agli anni Ottanta del secolo scorso, ovviamente coincidente con lo sviluppo della tecnologia, con l’ulteriore sviluppo della stessa dobbiamo riconoscere un ulteriore tema di studio, noto come il diritto delle nuove tecnologie che si occupa per l’appunto, delle stesse, come le nanotecnologie, l’intelligenza artificiale, la robotica, e l’iterazione tra esse.
A questo scenario, nei nostri precedenti scritti abbiamo già valorizzato il contenuto programmatico del Nuovo Codice dei Contratti Pubblici in tema di digitalizzazione dei processi, anche mediante l’utilizzo della gestione informativa digitale delle costruzioni (e di quella nuova disciplina, ad oggi meramente abbozzata nei propri confini, che va comunemente sotto il nome di legal Bim, direttamente importato dall’ordinamento anglosassone, e di cui mi occupo da tempo, insieme a pochi altri). Nell’art. 43 e nel relativo Allegato tecnico I.9 abbiamo un espresso rinvio all’applicazione delle norme tecniche volontarie emanate dai relativi Organismi accreditati internazionale e nazionali, quest’ultimo per l’Italia l’Uni, l’Ente Italiano di Normazione. Quest’ultimo, lo scorso 26 settembre 2024 ha pubblicato (ed è entrata in vigore) la Uni PdR168:2024, dal titolo “Gestione digitale della documentazione in materia di tutela della salute e sicurezza del lavoro nei cantieri temporanei o mobili”, la cui adozione avviene su base volontaria.
Esso la scopo di definire i requisiti e i livelli di sviluppo utili alla realizzazione di un ambiente informativo, atto alla gestione della documentazione in tema di tutela della salute e sicurezza del lavoro nei cantieri temporanei o mobili, che sia condiviso e collaborativo; nonché di delineare, secondo un approccio sistemico, le attività documentali inerenti alla salute e la sicurezza nei cantieri temporanei o mobili, con l’obiettivo di semplificare le procedure di inserimento dei documenti nell’ACDat (acronimo che sta ad indicare l’ambiente di
digitalizzazione & bim
condivisione dei dati, cioè la piattaforma informatica dove si realizza la gestione informativa digitale).
La PdR descrive inoltre le modalità gestionali che i diversi soggetti interessati (ad esempio committente, direttore lavori, imprese affidatarie etc.) possono essere declinati tutti i rapporti contrattuali inerenti i cantieri, quali quello di appalto con l’impresa affidataria, ma anche il subappalto con l’impresa esecutrice, ma anche il documento di offerta dell’affidataria o dei professionisti.
Qualora i diversi attori impegnati in cantiere decidano su base volontaria e reciprocamente condivisa di applicare la Uni/PdR 168:2024, potranno stabilire all’interno dei contratti (indicati al punto 2):
il soggetto, gestore del sistema, che rende disponibile il sistema informativo da adottare (per esempio il Committente o l’Affidataria);
i soggetti (o anche un singolo individuo) che gestiranno il sistema informativo in corso di esecuzione delle opere, ognuno per la parte di propria competenza;
le modalità gestionali del sistema informativo adottato;
gli eventuali costi da riconoscere ai soggetti interessati alla predisposizione/gestione del sistema
l’infrastruttura di condivisione in cloud con garanzia di accessibilità immediata dal cantiere del dato e dei documenti;
la regolamentazione degli accessi all’ACDat, secondo regole prestabilite, da parte di tutti gli attori coinvolti nel processo;
la conservazione e aggiornamento nel tempo;
l’accesso autenticato per tutti i soggetti coinvolti;
l’accesso autenticato temporaneo agli organi di vigilanza, in occasione di visite ispettive.
La PdR prevede diversi livelli di sviluppo, divisi in LS1 LS2 e LS3.
Il primo livello di sviluppo (LS1) consiste in un sistema composto da una struttura ad albero di cartelle standardizzata.
Tale struttura è implementata su una infrastruttura web commerciale accessibile mediante condivisione, assegnata dal gestore del sistema e protetta da nome account e password.
Tale livello di sviluppo presenta il vantaggio per i soggetti autorizzati di poter accedere in tempo reale, in cantiere, a informazioni utili alla gestione in sicurezza delle attività.
La prassi Uni/PdR 168:2024, alla cui stesura ha collaborato anche Ance, costituisce un passo importante verso una gestione più efficace della sicurezza nei cantieri temporanei o mobili
Il secondo livello di sviluppo si avvale invece dei Metadati e aggiunge, rispetto al primo, numerose funzioni di ricerca, filtro e gestione dei documenti così da poterli ricercare correttamente, rintracciare, gestire e conservare nel tempo.
Infine, il terzo livello di sviluppo (LS3) consente il collegamento alla gestione delle informazioni in Bim e affianca sistemi di blockchain per la garanzia di autenticità dei documenti.
Tale livello di sviluppo offre una struttura dati condivisa e non facilmente modificabile tra più soggetti appartenenti ad una stessa organizzazione, i quali possono trovarsi in luoghi diversi, in quanto protetta da crittografia.
I vantaggi che offre il LS3 sono molteplici, fra qui rendere possibile adottare nuove tecnologie innovative, fra cui: a registrazione degli accessi in cantiere del personale; il rilevamento della presenza di personale in aree ad alto rischio; il controllo sulla adozione di Dpi da parte del personale; monitoraggi per la salubrità ambientale dei luoghi del cantiere; dispositivi di sensoristica IoT (Internet of Things) e AI (Intelligenza Artificiale).
Inoltre, permette di accedere al cosiddetto “Gemello Digitale” (Digital Twin) di un’opera in costruzione e facilita, in senso
predittivo, la gestione delle misure tecniche, organizzative e individuali di prevenzione e protezione da implementare. La PdR affronta infine il tema dell’ACDat, categorizzando quattro diversi livelli di stati di lavorazione e di approvazione dei documenti.
Per strutturare i flussi documentali tra i vari attori coinvolti nella salute e sicurezza nei cantieri, la PdR prescrive l’adozione della “Matrice di Responsabilità”, nota con l'acronimo Raci, indicata nell'Appendice A della prassi di riferimento.
Questa matrice è comunemente utilizzata nel project management ed è frequentemente richiesta nei disciplinari delle gare d'appalto con offerta economicamente più vantaggiosa. Essa chiarisce ai soggetti coinvolti il loro ruolo e le loro responsabilità “riguardo a ciascun documento, decisione o scadenza che caratterizza un determinato procedimento”.
La prassi Uni /PdR 168:2024 costituisce un passo importante verso una gestione più efficace della sicurezza nei cantieri temporanei o mobili, liberamente disponibile per gli interessati sul sito dell’Ente di Normazione, alla cui stesura ha collaborato anche Ance, portando al tavolo tecnico le istanze del mondo delle costruzioni che rappresenta.
Come tutte le Prassi è un documento “aperto” alle ulteriori osservazioni derivanti dalla pratica e dopo cinque anni dalla pubblicazione, proprio grazie allo sviluppo sul campo delle indicazioni proposte, nonché dall’osservazione, diventerà norma Uni, la cui osservanza assumerà sempre più rilievo per affrontare le sfide normative legate alla tecnologia.
Rallentamento o accelerazione della digitalizzazione?
Angelo Luigi Camillo Ciribini Università degli Studi di Brescia
ircolarità, digitalizzazione e sostenibilità sono tre parole ormai assurte a principio valoriale e ad assioma, non senza una serie di connotazioni ideologiche.
Digitalizzazione e sostenibilità sono state, addirittura, accoppiate e associate in una sorta di gemellaggio denominato Twin Transition Di conseguenza, chi si sognerebbe di rimetterne in discussione la centralità e l’irreversibilità, essendo esse state anche poste a fondamenta delle strategie della Unione e della Commissione Europea per il settore della costruzione e dell’immobiliare?
Anzi, la nuova direttiva sull’efficienza energetica degli edifici e gli obiettivi primari relativi alla neutralità climatica ri-
chiedono con impellenza la definizione di ambiziosi e impegnativi programmi pluriennali di investimento all’insegna del partenariato pubblicoprivato.
In tutto ciò la digitalizzazione, che, per altri versi, ha già profondamente modificato il modo di vivere delle persone, anzitutto, in qualità di cittadini, con molteplici incognite e problematici risvolti collaterali, dovrebbe fungere da fattore abilitante la trasformazione a cui si accenna.
Per alcuni aspetti, la necessità dello sviluppo di questi fenomeni è stata ampiamente giustificata e validata dai recenti rapporti cosiddetti Letta e Draghi, sottolineando, purtuttavia, rigorosamente i contesti in cui esso debba verificarsi. Eppure, questo indiscutibile, nel senso di mai discusso criticamente, assunto inizia a porre una serie di questioni, come appare palese dal tema
dell’elettrificazione a partire dalla industria automobilistica tedesca e dalla sua crisi. Queste riflessioni preliminari consentono di riportare la tematica al fatto che il Codice dei Contratti Pubblici, il D. Lgs. 36/2023, con la scadenza del 1° gennaio 2025, dovrebbe completare, con gli obblighi relativi alla Gestione Informativa Digitale, la digitalizzazione, appunto, del ciclo di vita del contratto pubblico.
Il versante privato dell’offerta, in particolare rappresentato da Ance, ha prontamente recepito l’istanza, promuovendo, a partire dagli scorsi anni, un European Digital Innovation Hub (Edih), Dihcube, co-finanziato dalla Commissione Europea e dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy
A questo punto, tuttavia, occorre porsi alcuni interrogativi sia sulla maturità degli operatori dei versanti della Domanda (Pubblica e Privata) e dell’Offerta (Privata), di là delle strategie di comunicazione e delle logiche dell’adempimento formale, non solo nel senso proprio della locuzione, ma anche sulla effettiva praticabilità della triplice transizio-
ne circolare, digitale e sostenibile nei termini e nei tempi previsti, all’insegna del principio psicanalitico di realtà.
Per un canto, infatti, tale transizione/trasformazione implicherebbe una razionalità, di cultura industriale, che è storicamente e fisiologicamente esitata come ostile e indigesta, persino innaturale, al settore (al netto di una paradossale e ossimorica rivoluzione incrementale), su cui dovrebbe innestarsi il passaggio dalla dimensione analogica a quella digitale.
Per un altro lato, a dire il vero, questa specie di resistenza/resilienza indica chiaramente anche quanto impervia sia una strada tradizionale alla svolta in argomento, sempre ispirata ai modelli manifatturieri, sostanzialmente estranei a una parte del comparto, e bisogna tener in conto che, comunque, come detto, l’evoluzione storica sta imponendo a quei settori medesimi qualche ripensamento, come dimostra l’atteggiamento proprio alle principali confederazioni industriali europee.
L’essenza della razionalità di cui si sta ragionando comporta, peraltro, che si domandi se si tratti soltanto di una esigenza di prendere tempo, per semplicemente perseguire l’obiettivo finale, di carattere trasformazionale, ovvero se occorra procedere a una rivisitazione integrale della sfida epocale, ricercando nuovi termini e nuove categorie, più attagliate ai tratti costitutivi del settore della costruzione e dell’immobiliare.
Poiché in questa sede non si intende sicuramente proporre tesi revisioniste, probabilmente antistoriche, oltreché inattuali, è, in ogni caso, opportuno e consigliabile che si enfatizzino alcuni punti determinanti.
Il primo di essi riguarda la centralità del dato e della sua cultura: tale centralità richiederebbe probabilmente di
adottare un approccio sistemico e non puntuale alla riconfigurazione delle filiere, così come non è affatto avvenuto sinora. Basti pensare a taluni atteggiamenti speculativi di alcuni elementi della catena di fornitura in occasione del recente tentativo di forzare troppo rapidamente l’intensità dell’Offerta a fronte di una Domanda, nel frattempo, ulteriormente ridimensionata a seguito della crisi strutturale degli Anni Dieci di questo secolo (per mezzo del Superbonus e del Piano nazionale di ripresa e di resilienza).
In altre parole, per valutare il successo della trasformazione digitale bisognerebbe guardare agli effetti sistemici e non ai risultati ottenuti da alcuni campioni nazionali: rovesciando, di fatto, la prospettiva, relativamente ottimistica.
Più direttamente, almeno dalla prospettiva dell’imprenditorialità edile e infrastrutturale, non sempre è stato possibile dimostrare concretamente i benefici arrecati dalla triplice trasformazione circolare, digitale e sostenibile in termini di incremento della famigerata e agognata produttività né tanto meno nel miglioramento delle condizioni di accesso delle imprese stesse ai mercati finanziari.
A nulla valgono, infatti, i lodevoli intenti delle anime belle se le buone novelle così insistentemente professate dai laudatori delle grandi narrazioni si concretano in prese d’atto formali e rimandano a sempre ulteriori rinvii a passaggi non meglio specificati, a cui contribuisce un uso spericolato delle espressioni quali Modellazione Informativa, Gemello Digitale e, naturalmente, Intelligenza Artificiale, magari Generale.
Il secondo punto decisivo riguarda la dimensione collettiva dello sforzo da intraprendere che, oltre a rimandare alla integrazione delle catene delle forniture e del valore (in
Per valutare il successo della trasformazione digitale bisognerebbe guardare agli effetti sistemici e non ai risultati ottenuti da alcuni campioni nazionali, rovesciando, di fatto, la prospettiva, relativamente ottimistica
quali occasioni le rappresentanze professionali si sono preoccupate di riflettere sulle conseguenze identitarie della digitalizzazione?), investono direttamente, come nel caso del fabbisogno (non solo economico-finanziario) relativo all’efficientamento (non solo) energetico, la dimensione distrettuale del patrimonio edilizio, urbano e territoriale, richiedendo una specifica architettura istituzionale e una particolare attitudine giuridica, amministrativa, gestionale, tecnica e, non da ultimo, cul-
turale di tutti i soggetti coinvolti per divisare e per implementare investimenti per programmi.
Da ultimo, l’estensione delle soluzioni digitali all’interno dei vissuti quotidiani (che, ad esempio, con l’Internet of Things, potrebbero rendere beni comportamentali i cespiti edilizi e infrastrutturali) e la dilatazione dei contenuti della sostenibilità (per alcuni aspetti energetici si parla di comunità, per i risvolti della socialità e della governance si entra nelle categorie di genere e di altro), mettono in gioco nuovi valori immateriali a supporto dell’investimento in entità cyber-fisiche.
Ciò che, in definitiva, si può affermare è che il rallentamento oggettivo a cui dovranno sottostare circolarità, digitalizzazione e sostenibilità invoca una presa di consapevolezza critica dei percorsi da perseguire, per non rinunziarvi davvero.
storia per il domani
Un ponte patrimonio dell’umanità
di Franco Robecchi, ingegnere e autore
noto che quella realtà che oggi ci domina, la civiltà industriale, ebbe la sua origine nella Gran Bretagna nella seconda metà del Settecento, in forma relativamente rapida entro la quale è stata fissata anche una data convenzionale, il 1760. Siamo quindi a celebrare l’inoltrato bicentenario di questa straordinaria tappa dell’intelligenza umana, che ha mutato radicalmente la nostra vita. La nascita di strumenti per il miglioramento della vita o per renderne più efficaci le funzioni era stata, prima di allora, del tutto sporadica e lentissima. Le acquisizioni di rilievo, in cinquemila anni, possono contarsi sulle dita di due mani. Possiamo includere l’invenzione della ruota, la genialissima creazione dell’alfabeto, la messa a punto delle imbarcazioni, l’invenzione delle armi da fuoco, l’invenzione della stampa e poco altro. La capacità di innescare l’infinito progresso, basato sulla costruzione di meccanismi capaci di eseguire le più sconfinate operazioni, si è manifestata come sbocco del metodo scientifico, inaugurato nel Seicento da Galileo Galilei e sviluppato dall’Illuminismo. Una corsa immensa che ci ha portati dal telescopio al telefono cellulare e a internet, dall’archibugio alle sonde spaziali e all’allungamento della vita umana da 35 a 85 anni. La culla della più grande rivoluzione della civiltà umana, dopo la nascita
dell’agricoltura nel Neolitico, è una contea dell’Inghilterra confinante con il Galles, lo Shropshire, a nord-ovest di Londra, dove scorre il fiume Severn. Non a caso i luoghi centrali dove scaturì la rivoluzione industriale sono riconosciuti come Patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Fra i primi segni della nuova era, riferito al campo che riguarda le costruzioni edili e infrastrutturali, è il ponte che fu realizzato, appunto sul Severn. Si trova vicino a Coalbrookdale (valle del ruscello nel carbone), in una località che prese il nome, Ironbridge, da quel ponte: il ponte di ferro iron bridge Su due spalle di muratura in pietra, distanti fra loro 30 metri, fu ideato un ponte a tutto sesto, non realizzato in pietra, non in mattoni, non in legno, bensì in ferro. Per ferro, genericamente detto, si intende, più precisamente, ghisa. L’idea nacque nel 1775 nell’ambiente di due famiglie di pionieri della produzione siderurgica: Abram Darby, il cui omonimo nonno fu il creatore, all’inizio
La nascita di strumenti per il miglioramento della vita o per renderne più efficaci le funzioni era stata, prima di allora, del tutto sporadica e lentissima.
Le acquisizioni di rilievo, in cinquemila anni, possono contarsi sulle dita di due mani
del secolo, della produzione di ghisa non più tramite la fiamma da legno ma da carbone fossile, e John Wilkinson, una delle personalità tecniche più importanti dell’attività metallurgica mondiale e grande protagonista della matrice inglese della nascente industria. I disegni iniziali del ponte, che fu voluto per strette necessità viarie e non certo, come poi avvenne, per una celebrazione storica dell’industrializzazione, sono riferibili a un poco noto architetto, Farnolls Pritchard, che peraltro morì mentre il ponte era in costruzione.
La struttura del ponte inaugurò il concetto della costruzione in ferro basata su aste e nervature che costituiscono un reticolo, quindi del tutto traforato. Quel traforo lascia penetrare la luce e rende la struttura pressoché trasparente. Era stata una scelta straordinaria del Gotico, che, usando il materiale meno adatto, la pietra, era riuscito, seicento anni prima, a creare le rivoluzionarie forme delle cattedrali. Ma era anche la struttura che da migliaia di anni si realizzava con il legno, per sua natura (rami e tronchi) impiegato per forme a traliccio, poi tamponate con materiali vari, dal fango alle murature in mattoni. Si era da subito capito che il ferro, nelle costruzioni, non poteva certo essere impiegato a blocchi, come si faceva con il laterizio o la pietra. Anche per motivi economici, nonché per le risorse tecniche del materiale, era conveniente ispirarsi al legno pensando a una struttura reticolare, basata su aste fra loro cucite alle estremità. Per un ponte, inoltre, tale struttura poteva essere lasciata aperta, non richie-
storia per il domani
La costruzione dell’Iron bridge fu iniziata nel 1777 e conclusa nel 1779, come risulta anche dalla scritta che corre lungo l’arco più esterno della struttura. Il ponte fu però ufficialmente aperto all’inizio del 1781
dendosi una superficie cieca. L’Iron bridge costituisce quindi il primo esempio di quella sterminata famiglia di costruzioni che, soprattutto nell’applicazione agli edifici, ha costituito tutta la realtà delle infrastrutture e dei fabbricati civili e industriali, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Il criterio fu peraltro rinforzato dall’applicazione del secondo, immenso protagonista delle costruzioni moderne, il cemento armato, che, sempre a telaio, ha creato il moderno panorama delle città. Le prime costruzioni in ferro, cioè in ghisa colata in stampi, erano costituite da elementi rettilinei non solo singoli e standardizzati, ma anche già composti da più aste unite in singole strutture di base. Si sa che la ghisa non può essere lavorata con modella-
zioni successive alla fusione. La produzione di acciaio, molto più trattabile, sarebbe stata industrializzata successivamente, con il pudellaggio, messo a punto nel 1784, ancora da un inglese, Henry Cort. Peraltro, anche la prima costruzione edile in ferro, il padiglione dell’Esposizione universale di Londra del 1851, era costituito da aste in ghisa. Il problema delle prime costruzioni in ferro era costituito anche dalle giunzioni fra le varie aste. Le tecniche di fissaggio fra le componenti di un traliccio in legno erano vecchie di migliaia di anni e avevano acquisito forme geniali e molto collaudate. Sagomature, incastri, colle e uso di chiodi, sia di legno che di metallo, avevano ottenuto soluzioni di un ammirevole virtuosismo artigianale. Quasi
L’Iron bridge costituisce il primo esempio di quella sterminata famiglia di costruzioni che, soprattutto nell’applicazione agli edifici, ha costituito tutta la realtà delle infrastrutture e dei fabbricati civili e industriali, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento
nessuna, però, era adatta al ferro. La saldatura era di là da venire e l’unico riferimento era quello del chiodo. Le prime soluzioni furono basate sui rivetti, cioè chiodi in ferro, senza punta e con una robusta capocchia, che, inseriti in un foro predisposto che allinea due elementi da giuntare, può fissarsi al foro medesimo grazie alla ribattitura dell’estremità sporgente sul lato opposto alla capocchia. In quel modo si formano due semibulbi alle estremità che bloccano i pezzi. La soluzione del bullone con dadi, in seguito molto usata per le costruzioni in ferro, sarebbe nata successivamente e, a maggior ragione, la saldatura, divenuta operativa solo all’inizio del Novecento.
La costruzione dell’Iron bridge fu iniziata nel 1777 e conclusa nel 1779, come risulta anche dalla scritta che corre lungo l’arco più esterno della struttura. Il ponte fu però ufficialmente aperto all’inizio del 1781. Furono impiegate 378 tonnellate di ghisa. La larghezza totale della struttura comprende anche una forte spalla in muratura e una piccola campata di lato, mentre la struttura vera e propria, ad arco, è, come detto, di 30 metri. Anche allora, la prima stima delle spese di costruzione (3.250 sterline) fu quasi raddoppiata dalla spesa effettiva finale: 6.000 sterline.
Si segnala che le immagini che qui si pubblicano sono tutte molto rare.
Rigenerazione delle aree dismesse
In questo numero, in linea con il tema proposto per la terza edizione del contest fotografico FotografiAmo il futuro, si propone un viaggio tra i diversi siti industriali che un tempo, nella nostra provincia, hanno caratterizzato territori ed economie locali e che ora necessitano di interventi di recupero, alcuni dei quali già in corso, o che riscontrano i primi benefici di una rigenerazione efficace
Un viaggio tra ex siti produttivi e progetti virtuosi di recupero
Non si può non partire dal comparto Milano, dal nome dell’asse stradale principale che lo delimita a nord. Un’area che ha segnato la Brescia industriale del secolo scorso, con stabilimenti che sono entrati a far parte della storia della città
Non ci stancheremo mai di parlare di rigenerazione urbana. Un tema caldo, all’ordine del giorno, ritenuto chiave per lo sviluppo delle città e dei territori da Ance e, in misura sempre maggiore, dalle istituzioni a vari livelli. Non a caso l’Associazione ha svolto parte della giornata dedicata all’assemblea di quest’anno in un suggestivo spazio rigenerato, la Tabaccaia, location per eventi situata nell'ex tabacchificio di Castrezzato. Un esempio virtuoso che, nel rispetto della storia industriale di questo luogo, tanto da rendervi omaggio nel nome, è rinato per ospitare eventi, esposizione commerciali e artistiche. Limitare il consumo di suolo, promuovendo il recupero dell’esistente, compresi infrastrutture e servizi, per riappropriarsi di spazi dismes-
si da destinare a nuova funzione è un’opportunità e una responsabilità a cui non possono sottrarsi né i tavoli decisionali né gli operatori economici, chiamati a diffondere, attraverso la rigenerazione, evidenti miglioramenti nella qualità della vita e nella sfera sociale, economica e ambientale. Un tema che guarda alla sostenibilità a 360 gradi e che guida nel tempo un intenso lavoro di recupero di spazi industriali e produttivi esistenti sia nella nostra provincia sia nel resto d’Italia. Quello che vogliamo raccontare nel focus di questo numero è — senza la pretesa di essere esaustivi delle molte testimonianze che si riscontrano sul territorio locale — l’esempio di diversi progetti virtuosi di rigenerazione urbana. Un approfondimento che si pone in linea con gli obiettivi del
Festival diffuso della rigenerazione urbana “Città in scena” di Ance, che nel 2023 ha toccato insieme a Bergamo anche la provincia bresciana. Alcuni degli esempi menzionati sono stati inoltre ripresi nel volume “Next Vision Brescia 2040. Ascolto e riflessioni condivise per la Brescia di domani” pubblicato a luglio di quest’anno da Fondazione Campus Edilizia Brescia Ets. Ma il tema della rigenerazione urbana continua a risuonare nelle iniziative del sistema delle costruzioni bresciano anche con la terza edizione del contest fotografico “Fotografiamo il futuro”, promosso da Ance Brescia e dal bimestrale Costruire il futuro. Con il titolo “Archeologia industriale. Un passato che costruisce futuro” (per tutti i dettagli si rimanda al sito www.fotografiamoilfuturo.it), l’inizia-
focus rigenerazione delle aree dismesse
tiva invita a esplorare il passato industriale della nostra provincia, e non solo, senza dimenticare il dialogo che ex siti produttivi — fabbriche, stabilimenti, industrie — instaurano con il presente. È ispirandosi a questo scambio dialettico che ripercorriamo qui alcune infrastrutture storiche che attendono, sono prossime o sono state oggetto di interventi di rigenerazione, senza voler troppo suggerire ai partecipanti al contest un soggetto per i propri scatti.
Non si può non partire dal comparto Milano, dal nome dell’asse stradale principale che lo delimita a nord. Un’area che ha segnato la Brescia industriale del secolo scorso, con stabilimenti che sono entrati a far parte della storia della città. Tra questi non possiamo non menzionare la Caffaro, fabbrica chimica di produzione di soda caustica, pesticidi e anche di policlorobifenili, che resta oggi una delle riqualificazioni più urgenti per la nostra città. Previsti nel dettaglio lavori di demolizione degli edifici esistenti, la bonifica degli impianti e dei suoli con la messa in sicurezza permanente del terreno. Un passaggio fondamentale sono le indagini propedeutiche alla bonifica, che prevedono, secondo gli aggiornamenti ad oggi disponibili, 140 carotaggi fino a 30 metri di profondità per conoscere i livelli di in-
Sulle ceneri dell’ex Ideal Clima, azienda che realizzava caldaie e radiatori, è nato uno spazio dedicato ad arte e cultura: il Teatro intitolato a Renato Borsoni, tra i fondatori del Centro Teatrale Bresciano (Ctb)
quinamento e così procedere allo scopo di individuare le aree più contaminate nell’intero sito. I test pilota verranno condotti sulle aree più inquinate con l’ausilio di diverse tecnologie di bonifica al fine di individuare la più adeguata o le più adeguate da applicare poi all’intero sito. E mentre per la fine di quest’anno si attendono le ruspe che daranno il via alla prima fase della bonifica, via Milano aspetta il completamento degli interventi previsti nell’ambito del progetto di riqualificazione “Oltre la strada”, con la soddisfazione di aver già, a testimonianza dell’efficace strategia urbanistica intrapresa, esempi di stabilimenti in disuso rimessi a disposizione della cittadinanza. Sulle ceneri dell’ex Ideal Clima, azienda che realizzava caldaie e radiatori, è nato infatti uno spazio dedicato ad arte e cultura: il Teatro intitolato a Renato Borsoni, tra i fondatori del Centro Teatrale Bresciano (Ctb). Anche per l’adiacente ex Ideal Standard, dove sono già state effettuate le demolizioni di capannoni e palazzine, soffia un vento di rinnovamento con il progetto di realizzazione di un nuovo data center. Interventi che vogliono aprire un nuovo capitolo storico della città di Brescia. Il primo, favorendo una trasformazione nel segno della cultura, che si potenzia con l’offerta nello stesso quartiere di una biblioteca (Uau-Milano Case del Sole), centro di aggregazione e spazio di pubblica lettura rivolto ai giovani e di una nuova aula studio, "via Milano 140", proprio di fronte al Teatro Borsoni. Il nuovo teatro, importante tassello del progetto di riqualificazione dell'area di porta Milano "Oltre la strada", consta due sale — una da 312 posti e l’altra, dedicata a bambini e giovani, da 169 posti — e attende ora un parcheggio per la comoda
focus rigenerazione delle aree dismesse
fruizione degli spazi rinnovati. L’intervento all’ex Ideal Standard sarà invece nel solco di un investimento privato che punta alla realizzazione di un’infrastruttura informatica di archiviazione di dati e apparecchiature di rete, a cui si affiancano quattromila metri quadri destinati a uffici e spazi terziario-direzionali.
Un nuovo capitolo per la nostra città che, sempre nel solco delle aree produttive dismesse, guarda alla riqualificazione degli ex Magazzini generali che, dopo vari binari morti, sembra ora puntare all’idea di un rilancio che passa dalla realizzazione di alloggi e di un hotel. Si parla di un albergo di 9 piani con oltre 120 camere e di 110 appartamenti, tra monolocali e quadrilocali, realizzati secondo i più moderni criteri di architettura e design. Ci sarà anche uno spazio coworking di 400 metri quadrati, sviluppato, insieme agli altri edifici, in armonia con il contesto e il paesaggio esistenti, integrando nel sistema costruttivo elementi lignei. Sono tante le opportunità di riqualificazione e bonifica ancora da cogliere, ma non manca la volontà di rinnovamento lontano da fenomeni di degrado e abbandono. Un impegno che chiama istituzioni e privati a lavorare insieme per la rinascita di Brescia e provincia puntando ad una riqualificazione diffusa di aree più o meno vaste che necessitano di una seconda vita e di nuova funzione, dopo essere passate alla storia come luoghi di lavoro e di occupazione.
In provincia, nel comune di Nave, dove il tema del recupero e risanamento ambientale è particolarmente sentito, l’Amministrazione ha acquistato alcuni anni fa il complesso industriale della ex Trafilerie Nave e si già chiusa una prima operazione di bonifica, ma il resto della storia resta da scrivere.
Sul Garda, nella splendida cornice della Valle delle Cartiere di Toscolano Maderno, si attende invece di conoscere il futuro dell'ex Cartiera Vetturi, uno spazio che pesa sull’attrattività di una zona da valorizzare per la sua maestria cartaria, una tradizione tramandatasi di generazione in generazione. Su questo esempio, la storia dell’ex cartiera abbandonata di Maìna Inferiore, sempre a Toscolano, trova invece continuità nel presente grazie ad un centro museale che racconta la storia della Valle delle Cartiere, anche attraverso attività didattiche In termini di attrattività, sempre sulla sponda bresciana gardesana, a Salò il futuro del vecchio stabilimento della Tavina, completamente
demolito, vede dare spazio a un nuovo complesso alberghiero 5 stelle per rafforzare l’offerta ricettiva rivolta a turisti italiani e internazionali.
Nella bassa Val Trompia, a Villa Carcina, è stata accolta con entusiasmo l’inaugurazione, avvenuta a fine settembre, di una piazza centrale da destinare al mercato settimanale e ad eventi culturali e sociali. L’intervento si completa con la trasformazione degli ex capannoni della vecchia Tlm, azienda storica che con questi fabbricati ha disegnato lo skyline del paese (presente anche nello stemma comunale), in aree comunitarie capaci di accogliere fino a 450 persone. La struttura all’interno ha mantenuto l’aspetto dell’ex magazzino, combinando l’estetica industriale a soluzioni moderne come i pannelli solari. A Esine, in Valle Camonica, nell’area dell’ex cotonificio Franzoni Filati, su un’area dismessa di oltre 20mila metri quadri, una realtà di Cividate Camuno che si occupa di carpenteria metallica ha invece realizzato una nuova se-
de. Infine, in Valsabbia vogliamo ricordare l’intervento di trasformazione dell’ex lanificio Grignasco di Villanuova in un ampio polo economico-produttivo, con un supermercato e un punto di vendita per gli appassionati del fai da te. Un luogo recuperato e riconsegnato ai villanovesi, aumentando il ventaglio di servizi e spazi commerciali a loro disposizione. Tutti spazi che, ricollocati nel contesto economico-sociale, testimoniano che si può fare molto, anche grazie all’impegno congiunto di forze pubbliche e private, per il recupero dell’esistente senza intaccare nuovi terreni. Sicuramente si potrebbero portare all’attenzione dei nostri lettori molti esempi di interventi riusciti e di ex aree produttive da riqualificare, ma vogliamo lasciare alla sensibilità e creatività dei fotografi e dei fotoamatori che vorranno partecipare all’edizione 2024 di FotografiAmo il futuro l’occasione di stupirci, ricordando quante occasioni di recupero possono o sono state colte e portate a termine nella nostra provincia.
Servizi ecosistemici e urbanarigenerazione
Gli interventi di rigenerazione urbana e territoriale rappresentano una delle principali strategie per raggiungere l'obiettivo comunitario di azzerare il consumo di suolo netto entro il 2050, contribuendo a ridurre gli impatti negativi derivanti da un uso del suolo incontrollato, come il fenomeno dell’isola di calore urbana, l’aumento delle aree a rischio idrogeologico ed inoltre la perdita dei servizi ecosistemici (“ecosystem services” - Se).
Al fine della miglior comprensione dei servizi ecosistemici è necessario premettere che un «ecosistema» è una combinazione complessa e dinamica di piante, ani-
mali, microrganismi e dell'ambiente naturale, che insieme costituiscono un sistema unico di elementi interdipendenti.
I servizi ecosistemici sono, quindi, quella serie di servizi che i sistemi naturali generano a favore dell'uomo: secondo la definizione proposta dal Mea (Millennium Ecosystem Assessment, ossia “Valutazione degli ecosistemi del millennio”, iniziativa lanciata dalle Nazioni Unite nel 2000), i servizi ecosistemici sono i “molteplici benefici forniti dagli ecosistemi al genere umano”. Essi, dunque, hanno un valore pubblico poiché forniscono agli abitanti di un territorio benefici insostituibili, diretti o in-
SERVIZI ECOSISTEMICI
SICUREZZA SICUREZZA PERSONALE
ACCESSO ALLE RISORSE
PROTEZIONE
PRODUZIONE PRIMARIA
Sostenibilità “senza pensieri”
Open Network, tramite il dipartimento Sostenibilità, diretto dalla Dott.ssa Beatrice Scappini (professionista con oltre un decennio di esperienza in consulenza, insegnamento e ricerca in ambito universitario sul tema) fornisce servizi all'avanguardia nel settore dell'ESG –Environmental, Social, and Governance –, sempre più cruciale per il tessuto imprenditoriale contemporaneo.
Open Network, in un'epoca in cui la consapevolezza ambientale e l'etica aziendale giocano un ruolo sempre più rilevante nelle strategie di business, si propone di offrire un supporto completo e specializzato alle aziende che ambiscono a integrare principi di sostenibilità nelle loro operazioni.
Rilevante in questo contesto è il supporto che Open Network offre
anche al settore edile e delle costruzioni.
In questo ambito, l'adozione di principi di sostenibilità assume un ruolo importante: ancora oggi, il settore è fortemente legato all'utilizzo di materiali “estrattivi vergini” e poco orientato alla circolarità.
Grazie alla convenzione stipulata con Ance Brescia, Open Network rivolge a tutti gli associati servizi su misura orientati all’adozione dei criteri Esg, riservando condizioni di particolare favore.
L’obbiettivo è quello di guidare le imprese edili verso pratiche più sostenibili, ponendo le basi per una business continuity che tenga conto dell'importanza di un impiego responsabile delle risorse e della minimizzazione dell'impatto ambientale. La consulenza prevede innanzitutto l'implementazione di strategie di sostenibilità mirate, che permettano
alle imprese di allinearsi con gli standard ESG globali. Questo non solo migliora l'immagine aziendale e rafforza la fiducia degli stakeholder, ma apre anche la strada a nuove opportunità di mercato e a una maggiore resilienza operativa.
Inoltre, Open Network risolverà per il cliente il problema della complessità normativa e della rendicontazione in ambito ESG.
Molte aziende si trovano infatti alle prese con la sfida di interpretare e applicare le normative sul tema, che sono effettivamente molto articolate e in continuo aggiornamento.
Chi fosse interessato, può fin da ora contattare Open Network s.r.l. ai seguenti recapiti: info@opennetworksrl.it tel. 030 6480473
diretti, con ricadute a breve e/o a lungo termine sia su scala globale che locale.
La valutazione ecologico-economica dei servizi ecosistemici ha lo scopo di stimarli in termini monetari, al fine di fornire una metrica comune attraverso cui i benefici di diversi servizi forniti dagli ecosistemi possano essere quantificati (Mea, 2005).
Avere una buona dotazione di servizi ecosistemici significa avere una maggior “ricchezza” pro-capite in termini di capitale naturale, ma anche una minore vulnerabilità, una maggiore salute e resilienza dei territori, e di conseguenza un maggior benessere della collettività.
Entrando nel merito, i Servizi Ecosistemici secondo il Mea possono essere raggruppati in quattro categorie generali:
fornitura: ad es. cibo, acqua, fibre, combustibili;
regolazione: ad es. regolazione del clima, delle acque, delle malattie;
culturali: ad es. spirituali, estetici, ricreativi e formativi;
di supporto: ad es. produzione primaria, formazione del suolo.
Nella relazione sulla valutazione degli ecosistemi completata nel 2005, il Mea ha evidenziato che due terzi dei servizi ecosistemici della Terra sono in calo o a rischio
Negli anni, il tema dei Se e del loro mantenimento e ripristino ha ottenuto un crescente consenso specialmente riguardo all’importanza della loro quantificazione economica. Sono infatti state promosse varie pubblicazioni, a dimostrazione della complessità di un argomento che risulta essere in continua evoluzione. Di seguito alcuni esempi su scala globale, europea e nazionale.
Lo studio della Commissione europea «Economia degli ecosistemi e della biodiversità» (The Economics of Ecosystems and Biodiversity, Teeb) nella relazione intermedia del maggio 2008 ha cercato di produrre un primo quadro quantitativo globale valutando la perdita annuale dei servizi ecosistemici in 50 miliardi di euro. Secondo la relazione, se l'attuale scenario dovesse rimanere immutato il costo in termini di perdita della sola biodiversità terrestre entro il 2050 sarebbe pari al 7% del Pil.
La Commissione statistica delle Nazioni Unite ha pubblicato nel 2012 il rapporto sul Sistema di contabilità economico ambientale – Contabilità sperimentale degli ecosistemi (Seea Ea), progetto sottoposto a revisione terminata nel 2021.
Nel 2018 il “Rapporto sul consumo di suolo in Italia” di Ispra analizza l’evoluzione del consumo di suolo anche con particolare attenzione alla mappatura e alla valutazione dei servizi ecosistemici.
L’Istat nel 2023 ha pubblicato il rapporto “Ambiente e territorio. Strumenti e metodi per un’analisi del consumo di risorse e degli ecosistemi” dove si illustra tra le altre cose il Seea Ea e le azioni intraprese fino a ora in Italia per lo sviluppo dei suoi conti, nonché la posizione italiana sulla rappresentazione statistica dei valori economici connessi alla natura vivente.
Nonostante in letteratura gli studi dedicati al tema siano numerosi, attualmente non esiste ancora un modello standardizzato e confrontabile per stimare economicamente i servizi ecosistemici e il costo della loro perdita in relazione a un determinato intervento edilizio-urbanistico.
La strada da intraprendere potrà essere quella di introdurre indicatori misurabili, intersettoriali ed uniformi, che siano affiancati da un’attenta mappatura dello stato di fatto del territorio, con l’obiettivo di ripristinare l’ecosistema e la biodiversità all’interno degli spazi urbani e peri-urbani.
Sarà necessario quindi allestire strumenti di pianificazione e progettazione integrati e adeguati a rispondere in modo efficace ai bisogni reali di adattamento dei sistemi territoriali alle diverse scale spaziali, anche tramite il coinvolgimento di tutti gli stakeholder del territorio.
Le politiche rigenerative del suolo possono trovare una concreta attuazione solo se questo tema sarà accompagnato da criteri certi e chiari, auspicabilmente supportati da un approccio “premiale” che favorisca gli operatori che si impegnino nella direzione del recupero e ripristino dei servizi ecosistemici. novembre/dicembre/2024
• Linee vita
• Sistemi anticaduta
• Parapetti
• Scale
• Passerelle
• Griglie anticaduta per lucernari
novità dalle aziende
Sicurlive Group, realtà di riferimento nell’ambito dell’edilizia e della sicurezza sul lavoro
Sicurlive Group rappresenta una realtà di riferimento nell’ambito dell’edilizia e della sicurezza sul lavoro, offrendo un servizio completo che va ben oltre la semplice vendita di dispositivi di sicurezza. L’azienda si distingue per la progettazione, produzione e installazione di linee vita e altri sistemi anticaduta, con un approccio integrato che assicura ai clienti massima tranquillità e affidabilità. La gestione di tutta la filiera, dal progetto alla manutenzione, è interamente a carico di Sicurlive Group, garantendo così un unico referente per tutte le esigenze legate alla sicurezza dei cantieri e degli edifici.
Una delle caratteristiche più apprezzate di Sicurlive Group è la capacità di fornire un pacchetto completo, non limitandosi a produrre e vendere i dispositivi, ma occupandosi anche della loro installazione attraverso squadre di tecnici qualificati. Tale soluzione consente a Sicurlive Group di prendersi carico della dichiarazione di corretta installazione, un aspetto fondamentale per garantire la conformità alle normative vigenti e per assicurare ai clienti che ogni impianto rispetti i più alti standard di sicurezza.
Inoltre, Sicurlive Group offre un servizio di manutenzione periodica, indispensabile per mantenere le linee guida e i sistemi anticaduta in condizioni ottimali e per assicurare la sicurezza continua nel tempo. Questo servizio è disponibile non solo per gli impianti prodotti e installati dall'azienda stessa, ma anche per quelli preesistenti. Nel caso di sistemi già installati da terzi, Sicurlive Group interviene con una rigorosa verifica della documentazione tecnica e di conformità.
Un ulteriore vantaggio del servizio Sicurlive Group è la disponibilità di un unico referente per tutte le fasi del processo. Dalla preventivazione gratuita, che l’azienda fornisce entro 48 ore dalla richiesta, fino alla manutenzione programmata, Sicurlive Group garantisce un interlocutore unico che assicura chiarezza e facilità di gestione per i clienti. Questa filosofia è particolarmente apprezzata anche dagli amministratori di condominio, che hanno a disposizione un punto di
Con una gamma di servizi completa e una gestione integrata, Sicurlive Group si conferma come partner ideale per chi cerca soluzioni affidabili e a norma di legge in ambito di sicurezza sul lavoro e edilizia, garantendo ai propri clienti la tranquillità di un controllo totale su tutto il processo, dalla progettazione fino alla manutenzione.
riferimento affidabile per tutti gli aspetti legati alla sicurezza degli edifici.
Un’attenzione particolare è rivolta al settore dell'edilizia residenziale, dove Sicurlive Group propone soluzioni specifiche agli installatori di impianti fotovoltaici per consentire loro di operare in totale sicurezza. Grazie all'installazione di linee vita, necessarie per l'installazione e la manutenzione dei pannelli, Sicurlive Group permette di evitare ponteggi esterni o parapetti provvisori, offrendo una soluzione più economica e rapida, anche in fase manutentiva.
Inuraghi sono assai diffusi nella splendida isola mediterranea e, più in generale, le particolari realizzazioni sono da inquadrare nel più ampio concetto di civiltà nuragica. Questa si sviluppò in Sardegna lungo un arco cronologico di circa mille anni, nel segno di una complessa società. Le strutture architettoniche caratteristiche di tale civiltà sono conosciute come nuraghi: le possiamo definire della case e insieme delle fortezze, con radici preistoriche, realizzate con mura turrite, costruite su due piani a forma di tronco di cono. Il tutto ottenuto impiegando pietre di varie dimensioni, posate a secco e disposte in cerchi concentrici sovrapposti che via via si stringono verso l’alto e con porte sormontate da architrave. Ricordo la visita a quel sito come una tra le più piacevoli a un sito archeologico, grazie alla simpatia di una guida che descriveva con creatività i dettagli del nuraghe con espressioni quali: “primo esempio di porta micenea”, mostrando gli architravi, e “antico prototipo della cucina americana”, introducendoci nell’angusto ma strutturato spazio utilizzato per la conservazione e la cottura dei cibi. Una struttura archeologica di grande suggestione, che vale la pena conoscere e visitare, anche per comprendere le singolarità dell’antica e ricca cultura sarda. Sovente il nuraghe era realizzato su altipiani e, a differenza di quanto si ipotizzava un tempo, non aveva funzione di sepoltura. Alcuni nuraghi superavano i 20 metri d’altezza, come è stato riscontrato per l’esemplare di Santu Antine di Torralba. Potevano essere a torre isolata oppure essere strutturati in più torri che comunicavano tra loro. In alcuni casi il nuraghe aveva spazi sovrapposti e talvolta con stanze aggiunte al corpo principale. L’etimologia del termine si rifà al concetto di muc-
Nuraghe di Barumini
di Adriano Baffelli
Il sito iconico preso in esame in questo numero di Costruire il futuro ha una valenza più ampia della sola realtà considerata, ovvero i nuraghi di Barumini, nella provincia del Sud Sardegna
L’area archeologica
Su Nuraxi di Barumini
è stata scoperta e portata alla luce dall’archeologo
chio di pietre. Colpisce che in tutta la Sardegna siano stati rinvenuti circa settemila nuraghi, anche se storici e archeologi ritengono, sulla base dei lunghi studi effettuati, che ve ne fossero più di diecimila, con caratteristiche del tutto uniche e diverse rispetto alle altre civiltà mediterranee. Come si legge sui siti turistici e istituzionali sardi, sin dai primi attimi nei quali ci si avvicina a questo piccolo centro della Marmilla — subregione geografica della Sardegna, posta nella zona centromeridionale della regione — situato nel cuore dell’isola, si respira un’aria particolare, quella di un luogo speciale, deputato sin dall’antichità a sede del potere e parte centrale di un territorio florido e ricco di meraviglie nonché via di comunicazione fondamentale. “La più importante fra le testimonianze di questo glorioso passato è senza dubbio l’area ar-
Giovanni Lilliu nel corso degli anni '40-'50 e per la sua unicità è entrata a far parte del Patrimonio Mondiale Unesco nel 1997
cheologica Su Nuraxi. Scoperta e portata alla luce nel corso degli anni ‘50, durante gli scavi condotti dal grande archeologo Giovanni Lilliu — evidenzia un testo della Fondazione Barumini — l’area è costituita da un imponente nuraghe complesso, costruito in diverse fasi a partire dal XV secolo a.C., e da un esteso villaggio di capanne sviluppatosi tutto intorno nel corso dei secoli successivi. Un luogo unico nel suo genere e per questo, ormai dal 1997, riconosciuto dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’umanità”. Un patrimonio, quello di Barumini, che si è arricchito recentemente di un’altra meraviglia: Su Nuraxi ‘e Cresia. Un altro nuraghe complesso ve-
nuto alla luce negli anni Novanta del secolo scorso durante i lavori di restauro di Casa Zapata, antica residenza nobiliare dei baroni sardo-aragonesi, costruita, a partire dalla metà del 1500, sopra l’antico edificio nuragico. La residenza spagnola, costituita non solo dal palazzo nobiliare, ma anche da uno splendido giardino che dà sul sagrato della chiesa parrocchiale, da un’ampia corte e dalla pertinenza agricola costruita a partire dai primi anni del ‘900, è sede del cosiddetto Polo Museale Casa Zapata organizzato in tre sezioni: Archeologica, Storico-archivistica ed Etnografica. “La tutela e la valorizzazione di questi straordinari beni è stata affidata alla Fondazione Barumini Sistema Cultura, che con l’apertura del nuovo Centro di Comunicazione e Promozione del Patrimonio Culturale “Giovanni Lilliu” propone numerose e interessanti mostre e persegue l’obiettivo di promuovere Barumini come punto di incontro e valorizzazione della provincia del Sud Sardegna”. I laboratori didattici arricchiscono e completano l’ampia offerta culturale. Si rivolgono in particolare alle scuole di ogni ordine e grado, proponendo una visita di tipo innovativo alle strutture, curate dalla Fondazione Barumini, che miri sia ad informare sia a educare.
L’area archeologica Su Nuraxi di Barumini è stata scoperta e portata alla luce dall’archeologo Giovanni Lilliu nel corso degli anni '40-'50 e per la sua unicità è entrata a far parte del Patrimonio Mondiale Unesco nel 1997. Nel territorio di Barumini i nuraghi sono circa una trentina. Su Nuraxi è il più rappresentativo dei nuraghi complessi, ossia costituiti da più di una torre. La loro costruzione in Sardegna avviene principalmente tra il Bronzo Medio e il Bronzo Recente con funzione strettamente militare; molto simili ai castelli medievali, pur essendo più antichi di quasi tremila anni, servivano, infatti, per difendere il territorio circostante. Successivamente verranno riadattati e riutilizzati fino all’età del Ferro, e talvolta saranno impiegati anche dalle popolazioni che subentreranno a quella nuragica. Su Nuraxi presenta una stratificazione culturale di oltre duemila anni, cioè dal 1500 a.C. al VII sec. d.C. “Per quanto concerne la sua realizzazione si possono distinguere diverse fasi evolutive riscontrabili dalle strutture e dai prodotti della cultura materiale. Il principale materiale utilizzato per la sua costruzione è il basalto, una pietra vulcanica molto dura proveniente dall’altopiano della Giara”.
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legalità
Ance Brescia e Prefettura sottoscrivono il Protocollo Legalità
Le due realtà in sintonia per contrastare infiltrazioni mafiose e salvaguardare le imprese corrette e oneste
Ance Brescia prosegue il convinto percorso intrapreso negli anni scorsi per favorire all’intera filiera del settore processi all’insegna della trasparenza e della legalità per garantire alla collettività un costruito di qualità. L’ideale virtuoso muro s’arricchisce di un nuovo consistente mattone rappresentato nella sottoscrizione con la Prefettura di Brescia del Protocollo di Legalità. Il documento è in sintonia con quello condiviso a livello nazionale tra il ministero dell’Interno e Ance, con il precipuo scopo di salvaguardare il set-
tore e le imprese virtuose dalle infiltrazioni mafiose. “Anche attraverso scelte oculate dei fornitori — commenta il presidente di Ance Brescia, Massimo Angelo Deldossi — il Protocollo contribuisce a definire il perimetro sano entro il quale noi e le nostre imprese ci muoviamo, evitando pericolose contaminazioni”. L’ingegner Deldossi evidenzia il positivo e fattivo ruolo del dottor Andrea Polichetti, da meno di due mesi nuovo Prefetto di Brescia, con il quale sin dal primo incontro il leader dei costruttori bresciani, nonché vicepresidente di An-
ce nazionale, ha stabilito un comune intendimento per rafforzare le azioni tese alla trasparenza e alla salvaguardia della concorrenza tra le imprese, evitando quella scorretta della quale, per l’appunto, proprio le imprese oneste sono le prime vittime. Per l’associazione di via Foscolo si tratta dell’upgrade di un percorso intrapreso più di cinque anni fa, che l’ha vista propositrice e protagonista della stipula del Protocollo di Legalità con istituzioni, quali il Comune e la Provincia e l’Ispettorato Territoriale del lavoro, nonché comuni della provin-
Il documento è in sintonia con quello condiviso a livello nazionale tra il ministero dell’Interno e Ance, con il precipuo scopo di salvaguardare il settore e le imprese virtuose dalle infiltrazioni mafiose
cia, quale ad esempio Palazzolo sull’Oglio. Il Protocollo ha coinvolto nelle sue varie fasi di attuazione anche gli enti bilaterali Cassa edile ed Ente sistema edilizia Brescia, unitamente alle parti sindacali Feneal-Uil, Filca-Cisl e FilleaCgil, per garantire lo scambio di informazioni tra i vari attori della filiera e le istituzioni e l’intervento, tra l’altro, a sostegno della lotta contro il ribasso contrattuale, che mina in modo preoccupante l’equilibrio del mercato e la tutela degli interessi del committente, dell’impresa e del lavoratore. A supporto del Protocollo il Sistema Ance Brescia, con parte attiva rilevante di Cape ed Eseb, ha fra il resto realizzato e messo a disposizione la piattaforma Check, innovativo strumento di monitoraggio della correttezza delle attività nei cantieri, adottato da più territori provinciali e l’altro fatto proprio da Ance nazionale che ha riconosciuto la validità dello strumento a favore della legalità Made in Brescia.
Andrea Polichetti
IL PREFETTO È UN FUNZIONARIO DEL MINISTERO DELL’INTERNO AL MASSIMO LIVELLO DI CARRIERA. HA RILEVANTI RESPONSABILITÀ NELLA GESTIONE DELL’ORDINE PUBBLICO E DEL BUON FUNZIONAMENTO DELLE ISTITUZIONI STATALI E LOCALI. IL PREFETTO RAPPRESENTA IL LIVELLO DI CARRIERA PIÙ ELEVATO A CUI POSSONO AMBIRE I “FUNZIONARI DI CARRIERA PREFETTIZIA” DEL MINISTERO DELL’INTERNO. I PREFETTI SONO SELEZIONATI TRAMITE CONCORSO PUBBLICO E INIZIANO LA LORO CARRIERA CON IL RANGO DI CONSIGLIERE. SULLA BASE DI UNA LEGGE DEL 1981 ANCHE I DIRIGENTI DELLA POLIZIA DI STATO POSSONO DIVENTARE PREFETTI. FIGURA CHE A DIFFERENZA DI ALTRE DELLA SFERA PUBBLICA RARAMENTE TROVA SPAZIO NELLA COMUNICAZIONE GIORNALISTICA, IL PREFETTO SVOLGE ALL’INTERNO DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE UN RUOLO DELICATO, CHE RICHIEDE MOLTO EQUILIBRIO, CON GRANDI POTERI E RESPONSABILITÀ. I PREFETTI POSSONO COMMISSARIARE PER MAFIA O PER ALTRE GRAVI INADEMPIENZE E MOTIVAZIONI UN’AMMINISTRAZIONE LOCALE.
Conosciamo il Prefetto di Brescia
Attenzione
alla sicurezza sul lavoro anche grazie alla positiva collaborazione con il Sistema Ance Brescia
di Adriano Baffelli
Raggiungere il Broletto, attraversando il cuore urbano di Brescia, consente di ammirare palazzi e scorci che richiamano il rilevante ruolo sociale ed economico della nostra orgogliosa società nel susseguirsi dei secoli. In stretto dialogo con due preziosi emblemi della fede, il sempre affascinante e in parte misterioso duomo vecchio, affiancato dal rigoroso duomo nuovo. La sua costruzione iniziò nel 1604 per concludersi nel 1825 con la cupola alta 80 metri, la terza più grande d'Italia dopo quelle di San Pietro a Roma e di Santa Maria del Fiore a Firenze. Mentre lo sguardo ancora indugia sui simboli religiosi e la parte opposta di piazza Paolo VI esprime la vivacità giovanile, ci accoglie il Palazzo del Governo, l’antico Broletto, che ospita, insieme alla Provincia gli spazi della Prefettura, da poco nuova casa del Prefetto Sua Eccellenza Andrea Polichetti, che ci attende per l’intervista che segue.
Sua Eccellenza Prefetto Polichetti, in questi giorni la notizia della chiusura della locale filiale della Banca d’Italia crea un intenso dibattito. Come è possibile che una provincia fortemente industrializzata, dinamica e virtuosa da un lato, dall’altra attenzionata per l’incremento di infiltrazioni della malavita organizzata — secondo riscontri della Dia e del Tribunale — si veda togliere una simile presenza da parte dei vertici del prestigioso istituto di credito?
Varie realtà della pubblica amministrazione hanno seguito negli ultimi anni dei criteri per efficientare la propria azione sul territorio e credo che questo abbia ispirato, visto che Brescia non è un un'eccezione, la valutazione della Banca d'Italia di chiudere alcune sedi, secondo una logica di ricollocazione di funzioni proprio per una loro maggiore efficienza. È comprensibile che le istituzioni e le associazioni di categoria bresciane manifestino preoccupazione, anche perché alcune funzioni importanti della Banca d'Italia sarebbe bene che restassero sui rispettivi territori, come quelle che più da vicino seguono il fenomeno dei trasferimenti eventualmente illeciti di somme di denaro e quindi di traffici da ricollegare alla problematica più generale delle infiltrazioni della criminalità sul territorio locale. La partita non è ancora definita, ho letto che ci sono state anche iniziative di amministratori che si sono recati a Palazzo Koch per convincere i vertici di Banca d'Italia a rivedere questa decisione e sono il primo a sperare in un esito favorevole, in un ripensamento e quindi della possibilità di lasciare sul territorio, magari anche in una forma diversa rispetto all'attuale il presidio della Banca d’Italia.
Conosceva già Brescia e che città ha trovato, in linea o di-
versa rispetto alle sue aspettative?
Ho conosciuto in passato da visitatore questa città perché lo scorso 25 Aprile ero fra i tanti turisti che affollavano Brescia, con la mia famiglia avevo deciso di visitarla in prospettiva di una nuova destinazione che mi portasse fuori dalla Lombardia. Così non è stato perché, dopo qualche mese mi è stato proposto di essere al vertice della Prefettura proprio qui a Brescia. Sinceramente il fatto di averla conosciuta in anticipo ha superato ogni tentennamento da parte mia e della mia famiglia, sulla base della bellezza che abbiamo trovato su questo territorio e anche per l’accoglienza che abbiamo ricevuto seppure in quelle poche ore di visita alla città.
Da rappresentante locale del Governo, quale ritiene sia la principale emergenza da risolvere per città capoluogo e provincia?
Più che emergenze sul territorio, dalla prima impressione in questi sessanta giorni di esperienza in questa provincia, mi piacerebbe promuovere più sinergia nel modo di lavorare. Soprattutto in rapporto al delicato periodo storico che stiamo attraversando, credo ci sia molto bisogno di favorire il colloquio tra le istituzioni, e lo stesso colloquio tra le istituzioni e i cittadini che correttamente rappresentano
i propri bisogni perché vengano considerati dall'amministrazione. Su tale aspetto intendo attivarmi e dare una mano per favorire forme di colloquio che portino a lavorare insieme, ovviamente secondo un modo di procedere con modalità di volta in volta da condividere.
Ance Brescia e gli enti bilaterali collegati, Cape ed Eseb, sono da tempo particolarmente impegnati sui versanti della trasparenza, della legalità e della sicurezza. Possiamo immaginare sinergie e concrete collaborazioni con gli uffici della Prefettura per diffondere quanto più possibile tali aspetti?
Partendo proprio da quelle sinergie a cui facevo cenno, c'è l'esigenza poi di toccare temi fondamentali per il territorio e per i lavoratori, non soltanto del settore edile ma dei lavoratori in genere, per rafforzare la loro sicurezza dal momento in cui escono da casa e si recano al lavoro. Dobbiamo metterli in condizione di tornare a casa senza rischi per l'incolumità. A tal proposito ho un'esperienza recente maturata in un'altra provincia del rapporto con Ance, dove abbiamo, attraverso una sinergia e la costituzione di un tavolo molto operativo che ha individuato iniziative concrete, abbiamo potuto insieme promuovere una maggior presenza del personale degli enti bilaterali sui cantieri di lavoro e
Andrea Polichetti, laureato in Giurisprudenza a Napoli e specializzato in diritto amministrativo, lascia Como dove era arrivato nel novembre del 2020. In precedenza, il nuovo prefetto di Brescia era stato alla Prefettura di Latina dal 2003 al 2006, a Torino per un anno, poi di nuovo a Latina come Capo di gabinetto prima di trasferirsi alla Prefettura di Varese, dove ha ricoperto l’incarico di vicario. Dal
per ricordare ai titolari di cantiere ma anche agli stessi lavoratori, quelli che sono i corretti comportamenti che non devono essere seguiti soltanto perché c'è una legge che lo impone ma perché responsabilmente poi si abbia la possibilità di tornare a casa sani e salvi.
Sovente si parla di imprese solo formalmente regolari che inquinano il mercato, con particolare rilevanza di episodi nel settore delle costruzioni. Di quali strumenti dispongono le istituzioni e le imprese oneste per evitare prendano vita e piede manifeste attività di concorrenza sleale?
L'attenzione sulla sicurezza dei territori non è mai sufficiente, per cui il livello di attenzione da parte delle istitu-
2015 e per due anni, è stato Capo ufficio Studi e legislazione di staff del Dipartimento per le Politiche del personale al ministero dell’Interno, mentre nel 2017 è stato nominato componente del Nucleo ispettivo ministeriale per la verifica della gestione del Centro di accoglienza per immigrati di Isola Capo Rizzuto. Nominato prefetto in quell’anno, è stato commissario straordinario
per l’area del Comune di San Ferdinando, e prima di approdare a Como è stato direttore centrale dei servizi demografici del ministero dell’Interno. Polichetti è il sessantatreesimo prefetto bresciano, il sesto negli ultimi dieci anni. Succede a Maria Rosaria Laganà che ricopriva l’incarico dal maggio del 2022.
Evidenzio una buona iniziativa recentemente adottata da Ance Brescia: l’adesione a un protocollo dell’associazione nazionale dei costruttori edili che sicuramente rafforza le misure di protezione nei confronti delle infiltrazioni
zioni che praticano sicurezza e, qui è facile richiamare il ruolo della prefettura, più che delle forze di polizia, non è mai troppa. A tal proposito il prefetto mette a disposizione quello che è il Comitato provinciale dell'ordine e della sicurezza ovviamente con un fo-
cus particolare su situazioni determinate che ci dovessero essere segnalate. Naturalmente anche su questo tema l'attenzione deve essere diffusa e anche le stesse imprese e tutti i soggetti della catena attive nel settore devono essere solleciti nel portare ad evidenza certi fenomeni, dietro i quali si possono annidare infiltrazioni o tentativi di infiltrazione del tessuto economico sano della provincia. A questo riguardo evidenzio una buona iniziativa recentemente adottata da Ance Brescia: l’adesione a un protocollo dell’associazione nazionale dei costruttori edili
che sicuramente rafforza le misure di protezione nei confronti delle infiltrazioni perché, ovviamente su adesione spontanea della singola impresa, potranno essere attivati sul territorio dei meccanismi specifici, volta per volta delle verifiche, per analizzare il profilo soggettivo delle imprese sia appaltatrici sia subappaltatrici di ogni cantiere attivo. In tema di sicurezza, nonostante il costante impegno delle singole imprese e, per quanto concerne il settore delle costruzioni, l’azione ispettiva e formativa continua di Eseb, rimane alto il numero di infortuni. Quali iniziative intende attivare a tal proposito la Prefettura bresciana?
A distanza di qualche settimana dal mio insediamento il primo tema del quale mi sono oc-
cupato è proprio la sicurezza e ho invitato, insieme al presidente della Camera di commercio, tutti i soggetti che a vario titolo sono interessati alla questione. Ne è uscito un
Ho subito imparato quanto sia forte in questo territorio il sentimento della brescianità, intesa come una connotazione di eccellenza del territorio e delle persone che lo abitano
quadro particolarmente articolato di iniziative che ciascun soggetto, mi riferisco all'Ufficio scolastico territoriale più che alla singola associazione di categoria, ma anche tanti altri e hanno messo in campo per rafforzare quella cultura della sicurezza che è il punto
di partenza per realizzare una sicurezza operativa su ogni luogo di lavoro. Questa ricognizione credo che debba essere patrimonio comune anche per evitare il ripetersi e il sovrapporsi di iniziative analoghe. Partendo da questo quadro del quale penso di disporre tra qualche giorno, potremo meglio capire che cosa fare di ulteriore rispetto a quanto già si fa. Ritengo, e l’ho condiviso anche col presidente della Camera di commercio, che dovremmo potenziare il profilo della comunicazione di queste iniziative perché ho l'impressione che tra le tante cose che sono cambiate negli ultimi an-
ni, il modo di comunicare, quindi di portare il messaggio della sicurezza ai giusti stakeholder, debba essere modificato perché rischiamo altrimenti di utilizzare un linguaggio tradizionale che, pur nella bontà della singola iniziativa, poi non produce gli effetti sperati. Per cui, con particolare riguardo a questo profilo, credo che congiuntamente con la Camera di Commercio procederemo in questo senso. Pochi mesi fa, nella sede della Prefettura, alla presenza e con la firma del Prefetto Maria Rosaria Laganà, è stato presentato il “Progetto bandiera” nato con la finalità di formare e inserire nell’ambiente lavorativo i migranti. Il progetto è inserito nel quadro del Protocollo d’Intesa sul tema delle politiche del lavoro condiviso
tra Ance Brescia e Confcooperative Brescia. Che cosa ne pensa il nuovo Prefetto dell’iniziativa?
Sul tema abbiamo tenuto una riunione del Consiglio territoriale per l'immigrazione e mi sono riproposto che in una futura riunione faremo dei focus e il primo dei quali sarà dedicato proprio a questo aspetto per verificare che i protocolli firmati nel tempo tra associazioni di categoria e realtà che promuovono il coinvolgimento dei cittadini stranieri nel lavoro offerto da questa provincia debbano essere censiti e rivitalizzati, perché probabilmente sono tanti e nel tempo non abbiamo avuto modo di misurarne gli effetti. L’ipotesi è allora di considerare un unico tavolo, che può essere naturalmente quello del Consiglio
Brescia è esemplare per quanto riguarda l’inclusione degli stranieri nel mondo del lavoro, considerando che su questo territorio c’è una presenza calcolata in circa 150mila unità, pari al 12% della popolazione provinciale
territoriale per l'immigrazione. Intendo fare una verifica a gennaio, come anticipavo nella recente riunione, per rendere il sistema tanto più efficace.
Rispetto a Como e ad altre città che ha avuto modo di conoscere approfonditamente, quali ritiene siano i punti di forza e di debolezza che caratterizzano la nostra città e la nostra provincia?
Inizio dicendo che ho subito imparato quanto sia forte in questo territorio il sentimento della brescianità, intesa come una connotazione di eccellenza del territorio e delle persone che lo abitano. Riguarda l’approccio al lavoro che deve essere sempre mirato a vedere il bicchiere mezzo pieno anziché la parte vuota, che pure esiste, soprattutto in questo
tempo nel quale è molto difficile per esempio recuperare manodopera, che le aziende stanno cercando. Parliamo di un approccio esemplare, e credo che lo sia stato anche per quanto riguarda l’inclusione degli stranieri nel mondo del lavoro, considerando che su questo territorio c’è una presenza calcolata in circa 150mila unità, pari al 12% della popolazione provinciale, per cui molti sono diventati anche cittadini italiani, vivendo e lavorando qui da molti anni. Molti sono anche diventati imprenditori, facendo proprio lo spirito d’iniziativa locale. La brescianità in questo caso potremmo dire che ha colpito ancora, perché è riuscita a dare concretezza attraverso il lavoro alle aspettative dei tanti stranieri che sono venuti qui,
si sono trasferiti nel nostro Paese, contribuendo anche alla crescita sociale ed economica dello stesso.
Non crede che ci sia una generale sottovalutazione dei fenomeni demografici nel nostro Paese, con tutte le conseguenze del caso? Glielo chiedo anche in virtù del fatto che ha ricoperto il ruolo di direttore del Centro per i servizi demografici del ministero dell’Interno.
La demografia è particolarmente apprezzata in questo periodo storico perché quei numeri danno la prospettiva
per stabilire strategie per il futuro, che devono essere radicalmente diverse da quelle seguite in passato perché qualcosa è cambiato in questo mondo. Negli anni in cui ho lavorato quale direttore centrale dei servizi demografici del ministero dell'Interno, per la verità mi sono occupato di singoli aspetti comunque legati al movimento demografico della popolazione, in particolare del sistema della carta d'identità elettronica e dell'anagrafe nazionale della popolazione residente, che possono apparire come due stru-
La demografia è particolarmente apprezzata in questo periodo storico perché quei numeri danno la prospettiva per stabilire strategie per il futuro, che devono essere radicalmente diverse da quelle seguite in passato perché qualcosa è cambiato in questo mondo
menti molto neutri, in effetti invece servono sicuramente per contare la popolazione ma soprattutto per illustrare il movimento sul territorio nazionale. Quindi, partendo da questa possibilità, fare considerazioni anche positive ai fini demografici e di crescita del Paese. Devo dire che quello è stato per me un osservatorio assolutamente privilegiato sul movimento della popolazione all'interno del territorio nazionale, e quello è uno strumento di conoscenza formidabile per il ministero dell'Interno e per le politiche che il ministero ha intestato sia in materia di popolazione straniera sia per quanto riguarda il movimento dei cittadini residenti nei nostri paesi. Questo significa conoscere più da vicino lo spopolamento di alcune realtà e le prospettive di crescita di ogni realtà territoriale. Nei suoi momenti di libertà dall’impegno professionale e istituzionale, Sua Eccellenza il Prefetto Polichetti a quali attività si dedica per ricaricare le energie?
Ho il piacere di vivere oltre che con mia moglie anche con due figlie che sono in tenera età (hanno 11 e 8 anni, Nda) per cui il tempo libero preferisco trascorrerlo completamente con loro per rendermi disponibile come papà. Cosa che cerco di fare quotidianamente, soprattutto impiegando quegli spazi di tempo che non sono dedicati al lavoro.
Edilizia e città del futuro Strategie per il cambiamento urbano
I recenti convegni organizzati da Ance Giovani hanno offerto una visione chiara delle opportunità e delle responsabilità che il settore edile dovrà affrontare nel prossimo futuro, delineando percorsi di rigenerazione urbana che coniughino innovazione, sostenibilità e coesione territoriale.
Il convegno “Città del futuro. Finanziamento, realizzazione e marketing”, del 25 ottobre a Genova, ha approfondito il ruolo cruciale della rigenerazione urbana come chiave per trasformare le città italiane in spazi più vivibili e inclusivi. Ance, attraverso il proprio “Decalogo di Rigenerazione Urbana”, propone una strategia che supera l’intervento edilizio in senso stretto, estendendosi al contesto urbano per creare spazi che uniscano qualità abitativa, sostenibilità e interazione sociale. Tra gli aspetti analizzati, l’impiego dei fondi immobiliari emerge come una soluzione strategica per promuovere investimenti su larga scala. Gli interventi finanziati da fondi esterni, infatti, possono innescare un circolo virtuoso, valorizzando il patrimonio edilizio esistente senza comprometterne le risorse naturali. Altrettanto interessante è la visione di Ance Giovani riguardo alla necessità di una rigenerazione che tenga conto delle specificità dei diversi territori italiani: nonostante le peculiarità locali, emerge una comune esigenza di trasformazione degli
spazi urbani, in grado di rispondere alle nuove esigenze sociali e di attrarre investimenti. È cruciale mantenere un approccio multidisciplinare per realizzare una rigenerazione urbana che integri le competenze di diversi attori, assicurando risultati sostenibili nel lungo termine.
Il secondo convegno, “Pronti, Presenza, Via!”, del 15 novembre a Roma, ha aperto uno spazio di riflessione su come il settore edile stia evolvendo in un contesto caratterizzato da sfide complesse e dinamiche in continua trasformazione. I recenti eventi globali, come la pandemia, le tensioni geopolitiche e la crisi energetica, hanno infatti
posto il settore di fronte alla necessità di innovare i processi e ripensare le priorità. In questa prospettiva, è cruciale capire quale sarà l’orientamento futuro: l’analisi dei modelli di business, la formazione di competenze specifiche e la capacità di attrarre e formare manodopera qualificata assumono un’importanza strategica per il settore.
Il discorso si amplia, quindi, al tema della città del futuro: gli spazi urbani del domani dovranno rispondere a criteri di sostenibilità energetica e ambientale, garantendo al contempo elevati standard di qualità abitativa e accessibilità. La sfida non è solo tecnologica, ma anche sociale, e richiede l’adozione di soluzioni architettoniche e costruttive che riducano l’impatto ambientale, promuovendo al tempo stesso il benessere degli abitanti. L’efficienza energetica diventa una priorità, sia come risposta alla crisi attuale, sia come motore per un’edilizia che faccia della responsabilità ambientale il proprio valore fondante.
“I due appuntamenti hanno tracciato un percorso chiaro per il futuro dell’edilizia” racconta Santo Prandelli, Presidente di Ance Giovani Brescia. “Un settore chiamato a interpretare i cambiamenti con visione e concretezza, costruendo città che riflettano le esigenze di un mondo in evoluzione. Rigenerazione urbana e innovazione edilizia, così, si delineano come le risposte alla crescente domanda di spazi inclusivi e sostenibili, capaci di adattarsi al cambiamento e di migliorare la qualità della vita”.
economia
Segnali contrastanti, che lasciano comunque spazio a performance positive: qualche luce e ancora diverse ombre per il sistema produttivo bresciano, calato in un contesto regionale nel quale non mancano dati incoraggianti.
È il caso del comparto edile lombardo, che archivia il secondo trimestre del 2024 con il segno più. Come evidenziano Unioncamere, Ance e Regione Lombardia in una nota congiunta, il volume d’affari del settore su base annua cresce del 2,1%, completando per il quarto anno consecutivo un aumento a seguito della crisi del Covid. La velocità risulta però in ridimensionamento rispetto ai periodi precedenti, mentre le variazioni su base trimestrale, che forniscono un’indicazione della tendenza più recente, mostrano che la fase positiva del settore si è sostanzialmente esaurita nel 2023, con una prima parte del 2024 caratterizzata dal mantenimento degli elevati livelli raggiunti (+0,5% la crescita congiunturale tra aprile e giugno dopo la variazione nulla dei tre mesi iniziali dell’anno). Gli indicatori occupazionali confermano comunque la solidità del settore: le imprese edili continuano moderatamente ad assumere e il numero di addetti tra inizio e fine trimestre aumenta del +1%. La difficoltà di reperimento della manodopera resta il principale problema. Il clima di fiducia risulta però incerto per quanto riguarda le aspettative sulla domanda di nuovi lavori, dove vengono al pettine i nodi legati alla riduzione degli incentivi fiscali e alle difficoltà del mercato immobiliare. L’analisi del comparto manifatturiero bresciano evidenzia lo stop alla fase di discesa dell’attività produttiva: nel terzo trimestre di quest’anno — come testimonia l’indagine del Centro Studi di Confindustria Brescia — la variazione rispetto allo stesso periodo del 2023 è nulla (0,0%), dopo ben cinque rilevazioni consecutive negative. La giustificazione, comunque, va ricercata non tanto nell’assestamento dei livelli espressi dall’industria del territorio, quanto piuttosto nel confronto con un trimestre non particolarmente brillante (il 3° dell’anno scorso). La variazione rispetto al periodo aprile-giugno 2024 è invece pari a -3,9%: è giustificata dalla consueta chiusura della maggior parte degli stabilimenti nei mesi estivi e dalla debolezza delle condizioni operative delle aziende, zavorrate, in particolare, dalla prosecuzione della fase di fiacchezza del contesto macroeconomico generale. Le previsioni a breve sono prevalentemente orientate per il sostanziale mantenimento dei livelli produttivi riscontrati tra luglio e settembre.
Spostando l’attenzione sulle Pmi bresciane, nel terzo trimestre 2024 si osservano ulteriori segnali di rallentamento: circa la metà delle imprese coinvolte dall’indagine congiunturale del Centro Studi di Confapi Bs, mette in risultato una riduzione del fatturato (54%), della produ-
Un’edilizia con segno più
1.328
nuove società iscritte in Camera di commercio nel 3° trimestre
Volume d’affari in crescita e indicatori occupazionali positivi. Il quadro generale non resta però immune dalle incertezze
+2,1% il volume d’affari del settore su base annua
zione (48%) e degli ordini (49%). Più limitato — circa un terzo — il numero di imprese che rileva invece una crescita. Qualche timido segnale di vivacità arriva dagli investimenti (in aumento per oltre il 20% delle aziende), in lieve crescita rispetto alla prima parte del 2024, seppur prevalentemente limitati al territorio nazionale. Il tema centrale è costituito dal rallentamento della domanda: sono più di 7 su 10 le Pmi che individuano nel calo degli ordini la causa principale dell'andamento modesto del periodo. In un quadro non immune dalle incertezze, dal fronte delle imprese arriva un riscontro positivo. Nel terzo trimestre di quest’anno le iscrizioni di nuove società in Camera di commercio sono state 1.328, a fronte di 922 cessazioni: il saldo è positivo per 406 unità, contro il +932 registrato tra aprile e giugno. L'andamento della provincia riflette quello della media regionale lombarda, con un tasso di crescita dello 0,35% ed è superiore al dato nazionale (+0,26%). Si attestano a 116.736 le aziende iscritte all’ente camerale territoriale, come risulta dai dati aggiornati di Movimprese, l’analisi trimestrale condotta da Unioncamere e InfoCamere.
Il mercato del lavoro
Sul fronte del mercato del lavoro Brescia tiene, ma anche se il primo semestre dell'anno mostra qualche segno di cedimento. Le difficoltà dei mercati internazionali, le conseguenze di una situazione geopolitica sempre instabile e la perdurante crisi della Germania, primo riferimento per l'export del made in Brescia, si ripercuotono anche sui nuovi contratti sottoscritti attraverso i Centri per l'impiego della provincia: se il saldo tra avviamenti e cessazioni rimane in attivo (da gennaio a giugno i primi sono stati 110.950, i secondi 92.854, con un +18.096 unità), risulta uno scarto di quasi 2mila unità guardando al pari periodo del 2023, quando la differenza era positiva per 19.800 unità, frutto di un maggior numero di nuovi ingressi e un minor numero di uscite dal mercato del lavoro. Inoltre, se il primo trimestre del 2024 mostra numeri sostanzialmente in linea con quelli dell'anno precedente, è il periodo aprile-giugno a influire negativamente
sul saldo totale del periodo: a livello tendenziale, le cessazioni hanno superato le 52mila, mentre nei secondi tre mesi del 2023 si erano fermate sotto quota 51mila. Guardando ai settori principali, le costruzioni fanno ancora da traino, nonostante la fine di alcuni bonus: gli avviamenti nel periodo sono stati 10.367, +1.460 a confronto con gli 8.907 del primo semestre 2023.
L’occupazione in provincia
Sempre in tema di aziende e lavoro, la cassa integrazione in provincia torna a preoccupare. I dati Inps relativi al mese di settembre mostrano un'impennata delle ore autorizzate a livello territoriale, che sfiorano quota due milioni (1,928 mln), quasi raddoppiando il dato del mese precedente (condizionato però dall'utilizzo delle ferie per le fermate estive nelle fabbriche) e segnando un +59,8% su luglio (1,2 milioni di ore concesse). A livello tendenziale, invece, si registra un incremento più contenuto (+2,9% rispetto a 1,873 milioni di ore di settembre 2023). Quello di settembre è il dato più alto del 2024 (ad esclusione di febbraio, quando le ore autorizzate dall'ente previdenziale in provincia erano state pari a 2,31 milioni): un’ulteriore conferma che l’andamento incerto dell'economia mondiale continua a pesare sulle aziende bresciane e alimenta le preoccupazioni riguardo al futuro di breve periodo.
UN SUPPORTO PER I LAVORATORI
E LE IMPRESE
EDILI INNOVAZIONE
E WELFARE
enti bilaterali
Eseb sul podio dell’Ediltrophy
Dopo il primo posto regionale, la Scuola è terza in classifica nella finale nazionale
Si è svolta quest’anno a Bergamo la selezione regionale dell’Ediltrophy, gara di arte muraria nata nel 2008 e organizzata da Formedil (Ente unico formazione e sicurezza) in collaborazione con Saie, la fiera delle costruzioni, e Iiple, Istituto professionale edile di Bologna. L’iniziativa, che sposa la volontà delle parti sociali dell’edilizia di promuovere la formazione, il lavoro regolare e la sicurezza in edilizia, ha visto gli studenti delle scuole edili riunirsi per le preselezioni regionali o interregionali prima della finalissima nazionale in programma a Bologna in occasione della giornata conclusiva del Saie. Gli allievi degli istituti lombardi iscritti al triennio del corso per Operatore edile si sono ritrovati alla Scuola edile di Bergamo (l’ente di formazione gestito da Ance Bergamo e da Feneal/Uil, Filca/Cisl e Fillea/Cgil Bergamo) per gareggiare a cop-
pie e cimentarsi nella realizzazione — “a regola d’arte” e nel minor tempo possibile — di una panchina/fioriera in muratura con alcuni elementi in calcestruzzo. A trionfare la Scuola Edile di Brescia con gli alunni Christopher Beltrami e Manuel Lazzaroni, accompagnati dall’istruttore Gianni Battaglioni e dal coordinatore generale Davide Diotti. Per il terzo anno consecutivo Eseb si attesta così campione per la Lombardia qualificandosi per la finale di Bologna dove, sfidando tutti i vincitori delle selezioni avvenute nelle altre regioni, è salito sul podio al terzo posto dopo la scuola di Cuneo e l’Esseg di Genova (rispettivamente primo e secondo).
“Siamo orgogliosi del talento e della professionalità con la quale i nostri ragazzi hanno portato a termine il contest. Una competizione che, unendo creatività e abilità manuale, celebra la maestria del costruire, sottolineando i valori fondamentali nel nostro settore per lavorare bene e in sicurezza” commenta il presidente della Scuola edile bresciana, il geometra Paolo Bettoni.
La competizione organizzata da Formedil ha visto la partecipazione dei migliori talenti del settore edile provenienti da diverse regioni italiane, si è svolta al Padiglione 28, attirando numerosi spettatori e professionisti del settore. Un evento chiave per mettere in luce il talento e la professionalità dei giovani che si preparano ad entrare ufficialmente nel mondo lavorativo delle costruzioni.
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Ai Cassa Edile Awards premiato un giovane lavoratore bresciano
Sempre in occasione del Saie di Bologna si è tenuta anche l’edizione 2024 dei Cassa edile Awards, un’iniziativa che premia imprese, lavoratori e consulenti del lavoro che, con il loro comportamento virtuoso, sono diventati ambasciatori di valori positivi nell'edilizia.
A vincere per Brescia nella categoria “giovane promessa”, riconoscimento attribuito al lavoratore più giovane in servizio, Matteo Marella su segnalazione della Cassa edile di Brescia. “Riempie di entusiasmo quando passione e dedizione per il proprio lavoro vengono riconosciuti, ancor più quando si premia l’impegno delle giovani generazioni” dichiara il direttore di Cape, Nicolò Depellegrin, presente alla consegna del riconoscimento. A quasi 17 anni il giovane Marella riceve il premio al concorso indetto dalla Fiera nazionale dell’edilizia per la sua dedizione all’attività che svolge da qualche tempo con l’impresa edile di famiglia, la PM di Pasetti e Marella snc di Calcinato, frequentando nel contempo il corso per Tecnico edile (quarto anno) alla scuola edile Eseb di via della Garzetta.
Il progetto Cdw Circle al Siae e a Ecomondo
Cdw Circle si presenta alle imprese e ai professionisti che hanno partecipato a due delle più affermate fiere nazionali: al Saie di Bologna, l’evento dedicato a costruzioni, progettazione, edilizia e impianti e all’Ecomondo di Rimini, iniziativa di riferimento in Europa e nel bacino del Mediterraneo per la transizione ecologica e i nuovi modelli di economia circolare. Nella prima occasione, all’interno dello stand Formedil è stato riservato un momento all’approfondimento del progetto che punta al recupero totale dei rifiuti da costruzione e demolizione insieme ai partner Eseb, Gruppo Gatti, Università degli Studi di Brescia, Anpar, Cavart e Binder+Co. A Ecomondo, Cdw Circle è stato tra i protagonisti del talk “Ambiente - Economia circolare, dalle parole ai fatti”, che ha visto susseguirsi una serie di incontri e interviste ai protagonisti della Circular Economy nello studio televisivo allestito nello stand Assoambiente, seguito dagli interessati anche da remoto sui canali social dell’Associazione. Ha moderato l’incontro Anpar (Associazione nazionale produttori aggregati riciclati).
ANCE BRESCIA
PER LA PREVENZIONE ONCOLOGICA
L'Associazione ha sostenuto le iniziative di sensibilizzazione per la prevenzione dei tumori femminili e maschili realizzate da innexHUB con l’obiettivo di contribuire a diffondere consapevolezza sulla patologia e sull'importanza della diagnosi precoce
per
ance brescia
Dai notiziari mensili di novembre e dicembre 2024, una panoramica su alcune delle ultime novità in tema di lavori pubblici, tributi, economia e trasporti. Tutte le notizie sono riportate anche sul sito internet dell’Associazione: ancebrescia.it
LAVORI PUBBLICI
novembre / Rti e beneficio dell’incremento del quinto. Il Codice in continuità con la disciplina introdotta dall’art. 61 del D.p.r. 207/2010
L’art. 2, comma 2, dell’Allegato II.12 al Codice è stato emanato in continuità con la disciplina originariamente introdotta dall’art. 61 del d.P.R. n. 207/2010. Per cui per l’attribuzione del beneficio dell’incremento del quinto, per ciascuna delle imprese concorrenti in forma di raggruppamento temporaneo deve sussistere una qualificazione per una classifica pari ad almeno un quinto dell’importo dei lavori a base di gara. La percentuale del 20%
deve inoltre riferirsi ai singoli importi della categoria prevalente e delle altre categorie scorporabili della gara (Cons. Stato, V, 18 agosto 2023, n. 7808). Si invita a visionare per approfondimenti il testo integrale della sentenza del Consiglio di Stato, Sez. V,
14/10/2024, n. 8214 pubblicato sul sito dell’Associazione.
novembre / Codice Appalti.
Il Governo approva il correttivo
Il Governo ha approvato la bozza del
decreto correttivo al Codice dei Contratti, di cui al D. Lgs. 36/2023. Il testo, prima di venire pubblicato in via definitiva, dovrà ancora ricevere il parere della Conferenza unificata e poi del Parlamento, prima della sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Sul sito di Ance Brescia un riepilogo dei punti salienti del decreto correttivo elencati dal Mit e le osservazioni espresse dall’Associazione. Secondo Ance il correttivo del Codice non contiene alcuni interventi molto attesi dalla nostra categoria, primo tra tutti la revisione prezzi formulata nei mesi scorsi ai tavoli tecnici del Mit in un lungo lavoro di confronto con le stazioni appaltanti e i professionisti. Gli uffici di Ance Brescia rimangono a disposizione per eventuali chiarimenti.
ance brescia
La cultura della sicurezza al primo posto
Ance Brescia presente al convegno “Lavoro: un lavoro sicuro. Innovare per la salute e la vita” organizzato in sede Ats Brescia su impulso del Movimento Cristiano Lavoratori. Un evento che ha esteso l’invito a non abbassare la guardia sul tema della sicurezza sul lavoro e a collaborare perché si diffonda capillarmente la cultura della sicurezza al fine di contrastare il drammatico fenomeno delle morti sul lavoro. Intervenuto alla tavola rotonda il presidente Ance Brescia Massimo Angelo Deldossi, portando una testimonianza a favore dell’affermazione di un’etica del lavoro che tuteli la vita umana.
TRIBUTI
novembre / Acquisto del diritto di usufrutto di una nuova abitazione principale. Decadenza dal beneficio “prima casa”
L’Agenzia delle Entrate ha specificato che in caso di vendita, prima dei cinque anni, dell’abitazione acquistata con l’agevolazione “prima casa”, l’acquisto, entro un anno dalla vendita, del diritto di usufrutto di un altro immobile da adibire ad abitazione principale comporta la perdita dei benefici fruiti. L’agevolazione
è “salva”, difatti, solo in caso di riacquisto del diritto di proprietà di altro immobile da destinare ad abitazione principale. Non rilevano, invece, i diritti reali di godimento, come l’usufrutto.
novembre / Riforma delle imposte sul reddito. Le novità per imprese e lavoratori dipendenti
In attuazione della legge delega sulla riforma fiscale (Legge 9 agosto 2023, n. 111), il Governo ha approvato in esame preliminare uno schema di decreto legislativo che opera
una revisione del regime impositivo dei redditi delle persone fisiche (Irpef) e delle società e degli enti (Ires). Sul sito di Ance Brescia si riporta un confronto ad ampio spettro delle modifiche prospettate, le novità di maggior interesse per le imprese operanti nel settore immobiliare e la relativa entrata in vigore.
ECONOMIA
novembre / Bando investimenti linea microimprese
Il bando “Investimenti Linea Microimprese” di Regione
Lombardia offre un sostegno concreto alle aziende lombarde per investimenti in innovazione tecnologica ed efficientamento energetico. La misura è destinata alle microimprese con sede operativa in Lombardia da almeno 12 mesi, iscritte e attive nel Registro delle Imprese e con almeno due bilanci approvati. È previsto un contributo a fondo perduto fino al 50% delle spese ammissibili (l’elenco completo su www.ancebrescia.it) con un investimento minimo di 10mila euro. Chi volesse avere maggiori informazioni può contattare gli uffici di Ance Brescia.